Al caro-credito non c`è fine

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Al caro-credito non c`è fine
IMMili'ilfJ Dopo l'aumento dei tassi nel secondo trimestre, gli imprenditori si
attendono una nuova stretta delle condizioni Lo rileva l'osservatorio Aicib
su circa 500 aziende medio-grandi. Arischiola competitività dell'industria
Al caro-credito non c'è fine
di Francesco Ninfole
L
e imprese hanno bisogno di sempre maggiori
finanziamenti per far
fronte alla recessione più che per nuovi
investimenti. Ma come hanno
risposto le banche alle richieste
e quali sono le attese per i prossimi mesi? Nel secondo trimestre,
secondo l'osBervatorio avviato da
Aicib (Associazione italiana corporate e investment banking) su
500 aziende italiane con un fatturato superiore a 80 milioni, gli
imprenditori hanno rilevato che
il fabbisogno finanziario aggiuntivo è stato coperto dagli istit ul i.
ma a un costo superiore. Anche
a causa di uno scenario macroeconomico ancora difficile per
I ìa e per lTSurozona le imprese si attendono ora un ulteriore
inasprimento delle condizioni.
Alcune aziende potrebbero essere
duramente colpite dall'aumento
dei tassi, che le penalizza rispetto ai concorrenti dell'Europa core
«L'andamento dei mercati finanziari e le politiche monetarie
europee incidono pesantemen
te sulla capacità del sistema
bancario di mantenere sotto contrullo ilcostu del denaro", spiega
Clara de Braud, segretario generale di Aicib. Negli ultimi giorni
il contesto di mercato si è peraltro aggravato: lo spread italiano
è tornato sopra quota 500. sulla scia di quello spagnolo che è
già arrivato oltre 600 punti baL'allargamento degli spread
avTà un impatto diretto sul credito bancario», aggiunge de Braud.
••Già oggi in media un'impresa
italiana si finanzia al 10%, una
tedesca all'I.5%. Queste cifre
segnalano le lacune dell'Unione monetaria e il forte impatto
sull'economia reale. Le banche
italiane hanno varato piani di
riduzione dei costi, ma il credito
resterà problematico se l'Eurozona non troverà una nuova
formula di contenimento degli
spread sovrani».
Secondo i dati dell'osservatorio
Aicib sul rapporto banca-impresa, nel secondo trimestre il
fabbisogno di credito delle aziende è aumentato nel 43% dei casi,
mentre è diminuito nel 9%. Il costo dei prestiti è aumentato per
oltre la metà delle società (52%).
Tutto questo mentre i risultati
aziendali restavano più o meno
in linea rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. I
segnali del credit crunch si sono dunque manifestati anche
all'interno del campione Aicib,
che è costituito principalmente
di imprese medio-grandi, spesso
con forte esposizione all'estero.
Lo scenario del credito, secondo
quanto emerge dall'osservatorio, non preoccupa soltanto le
pmi. Ben il 70% delle aziende
stima un fabbisogno di credito
maggiore nel terzo trimestre; a
questo dato si aggiunga che nelle previsioni la facilità di accesso
migliorerà solo nel 6% di casi. 11
dato più significativo riguarda l'attesa sul costo del credito
nel terzo trimestre: per il 63%
del campione i tassi saliranno,
mentre per il 37% resteranno
invariati. Dunque nessuna impresa ha detto di prevedere un
calo del costo del credito: un elemento che la dice lunga sulla
percezione del problema da'parte degli imprenditori.
Per i prestiti si preannuncia
un altro anno difficile: le imprese hanno poco spazio per
investimenti e le banche sono
poco propense ad aumentare il
livello di rischio nei bilanci. «In
questo momento il sistema creditizio italiano deve affrontare
una serie di nuove normative
sul patrimonio e sulla liquidità fin primis la stretta dell'Eoa
sul Core Tier 1), che rendono i
processi di delibera delle nuove
linee di credito sicuramente più
articolati e difficili», commenta
Fabrizio Marchetti, responsabile della divisione Bpl del gruppo
Banco Popolare. «Inoltre la giusta
attenzione della Banca d'Italia,
ma anche quella degli analisti e
delle agenzie di rating, al contenimento delle sofferenze impone
alle banche un presidio mol
to rigoroso del credito, come del
resto deve essere in un momento di crisi come quello attuale».
Secondo Marchetti, le aziende, tranne quelle che riescono
ancora a crescere puntando soprattutto sull'export e su ricerca
e sviluppo, stanno fronteggiando
«pesantissime difficoltà di incassi dei crediti (anche dallo Stato) e
un aumento del costo del denaro
molto importante, specialmente
negli ultimi nove mesi. In questo contesto quindi sono poche
le aziende che si rivolgono alle
banche per nuovi investimenti
e molte invece quelle che cercano di riscadenzare i debiti a
medio lungo termine, anche ricorrendo alle varie moratorie». D
compito delle banche, come ha ricordato anche il governatore di
Bankitalia Ignazio Visco, dovrà
essere quello di selezionare il
credito: per Marchetti «gli istituti dovranno svolgere al meglio
il proprio ruolo per sostenere le
aziende in crescita e anche quelle
in temporanea difficoltà ma con
piani di ristrutturazione seri».
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L'analisi è in gran parte condivisa da Fabio Belli, amministratore
delegato della Fagioli spa, azienda attiva a livello intemazionale
nel settore della logistica avanzata: «Dopo la pausa estiva gli
istituti diventeranno più selettivi nella scelta delle aziende da
finanziare, privilegiando ancora
di più quelle più solide, con forte
orientamento all'estero e business pian credibili». Belli non si
fa illusioni sul costo del credito
per le imprese: «In generale dovrebbe aumentare nel prossimo
trimestre. Gli istituti finanziatori inevitabilmente trasferiranno
sulla clientela il maggior costo
di finanziamento che essi stessi
sosterranno sui mercati globali
a causa dei recenti declassamenti del debito pubblico italiano».
Il manager ricorda però che non
sempre il fabbisogno aggiuntivo
delle imprese è legato a rinegoziazioni del debito: «Ci sono
molte imprese, come la Fagioli,
che svolgono commesse con costi up-front a fronte di incassi
futuri. Si crea così una necessità di liquidità temporanea tanto
maggiore quanto più grande è il
progetto e quanto numerosi sono i progetti in partenza». Gli
imprenditori (il 78% non è preoccupato riguardo alla richieste
di garanzia delle banche) restano del resto cautamente ottimisti
sui risultati economici del terzo
trimestre: il 44% del campione Aicib ritiene che i principali
indicatori I utile e fatturato) aumenteranno su base annua, una
percentuale quasi doppia rispetto a quella di chi si aspetta una
flessione (24%). Ma perché i conti
delle aziende migliorino in modo
duraturo non si può prescindere
da una riattivazione dei canali
del credito che permetta agli imprenditori italiani di competere
con quelli tedeschi, (riproduzione riservata)
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COSA PENSANO LE IMPRESE DEL CREDIT CRUNCH
Owervaiorio Atoft) tu un campione di circa 500 aziende con un fatturato di olire 60 milioni di euro, sul secondo e terzo Irimesire 2012
•
Nel secondo trimestre il vostro fabbisogno di credito
rispetto al trimestre trascorso è:
48%
Come è variato il costo del credito nel secondo trimestre?
52%
9%
IMHB
•
Sci secondo trimestre i risultati della vostra azienda {fatturato
e/o utile) rispetto allo stesso trimestre dell'anno trascorso sono:
•
•IBS,
Nel terzo trimestre vi aspettate che il vostro fabbisogno
di credito rispetto al trimestre trascorso sia:
70%
24%
6%
maggiore
in aumento
Nel terzo trimestre vi aspettate che la facilita del vostro
accesso al credito rispetto al trimestre in corso sia:
62%
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Come varierà il costa del credito nel terzo trimestre?
83%
calerà
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