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Pubblicato il 27 Novembre 2013
Il Teatro del Giglio ha aperto la stagione lirica col capolavoro di George Bizet
Carmen più seSsuale che seNsuale
servizio di Simone Tomei
LUCCA - Carmen , opera mito di George Bizet, è sempre uno dei titoli del melodramma più
rivoluzionari del teatro musicale. L'opera è riapparsa, nel Teatro del Giglio, dopo undici anni di latitanza
dai cartelloni operistici toscani. A 130 anni dalla sua composizione è sempre stata fonte di ispirazione
di molti lavori extraoperistici- teatro, cinema, danza - in cui oscillano talora vaghe e lontane ispirazioni,
talaltra mere interpretazioni spesso sfociate in discutibili rifacimenti.
L'opera rappresentata a Lucca ha mantenuto, anche se non in tutto, il suo sentimento iniziale. La regia
di Francesco Esposito ha fornito buoni spunti interpretativi rilevandosi in alcune occasioni certamente
azzardata soprattutto nel fornire ai personaggi principali un carattere non proprio ispirato alle intenzioni
dell'autore; si è infatti vista una Carmen molto seSsuale e poco seNsual e, basti pensare che per
esempio l'Hab anera riesce con le sue note, senza forzature simboliche, a far percepire all'ascoltatore la vera personalità
sensuale e trasgressiva della protagonista; diventa superflua, dunque, la necessità di atteggiamenti disinibiti tendenti
all'azzardo.
Don Josè, nella messinscena di
Esposito, è inspiegabilmente fragile,
quasi un bambino capriccioso, sin
dall'inizio nel suo presentarsi sulla
scena; mai che traspaia il carattere
deciso proprio del ruolo militare che nel
libretto è pur presente e che la musica
sottende;
è
dipinto
come
un
personaggio
pervaso
da
turbe
psicologiche che trovano il loro sfogo in
diversi momenti dell'opera quando
invece, la perdita incontrollata di dignità,
la debolezza aggressiva del pusillanime
sono da considerarsi nel loro culmine
solo
nell'ultimo
atto,
l'atto
del
femminicidio, si direbbe oggi. In linea
con la tradizione, invece, sono tutti gli
altri personaggi. La scenografia di
Nicola Bruschi, che probabilmente ha
dovuto confrontarsi con un budget
limitato, si presenta scarna e statica,
con costumi di dubbia consonanza con
il periodo in cui è ambientata la storia;
un'attenzione molto curata è invece riservata alle luci, che sono riuscite a fornire momenti molto intensi e coinvolgenti.
La direzione d'orchestra del triestino Carlo Goldstein è stata puntuale e precisa, seppur con qualche dinamica forse
discutibile nella sinfonia iniziale, soprattutto nel rapporto tra fiati e archi; è comunque sempre riuscita ad assecondare i
cantanti senza sovrastarli, staccando tempi giusti e riuscendo ad amalgamarsi bene anche con il coro nelle difficili pagine
d'assieme.
Venendo agli interpreti: la Carmen di Annunziata Vestri, è degna di tutti i complimenti e degli applausi che si è guadagnata
alla fine della rappresentazione, grazie ad un bellissimo timbro vocale, caldo e passionale, e a una bella e sicura presenza
scenica, che ha dominato il personaggio dal primo all'ultimo atto; la sua è stata inoltre una prova di grande professionalità. Il
Don José del giovane Mickael Spadaccini, ha messo in luce nelle note acute una bella grana di voce ed acuti sicuri,
mostrando però nella parte più basso-centrale del registro qualche asprezza dovuta principalmente all'inesperienza. Valeria
Esposito, nel ruolo di Micaela, ha dimostrato un'ottima presenza scenica, dando carattere al suo ruolo contrapposto a quello
della protagonista, ma altrettanto non si può dire della performance vocale che ha messo in luce una voce poco penetrante,
quasi appannata, che non riusciva a trasferire i propri armonici alla platea. Paolo Pecchioli nel ruolo di Escamillo ha
dimostrato molto impegno nella performance non riuscendo però a caratterizzare in modo ineccepibile quel che compete al
personaggio dal punto di vista scenico (anche qui, volontà del regista di avere un Escamillo meno "torero" e più "comune"?
Ce lo siamo chiesti...); in ogni caso Pecchioli ha affidato tutto alla sua vocalità sicura, scura e al contempo solida anche nella
parte acuta.
Un apprezzamento a pieni voti sicuramente per il quartetto formato dai due contrabbandieri (Giampiero Cinino, il Dancairo, e
Andrea Schifaudo, il Remendado) e da Frasquita (Michela Antenucci) e Mercedes (Lara Rotili) che hanno offerto sul palco
un'ottima preparazione scenica e una vocalità potente e sicura. Puntuali gli altri comprimari, Franco Rossi (Zuniga) e
Alessandro Calamai (Moralés). Nota positiva anche per il coro del Maestro Bargagna che ha interagito molto bene con
l'orchestra e con i solisti. Un plauso anche per la scelta della versione originale opéra-comique, con i dialoghi parlati, che
fornisce ancora di più quell'eclettismo stilistico contenuto nella partitura originale; dialoghi parlati che sono stati recitati in
maniera convincente e sicura da tutto il cast. Buona l'accoglienza del pubblico che gremiva il teatro.
Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro del Giglio di Lucca
Nella miniatura in alto e al centro: Annunziata Vestri in Carmen a Lucca
In basso: istantanea su un assieme dell'opera allestita nel Teatro del Giglio