del Petrarca in quattro tappe

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del Petrarca in quattro tappe
percorsi d’autore
La
a cura della redazione
del Petrarca in quattro tappe
La Provenza, paradiso della
lavanda, in una bellissima
mappa risalente al 1643
realizzata dal cartografo
Johannes Janssonius
Viaggio nella regione del Vaucluse
alla ricerca delle tracce lasciate dal poeta errante
che qui ha vissuto dal 1312 al 1353
S
econdo alcuni il termine provincia, da cui ha origine Provenza, deriva dal latino pro (prima) e vincere,
cioè prima terra conquistata. Per altri pro è da intendere come “al posto di” e la parte vinc deriva da vincire, in
latino “legare” (la stessa origine del termine “vincolo”);
per cui il significato etimologico di provincia sarebbe giuridico e
1
simile alla definizione di pro-console, cioè: “luogo in cui tramite
un rappresentante si esercita un controllo, un legame”.
Alla Provenza si adattano entrambi le interpretazioni, perché fu il
primo territorio oltre le Alpi ad essere conquistato dai romani e ad
avere un governo locale controllato da quello centrale. Comunque
il primo ad essere chiamato provincia, poi, per distinguerlo dalle
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In alto, panoramica su Narbonne: sono visibili le
Cattedrali Saint Just e Saint Pasteur. (foto di Benh
Lieu Song, Creative Commons)
Qui sopra, uno scorcio panoramico nei pressi
di Apt, comune del Parco nazione dell’UNESCO.
(foto di Cathguerin CC BY-SA 4.0 attraverso
Wikimedia Commons)
A destra, il logo del Parco di Luberon
Qui sopra, Fontaine de Vaucluse
con le “Chiare, fresche et dolci
acque” del torrente Sorga che
ispirarono il Petrarca durante il
suo soggiorno.
A lato, la locandina del film
“Un’ottima annata” (2006)
diretto da Ridley Scott e girato
a Château La Canorgue,
vicino a Luberon, durante
la vendemmia del 2005
altre province che si aggiunsero, gli associarono il termine “Narbonnaise”, dalla città più importante, Narbona.
Oggi la Provenza è una regione storica della Francia sud-orientale
ma non costituisce un’unità geografica, perché racchiude territori
diversi per natura del suolo e morfologia: la zona costiera, quella montana delle Alpi e la vallata del Rodano. Dal punto di vista
amministrativo la regione francese Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Provence-Alpes-Côte d’Azur) è suddivisa in sei dipartimenti
(la Francia ne conta 101) e tra questi il Vaucluse è quello che più
interessa il percorso alla ricerca delle tracce lasciate da Petrarca,
che qui ha vissuto dal 1312 al 1353, alternando lunghi soggiorni
a viaggi in Europa e continui spostamenti tra la Francia e l’Italia.
Il Vaucluse (sulle targhe delle auto è rappresentato dal numero 84)
è delimitato a ovest dal Rodano e a sud dalla Durance. La vetta più
alta è il Monte Ventoso (Mont Ventoux, 1.912 metri) e ai suoi piedi
si stende la pianura del Comtat che finisce a Sud con la catena dei
monti del Luberon, parco nazionale protetto dall’Unesco. A nord e a
sud la catena (la cui quota massima è di 1125 metri) è bordata dalle
splendide vallate dei fiumi Calavon e Durance. Le gole incassate percorse da limpidi corsi d’acqua, la garrigue (macchia mediterranea), le
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La Provenza, in particolare il comune di La Ciotat,
ha ospitato la realizzazione di uno dei primi
cortometraggi mai girati. “L’Arrivée d’un train en gare
de La Ciotat” dei fratelli Auguste e Louis Lumière: era
il 1895, si girava con pellicole da 35 mm in bianco
e nero e non esisteva il sonoro. La proiezione è
della durata di 45 secondi, ma si narra che fu di
così grande effetto che gli spettatori dell’epoca,
vedendo il treno arrivare, fuggirono terrorizzati.
Alla stazione di La Ciotat (foto By Toutaitanous
2 CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons) una
targa ricorda l’importante tappa della storia
del cinama (foto By Fr.Latreille GFDL, via
Wikimedia Commons
foreste di cedri e di querce, le falesie di terra d’ocra (a Roussilon
e a Rustrel) e i campi che alternano il viola della lavanda al giallo
della senape, rappresentano scenari formidabili per escursioni a
piedi o in bicicletta (sul sito www.grande-traversee-alpes.com
troverete itinerari e informazioni pratiche per visitare i campi di
lavanda, periodo di fioritura compreso). Ma il paesaggio è anche frutto di secolari attività, ancora praticate con i metodi di un
tempo: olio, vino (qui hanno ambientato il film “Un’ottima annata” con Russell Crowe), miele e frutta candita vengono lavorati e
poi esposti in piazza nei marché paysant, così chiamati perché la
vendita è curata dagli stessi produttori.
Le principali città, oltre al capoluogo Avignone, sono Apt, Car-
pentras, Cavaillon, L’Isle-sur-la-Sorgue, Orange, Pertuis et Bollène. Gran parte di questo territorio, dopo alterne vicende di
dominio da parte dei duchi di Borgogna e di Tolosa, nel 1229
divenne possedimento papale e solo dopo la rivoluzione del
1789 venne annesso alla Francia. Tutto il periodo trascorso dal
Petrarca in Provenza è quindi influenzato, non solo dal punto di
vista amministrativo, dalla presenza del papato nella cosiddetta
“cattività avignonese”, che lo stesso Petrarca paragonerà a quella
vissuta dal popolo ebraico durante la cattività babilonese (587
aC-517 aC).
Il percorso del Petrarca è stato sintetizzato in quattro tappe: Avignone, Fontaine de Vaucluse, Carpentras e Mont Ventoux.
Un suggestivo paesaggio nei
pressi di Rustrel ribattezzato
“Colorado della Provenza”.
Le particolari formazioni di
roccia si sono formate per
erosione e hanno attinto i
loro colori dalla presenza di
antiche cave d’ocra. L’uomo e
gli agenti atmosferici hanno
poi dato forma a fantasiose
sagome. (CC0 Public Domain)
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Avignone al tramonto. Il ponte di Saint-Bénezet,
completato nel 1185, aveva in origine 22 arcate,
copriva una lunhezza totale di 900 metri e consentiva
di unire le due sponde del Rodano. Attualmente sono
rimaste solo quattro arcate (CC0 Public Domain).
A destra, il Palazzo dei Papi che, dal 1995, è
patrimonio mondiale dell’umanità
Avignone
Nel 1303 lo scontro tra il potere spirituale della Chiesa e quello
temporale di re e imperatori si fa duro. Bonifacio VIII, il primo
papa a farsi rappresentare in statua e dipinti da vivo, viene sequestrato ad Anagni (dove il papa era nato e aveva una residenza) da
Giacomo Colonna e Guglielmo di Nogaret (un emissario di Filippo IV detto “il bello”), con l’intento di far ritirare la bolla da poco
emessa da Bonifacio, che scomunicava il re francese. Gli anagnini
insorgono e liberano il papa, che ritorna a Roma e muore un mese
dopo, forse per le conseguenze dello sgarbo subito. Gli succede Benedetto XI, che solo otto mesi dopo morirà in maniera improvvisa
e sospetta (per una indigestione di fichi, forse avvelenati da agenti
del Nogaret), lasciando il seggio a Clemente V, che non verrà mai
in Italia. Nato a Bordeaux, porta il papato ad Avignone e sopprime
l’Ordine dei templari.
Due anni dopo, nel 1311, ad Avignone si sposta anche il padre del
Petrarca che lavorava come notaio al servizio del papa. Nei primi
anni la famiglia si stabilisce a Carpentras, poi, terminati gli studi,
Francesco ritorna ad Avignone. Qui incontrerà Laura nella chiesa
di Santa Chiara e con lei scoprirà le bellezze della campagna del
Vaucluse. Passeggerà sulle sponde del Rodano, che attraverserà sul
lungo (900 metri) ponte Saint Bénezet di 22 arcate (oggi ne restano
solo quattro, le altre sono state distrutte da una piena del fiume
nel 1600), fermandosi al terzo
pilone per una visita alla piccola chiesetta di Saint Nicolas
e per vedere la torre bianca che
Filippo il Bello sta costruendo
dall’altra parte del fiume per tenere d’occhio il papa.
Quando il Petrarca arriva ad
Avignone il Palazzo dei Papi
è ancora in costruzione. Sarà
completato solo nel 1370 e reso
imponente da dodici torri. Per
le sue dimensioni (15mila metri quadrati) diventerà il più
grande palazzo gotico d’Europa e dal 1309 al 1377 ospiterà
sette papi e quattro antipapi.
Oggi molte sale sono vuote ma
è ancora possibile visitarne una ventina, oltre al cortile, il chiostro, le cappelle di Saint Jean e Saint Martial, e la grandissima Sala
Banchetti, testimone di una vita di corte opulenta (documenti
dell’epoca descrivono l’allestimento di un banchetto per la nomina di Papa Clemente VI con 118 buoi, 1.033 pecore allo spiedo,
1.195 oche, 7.428 polli, 50.000 torte, 39.980 uova e 95.000 forme
di pane). I grandi affreschi presenti in alcune sale rendono tuttavia
l’idea di come doveva essere il palazzo ai tempi del suo splendore.
Alcune visite guidate (le più costose, 24 € contro gli 11 della tariffa
d’ingresso con audioguida) vi porteranno alla scoperta di anAlcune tra le spettacolari vetrate della cattedrale di Notre Dame des
Doms. (foto di Reinhardhauke, CC BY-SA 3.0)
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Due scorci di Fontaine de Vaucluse (CC0 Public Domain)
goli normalmente non visitabili: torri segrete, camminamenti
sul tetto, grandi terrazze e persino gli alloggi privati dove i papi
tenevano nascoste le amanti.
Accanto al Palazzo dei Papi, vale una visita anche la cattedrale di Notre Dame des Doms, edificio romanico del XII secolo.
All’interno, tra cappelle barocche aggiunte nel 1600, tracce degli
affreschi eseguiti da Simone Martini nel1300, un ben conservato
esempio di arte macabra medioevale (l’Incontro dei tre morti e
dei tre vivi), risalente al 1200 e il pregevole mausoleo gotico di
Giovanni XXII, il Papa che istituì il tribunale della Sacra Rota e
contrastò i movimenti pauperistici dei francescani e degli umiliati. Per descrivere quel periodo di controversie religiose, Umberto Eco scelse di ambientare le vicende de “Il nome della rosa”
proprio all’epoca del pontificato di Giovanni XXII.
Nel 1403 Benedetto XII, l’ultimo dei cosiddetti anti-Papi, trasformò Avignone in una città fortificata, circondando completamente il centro storico con quattro chilometri di mura, 39 torri e sette
porte di ingresso.
Una passeggiata all’interno delle mura, oltre alla zona della
cattedrale e del Palazzo dei Papi, ci farà scoprire vecchie case,
chiese e palazzi gotici, piazze e piazzette con tanti bar e ristoranti, e affascinanti vie con pittoreschi angoli. Tra queste, da non
perdere, Rue des Teintures, che costeggia il fiume Sorgue, con
i suoi platani secolari, i vecchi mulini a pala e le passerelle per
entrare alle case. Non
troverete le fabbriche di
seta indiana, scomparse
a metà Ottocento, che
hanno dato il nome alla
via ma altre curiosità
come la cappella dei penitenti grigi (ne esiste“La farandole de
Pétrarque” (1900) è un
dipinto a olio realizzato da
Marie Alexandre Valentin
Sellier e ambientato in
Provenza, dove Petraca
amava soggiornare. Sullo
sfondo il Castello di Noves
in località Valchiusa
vano di vari colori: neri, bianchi, viola, rossi) che ospita l’ultima
confraternita delle sette che operavano in città e il Convento des
Cordeliers, dove si trova la tomba di Laura, musa del Petrarca.
Tracce di Laura le troviamo anche su una targa affissa sulla parete di un teatro nella zona del vecchio mercato, che ricorda
il luogo dove, il 6 aprile 1327, avvenne il primo incontro tra
Francesco e Laura, in quella che allora era la chiesa di Santa
Chiara nell’antico convento di suore Clarisse. Della chiesa rimane solo una piccola cappella, oggi utilizzata dal teatro come
sala minore (50 posti), specialmente durante il Festival di Avignone, l’evento più importante della città. Si svolge nelle ultime
tre settimane di luglio nelle piazze, nelle vie del centro storico e
in qualunque spazio che possa contenere almeno trenta persone. In quei giorni si contano circa mille rappresentazioni teatrali.
Fontaine de Vaucluse
La sorgente del Sorgue, il corso d’acqua che attraversa Avignone
prima di confluire nel Rodano, è a Fontaine de Vaucluse, 30 km
a Sud Est del capoluogo. Si trova ai piedi di una spettacolare
parete rocciosa, in una valletta boscosa e a poche centinaia di
metri dalla piazza centrale del villaggio.
Con una portata media totale di 630 milioni di metri cubi di
acqua (varia da 22 a 90 metri cubi al secondo, in relazione alla
stagione), la fonte è,
per capacità, una delle maggiori del mondo. La sorgente, una
fenditura conica nella
roccia, è l’unico punto
di uscita di un bacino
sotterraneo carsico di
1100 km² che raccoglie le acque del Mont
Ventoux, dei monti di
Vaucluse e della montagna di Lura. Il punto
più basso del sifone è
a meno 308 m di profondità. La sorgente è
impetuosa in primave-
percorsi d’autore
Un’edizione del
1899 pubblicata
a Parigi delle
“Lettres de
Vaucluse” del
Petrarca tradotte
dal latino da Victor
Develay
ra e in autunno e forma un piccolo lago di un intenso colore
azzurro che sfuma nel verde della riva, ombreggiata da platani
secolari. L’accesso alla sorgente è gratuito e aperto tutti i giorni
dell’anno.
Quando il fiume arriva in paese le acque sono limpide e tranquille ma la portata d’acqua è comunque tanto imponente da
far funzionare un’antica cartiera, che è visitabile e in cui è possibile vedere le varie fasi della lavorazione di una carta tipica
provenzale, realizzata a mano e decorata con foglioline e petali
di fiori inseriti direttamente nell’impasto. Ai tempi del Petrarca
questa zona era una campagna povera e quieta. Qui veniva per
ammirare il gioco delle acque, le “chiare, fresche e dolci acque”,
rilassandosi e struggendosi per la sua Laura.
Fontaine de Vaucluse oggi è un borgo romantico, con le sue
viuzze tranquille, nonostante le molte presenze di turisti, i resti
del trecentesco Castello dei Vescovi di Cavaillon (che spesso
hanno ospitato il Petrarca) e la gradevole chiesa medievale di
Saint Veran, in stile romanico provenzale.
A Petrarca il paese deve la sua fama e a lui ha dedicato un museo e una colonna eretta nel 1804 nel cinquecentesimo anniversario della nascita. A Petrarca e Laura è dedicato anche un ristorante che si trova sulla piazza della colonna. Menù per turisti
ma potrete assaggiare ottime trote fresche pescate nel Sorgue in
un piacevole cortile alberato sulla riva del fiume.
Carpentras
Carpentras è una città ricca di antiche vestigia romane, con il primo arco di trionfo (l’Arc Romain, del primo secolo d. C.), voluto
da Augusto, dove sono rappresentati i barbari sottomessi al giogo.
Alle spalle dell’Arco c’è il più importante monumento cittadino, la
Cattedrale di Saint Siffrein (del 1400, in stile gotico). Sul lato Sud,
una porta laterale (Porte des Juifs) è sormontata da una curiosa
scultura di topi che mangiano una palla (la “boule aux rats”) e rappresenta il mondo divorato dal peccato e delle eresie.
La chiesa si affaccia sulla bella Place De Gaulle, che ospita anche il
seicentesco Palais de Justice. Nei pressi è possibile visitare la Sinagoga. Costruita nel 1367, è la più antica in Francia.
Carpentras, che dal 1309 al 1312 è stata sede papale (in attesa che
terminassero i lavori del palazzo di Avignone) è oggi una tranquilla cittadina di provincia di circa 30mila abitanti, che si anima il
venerdì, giorno di mercato. Mercato contadino e artigianale, ricco
di colori, profumi e sapori (specialità stagionali sono le fragole e i
tartufi). Si svolge nel centro cittadino, sotto i platani di viale Jean
Jaurès e ha origini antiche: fu citato in una bolla papale del 1500.
A Carpentras passa la sua infanzia Francesco Petrarca, dal 1311
al 1317, e qui, per la prima volta a contatto con testimonianze
dell’impero romano, nasce la nostalgia poetica di un passato imponente e trionfale: la sua passione romantica, termine che deriva
appunto da Roma-antica.
Carpentras. Qui sopra,
l’arco romano del
primo secolo d.C. (foto
di Véronique Pagnier
Wikimedia Commons)
A lato, La Cathédrale
Saint Siffrein (foto di
Webcarpentras CC BY-SA
4.0) con la boule aux
rat (foto di di Véronique
Pagnier)
percorsi d’autore
Panorama sul Mont
Ventoux in primavera.
A destra, la stazione
meteo che campeggia
sulla cima.
(CC0 Public Domain)
Mont Ventoux
“Oggi, spinto dal solo desiderio di vedere un luogo celebre per la
sua altezza, sono salito sul più alto monte di questa regione, chiamato giustamente Ventoso”. Così inizia il racconto della sua ascesa
al Mont Ventoux, intrapreso dal Petrarca il 26 aprile del 1336. Il
primo reportage di alpinismo nella storia.
Con il fratello e due servitori partono dal borgo di Malaucene e raggiungono la vetta alta 1.912 metri, da dove possono ammirare un
ampio panorama: “I Pirenei, che sono di confine tra la Francia e la
Spagna, non si vedono di qui, e non credo per qualche ostacolo che
vi si frapponga, ma per la sola debolezza della nostra vista; a destra,
molto nitidamente, si scorgevano invece i monti della provincia di
Lione, a sinistra il mare di Marsiglia e quello che batte Acque Morte, lontani alcuni giorni di cammino; quanto al Rodano, era sotto
i nostri occhi.”
Oggi una strada asfaltata collega il borgo alla vetta. È quella percor-
Cosa comprare
Tra i marché paysant più apprezzati nel Vaucluse segnaliamo quello di Velleron, mercato agricolo della sera classificato marché d’exception per la qualità dei suoi prodotti,
tutti locali. Aperto tutto l’anno (dal 15 aprile al 30 settembre
dalle 18.00 nei giorni di martedì, venerdì e sabato; da ottobre al 15 aprile dalle 16.30 dal lunedì al venerdì), vi possono
esporre solo i coltivatori diretti e i pensionati agricoli.
Da non perdere anche quelli ad Apt, il sabato mattina in Via
dei Mercanti, e a Carpentras, il venerdì. Apt, il maggior centro della vallata del Calavon, è la capitale
mondiale della produzione di frutta candita
e la Confiserie St. Denis di Gargas, a pochi
chilometri dalla cittadina, accoglie i visitatori per un assaggio e per ammirare le fasi
della lavorazione.
Oltre alla frutta candita, le fantasiose stoffe
provenzali, i mille prodotti a base di lavanda, le profumate essenze e l’ottimo miele,
vi consigliamo lo zafferano di Denis Savanne
sa dai ciclisti del Tour e come non ricordare i trionfali arrivi di
Eros Poli nel 1994 (autore di una fuga di 171 km in solitaria) o di
Marco Pantani nel 2000 ma anche la tragica morte del britannico
Tommy Simpson, che nell’edizione del 1967, fu stroncato da un
infarto a 2 km dall’arrivo. Il Tour de France, edizione 2016, vi
farà tappa il 14 luglio.
Il monte domina il territorio circostante con la sua cima di roccia
calcarea bianca, sulla quale, dal 1882, svetta un osservatorio meteorologico. Per l’ampia varietà di vegetazione, dovuta a una pronunciata diversità climatica, e per le sue particolarità geologiche, il
monte Ventoso è stato classificato Riserva di Biosfera dall’Unesco.
Per chi vuole affrontare la salita a piedi, come fece Petrarca (ma
scegliete una stagione più calda), i sentieri migliori partono dai
borghi di Bedoin e di Malaucéne. Gli uffici del turismo dei due
paesi sono aperti da giugno a settembre e forniscono tutte le informazioni sui percorsi. È una camminata non impegnativa ma molto
affascinante che inizia fra pini, cedri e faggi, respirando l’aroma della
lavanda e del rosmarino, poi solo pochi cespugli di ginepro, per approdare negli ultimi 300 metri di salita a un panorama quasi lunare,
senza vegetazione, di ciottoli bianchi che diventano neri sotto l’ombra delle nuvole cariche di pioggia. Avvicinandosi alla vetta sono
possibili bruschi cambi di temperatura, che può scendere anche di
venti gradi, a causa del vento, il mistral, che spesso soffia implacabile
(sulla cima raggiunge velocità fino a 250 km all’ora). È consigliabile
portare abiti caldi e impermeabili anche in piena estate. ■
(Safran des Papes - Domaine de la Madelène) a Bedoin, ai
piedi del Mont Ventoux. La coltivazione dello zafferano, molto antica nel Vaucluse, è stata da tempo dimenticata e solo da
pochi anni riscoperta. Denis propone stage (in francese e in
inglese) per imparare a piantare, raccogliere e mondare i fiori
di crochi.
Un gusto tutto da scoprire è quello del torrone alle olive.
Pierre Silvain, contadino che produce il torrone in modo
artigianale con le mandorle e il miele prodotti dalla sua
famiglia di agricoltori, ha inventato il torrone alle olive nere
da accompagnare con un aperitivo. Lo vende nel suo negozio-laboratorio di Saint-Didier (5 km a Sud di Carpentras),
dove si organizzano visite guidate.
A Châteauneuf Du Pape, a metà strada da
Avignone e Carpentras, nella storica Distillerie Blachère 1835, si possono trovare liquori
e distillati a base di erbe raccolte sul Mont
Ventoux, come L’elixir du Mont Ventoux e
L’origan du Comtat. Particolare anche un
profumatissimo Liqueur a la lavande.
foto di Marianne Casamance CC BY-SA 4.0, via
Wikimedia Commons