Settimana antropologica Domenica 22 Perché Dio
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Settimana antropologica Domenica 22 Perché Dio
Settimana antropologica Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdi Sabato 22 23 24 25 26 27 28 Perché Dio non muore mai Storey’s end Tutti a Sedona per un Oxygen Cocktail Se cento miliardi (di dollari) vi sembrano pochi SE IL FUTURO NON ARRIVA – Sono un Hibakusha Occidentalista sarà lei e occidentalistini saranno i suoi bambini MILANO – L’isola che c’è Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Domenica 22 del Mese del Salice (sotto il segno dello Yang e della (Ri)nascita) LEI.IT Perché Dio non muore mai Se dico di essere ateo, il mio interlocutore pensa: “Ah, ecco uno che non crede in Dio”, ma il mio interlocutore sbaglierebbe perché il termine “ateo” nell’antichità non significava “chi non crede in Dio”, bensì “chi non crede a quel certo Dio”; in altre parole: un ateo era colui che non accettava gli Dei dominanti in quel luogo e in quel momento. Si tratterebbe quindi di una parola utilizzata come arma di offesa. Io sono ateo non perché svuoto il cielo, ma perché lo popolo con le mie creature fantastiche. Dirsi ateo è difficile, “ateo” si è chiamati nella prospettiva insultante di un’autorità impaziente di condannare. A-teo: il prefisso implica una negazione, una mancanza, un buco, un atteggiamento di contrapposizione. Fateci caso, non esiste alcuna parola per qualificare in modo positivo chi non ci sta alle chimere di un qualsiasi dio. Baal, Jahveh, Zeus, Allah, Ra, Wotam, Manitù da una parte, e io, additato come a-teo dall’altra: una lotta impari. Per questo, Dio non muore mai. Dopo che abbiamo ascoltato l’urlo pazzesco di Nietzsche (e di Guccini) “Dio è morto“, abbiamo visto tutto un rifiorire di sentimenti (e di sette) religiose. Dio morirà solo con l’ultimo uomo perché la morte di Dio presuppone “l’addomesticamento del nulla”. Dio durerà quanto le ragioni che lo fanno esistere, e i suoi negatori anche. Pensateci un momento: Morirà mai Cappuccetto Rosso? (19) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Lunedì 23 del Mese del Salice (sotto il segno dello Ying e della Morte) LEI.IT Storey’s End (20) Se la tua vita è problematica e per giunta sei malato, è segno che la tua vita non si adatta alla forma della vita. “Cambia quindi la tua vita, adattala alla forma e i problemi scompariranno”. (21) In quanto all’essere malato invece, il consiglio è un altro: trova un medico che parli la tua lingua, e per aiutarti in questo improbo compito ti fornirò un sintetico manuale di comportamento. Il medico da evitare è quello che dice… “Movente patogenico” (invece di “causa della malattia”) “Epistassi” (invece di “sangue dal naso”) “Arresto dell’escrezione orinaria” (invece di “smettere di fare la pipì”) “Esordio del quadro clinico” (invece di “inizio dei sintomi”) “Esito infausto” (invece di “morte del paziente”) “Infezione pauci sintomatica” (invece di “infezione con pochi sintomi”) “Periodi di remissione” (invece di “regressione dei sintomi”) “Fegato offeso” (invece di “danno al fegato”) “Organi emuntori” (invece di “reni, fegato e intestino”) “L’alvo è regolare” (invece di “andare bene di corpo”) “Pannicolopatia edemato-fibrosclerotica” (invece di dire “cellulite”) Il medico da scegliere è quello che dice le cose come stanno usando le parole che possiamo capire. Se vuoi un test a prova di bomba, fai questo esperimento: la prossima volta che devi scegliere un medico, tra le tante cose che gli dirai, aggiungi anche questa frase: “Dottore, è vero che tromba di culo è sanità di corpo?” Se ti guarderà male, fuggi subito da lui con la scusa della macchina in seconda fila, se scoppierà a ridere, allora continua sereno la tua visita. (22) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Martedì 24 del Mese del Salice (sotto il segno della Guerra e del Declino) LEI.IT Tutti a Sedona per un Oxygen Cocktail In pieno deserto, a una settantina di chilometri da Phoenix, tra i quattro vortici di energia positiva più potenti del pianeta (che sono: Cathedral Rock, Airport Mesa, Bell Rock e Chimney Rock), sorge Sedona, il centro universalmente riconosciuto della New Age. Qui è come un immenso “grande magazzino dell’anima”, ci trovi proprio di tutto perché la New Age non bada a spese: - erbologia - olografia - ipnoterapia - mitologia - soul alchimia - art terapia - iridologia - reflexologia - cromoterapia. Tutto per aiutarci a liberare l’energia che c’è in noi. Basta sacrifici, basta confessioni, basta patimenti e sensi di colpa. Basta peccati da espiare. Ogni anno siamo in più di 5 milioni a passare per Sedona e lì ci dimostrano come Victor Hugo sbagliasse in pieno quando diceva che il deserto è un luogo dove c’è Dio e non c’è l’uomo. A Sedona Dio è stato sostituito con l’uomo, perché l’uomo è tutto. Si respira una nuova aria a Sedona e se non ti basta quella naturale puoi sempre essere invitato in uno dei tanti Oxygen Bar, dove ti offriranno un bel bicchierone di ossigeno, e vedrai che sballo. Ritroverai energia a sfare, iva inclusa. (23) Quando si ritorna a casa si è sempre soddisfatti e si è persino pronti a scrivere l’epitaffio della propria tomba: “Combinato niente Provato tanto Vissuto lietamente”. (24) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Mercoledì 25 del Mese del Salice (sotto il segno delle News e della Crescita) LEI.IT Se cento miliardi (di dollari) vi sembrano pochi (25) No. I cento miliardi (di dollari) non sono quelli spesi per evitare che da un anno all’altro fossero morte 10 milioni di persone in Africa. I cento miliardi (di dollari) sono quelli previsti da Bush Junior per portare la democrazia nell’Iraq di Saddam Hussein. - 75 miliardi (di dollari) per l’occupazione e il dispiegamento di truppe e l’uso delle armi. - 31 miliardi (di dollari) per la ricostruzione e l’assistenza sanitaria. - 32 miliardi (di dollari) per l’impatto sul mercato del petrolio. Come? Il totale non torna? Ma cosa volete che siano 38 miliardi (di dollari) in più o in meno quando c’è di mezzo la democrazia? (26) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Giovedì 26 del Mese del Salice (sotto il segno della Fortuna e dell’Apocalisse) LEI.IT SE IL FUTURO NON ARRIVA – Sono un Hibakusha Il 6 agosto 1945 era cominciato con una bellissima mattinata d’estate. Io avevo otto anni e facevo la seconda elementare. Dopo le prime ore di lezione, eravamo tutti in cortile a giocare a nascondino. Toccava a me a contare e per questo ero appoggiato contro il muro, con gli occhi chiusi e le mani davanti a coprire il viso. Il lampo, un bagliore bianco puro, fu così forte che ricordo di aver visto le ossa nude della mia mano, trasparente come ai raggi x. Poi, il silenzio assoluto. Solo in seguito arrivò un tremore assordante, come se centinaia di carri armati stessero correndo contro di noi. Da quel momento deve essere passato del tempo del quale non ho memoria. Il ricordo successivo è un senso di soffocamento, l’aria mancava, attorno era buio, tutto bruciava. Sentivo la puzza di bruciato e i miei compagni che gridavano: “Scotta!” C’erano dei soldati in un accampamento lì vicino, uno di loro è venuto a tirarmi fuori dai detriti. Ero coperto di sangue, l’urto dell’esplosione mi aveva polverizzato il muro addosso. Il soldato mi ha preso in braccio e si è messo a correre verso il fiume. Arrivati al fiume c’era un inferno, migliaia di esseri umani anneriti, nudi, bruciati come dei vermi orrendi. Tutti volevano acqua. Qualcuno chiamò il mio nome, era mio padre, che mi prese dalle braccia del soldato. Per un attimo mi sentii al sicuro, protetto. Poi, il cielo piombò nell’oscurità, grandi gocce di pioggia sporca cominciarono a caderci addosso, picchiavano sulla nostra pelle ustionata ed era un dolore atroce. Il fiume si ingrossava, la corrente trascinava corpi neri e detriti. Due giorni dopo quel fiume lo potemmo attraversare a piedi, camminando su un ponte fatto di cadaveri. Oggi mi chiamano HIBAKUSHA, termine che voi traducete con SOPRAVISSUTO, ma che in giapponese significa PERSONA AFFETTA DALL’ESPLOSIONE. Il nostro Nobel per la letteratura, Kenzoburo, ha usato altre parole per definire gli hibakusha, ha detto di noi: “Coloro che non si suicidarono nonostante tutte le ragioni per farlo; che hanno salvato la dignità umana in mezzo alle più orrende condizioni mai sofferte dall’umanità.” (27) Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Venerdì 27 del Mese del Salice (sotto il segno dell’Amore e dell’ Epifania) LEI.IT Occidentalista sarà lei e occidentalistini saranno i suoi bambini E’ vero, noi, di questi tempi, siamo diventati il male (28), ma io non mi sento occidentalista. Perché? Perché so tutto dell’argomento. Ho letto i libri giusti e ho visto i film che c’erano da vedere. Non sono occidentalista, se non per nascita geografica, predico pace e serenità tra i popoli e contribuisco, come posso, ad esportare libertà e democrazia. Di mestiere faccio il mercante d’armi e giro il mondo che è un piacere, non mi va di essere guardato male alle dogane del globo. Per questo ho letto, per avere un giusto linguaggio remissivo. Fatelo anche voi, vi potrebbe sempre servire la patente di non occidentalista. Vi suggerisco: - “Massacri e culture. Le battaglie che hanno portato la civiltà occidentale a dominare il mondo” di Victor Davis Hanson (Garzanti, 2002) - “America e Islam, e adesso?” di Renzo Gnolo e Federico Romero (Donzelli, 2003) - “Passaggio a occidente. Filosofia e globalizzazione” di Giacomo Marramao (Boringhieri, 2003) - “Geografia della morale. Democrazia, tradizioni e universalismo” di Michael Walzer (Dedalo, 1999) - “La fine della storia e l’ultimo uomo” di Francio Fukuyama (Rizzoli 2003, 1992) - “Il tramonto dell’occidente” di Oscar Spengler (Guanda, 1999) - “Lo scempio del mondo” di Oswald Huizingo (Bruno Mondadori, 2004, 1948) - “Noi e loro. Dialogo sulla diversità culturale” di R. Rorty, A.N.Basley (Il Saggiatore, 2001) - “Modernità liquida” di Zygmunt Baumann (Laterza, 2002) Se non vi va di leggere, provate almeno a noleggiare qualche film come ad esempio: “L’uomo che volle farsi re”, con Sean Connory e Michael Caine, del 1975, oppure “East is East” del 1996, o ancora “Mio figlio il fanatico”, del 1997 e per finire “La casa di sabbia e di nebbia” diretto da Vdim Perelman del 2003 (29) Ora devo proprio scappare, sono atteso ad un meeting per un breefing sulle hunting guns all’Occidental Maiestic di Damasco. Da: Inviato: A: Oggetto: AUTORE.IT Sabato 28 del Mese del Salice (sotto il segno della Lentezza e dell’Estinzione) LEI.IT MILANO – L’isola che c’è (30) Programma della giornata di festa al bio-mercato del quartiere Isola. - ore 9.30 - ore 13.00 - ore 14.00 - ore 15.00 Ciclofficina in piazza, ovvero restauro e riparazione bici vecchie e nuove. Pranzo alla Stecca degli Artigiani, con torte salate, crostate e cous cous. Costruzione di addobbi natalizi con materiale di riciclo e animazione bambini. Degustazione vini e riunione della Banca del Tempo (chi ha tempo da dedicare agli altri, si faccia avanti). - ore 16.30 Concerto degli Unza, suonatori rom. n.b. …e in più un sacco di altre iniziative. (31) A testa bassa – www. Rifiutiquotidiani.org Mese del Salice NOTE alle e- mail della settimana antropologica (19) (20) (21) (22) (23) (24) (25) (26) (27) (28) (29) (30) (31) “Perché Dio non muore mai” è il titolo di una pagina di Repubblica dell’8 settembre 2005 dedicata all’anticipazione del libro “Trattato di ateologia” di Michel Oufray (Fazi Ed. ,pagg. 200, euro 14), un vero e proprio breviario irreligioso, un atto di accusa nei confronti delle grandi religioni monoteiste, colpevoli della crocefissione della vita e della celebrazione del nulla. “Storey’ s end” è il nome della casa situata al 76 di Storey Way a Cambridge, di proprietà del dottor Edward Bevan, medico curante di Wittgenstein, nella quale il filosofo morì il 29 aprile 1951. Notizia trovata su Il Manifesto del 29 aprile 2001. Frase di Wittgenstein riportata nell’articolo “Wittgenstein, una vita giocata parlando d’altro” di Massimo De Carolis, pubblicato su Il Manifesto di domenica 29 aprile 2001. Analisi del gergo medico realizzata dal linguista Luca Serianni e riportata nell’articolo “Medici in prima linea. Nel non farsi capire” di Carlotta Mismetti Capua, pubblicato su Repubblica sabato 10 settembre 2005. Sedona è raccontata da Franco Marcoaldi nell’articolo “Laggiù nell’Arizona, al mercato dell’anima”, pubblicato su Repubblica venerdi 27 agosto 1999. Epitaffio tomba del poeta d’osteria di Vienna, Ferdinando Sauter, evocato nell’articolo intervista, a Claudio Magris, di Paolo Rumiz intitolato “Il mondo non è un’azienda” e pubblicato da Repubblica venerdi 18 febbraio 2000. Copertina de Il Venerdi di Repubblica del 27 maggio 2005. Dati contenuti nell’articolo di Maurizio Ricci “Cento miliardi di dollari per liberare l’Iraq da Saddam”, pubblicato sabato 22 febbraio 2003 su Repubblica. La storia dell’hibakusha Takashi Tavemori, sopravissuto alla bomba atomica di Hiroshima, è stata raccontata da Federico Rampini all’interno dello speciale “La bomba. Sessant’anni fa l’atomica spazzava via Hiroshima. Oggi uno dei sopravissuti marcia verso Los Alamos perché il mondo non dimentichi. Questa è la sua storia”, pubblicato su Repubblica il 24 luglio 2005. “Noi che di questi tempi siamo diventati il male” è il titolo di un articolo di Adriano Sofri, all’interno di uno speciale di Repubblica di mercoledì 10 novembre 2004, dal titolo “Occidentalismo, come ci vedono i nostri nemici”. Libri e film sono indicati nello speciale già ricordato sub nota 28. Foto di Gianluca Widner pubblicata su Il Manifesto per illustrare l’articolo “L’isola che c’è”, nella rubrica Milano in una data che AUTORE.IT ha dimenticato. Il menù è contenuto nell’articolo già citato sub nota 30.