DISPENSE 3
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DISPENSE 3
# PROPRIETA’ CARATTERISTICHE DEL CONTROLLO A RETROAZIONE # Riferimento: A.Ferrante, A.Lepschy, U.Viaro; “Introduzione ai controlli automatici.” Editrice UTET –Torino, 2000. ⇒ CAP. 11 • RIDOTTA SENSIBILITA’ ALLE VARIAZIONI PARAMETRICHE. • CAPACITA’ DI REIEZIONE DEI DISTURBI. Lo scopo principale della realizzazione dei sistemi di controllo automatico a retroazione (a catena od anello chiuso → feedback ) e’ quello di ridurre la sensibilità del sistema rispetto alle variazioni dei parametri e di attenuare l’effetto di indesiderati, ma spesso inevitabili, segnali di disturbo agenti sul sistema. Esaminiamo separatamente il comportamento del sistema nel caso di: ⇒ a) esistenza di variazioni parametriche; ⇒ b) presenza di segnali disturbanti. Faremo riferimento al sistema controllato a catena aperta ( ad anello aperto → feedforward) e ne confronteremo il comportamento con il caso di controllo a retroazione negativa (controreazione), supponendo di voler realizzare un controllo di tipo proporzionale, tale cioè che: yd(t)=Kdx(t) dove Kd e’ la costante desiderata del legame ingresso-uscita. ⇒ a) In termini di schemi a blocchi le due situazioni di controllo ad anello aperto e controllo a controreazione sono le seguenti: 1 x Ca u + e Cc _ r y K d = C a P = Wa (*) Fig. 1 : Controllo a catena aperta: x P u P y H Fig. 2 : Controllo a retroazione negativa: K d = Cc P = Wc (**) 1 +C c PH Nel caso di controllo in catena aperta si dovrà fare in modo che : Ca = Kd ; P supponiamo, almeno in linea teorica, che sia possibile ottenere ciò. Vediamone le conseguenze pratiche: qualora si abbiano delle variazioni parametriche nel processo, tenendo Ca invariato la (*) non sarebbe più verificata. Bisognerebbe conoscere con notevole precisione il processo (il suo modello P) e realizzare una Ca tale da compensare le variazioni di P. E’ evidente che tale approccio risulta assolutamente inadatto e irrealizzabile nella stragrande maggioranza dei casi pratici: infatti in generale il modello del processo e’ notevolmente approssimato ed 2 affetto da incertezza. Si tratterebbe inoltre di intervenire con notevole precisione a livelli di potenza spesso anche molto elevati e ciò sarebbe molto difficile ed oneroso. Esaminiamo ora il caso di controllo a retroazione : se supponiamo di rendere Cc molto elevato nel campo di frequenze di interesse (quello dei segnali d’ingresso) si può, nella (**) trascurare l’unita’ rispetto al prodotto CcPH per cui si ottiene: Kd ≅ 1 H (•) Ciò significa che, con le ipotesi ora fatte, il sistema di controllo a retroazione si comporta in una maniera che dipende solo da H, vale a dire che il legame ingresso-uscita e’ indipendente sia da Cc che da P. Ne deriva che in queste ipotesi non e’ assolutamente necessario conoscere P con grande precisione, dato che il comportamento del sistema, dal punto di vista delle esigenze di controllo, dipende solo dal comportamento del blocco della catena di retroazione, e quest’ultimo e’ un dispositivo che non lavora a livello di potenza ma a livello di segnale. Si può concludere per il caso di controllo feedback che, nell’ipotesi di validità della (•), gli organi Cc e P della catena diretta possono anche avere delle variazioni parametriche notevoli e, purché gli organi della catena di retroazione siano praticamente a parametri tempo invarianti, tale schema di controllo soddisfa le esigenze di buon comportamento in termini di insensibilità alle variazioni parametriche. 3 Per poter valutare anche quantitativamente l’influenza delle variazioni parametriche in un sistema di controllo automatico si usa definire una apposita “funzione di sensibilità“. Supponiamo che il processo subisca una variazione parametrica e che quindi la sua F. di T. passi da P a P+dP. ⇒ Si definisce sensibilità di W rispetto a P il rapporto tra la variazione percentuale di W e la variazione percentuale di P, definizione sintetizzata nella formula: SP W dW dW P = W = dP dP W P (1) Dal punto di vista del controllo il caso ideale sarebbe quello in cui tale sensibilità fosse nulla, cioè al mutare delle caratteristiche del processo le caratteristiche complessive del controllo rimanessero sempre le stesse. Calcolando, con riferimento alla (1), la funzione sensibilità per i due casi di controllo in catena aperta e chiusa si ha rispettivamente: SP Wa SP Wc = dWa P d (C a P ) P = =1 dP Wa dP C a P (2) dWc P Cc (1 + Cc PH ) − Cc PH P 1 = = = Wc 1 + Cc PH dP Wc (1 + Cc PH )2 2 (3) La (2) dice che nel controllo in catena aperta ogni variazione del processo si ripercuote nella stessa misura sul legame ingresso-uscita. La (3) dice che nel controllo in catena chiusa invece le variazioni del processo si ritrovano nella relazione ingresso-uscita tanto più 4 attenuate quanto maggiore è il modulo di Cc (a pari H), fino al caso SP limite di Cc→∞ , in cui si avrebbe: Wc =0 (caso ideale). Conclusioni perfettamente analoghe si hanno considerando la sensibilità di Wc rispetto a Cc , a conferma di quanto detto in precedenza con considerazioni qualitative. Andando a calcolare invece la SH Wc d = dH SH Wc si trova: 2 Cc P H − (C c P ) C c PH H = = − 2 1 + C c PH 1 + C c PH Wc (1 + C c PH ) Wc dalla quale si vede che per CcPH>>1 si ha SH Wc ≅ −1. Ciò significa che gli organi della catena di retroazione (e solo questi con le ipotesi fatte) devono avere notevole precisione (adeguatamente alle specifiche del controllo che si vuole ottenere) perché ogni variazione parametrica di questi si ritrova interamente sull’uscita. ⇒ b) Esaminiamo ora il caso di sistema di controllo con disturbo nei due casi di controllo a catena aperta e controllo a retroazione. z x Ca + + P y Fig. 3 : Controllo a catena aperta con disturbo. 5 Ricordiamo che per l’assunta linearità si può scrivere: Y ( s ) = X ( s )C a ( s ) P ( s ) + Z ( s ) P ( s ) (4) Per attenuare gli effetti del disturbo potremmo pensare di misurare il disturbo (cosa per altro non frequentemente effettuabile) e di utilizzare tale misura per aggiungere a quella dell’ingresso x un’altra azione intesa ad annullare l’effetto del disturbo. Dovremmo perciò aggiungere un altro blocco di controllo C’ come rappresentato in Fig. 4: C’ x _ + Ca z + + P y Fig. 4 : Controllo c.a. con compensazione del disturbo. Con questa modifica l’effetto del disturbo sull’uscita sarà la somma di due termini: ¾ il primo, come nel caso precedente, e’ dato da Z(s)P(s); ¾ il secondo e’ dato da − Z(S)C’(s)Ca(s)P(s) cioè: Y ( s ) = X ( s )Ca ( s ) P ( s ) + [ Z ( s ) P ( s ) − Z ( s )C ' ( s )Ca ( s ) P ( s )] (5) Si può pensare, almeno in linea di principio, di realizzare C’ in maniera da annullare completamente l’effetto del disturbo scelta : C’=1/Ca . z con la In questo caso si potrebbe dire di aver reso il sistema invariante rispetto al disturbo, in quanto appunto l’uscita non varia per la presenza di z . 6 Conviene subito sottolineare che questo risultato si raggiunge solo teoricamente sulla base delle due ipotesi: a) poter misurare il disturbo; b) poter realizzare il controllore C’ con funzione di trasferimento inversa di quella del controllore Ca . Entrambe le precedenti ipotesi sono irrealizzabili nella maggior parte dei casi pratici. Z X + _ Cc + Y P + H Fig. 5 : Controllo c.c. con disturbo. Sempre per la linearità del sistema si può distinguere l’effetto sull’uscita del disturbo da quello dell’ingresso utile: Y ( s ) = Yx ( s ) + Yz ( s ) = Wc ( s ) X ( s ) + Wz ( s ) Z ( s ) dove: Wc ( s ) = Cc ( s ) P ( s ) ; 1 + Cc ( s ) P ( s ) H ( s ) e Wz ( s ) = (6) P(s) ; 1 + Cc ( s) P( s) H ( s) N.B. : La F. di T. Wz si ottiene applicando allo schema di Fig.5 la formula generale per le F. di T. dei sistemi a ciclo chiuso essendo P la F. di T. della catena diretta e CcH la F. di T. della retroazione, oppure ricavandola con l’usuale procedura: 7 Yz = ZP + Yz (− HC c P ) Yz (1 + C c PH ) = ZP → Wz = → Yz P = Z 1 + Cc PH Supponendo di poter fare in modo che : CcPH>>1 e CcH>>1 , Y≅ si avrebbe : Cc P P 1 X+ Z≅ X Cc PH Cc PH H (7) La (7) dice che la presenza di un guadagno sufficientemente elevato nel controllore Cc tende ad annullare l’effetto dei disturbi agenti su punti della catena diretta a valle di Cc , oltre che (come già visto in precedenza) annullare l’effetto delle variazioni parametriche dei blocchi della catena diretta. Si noti che i disturbi a monte del controllore vengono invece ad essere sovrapposti al segnale d’ingresso x e quindi, se interessano lo stesso campo di frequenze di x, non vengono filtrati. I disturbi agenti nella catena di retroazione, come in figura 6, si ritrovano inalterati sull’uscita a meno del segno. X + _ Y G Z H + + Fig. 6 : Controllo c.c. con disturbo nella retroazione. Wz = − GH ≅ −1 1 + GH se GH>>1 . 8 CONCLUSIONI: Nel caso di controllo a ciclo aperto se desideriamo eliminare gli effetti delle variazioni parametriche dobbiamo prevederne l’entità e compensarle; se vogliamo opporci ai disturbi dobbiamo misurarli e annullarli. In generale nel controllo a ciclo aperto bisogna intervenire sulle cause dello scostamento dal comportamento desiderato prevedendone gli effetti (ed annullandoli). Nel caso invece di controllo ad anello chiuso non e’ necessario agire sulle cause degli scostamenti dal comportamento desiderato; col comparatore si confronta istante per istante l’uscita effettiva con quella desiderata e, se esse non coincidono, si utilizza la loro differenza (segnale d’errore) per agire sul sistema ed eliminare l’errore, qualunque sia la causa che lo ha provocato. Un sistema di controllo a ciclo chiuso quindi, con una opportuna progettazione, e’ in grado di reagire contemporaneamente sia alle variazioni parametriche che ai disturbi in maniera automatica. 9