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CRONACHE
Corriere della Sera Martedì 19 Gennaio 2016
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#
I miei romanzi rosa
contro le «50 sfumature»
 Lucinda Riley
(foto) è nata
in Irlanda
nel 1968. Ha
scritto il suo
primo libro
a 24 anni.
All’inizio
della carriera
firmava i suoi
libri con il nome
da nubile,
Lucinda
Edmonds: ora
sta riscrivendo
gli otto titoli
pubblicati
come
Edmonds
che usciranno
nuovamente
in libreria ma
firmati Riley.
Attualmente
Lucinda vive
con la famiglia
— il marito e i
quattro figli —
tra la costa
del Norfolk,
in Inghilterra,
e il sud della
Francia
 I romanzi
di Lucinda
Riley, tradotti in
28 lingue — in
Italia sono
pubblicati da
Giunti —,
hanno venduto
cinque milioni
di copie in tutto
il mondo.
Da poco
la scrittrice
ha cominciato
a lavorare
a un progetto
per una serie di
7 libri, Le sette
sorelle, ispirata
alla mitologia
delle Pleiadi

di Matteo Persivale
C
inque milioni di copie vendute nel mondo, le traduzioni in 28
lingue e 38 Paesi, la
presenza abituale
nella top ten dei bestseller
americani del New York Times
e in vetta alle classifiche di
quattro Paesi europei tra cui
l’Italia (Giunti Editore ha pubblicati sei romanzi che hanno
venduto finora 300.000 copie),
il passaparola tra lettrici e lettori che scavalca le campagne
pubblicitarie dei colossi dell’editoria e che usa Twitter con
normalità, per raccontare quel
che si andrà a vedere a teatro
alla sera, non come arma di
marketing.
Numeri impressionanti che
Lucinda Riley accoglie sempre
con un certo humour: perché
lei, come autrice, ha avuto due
vite, con successo molto diver-
Il pubblico
«Non vincerò il Booker
Prize ma ho un
pubblico che mi segue
fatto di persone vere»
so, due cognomi diversi e una
pausa di riflessione (dopo la
fine di un matrimonio) nella
quale pensava che non avrebbe più scritto. Un ritorno senza
particolari aspettative che le
porta sei anni fa due milioni di
copie, il trionfo globale che
non ha sconvolto la vita di
un’azienda editoriale familiare
— il secondo marito è il suo
agente, la figlia maggiore di lui
la sua assistente, tutti contattabili via email attraverso il sito della scrittrice.
Sono storie classificate dall’editoria — che dei generi ha
bisogno — come romanzi al
femminile, romanzi rosa, narrativa popolare anche se le etichette sono difficili da applicare al lavoro di una scrittrice
che si documenta di persona
passando settimane in biblioteca, viaggiando in India e
Norvegia, che per scrivere un
libro musicale diventa esperta
— e invitata a parlare al museo
del compositore — di Edvard
Grieg. Lei, l’anti E.L. James di
«Cinquanta sfumature di gri-
gio» che alle scene di sesso
preferisce i flashback sulle vicende familiari dei personaggi, spiega al Corriere che «i
miei libri sono diversi e di difficile classificazione ma il
mercato e l’editoria hanno delle regole, da qui il tipo di copertine che gli editori scelgono per me, e il tipo di posizionamento nelle librerie. Non
mi lamento, ma è un dato di
fatto. A me interessano le storie familiari, le emozioni che
ci legano, lo scorrere del tempo. Non vincerò mai il Booker
Prize per gli argomenti che
tratto e, francamente, per come mi vesto, per i miei capelli
biondi. Ma ho avuto la fortuna
di trovare un pubblico che mi
segue e mi scrive, persone vere
che incontro, che mi raccontano le loro, di storie. È una necessità profondamente umana: ascoltare o raccontare una
storia. Dickens scriveva a puntate per i periodici. Le sorelle
Bronte venivano pubblicate
con pseudonimi maschili, era
forse letteratura “da donne”? Il
libro della mia vita è Cime tempestose. Tanti scrittori che
amo non hanno vinto premi
importanti. Parliamo della
grandezza di JK Rowling:
quanti premi ha vinto? È perché scrive di maghi? O perché
vende “troppo”?».
Riley crede nei cari vecchi
club del libro: Il giardino degli
incontri segreti (pubblicato in
Italia nel 2012 da Giunti) è stato selezionato da un importante book club inglese e ha
così venduto 2 milioni di copie. In questi giorni esce «Ally
nella tempesta» sempre da
Giunti, il secondo romanzo di
una serie di sette, «Le sette sorelle», ispirato alla costellazione delle Pleiadi.
«Il segreto? Ho degli amici
immaginari che per me diventano molto, molto reali: i miei
personaggi. Credo che la nostra infanzia, i nostri genitori, i
nostri amori definiscano chi
siamo. Credo che perdonare
chi ci ha fatto dei torti, magari
per malinteso amore, sia la via
d’uscita a tanto dolore che
portiamo con noi attraverso
gli anni. Credo che sia questo,
se c’è, il segreto: parlare al cuore con il cuore. Così scrivere —
e leggere — diventa una terapia».
di Elvira Serra
ara Nicita, dall’alto dei suoi sedici
anni, pensava di averle viste tutte
sulla Rete. Lei, del resto, il
computer lo usa con disinvoltura per
guardare video, fare i compiti, stanare
luoghi o cose su Google. «Insomma,
me la cavicchio». Trova sempre quello
che cerca e per lei è normale così. Non
si aspettava, invece, lo stupore del
signor Martino Amalberto, 83 anni
(sono insieme nella foto), una vita da
Gli esordi
La grande
stagione del
romanzo rosa
risale ai primi
anni del 900
quando
appaiono i
primi titoli di
Delly, poi
ripubblicati fino
agli Anni 50
In Italia
Dopo il boom
dei romanzi di
Delly, tradotti
da Salani, in
Italia gli Anni
30 vedono il
successo di
Liala, al secolo
Amalia Liana
Negretti
Odescalchi
La collana
All’inizio degli
Anni 80, dagli
editori
Mondadori e
Harlequin,
nasce la
collana
Harmony che
diventerà
sinonimo di
romanzo rosa
Il caso
Dal 2011 sono
diventati un
caso i romanzi
di Lucinda
Riley,
rilanciando il
romanzo rosa
nella stagione
delle Cinquanta
sfumature di
grigio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La showgirl
Il caso
Quando i nonni
imparano
(dai ragazzini)
a stare in Rete
S
Il fenomeno Lucinda Riley, 5 milioni di copie
Niente scene di sesso, tanti sentimenti
«Io parlo al cuore. E punto sul passaparola»
ILLUSTRAZIONE DI PAOLA FORMICA
Chi è
Il genere
barista al Tribunale di Asti, quando gli
ha mostrato sul monitor del computer
la sua casa al mare. Magia. Compiuta
tra i banchi dell’Ipsia Castigliano, dove
venti «nonni» stanno seguendo un
corso di alfabetizzazione digitale
guidati dagli studenti, in uno scambio
di competenze che è anche un
passaggio di storie intergenerazionale.
Il signor Martino, propriamente, non è
nonno, ma ha pronipoti dell’età di
Sara. Lui, il corso promosso da Poste
Italiane e da Fondazione Mondo
Digitale, lo sta seguendo con Rina
Franco, sua moglie dal 1958. «Ah,
quella brava è lei, che è giovane, a me
basta imparare a seguire la borsa su
Internet e le previsioni meteo».
«Quella brava» si schermisce: «Il
computer l’abbiamo preso a ottobre, ci
ha aiutato a sceglierlo una nipote.
Perché farlo? Intanto adesso abbiamo
più tempo, il bar lo abbiamo ceduto
un anno fa, non riuscivamo più a
tenere quei ritmi, pronti alle 6.45 con
il pane e il giornale, una tirata fino alle
quattro e mezzo, cinque, a seconda di
quando finivano le udienze.
Soprattutto, però, non volevamo
sentirci troppo esclusi: se accendi la
tivù ormai tutti ti dicono “www”,
“pìpìpì”...». La signora Rina vorrebbe
imparare a guardare i giornali online e
magari a spedire qualche email. «I
pagamenti su Internet però no, non
mi fido». I corsi, gratuiti, sono partiti
questo mese in tutta Italia, grazie alla
collaborazione degli istituti tecnici dei
principali capoluoghi di provincia e di
regione: gli studenti, facendo i tutor,
acquistano crediti per completare il
percorso scolastico. «È un compito
importante, una cosa bella», racconta
Melissa Gallo, 18 anni, che affianca la
signora Rita. «Mentre le mostravo le
cose fondamentali lei mi raccontava
della sua vita. Non siamo riuscite a
entrare nella sua posta elettronica
perché non si ricordava la password, i
nipoti gliene avevano già creata una,
ma lei non l’ha mai usata». Ogni
studente si prende cura di un
«nonno». Sarah Bianco, altra tutor di
17 anni, dice che al suo ha fatto vedere
su YouTube Tiziano Ferro. «Ma ho
capito che non gli piaceva e ho
ripiegato su Gianni Morandi». Infine
si sono ritrovati sulle partite vecchie
della Juve. «Sono tifosa anch’io».
@elvira_serra
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I giudici a D’Urso
«Alimenti arretrati
per 40 mila euro»
ROMA Dall’amore giurato all’al-
tare al rischio di sedersi sul
banco degli imputati. È la parabola del matrimonio di Barbara D’Urso, accusata dalla
Procura di non pagare gli alimenti all’ex marito, il ballerino Michele Carfora. Il pm Vincenzo Barba ha chiuso
l’inchiesta nei confronti della
conduttrice di Domenica Live,
contestandole il reato di violazione degli obblighi familiari
per non aver versato mille
euro al mese all’uomo da cui
divorziò nel 2008. Secondo i
conti degli inquirenti, la
showgirl dovrebbe dare a
Carfora circa 40 mila euro di
arretrati. (G. D. S.)
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