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Padri SACRAMENTINI
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Regina del Cenacolo
La devozione alla Vergine Maria in San Pier Giuliano Eymard
San Pier Giuliano Eymard invita i fedeli a fare dell’Eucaristia il centro della loro vita personale e comunitaria.
Uno dei più autorevoli studiosi di questo santo, traccia per noi la storia della sua vocazione eucaristica
fortemente segnata dalla devozione alla Madonna
Nel 1995, poco prima di Luigi Maria Grignion de
Montfort, san Pier Giuliano Eymard è stato inscritto
nel calendario liturgico della Chiesa cattolica.
Chi è il padre Eymard? Quale posto la Vergine Maria
ha occupato nella sua vita? E quale messaggio ci
lascia a questo riguardo?
La sua devozione verso la Vergine Maria si radica
nella sua infanzia e si rivela negli avvenimenti legati
ad alcuni santuari della Madonna.
Il santuario della Madonna del Laus
Il Laus: tenerezza di madre
Il primo santuario in ordine di tempo, e il più caro al suo cuore, è quello del Laus. Situato ad 80 chilometri da
La Mure, nella diocesi di Gap, la Madonna del Laus è, dal XVII secolo, un centro di pellegrinaggio per la
Provenza e il Delfinato.
All’età di 11 anni, Pier Giuliano vi arriva a piedi, tutto solo, mendicando il suo pane. «È là – scriverà più tardi –
che per la prima volta ho conosciuto ed amato Maria». Sua madre, Maddalena Pelorce, non aveva mancato di
inculcargli una tenera devozione verso la Vergine e tuttavia l’esperienza spirituale del Laus lo segnerà in
maniera indelebile.
Le condizioni di vita dei primi decenni del XIX secolo erano dure, e non meno rudi le forme di pietà marcate da
un forte rigorismo giansenista. Al Laus, la Madonna aiuta l’adolescente ad aprirsi all’amore.
A 12 anni, Pier Giuliano fa la sua prima Comunione e manifesta il suo proposito di diventare prete. Ma suo
padre si oppone. L’Eymard parte allora per un nuovo pellegrinaggio al Laus dove riceve dal padre Touche la
conferma della sua vocazione e l’eccezionale possibilità di comunicarsi tutte le domeniche.
Più determinato che mai, egli si mette ad imparare il latino, da solo, all’insaputa del padre. Nel mese di agosto
del 1828, mentre è al servizio di un prete a Saint-Robert, alle porte di Grenoble, egli viene a sapere
incidentalmente della morte di sua madre. Si precipita alla cappella dell’ospizio per affidarsi alla Madonna.
«Ho benedetto la Madonna del Laus – scriverà ormai alla fine della sua vita, nel 1865 – e quando morì la mia
povera mamma, in quel giorno la presi come madre e ai suoi piedi, nella cappella di Saint-Robert, le chiesi di
diventare prete».
«Da allora – scriverà ancora – io ho sempre provato la protezione di Maria in maniera del tutto speciale» (3
settembre 1839).
Qualche tempo dopo, il suo ideale sembra realizzarsi: egli entra tra gli Oblati di Maria Immacolata a Marsiglia.
Ma il suo impegno deve essere interrotto per il venir meno della sua salute. Ci vorranno lunghi mesi di
convalescenza e la morte del padre perché finalmente, nel 1831, si aprano per Pier Giuliano le porte del
seminario di Grenoble.
Nel corso del suo ministero di vicario parrocchiale a Chatte, egli riceverà una grazia particolare al «calvario di
Saint-Romans», dove imparerà a «vedere dapprima le cose dal punto di vista della bontà di Dio per l’uomo». È
la sua devozione mariana che l’ha condotto a questa visione positiva della vita cristiana.
Le sue attese vengono finalmente realizzate con l’ingresso tra i Maristi nel 1839; ora è un religioso in un
Istituto che porta il nome della Madonna. Il padre Eymard compie il suo noviziato a Lione e, da allora in poi, il
santuario della Madonna di Fourvière diventerà il luogo privilegiato della sua devozione: vi si reca almeno due
volte la settimana.
Fourvière: una chiamata
In uno dei primi ritiri del suo noviziato scrive: «Ho sentito in me il grande desiderio di vivere la vita della Beata
Vergine e di meditare continuamente la sua umiltà, la sua obbedienza, il suo amore divino. Domandare la luce
dello Spirito Santo attraverso Maria per conoscere la volontà di Dio su di me… per ottenere lo spirito della
congregazione marista» (28 agosto 1939). Egli si avvicina non solo alla vita nascosta di Maria a Nazareth ma
anche a quella vissuta nella prima comunità di Gerusalemme.
Attraverso questa vita nascosta e sconosciuta – un tema caro al padre Colin, il fondatore – la potenza di Dio si
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è manifestata in maniera straordinaria. Il padre Eymard assimilerà questa spiritualità e saprà trasmetterla
attraverso i suoi molteplici ministeri.
Direttore spirituale nel collegio di Belley, poi superiore a La
Seyne, egli forma i giovani ad una confidenza filiale verso
Maria ed arruola i più generosi nella Confraternita della
Vergine. Nello stesso modo, a Lione, dal 1844 al 1851, egli si
dedica ai laici del Terz’Ordine di Maria, col desiderio di
formarli ad una vita spirituale solida.
Nel Corpus Domini del 1845, il padre Eymard sente
un’attrazione eucaristica assai forte che segna il suo
ministero. Il 21 gennaio del 1851, mentre prega a Fourvière,
egli riceve l’ispirazione di consacrarsi ad un’opera
eucaristica. Scopre allora che l’Eucaristia è il rimedio
all’indifferenza religiosa e all’incredulità dei tempi.
Infine, una nuova grazia ottenuta a La Seyne-sur Mer, il 18
aprile 1853, lo conferma nel suo desiderio. Egli orienta dei
giovani, si prepara con alcuni preti e laici per creare un’opera
eucaristica. In tutte queste cose, egli prende coscienza che è
la Vergine Maria a guidarlo verso la nuova vocazione.
Quando apparirà chiaramente che l’opera non può essere
realizzata all’interno della Congregazione marista e che egli
deve lasciare la sua famiglia religiosa, confesserà che è
Maria ad aver condotto il tutto.
La Madonna del SS.mo Sacramento (C.Luzzi)
Meditando sulla Madonna, nel corso del suo lungo «ritiro di Roma», egli nota in effetti: «A Maria devo la
perseveranza, la vocazione e, più di tutto, la grazia del Santissimo Sacramento. Ella mi ha donato a suo Figlio
come servitore, suo figlio di predilezione» (11 marzo 1865). E, poco dopo: «Maria mi ha condotto per mano,
lei sola, al sacerdozio! Poi al Santissimo Sacramento!» (17 marzo 1865).
Nel Cenacolo, con Maria
Una volta che la sua congregazione è approvata dall’arcivescovo di Parigi, il p. Eymard scriverà a Margherita
Guillot per invitarla a unirsi alla sua opera: «Quanto al ramo femminile… noi non vogliamo associarci ad alcuna
comunità già esistente, ma formare delle vere adoratrici di Gesù Eucaristia sul modello della Madonna del
Cenacolo, che adora e vive accanto al divino tabernacolo» (1856).
La consacrazione a Maria, ha condotto il p. Eymard a consacrarsi all’Eucaristia; da allora egli si apre a una
nuova dimensione: da Nazareth al Cenacolo con Maria.
Che sappiamo noi del Cenacolo? La domanda si pone in tutt’altro modo per noi oggi. Ma nel XIX secolo, con
una devozione mariana fortemente segnata da rivelazioni private, il padre Eymard poteva immaginarsi Maria
che si comunica dalle mani di san Giovanni e in adorazione permanente davanti al tabernacolo. E tuttavia
l’intuizione profonda rimane.
Dopo l’Ascensione, Maria ha vissuto in seno alla comunità cristiana. Essa è presente, anche se non è nominata,
nella prima comunità di Gerusalemme di cui gli Atti tracciano dei resoconti esemplari: «Essi erano assidui
nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nella
preghiera» (Atti 2,42).
Per soffermarci su alcuni testi del padre Eymard, basterà qui ricordare
ciò che egli insegnava alle Ancelle del SS. Sacramento nel loro Direttorio.
Maria vi è presentata come madre e maestra di vita: «La grande
missione di Maria è quella di formare Gesù in noi, è la madre che si
occupa dell’educazione. Onorate in Maria tutti i divini misteri della sua
vita come altrettante tappe per giungere al Cenacolo. È la vita di Maria
nel Cenacolo che deve essere il modello e la consolazione della vostra
esistenza…».
Questa insistenza sul Cenacolo non è solo un ricordo storico ma riveste,
nel cammino del padre Eymard, un valore simbolico.
Nel 1864 egli aveva maturato il progetto audace – oggi ci appare
insensato – di acquistare il Cenacolo di Gerusalemme per farne un centro
di adorazione eucaristica. Nel corso del suo lungo soggiorno a Roma nel
1864-1865 per seguire queste trattative, egli passò nove settimane in
ritiro nell’attesa della risposta.
Scoprì così che ciò che davvero importava non era più il santuario del
Cenacolo o la creazione di una comunità a Gerusalemme, ma «il
Cenacolo in me - la gloria di Dio in me». Con il «dono della sua
personalità», voto che fece il 21 marzo 1865, egli ricevette una grazia
singolare di cui si trova traccia nella sua meditazione del 23 marzo:
«Adorazione della Santa Vergine del Verbo incarnato. Ecco il mio
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La comunione della Madonna,
tela di C.Luzzi.
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modello, Maria, prima adoratrice del Verbo incarnato. Io ho fatto a
Nostro Signore una grande domanda, quella di affidarmi alla Santissima
Vergine adoratrice come vera madre, di farmi partecipare… all’atto di
adorazione continua che compiva mentre portava il Verbo incarnato nel
suo seno».
Secondo la tradizione, poco prima della sua morte, il primo maggio 1868, inaugurando il mese di Maria al
noviziato di Saint-Maurice, vicino a Parigi, il padre Eymard invitò i suoi figli ad onorare Maria sotto il titolo di
«Madonna del Santissimo Sacramento». E questa è l’ultima testimonianza della sua pietà mariana.
Il messaggio per noi
Che sappiamo di Maria nel Cenacolo? Come possiamo indovinarlo dagli Atti degli Apostoli, ella era presente in
questa prima comunità di Gerusalemme, fedele «nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nella
preghiere». Ha vissuto nella fede e si è nutrita dell’Eucaristia. Che dire?
A livello della vita sacramentale della Chiesa, Maria ci aiuta a percepire il posto centrale dell’Eucaristia nella
nostra vita personale e nella crescita delle nostre comunità. La sua presenza materna a Cana, che si è
manifestata con l’ordine dato ai servi «Fate ciò che egli vi dirà», non è senza legame con il comandamento di
Gesù quando viene la sua «ora»: «Fate questo in memoria di me».
Al seguito del padre Eymard, noi possiamo domandare a Maria la grazia di scoprire, in una fede sempre più
profonda, le ricchezze dell’Eucaristia attraverso la partecipazione sacramentale e la preghiera d’adorazione.
Maria ci può dare il gusto dell’interiorità, insegnarci a vivere in comunione con il Signore, a dimorare in lui, per
portare molti frutti. Come scrive il cardinal Danneels: «Dio solo sa ciò che passa nel cuore di quegli adoratori in
spirito e verità che esprimono il loro amore vegliando per notti intere accanto all’Eucaristia. In queste ore,
l’uomo è trasformato da ciò che adora; egli prende parte alla Pasqua del Signore, alla sua morte e risurrezione.
Così nasce l’uomo eucaristico, uomo colmo di stupore e di contemplazione, abitato dalla gioia e dalla pace
interiore. Così nasce l’uomo mariano, che porta in sé il suo Signore nella fede, uomo visitato da Dio, che
irraggia i suoi doni…».
Infine, la Madonna ci rivela la fecondità apostolica di una vita cristiana nutrita dall’Eucaristia e vissuta nella
disponibilità quotidiana allo Spirito Santo, con un cuore desideroso di realizzare grandi cose, anche
nell’esistenza più modesta. La crescita della prima comunità di Gerusalemme e il vigore del suo slancio
missionario non sono estranei alla presenza di colei che possiamo onorare come la «Regina del Cenacolo».
Nella sua enciclica «Redemptoris mater», il Papa evoca in questi termini la presenza di Maria agli inizi della
Chiesa: «Essa era presente in mezzo ad essi (i fedeli) come una testimone eccezionale del mistero di Cristo. E
la Chiesa era assidua nella preghiera con lei, e nello stesso tempo la contemplava nella luce del Verbo fatto
uomo. Sarà sempre così».
Solo la contemplazione può andare al di là di ciò che le nostre parole possono significare o suggerire e, con
l’aiuto di Maria, farci penetrare nel cuore del mistero trinitario.
André Guitton
La bella Signora che piange
Nel settembre del 1846, due pastorelli videro una «bella signora» che piangeva sui pascoli della Salette.
Contemporaneo della apparizione, il padre Eymard vi ha creduto ed ha difeso questa devozione del suo tempo.
Ecco i legami tra quei fatti straordinari e l’«apostolo dell’Eucaristia»
Ecco brevemente i fatti: il 19 settembre 1846, la Madonna si manifestò sotto i tratti di una «bella signora» a
due pastorelli, Massimino Giraud e Melania Calvat, sulle chine del Gargas a 1800 metri d’altezza, nel territorio
di La Salette. L’apparizione invitò i ragazzini alla confidenza, annunciò loro i mali che dovevano
sopraggiungere, li esortò alla conversione e alla preghiera, alla santificazione della domenica e alla penitenza e
domandò che il suo messaggio fosse trasmesso «a tutto il suo popolo».
La sera stessa, i due pastorelli raccontarono – prima alla
frazioncina di Ablandens e poi a La Salette – ciò che era
loro accaduto. La notizia si diffuse in un battibaleno,
provocando adesione e conversione insieme con scherni e
rifiuti.
A quel tempo il padre Eymard era marista. Risiedeva a
Lione dove esercitava la carica di Visitatore generale, primo
aiutante dunque di padre Colin. Egli fu informato
dell’avvenimento attraverso la stampa, ma anche da sua
sorella Marianna e, certamente, da molti altri con cui era in
relazione epistolare. La prima testimonianza d’Eymard sulla
Salette la troviamo in una lettera che egli indirizza a sua
sorella il 13 dicembre del 1846. «In pochi giorni, tutta Lione
non parla che di questi avvenimenti. E da qualsiasi parte
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non ci si occupa d’altro che de La Salette».
Quasi subito, dopo essersi debitamente informato, il padre
credette nella veracità dell’apparizione. «In quanto a me e
alla nostra comunità – aggiunge – noi abbiamo creduto alla
cosa». E sottolinea l’evidenza del messaggio di La Salette
aggiungendo: «C’è tanto male!».
Il Santuario de La Salette
Originario di La Mure d’Isère – La Salette non è che a 25 chilometri da La Mure – sacerdote della diocesi di
Grenoble, il padre Eymard si era informato da buone fonti. Egli conosceva l’abbé Mélin, parroco di Corps, l’abbé
Cat, arciprete di La Mure e quel padre Rousselot, suo antico professore al seminario di Grenoble, che diventerà
il responsabile ufficiale dell’inchiesta sui «fatti de La Salette». In seguito, infine, lo stesso p. Eymard incontrerà
uno dei veggenti, Massimino, e si intratterrà con lui.
«Quanti buoni frutti»
Il 19 settembre del 1851, il vescovo mons. De Bruillard pubblicò un decreto dottrinale in cui riconosceva la
verità dei fatti di La Salette e autorizzava il culto pubblico sui luoghi dell’apparizione. L’anno seguente poi, lo
stesso prelato lanciò l’iniziativa per la costruzione di un santuario e la creazione di una nuova congregazione, i
Missionari de La Salette.
Il padre Eymard è in profonda sintonia con il giudizio di mons. De Bruillard. Quando gli capiterà di incontrare
dei detrattori – tra di essi il suo amico il Curato d’Ars e mons. Depéry vescovo di Gap – egli farà pesare la sua
autorità per affermare il carattere soprannaturale dei fatti de La Salette.
Senza esitazioni, il padre Eymard si fa promotore del culto della Madonna de La Salette. Così nelle sue lettere
ci sono accenni all’acqua de La Salette che egli non solo si procura (venti litri!) ma anche distribuisce
personalmente; non di raro, poi, raccomanda all’attenzione di sua sorella a La Mure alcune persone in
pellegrinaggio verso La Salette. Ma ci sono soprattutto gli accenni agli avvenimenti straordinari, alle guarigioni
miracolose ottenute in risposta alle preghiere innalzate in onore della Madonna de La Salette.
La prima in ordine di tempo riguarda Margherita Guillot. Terziaria di Maria, diretta spiritualmente dal p.
Eymard, questa donna Lionese di fragile costituzione lavorava con le sue sorelle in una stireria di piazza
Bellecour, a Lione. Il 30 maggio del 1848, dovette mettersi a letto e il suo stato di salute s’aggravò a tal punto
che il 30 agosto il p. Eymard le amministrò l’estrema unzione e il viatico. Il giorno successivo egli cominciò una
novena di preghiera alla Madonna de La Salette.
L’8 settembre, mentre il p. Eymard celebrava la Messa nella cappella del Terz’Ordine, a Margherita ritornarono
le forze: si alzò dal letto, si vestì da sola (cosa che, negli ultimi tempi, le era stata impossibile), e cominciò a
camminare. Ritornate dalla Messa, le sorelle non potevano credere ai loro occhi: Margherita era guarita! Essa
promise di fare un pellegrinaggio di ringraziamento a La Salette. Così il giorno successivo, il 9 ottobre, essa
lasciò Lione con due delle sue sorelle; fece sosta a La Mure, in casa Eymard. Poi il 12, si inerpicò sulla
montagna a dorso di mulo e ne ridiscese a piedi. «La poca fatica che mi era restata, è ormai completamente
scomparsa» nota qualche giorno dopo.
Il padre Eymard attese l’8 dicembre per trasmettere al parroco di La Salette una relazione della guarigione con
l’attestazione del medico curante, il dottor Berlioz. In seguito Margherita Guillot si associerà al padre Eymard
nella fondazione della congregazione delle Ancelle del SS.mo Sacramento.
Dieci anni più tardi, in una lettera indirizzata alla signorina De Brissac, l’Eymard fa il racconto di un’altra
guarigione miracolosa avvenuta nel settembre del 1858; guarigione che ebbe per protagonista una donna di
trentuno anni – che non poté essere identificata – guarita istantaneamente alla semplice invocazione della
Madonna de La Salette quando ormai era creduta da tutti morta. L’indomani mattina la miracolata si
comunicava alla messa delle sei, dalle mani del padre Eymard.
Qualcosa di simile capitò, poco tempo dopo, a Adèle Julhien di Marsiglia che, spossata dalla malattia, fu
ricoverata in un ospedale di Parigi. Era ormai rassegnata all’inevitabile quando il p. Eymard, venutolo a sapere,
le consigliò di fare una novena alla Madonna de La Salette. Nonostante il suo scetticismo la donna acconsentì.
Il terzo giorno essa fece l’atto di affidamento alla Vergine Maria; il nono giorno, dopo la comunione, si alzò in
piedi e riprese la sua abituale attività. Era guarita. Era il 25 ottobre. Proprio lei, che aveva rifiutato i fatti
dell’apparizione, guadagnò alla nuova causa quasi tutta Marsiglia.
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Il padre Eymard racconterà di questa e di altre grazie particolari, nel corso dei suoi pellegrinaggi a La Salette e
soprattutto in occasione delle predicazione che dovette tenervi.
Il difensore de La Salette
L’apparizione de La Salette fu contestata fortemente. La stampa liberale o anticlericale si impossessò
dell’avvenimento per negarlo in nome del razionalismo o per farsene beffa. In ciò niente di straordinario.
Ma ci furono altri oppositori, quelli che il padre Eymard chiamò i «saggi ecclesiastici». Essi non ammettevano
che la Madonna avesse potuto apparire «a quei ragazzi», intendendo con ciò i due veggenti poveri e ignoranti.
Nelle loro fila bisognerà notare la singolare presenza del Curato d’Ars e di mons. Depéry, vescovo di Gap.
È ben conosciuto l’irraggiamento spirituale di Giovanni Maria Vianney, il
«mitico» Curato d’Ars. Nel mese di settembre del 1851, Massimino fu
condotto ad Ars per incontrarlo. Aspramente rimproverato da don
Raymond, viceparroco del santo Curato, Massimino rispose in maniera
ambigua alle domande poste dal Vianney.
A partire da questo incontro, il Curato d’Ars rifiuterà di benedire
immagini e ricordi de La Salette. Naturalmente la cosa conobbe un’eco
considerevole e quanti si opponevano a La Salette non si fecero scrupolo
di sfruttare l’accaduto a loro vantaggio.
Il padre Eymard che si era intrattenuto con Massimino a Lione mentre
costui ritornava da Ars, non poté trattenersi dallo scendere in campo. La
sua corrispondenza con il vicario generale di Grenoble, il padre
Rousselot, è rivelatrice a questo proposito. Eymard ricorda i fatti e non si
sottrae dal dare un giudizio severo sul suo santo amico:
«Il Curato d’Ars dice il sì e il no; mi sembra che, in questo caso, si dia
troppa importanza all’opinione del signor Curato d’Ars. Essa invece è
assai ordinaria in rapporto alla cosa da giudicare; anzi, spesso è carente
sotto il profilo del giudizio critico» (lettera del 6 marzo 1851).
Guppo statuario della
Madonna de La Salette.
Nel 1857 la signorina Julhien, la miracolata di Marsiglia, si recò ad Ars. Senza averla mai incontrata prima,
Giovanni Maria Vianney la salutò in questi termini: «Ah, cara figlia mia, voi siete stata guarita dalla Madonna
de La Salette!». Il Curato d’Ars aveva indovinato la sua guarigione miracolosa! «È il padre Eymard che vi ha
fatto fare questa novena e che vi ha ottenuto il miracolo. È un santo». D’ora in avanti il Curato d’Ars sarà
liberato dai suoi tormenti a proposito della Madonna de La Salette e non avrà difficoltà a riconoscere i favori
ottenuti in questo santuario.
Alla morte di mons. de Bruillard, gli oppositori dell’apparizione vollero riaprire il processo con il suo successore,
mons. Ginoulhiac. Il loro capofila, M. Cartellier, pensava addirittura di fare appello al Papa.
Il vescovo di Gap, in occasione di una sua visita a Roma nel giugno del 1854, si dedicò ad una campagna di
denigrazione riguardo a La Salette. Non solo: quando Cartellier ebbe redatto la sua «Memoria al Papa», egli la
annotò personalmente prima di consegnarla al cardinale De Bonald, arcivescovo di Lione, perché fosse
trasmessa a Roma. Lo stesso cardinale, il 29 luglio, informò mons. Ginoulhiac di questo ricorso.
Il padre Eymard, informato della cosa a La Seyne-sur-Mer dove era superiore del collegio Santa Maria, scrisse
al suo amico Rousselot. Gli ricordò i servigi che aveva reso in favore del santuario de La Salette. Sopratutto gli
rivelò la campagna d’opinione provocata da mons. Dupéry, «che ha perso la confidenza del suo clero e ha
perso pure la testa», notava di passaggio. Egli spingeva Rousselot a recarsi subito a Roma per ristabilire la
verità dei fatti.
Costui prese la strada di Roma il 29 luglio 1854. Roma rinunciò ad invalidare il giudizio di mons. de Brouillard.
La memoria fu rinviata a Grenoble e, il 4 novembre 1854, mons. Ginoulhiac pubblicò un decreto che dirimeva
la questione de La Salette in maniera definitiva.
Sulla «santa montagna»
Il 18 agosto del 1852, il padre Eymard si recava a La Salette per la prima volta. Abbia egli atteso il giudizio del
vescovo per unirsi ai pellegrini o sia stato impedito dal potervisi recare prima, non si sa. Ciò che è certo è che
la sua gioia è grande. Con il fervore che gli si conosce, egli scrive sull’album dei pellegrini: «Se non avessi la
fortuna di essere marista, chiederei al mio vescovo – come la più grande delle grazie – di consacrarmi corpo e
anima al servizio della Madonna de La Salette! Ho avuto la fortuna di proclamare per primo, a Lione, il fatto
miracoloso dell’Apparizione. Sono felice oggi di venire a baciare con amore e riconoscenza questa terra
benedetta, questa montagna di salvezza».
Sua sorella Marianna e Annette Bernard lo accompagnavano. Da allora, quando le circostanze glielo permisero,
egli ritornò sempre con gioia a visitare il luogo dell’apparizione. Nel 1853 iniziarono i lavori della basilica e della
locanda per i pellegrini. Egli poté seguirne lo sviluppo.
Nel 1863, ritornando da Roma dove aveva ottenuto il decreto di approvazione della congregazione dei padri
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Sacramentini, il padre Eymard fece dapprima tappa al Laus e poi salì a La Salette. «Sono passato per le Alpi –
scrisse il 14 luglio –. Eccomi a La Salette, ai piedi della Santa Vergine. Dieci anni fa venni a confidarle il
progetto della nuova Congregazione; è giusto perciò che oggi venga ad offrirle il primo frutto».
Tra i tanti pellegrinaggi dal padre Eymard a La Salette, ricordiamo i due che vi compì, a qualche settimana di
distanza l’uno dall’altro, nel corso dell’estate del 1865. Sua sorella era gravemente malata e il p. Eymard passò
un mese presso di lei per assisterla e riconfortarla. Dopo di che credette di dover ritornare a Parigi, ma il
progressivo aggravarsi della malattia lo ricondusse a La Mure. Nel corso di questi due soggiorni, il p. Eymard
salì a La Salette per affidare sua sorella all’intercessione della Madonna.
La cronaca del santuario conserva tracce di queste visite. A quella data, la costruzione della basilica era
terminata, almeno nel suo insieme. La sera del primo agosto, il padre Eymard è invitato a rivolgersi ai
pellegrini: egli li esorta ad accogliere il messaggio della Madonna e, per sviluppare la loro confidenza
nell’intercessione di Maria, racconta la guarigione di cui aveva parlato nella sua lettera alla signorina De Brisac.
La sua parola impressionò gli ascoltatori.
Nuova predicazione quando il padre Eymard ritornò a La Salette l’11 settembre. Attraverso una
argomentazione solidamente costruita, egli mostrò come il messaggio de La Salette è una denuncia dei tre
flagelli della società: il razionalismo, il sensualismo e il materialismo. Nelle sue parole esortava ad accogliere il
messaggio della Madonna che invita alla fede, alla penitenza, alla preghiera e alla vita cristiana. Egli
concludeva la sua esortazione con il racconto della conversione di un incredulo con il ricorso alla Madonna de
La Salette.
Un posto privilegiato
Questi fatti sottolineano anche i legami di stima e di amicizia che egli intrattenne con i primi Missionari de La
Salette.
Dal 1846, l’avvenimento de La Salette occupa un posto privilegiato nella vita del padre Eymard. A tal punto
che si è ipotizzato un legame con la sua missione di fondatore. È vero? E se sì, in quale misura?
Bisognerà anzitutto ricordare che il padre Eymard ha sempre manifestato una devozione particolare verso la
Madonna, devozione espressa con le visite a numerosi santuari. Basti pensare alla Madonna del Laus, a quella
della Guardia di Marsiglia, all’Osier, al santuario lionese di Fourvière, alla Madonna delle Vittorie a Parigi…
D’altra parte, negli anni di vita del p. Eymard, la Madonna appare in Francia per tre volte: nel 1830 alla Rue du
Bac a Parigi, nel 1846 a La Salette e, infine, a Lourdes nel 1858. Di quest’ultima non troviamo traccia nella
corrispondenza del p. Eymard. Egli non ignora la Rue du Bac, e ne distribuisce volentieri le medaglie (la
Madonna con le mani aperte sul mondo) ai suoi ragazzi che devono fare la prima comunione. Ma la Salette
occupa un posto a parte.
Perché? Senza dubbio gioca un ruolo importante la prossimità dei luoghi. Egli è fiero della fede dei suoi
conterranei, ma se crede alla veridicità di certi fatti, è perché si è informato. Ha incontrato Massimino.
L’Apparizione aveva utilizzato il dialetto della regione di Corps e il padre Eymard lo capiva bene. Come
abbiamo visto, attende il giudizio del vescovo per recarvisi in pellegrinaggio. Ma da allora in poi la Salette sarà,
per lui, inseparabile dal Laus.
Ma che legame c’è – se c’è – tra la Salette e la sua missione di fondatore? In realtà, nei diari dei suoi «Ritiri»,
il p. Eymard cita Fourvière e La Seyne come luoghi legati alla sua grazia di fondazione. Significa allora che la
Salette non ha alcuna incidenza sulla sua vocazione di fondatore? Ricordiamo che nel 1863 egli va a rendere
grazie a La Salette e al santuario del Laus per la realizzazione del progetto che aveva concepito dieci anni
prima. Il legame, come si vede, c’è ma è inserito in un contesto più ampio. Noi sappiamo che la vocazione
specifica del p. Eymard nasce da una presa di coscienza dei bisogni pastorali della sua epoca. Il suo ministero
a Lione, le sue missioni parrocchiali, specialmente quella di Châlon sur Saône nel 1851, gli rivelano quella
indifferenza religiosa che si spande in maniera inarrestabile, come scrisse a Tholin-Bost il 17 ottobre 1851.
In questo contesto, egli accoglie il messaggio de La Salette come una chiamata profetica che denuncia i peccati
del suo tempo ed invita vigorosamente alla conversione. Pensiamo alla santificazione della domenica, al
rispetto del nome di Dio, alla penitenza durante la quaresima, alla preghiera.
Il p. Eymard è ugualmente sensibile all’annuncio dei mali che stanno per abbattersi su quella società
industriale nascente, così fiera delle sue conquiste ma così poco attenta all’uomo e alla sua dignità. Nella sua
corrispondenza, il p. Eymard parla delle epidemie, della carestia, della mortalità infantile.
Il messaggio della Madonna de La Salette ha sostenuto il padre Eymard nella presa di coscienza dei bisogni
spirituali del suo tempo e i suoi pellegrinaggi appaiono come una risposta agli appelli della Vergine Maria.
Quale gioia quando apprende che il Santissimo Sacramento, in certe circostanze, è esposto all’adorazione dei
fedeli nella basilica sorta sulla santa montagna…
Per concludere, si potrà dire che La Salette è stata un avvenimento nella sua vita che viene ad aggiungersi alla
sua devozione verso la Madonna del Laus. A partire dal 1852, nella devozione di san Pier Giuliano i due
santuari sono legati. Come se il messaggio trasmesso a Benedetta Rencurel fosse riattualizzato attraverso
quello di Massimino e Melania.
Sul suo letto d’agonia a La Mure, in quel primo agosto 1868, nella speranza di una guarigione, si passò attorno
al corpo del p. Eymard una cintura benedetta al santuario della Madonna del Laus; ed è tenendo nelle sue
mani una statuetta della Madonna de La Salette che egli rese la sua anima a Dio.
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13/02/2010
Padri SACRAMENTINI
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André Guitton
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