Rovigo - la settimana
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Rovigo - la settimana
2 la Settimana comunità Religiosi e religiose in diocesi Verso l’anno de “La vita consacrata” Preghiera ed impegno Ha stupito Papa Francesco dedicando il 2015 alla Vita Consacrata! Certo il Papa pensava alla intera Chiesa cattolica, con il cuore aperto all’umanità tutta. Il rapporto più intimo di persone che si innamorano di Dio e gli consacrano tutta la vita diviene fatto che coinvolge l’uomo, ogni uomo. Ma all’interno della Chiesa, è divenuto un evento quest’annuncio. Il Papa indica nella “vita consacrata” una strada speciale che porta alla realizzazione del Vangelo e alla santità. Vivere il Vangelo Già Paolo VI° più volte ricordava che” l’umanità ha più bisogno di testimoni che di maestri”! Mi ha sempre fatto impressione che molti dei fondatori – e sono tanti - istituivano Ordini e Congregazioni religiose per vivere integralmente il Vangelo. Ora il richiamo suona invito a vivere il Vangelo integralmente. Il “vivere il vangelo” per annunciarlo è missione della Chiesa tutta. Per la nostra Diocesi non possiamo ignorare che il Vescovo ha destinato il prossimo anno pastorale a d essere “Popolo di Dio in missione”. E’ invito ad essere testimoni. E’ invito a porci il problema di come realizzare il Vangelo in modo esemplare. La Vita Consacrata e la nostra Chiesa E la riflessione sulla vita Consacrata diviene attuale, diviene problema dell’intera Chiesa diocesana. E’ prima di tutto un problema che impegna a scoprire i segni di quelle “chiamate” che portano a “consacrarsi”. Dio chiama anche oggi, soprattutto oggi che la gente sembra aver perduto il senso del rapporto con Dio. Spesso si chiede la presenza del Consacrato e della Consacrata ed è il modo con cui dire che il problema interessa. Ora è il momento non solo del porsi il problema, ma anche di avviarlo a soluzione. Pregate il Padrone … Gesù dice: “Pregate il padrone della messe perché mandi …”. La preghiera! La preghiera come prima e umile risposta. La preghiera personale e comunitaria. La preghiera liturgica, che è puntualmente indicata dal calendario liturgico nel “1° giovedì del mese”! La preghiera spicciola e piccola, che è alla portata di tutti. Dalla preghiera di ringraziamento per la presenza dei Monaci Olivetani a Lendinara al Santuario di N.S. del Pilastrello; dei Padri Cappuccini al Convento di accoglienza di vocazioni di Lendinara; al Convento Comunità vocazionale di Rovigo,; dei Frati francescani dell’Immacolata al convento di Adria; dei Servi della Carità a Fratta Polesine e a Trecenta. Preghiera che è ringraziamento per i due Monasteri di Clausura a Rovigo in via Baseggio, 8 e in via Pascoli,28; per le Religiose Ancelle della carità a Badia; delle Figlie della Carità a Granzette e Boara; delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Lendinara e Rovigo; delle Figlie di S. Maria della Provvidenza a Fratta P., San Bellino e Trecenta, dell’Istituto di N.S. del Carmelo a Pissatola; delle Suore Pie Operaie di San Giuseppe a Gaiba; delle Suore Sorelle della Misericordia a S. Apollinare; delle Suore Amiche di Gesù a Ficarolo; delle Suore Carmelitane di S. Teresa di Torino ad Adria Cattedrale e San Vigilio; delle Suore Pastorelle a Corbola; delle suore Missionarie del Lieto Messaggio a Canalnovo e Gaiba; delle Suore Orsoline a Castelmassa; delle Suore Serve di Maria Riparatrici a Adria, Ariano, Costa, Rovigo Centro Mariano e Casa Dolores; delle Suore Terziarie Elisabettine a Baruchella e delle Suore di Bene – Tereziya alla Casa del Clero a Rovigo. E della preghiera di Umili suppliche E con la preghiera di umile supplica, perché le risposte di ragazze e giovani siano sempre più numerose e non vengano a mancare queste preziose e generose testimonianze segno della bontà del Signore che con i loro carismi ci facilitino il vivere ed annunciare il Vangelo, ed essere veramente Popolo di Dio in Missione. Ricchezza di carismi La preghiera si fa apertura di animo e di mente per avere il coraggio di orientare i nostri giovani e le nostre ragazze là dove possono realizzare la loro chiamata e non aver paura di lasciarli intraprendere nuovi cammini. Quei cammini che lo Spirito Santo sempre suscita per facilitare agli uomini e alle donne di buona volontà, l’avvento del Regno. Il Delegato vescovile per la Vita consacrata La saggezza 1 Re 3, 5.7-12; Romani 8,28-30; Matteo 13, 44-52 della rete che raccoglie ogni tipo di pesce, compresi quelli “impuri”, secondo le norme alimentari codificate dalla legge biblica e dalla tradizione giudaica, è una ripresa della parabola del grano e della zizzania, cioè del contrasto bene-male che sarà risolto solo alla fine dei tempi con il giudizio divino. Paolo ci dice che il destino ultimo di tutta l’umanità redenta, ma anche di tutto l’essere è, dunque, una rigenerazione, una ri-creazione. E tutto questo fa parte di un “disegno” divino che ci precede e ci supera, e che Paolo rappresenta con cinque verbi (conoscere, predestinare, chiamare, giustificare, glorificare). È un cerchio di salvezza e di pienezza che parte da Dio e ritorna in Dio, e che ha come meta la nostra partecipazione alla gloria della risurrezione, offerta a noi in Cristo, risorto e glorioso. A far sintesi potrebbe aiutarci sant’Agostino: “Insegnami la dolcezza ispirandomi la carità, insegnami la disciplina dandomi la pazienza e insegnami la scienza illuminandomi la mente”. La sapienza mette in campo la scelta e il discernimento. Come si prospetta il rapporto tra la scelta e la conoscenza? La decisione implica sempre un margine di rischio legato anche alla parziale mancanza di informazioni in cui ci troviamo a decidere. La scelta non è esente da questo rischio perché anche in essa sappiamo e insieme non sappiamo. La scelta – quando è scelta dell’altro, della verità, del bene o della propria vocazione – si basa sul sapere per in- POPOLO DI DIO IN MISSIONE Dopo cinquant’anni... ringraziamento per la presenza delle Consacrate negli istituti secolari: delle Angeline ad Adria; delle Missionarie della Regalità di N.S.G.C.; delle Oblate di Cristo Re; della Famiglia Missionaria della Redenzione e della Mamme della Piccola Casa San Leopoldo di Rovigo. XVII DOMENICA - A Tutto è semplice, evidente, chiaro in questa domenica nella quale la Parola orienta alla saggezza umile, capace di scelte intelligenti, guidata da Dio. I conti finali li tira Dio con un giudizio severo per chi non ha voluto capire, ma esaltante per chi ha accettato l’amore di Dio che guida alla gloria. Il Signore concede il dono della sapienza a Salomone. Nel santuario di Gabaon, il maggiore di quei tempi, Salomone celebra il rito solenne della inaugurazione del suo regno con un colossale sacrificio d’olocausto. È lassù che Salomone ha una visione notturna. Nel dialogo che Salomone ha con Dio emerge limpidamente quel profilo che dominerà anche nei secoli successivi: egli è il perfetto sapiente e, per questo, anche il perfetto uomo di governo, su cui scende la benedizione divina, rappresentata – come sempre nella tradizione biblica – dal benessere e dal successo. Le espressioni sapienziali (tipiche di un modo di esprimersi e di vivere che più tardi conosceremo nella Bibbia) in questo dialogo sono numerose: il cuore che sa giudicare il popolo, distinguere il bene e il male, l’intelligenza per ben discernere il diritto, il cuore savio e perspicace. Matteo ha raccolto nell’unità del suo vangelo diverse parabole di Gesù. Quelle del tesoro e della perla sono gemelle tra loro e hanno lo scopo di esaltare il valore primario del regno di Dio, al quale bisogna sacrificare ogni altra realtà. Quella domenica 27 luglio 2014 timità, sulla conoscenza partecipativa, sul riconoscimento che è proprio dell’amore. Quest’ultimo sembra richiesto essenzialmente dalla necessità quotidiana di confrontarci con il bene e il male. Ma questa alternativa non sempre si presenta in modo così netto. Sovente siamo chiamati a scegliere rispetto a possibilità differenti che si presentano però tutte come buone. E non è detto che ciò sia dovuto soltanto al fatto che anche il male tende a travestirsi, a proporsi come se fosse il contrario di quello che è. Capita pure di dover scegliere tra realtà di valore effettive, tra beni differenti, senza sapere come contemperarli e ordinarli. Alla scelta non è risparmiato il conflitto tra valori che, nella concretezza delle situazioni, si mostrano antagonisti. La saggezza nello scegliere sta quindi nell’attenzione a valutare tutte le ragioni in gioco, a coordinare i valori stessi che sono implicati senza eliderli, riportandoli anzi al loro criterio ultimo, il dono divino di un cuore saggio e perspicace, dono del suo amore.. Già il fatto che il tipo di conoscenza su cui si fonda la scelta sia quello della conoscenza per intimità e partecipazione suggerisce che questo criterio ultimo è dato, nella condizione umana, dall’amore. Sappiamo bene, del resto, che una simile capacità di amare è per noi al centro di un cammino di apprendimento e di dono che dura la vita intera e che dovremo fare certo in prima persona ma non da soli. d. Dante Cosa ci è successo in questi ultimi cinquant’anni? Ci è successo troppo. La società democristiana, il sessantotto che ha derealizzato le conquiste del Concilio per certi versi o le ha esasperate o enfatizzate, “mani pulite”, la riunificazione tedesca, la sensibilità donna o uomo, prete o laico, politica... Siamo passati da una Chiesa gerarchica, maschile, sacrale, maggioritaria, centrata sull’amministrazione degli strumenti di grazia ad una Chiesa minoritaria, esposta, fraterna, comunitaria, o sgangherata? Il seminario diocesano pellegrino in quattro sedi diverse... Il corpo, il benessere ha il sopravvento sull’anima, il temporale sull’eterno, le emozioni e gli affetti su ragione e volontà. Il dogma, il nesso tra peccato e redenzione per la croce. Liturgia rovesciata nella lingua, collocazione del celebrante, musiche e strumenti, prediche e microfoni. Siamo passati da un Gesù divino, al fratello che ci accompagna; da una religiosità giuridica ad una religiosità privata o di gruppo associativo... Da una chiesa europea a una chiesa mondiale... E’ possibile una parrocchia-comunità, popolo di Dio in missione? Ovviamente ci vogliono cento anni per smaltire una tale rivoluzione. E’ così, forse anche grazie a Dio è così. “Il tempo è superiore allo spazio” ci dice Papa Francesco che viene dalla fine del mondo. Meritano una meditazione seria i numeri 222-225 dell’Esortazione Evangelii Gaudium. “Vi è una tensione bipolare tra la pienezza e il limite. La pienezza provoca la volontà di possedere tutto e il limite è la parete che ci si pone davanti. Il “tempo”, considerato in senso ampio, fa riferimento alla pienezza come espressione dell’orizzonte che ci si apre dinanzi, e il momento è espressione del limite che si vive in uno spazio circoscritto. I cittadini vivono in tensione tra la congiuntura del momento e la luce del tempo, dell’orizzonte più grande, dell’utopia che ci apre al futuro come causa finale che attrae. Da qui emerge un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo è superiore allo spazio. Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. E’ un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci. A volte mi domando chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi che costruiscano un popolo, più che ottenere risultati immediati che producano una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana. La storia forse li giudicherà con quel criterio che enunciava Romano Guardini: «L’unico modello per valutare con successo un’epoca è domandare fino a che punto si sviluppa in essa e raggiunge un’autentica ragion d’essere la pienezza dell’esistenza umana, in accordo con il carattere peculiare e le possibilità della medesima epoca». Questo criterio è molto appropriato anche per l’evangelizzazione, che richiede di tener presente l’orizzonte, di adottare i processi possibili e la strada lunga. Il Signore stesso nella sua vita terrena fece intendere molte volte ai suoi discepoli che vi erano cose che non potevano ancora comprendere e che era necessario attendere lo Spirito Santo (cfr Gv16,12-13). La parabola del grano e della zizzania (cfr Mt13, 24-30) descrive un aspetto importante dell’evangelizzazione, che consiste nel mostrare come il nemico può occupare lo spazio del Regno e causare danno con la zizzania, ma è vinto dalla bontà del grano che si manifesta con il tempo”. d. Dante Bellinati