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D. GIAGNORI/EIDON
DOSSIER
V. GHIRDA/AP
M. GIORGETTI
Fiore all’occhiello dell’Economia di
Comunione è il Polo Lionello Bonfanti che
sorge a Incisa Val d’Arno, a pochi chilometri
dalla famosa cittadella internazionale di Loppiano, in provincia di Firenze. Inaugurato
nell’ottobre del 2006, il Polo Bonfanti rappresenta il terzo punto di riferimento della
strategia economica dei Focolarini; altri due
Poli, molto più piccoli e con caratteristiche
diverse, erano già sorti in precedenza in Brasile e Argentina. Questa grande struttura
polifunzionale è intitolata al magistrato Lionello Bonfanti, che della cittadella focolarina è stato responsabile per i rapporti con le
istituzioni, per sottolinearne la “vocazione”
non solo economica ma anche civile. Infatti,
le 22 aziende che oggi sono presenti al Polo
provengono da settori produttivi, commerciali e di servizi, ponendosi come una comunità aperta al territorio, accogliendone le
istanze per esserne parte viva.
L
Le enormi ciminiere
di una centrale termica
a Bucarest. Nelle due
foto a destra, dall’alto:
la libreria e il negozio di
abbigliamento presenti
all’interno della sede
del Polo Bonfanti. Nella
pagina seguente: stand
di prodotti biologici
alla “Festa dell’altra
economia” a Roma.
62 - FEBBRAIO 2009
M. GIORGETTI
nere gli altri (soprattutto quando ti è più difficile) porta realmente a trovare risolti anche i propri problemi. Sento, oggi più di ieri,
che ognuno di noi deve continuare ad adoperarsi, con la sua testimonianza, per rendere visibile l’Economia di Comunione. Essa è
dono per l’umanità intera e non solo per
quel numero (ancora piccolo) di imprenditori che sino a oggi hanno avuto la Grazia di
conoscere il Progetto».
Aderiscono all’Economia di Comunione a livello mondiale 765 imprese di varie dimensioni, di cui 472 europee (247 in Italia),
220 in America latina, 36 in America del
Nord, 27 in Asia, 8 in Africa e 2 in Australia.
Nel nostro Paese partecipano aziende appartenenti al settore dei servizi, della produ-
zione industriale, del commercio e della
cooperazione sociale; anche diversi professionisti (medici, avvocati, architetti, commercialisti, ingegneri), circa 80 su territorio
nazionale, hanno aderito all’EdC. Ma l’aspetto più interessante è fornito dalla percentuale di coloro che aderiscono senza far parte del Movimento dei Focolari: sono il 15%
delle imprese e il 5% tra i professionisti. Ci
sono soggetti giuridici che non provengono
neanche dall’area cattolica e neppure da
quella cristiana (3-4 unità). In passato aveva
aderito all’EdC, per alcuni anni, una piccola
cooperativa di marxisti radicali che fino al loro autoscioglimento hanno sempre esternato la propria soddisfazione nell’appartenere
a questa esperienza.
a società che gestisce i 9.600 metri
quadri della realtà fiorentina, EdC
s.p.a., è composta da 5.700 soci e ha
un capitale sociale di circa 6 milioni di euro.
In due anni, la struttura polifunzionale è stata visitata da 45 mila persone di 93 Paesi diversi. «Aumenta in maniera costante», nota
Cecilia Mannucci, «il numero di coloro che
decidono di investire i loro risparmi nella
nostra realtà e diventarne soci. Chiunque lo
può fare, basta acquistare una o più quote
del valore di 300 euro per essere dei nostri
e partecipare, quando matureranno, alla divisione degli utili che prevedono (ovviamente) una decurtazione pari al 30% destinato
al Fondo di Solidarietà per gli indigenti».
Alla fine del 2008 il Polo Bonfanti si è
arricchito di un’altra proposta importante:
l’Istituto Universitario Sophia. Questa realtà,
espressione del Movimento dei Focolari, è
un laboratorio accademico di formazione,
studio e ricerca a forte impatto relazionale.
L’esperienza, che è iniziata ufficialmente nell’ottobre del 2008, vede la partecipazione di
40 tra ragazzi e ragazze provenienti dai 5
continenti e offre una laurea magistrale (Master) in “Fondamenti e prospettive di una
cultura dell’unità”, ha una durata di due anni
m.g.
e il corrispondente dottorato.
Bilanci di giustizia, un’esperienza familiare
I
l calendario 2009 del “bilancista” prevede un febbraio sobrio. La frutta di stagione da consumare è messa in evidenza
nella pagina del mese: mandarino, arancia,
kiwi, limone, mela, pera, pompelmo. Anche
sulle verdure non si scherza: aglio, broccolo, cardo, carciofo, cavolfiore, cipolla, finocchio, porro, radicchio, rapa, spinacio, zucca. Poi, in bell’evidenza, tra gli obiettivi del
mese, il chilometraggio mensile tra auto e
moto, i consumi risparmiati tra acqua, luce
e gas, e l’ospitalità, ricevuta e donata. Si
muovono così, tra calendari e conti dei
consumi mensili, le famiglie “bilanciste”.
Un aggettivo, questo, che è diventato ormai un’aggiunta concreta ai termini pacifista, vegetariano, ambientalista, spesso
usati con disprezzo da certa pubblica
opinione. Eppure, in silenzio, le famiglie
“bilanciste” si organizzano tra loro, formano gruppi di acquisto solidale (Gas), rivedono il loro stile di vita. “Consumare meno
per consumare meglio” è la parola d’ordine. Redigono un prospetto mensile sul
proprio atteggiamento al consumo e al
risparmio consapevole, e lo mettono in
rete. Un’iniziativa nata tanti anni fa, nel
1993. Con lo slogan “Quando l’economia
uccide bisogna cambiare” i Beati costruttori di pace, in occasione del quinto raduno
del movimento tenutosi a Verona il 19
settembre 1993, lanciarono la campagna
Bilanci di giustizia, rivolta alle famiglie.
Obiettivo? Creare una rete di consumatori
leggeri, liberi dai condizionamenti del mercato, che riducessero i consumi e investissero i soldi risparmiati in azioni di solidarietà
concreta, come adozioni a distanza, solida-
rietà con poveri e immigrati, finanza etica.
Stare attenti al bilancio familiare per estendere i benefici, anzi “spostarli” (è il termine
tecnico del kit del “bilancista”), secondo
criteri di giustizia e solidarietà.
I “bilancisti” scelgono di consumare,
così è scritto nel Rapporto annuale 2007,
«equo, biologico e locale e preferiscono
prodotti poco trasformati (meglio marmellata, magari autoprodotta piuttosto che
merendine a lunga conservazione...)».
Spendono di più in cultura, formazione e
divertimenti. Scelgono di condividere in
maniera sistematica parte del proprio
reddito con altri attraverso forme di donazione, aumentando così la qualità della vita.
La riduzione per il capitolo degli alimentari
è del 40 per cento, ma nella sola carne è
del 71, in quello dell’abbigliamento del 50
per cento, e se nel capitolo “casa” la riduzione è del 22 per cento, il dato per i detersivi è del 50 per cento così come quello
dell’energia elettrica. I “bilancisti” inoltre
riducono del 45 per cento le spese per il
riscaldamento. Risparmi cospicui rispetto
alla media nazionale anche per acqua, con
il recupero dell’acqua piovana, ed elettricità, con impiego di lampade al neon, impianti fotovoltaici ed elettrodomestici efficienti.
Insomma, “i bilancisti” usano solo
un’automobile, preferiscono le biciclette,
risparmiano sulla benzina e lavorano in
media meno degli italiani “normali”. In
cambio, fanno più figli: la media dei componenti per nucleo familiare è nel 2007 di
3,5 volte superiore alla media nazionale.
Cambiare vita cominciando dal carrello
g.d.s.
della spesa: si può fare.
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