Psicologia lezione 1
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Psicologia lezione 1
Corso di psicologia - 8 novembre 2012 Sintesi della lezione: Tendenze della psicologia contemporanea. Nuove prospettive sulle emozioni (a cura di Rossella Danieli) Psicologia moderna e postmoderna. Fino al secolo XVIII la psicologia è stata una disciplina filosofica: il termine era usato nel duplice significato di dottrina dell’anima e teoria della conoscenza. La psicologia diventò scientifica quando si staccò dalla filosofia e accettò i protocolli delle scienze della natura: • Metodologici: usi di metodi scientifici come osservazione ed esperimenti • Epistemologici: la psicologia dà vita a un sapere cumulativo, trasmissibile, pubblico (riviste, congressi) • “politici”: gli psicologi costituiscono una comunità • Professionali: gli psicologi svolgono attività di ricerca e attività accademica Comunemente si considera fondatore della psicologia scientifica il tedesco Wilhelm Wundt, che nel 1879 aprì a Lipsia un laboratorio sperimentale per la ricerca sulle attività psichiche fondamentali (tempi di reazione, associazioni di stimoli); le sue indagini erano condotte con metodi sperimentali o facendo ricorso all’introspezione. Nella psicologia del Novecento si possono individuare due tendenze: una tendenza “positivistica”, che propone l’adozione del modello delle scienze della natura allo scopo di ottenere risultati certi; una tendenza “ermeneutica”, che giudica riduzionistico il precedente modello e ritiene che la ricchezza dell’esperienza umana non possa essere ridotta a esperimenti sui topi in gabbia. Appartengono alla prima tendenza il comportamentismo e, solo in parte, il cognitivismo; alla seconda la psicoanalisi e la psicologia umanistica. Una partizione un po’ diversa è quella proposta da Luciano Mecacci, che distingue tra psicologia moderna e psicologia postmoderna: modello/progetto moderno: si delinea a partire dal XVII secolo, ma risale ad Aristotele: è caratterizzato da fiducia nel sapere scientifico, che dà risultati certi e universali, dai presupposti della mente universale e del soggetto universale puro (come quello kantiano). Bruner direbbe che nella modernità prevale il pensiero argomentativo. Appartengono al progetto moderno tutte le correnti psicologiche della prima metà del Novecento. modello/progetto postmoderno: ogni esperienza è culturalmente situata; le scienze umane non raggiungono risultati universalmente validi, ma elaborano narrazioni, propongono interpretazioni. Modello di scienza “debole”. La psicologia non è una scienza universale, perché non esiste la mente universale, è piuttosto un’attività di cura dell’anima. Bruner direbbe che nella postmodernità prevale il pensiero narrativo. Pertanto nella postmodernità il ruolo dello psicologo cambia: da scienziato che elabora teorie di portata universale egli diventa un consulente, un esperto in relazioni umane, un conoscitore della condizione umana. La psicologia postmoderna si è sviluppata negli ultimi 30 anni. Damasio e l’errore di Cartesio. Oggi gli psicologi concordano nell’attribuire alle emozioni un valore cognitivo, a differenza di quanto pensava Cartesio con il suo razionalismo etico. Per Cartesio siamo fatti di 2 sostanze: il corpo, sostanza materiale, e l’anima, sostanza immateriale. Proprio perché diversa dal corpo l’anima è capace di dirigerlo, ad esempio tenendo a bada le emozioni, che Cartesio chiamava passioni. Il neurologo portoghese Antonio Damasio, basandosi su ricerche cliniche, ritiene erronea la teoria dualistica di Cartesio (L’errore di Cartesio, 1994). Punto di partenza di Damasio è un celebre episodio della storia della medicina, il caso di Phineas Gage, risalente alla metà dell’Ottocento. Phineas Gage (1823-1860) era un giovane operaio statunitense miracolosamente sopravvissuto a un terribile incidente: una sbarra di ferro gli aveva trapassato il cranio. Il fatto straordinario, per cui tale caso ha un posto di rilievo nella storia della medicina, è che non solo Gage non morì, ma rimase cosciente e morì anni dopo per altri motivi. Dopo l’incidente, pur mantenendo capacità cognitive normali, diventò però una persona bizzarra: incapace di decidere, capriccioso, insolente, irascibile e scurrile. Per noi oggi è facile dire che la sbarra di ferro aveva lesionato soltanto le aree affettive e sociali del cervello, ma all’epoca lo stato delle conoscenze neurologiche, che peraltro il caso di Gage contribuì a far progredire, non era così avanzato. Simile al caso di Gage è quello di Elliot, un paziente di Damasio, che una lesione cerebrale conseguente a un’operazione al cervello, peraltro riuscita, aveva reso incapace di decidere. La sua intelligenza e le sue capacità di ragionamento non erano diminuite, ma quando si trattava di operare una scelta, anche banale, come ad esempio stabilire l’orario di un appuntamento, Elliot cadeva preda di un’indecisione patologica. La lesione cerebrale, secondo Damasio, aveva interrotto i circuiti dei cosiddetti “marcatori somatici”, quelle tracce mnestiche cerebrali che, colorando emotivamente la rappresentazione interiore, offrono la spinta emotiva necessaria al momento di prendere una decisione. Secondo Damasio e Joseph LeDoux esisterebbero due cervelli: un cervello emozionale, del quale fanno parte tronco encefalico, sistema limbico e amigdala; un cervello razionale, rappresentato dalla neocorteccia, particolarmente sviluppata nell’uomo, che è sede delle attività cognitive di livello più elevato (pensiero e linguaggio). La neocorteccia permette una vita emotiva con un alto grado di consapevolezza, però vi sono situazioni nelle quali prevale il sistema limbico: i casi più frequenti sono 2: i cosiddetti “sequestri neurali”, rappresentati ad esempio dalle esplosioni di collera, dalle risate a crepapelle, quando perdiamo le staffe; oppure quando agiamo d’impulso prima di pensare, per esempio se freniamo di colpo perché un passante è sbucato fuori all’improvviso. In questo caso la spinta ad agire ha percorso una via neurale breve: organi di senso – amigdala – organi di senso, senza passare dalla corteccia. Tutto questo prova l’importanza cognitiva del cervello emotivo.