Vita utile delle apparecchiature di laboratorio e

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Vita utile delle apparecchiature di laboratorio e
LA POSIZIONE ASSOCIATIVA IN TEMA DI
VITA UTILE DELLE APPARECCHIATURE
DI LABORATORIO E FORNITURE IN SERVICE
INDICE
LA PREMESSA
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VITA UTILE RESIDUA E DURATA DELLA FORNITURA:
LE APPARECCHIATURE RICONDIZIONATE
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CONCLUSIONI
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La proposta che segue riguarda possibili interventi in fase di acquisto di dispositivi medico-diagnostici in-vitro ispirati a una possibile razionalizzazione
della spesa nei laboratori di analisi1.
La premessa
Le forniture nell’ambito della diagnostica in-vitro di test e strumenti per lo svolgimento delle analisi di laboratorio hanno tipicamente per oggetto l’acquisizione dei reagenti, strumenti e test di controllo necessari per lo svolgimento
delle analisi diagnostiche.
Tipicamente le apparecchiature e la strumentazione di analisi non vengono
acquistate da parte del laboratorio, bensì sono date in uso dal fornitore per
la durata del contratto, che ne garantisce il mantenimento delle caratteristiche funzionali e prestazionali.
Il concetto di vita utile di una apparecchiatura dipende da vari fattori, tra i
quali il naturale degradamento dei materiali e gli aspetti di manutenibilità
quali la disponibilità delle parti e dei componenti per la rimessa in servizio.
Fattori questi che determinano la piena utilizzabilità dell’apparecchiature solamente per un tempo determinato e finito.
Poiché spesso la durata del contratto è inferiore alla vita effettiva dello strumento, a conclusione del contratto, l’apparecchiatura ricondizionata, verificata e certificata, potrà essere riutilizzata nell’ambito di una differente
fornitura. Naturalmente, per permetterlo, la procedura di ricondizionamento
deve essere documentata dal costruttore e la funzionalità dell’apparecchiatura deve rispondere agli standard qualitativi del fornitore.
A titolo di esempio, riportiamo alcune operazioni che dovrebbero essere eseguite (e documentate) dal fornitore nell’ambito di una attività di refurbishment
delle apparecchiature:
• ispezione generale dello strumento una volta rientrato in sede
• eventuale sostituzione delle parti più usurate (la cui lista deve far parte della procedura) e aggiornamento all’ultima revisione software disponibile
• verifiche funzionali dello strumento
Questo senza entrare nel merito degli aspetti organizzativi, campo nel quale risulterebbe
essenziale il parere e la valutazione da parte dei Professionisti di laboratorio.
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APPARECCHIATURE IDV RIGENERATE
Ne deriva che gli standard operativi delle strumentazioni non subiscono alcuna diminuzione, in quanto garantite di fatto come pari al nuovo. Peraltro,
poiché la responsabilità del buon funzionamento delle strumentazioni resta
in capo al fornitore (ad eccezione dell’uso inappropriato e in caso di dolo),
ne deriva di fatto l’equivalenza tra apparecchiature nuove e ricondizionate
in termini di responsabilità per l’Ente.
In base a quanto descritto, ne consegue che la vita utile delle apparecchiature fornite ai laboratori nell’ambito dei contratti di diagnostici in-vitro rappresenta una determinante per l’Impresa fornitrice, che ne rimane proprietaria,
ai fini dell’ammortamento dei loro costi di produzione o di acquisto.
Questo in particolare per le apparecchiature di ultima generazione.
Peraltro, tali considerazioni restano valide anche nel caso in cui le apparecchiature - anziché fornite in uso nell’ambito di un contratto di service (assieme
cioè ai reagenti) - fossero affittate, piuttosto che acquisite in leasing.
Vita utile residua e durata della fornitura: le apparecchiature
ricondizionate
In un contesto come quello attuale, che richiede alle strutture sanitarie e ai
laboratori (sia pubblici che privati) la massima attenzione nell’utilizzo delle
risorse e il contenimento dei costi, anche i requisiti espressi a livello di capitolato, relativamente alla vita utile residua delle apparecchiature da fornire
per la durata contrattuale, possono risultare rilevanti.
In particolare, la richiesta di apparecchiature che siano esclusivamente nuove di fabbrica non rappresenta di fatto un vantaggio per l’Ente mentre rappresenta sicuramente un costo per il fornitore che si troverà a non poter
riutilizzare apparecchiature con vita utile residua e dunque ad accelerarne
l’ammortamento.
Vista la differenza tra il ciclo di vita tecnologico dell’apparecchiatura e la
durata contrattuale, l’impossibilità di fornire macchine ricondizionate di tecnologia corrente determina quindi un aggravio di costi anche per gli Enti
appaltanti.
Va notato infine che il disporre di apparecchiature di ultima generazione per
il laboratorio è indipendente dal fatto di richiedere o meno apparecchiature
che siano solamente nuove di fabbrica, anziché “pari al nuovo” (ossia rigenerate o refurbished).
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Per quanto riguarda le caratteristiche della strumentazione, si ritiene debba
essere compito dei professionisti amministrativi coordinarsi con il referente
clinico/tecnico nelle scelta, al fine di poter avere un risparmio per efficienza
e appropriatezza nella richiesta.
In questo senso, anzi, criteri adeguati di valutazione che valorizzino l’innovazione e la qualità sono da preferire a quelli centrati sugli aspetti economici
e mirati al massimo risparmio.
In sostanza, tra i diversi fattori (quali ad esempio il grado di modernità delle
apparecchiature, la loro capacità operativa e la necessità più o meno frequente di interventi manutentivi) deve sussistere un equilibrio ai fini dell’ottimizzazione delle risorse economiche investite e per massimizzare l’efficienza
nell’utilizzo di questi asset strumentali, ad alto valore tecnologico ed economico.
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APPARECCHIATURE IDV RIGENERATE
Conclusioni
• Nell’ambito delle forniture di diagnostici in-vitro, l’ottimizzazione delle ri-
sorse economiche e il contenimento dei costi per i laboratori, non devono
essere attuate attraverso la mera ricerca del massimo ribasso sui prezzi
della fornitura e, allo stesso tempo, alla richiesta di fornire apparecchiature nuove di fabbrica. Tale pratica comporta il rischio di acquisire apparecchiature non adeguate sia dal punto di vista delle esigenze dell’utilizzatore, sia dal punto di vista qualitativo;
• l’ottimizzazione delle risorse economiche ed il contenimento dei costi per
i laboratori deve necessariamente comportare un’accurata valutazione
dell’appropriatezza delle soluzioni tecnologiche richieste, ivi compresa la
corretta valorizzazione dell’innovazione nelle soluzioni (apparecchiature
e servizi integrati);
• posto che i fornitori siano in possesso di una procedura di ricondiziona-
mento documentata e che tale procedura venga scrupolosamente applicata, prestazioni e sicurezza non vengono messe a rischio qualora le
apparecchiature - di tecnologia corrente - siano ricondizionate anziché
nuove di fabbrica;
• di
conseguenza, la possibilità di offrire anche macchine ricondizionate
che rispettino i requisiti di prestazioni e sicurezza richieste, permetterebbe
ai fornitori di non doversi sobbarcare costi ingiustificati, che necessariamente si andrebbero a riverberare sul laboratorio stesso.
Gennaio 2014
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