03 Zamboni (4) :03 Zamboni - Accademia Italiana di Scienze Forestali

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03 Zamboni (4) :03 Zamboni - Accademia Italiana di Scienze Forestali
UMBERTO ZAMBONI (*)
IL CAMOSCIO E IL BOSCO:
NUOVO HABITAT DELLA SPECIE?
La presenza del camoscio nel bosco è collegata alla notevole espansione del camoscio nelle Alpi negli ultimi 30 anni.
L’abbandono della caccia col segugio unitamente ai nuovi criteri di gestione faunistica, attuati con piani di prelievo selettivi hanno favorito un insediamento della specie
nel bosco soprattutto se caratterizzato da pendenza e alto indice di rocciosità.
Le difficoltà di censimento in habitat boscoso favoriscono l’aumento della densità e
la comparsa di danni alla rinnovazione forestale.
Per tali motivi sarà necessario valutare con attenzione il fenomeno e adottare
opportune e specifiche strategie gestionali della specie in questo habitat.
Parole chiave: camoscio; Rupicapra rupicapra; gestione faunistica.
Key words: chamois; Rupicapra rupicapra; hunting management.
In bibliografia il camoscio (Rupicapra rupicapra) è da sempre considerato come animale delle praterie e delle pendici scoscese al limite superiore
delle zone boscate. Con l’aumento delle popolazioni registrato nella seconda metà del ventesimo secolo sul versante settentrionale delle Alpi – e poi
anche nel Trentino-Alto Adige ed in provincia di Trento (dove si è passati
da 600 a 3000 abbattimenti dal 1980 al 2000) – si è assistito ad una penetrazione delle popolazioni di camoscio nel bosco, a quote anche molto basse.
Intere popolazioni vivono oggi costantemente nel bosco, occupando habitat
tipici di altri ungulati e con densità talora elevate, che producono danni
forestali. Il fenomeno, affrontato con provvedimenti drastici nei paesi dell’area tedesca, in Italia non è stato ancora esaminato e discusso anche nelle
sue necessarie ricadute gestionali: il presente lavoro ne rappresenta una
prima analisi con riferimento al territorio della provincia di Trento.
(*) Associazione Cacciatori Trentini, via Guardini 41, 38100 Trento; tel. 0461/825834-826084;
fax 0461/825558; [email protected]
– L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mountain Environments
© 2009 Accademia Italiana di Scienze Forestali
64 (2): 91-93, 2009
doi: 10.4129/ifm.2009.2.03
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L’ITALIA FORESTALE E MONTANA
Il camoscio come gran parte degli ungulati è una specie in espansione
sull’arco alpino. La consistenza stimata della specie passa da 80.000 ai circa
140.000 (INFS - Banca dati ungulati, 2000).
In provincia di Trento nel corso degli ultimi 40 anni la popolazione è
passata da 3.000 a 25.000 esemplari.
È necessario evidenziare preliminarmente la particolare situazione
venatoria e l’assetto gestionale del Trentino, analogo a tutte le regioni nord
orientali dove è rimasta la suddivisione territoriale nelle Riserve Comunali
di Caccia retaggio del precedente sistema austroungarico.
In provincia di Trento le Riserve comunali sono 209 raggruppate in 20
distretti attualmente utilizzati per la gestione dei cervidi. Le aree faunistiche
omogenee individuate per la gestione del camoscio sono invece 28.
Oltre ad una favorevole evoluzione dell’habitat, chiave di volta per
l’aumento della popolazione sono state alcune scelte gestionali fondamentali: l’accompagnamento obbligatorio nella caccia di un esperto specificatamente formato a partire dagli anni ’71/72, la caccia di selezione con piani di
prelievo distinti in classi di età e sesso, la valutazione e le mostre dei trofei
ed infine la gestione delle popolazioni per aree faunistiche omogenee a partire dagli anni ’79/80. Nelle figure si può vedere con scansione temporale
decennale l’analisi qualitativa degli abbattimenti e le loro espansioni anche
negli aerali della provincia.
Si può peraltro osservare come le aree faunistiche omogenee rispetto
agli habitat attualmente utilizzati dalla specie siano per la gran parte localizzate al di sotto della quota dei 1.800 metri sul livello del mare, quota considerata limite altimetrico della foresta.
Bosco che sul territorio provinciale semplificando in modo molto sintetico, anche in base ai diversi modelli di coltura adottata nel passato si può
suddividere in fustaia di conifere nella parte settentrionale e ceduo con specie più o meno termofile nella parte meridionale (linea Valsugana, Sarca,
Chiese). In queste aree il camoscio ovunque vi siano elevate pendenze e
rocciosità nei versanti ha trovato un habitat favorevole. Il costante l’abbandono del pascolo ovi-caprino, l’evoluzione della caccia col segugio alla sola
lepre, la diminuita e la pianificata pressione venatoria sono elementi fondamentali per questa nuova colonizzazione.
Si riportano due esempi: l’Azienda Faunistica Stramentizzo all’inizio
della Val di Fiemme, versante sinistro e un’area più recente, la Vigolana sub
area Valdastico in cui la popolazione è stata reintrodotta.
L’azienda Faunistica Stramentizzo è un’azienda forestale di 711 ettari,
costituita da una pregiata foresta con provvigione superiore ai 450 metri
cubi/ettaro e un’ottima rete viaria che ne fanno un’azienda forestale modello, collocata al di sotto dei 1.800 metri. Il camoscio ha iniziato a colonizzare
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l’azienda a partire dal 1970, unitamente al cervo, andando a incidere in
maniera drastica sulla consistenza del capriolo, sino ad allora specie principe dell’azienda (allegato grafico). Attualmente la densità all’interno dell’azienda grazie ad alcuni interventi gestionali con l’apertura di prati all’interno della foresta e l’inerbimento della carreggiata delle strade forestali, consente di limitare i danni alla rinnovazione pur in presenza di 1.200 kg di
biomassa di ungulati per 100 ettari.
L’altro esempio riportato è quello della subarea Valdastico, costituita
da una foresta di abete bianco e rosso con rara presenza di faggio e carpino
nelle zone più elevata pendenza. Su meno di 500 ettari la popolazione di
camoscio a partire dagli anni ’80 ha raggiunto la consistenza stimata di circa
80/100 esemplari andando a incidere in maniera sostanziale sulla precedente presenza di capriolo. In questa zona che costituisce una fascia ponte tra
la popolazione del vicentino e quella della Vigolana si evidenzia in particolare una presenza di danni alla rinnovazione e una costante presenza dei
camosci nei pascoli della Malga soprastante.
Pur in presenza di un fenomeno non ancora sufficientemente monitorato e rilevato nei suoi effetti a lungo termine, la presenza del camoscio
nelle aree di bassa quota boscate ha evidenziato tre problematiche: i danni
o meglio l’impatto e le modifiche della vegetazione forestale, difficoltà
gestionale nella valutazione delle consistenze e nelle metodologie di censimento e di attuazione dei piani di prelievo, le interazioni con altre specie di
ungulati in particolare capriolo e cervo. Punto di riferimento per queste
nuove soluzioni dovranno essere le esperienze della Baviera e dell’Austria
dove hanno già da tempo attuato linee e strategie di gestione specifiche per
il camoscio che vive nel bosco addirittura adottando in talune circostanze
un abbattimento indiscriminato di qualsiasi soggetto presente.
SUMMARY
Chamois in the forest: a new habitat for the specie?
The presence of chamois in forests is linked to the considerable chamois
population growth on the Alpes in the last 30 years.
The abandon of hunting with hounds, together with the introduction of selective
criteria in hunting management, has favoured chamois settlement into the forest,
particularly when the site is on steep and rocky slopes.
Census difficulties in forest habitats favour density increase and damage on forest
regeneration.
For these reasons, it will be necessary to carefully evaluate this phenomenon and
adopt suitable and specific management strategies of chamois in this habitat.
94 Bianca