Libro degli Abstract - Federazione Speleologica Campana
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Libro degli Abstract - Federazione Speleologica Campana
Federazione Speleologica Campana nel decennale della fondazione VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Napoli 30 maggio - 2 giugno 2008 Sala Conferenze Museo Archeologico Nazionale Abstracts www.campaniaspeleologica.org Comitato Scientifico Sossio Del Prete (Federazione Speleologica Campana) Roberto Bixio (Centro Studi Sotterranei - Genova, Isp. On. Per le Cavità Artificiali per il Ministero Beni Culturali ) Ezio Burri (Dip. Sc. Ambientali, Univ. degli Studi de L’Aquila - Comm. Cavità Artificiali SSI) Carla Galeazzi (Centro Ricerche Sotterranee “Egeria” - Dir. Opera Ipogea) Caloi Vittoria (Commissione Cavità Artificiali SSI) Giulio Cappa (Curatore Catasto Cavità Artificiali del Lazio) Carlo Germani (vice presidente Società Speleologica Italiana) Paolo Guglia (Catasto Cavita' Artificiali SSI. del Friuli Venezia Giulia ) Ulisse Lapegna (Ex– Dir. Uff. Sicurezza Sottosuolo Comune di Napoli) Mario Parise (Consiglio Nazionale delle Ricerche, IRPI) Maria Luisa Perissinotto (Federazione Speleologica Veneta) Alfonso Piciocchi (Gruppo Speleologico CAI Napoli) Rosario Varriale (Federazione Speleologica Campana) Comitato Organizzatore Rossana D’Arienzo Annalisa Del Prete Sossio Del Prete Umberto Del Vecchio Francesco Maurano Rossella Tedesco Rosario Varriale Ad ormai diciassette anni dal III Simposio Internazionale sulle Cavità Artificiali organizzato dal CAI di Napoli a Castel dell’Ovo, la speleologia campana si ripropone per ospitare una manifestazione di rilievo nazionale in materia di Speleologia in Cavità Artificiali. Da quel lontano 1991 molte cose sono cambiate nella struttura speleologica regionale: la speleologia campana è cresciuta non solo perché è aumentato il numero degli speleologi e delle associazioni che si occupano del mondo sotterraneo, ma anche perché ha compreso l'importanza di far fronte comune costituendo nel 1998 la Federazione Speleologica Campana (FSC). Grazie a questa nuova impostazione organizzativa, è stato possibile instaurare solidi rapporti di collaborazione con enti ed istituzioni pubbliche ed importanti progetti di ricerca e campagne esplorative sono stati portati a compimento, mentre diversi altri sono tuttora in corso. Proprio per celebrare il decennale della sua fondazione, la FSC ha organizzato dal 30 maggio al 2 giugno 2008 il VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali. Il convegno si svolgerà nella città di Napoli, notoriamente ricca di ipogei artificiali di grande fascino e straordinaria valenza, presso la Sala Conferenze del Museo Archeologico Nazionale. Il programma dei lavori, oltre alla presentazione di studi di carattere scientifico ed esplorativo inerenti le Cavità Artificiali e le problematiche connesse alla loro conservazione, valorizzazione e interazione con gli insediamenti del soprassuolo, prevede lo svolgimento di alcune escursioni a tema in alcuni ipogei del comprensorio flegreo-napoletano organizzate in collaborazione con la Soprintendenza Speciale ai Beni Archeologici di Napoli e Pompei e con l’Area Marina Protetta della Gaiola. Con il patrocinio di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Campania Provincia di Napoli Comune di Napoli Consiglio Nazionale dei Geologi Commissione Italiana per l'Anno Internazionale del Pianeta Terra Università degli Studi del Sannio Ordine dei Geologi della Campania Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Club Alpino Italiano Sezione di Napoli Società Speleologica Italiana Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico Con il contributo di: Ordine dei Geologi della Campania SEPSA — Ferrovie ed Autolinee Napoli ALP-DESIGN Duegi Sport Arbiter Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Club Alpino Sezione di Napoli VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Programma Venerdì 30 maggio 11.00 Apertura della Segreteria e Registrazione dei partecipanti 15.00 Saluto delle Autorità 16.00 Federazione Speleologica Campana 1998-2008 Del Prete S. (Federazione Speleologica Campana) 16.20 La Commissione Cavità Artificiali della SSI Burri E. (Commissione Cavità Artificiali SSI) 16.40 Situazione aggiornata del Catasto delle Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana Meneghini M. (Catasto Cavità Artificiali SSI) 17.00 Gli ipogei funerari ellenistici di Napoli, ipotesi di recupero, valorizzazione e fruizione Leggieri C., Colussi F (Associazione Culturale Celanapoli) 17.20 Riutilizzo di cavità antropiche ipogee: l’esempio dell’ex rifugio antiaereo di Pomigliano d’Arco (NA) Esposito T., Doronzo G. (Comune di Pomigliano d’Arco) 17.40 Coffe break 18.00 Progetto “Borbonica sotterranea” Minin G., De Luzio E. 18.20 Topographia Sancti Laurentii, sive paese vecchio Galeazzi C. (Centro Ricerche Sotterranee “Egeria”) 18.40 Il sistema rupestre di località Macurano (Alessano, Lecce). Uno studio integrato Sammarco M., Parise M., Donno G., Inguscio S, Rossi E. (Università del Salento, CNR-IRPI, Speleofri, Gruppo Speleologico) 19.00 Esperimento sul rumore sismico alla Grotta di Seiano (Campi Flegrei): tecniche di acquisizione e primi risultati Damiano N., Maresca R., Nardone L., Galluzzo D. (Gruppo Speleologico CAI Napoli, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Università del Sannio, I stituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sezione di Napoli – Osservatorio Vesuviano) 19.20 Chiusura dei lavori VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Programma Sabato 31 maggio 8.30 9.00 Apertura della Segreteria Inizio lavori del convegno Moderatore Mario Parise 9.00 Nota esplorativa sul Qanat delle Fontanelle (Roccarainola, Napoli) Capolongo D., Del Prete S., Manco M., Maurano F. (Circolo Culturale B.G. Duns Scoto di Roccarainola, Gruppo Speleologico Natura Esplora – Federazione Speleologica Campana) 9.30 Gli acquedotti di Praeneste (Palestrina, Roma) Casciotti L. (Architetto, libero professionista) 10.00 Il complesso di gallerie drenanti Felice-Olivella nel Parco Nazionale del Vesuvio (NA) Madonia P., Colomela D., Federico C., Giugliano P., Mascolo R., Messana V., Melosu M. (Associazione Al Qantara, Palermo, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Palermo, Ente Parco Nazionale del Vesuvio, San Sebastiano al Vesuvio (NA), Associazione l’Olivella, Pollena Trocchia (NA) 10.30 Ponte Terra (San Vittorino, Roma): nuove indagini speleologiche Germani C. (Centro Ricerche Sotterranee “Egeria”) 11.00 Coffee break 11.30 L’antico acquedotto romano del Saturo De Marco M., Marangella A., Guastella P., Parise M. (Speleo Club Cryptae Aliae, Grottaglie, Soc.Coop. Polisviluppo, CNR-IRPI) 12.00 I cunicoli del Monte Tuscolo Capulli R. (Gruppo Speleologico Grottaferrata 2007) 12.30 Ahlat (Turchia orientale) : prime osservazioni sui sistemi idrici rupestri Bixio R., De Pascale A., Maifredi A., Traverso M. (Museo Archeologico del Finale - Istituto Internazionale di Studi Liguri, Centro Studi Sotterranei) 13.00 I pozzi collegati ai condotti sotterranei degli acquedotti antichi Cappa G. (Curatore Catasto Cavità Artificiali del Lazio) 13.30 Chiusura lavori 15.00 Escursione Ipogei Greci Rione Sanità VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Programma Domenica 1 giugno 8.30 9.00 Apertura della Segreteria Inizio lavori del convegno Moderatore Carla Galeazzi 9.00 L’insediamento del Castello di Cordigliano (Viterbo, Lazio) Cappa G., Cappa E., Felici A. (Shaka Zulu Club Subiaco) 9.30 Capofonte e gallerie superiori dell’Acquedotto Teresiano: indagini sulle opere sotterranee di captazione e sul pavimento attrezzato con canalizzazioni per il trasporto dell’acqua Guglia P. (Società Speleologica Italiana, Commissione Nazionale Cavità Artificiali, Catasto Cavità Artificiali SSI del Friuli Venezia Giulia, Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia) 10.00 Considerazioni geo-archeologiche preliminari sugli acquedotti settecentoschi di Gravina in Puglia Bruno G., Loguercio C., Magni S., Parisi M. (Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Politecnico di Bari, Associazione Gravina Sotterranea) 10.30 La cisterna romana sotto la piazza del centro storico di Caiazzo (Caserta) Merlo M., Pinelli L., Russo N. (Gruppo Speleologico Grottaferrata 2007, Gruppo Speleologico del Matese) 11.00 Coffee break 11.30 Lavori di recupero nell'acquedotto del Triglio Gentile G.C., Ficocelli S. (Gruppo Speleo Statte) 12.00 Nota preliminare sulla valutazione della stabilità di gallerie minerarie abbandonate: il caso di studio della miniera di Fontana Tasso (Monti del Matese, Campania) Del Prete S., Di Crescenzo G. (Gruppo Speleologico Natura Esplora – Federazione Speleologica Campana, Università degli Studi di Napoli “Federico II”) 12.30 Le miniere di ittiolo come patrimonio geologico per la valorizzazione di un territorio (Monti Picentini - Giffoni Valle Piana – Salerno) Sciumanò E., Genco S., Mancino S. (Struttura Commissariale per l’Emergenza Idrogeologica in Campania, Gruppo Speleologico CAI Salerno) 13.00 La riscoperta Miniera di Lignite di Acerno (SA) Bennet F., Fiorillo G., Napoli D., Petrosino M., Saggese G., Santomauro S., Sessa V. (Gruppo Speleologico CAI Salerno) 13.30 Chiusura lavori 15.00 Escursione Piscina Mirabilis - Cento Camerelle 21.00 Cena Sociale VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Programma Lunedì 2 giugno 8.30 9.00 Apertura della Segreteria Inizio lavori del convegno Moderatore Sossio Del Prete 9.00 Aree cimiteriali e luoghi di culto in rupe: le cavità artificiali campane tra Tarda Antichità e Medioevo Ebanista C., Amodio M. (Università degli Studi del Molise, Università degli Studi di Napoli “Federico II”) 9.30 Ricerche speleologiche sul sistema degli ipogei di Masseria Lonoce in agro di Grottaglie Sannicola G. C., Marangella A., Maranò P., Nuzzo A., Parise M., Greco A., Fornaro A. (Speleo Club Cryptae Aliae, Grottaglie,CNR-IRPI, Associazione Terra delle Gravine, Università degli Studi di Bari) 10.00 Insediamenti rupestri di età medievale in Molise: abitazioni e luoghi di culto Ebanista C., Mancini M. (Università degli Studi del Molise, Associazione Speleologi Molisani) 10.30 Tecniche speleologiche dei Vigili del Fuoco: il nucleo S.A.F. per crolli e incendi nel sottosuolo di Napoli La Veglia M. M. (Direzione Regionale VVF Campania) 11.00 Coffee break 11.30 Le Grotte di Trentaremi e le altre cavità costiere dell’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola (Golfo di Napoli): Aspetti geoarcheologici ed ecologici Simeone M., Masucci P., Villani G., Pagliarani A., Nigro F. (Centro Studi Interdisciplinari Gaiola) 12.00 La Grotta del Cane - l’esplorazione ed il rilievo di un geosito artificiale ipogeo nell’area vulcanica dei Campi Flegrei Varriale R. (Federazione Speleologica Campana) 12.30 Le peschiere di Lucullo (Miseno, NA) Benini A., Ferrari G., Lamagna R. (Università di Napoli “Federico II”) 13.00 Nuovi ambienti ipogei nel Colle Oppio Placidi M. 13.30 Chiusura lavori 15.00 Escursioni: Area Marina Protetta della Gaiola Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Situazione aggiornata del Catasto delle Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana Meneghini Marco Società Speleologica Italiana - Commissione Cavità Artificiali, Curatore del Catasto Nazionale Cavità Artificiali Riassunto: nel contributo del Curatore, viene presentata la situazione del Catasto Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana alla data del presente Convegno. Il Catasto, la cui sede ufficiale si trova a Bologna, ha visto rafforzare, negli ultimi anni, la collaborazione a livello locale con regioni d’Italia in cui la speleologia in ipogei antropici è stata oggetto di importanti e sistematici studi in continuo sviluppo. Numerosi e importanti nuovi dati sono stati raccolti dalla struttura a livello nazionale, permettendo di tracciare un quadro che, seppure non esaustivo, vale ad illustrare la notevole varietà di forme e la complessa situazione del patrimonio sotterraneo del nostro Paese. I dati delle cavità finora censite vengono illustrati ed esaminati in termini statistici, esaminandone in modo particolare le tipologie per collocazione geografica. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Gli ipogei funerari ellenistici di Napoli, ipotesi di recupero, valorizzazione e fruizione Leggieri Carlo, Colussi Francesco Associazione Culturale Celanapoli Riassunto: Gli ipogei funerari ellenistici costituiscono uno straordinario documento dell’impronta greca nonchè una superba, quanto monumentale, testimonianza dell’utilizzo del sottosuolo. Realizzati tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. essi rappresentano la cultura nella quale si riconosceva la classe dominante. Ubicati prevalentemente lungo gli assi extraurbani che dalla porta Nord della cinta muraria di Neapolis s’inerpicavano verso la collina di Capodimonte, frequentati sino ad età imperiale, essi erano scavati integralmente nel banco tufaceo inciso dagli alvei prodotti dall’erosione delle acque di dilavamento. Le fronti degli ipogei, spesso architetture di notevole qualità artistica, modellavano senza soluzione di continuità, lo sviluppo delle pareti rocciose. L’area, similmente ad oggi, interessata da un progressivo interramento conseguenza di robuste alluvioni vide, con l’obliterazione fisica degli ipogei, la scomparsa dei monumenti dalla memoria. Il XV secolo segna l’inizio dell’urbanizzazione dell’area del borgo dei Vergini quando il comprensorio mostrava le caratteristiche di un’area rurale. La necessità di costruire nuove fabbriche diede quindi avvio all’apertura, da parte dei cavamonti di pozzi per l’estrazione della pietra di tufo. Spesso l’escavazione intersecava gli ipogei funerari, che procedeva avendo, quale area di fronte cava, l’intera superficie pavimentale dell’ambiente sfondato. L’approfondimento, rispettando il perimetro dell’antica camera, si spingeva di diversi metri, stravolgendone completamente i rapporti metrici. La cava così realizzata, risultava di grande valore aggiunto per il fabbricato soprastante in quanto, una volta provveduto a impermeabilizzarne le pareti con malta idraulica, diventava una capace cisterna ad uso condominiale nella quale far confluire le acque meteoriche raccolte dalla superficie delle terrazze di copertura. Si creava in tal modo una preziosa riserva liquida cui attingere per le quotidiane necessità domestiche attraverso la canna di pozzo predisposta a servizio delle cucine poste sulla verticale. La peculiare destinazione d’uso, come spesso accade, preservò conservandole, anche se mutile, le importanti vestigia greche fino a quando, la devastante epidemia di colera del 1884 – imputata alla contaminazione dell’acqua potabile da parte degli scarichi fecali – ne decretò, con l’adozione dell’acquedotto in pressione, un inevitabile quanto rovinoso abbandono. L’ultima fase, per queste vestigia tanto rilevanti per la storia della città e del sottosuolo, vede la scellerata pratica di sversare in queste immense cavità migliaia di metri cubi di materiali di risulta, residuo di ristrutturazioni edili, destinandole così, di fatto, a discarica. Dal 1992 l’Associazione Culturale Celanapoli, coordinando la sua azione agli indirizzi di tutela della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, promuove il recupero, la valorizzazione e la fruizione di questo straordinario patrimonio. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Riutilizzo di cavità antropiche ipogee: l’esempio dell’ex rifugio antiaereo di Pomigliano d’Arco (NA) Esposito Tino *, Doronzo Giuseppe ** * Architetto, Funzionario Tecnico Comune di Pomigliano d’Arco ** Geologo libero professionista, Riassunto: Si illustrerà l’intervento di riqualificazione urbana di un’area posta nel Centro Storico del Comune di Pomigliano d’Arco in Provincia di Napoli. L’esecuzione dei lavori ha consentito il raggiungimento di due importanti risultati: la restituzione alla collettività di un importante piazza storica, ormai abbandonata e profondamente degradata; l’adeguamento statico e funzionale della sottostante cavità, adibita a rifugio antiaereo in periodo bellico e successivamente occultata, da destinare a “Museo della memoria”. Il progetto è stato redatto dall’Arch. Tino Esposito, UTC Pomigliano d’Arco per le componenti architettoniche, dall’Ing. Alfredo Frojo ed Ing. Paolo Amore per le componenti strutturali ed impiantistiche, dal Geologo Dr. Giuseppe Doronzo per la parte geologica. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Progetto “Borbonica sotterranea” Minin Gianluca*, De Luzio Enzo* * Geologo, libero professionista Riassunto: Ferdinando II di Borbone il 19 febbraio 1853 firmava un decreto con il quale incaricava l’arch. Alvino di progettare un viadotto sotterraneo che, passando sotto Monte Echia, congiungesse il Palazzo Reale con piazza Vittoria. Il progetto “Borbonica Sotterranea” prevede la realizzazione di una nuova struttura turistica in grado di valorizzare una porzione di rilevanza storica del sottosuolo della città di Napoli. La realizzazione di tale progetto costituirà il primo caso in cui sarà possibile ammirare le opere realizzate nel sottosuolo durante il regno dei Borbone e le interconnessioni tra queste e la rete acquedottistica seicentesca del Carmignano. Il progetto “Borbonica Sotterranea” prevede: la rimozione dai detriti presenti in numerosi ambienti, il restauro delle mura borboniche danneggiate e l’illuminazione degli ambienti; quest’ultima finalizzata alla loro valorizzazione. Gli ambienti che si intendono sistemare raggruppano il tunnel noto come “Cunicolo Borbonico” ed il sistema di cunicoli, gallerie e camere dell’acquedotto seicentesco del Carmignano, ambienti utilizzati nella storia per scopi differenti. Tale idea trae spunto dalla considerazione che il patrimonio turistico rappresenta una straordinaria opportunità economica, produttiva e occupazionale che può offrire le risorse e le opportunità sulle quali puntare per una ripresa dello sviluppo di porzioni di territorio afflitte da numerose problematiche. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Topographia Sancti Laurentii, sive paese vecchio Galeazzi Carla Centro Ricerche Sotterranee “Egeria” Riassunto: San Lorenzo Vecchio è un paese che non esiste più. A raccontare una storia lunga, che parte nel VII secolo a.C. e si conclude nella seconda metà del 1700 quando i suoi abitanti vengono trasferiti d’imperio nel paese nuovo, restano un cartello all’inizio della strada privata e parecchi sprofondamenti. Qualche anno fa gli attuali proprietari hanno acquistato il fondo che, avvolto da un unico intricatissimo nodo di rovi, nascondeva alla vista il paese e al ricordo la storia dei suoi ultimi sfortunati abitanti. “Topographia Sancti Laurentii, sive Paese Vecchio” è il titolo dato alla nostra campagna di studi da Alessandro Fioravanti, l’ingegnere minerario che, con il figlio Fabrizio, ci ha invitato a raccogliere una sfida molto difficile: provare a “ricostruire” l’antica topografia del Paese Vecchio attraverso l’analisi dei sotterranei e la ricerca bibliografica. Alla sessione scientifica seguirà la realizzazione di un film curato da Studio Blu Production in collaborazione con il Centro Ricerche Sotterranee “Egeria”. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Il sistema rupestre di località Macurano (Alessano, Lecce). Uno studio integrato Sammarco Mariangela*, Parise Mario**, Donno Giampiero***, Inguscio Salvatore*** , Rossi Emanuela*** * Dipartimento Beni Culturali, Università del Salento, Lecce ** CNR, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, Bari *** Speleofri, Gruppo Speleologico Riassunto: La civiltà rupestre, oggetto da tempo di approfondite trattazioni anche ad alto livello scientifico, costituisce un fenomeno storico di grandissima rilevanza in molti paesi del bacino del Mediterraneo, e riveste notevole importanza in varie regioni dell’Italia meridionale. Nel territorio salentino il sistema della vita in grotta non presenta l’imponente scenario dell’habitat rupestre dell’arco jonico, ma non meno significative sotto il profilo della valenza culturale, economica e sociale sono le testimonianze rupestri che si conservano nelle incisioni vallive e lungo le dorsali rocciose delle Terre Salentine. L’insediamento rupestre di Macurano è ubicato lungo le pendici dell’altura su cui sorge l’abitato di Montesardo, piccola frazione di Alessano, in provincia di Lecce. La sua precipua connotazione agricola, nonostante parte del sistema rupestre sia andata perduta a causa della apertura di una estesa cava, oggi non più attiva, è chiarita dalla presenza di almeno tre frantoi ipogei, silos per l’immagazzinamento di derrate alimentari, sistemi per la raccolta delle acque, sviluppati in un territorio facilmente accessibile dal sistema stradale pedemontano, di cui restano abbondanti tracce scavate nel banco roccioso calcarenitico. Le citazioni sull’insediamento di Macurano nella letteratura a livello locale costituiscono il punto di partenza per l’organizzazione di uno studio che ha previsto l’analisi e la documentazione delle singole evidenze (rilievo, posizionamento tramite GPS su cartografia georeferenziata), nonchè una valutazione sullo stato di conservazione. Le ricerche storiche sono state integrate da analisi di carattere geologico, morfologico, vegetazionale, e da osservazioni sulle condizioni di stabilità dei principali ipogei esaminati. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Esperimento sul rumore sismico alla Grotta di Seiano (Campi Flegrei): tecniche di acquisizione e primi risultati Damiano Norma (1), Maresca Rosalba (2), Nardone Lucia (2), Galluzzo Danilo (3) (1) Gruppo Speleologico CAI Napoli – Università degli Studi di Napoli “Federico II” (2) Università del Sannio (3) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sezione di Napoli – Osservatorio Vesuviano Riassunto: La Grotta di Seiano fa parte di un percorso archeologico di notevole interesse; è una galleria artificiale, che traforando la collina di Posillipo, congiunge Coroglio con il vallone della Gaiola, si pensa sia stata prima una cava per il reperimento di materiale da costruzione e successivamente abbia avuto funzione carrabile di accesso alla villa Pausilypon. La cavità è lunga circa 770 metri, con una forma variabile dai 4 ai 7 metri in larghezza ed un’altezza compresa tra i 4 e 9 metri; tre cunicoli secondari si aprono sul lato sud della galleria fornendo luce ed areazione. All’interno della cavità, il giorno 13 Dicembre del 2007 si è svolta una campagna di acquisizione di dati sismici con lo scopo di determinare la struttura crostale superficiale e valutare gli effetti di sito locali. Il rumore sismico è stato registrato utilizzando due array lineari installati lungo l’intero percorso. Sono state disegnate due configurazioni (A e B), ognuna formata da 5 stazioni sismiche a tre componenti e a corto periodo; la configurazione A è lunga 450 metri mentre quella B è lunga 150 metri. Un’ulteriore stazione sismica è stata installata all’interno del Parco Virgiliano in corrispondenza della cavità stessa con lo scopo di valutare l’amplificazione del banco di tufo sovrastante la cavità. Le stazioni sismiche hanno acquisito all’incirca un’ora di segnale sismico. Sui dati registrati saranno effettuate le analisi spettrali e sarà calcolata la funzione di trasferimento sperimentale per ogni stazione, usando il metodo di Nakamura (Nakamura Y., 1989) e la tecnica dei rapporti spettrali con sito di riferimento (Lermo J. & ChavezGarcia F. J., 1994). Inoltre saranno calcolate le curve di dispersione delle onde superficiali ottenute utilizzando le tecniche di array, si applicheranno il metodo della Correlazione Spaziale (SPAC) di Aki (1957) e il metodo modificato MPAC (Bettig et al, 2001). Dall’inversione delle curve di dispersione, si otterranno i modelli di velocità per le onde di taglio per i siti campionati da ciascun array. I risultati saranno confrontati con i dati geologici presenti per l’area di studio. In questo lavoro presenteremo i risultati preliminari sulle frequenze di risonanza ed i valori di amplificazione nella galleria artificiale ottenuti dall’applicazione della tecnica di Nakamura e dei rapporti spettrali con sito di riferimento confrontati con i dati geologici. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Nota esplorativa sul Qanat delle Fontanelle (Roccarainola, Napoli) Capolongo Domenico°, Del Prete Sossio**, Manco Michele**, Maurano Francesco** ° Circolo Culturale B.G. Duns Scoto di Roccarainola ** Gruppo Speleologico Natura Esplora – Federazione Speleologica Campana Riassunto: Nell’ambito delle ricerche in corso per il progetto nazionale della Carta Antichi Acquedotti, coordinato dalla Commissione Cavità Artificiali della SSI, è stato esplorato e rilevato l’Acquedotto ipogeo delle Fontanelle nel comune di Roccarainola. Sebbene già nota in letteratura, l’opera non era ancora stata oggetto di un’attenta esplorazione e di un dettagliato rilievo topografico. Il sistema di gallerie presenta un solo ingresso e ha uno sviluppo di oltre 770 m. Il principio di alimentazione è quello delle gallerie drenanti o filtranti. Lungo i due rami principali vi sono 20 pozzi verticali di collegamento con l’esterno. L’opera si sviluppa nel suo complesso all’interno di una successione di depositi alluvionali e piroclastici da caduta. Successione questa ben evidente soprattutto lungo le canne dei pozzi a pianta circolare le cui pareti sono senza rivestimento. Viceversa tutte le gallerie principali si sviluppano prevalentemente all’interno di depositi piroclastici pedogenizzati a granulometria sabbioso-limosa e talora argillosa. Poche e localizzate interruzioni, dovute a franamenti, non hanno per ora consentito la completa esplorazione del complesso, sebbene la presenza dei pozzi in superficie lascia ipotizzare la possibilità di superare l’ostacolo dall’alto almeno in un caso. Nonostante le caratteristiche dei terreni, tutto l’ipogeo per gran parte non presenta rivestimento alcuno né delle volte né delle pareti. Solo in un ramo, da un certo punto in avanti si conserva un rivestimento delle pareti e della volta con tegole a cappuccina. In diversi tratti, inoltre, sono evidenti alcuni interventi, succedutisi nel tempo, che hanno alterato in parte la morfologia originaria dell’opera, la cui datazione è da ritenersi a tutt’oggi ancora incerta; infatti, il Masoni nel 1924 lo cita ad esempio di acquedotto romano del Meridione, mentre il D’Avanzo, nel 1943, ne fa coincidere l’epoca di realizzazione con il vicino castello medioevale, che sicuramente alimentava. Il lavoro presentato in questa sede è completato anche da alcune note storiche ed osservazioni biospeleologiche. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Gli acquedotti di Praeneste (Palestrina, Roma) Casciotti Luigi Architetto, libero professionista Riassunto: Viene data per la prima volta una descrizione sistematica di cinque acquedotti antichi, per i quali viene identificata come destinazione finale (con maggiore o minore certezza) la parte alta del Tempio della Fortuna Primigenia. Questo studio si aggiunge a quello relativo all’acquedotto delle Cannuccetta (Castellani, Casciotti, 1999) e probabilmente completa il quadro delle opere di rifornimento d’acqua all’antica Praeneste e al suo Tempio. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Il complesso di gallerie drenanti Felice-Olivella nel Parco Nazionale del Vesuvio (NA) Madonia Paolo°,*, Colomela Danilo°, Federico Cinzia*, Giugliano Pasquale°°, Mascolo Raffaele**, Messana Vincenza°, Melosu Maurizio° ° Associazione Al Qantara, Palermo * Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Palermo °° Ente Parco Nazionale del Vesuvio, San Sebastiano al Vesuvio (NA) ** Associazione l’Olivella, Pollena Trocchia (NA) Riassunto: Il complesso di gallerie drenanti Felice-Olivella si ubica sul versante nordoccidentale del Vesuvio, in territorio comunale di Sant’Anastasia ed all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio. Si tratta di 3 distinte gallerie dello sviluppo di diverse decine di metri ciascuna, attualmente drenanti una portata complessiva di poco superiore al decimo di litro al secondo. Il contesto nel quale si ubicano risulta caratterizzato da una particolare integrazione tra elementi fisici ed antropici, la cui unicità è rimarcata dal fatto che esse rappresentano oggi l’unico punto di emergenza semi-naturale delle acque sotterranee nell’intera area Vesuviana. Il complesso Felice-Olivella, oltre ad essere un’importante testimonianza archeologica di un antico schema idraulico, riveste inoltre un ruolo fondamentale nell’ambito dell’attuale sistema di monitoraggio del rischio vulcanico dell’area Vesuviana, facendo parte del network di punti di misura per la sorveglianza geochimica gestito dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Ponte Terra (San Vittorino, Roma): nuove indagini speleologiche Germani Carlo Centro Ricerche Sotterranee “Egeria” Riassunto: Viene presentato lo studio dettagliato del vasto complesso cunicolare del Fosso di Ponte Terra (San Vittorino, Roma), che si sviluppa per circa un chilometro a monte e a valle del Ponte. I cunicoli, presenti in entrambe le pareti della forra, appaiono di grande antichità sia per la fattura sia perché risultano intercettati da altre opere antiche. Fra le opere osservate vi sono i resti di due acquedotti assieme ai resti di un probabile acquedotto non terminato. Altri cunicoli sono di più dubbia interpretazione. Viene infine tentata una ricostruzione della complessa storia idraulica del Fosso. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali L’antico acquedotto romano del Saturo De Marco Michele (1), Marangella Aurelio (1), Guastella Patrizia (2), Parise Mario (3) (1) (2) (3) Speleo Club Cryptae Aliae, Grottaglie Soc.Coop. Polisviluppo CNR, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, Bari Riassunto: Il presente studio preliminare si propone l’esatta individuazione delle cavità sotterranee, che costituiscono il sistema dell’antico acquedotto romano del Saturo nel territorio di Leporano (TA), attraverso una esplorazione integrale corredata di rilievi ed analisi delle acque al fine di valutare lo sviluppo topografico dell’ipogeo e le sue caratteristiche architettoniche e idrogeologiche, per la scelta delle tipologie di intervento di risanamento, bonifica, valorizzazione e salvaguardia del bene culturale in oggetto. L’acquedotto romano del Saturo rappresenta insieme all’acquedotto del Triglio una delle testimoniane più imponenti di opere di ingegneria idraulica del passato. I suoi 12 Km di reti di gallerie sotterranee attraversano vari territori comunali e conducono alla città di Taranto di cui ha rappresentato in passato una delle fonti di approvvigionamento idrico più importanti. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts I cunicoli del Monte Tuscolo Capulli Ruggero Gruppo Speleologico Grottaferrata 2007 Riassunto: Nei pressi di Roma, sul margine nord delle alture formate dall’ampio cratere del Vulcano Laziale, meglio note come Colli Albani, si trovano le rovine di Tusculum, un’antica città latina. In questi luoghi sono stati localizzati numerosi cunicoli per la captazione idrica, alcuni dei quali vennero realizzati e utilizzati per l’approvvigionamento della città (VI Sec. a.C. – XII Sec. d.C.). Il Gruppo Speleologico di Grottaferrata ha proceduto alla ricognizione e al rilievo di questi cunicoli così da fornire la base per uno studio di carattere archeologico. Sono stati rilevati soltanto sei cunicoli, di cui due già noti. Con questo lavoro viene presenta la documentazione di cinque di essi. Cunicolo della Cisterna Arcaica: forse il primo ad essere realizzato; ha uno sviluppo di 280 m. Cunicolo del Santuario: coevo alle sostruzioni del monumento, non si tratta di un acquifero. Cunicolo del versante sud: realizzato esternamente alla città, ma probabilmente sterile. Cunicolo del versante est: acquifero ancora attivo, unico ad avere al suo interno una cisterna. Cunicolo dei tre fontanili: tuttora attivo rifornisce alcuni abbeveratoi; ha uno sviluppo di 400 m. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Ahlat (Turchia orientale) : prime osservazioni sui sistemi idrici rupestri Bixio Roberto*, De Pascale Andrea*°, Maifredi Alessandro*, Traverso Mauro* ° Museo Archeologico del Finale - Istituto Internazionale di Studi Liguri, sez. Finalese *Centro Studi Sotterranei - Genova Riassunto: Con i pochi dati a disposizione acquisiti nella prima spedizione condotta nel 2007 nel sito archeologico di Ahlat (Turchia orientale), in collaborazione con la Gazi Universitesi di Ankara, si tenta una ricostruzione preliminare dei sistemi idrici rupestri e sotterranei a servizio, probabilmente, della città storica di epoca selgiuchide e dei contigui insediamenti rupestri. Si ritiene che tali opere non servissero tanto ad approvvigionare la città, edificata in una conca attraversata dal torrente principale, e dunque con buona disponibilità idrica, quanto a consentire l’irrigazione degli ampi terrazzamenti circostanti, posti a quote più elevate, e/o a fornire di acqua corrente specifici edifici, come i bagni pubblici. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts I pozzi collegati ai condotti sotterranei degli acquedotti antichi Cappa Giulio Curatore Catasto Cavità Artificiali del Lazio Riassunto: nella vastissima bibliografia sulle opere idriche dell’antichità, ben poco spazio appare riservato allo studio dei pozzi realizzati per collegare il suolo esterno con i sottostanti condotti ipogei. Si espongono alcune riflessioni sulle motivazioni dello scavo di tali pozzi, derivate dall’analisi delle loro caratteristiche, riscontrate durante lo studio ed il rilevamento degli acquedotti antichi nel Lazio, e si tenta di stabilire una correlazione con i periodi storici a cui risale la loro creazione. In particolare si distingue tra pozzi a pianta rettangolare, quadrata e circolare: questi ultimi almeno nel Lazio, risulterebbero di origine più recente, dal pieno Impero romano ai giorni nostri e, per quanto concerne gli acquedotti dell’antica Roma, per lo più connessi a interventi manutentivi di epoca Adrianea o posteriore. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali L’insediamento del Castello di Cordigliano (Viterbo, Lazio) Cappa Giulio, Cappa Emanuele, Felici Alberta Shaka Zulu Club Subiaco Riassunto: al margine della piana sita a Ovest di Viterbo si trovano i ruderi di un piccolo insediamento, posto su uno sperone tufaceo, conosciuto col nome di Castello di Cordigliano. Ad esso, come alla maggior parte dei castelli della Tuscia (nota anche come Etruria Meridionale), sono connesse varie cavità, in genere antiche tombe a camera riattate per gli usi pastorali. Questo castello però possiede, nel sottosuolo della spianata fortificata, tre cavità scavate originariamente dall’alto che risultano di forma del tutto inconsueta: a pianta circolare larga e tendenzialmente di altezza ribassata, non corrispondente pertanto ai profili comunemente noti delle cisterne ipogee e delle fosse granarie. Si presentano i rilievi e le descrizioni delle cavità e la relazione si conclude con un tentativo di ricostruzione cronologica delle opere del sito. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Capofonte e gallerie superiori dell’Acquedotto Teresiano: indagini sulle opere sotterranee di captazione e sul pavimento attrezzato con canalizzazioni per il trasporto dell’acqua Guglia Paolo Società Speleologica Italiana, Commissione Nazionale Cavità Artificiali, Catasto Cavità Artificiali SSI del Friuli Venezia Giulia, Sezione di Speleologia Urbana della Società Adriatica di Speleologia Riassunto: Il presente lavoro studia le caratteristiche costruttive e funzionali del Capofonte (n. CA 1 FVG-TS) e delle Gallerie Superiori (n. CA 2 FVG-TS) dell’acquedotto Teresiano di Trieste (Italia). L’indagine analizza, inoltre, il particolare “pavimento attrezzato” che è stato realizzato lungo le gallerie e che contiene una serie di canali paralleli per lo scorrimento dell’acqua. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Considerazioni geo-archeologiche preliminari sugli acquedotti settecenteschi di Gravina in Puglia Bruno Giovanni*, Loguercio Canio**, Magni Silvana **, Parisi Michele ** * Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Politecnico di Bari ** Associazione Gravina Sotterranea Riassunto: nell’ambito di una ricerca multidisciplinare, volta alla conoscenza e valorizzazione del territorio di Gravina in Puglia, è stata condotta un’estesa campagna di esplorazioni e rilievi che ha portato alla scoperta di tre distinti acquedotti. Si tratta di strutture idrauliche sotterranee, di epoca verosimilmente settecentesca, che avevano lo scopo di provvedere all’approvvigionamento idropotabile della popolazione mediante la captazione di tre diverse sorgenti, situate in zone idrogeologiche strategiche del territorio circostante, ed il convogliamento delle acque fino alle porte del centro abitato medioevale. In questa fase preliminare della ricerca sono stati delineati l’assetto geologico del territorio in cui ricadono le opere idrauliche sotterrane e quello idrogeologico degli acquiferi delle sorgenti che alimentano gli acquedotti. Di tali sorgenti, inoltre, si è valutata, mediante delle misure di portata, l’attuale potenzialità idrica. Al fine di comprendere l’abilità dei nostri predecessori nello sfruttamento e gestione delle risorse naturali, si è focalizzata l’attenzione sul rilievo e ricostruzione del tracciato degli acquedotti oltre che sui materiali e sulle tecniche costruttive utilizzati. Sulla base dei rilievi e degli studi condotti, è stato possibile formulare un’ipotesi sull’influenza che possono aver avuto l’espansione urbanistica del centro abitato e le modificazioni nel tempo dell’uso del territorio, sulla funzionalità degli acquedotti e/o sul loro stato di conservazione. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts La cisterna romana sotto la piazza del centro storico di Caiazzo (Caserta) Merlo Manuela *, Pinelli Laura *, Russo Natalino ** * Gruppo Speleologico Grottaferrata 2007 ** Gruppo Speleologico del Matese Riassunto: Il contributo illustra un caso di ricognizione e documentazione di una cisterna romana sotto la piazza del centro storico di Caiazzo (CE), il cui accesso era conosciuto da anni, ma in mancanza di un’indagine documentata aveva fatto nascere molteplici leggende. La ricognizione da parte degli speleologi ha dato lo spunto per intraprendere un’opera di indagine e valorizzazione del monumento da parte del Comune e del competente ufficio della Soprintendenza archeologica. Nell’articolo si forniscono inoltre alcuni spunti metodologici sull’osservazione di ipogei artificiali, che possono fornire indicazioni sulle fasi di edificazione e i metodi di costruzione. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Lavori di recupero nell'acquedotto del Triglio Gentile Giacinto Cosimo, Ficocelli Salvatore Gruppo Speleo Statte Riassunto: L’Acquedotto del Triglio è un antico acquedotto probabilmente di origine romana, presente quasi per intero nella provincia di Taranto, che si sviluppa in parte in ipogeo ed in parte in maniera superficiale. Ha avuto l’importante compito di raccogliere l’acqua nel sottosuolo tra i Comuni di Statte e Crispiano e di portarla, quasi in segreto, con la sola forza di gravità, nel comune di Taranto, rispettando stupefacenti pendenze. Ancora oggi l’opera capta le acque, ma è oramai in disuso da più di ottant’anni. Di recente il Comune di Statte sta portando avanti, grazie ad alcuni finanziamenti, una serie di lavori di sistemazione su di un tratto dell’ipogeo ai confini con il Comune di Crispiano, uno dei partner del progetto, in una zona di non comune bellezza paesaggistica quale la verdeggiante gravina del Triglio. Tali lavori, ancora in corso di esecuzione, mirano alla ristrutturazione di una parte dell’acquedotto di circa 400 metri, mediante la pulizia del tratto ipogeo interessato, la sistemazione dei pozzetti di sfiato ed un successivo consolidamento e restauro di alcune zone distrutte o comunque non più funzionali. L’intera area, di circa 5000 m2 è divenuta facilmente accessibile attraverso altre opere di sistemazione della parte superficiale, mediante sistemazione del terreno e del verde, con una valorizzazione delle essenze tipiche della macchia mediterranea e dei resti delle civiltà rupestri presenti, contesto nel quale di inserisce l’opera. Il tutto al fine di agevolare la futura fruizione dell’ipogeo e per consentire a coloro che non volessero o non potessero entrare negli stretti cunicoli di poter ugualmente godere in maniera più agevole del luogo. L’obiettivo è quello del recupero di questa parte del condotto al fine di tutelarlo, valorizzarlo e renderlo visitabile, inserendolo in un contesto territoriale più ampio, con l’idea base di un turismo itinerante, che mostri i molteplici interessanti aspetti del territorio tarantino. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Nota preliminare sulla valutazione della stabilità di gallerie minerarie abbandonate: il caso di studio della miniera di Fontana Tasso (Monti del Matese, Campania) Del Prete Sossio*, Di Crescenzo Giuseppe** * Geologo, Gruppo Speleologico Natura Esplora – Federazione Speleologica Campana ** Dottore di Ricerca in Geologia Applicata ed Ambientale - Università degli Studi di Napoli “Federico II” Riassunto: Sui Monti del Matese, soprattutto nella prima metà del XX secolo si è concentrata e sviluppata una modesta attività mineraria che ha interessato mineralizzazioni manganesifere nei terreni del Miocene superiore, ma soprattutto il livello bauxitico del Cretacico medio. Le bauxiti del Matese derivano da sedimenti alloctoni depositatisi sulla superficie erosa dei calcari durante la fase di continentalità tra il Cretacico medio e superiore e sono state oggetto di attività estrattiva da parte della Società Anonima Monte Mutri e successivamente della Società Montecatini fino al 1965. Il Gruppo Speleologico Natura Esplora alla fine del 2000 avviò un programma di “Ricerca e studio dei principali siti minerari in Campania” e proprio sul Matese furono individuate, esplorate e topografate tutte le miniere di bauxite attualmente accessibili. I primi risultati furono presentati al V Convegno Nazionale sulle Cavità Artificiali, ad Osoppo (UD), e successivamente in un numero monografico di Opera Ipogea. Ad oggi sono stati censiti 12 ipogei ancora accessibili con uno sviluppo planimetrico delle gallerie variabile tra 10m e oltre 1.500m per un totale di oltre 3.000 m di gallerie sotterranee. Questi risultati risvegliano l’interesse e la memoria dei luoghi e della storia dimenticata della comunità locale e si iniziano a far strada le prime idee di una possibile turisticizzazione dei siti. Nell’intento di un possibile intervento di ripristino e messa in sicurezza delle gallerie per una valorizzazione e riconversione del sito a fini didattici, culturali e turistici, sono stati avviati una serie di studi di dettaglio. In questa sede viene presentata una carta geologica delle gallerie ed effettuata una valutazione della qualità degli ammassi finalizzata ad una valutazione preliminare dello stato di conservazione e di stabilità dell’ipogeo. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Le miniere di ittiolo come patrimonio geologico per la valorizzazione di un territorio (Monti Picentini - Giffoni Valle Piana – Salerno) Sciumanò Elia*/***, Genco Sergio**/***, Mancino Sandro*** * Geologo, Struttura Commissariale per l’Emergenza Idrogeologica in Campania ** Geologo libero professionista *** Gruppo Speleologico CAI Salerno Riassunto: Durante l’epoca borbonica l’area di Giffoni Valle Piana (Salerno) fu interessata da esplorazioni e da studi scientifici finalizzati alla ricerca di rocce definite “zoofitantrace”, cioè carbon fossile. Tali ricerche iniziarono nel 1797 e si susseguirono fino ai primi del 1900. Gli studi e i saggi realizzati furono variamente indirizzati alla sola ricerca di giacimenti di minerale da estrarre e/o alla pura ricerca geologica, risultante dalla catalogazione sistematica delle diverse specialità fossili che si ebbe in quegli anni. Solo nei primi del novecento fu, infine, avviata una modesta industria mineraria legata all’estrazione dell’ittiolo, un unguento di origine naturale utile per medicare piccole infezioni cutanee. La coltivazione interessò i margini del massiccio montuoso dei Monti Picentini, dove affiorano i livelli dolomitici scuri, fittamente straterellati, contenenti pesci fossili e molto ricchi in materia organica del Norico (Trias Sup.). Giacimenti quest’ultimi famosi non solo per il loro contenuto in pesci fossili, ma anche per la ricchezza in Bivalvi, Brachiopodi, Serpulidi e grandi Alghe Dasycladacee. Tale ricchezza è da collegare all’evoluzione dell’ambiente di sedimentazione. Infatti gli “Scisti Ittiolitici” si sarebbero formati in un ambiente marino subtidale con acque di fondo da subossiche ad anossiche. In questo quadro generale si inserisce il presente lavoro, finalizzato all’inquadramento geologico delle formazioni rocciose interessate dall’attività mineraria, in parte alla ricostruzione della storia delle miniere e soprattutto al censimento delle gallerie e al loro rilevamento. Informazioni queste ultime ormai patrimonio disperso nel tempo. La raccolta di questi dati e il successivo accatastamento vuole essere lo spunto per lo sviluppo di un patrimonio che già in fase di ricerca ha mostrato tutte le sue potenzialità. Inoltre essendo l’area, in parte, già stata oggetto di individuazione come geosito, nell’ambito del progetto GEOSITES e delle iniziative proposte dal Servizio Geologico Italiano, può far sì che essa, anche se al momento abbandonata, possa diventare un polo di attrazione e di maggiore sviluppo nell’ottica di un turismo sostenibile. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts La riscoperta Miniera di Lignite di Acerno (SA) Bennet Francesco, Fiorillo Giovanna, Napoli Davide, Petrosino Mario, Saggese Giuseppe, Santomauro Sergio, Sessa Vincenzo Gruppo Speleologico CAI Salerno Riassunto: Ubicata nel comprensorio dei Monti Picentini, la miniera di lignite di Acerno (SA) è collocata all’interno di un deposito lacustre originatosi nel Pleistocene Medio Inferiore. L’intero complesso ricopre un’area di circa 0,3 Km2 e si sviluppa con oltre 1.500 m di gallerie praticabili risultando così uno dei più interessanti contesti minerari della Campania. Sorta nel 1941 e sfruttata sino al 1946, la miniera fu considerata uno dei maggiori siti dell’Italia Meridionale destinati alla coltivazione del carbon fossile: al suo interno infatti, sono presenti due banchi di lignite xiloide scura rispettivamente della potenza di 1,1 m e 1,4 m separati da un banco di arenaria spesso 0,7 m. Questo lavoro, frutto di esplorazioni sistematiche, evidenzia aspetti scientifici, storici e paesaggistici del sito minerario ad oltre settanta anni dalla sua dismissione, e presentando il rilievo dello stato attuale delle gallerie ed una serie di dettagli di carattere esplorativo, si propone inoltre di esaltarne la validità speleologica. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Aree cimiteriali e luoghi di culto in rupe: le cavità artificiali campane tra Tarda Antichità e Medioevo Ebanista Carlo*, Amodio Maria** * Università degli Studi del Molise ** Dottore di ricerca Università degli Studi di Napoli “Federico II” Riassunto: Lo scavo di grotte artificiali in Campania risale ad epoca remota e si richiama ad una radicata tradizione che ha visto nel tempo susseguirsi e talora intrecciarsi diverse modalità di utilizzo. Tra il Tardo-Antico e l’Alto Medioevo si verifica un notevole incremento della frequentazione di spazi ipogei, soprattutto come luoghi di sepoltura e di culto. A tale scopo si riutilizzano cavità preesistenti, opportunamente trasformate e ampliate, o, in altri casi, si effettuano scavi ex novo, realizzando spesso impianti di notevole estensione e impegno architettonico, come nel caso delle catacombe. Gli estesi cimiteri sotterranei cristiani, destinati ad una comunità in crescita, per la presenza di tombe di santi e martiri, divengono ben presto luoghi di culto in cui sono realizzate basiliche e altre installazioni liturgiche. Accanto ad essi vi sono poi entità di dimensioni più modeste, piccole chiese o grotte devozionali in rupe, in cui talora sono presenti anche sepolture. La documentazione campana è ricca e ampia e comprende al suo interno una pluralità di situazioni differenti. Ad essa corrisponde, però, uno stato degli studi molto disomogeneo; per alcuni monumenti si dispone infatti di studi approfonditi e scientificamente affidabili, altri, invece, sono stati oggetto solo di studi locali o, talora, sono del tutto inediti. In questo contributo, partendo dalla individuazione e localizzazione delle cavità artificiali campane in uso tra Tardo Antico e Alto Medioevo, si procederà non tanto ad una capillare analisi dei singoli monumenti, quanto ad una classificazione tipologica dei diversi tipi di impianti, attraverso l’analisi delle tecniche di scavo, delle soluzioni planimetriche, delle modalità di trasformazione degli ambienti, delle scelte decorative, della presenza di strutture legate allo svolgimento dei riti funerari o liturgici. Saranno esaminati in parallelo luoghi di culto e aree sepolcrali, che spesso, in quest’epoca, convivono nello stesso monumento. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Ricerche speleologiche sul sistema degli ipogei di Masseria Lonoce in agro di Grottaglie Sannicola Gian Claudio(1), Marangella Aurelio(1), Maranò Patrizia(1), Nuzzo Angelo(1), Parise Mario(2), Greco Antonio(3), Fornaro Arcangelo(4) (1) Speleo Club Cryptae Aliae, Grottaglie CNR, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, Bari (3) Associazione Terra delle Gravine, Taranto (4) Università degli Studi di Bari (2) Riassunto: In questo contributo si illustrano le principali caratteristiche geomorfologiche, speleologiche, storico-culturali e archeologiche del sito di Masseria Lonoce, inserito nell’omonima lama, che assieme costituiscono uno degli esempi meglio conservati del fenomeno più ampio delle gravine e della civiltà rupestre del territorio di Grottaglie e dell’intero Arco Jonico. Oltre a illustrare gli elementi sopra citati, ci si soffermerà inoltre su alcune delle numerose cavità presenti, tra cui spicca il sistema ipogeo dell’omonimo frantoio, che per la grandezza e varierà tipologica dei suoi ambienti, interamente scavati nel sottosuolo, rappresenta una delle testimonianze migliori della stagione dei frantoi ipogei, sorti fra ‘600 e ‘700. Inoltre l’attenzione sarà concentrata sulla cavità denominata “colombaia”, e sulla chiesa-cripta di San Pietro che presenta gli affreschi meglio conservati di tutto il territorio grottagliese, presumibilmente databili intorno ai sec. XII-XIII. Particolare attenzione sarà inoltre dedicata ai sistemi idrici e di captazione delle acque. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Insediamenti rupestri di età medievale in Molise: abitazioni e luoghi di culto Ebanista Carlo*, Mancini Massimo** *Università degli Studi del Molise **Associazione Speleologi Molisani Riassunto: Negli ultimi anni, storici, archeologi, storici dell’arte, geologi, speleologi, climatologi e specialisti di aerofotogrammetria e fotointerpretazione del territorio hanno rinnovato l’interesse per gli insediamenti rupestri dell’Italia, contribuendo all’avvio della catalogazione sistematica delle strutture ipogee e alla diffusione delle conoscenze acquisite grazie alle metodologie innovative. Finora l’area molisana, nonostante la presenza di numerose unità rupestri localizzate sui rilievi appenninici e sub-appenninici, non è stata ancora oggetto di un’indagine sistematica, tanto che manca un censimento delle grotte e delle cavità artificiali. Se le pitture rupestri hanno suscitato in diversi casi l’attenzione degli studiosi, poco noto è, invece, l’utilizzo abitativo delle cavità che ha comportato significativi interventi di scavo e taglio della roccia. In questa sede vengono presentati i primi risultati di una ricerca che, oltre al censimento delle unità rupestri naturali e artificiali, prevede la classificazione tipologica dei diversi tipi di impianti, delle soluzioni planimetriche, delle modalità di trasformazione degli ambienti (a scopo abitativo o liturgico), degli apparati decorativi e dei rapporti con la viabilità. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Tecniche speleologiche dei Vigili del Fuoco: il nucleo S.A.F. per crolli e incendi nel sottosuolo di Napoli La Veglia Michele Maria Direzione Regionale VVF Campania Riassunto: Una delle tipologie di eventi peculiari per cui i Vigili del Fuoco del Comando di Napoli sono chiamati ad intervenire è senza dubbio quella che riguarda l’incendio o il crollo con il coinvolgimento di una cavità sotterranea artificiale. Le “nuove” tecniche SAF (speleo-alpino-fluviale) ed i frequenti corsi di aggiornamento specifico in cavità napoletane costituiscono un valido supporto al soccorso tecnico urgente. Il problema del sottosuolo napoletano, che per lunghissimi anni ha risentito del mancato censimento delle cavità artificiali, ma anche lo stato di degrado e di abbandono di quelle vie di accesso e comunicazione, si è riproposto in numerose occasioni. L’autore, ingegnere e funzionario dei Vigili del Fuoco, propone e commenta alcuni degli interventi più significativi verificatisi negli ultimi anni nella città di Napoli, interventi per i quali si è avvicendato nella direzione delle operazioni di soccorso tecnico urgente e di messa in sicurezza. Per i Vigili del Fuoco di Napoli, seppure conoscitori del particolarissimo scenario incidentale, è un intervento sempre molto difficoltoso da affrontare, anche in termini di autoprotezione per l’operatore. Le “incursioni” nel sottosuolo napoletano sono ad oggi inserite nel programma nazionale di formazione dei SAF di tutto il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. L’articolo è corredato da una ricca iconografia che illustra l’attività di formazione dei nuclei SAF avanzati nelle cavità artificiali di Napoli. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Le Grotte di Trentaremi e le altre cavità costiere dell’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola (Golfo di Napoli): aspetti geoarcheologici ed ecologici Simeone Maurizio, Masucci Paola, Villani Guido, Pagliarani Alberto, Nigro Fabio Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Riassunto: L’area oggetto di questo studio è il tratto di costa che si estende, lungo il litorale di Posillipo nel Golfo di Napoli, dal borgo di Marechiaro alla Baia di Trentaremi, rientrante tra i confini dell’Area Marina Protetta (AMP) “Parco Sommerso di Gaiola” (D.M. 7/8/2002). Dal punto di vista vulcanologico l’area rientra nel sistema vulcanico dei Campi Flegrei, ed è interessata da fenomeni di bradisismo. L’estrema complessità geomorfologica che caratterizza questo tratto di costa è data dall’interazione tra elementi di erosione naturale, movimenti bradisismici e massiccio rimaneggiamento dei versanti tufacei ad opera dell’uomo, avvenuto in diversi periodi storici e finalizzato alla realizzazione di approdi, camminamenti, ninfei, ville marittime e peschiere oltre che all’estrazione del tufo come materiale da costruzione. Dopo una prima fase di studi finalizzati al censimento delle cavità presenti nell’area ed al loro rilievo planimetrico ed analisi speleologica, nel presente lavoro ci si è concentrati maggiormente sull’analisi geoarcheologica delle cavità di maggior interesse e sulla loro caratterizzazione ecologica e biologica. In considerazione di ciò di grande interesse si sono rilevate le cavità costiere che si affacciano nella Baia di Trentaremi e quelle presenti sul versante orientale delle Isole della Gaiola. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts La Grotta del Cane - l’esplorazione ed il rilievo di un geosito artificiale ipogeo nell’area vulcanica dei Campi Flegrei Varriale Rosario Federazione Speleologica Campana - Curatore del catasto regionale delle cavità artificiali FSC Riassunto: Viene presentato uno studio sull’evoluzione storica e l’esplorazione speleologica dell’ipogeo della Grotta del Cane. L’accesso alla piccola cavità artificiale è ubicato in località Conca d’Agnano a Napoli, lungo il sentiero dell’antica Circumvallazione del lago di Agnano. La particolarità della cavità deriva dalla presenza al suo interno di emissioni di gas dal sottosuolo tipiche dell’area vulcanica in cui ricade. La piccola cavità artificiale della Grotta del Cane fu probabilmente scavata in età preromana (III-II secolo avanti Cristo), nell’intento di localizzare una probabile fonte sorgiva e sfruttarne le relative virtù terapeutiche. In quel periodo, i fenomeni vulcanici dell’area flegrea determinarono la comparsa di una “mofeta” al suo interno, ossia l’emanazione naturale dal sottosuolo di anidride carbonica. La cavità presenta una lunghezza di circa 10 m, con andamento rettilineo e una pendenza negativa di circa 20°. L’anidride carbonica, più pesante dell’ossigeno, tende a livellarsi in prossimità dei livelli più bassi. In relazione alla pendenza della Grotta, il gas provoca la completa saturazione della cavità ad una distanza di circa tre metri dall’ingresso, rendendola impraticabile. In tempi remoti e, soprattutto, nei periodi del “Gran Tour” (XVI-XIX secolo), per mostrare ai visitatori stranieri gli effetti letali dello sconosciuto gas su di un organismo vivente, vigeva la barbara usanza d’introdurre un cane nella Grotta, afferrato per le zampe posteriori e tenuto con la testa all’ingiù, in modo tale che fosse stato costretto a respirare il mefitico gas. Questo insolito e crudele esperimento contribuì, proprio in quegli anni, alla curiosa ed attuale definizione etimologica del sito ipogeo. A tale periodo, risale la mole di fonti iconografiche sulla cavità e le “impressioni di viaggio” di numerosi scrittori e personaggi illustri che hanno visitato la Grotta del Cane, tra cui Agricola, il Della Torre, Spallanzani, de Saint Non, il Ferber, Breislak e Dumas. Ridotta a discarica sin dal 1958, la cavità fu nuovamente individuata nel 1989, ostruita da detriti e rifiuti solidi urbani. Nel maggio del 2001 l’autore ha definitivamente concluso le operazioni di rilievo delle condizioni statiche e conservative dell’intera cavità artificiale. Grazie ad una complesso intervento di rimozione dei detriti dall’interno della Grotta è stato possibile esplorare e rilevare un’inedita prosecuzione della cavità di circa 32 metri quadrati, rimasta inaccessibile e sconosciuta per oltre duemila anni. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Le peschiere di Lucullo (Miseno, NA) Benini Alessandra, Ferrari Graziano, Lamagna Raffaella * * Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Napoli “Federico II” Riassunto: Sulla costa nord-occidentale di Capo Miseno, nelle vicinanze della celebre Grotta Dragonara, si trova una sequenza di ambienti scavati nel tufo e parzialmente sommersi dal mare. Si tratta di cavità appartenenti ad un sistema di cisterne e di peschiere di età repubblicana, pertinenti probabilmente ad una villa patrizia. La denominazione di “Peschiere di Lucullo” non è sufficientemente suffragata dalle fonti storiche. In passato, le cavità erano state sommariamente descritte da Gunther (1903) e da Borriello & D’Ambrosio (1979). Nel quadro di uno studio più ampio sulle cavità costiere flegree, le “Peschiere di Lucullo” sono state esaminate in dettaglio e rilevate, e sono stati identificati anche alcuni passaggi sommersi. Sono in corso approfondimenti di carattere biologico ed archeologico, estesi anche ai fondali adiacenti. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Nuovi ambienti ipogei nel Colle Oppio Placidi Marco Riassunto: Nel 2001, a seguito di lavori di superficie alle Terme di Traiano – Colle Oppio - Roma, il passaggio di un camion della ditta appaltatrice fece incrinare pericolosamente un albero presente nell'area di cantiere. Dalla rimozione della pianta si scoprì un pozzo che dava accesso a diversi ambienti, parzialmente riempiti con materiale detritico di risulta. Lo studio e l’indagine speleo-archeologica portarono all'individuazione di ambienti d'epoca post neroniana e forse attribuibili a riutilizzi di sale appartenenti alla Domus Aurea. Successivamente questi locali vennero utilizzati fino a Traiano, che li interrò e li utilizzò come basamento per il proprio impianto termale. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Antiche opere di bonifica, drenaggio ed irrigazione nel territorio di Sulmona (Abruzzo - Italia Centrale) Burri Ezio Dipartimento di Scienze Ambientali, Università degli Studi dell’Aquila - Commissione Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana Riassunto: Nelle conche interne e nelle aree golenali dell’Abruzzo antico, quanto nelle aree più prossime alla costa, erano molto frequenti gli impaludamenti. Ne sono eloquente testimonianza la cartografia antica, presente negli Archivi pubblici e privati, e la sopravvivenza di specifici toponimi. Nel territorio di Sulmona, un’ampia conca interna dell’Abruzzo e già nota per l’abbondanza delle sue acque, molte sono le opere idrauliche, realizzate anche in sotterraneo, poste in essere per la gestione delle estese aree coltivate. Tra le maggiori, si ricordano il Canale Corfinio, conosciuto anche come Sagittario I, la cui costruzione, rimaneggiata in alcuni tratti, viene dalla tradizione comunemente attribuita al periodo romano. VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Abstracts Il controllo dei caratteri idrogeologici nella distribuzione degli antichi acquedotti sotterranei in Campania e Puglia Del Prete Sossio(1) , Parise Mario(2) (1) (2) Geologo,Gruppo Speleologico Natura Esplora/Federazione Speleologica Campana CNR, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, Bari Riassunto: Le attività di lavoro dei primi anni del Progetto della Società Speleologica Italiana “La Carta degli Antichi Acquedotti Italiani”, di recente confluite in un numero monografico della rivista Opera Ipogea, hanno evidenziato la indubbia ricchezza di antiche strutture acquedottistiche sul territorio italiano e la notevole valenza che queste possono rivestire per approfondimenti specifici in alcune delle numerose discipline interessate alla tematica (archeologia, ingegneria idraulica, geologia, idrogeologia, ecc.). Tra queste, l’assetto geologico ed idrogeologico riveste indubbiamente un ruolo non secondario . La comprensione dei motivi che hanno spinto popolazioni antiche a eseguire notevoli sforzi per la realizzazione di strutture idriche sotterranee, dedicate alla captazione, alla raccolta ed al trasporto dell’acqua, non può non partire dal tentativo di porre risposte ad alcuni quesiti fondamentali, tra i quali: la scelta del luogo di captazione, e quindi il punto di partenza dell’acquedotto; le modalità idrogeologiche di fuoriuscita delle emergenze idriche che avrebbero consentito la funzionalità della struttura; le caratteristiche del territorio circostante, che dovevano permettere il deflusso delle acque secondo ben predeterminate pendenze. Partendo dai dati sintetici delle fasi iniziali del progetto, si presenta in questo contributo un primo tentativo di analisi dei caratteri idrogeologici degli antichi acquedotti sotterranei sinora identificati e schedati nelle regioni Campania (in numero di 10 acquedotti, distribuiti tra tutte le province campane, ad eccezione di Salerno) e Puglia (11 acquedotti, che coinvolgono l’intero territorio regionale). I locali assetti geologici, strutturali ed idrogeologici possono infatti determinare situazioni ben diverse di venuta a giorno delle risorse idriche, ed influenzare chiaramente anche le modalità di captazione delle stesse. Partendo dall’analisi delle situazioni campano-apule, si opera quindi una suddivisione degli antichi acquedotti sulla base della nota schematizzazione idrogeologica delle sorgenti di Civita (1972), nel tentativo di fornire spunti di interesse per analoghe ricerche relative al resto del territorio italiano. Abstracts VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali Federazione Speleologica Campana SEDE LEGALE Castel dell’Ovo c/o C.A.I. 80132 Napoli SEDE AMMINISTRATIVA c/o Rossella Tedesco - via G. Papini, 12 80046 San Giorgio a Cremano (NA) [email protected] www.fscampania.it