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Gocce di Armonia
http://www.goccediarmonia.it
Anno XIV — N° 122
Marzo 2010
E-mail: [email protected]
Non profit
Gocce di Armonia non è un’associazione ma un’incontro fra persone che condividono lo stesso percorso e le stesse emozioni.
Ricordare gli avvenimenti
R
icordare gli avvenimenti dell’anno trascorso lontano dalla capanna mi è difficile, anche se non
in ordine cronologico.
Sono esperienze passate che hanno logorato il
mio fisico e per le quali ho fatto delle scelte causate dalle
circostanze.
Ho cambiato alcune cose della mia vita, accettando consigli da persone esperte, ascoltando chi si
è trovato a risolvere problemi simili.
Quando la nostra mente è in subbuglio e
non riusciamo a riflettere con coerenza
sugli avvenimenti, facciamo difficoltà a trovare una soluzione. Ci si sente in trappola,
senza via di scampo e l’adrenalina che
scorre nelle vene aumenta la nostra difficoltà a pianificare la soluzione o ad avere
una visione più ampia sulle possibilità di
appianarla. E si fanno degli errori. Trovare
delle giustificazioni al nostro comportamento è facile:ci diciamo “dovuto fare così
o cosà” per reazione.
A volte dobbiamo convivere per lungo
tempo con problematiche alle quali, non
sempre da soli, possiamo trovare soluzioni
immediate. Ci sono sempre delle alternative. Mio nonno diceva “solo dalla rottura
dell’osso del collo non ci si salva. Non mancherà molto
che si troverà rimedio anche a quello”.
La cosa che tengo a mente quando le difficoltà riaffiorano è che non sono responsabile del comportamento degli altri.
Ho ancora degli impegni e dei compiti da svolgere,ma
non mi sento completamente la responsabilità verso gli
altri, anche se a volte dobbiamo subirne le conseguenze,
almeno in parte, dedicando il nostro tempo ad incombenze che diventano sempre più pesanti con il passare degli
anni.
Adesso sono qui, ho ripreso in parte le redini della mia
vita, mi sono curata; da qui cerco la forza di tirare avanti
e accettare questi intoppi come prove da superare, alcune volte davanti a delle scelte da fare, ho provato ad ascoltarmi, chiedendo aiuto al mio sentire e mi sono accorta di avere la risposta, in varie forme: qualcosa che
cambiava e mi aiutava ad andare verso
il risultato più idoneo alla circostanza.
In merito a questo modo di essere ho
trovato riscontro nei consigli di Noel e
Bordeau, i due libri che stiamo leggendo
in capanna. Cerca re di vivere
l’esteriorità tenendo conto del sentire
interiore. Non è sempre facile, anzi, poter fondere le due cose. Non è facile vivere con persone per le quali esiste solo
la materialità nella forma più assoluta e
per le quali il risveglio del mattino ha il
significato di rabbia e frustrazione repressa, perché questo è quello che hanno ricevuto nella loro infanzia ed è continuato nel periodo di lavoro, il loro dover
dimostrare forza, durezza e mascolinità
nell’affrontare i problemi della vita. Sono
persone fragili che hanno paura di tutto
e diventano arroganti,insolenti, prepotenti. Ci sostiene la
fede e la speranza che possa, un giorno, arrivare per loro la comprensione del tempo sciupato ad arrabbiarsi
con tutti, anche con loro stessi.
E noi siamo disposti a capire, accettare, rispettare il modo di essere degli altri così come lo chiediamo per noi?
Un caro abbraccio
Livia BAGAROTTO
La Full-Immersion 2010 delle Gocce di Armonia
Sarà dal 16 al 20 giugno 2010 a Cesclans (UD)...
Se desideri partecipare, invia un’e-mail!
1
Il Perdono
I
l prossimo capitolo del libro Ascolta il tuo corpo
tratta l’argomento del perdono.
- “Che rapporto hai con il perdono?”, mi chiede
Renzo.
- “Non mi ha mai pesato più di tanto…”, rispondo.
- “Bene, e allora per la prossima settimana puoi preparare qualche riflessione su questo tema!?
Siamo in Capanna ed è’ il momento della meditazione e
mi continua a frullare in testa questa richiesta. Mi sento
serena, anzi gioiosa e mi viene un’immagine di me: due
piatti di una bilancia.
Il primo piatto contiene l’Amore del Padre da cui dipende
il mio esistere, il mio essere qui, in ogni istante; nell’altro
piatto “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo…” e mi affiorano tanti ricordi, dialoghi, interrogativi.
Fin da ragazzina mi sono spesso detta che Gesù ha coniato questa richiesta per perdonare le mie malefatte
solo in rapporto al mio pormi agli altri
e per di più lo fa chiedere a me….
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Bene, ora sono a casa e mi accingo a
leggere il pensiero di Lise per sentire
come lei vive il problema del perdono.
Non so il motivo, ma mi aspettavo
uno sviluppo più vasto sul tema del
perdono, perché l’autrice restringe il
problema nei primi sette anni di vita.
Lise Bourbeau trova essenziale il taglio del cordone ombelicale con i genitori che, comunque, hanno lasciato
un segno indelebile in questi primi
anni e afferma essere il periodo che
determina tutte le scelte del resto della vita. Fino qui sono d’accordo, ma
ciò che mi lascia perplessa è la domanda: “ma perché devo necessariamente cercare questo cordone ombelicale che non sento
di avere?”
Mi risulta sterile rimestare nel passato, i ricordi affiorano
solo quando li vado a cercare e li vedo come un qualcosa di staccato da me, se ci penso mi sembra di assistere
ad un film appartenuto ad una persona diversa da me e
che ora non c’è più.
Vediamo cosa ricordo e come è possibile mettere insieme una riflessione utile.
Sono nata durante la guerra da una madre romantica,
fantasiosa, sognatrice che ha cozzato contro la cruda
realtà di un uomo onesto, laborioso, ma essenziale nelle
sue scelte, senza fronzoli e tenerezze. Le necessità di
sopravvivenza mi ha portato a vivere in un paese diverso, ospite da delle zie paterne, dove nei primi anni mia
madre mi raggiungeva spesso.
2
Ecco la prima opportunità che ho vissuto per staccare il
cordone ombelicale: quando l’amarezza di mia madre si
scaricava su di me con percosse e castighi che sentivo
immeritati, le zie coprivano discretamente tanta incomprensione con piccole attenzioni che mi infondevano
grande sicurezza.
Altro passaggio di crescita. Sono la maggiore di sei figli
e – cosa di cui non ho mai avuto una spiegazione comprensibile – sono rimasta con queste zie per molti anni
vivendo un’infanzia serena. Ricordo solo il disappunto
delle vacanze scolastiche perché la famiglia si riuniva e
io di botto da “figlia unica” diventavo “la maggiore” e
quindi carica di impegni e doveri che mi pesavano tanto.
Gli stimoli che però ricevevo da chi mi amava davvero
per quello che ero ha equilibrato i miei conflitti al punto
che hanno stimolato un discernimento che potrei definire
anche di comprensione. Sottovoce mi veniva suggerito
di tacere, di portare pazienza, di
offrire un “sacrificio” che mi avrebbe fatto bene, …
Nell’adolescenza non posso dire
che la mia consapevolezza fosse
affermata, ma evidentemente è
rimasta latente al punto che da
adulta, aiutata anche da provvidenziali incontri, il risentimento si
è sfumato senza grandi sforzi
affondando in un mare di fiducia.
Questo è quello di cui sono cosciente, poi non so cosa succede
nel sottofondo del mio inconscio.
Lo dico perché spesso sono critica nei riguardi degli altri e mi accorgo che molte mie reazioni avrebbero il contenuto di un messaggio, ma il significato di questo
messaggio lo conosco solo io
mentre “l’altro” rimane spiazzato
in quanto spesso fuori luogo o
inopportuno. Che sia un retaggio che i miei genitori mi
hanno lasciato?
E’ forse un modo d’essere “precisamente come ciò che
non ti piace dei tuoi genitori” come afferma Lise nel suo
capitolo sul perdono. Ma perché devo colpevolizzare loro?
Sì c’è un legame col passato, che è diventato una mia
seconda natura, sono un po’ burbera, ho gesti frettolosi
e a scatti, che fa ricordare un po’ la rudezza di mio padre
ma anche – e credo molto di più – le molteplici spinte di
“fare presto, non perdere tempo, affrettati che il tempo
passa, …”
Molto probabilmente sono un miscuglio di tante spinte
ricevute e non mi pare corretto rimproverare altri per ciò
che sono, certamente mi si è incollato addosso quello di
cui la mia eredità genetica ha assorbito e fatta propria,
ma non trovo giusto responsabilizzare altri. Questo è ciò
che sono e su questo devo lavorarci.
Il Perdono
Ho sfiorato alcuni momenti della mia vita perché mi servono come riflessione su alcuni passaggi che Lise Bourbeau afferma con decisione e mi viene spontaneo rispondere che ognuno di noi ha un cammino diverso e quindi
non necessariamente marcato solo da influssi negativi.
“Ogni loro (genitori) atteggiamento che non hai accettato
ha dato luogo ad un legame invisibile che è nettamente
presente e dà origine a un senso di irritazione interiore
che sta a dirti che tu sei precisamente come quella cosa
che non ti piace nei tuoi genitori”
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Non so se dipenda dal mio temperamento ma non riesco
proprio mantenere alcun rancore o risentimento per un
atteggiamento che a suo tempo mi abbia provocato sofferenza. Mi accorgo che l’ho dimenticato davvero e per me
non esiste più, solo se qualcuno me lo fa ricordare lo porto al presente sì ma con una certa difficoltà perché non
mi interessa più.
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Michelle Noel invece mi porta verso altre sponde di riflessione. Mi parla di emozioni, risentimenti, stati interiori, insomma mi fa cercare e lavorare sul presente, sintesi di
numerose scelte di un passato più o meno recente.
Gli stati d’animo che mi dominano sono la somma degli
stimoli, degli incontri, delle decisioni prese. Questo mi fa
ricordare le grandi tappe che hanno fatto da pietre miliari
nel determinare scelte, stimoli, rinunce, incontri, deviando
il corso del fiume verso la foce che ora ritengo sia stato
utile per me.
Da molti anni ho accettato con riconoscenza le situazioni
che mi hanno portata a formare il mio modo d’essere.
Non che sia soddisfatta di me stessa, ci sono mille cose
che vorrei fossero diverse, ma mi accorgo anche che
molti limiti hanno il loro rovescio. C’era una persona che
mi diceva spesso che un termosifone non può emanare
caldo e freddo nello stesso tempo perciò bisogna accettare il nostro limite.
Condivido totalmente l’affermazione di Noel in cui dice
che è indispensabile formarsi delle immagini positive per
poter credere positivo e autoconvincersi che le stesse cose si possono osservare da svariate angolazioni.
E’ facile a dirsi, è facile dare ragione quando si vede con
evidenza che il suggerimento è limpido, veritiero, ma
tutt’altra cosa è il momento quotidiano in cui
‘bisognerebbe’ applicarlo. Io mi accorgo dopo e…. chiedo
il perdono prima a me stessa e poi – se vogliono – anche
agli altri.
Maria Luisa MANERA
La serata di giovedì scorso è stata magica
L
a serata di giovedì scorso (11 febbraio 2010 ndr)
è stata magica. Credo che l’abbiamo vissuta tutti
come tale perché ognuno dei presenti si sono
sentiti liberi di abbandonarsi agli altri senza riserve e senza pudori. È talmente grande la riconoscenza
che sento cantare dentro di me che ho la necessità di esternarla perché è troppo bella e luminosa.
Il cammino personale di ognuno ha trovato comprensione e risonanza nel cuore dell’altro. Grazie,
grazie a tutti in particolare a Cristina per il coraggio di manifestare tutta la sua fatica e ribellione
nell’affrontare e superare la battaglia quotidiana;
a Loretta per la consapevolezza del muro che è
riuscita a vedere e a scalare per scoprire il meraviglioso spazio che c’era dietro; a Monica per aver avuto la forza di indossare i ‘guantoni’ con i
quali farsi spazio nelle sue scelte vitali nonostante i rovi che tentavano di trattenerla lontana dai
bisogni interiori di cui sentiva il richiamo; infine un
grazie speciale a Piero che ho ammirato moltissimo per la capacità di svincolarsi dal ginepraio in
cui si trovava immerso per volare verso la meta che sentiva vera ma pesante da raggiungere. Per quanto riguarda Piero sento il bisogno di rivorgegli un gesto di ricono-
scenza perché mi ha fatto rivivere quello stesso cammino che però io ho vissuto “a metà del cammin della mia
vita” nel senso che ero molto più giovane e per di più
aiutata da un prete ‘fuori dal coro’ che mi citava spesso
un’affermazione di S.Tommaso in cui diceva che al di
sopra di tutte le autorità, chiesa compresa,
l’unica a cui sei obbligato a seguire è quella del
cuore. Questo mio amico mi spronava a scegliere quello che ‘sentivo’ giusto per me nel mio intimo, altrimenti avrei tradito me stessa. A distanza
di tempo posso dire che la struttura ecclesiastica
mi è stata utile come trampolino di lancio verso
un cammino oltre, il problema è diventare adulti
come la tua coscienza richiede solo allora non si
troveranno più conflitti e tensioni.
GRAZIE, GRAZIE DI CUORE A TUTTI
Maria Luisa MANERA
3
Energia
N
oi siamo energia pura , ogni nostro
atomo è energia, che poi, è quella
che ci lega all'infinito. Dentro di noi,
scorre così
tanta energia, che, come sostiene uno specialista americano, potrebbe illuminare una
città come New York,
ora l'importante per
sviluppare e rafforzare
questa grande forza è
creare la giusta motivazione, la giusta dimensione di ciò che
veramente desideriamo
(Bourbeau
pag.57), bisogna provare a concentrarsi
sulla nostra visione,
darle un senso di compiuto per arrivare a
raggiungere la nostra
missione
(Noel
pag.154).
La domanda che mi
suggeriscono i due libri è: cosa posso fare
e quanta energia desidero impiegare per
raggiungere la mia
meta.
Cosa posso fare ogni
giorno e sopratutto cosa voglio dare di me
stesso, per convogliare questa enorme fonte
energetica, che vive dentro di me, per dirigerla
e mantenerla attiva verso il mio obbiettivo.
Quello che al momento so, è che devo tenere
sempre davanti agli occhi la mia missione, perché se non mi faccio le giuste domande,se non
seguo le giuste strade, rischio di percorrere infiniti sentieri, che la mente di continuo mi pone
innanzi, per sviarmi dal mio progetto. E, quando intraprendo una strada sbagliata, quando
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non do il giusto indirizzo alla mia ricerca, ecco
che sento scemare la mia energia, il mio corpo
perde vitalità , è in questa fase che il superconscio m'invia i suoi segnali (stanchezza, malattie, negatività ecc),
segnali atti a farmi
capire che sto vivendo un momento
non ottimale, sta a
me comprendere e
valutare questi segnali, come sta a
me riprendere la
giusta direzione, andando a verificare, a
un livello superiore,
dov'è che si nasconde il problema (Noel
pag.136).
Tutto questo coinvolge immancabilmente la mia anima
(la più pura energia) , bloccando
quei flussi che dentro al mio corpo
(corpo energetico o
vitale), fanno da
centrale, da fonte
primaria.
Quei flussi (che si
intersecano nei punti chiave del mio essere, chakra), e che
se riesco ad armonizzare e a farli convogliare verso l'alto , senza bloccarli con le mie
negatività (paure , chiusure, rancori ) , creano
quelle aperture che danno all'amore la sua totalità, solo allora questa completezza, sono sicuro, mi darà quel senso di appagamento
(missione), perché sarò finalmente unito alla
mia felicità (illuminazione ).
Giuseppe CALCAGNO