Ajana 2004
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Ajana 2004
Divinis® Bar à Vins è lieto di proporvi “DI...VINO, MA NON SOLO…” Martedì 8/3/2011 Grenache/Cannonau Turriga 2002 Argiolas ~ Serdiana (CA) Isola dei Nuraghi I.G.T. ~ Cannonau, Carignano, Bovale sardo, Malvasia nera ~ 14° ~ Euro 60,00 Ajana 2004 Ferruccio Deiana ~ Settimo San Pietro (CA) Isola dei Nuraghi I.G.T. ~ Cannonau 50%, Carignano 30%, Bovale 20% ~ 14° ~ Euro 40,00 Tenores 2005 Dettori ~ Badde Nigolosu ~ Sennori (SS) Romangia Rosso I.G.T. ~ Cannonau ~ 16° ~ Euro 57,00 Châteauneuf-du-Pape Rouge Réservé 2004 Château Rayas ~ Châteauneuf-du-Pape (F) Châteauneuf-du-Pape A.O.C. ~ Grenache ~ 14° ~ Euro 130,00 Coteaux du Languedoc Pic Saint Loup Simon 2004 Clos Marie ~ Lauret (F) Coteaux du Languedoc A.O.C. ~ Grenache 40%, Syrah 40%, Carignan 10%, Mourvèdre 10% ~ 13,5° Euro 33,00 Côtes du Roussillon Villages Rouge La Muntada 2001 Domaine Gauby ~ Calce (F) Côtes du Roussillon A.O.C. ~ Grenache 45%, Carignan 45%, Morvèdre 5%, Syrah 5% ~ 14° Euro 120,00 Esclusivamente in occasione della serata a chi desidera acquistare i vini per l’asporto, riserviamo uno sconto del 10%. Le nostre iniziative sono dirette a favorire un consumo moderato e consapevole del vino. Qualità e non quantità. Grenache La seconda varietà più piantata del mondo che si estende in varie forme in tutta la Spagna e la Francia del Sud. Probabilmente deve la diffusione iniziale nel Mediterraneo occidentale alla forza e all'estensione del regno aragonese, ma sarebbe un buon soggetto per uno studioso di ampelografia. È ormai accertato che ebbe origine, come Garnacha, nella provincia settentrionale di Aragon in Spagna per poi invadere Rioja e Navarra prima di colonizzare grandi estensioni di vigne a Nord e a Sud dei Pirenei, in specie in Roussillon, che fu soggetto alla Spagna e più in particolare al regno di Aragona per quattro secoli, fino al 1659. Da lì si spinse a Est, giungendo in Languedoc all'inizio del secolo XVIII e il Rodano meridionale in quello successivo. È anche, senza dubbio, quel CANNONAU sardo che i sardi rivendicano come autoctono, ipotizzando che la varietà sia emigrata dall'isola fino in Spagna quando la Sardegna si trovava sotto il regno di Aragona, dal 1297 fino al 1713. Sempre in Italia, anche il TOCAI Rosso - 516 ettari nel '91 - e il vitigno presente sul Lago Trasimeno in Umbria con il nome di GAMAY sono in realtà Grenache. Quali che siano le sue origini, il Grenache occupa più superficie votata alla vite di ogni altra varietà salvo l'Airén; la sua forma più comune, a bacca più scura, è la GARNACHA Tinta (cfr per maggiori particolari sulla sua presenza in Spagna). È l'uva nera più coltivata di Spagna, con oltre 100.000 ha, mentre il censimento francese del 1988 ha evidenziato che il Grenache Noir continuava a estendersi nel Midi, per un totale di 87.000 ha. Per trattarsi di una varietà tanto diffusa, compare davvero raramente con il suo nome, in quanto è in gran parte mescolata con altre varietà più ricche di colore e tannini. Grazie alla robustezza del legno e al portamento verticale, è adatta alla tradizionale viticoltura ad alberello in vigne calde, asciutte e ventose. Germoglia precocemente e nelle zone che permettono un ciclo vegetativo piuttosto lungo può raggiungere alti livelli zuccherini. Il vino che dà è di solito più chiaro di tanti altri rossi (ma in Spagna le basse rese tendono a concentrare i pigmenti), con tendenza a ossidare rapidamente, una certa rusticità e più di un tocco di dolcezza. Se si irriga la vigna, come si tende a fare nel Nuovo Mondo, può perdere anche tali caratteristiche organolettiche, ma se è potata severamente, come fanno i produttori più puntigliosi di Chàteauneuf-du-Pape, su terreni più poveri e portando a piena maturità sia la vite sia l'uva, può dare rossi meravigliosamente densi, corposi e speziati che richiedono decenni di affinamento. La riscoperta dei rossi del Rodano a fine anni Ottanta ha spinto alcuni produttori del Nuovo Mondo a profondere maggiori energie nel loro Grenache, anche se il tronco robusto lo ha reso meno popolare nell'era moderna della vendemmia meccanizzata. In Francia la grande maggioranza dell'ampia superficie vitata di Grenache si trova nel ventoso Rodano del Sud, dove si produce un mare di Cótes-du-Rhòne di varia qualità insieme a quantità minori di Chàteauneuf-du-Pape, Gigondas, Vacqueyras eccetera. È senza dubbio la presenza del Grenache ad aver suggerito l'inconsueto requisito ufficiale della gradazione alcolica minima di 12,5°. Anche se qui la parola d'ordine è assemblaggio, in particolare per la più strutturata Syrah, eccezioni quali lo Chàteauneuf-du-Pape di enorme concentrazione di Chàteau Rayas dimostrano che cosa si può fare con il solo Grenache, con la buona volontà e con basse rese. Il vitigno produce inoltre buona parte dei rosati della Francia meridionale, in particolare, tradizionalmente, a Tavel e nel vicino Lirac ma anche molto più a Est nel cuore della Provenza. In Languedoc il Grenache ha un ruolo poco celebrato di supporto nei tagli delle AOC della regione, mentre in Roussillon è molto importante come componente essenziale nei tipici vini dolci fortificati come Banyuls, Rivesaltes e Maury, a riprova della sua capacità di produrre grandi vini, sia pure di tipo particolare. Il Grenache Noir viene spiantato in Corsica, mentre in Sardegna ha un ruolo da protagonista, come Cannonau, nei rossi dell'isola, che possono toccare livelli formidabili di maturità naturale sia nei rossi secchi scuri e profondi, che arrivano a 15° di alcol naturale, sia nei vini da dessert. Il vitigno è coltivato anche in Calabria e Sicilia. La resistenza di questa vite alla siccità e al caldo l'ha resa popolare tra i coltivatori del Nuovo Mondo quando la moda non aveva grande peso sulle forze di mercato. Può maturare con difficoltà in zone costiere, ma grazie alla consistente superficie vitata nella Central Valley e a quella, inferiore, di Mendocino, nel 1991 era ancora la terza uva rossa per superficie della California, con 5.300 ha, dopo Zinfandel e Cabernet Sauvignon, anche se è stata poi superata dal Merlot tanto di moda. Neppure i «Rhóne Rangers» californiani riusciranno a invertire tale tendenza al declino, in quanto le uve maturano in modo irregolare e danno prodotti magri e un po' cotti, anche se alcuni hanno rinunciato a irrigare puntando sulla potatura corta di vecchie viti. Le sue sorti hanno avuto una breve ripresa a fine anni Ottanta quando è stato creato il White Grenache (prodotto da uve rosse) come alternativa naturale al White Zinfandel quando scarseggiavano le economiche uve ZINFANDEL. Tratto da “Guida ai Vitigni del Mondo” di Jancis Robinson, Edizioni Slow Food Cannonau Vitigno Autoctono Sardo. Sino a pochi anni fa si riteneva che il Cannonau fosse un modo diverso di chiamare il Grenache francese, il Garnacha spagnolo e del Tocai Rosso veneto. Finalmente negli ultimi anni anziché basarsi su presunzioni sono stati eseguiti degli studi storico-sociali e sopratutto scientifici che hanno evidenziato due aspetti fondamentali: a) il Cannonau ed il Grenache condividono soltanto l’82% del patrimonio genetico (Università di Sassari Nieddu, ET AL. C.S.); b) il Cannonau ha origine in Sardegna prima ancora che nel resto dell’Europa. Numerosi sono gli atti ufficiali che testimoniano ciò. Uno di questi, l’atto del notaio Bernardino Coni di Cagliari in un atto del 1549 menziona il vino Cannonau, mentre il termine Garnacha, riferito ad un vino rosso spagnolo, compare solo due secoli più tardi. Il Cannonazo di Siviglia è un vitigno inesistente. Per anni si è pensato che il Cannonau derivasse da questo vitigno, ma fu solo un errore di trascrizione del “Canocazo”, vitigno bianco andaluso. Tratto dal sito ufficiale dell’azienda Dettori I commenti di Maurizio Landi La concomitanza con la “festa della donna” e con il “martedì grasso” probabilmente ha tenuto lontano un pubblico più ampio. Oppure, in effetti, l’interesse intorno a questo vini non è poi così alto. Peccato perché la serata ha mostrato una selezione di vini veramente interessante. Peraltro proprio in questa occasione i vini italiani se la sono giocata alla pari con i transalpini. Segno che il lavoro su questa tipologia procede alla pari; certamente la localizzazione ristretta del Cannonau alla Sardegna e l’orgoglio del popolo sardo giocano a favore della cultura e della qualità di questa uva. Si tratta indubbiamente di vini che chiedono tutto il rispetto e l’attenzione di chi li assaggia. La differenza tra i vini frutto di tagli con altri vitigni rispetto a quelli in purezza è evidente; da sola la Grenache risulta più delicata, pur presentando una trama tannica piuttosto fitta, almeno per i due vini presentati. Gli altri vini, a seconda anche dello stile, risultano decisamente più aggressivi e massicci. Vini impegnativi, come spesso sono i vini del Sud. Fitto e denso, ma un po’ sempliciotto, Ajana non riesce ad andare oltre al suo spessore tannico che presenta una nota di goudron piuttosto evidente. Struttura e freschezza sono presenti, ma manca un tocco di complessità. Di tutt’altro spessore il Tenores di Dettori: più delicato nei tannini, ma con una vitalità straordinaria. L’approccio naturale dell’azienda sembra trasparire nella fluidità del vino e nella naturalezza dello sviluppo dell’acidità, presente e piacevole, che sorregge bene un vino di proporzioni superiori. Per finire con gli italiani, bellissima prova anche del Turriga, sebbene in un’annata minore. Parte di slancio in tutta la sua eleganza, poi però, purtroppo, tutto il lavoro di cantina per renderlo piacevole ed internazionale viene fuori e lo imbriglia in uno stile che faccio fatica a condividere. È piaciuto molto, ma, nonostante tutto, non sono un estimatore di questo vino. Il Pic Saint Loup di Clos Marie è un vino molto piacevole, ma un po’ semplice. La struttura c’è, ma manca un po’ di slancio. Certo, in una compagnia così impegnativa, non è facile primeggiare, ma mi aspettavo di più. Veramente un peccato per Rayas; sapevo che sarebbe stato troppo giovane, ma la conferma è ancora più bruciante. Al primo assaggio è leggermente ruvido e non particolarmente pieno, ma mostra già tutto il suo stile. Dopo un po’ di tempo, contrariamente alle aspettative, si infittisce e si chiude dal punto di vista aromatico come se l’eccesso di ossigeno lo disturbasse. Poi, pian piano, si distende lasciando intuire le sue potenzialità, ma rimanendo comunque sulle sue. Fin dal colore si nota un vino non particolarmente denso, ma la struttura è straordinaria per finezza, intensità e sfumature. Da rivedere… Bello disteso, invece, il vino di Gauby. Anche grazie all’apporto di altre uve è pieno, intenso, irruento per l’acidità, giusta però per sorreggere in vino di questa struttura. Un vino irruento, forte, non adatto a tutti i palati, ma di grande impatto e di notevole fascino. Dal mio punto di vista Gauby ha fatto delle scelte molto intelligenti nel proporre vini di grande intensità non gravati da un eccessiva presenza di alcol. Cose, invece, molto frequente sulle coste mediterranee del sud della Francia. Indice di Gradimento dei Partecipanti alla Degustazione Vino 4 6 2 3 5 1 Produttore Ajana 2004 Deiana Romangia Rosso Tenores 2005 Dettori Coteaux du Languedoc Pic Saint Loup Simon 2004 Clos Marie Côtes du Roussillon Villages La Muntada 2001 Gauby Châteauneuf-du-Pape Rouge Réservé 2004 Château Rayas Turriga 2002 Argiolas 1 4 2 6 3 5 3 1 6 2 4 5 5 1 4 2 6 3 4 2 1 3 6 5 1 4 6 5 2 3 1 6 4 5 2 3 Totale 15 18 23 23 23 24