Tesi Dant2 - UvA-DARE

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Tesi Dant2 - UvA-DARE
Dante smarrito nell’inferno del “noir”
La rappresentazione dell’inferno dantesco in alcuni “noir” americani
Masterscriptie van Melanie Bruno
mei 2008
Universiteit van Amsterdam
Italiaanse taal en cultuur
Begeleider: dhr. dr. R.M. de Rooij
Tweede lezer: mw. dr. L.N. Pennings
Indice:
1. Introduzione
p. 4
2. La presenza di Dante nel “noir”
p.10
2.1 Una fusione di generi
p. 10
2.2 L’ossessione per Dante
p. 13
2.3 Una mescolanza di letteratura alta e bassa
p. 16
3. La figura di Dante: un personaggio polivalente
p. 20
3.1 Dante punitore e investigatore
p. 20
3.2 Dante mafioso e poeta elevato
p. 23
3.3 La tematica dello psicopatico
p. 26
4. Dante tradotto in sangue
p. 30
5. La perenità della città di Dite nel «noir»
p. 37
5.1 In cerca di giustizia; Le punizioni infernali
6. Conclusione
p. 43
p. 48
2
Talk about Dante’s Hell, and all the horrors and cruelties of the torturechamber of the lost! The
man who walks with open eyes and with a bleeding heart through the shambles of our civilization
needs no such fantastic images of the poet to teach him horror.
-William Booth- Da ‘In Darkest England and the Way Out’ (1890)
3
1. Introduzione
La fortuna della Divina Commedia di Dante Alighieri fu immediata fin dalla prima diffusione in
Italia. L’apprezzamento e l’interesse per l’opera diminuì solo nei secoli XVII e XVIII, per poi
avere un nuovo impulso a partire dall’Ottocento. Durante questi due secoli Dante era considerato
come antiquato, come rappresentante del mondo medievale, aristotelico. Solo nell’Ottocento
rinasce la fortuna di Dante grazie al romanticismo. Nello stesso periodo l’opera dantesca si è
diffusa gradualmente anche fuori d’Italia nel mondo anglossassone.
La fortuna dantesca nel mondo anglossassone
All’inizio del diciannovesimo secolo Henry Cary pubblicò la prima traduzione integrale inglese
della Divina Commedia in Inghilterra. Nel 1867 il poeta americano più famoso dell’Ottocento,
Henry Wadsworth Longfellow (1807-1882), nato a Maine, pubblicò la prima edizione americana
del poema. In questo periodo Dante era ancora quasi sconosciuto negli Stati Uniti. Longfellow ha
importato letteratura e lingue straniere negli Stati Uniti quando le amministrazioni universitarie
rifiutavano l’insegnamento di lingue straniere perchè considerate inferiori alla propria lingua.
Longfellow, che era pure professore a Harvard, ha combattuto per dare agli studenti accesso a
queste lingue ed è stato il primo traduttore americano di tante opere straniere. L’amministrazione
Protestante dell’Università di Harvard non era affatto d’accordo sulla pubblicazione della
traduzione dell’opera ‘Cattolica’1 di Dante, considerata immorale, condannabile e per di più
inferiore perché scritta in una lingua straniera. Malgrado questi pregiudizi Longfellow produsse
la sua traduzione de La Divina Commedia dopo una riunione con un gruppo di famosi
intellettuali. A questo gruppo, ossia al circolo Dante “Dante club”2 appartenevano illustri poeti
come Oliver Wendell Holmes, James Russell Lowell, l’editore J. T. Fields e lo storico George
Washington Greene.3
Dopo la scoperta della Commedia negli Stati Uniti alla fine del diciannovesimo secolo
l’opera cominciò a penetrare gradualmente nella letteratura americana. Tra i poeti americani la
1
Il Cattolicesimo aveva una reputazione negativa negli Stati Uniti perchè associato alla popolazione di immigranti
irlandesi.
2
The Dante club è fondato nel 1881 come una società informale a Harvard. Questo circolo era il precursore del
Cambridge Dante Society. Il ‘Dante Society’ è fino a oggi il centro degli studi su Dante negli Stati Uniti.
3
Pearl, M., Let Us Read Longfellow, ‘The Wall Street Journal’ (March 16, 2003),
dal sito http://www.opinionjournal.com/extra/?id=110003206
4
reputazione di Dante è stata sempre molto alta, grazie soprattutto al poeta americano-inglese T. S.
Eliot (1888-1965) e al critico letterario e poeta americano Ezra Pound (1885-1972). Essi hanno
risvegliato l’interesse per l'opera di Dante nel mondo anglosassone. Pound era un profondo
conoscitore di lingue romane che aveva studiato all’università di Pennsylvania. Durante questo
periodo di studio nacque anche la sua passione per Dante. Soprattutto l’elaborazione dantesca del
tema del viaggio è stata una fonte d’ispirazione per la sua propria opera. Anche le poesie di Eliot
sono lardellate di riferimenti all’opera dantesca. Alcuni versi famosi di The Waste Land sono
ripresi dall’Inferno. In un saggio su Dante, intitolato What Dante Means to me 4, Eliot analizza le
ragioni del suo apprezzamento per il grande poeta e riflette sull’influenza di Dante nella propria
poesia. La sua ammirazione per Dante è basata soprattutto sulla lucidità del linguaggio, che
contrasta con le espressioni vaghe e sentimentali del romanticismo inglese che Eliot disprezzava.
Al livello religioso Eliot apprezzava la rappresentazione del mondo cristiano medievale che
ritrovava in Dante. Secondo questa visione cristiana ogni aspetto della vita è percepito come
elemento di un grande disegno divino. Questa concezione medievale del mondo è
incomprensibile all'uomo moderno, perciò Eliot la evocava indirettamente tramite la memoria
della poesia dantesca. Ciò è illustrato in modo molto chiaro nel suo saggio ove afferma:
‘Certainly I have borrowed lines from him, in the attempt to reproduce, or rather to arouse in the
reader’s mind the memory of some Dantesque scene, and thus establish a relationship between
the medieval inferno and modern life.’5 Così Eliot usa Dante per esprimere il suo pessimismo
culturale.
L’interpretazione eliotiana di Dante ha fortemente influenzato varie generazioni di
poeti. Dante ha ancora un ruolo dominante nella letteratura americana contemporanea. Questo
ruolo è evidenziato per esempio dal continuo flusso di traduzioni americani dell'opera dantesca e
dal fatto che tanti poeti contemporanei trovano ancora inspirazione nell’opera dantesca. A questo
punto nasce la domanda perchè cosi tanti studiosi e poeti si sentono attirati a questo poema scritto
sette secoli fa? E come mai le case editrici continuano a credere nella fortuna di Dante?
Questo sviluppo è accompagnato di una nuova tendenza per quanto riguarda la
percezione dell'opera dantesca. Nella letteratura contemporanea possiamo osservare un’apertura
4
Eliot, T. S., What Dante Means to Me, pubblicato in To Criticize the Critic and other Writings, London: Faber and
Faber, 1965, pp. 125-135
5
Ibid., p. 128
5
nell’uso di elementi danteschi. Molti scrittori di oggi stabiliscono dei rapporti Dante in modo
libero e personale. Non esiste più una interpretazione assoluta di Dante tra scrittori e lettori e la
sua popolarità non sembra essere connessa a nessuna grande corrente intellettuale. Dante non è
più considerato come un modello ben definito come una volta. Uno dei primi poeti ad
abbandonare l’interpretazione eliotiana di Dante è stato Seamus Heaney (nato in 1939), un poeta
irlandese che leggeva La Commedia spesso in chiave politica. Heaney apprezzava l’abilità di
Dante nel riconciliare una prospettiva politica e una prospettiva trascendentale. In questa linea si
muoveva pure l’aspirazione di Heaney di rappresentare in chiave poetica la situazione politica
nell’Irlanda del Nord.6 Heaney ha cercato di far scendere Dante dal piedistallo ideale di poeta
elevato, in cui era stato posto da poeti come Eliot e Pound, portandolo ad un livello di maggiore
umanità. Questa tendenza continua sino ai giorni nostri e oggi siamo arrivati al punto che ognuno
prende da Dante quello che gli pare. Si è aperto uno spettro di interpretazioni diverse dell’opera
dantesca. E con ciò l’immagine di Dante si è trasformata. È nato un Dante postmoderno, un
Dante in cui tanti lettori si rispecchiano, cosa che può essere una causa di crescita della sua
popolarità. Si potrebbe parlare di una vera ossessione per Dante. Nel mondo accademico ci sono
più studi su Dante che mai. L’ossessione per Dante si sviluppa a diversi livelli culturali.
Troviamo tracce di Dante non solo nella “letteratura alta” ma pure nella “letteratura bassa”, nei
film, su internet e in programmi televisivi.7 Dante è per tutti.8
I thriller “noir” analizzati in questa tesi
Questa tendenza appare in tutto il mondo occidentale ma soprattutto nel mondo anglosassone. In
questa tesi vorrei fare uno studio dell’influenza di Dante sulla letteratura americana
contemporanea. Dall’inizio degli anni novanta fino a oggi possiamo percepire un nuovo
fenomeno affascinante: un revival di Dante nei thriller popolari, i bestseller del
cosiddetto genere “noir”. I romanzi “noir” contengono storie avventurose, fantastiche e ricche di
suspense e mistero. Focalizzerò la mia attenzione su tre romanzi di questo genere in particolare:
American Psycho di Bret Easton Ellis (1991), In the Hand of Dante di Nick Tosches (2002), e
6
Heaney, S., Envies and Identifications: Dante and the Modern Poet, ‘Irish University Review’ 15:1 (Spring 1985),
pp. 256-257
7
Si pensi all’attore Roberto Benigni che recita La Commedia su Rai Uno nel suo tour TuttoDante.
8
Dante non è l’unico poeta canonico che appare in produzioni cinematografiche per il grande pubblico. Pure l’opera
di Shakespeare è stata adattato al cinema. Si pensi ai film come Romeo and Juliet (U.S.A., 1996 di Baz Luhrmann) e
Shakespeare in Love (U.S.A., 1998 di John Madden).
6
The Dante Club di Matthew Pearl (2003). Negli Stati Uniti scrittori contemporanei del genere
“noir” come Ellis, Pearl e Tosches basano le loro opere su un Dante che sembra richiamarsi a
tematiche che appaiono ancora attuali. Nei loro romanzi mostrano addirittura personaggi al
margine della società che si identificano con Dante.9 In questi romanzi Dante è posto in
un’atmosfera piuttosto equivoca.
Quello che condividono i tre autori da me trattati è il loro fascino per Dante. Ma da dove
deriva questo fascino? Bret Easton Ellis, uno dei principali esponenti della tradizione
postmoderna americana del minimalismo è nato nel 1964 a Los Angeles, California. Ha studiato
al Bennington College, in Vermont, dove ha scritto il suo primo romanzo Less Than Zero per un
corso di scrittura creativa. Dopo la pubblicazione di questo romanzo nel 1985, cominciò la sua
carriera di scrittore. Ciò fu anche dovuto alla buona accoglienza ricevuta al suo debutto. Negli
anni Ottanta studiava letteratura. Ellis considera Hemingway, Didion, Joyce e De Lillo i suoi
scrittori di riferimento. Nel 1991 Ellis scrive la sua opera più importante: American Psycho, la cui
pubblicazione venne inizialmente bloccata a causa dell’abbondanza di scene scioccanti e
violente.
Non ho trovato osservazioni esplicite di Ellis su Dante, ma la prima frase di American
Psycho è suggestiva. Il romanzo inizia citando uno dei passi più famosi dell’Inferno di Dante:
‘Abandon all hope ye who enter here is scrawled in blood red lettering [...]’10 Un inizio piuttosto
presuntuoso visto il contenuto crudo e scandaloso del romanzo. Ci possiamo chiedere quanto
Dante sia ancora importante dopo questo inizio che allude a una discesa agli inferi, un viaggio
infernale tra le pieghe più nascoste della mente umana. Un viaggio che lentamente si fa sempre
più spietato, fino alla perdita totale di ogni controllo.
Sia Ellis che Tosches hanno una predilezione per un linguaggio volgare. I loro romanzi
si svolgono in ambienti di “sex, drugs and rock ‘n roll”. Per quanto riguarda Tosches, non c’è da
meravigliarsi di questo fatto, dato che è cresciuto nel bar del padre dove si riuniva la malavita
locale. Nick Tosches, nato nel 1949 in New Jersey, ha studiato da autodidatta con una spiccata
predilezione per l’arte e la letteratura italiana, oltre che per le storie raccontategli in presa diretta
9
Si pensi per esempio al romanzo di Pearl dove incontriamo due personaggi contrastanti: il letterato Longfellow e
l’assassino Teal, entrambi, in modo proprio, affascinati dalla Divina Commedia.
10
Ellis, B. E., American Psycho, New York: Random House, 1991 (p. 3) Da qui in avanti riferirò a questo romanzo
con la sigla: AP.
7
da malavitosi vecchio stampo. Tra i suoi numerosi libri che trattano la malavita carica di
violenza, esce il libro In the Hand of Dante, che contiene pure un altro registro: la poesia e la
filosofia sublime di Dante. In the Hand of Dante combina il romanzo “noir” violentissimo,
biografia immaginaria di Dante e studio della Divina Commedia. Questo romanzo è
testimonianza dell'erudizione di un autodidatta appassionato di Dante e di mafia.
In The Dante Club, il primo romanzo di Matthew Pearl, Dante si trova in un ben altro
ambiente sociale: tra i più illustri poeti americani dell’Ottocento. Il romanzo storico esce nel 2003
negli Stati Uniti, quando l’autore ha 26 anni. Il giovane aveva già ottenuto una laurea in Lettere a
Harvard nel 1997 e nel 2000 in Legge a Yale. Per la prima laurea si è specializzato in Dante. In
The Dante Club, un thriller popolare, vediamo una riflessione di questo fascino per Dante. Pearl è
stato da sempre affascinato da Dante, dai tempi della tesi di laurea, ai tanti saggi, fino ad oggi
come dantista. Per la Modern Library ha curato la nuova edizione dell’Inferno nella traduzione di
Longfellow. Dal Dante Society of America Pearl ha ricevuto, nel 1998, un premio per il suo
lavoro scientifico sull’influenza di Dante nella letteratura americana. La sua conoscenza di questa
storia si riflette pure nei fatti particolari nel suo romanzo. La storia di The Dante Club è
parzialmente basata su eventi storici. Al centro della narrazione sta l’introduzione laboriosa della
Divina Commedia negli Stati Uniti in una Boston del diciannovesimo secolo. Nel 1865 un gruppo
di intellettuali famosi si riunisce per fare la prima traduzione dell’opera in America. Pearl ha fatto
uno studio di questo evento, basato su lettere, saggi, riviste, romanzi, poemi e memorie. Il
romanzo offre un vasto spettro di prospettive diverse e interpretazioni dell’opera di Dante. E in
questo senso pure questo romanzo, come quelli di Ellis e Tosches, si colloca nella linea di opere
che trattano elementi danteschi in maniera postmoderna.
Per quali motivi questi scrittori usano proprio Dante, un poeta del medioevo, nelle lore
opere postmoderne e che cosa vi rimane di Dante? I romanzi di Ellis, Tosches e Pearl sono
incentrati sull’Inferno di Dante. Questi autori trasportano l’inferno dantesco nella loro
rappresentazione negativa della vita moderna. I loro romanzi condividono con l’Inferno di Dante
i mali della società umana, come per esempio la corruzione, o la violenza. Uno degli argomenti
che vorrei trattare nella mia tesi è la rappresentazione dell’inferno dantesco. Qui troviamo
l’Inferno di Dante come una metafora per la città moderna. L’inferno si rispecchia in questo
mondo moderno negli inferi, nella malavita. Perchè l’uso oppure l’abuso di Dante in questa
8
letteratura si limita all’Inferno, che è solo una parte dell’opera dantesca? Questi romanzi “noir”
sembrano mostrare la tendenza d’accentuare l’aspetto orribile delle scene infernali fino al
massimo. Analizzerò anche il perchè di questa evocazione dell’orrore, che crea a volte un effetto
scioccante. L’Inferno di Dante potrebbe essere considerato come una ricerca di giustizia per
mezzo di azioni punitive. Esaminerò infine i riferimenti alla giustizia dantesca in questi romanzi
« noir » ed il tipo di morale rappresentato in essi.
Una domanda alla base di questa tesi è: perchè l’inferno dantesco oggi affascina ancora
il grande pubblico di questi bestsellers americani? Probabilmente vi riconosciamo qualcosa della
vita moderna, come afferma pure un critico di The Dante Club. ‘Dante’s “Inferno” gave us our
first glimpse of a universe we once again inhabit: a topography of graphic, gruesome suffering.’11
9
2. La presenza di Dante nel « noir »
I tre romanzi che considero in questa tesi li possiamo collocare nel genere “noir” in quanto
presentano alcuni crimini dal punto di vista degli autori dei delitti. Questi romanzi hanno un
punto in comune: descrivono un mondo di criminalità e di violenza che viene associato in
qualche maniera all’inferno dantesco. Vorrei studiare in questo capitolo questa combinazione tra
generi “noir” e l’opera filosofica e teologica medievale di Dante. Quale è l’influenza delle
convenzioni del “noir” sul trattamento dei temi danteschi in queste opere, e com’è l’immagine di
Dante che vi è rappresentata?
2.1 Una fusione di generi
Il primo romanzo sul quale vorrei focalizzare la mia attenzione è The Dante Club di Pearl, perchè
questo romanzo è il più difficile da collocare in un determinato genere. Più che un romanzo
“noir” lo dobbiamo considerare un romanzo giallo. Il giallo è un genere letterario nato verso la
metà del diciannovesimo secolo e ha al centro del suo interesse il crimine.12 Nell’ultimo decennio
del Novecento il romanzo giallo si è imposto come genere di grande successo. I gialli piacciono,
perché intrigano e coinvolgono il lettore grazie a trame intricate ed enigmi. Spesso, invece, specie
di recente, il cosiddetto « noir » rappresenta in qualche modo l'altra faccia della narrazione di un
crimine, quella vista dalla prospettiva del criminale. Nel “noir” l'attenzione è posta più che sul
meccanismo del delitto, sull'ambiente in cui questo si è prodotto e sulla società che l'ha reso
possibile. ö comunque un genere in cui manca la consolatoria e razionalizzante soluzione finale
con conseguente cattura del colpevole, caratteristica del giallo classico. The Dante Club descrive
i crimini sia dal punto di vista degli investigatori, ossia i membri del circolo Dante, sia dal punto
di vista dell’assassino. Ma il nocciolo del racconto è la soluzione degli enigmi da parte degli
11
Shulevitz, J., Let the Punishment Fit the Crime, ‘New York Times Book Review’ Vol. CVIII_No. 10 (March 9,
2003), p. 31
12
Il termine deriva del fatto che questi romanzi venivano pubblicati dalla casa editrice con una copertina gialla.
10
investigatori. Quindi in questo romanzo, pur essendo presenti elementi del genere “noir”,
dominano le caratteristiche del genere giallo.13
Il racconto è pure parzialmente basato su eventi storici. Al centro della narrazione sta
l’introduzione laboriosa della Divina Commedia negli Stati Uniti in una Boston del
diciannovesimo secolo. Nel 1865 un gruppo di famosi intellettuali si riunisce per fare la prima
traduzione dell’opera dantesca in America. Pearl intreccia ambiziosamente la ricostruzione di
questo momento notevole per la storia della ricezione americana di Dante nella sua narrazione
per riflettere su più ampie questioni socio-politiche di quell’epoca, e così l’autore dipinge in
maniera magnifica l’ambiente accademico-letterario dell’America ottocentesca.
Questo coinvolgimento sociale è caratteristico per il genere del giallo. Nel giallo in
genere si è posta molto l'attenzione sul contesto sociale in cui le storie sono inserite. A questo
proposito Massimo Carlotto, uno dei più famosi scrittori italiani di gialli, dice: ‘Raccontare una
storia criminale, ambientata in un determinato luogo e in un determinato momento, significa
descrivere, radiografandola, la realtà politica, sociale ed economica che ci circonda’. 14 Ecco
allora che il romanzo giallo non rappresenta più soltanto un semplice prodotto d’intrattenimento.
Il lettore di The Dante Club entra per esempio nel quadro storico di una guerra civile appena
finita con tutte le conseguenze socio-culturali, come l’esplosione di violenza, corruzione,
nazionalismo americano, razzismo, differenze tra ricchi e poveri, americani ed immigranti, sudisti
e nordisti. Con tutti questi ingredienti Pearl crea una narrazione altamente complessa. L’opera di
Pearl è una magnifica mescolanza tra fatti e finzione. In The Dante Club la Boston ottocentesca
diventa lo scenario di un giallo moderno e Dante diventa l’ispiratore di un assassino. I membri
del circolo Dante cercano di cacciare quest’assasino. Un romanzo che tratta un gruppo di studiosi
di Dante che diventano investigatori a prima vista può sembrare assurdo. Considerando il fatto
che i crimini in questa narrazione sono ambientati in un clima sia aristocratico-letterario sia
storico, possiamo forse collocare il romanzo nella categoria di thriller con forti pretese
intellettuali.15 Nella stessa categoria potremmo anche collocare i romanzi di Dan Brown. The
13
Di Iorio,L., Omaggio alla Divina Commedia. In giallo, ‘Europa’ (22 nov. 2003), p. 34
Carlotto, M., Il lato oscuro del giallo, ‘Il Manifesto’ (2002), dal sito
http://www.massimocarlotto.it/articolo10.html.
Un tempo considerato genere di puro svago e “minore”, il giallo si è rivelato in realtà capace di non ignorare nessuna
delle caratteristiche proprie di un testo letterario. Negli ultimi decenni si è imposto soprattutto nel panorama italiano
come genere di maggior successo. Giorno dopo giorno viene riscoperta e sempre più apprezzata, al punto da
suscitare l’interesse del mondo dell’istruzione che ne ha inserito lo studio all’interno dei programmi scolastici.
15
Pearl, M., La etiqueta del thriller intellectual, ‘Ediciones Anteriores’ (2004),
14
11
Dante Club è sotto diversi aspetti un romanzo neostorico, un genere narrativo che negli ultimi
anni, da il famoso Il nome della rosa16 di Umberto Eco in poi, ha avuto sempre più successo,
probabilmente perchè la storia, liberamente rivisitata da scrittori contemporanei, tra verità e
immaginazione soddisfa le nostre curiosità e il bisogno di evasione fantastica. Nel romanzo
neostorico il passato è velato dal mistero. Riferimenti ai classici sono presentati in una forma di
intrattenimento. Questi romanzi hanno un doppio livello di lettura: oltre a quello seguendo la
trama e le atmosfere, c’è un secondo livello, più profondo, che è quello del lettore che si interessa
ai riferimenti al passato. Nel romanzo di Pearl Dante è mescolato in un potpourri di riferimenti
culturali. Direi che i riferimenti all’opera di Dante nel romanzo di Pearl sono subordinati alla
linea narrativa che si sviluppa partendo dagli omicidi. Ma l’ambientazione scolastico-letteraria
non è una mera decorazione; apporta invece effettivamente più complessità al racconto
misterioso. Pearl stesso commenta:
Quello che mi attirava in questa storia era come sarebbe stato modificato il modello del tradizionale intrigo giallo. Il
modello classico è quello dell’assassino a porte chiuse, e mi piaceva l’idea che in questo caso la stanza a porte chiuse
fosse la conoscenza di Dante: solo quel piccolo gruppo di persone che aveva familiarità con l’opera di Dante era la
stanza chiusa. 17
The Dante Club è insomma un testo ibrido che mescola diversi generi. Nell’opera si osserva una
mescolanza di romanzo (neo)storico, romanzo giallo e temi danteschi.
I romanzi di Ellis e Tosches sembrano esempi veri e propri di romanzi “noir” che usano
riferimenti all’opera di Dante. Qui sono solo accentuati i punti di vista dei criminali. Però, benchè
come si è detto prima, questi romanzi sembrino avere tutte le caratteristiche di un romanzo
« noir », queste opere appaiano molto originali e uniche. Marco Sangiorgi argomenta che
Tosches usa il “noir” come mero spunto per il suo romanzo che non può essere categorizzato in
nessun genere preciso.
[…] il romanzo di Tosches, dalla struttura complessa e di notevole respiro letterario, […] che fa capire senza
ambiguità alcuna la differenza tra un libro confezionato per essere un prodotto commerciale, pur di buon artigianato,
e un’opera letteraria che può decidere di utilizzare tra i suoi materiali anche il noir, ma il cui risultato finale elude e
oltrepassa qualsivoglia etichettatura. 18
dal sito http://www.elpais.com/articulo/ensayo/leemos/Dante/elpbabens/20041009elpbabens_1
16
Eco, U., Il nome della rosa, Milano: Bompiani, 1980
17
Piccone, M., Intervista all’autore de Il circolo Dante, ‘Strada Nove’ (2003),
dal sito http://www.stradanove.net/news/testi/vips-03b/vapic0912030.html
18
Sangiorgi, M., Dante, un poeta con la vocazione del detective, ‘Agli incroci dei venti’ (2004),
dal sito http://win.agliincrocideiventi.it/ANNO3/Novembre2004/dante.htm
12
The Dante Club, American Psycho e In the Hand of Dante trattano tutti e tre di crimini,
ma ognuna è un’opera unica e originale. Originale è per esempio il modo in cui riferiscono ai
temi della Commedia. Nel prossimo paragrafo analizzerò più nei dettagli il ruolo di Dante in
queste opere.
2.2 L’ossessione per Dante
Quale ruolo ha la presenza di Dante nei romanzi di Pearl, Tosches e Ellis? Cominciamo di nuovo
con il romanzo di Pearl. The Dante Club mostra una buona dose d’intertestualità con l’opera
dantesca. Pearl riprende e rielabora dei temi centrali della Commedia e il suo romanzo è
lardellato di citazioni dell’opera di Dante. La presenza di Dante nel romanzo si mostra almeno su
due livelli: da una parte sul livello storico: i frammenti che riferiscono direttamente alla
Commedia e i commenti sull’opera di Dante da parte dei personaggi. E d’altra parte vediamo
Dante « tradotto » negli omicidi ispirati all’inferno dantesco.
The Dante Club è ambientato nella Boston del 1865, stravolta e insanguinata da una
serie di delitti, uno più efferato dell’altro, ispirati alle pene dell’Inferno di Dante. Ed ecco
l’ombra del poeta ingrandirsi a dismisura, fino ad allargarsi al quotidiano: nelle strade della città
si aggira, sempre più minaccioso, un « serial killer » ossessionato da Dante. Da qui il romanzo
punta tutto sul intreccio serrato tra la serie di omicidi bizzarri. Le vittime sono torturate in
maniera che inequivocabilmente rispecchia le pene nell’Inferno di Dante. Ma l’opera di Dante era
ancora sconosciuta in quell’epoca in America, solo i membri del circolo Dante, che stavano al
momento lavorando alla prima traduzione americana della Commedia, vi riconoscono la mano di
Dante… I letterati si trasformano in investigatori per cacciare l’assassino, che costituisce una
minaccia al loro obiettivo di introdurre Dante in America, perchè l’effetto negativo che gli
omicidi portano su Dante avrebbe ostacolato il loro lavoro di traduzione. Al loro parere
l’America deve assolutamente conoscere il più grande poeta mai esistito. La loro appare come
una missione sacra.
Esamineremo ora come è l’interpretazione dell’opera e della persona di Dante nel
romanzo di Tosches e come questa è messa in rapporto con le prospettive criminali nel libro. Nel
13
romanzo In the Hand of Dante di Tosches si intrecciano due piani temporali, due registri stilistici,
due mondi completamente diversi: la New York di oggi e l’Italia del Trecento. Da un lato la
narrazione si sviluppa sulla traccia di quello che potrebbe essere il manoscritto originale della
Divina Commedia ritrovata in una stanza segreta della Biblioteca Vaticana da un anziano
sacerdote e rubata dalla mafia italo-americana. Un personaggio che si chiama Nick Tosches come
l’autore, uno scrittore di scarsa moralità, appassionato lettore e cultore di Dante, viene assoldato
da un potente “boss” mafioso entrato in possesso di questa edizione autografa della Commedia.
Dall’altro lato si presenta anche Dante Alighieri in persona, colto in un deprimente blocco
creativo, mentre cerca l’ispirazione perfetta per completare il suo capolavoro. Parallelamente si
snoda l’indagine sul furto e quella sulla genesi dell’opera di Dante. Queste due indagini sono
diversissime fra loro, però anche complementari. I due personaggi condividono i tormenti della
vita e della scrittura. In the Hand of Dante è un racconto misterioso molto « noir » che tratta il
rapporto di alternanza drammatica e conflittuale tra letteratura e realtà. In questo romanzo,
Tosches combina la sua conoscenza estensiva di Dante con una conoscenza ugualmente estensiva
e intima della malavita nei quartieri più malfamati di New York, e così il lettore è invitato a
paragonare la vita di Dante alla miseria della vita moderna. Ma ogni rapporto tra le due situazioni
è suggerito solo indirettamente dall’autore. I passaggi in cui vengono considerate la vita e l’opera
di Dante sono a sé stanti e in tal maniera l’autore riesce ad evocare il contesto storico-culturale
autentico attorno al grande poeta fiorentino. La parte del romanzo dedicata a Dante è quasi
impenetrabile e racchiusa in sé. Tosches sembra voler riferire alla tematica dantesca nel modo più
puro possibile. Con i numerosi riferimenti all’alchemia, al cabbalah e alla numerologia sacra19,
l’opera respira la teologia e la filosofia che sta alle radici della Commedia. Il tutto appare come
un tentativo di Tosches di evocare non solo il mistero della genesi del capolavoro, ma pure un
ritratto vivace di Dante stesso. Questo tentativo appare a volte un po’ troppo presuntuoso perchè
il lettore si perde spesso in descrizioni ampollose. Per di piú il lettore che non conosce l’italiano è
costretto a leggere questi passaggi con il dizionario in mano. ‘The Dante sections are
overburdened with show-offly italicised Italian and untranslated rhymes.’20 Malgrado questa
critica dal mondo anglosassone, il romanzo offre una revisione della nozione tradizionale di
Dante come discepolo della filosofia e teologia medioevale di pensatori grandiosi come Agostino
19
20
Il romanzo è ossessionato dal numero tre, il numero sacro che determina la struttura della Commedia.
Penman, I., Numbers Game, ‘Guardian Unlimited Books’ (January 25, 2003), p. 20
14
e Tommaso d’Aquino. Tosches sembra voler preservare il ricordo di Dante nel grande pubblico.21
Il tutto appare un omaggio a Dante. Come afferma pure Marco Sangiorgi: ‘Il Dante di Tosches è,
a modo suo, un’interpretazione creativa dell’uomo e dell’opera, frutto di una lettura nient’affatto
improvvisata, anzi sostenuta da una conoscenza approfondita e da un pensiero forte e originale.’22
Passiamo adesso ad American Psycho di Ellis. Qui intravediamo la presenza di Dante
solo nello sfondo della narrazione. Quello che rimane di Dante sono i riferimenti al suo Inferno.
Il romanzo sembra un “noir” per eccelenza, carico di violenza, di descizioni crude di omicidi, di
riflessioni di un “serial killer” ecc. Ma American Psycho non è esclusivamente la storia di un
“serial killer”; si tratta di una riflessione pessimistica sulla decadenza della vita quotidiana nella
New York di oggi. Quale è in questa narrazione la funzione di Dante, un Dante così lontano da
questo mondo mondano di putttane, di moda e di droga? Il messaggio implicito di questo
romanzo è inequivocabile: la decadenza della vita moderna porta ad un inferno dantesco, un
inferno eterno e senza uscita.
L’inizio di American Psycho coincide con l’inizio del viaggio infernale di Dante con le
prime parole sulla porta dell’inferno: ‘Abandon all hope ye who enter here [...]’ (AP, p. 3)
Iniziando con questa famosa citazione dell’Inferno, l’autore fornisce il romanzo subito di un
punto di riferimento; il lettore capisce che la narrazione è ambientata in una specie di inferno
dantesco. Nel corso del racconto si allude soltanto ad un’analogia tra la situazione nella quale si
trova il protagonista Bateman e l’inferno in cui si trova Dante. Riferimenti espliciti all’inferno
dantesco mancano. Ma alla fine del libro il cerchio si chiude. Nella scena finale Bateman si trova
in un locale dove vede un cartello che dice: ‘This is not an exit.’(AP, p. 399) Queste ultime parole
del romanzo riferiscono implicitamente all’inizio del romanzo in quanto sottolineano la
situazione disperata. Il messaggio trasmesso è che la situazione è priva di speranza, la sofferenza
è eterna. L’universo di Bateman è come un inferno chiuso, senza via d’uscita, senza avere
l’aspettativa di un paradiso. Non c’è modo di scappare da questo labirinto, non c’è nemmeno una
guida. Il cartello è una buona metafora per lo smarrimento totale dell’uomo.
21
Il personaggio Tosches si lamenta: ‘A love for the classics might be professed, but the truth was that no editor
could or would publish these books today.’ Tosches, N. In the Hand of Dante, Harpenden: No Exit Press, 2003 (p.
89) Da qui in avanti riferirò a questo romanzo con la sigla: HD.
15
2.3Una mescolanza di letteratura alta e bassa
Riprendiamo adesso la domanda centrale: quale funzione ha l’adattamento di Dante ai generi del
« noir » o del giallo? Sia il romanzo di Pearl sia il romanzo di Tosches offrono un’immagine
stereotipata di un Dante della cultura aulica di una volta. Il contrasto tra la letteratura di
intrattenimento, a cui appartengono questi romanzi stessi, e l’opera dantesca è forte. Per quale
motivo questi autori tengono a questa mescolanza di letteratura alta e bassa? In questo paragrafo
focalizzo sui romanzi di Pearl e di Tosches per analizzare questa funzione di Dante. Qui è utile
presentare i motivi dell’autore di The Dante Club per scrivere quest’opera. L’autore stesso
chiarisce in un’intervista:
Mi piace questo tipo di romanzo, perché spesso guardiamo alla letteratura come a qualcosa di accademico e non
eccitante. E invece la storia della letteratura è piena di azioni coraggiose e audaci, come ad esempio quella di
introdurre Dante in America. Vorrei cercare di drammatizzare quell’eccitazione nella storia della letteratura e
convincere i lettori che la letteratura è qualcosa di attivo e di dinamico e può essere emozionante o anche pericolosa
e violenta.23
Con The Dante Club Pearl sembra aver creato un ponte tra la letteratura bassa (il genere del
giallo) e la letteratura alta (La Divina Commedia), focalizzando sulle ricchezze della Commedia
senza usare un tono accademico. La frase: ‘Do not ask what brings Dante to men, but what brings
men to Dante,’24 forse riassume il tentativo di Pearl di diffondere l’opera di Dante.
Ora possiamo chiederci se la combinazione tra letteratura bassa e letteratura alta sia
riuscita. Le opinioni nella rete sono varie. Su un forum letterario italiano possiamo leggere non
solo reazioni positive ma anche negative su The Dante Club, come per esempio: ‘I riferimenti al
poeta fiorentino lasciano a desiderare’ E: ‘Gli americani che non hanno mai vissuto il medioevo
non hanno nulla a che fare con il mio amato Dante.’25 Anche nel mondo dei critici possiamo
sentire voci negative. Come dice una recensione nel New York Times Book Review: ‘The Dante
Club mixes lumpily historical fiction with hip horror […]’ 26 Nello stesso articolo il critico scrive
22
Sangiorgi, M., Dante, un poeta con la vocazione del detective, ‘Agli incroci dei venti’ (2004), dal sito
http://win.agliincrocideiventi.it/ANNO3/Novembre2004/dante.htm
23
Piccone, M., Intervista all’autore de Il circolo Dante ‘Strada Nove’ (2003), dal sito
http://www.stradanove.net/news/testi/vips-03b/vapic0912030.html
24
Pearl, M., The Dante Club, New York: Ballantine Books, 2003 (p. 84) Da qui in avanti referirò a questo romanzo
con la sigla: DC
25
http://www.bol.it/libri/scheda/ea978881787303.html;jsessionid=899A92342B85F5368A810ED2AF6990A7
26
Kincaid, J.R., Keep the Hellfires Burning, ‘New York Times Book Review’ Vol. CVIII_No. 9 (2003), p. 6
16
in tono cinico: ‘Perhaps Pearl should have lost the inferno-inspired slaughter and maintained a
sharper focus on the scholary work of these interesting men […]’27 Secondo me questo critico
perde di vista il messaggio centrale del romanzo:
Dante è adattabile allo stile scioccante di oggi. The Dante Club è un romanzo storico che ha però
anche una notevole prospettiva moderna. Questo può sembrare paradossale a prima vista. Si
osserva addirittura un doppio ritorno storico: in primo luogo alla Boston ottocentesca; Pearl
descrive l’accoglienza di Dante in questa epoca riferendosi ad un culto che romanticizza l’aspetto
misterioso, oscuro del medioevo che si riflette nell’Inferno di Dante28. In secondo luogo Pearl si
riferisce alla letteratura di Dante stesso. Gli omicidi hanno una funzione centrale nel romanzo per
mettere in evidenza che l’inferno dantesco tocca la vita dei protagonisti ottocenteschi. Allo stesso
tempo Pearl descive questi omicidi in uno stile talmente crudo che coinvolge pure il lettore
contemporaneo. Pearl traduce l’esperienza personale di Dante, descritta nel suo Inferno, in una
lingua più adatta all’immaginazione del lettore moderno. Il legame, così creato, tra il mondo
contemporaneo e quello dei protagonisti con il mondo di Dante emerge da un’affermazione di un
personaggio del romanzo: ‘Dante is no mere observer, he too is in physical and metaphysical
danger.’ (DC, p.108)
Se leggiamo il romanzo nella chiave di questo tentativo di Pearl direi che il suo progetto
di mescolare generi letterari sia riuscito. Il suo tentativo ha sollecitato pure l’ammirazione
nell’ambiente letterario degli studiosi di Dante; in un “newsletter” della Dante Society prima
della pubblicazione del romanzo di Pearl, si trova questo commento sul progetto del romanzo
ancora in uno stadio di gestazione: ‘Most of all, Mr. Pearl hopes to stimulate a dialogue on the
challenges of bringing substantive manifestations of Dante, as persona and poet, into the
mainstream American culture. We think this will be of particular interest to members of our
Society.’29
A questo proposito possiamo aggiungere: e non solo nel mondo di questa “high society”, ma pure
nella “mainstream culture” stessa. Le prove si trovano nelle recensioni:
27
Kincaid, J.R., Ibid.
“medieval nightmare” (DC, p. 49)
29
Dante Society Newsletter, Vol. 7, number 2, April 2001
28
17
Ma non è solo un giallo, Il circolo Dante. E neppure solo originale esegesi. È anche un omaggio al messaggio
universale della Commedia, a un capolavoro senza tempo. Allora, nessuna meraviglia se, dopo aver letto il libro, vi
troverete a sfogliare la vostra sudata (e spesso dimenticata) edizione scolastica della Divina Commedia.30
Anche il romanzo di Tosches sembra un tentativo di avvicinare la letteratura alta alla
letteratura bassa. Ma il procedimento di Tosches è ben diverso. Il libro offre un brusco contrasto
stilistico oscillando in una specie di “twilight zone” tra letteratura aulica e letteratura di alto
consumo. La prima è scritta in stile sublime e lirico, l’ultima in un linguaggio durissimo e
osceno. Il fascino di questo romanzo è proprio nel suo essere un prodotto ibrido, nella sua
evocazione di una tensione schizofrenica tra un incantesimo estetico da un lato e un orrore
mostruoso dall’altro. Benchè i due registri stilistici si intreccino intimamente, questa tensione
rimane irrisolta fino all’ultima pagina. ‘Just as the Incarnation brought together man and God, the
low and the sublime, so he had sworn beneath the sky of illimitableness that he would make a
poetria as great as any that had ever been, likewise bringing together the low and the sublime
[…]’ (HD, p. 153) Tosches sembra voler imitare la megalomania dantesca, ma contrariamente
alla Commedia il risultato di Tosches non è una sintesi, ma uno splendido caos. ‘Tosches is one
of the more intoxicating, infuriating writers around […] the author is also a lyrical chronicler of
mafia culture and a formidable scholar of the classics.’31
Tosches, che viene presentato nelle recensioni come autore “cult”, offre nel suo
romanzo una bella dose di critica sulla propria cultura moderna, riferendosi a fenomeni al suo
parere abietti molto diversi come per esempio i riferimenti alla mafia, “Oprahs Book Club”, il
declino del mondo editoriale che manipola il consumo della letteratura, i vigliacchi in generale,
fino al “World Trade Center inferno”32 del 11 settembre 2001. Tosches sembra sottolineare
ancora il contrasto apparente fra questo mondo decadente e il mondo idilliaco di Dante, usando
da un lato uno stile un po’ troppo volgare33 e dall’altro uno stile esageratamente poetico. L’autore
non è privo di ironia: dopo un passaggio romanticissimo si frena con le parole crude: ‘Fuck that
shit. The bitch gave decent head, and that’s that.’ (HD, p. 70)
30
Di Iorio, L., Omaggio alla Divina Commedia. In giallo, ‘Europa’ (22 nov. 2003), p. 34
Segedin, B., In The Hand of Dante by Nick Tosches, ‘Book Magazine’ (2003), dal sito
http://www.accessmylibrary.com/coms2/summary_0286-25696672_ITM
32
Blythe, W., My Inferno and Welcome to It, ‘New York Times’ (Septembre 2002), dal sito
http://www.nytimes.com.
33
Si pensi all’abbondanza della parola “fuck” che si presenta fin dalle prime pagine urticanti.
31
18
Questi scontri tra registri opposti si ripetono diverse volte. Questo fenomeno evoca
(volutamente o no) un effetto che lega questo romanzo alla Commedia. I contrasti scioccanti
mettono in evidenza l’abisso ironico tra i due registri stilistici, inerenti a due mondi diversi, e
creano così una relativizzazione a vicenda. Il lettore è invitato a colmare questo abisso, a
paragonare i mondi contrastranti dei personaggi Tosches e Dante. Alla fine della narrazione
possiamo intravedere una sintesi tra i due mondi che ricorda la struttura della Commedia. Anche
nella Commedia stessa possiamo osservare un mondo basso e un mondo alto. Però, nella
Commedia c’è un ordine in cui Dante ha la sua evoluzione: prima una discesa nell’inferno, poi
una salita al paradiso. Ma in qualche modo si percepisce una simile evoluzione pure nel romanzo
di Tosches. Il personaggio Tosches è all’inizio intriso di pessimismo e non conosce il vero
amore. Alla fine del racconto sembra aver imparato a vivere e ad amare. Allora sembra che
possiamo dare un senso ai contrasti apparenti in questo romanzo. Ci possiamo chiedere se questo
sia stata veramente l’intenzione dell’autore, se si tratta di ironia voluta o di “non sense” caotico.
Nella linea del postmodernismo sarebbe più logico concludere che non c’è un senso. Il romanzo
di Tosches, però, sembra oltrepassare il postodernismo in questo senso, In the Hand of Dante
tende a creare un rapporto serio con la Commedia. Tosches sembra avere il suo modello artistico
sempre presente: ‘But as the Commedia became to me less glorious a poem, it became to me all
the more glorious a monument to the impossibility and futility of man’s most noble creative
aspirations.’(HD, p. 137)
19
3. La figura di Dante: un personaggio polivalente
I tre romanzi analizzati in questa tesi mostrano proiezioni molto diverse della figura di Dante.
Possiamo segnalare diversi personaggi nei quali sono presenti analogie con diversi aspetti della
vita e della personalità di Dante, il quale viene così rappresentato da diverse angolazioni. In The
Dante Club di Pearl incontriamo per esempio il personaggio Nicholas Rey, il primo poliziotto
afro-americano. Rey è un mulatto, e in quell’epoca il distacco tra i bianchi e i neri era enorme.
Rey non è accettato né dai bianchi né dai neri34, è una specie di emarginato isolato nel
dipartimento della polizia, e, sotto questo aspetto, possiamo osservare una analogia con Dante
che era un esule vero e proprio. Rey è solo un personaggio minore nel libro, ma la
caratterizzazione dei protagonisti contiene pure altri elementi riconducibili alla figura dantesca.
L’autore stesso commenta in un’intervista: ‘Volevo che ogni personaggio rappresentasse un
aspetto di Dante.’35
3.1 Dante punitore e investigatore
I protagonisti del romanzo The Dante Club sono da una parte i membri del circolo Dante e
dall’altra l’assassino Dan Teal. Sia l’assassino, sia i membri del circolo Dante rappresentano
Dante, ma in modi opposti. Nel romanzo c’è uno sdoppiamento della figura dantesca presente
nella Commedia: da una parte c’è un Dante punitore, rappresentato dall’assassino e dall’altra
parte c’è un Dante pellegrino/investigatore, rappresentato dai membri del circolo Dante. A questo
punto è interessante confrontare queste due rappresentazioni. All’inizio della razzia per catturare
l’assassino i membri del circolo Dante credono che l’assassino debba essere un nemico dell’opera
di Dante. Infine si scopre invece che l’assassino è un appassionato della poesia dantesca, e ciò lo
ha portato al punto di identificarsi addirittura con Dante stesso! L’interpretazione di Dante da
parte dei membri del circolo Dante è un po’ ingenua a questo punto. Pearl usa il personaggio di
34
Con un po’ di buona volontà si potrebbe vedere in questo contrasto tra i bianchi e i neri anche una sottilissima
allusione alle lotte di fazione ai tempi di Dante (tra i bianchi e i neri) e alla posizione emarginato di Dante stesso.
35
Piccone, M., Intervista all’autore de Il circolo Dante ‘Strada Nove’ (2003), dal sito
http://www.stradanove.net/news/testi/vips-03b/vapic0912030.html
20
Ticknor, un vecchio professore che non appartiene al circolo Dante, per anticipare la scoperta
scioccante per i membri del circolo. Questo professore dice in modo paterno a Longfellow:
Shall I give you this advice? You are not after a Lucifer […] No. You are after Dante-it is Dante who decides who
should be punished and where they go, what torments they suffer. It is the poet who takes those measures, yet by
making himself the journeyer, he tries to make us forget: We think he too is another innocent witness to God’s work.
(DC, p. 259)
Quest’idea è un incubo per i membri del circolo Dante. Per loro Dante è un genio, il poeta della
fede e della speranza. Come commenta pure Longfellow con tanto sdegno: ‘Dante shall not be
disfigured as a tool for murder and personal vengeance.’ (DC, p. 258)
In seguito presenterò un confroto fra l’interpretazione dell’Inferno di Dante da parte
dell’assassino Teal e l’interpretazione da parte dei membri del circolo Dante. Teal è un Dantelettore della strada, non dell’università (DC, p. 193), in contrasto con i letterati membri del
circolo Dante. Teal non voleva nemmeno leggere La Divina Commedia, non era affatto
interessato nella poesia stessa, solo nelle punizioni che trovava nell’Inferno. ‘He wanted Dante,
Dante, Dante.’(DC, p. 362) Teal segue accuratamente le descrizioni di Dante delle torture
infernali. Dante per lui significa la redenzione della città di Boston tramite la punizione, tramite
la sofferenza di alcuni peccatori. Come afferma pure Holmes: ‘The insects were not just a
Dantesque tableau vivant. They were released in order to cause pain.’(DC, p. 226) Teal appare in
primo luogo come un soldato traumatizzato dalla guerra civile, non uno studioso di Dante.
Quest’assassino rappresenta un Dante bellico.
Nel quadro di queste osservazioni, possiamo dire che si tratta di dantismo fanatico da
parte dell’assassino. Ma in qualche misura questo vale anche per i membri del circolo Dante che
sospettano che l’assassino voglia opporsi alla loro missione; uno che vuole fermare la loro
traduzione della Commedia. Nella loro paranoia si sentono responsabili per gli omicidi. Oltre a
voler finire la traduzione al più presto possibile, sentono pure l’obbligo di rintracciare l’assassino.
È il loro scopo proteggere sia il proprio nome, sia quello di Dante e anche di evitare nuovi
omicidi. Si tratta di una lotta. ‘Stopping the killing is not our only goal.’(DC, p. 268) È una
missione, soprattutto letteraria, quella di salvare la sacra poesia di Dante, un tentativo di
purificare la poesia dalla macchia degli omicidi. Il riconoscimento della firma di Dante negli
omicidi è accompagnato da un profondo dolore; il loro Dante è violato da un demonio, da un
21
Lucifero: ‘No-something in the murder had been familiar, so familiar.’(DC, p. 95) ‘ “Dai calcagni
a le punte” Holmes whispered aloud: From their heels to their toes-that’s where the corrupt
clerics, the Simoniacs, burn forever in their craggy ditches. His hart sank. “Dante! It’s Dante!”
’(DC, p. 96) Il contrasto tra l’interpretazione di Dante da parte dei membri del circolo Dante e
quella da parte di Teal è suggerito anche nel dialogo tra Lowell e Fields:
I’m sorry, Lowell, but I shan’t compare refusing the papacy to turning down a boardroom defense of Dante, Fields
replied dismissively. But don’t you see, Fields? We don’t have to. Our murderer has. (DC, p. 335)
Il contrasto tra l’interpretazione fatta dall’assassino e quella dei membri del circolo
Dante è netto. Contrariamente all’assassino i membri del circolo -e soprattutto Holmes- sono
interessati nella sofferenza che è espressa nella poesia di Dante, non nei concetti di peccato e
punizione. Lowell dice, parlando dell’opera di Dante: ‘It is the real history of a brother man, of a
tempted, purified, and at least triumphant human soul; it teaches the benign ministry of sorrow.’
(DC, p. 264) Holmes -medico e anche poeta- sembra il rappresentante di un Dante che sente
compassione. Lowell dice esplicitamente al suo amico Holmes che egli gli ricorda molto Dante,
per il fatto che anche Dante ha studiato medicina e perciò capisce come soffre il corpo umano.
Per loro l’aspetto di umiltà, di pietà oltrepassa il “filthy horror” nell’opera dantesca. Questa pietà
manca nell’interpretazione da parte dell’assassino, cosa che risulta dalle sue azioni feroci.
Avendo preso in considerazione i due contrastanti punti di vista, possiamo concludere
che l’interpretazione di Teal corrisponde a quella del lettore comune, mentre l’interpretazione dei
membri del circolo è quella dei lettori colti. La differenza è che Teal interpreta l’opera dantesca
in modo letterale mentre i letterati del circolo l’interpretano in modo allegorico.36 La convinzione
del circolo Dante è che Dante usi la sua esperienza per
creare poesia, (DC, p. 174) mentre l’assassino usa la poesia di Dante e la mette in pratica. Il
romanzo di Pearl mostra chiaramente queste due visioni opposte dell’opera di Dante: la
Commedia è presentata da un lato come poesia umana, dall’altro come una fonte di terrore.
Questo confronto presente nell’opera di Dante è descritto espressivamente da Longfellow come
segue: ‘Literature that breathes life and death, that can punish, and can absolve’ (DC, p. 258)
36
Questi due tipi di lettura corrispondono del resto alla lettura che Dante stesso proponeva nella sua famosa lettera a
Cangrande, dove Dante commenta che si può leggere la Commedia su due livelli diversi: il primo si definisce
significato letterale, il secondo, di tipo allegorico oppure morale, è prodotto da una lettura che va al significato
profondo.
22
3.2 Dante mafioso e poeta elevato
Quali rappresentazioni dantesche troviamo nel romanzo In the hand of Dante di Tosches? La
narrazione segue due linee narrative: da un lato c’è il personaggio Nick Tosches, un uomo dei
nostri tempi, dall’altro c’è il personaggio Dante Alighieri, il poeta del Trecento.
Il romanzo inizia con Tosches, il narratore, che discende negli inferi della malavita
americana. Tosches si ritrova ad avere a che fare con un pezzo grosso della mafia entrato in
possesso di quello che potrebbe essere il manoscritto originale della Commedia.37 Tosches ha il
compito di verificare l’autenticità di questo documento. La tentazione è troppo grande per
Tosches: egli ruba il manoscritto e fa di tutto per non finire nelle mani della mafia. In parallelo a
questo viaggio oscuro se ne svolge un altro più luminoso: la storia della vita di Dante. Il Dante di
Tosches è un’interpretazione creativa dell’uomo e dell’opera, frutto di una conoscenza
approfondita dello scrittore.38 Vediamo un Dante dietro le quinte, che non è solo poeta, ma pure
un padre, un marito e un uomo pauroso. ‘It had been easier for him to ride to battle than to
express his fear in so doing […] The chain-mail and plate he had worn in battle was as nothing to
that which had hid his heart.’(HD, p. 324) Dante appare un ribelle con tanti aspetti di un “dandy”
caduto in disgrazia, o come lo descrive un critico nel ‘New York Times’: ‘Here Dante comes off
as a 14th-century prototype of William Blake […] longing for the looser meter of free verse and
finding God under every stone and olive tree.’39
No, he had never loved, as until late he had never breathed. […]He breathed, and, in that fine breath, he felt there to
be love: for the sheltering leaves above him and the grass around him and the dead beneath him. And he did pray that
this breath and love from in him might spread to all the world, above and around and beneath him. (HD, p. 275)
Le domande centrali di questo romanzo sono: Chi è Nick Tosches? Chi era Dante? Cosa
hanno fatto questi due personaggi delle loro vite? Il personaggio Tosches sembra essere l’alter
ego di Dante. Qui vorrei analizzare i contrasti tra questi due personaggi e i punti che
37
In realtà non si è conservato nessun documento autografo da Dante. L’idea dell’esistenza di un certo documento è
spuntata dalla fantasia dell’autore. Da questa situazione fantastica ha preso spunto non solo In the Hand of Dante ma
pure un altro romanzo pubblicato recentemente in Italia: L’Isola dei morti di Valerio Massimo Manfredi (Marsilio,
2003).
38
Sangiorgi, M., Dante, un poeta con la vocazione del detective, ‘Agli incroci dei venti’ (2004), dal sito
http://win.agliincrocideiventi.it/ANNO3/Novembre2004/dante.htm
39
Blythe, W., My Inferno and Welcome to it, ‘New York Times’ (2002), dal sito http://www.nytimes.com.
23
condividono. Cominciamo con le somiglianze. Sia Dante, che Tosches sono scrittori colti in un
momento che la loro produzione letteraria è fermata da un blocco creativo. Entrambi i
protagonisti di questo libro sono allo stesso tempo autore e vittima dei tormenti della loro vita.
Dante è rappresentato da una parte come vittima dell’esilio, affetta dalla sofferenza di
una paura profonda, una paura della morte e i tormenti dell’anima. ‘When the awareness of
breath came upon him, he gasped, like as one who feared death and was in the very throes […] to
feel that he was already beneath the earth, lost in such a nightmare as the restless dead might
dream.’(HD, p. 241) Il poeta confuso ha bisogno di risposte essenziali sulla vita e sulla religione.
Questa crisi esistenziale ha pure conseguenze negative per la sua produzione creativa. Dante è
dubbioso sulla validità della propria opera, che gli appare troppo impregnata di retorica e
d’artificio. ‘Whenever he allowed himself, or was compelled, to glance elsewhere in the work
[…] he saw but flaw of rhythm and forcing of rhyme: much of the filigree of rhetoric, little of the
gust of soul.’(HD, p. 216) Perciò Dante è bloccato nella capacità di proseguire la creazione
poetica. Dall’altro lato vediamo in Dante un personaggio crudele e freddo. Percepiamo un Dante
nel contesto della vita quotidiana che causa tanto dolore nella sua famiglia. ‘God, how he had
crueled all who had tried to love him: friends and wife and children all.’(HD, p. 323-324) In un
tentativo di scappare alla quotidianità e alla tormentata esperienza umana, Dante si ritira nel
mondo fantastico della letteratura. ‘The strophes of the songs of love were so much easier to
master than the soul-surrendering, will-relinquishing unmastering of the beatitude and beautiful
beast of the thing itself in unrhymed truth of flesh and blood and soul.’(HD, p. 324) E in un altro
passaggio: ‘And, yes, what was his poetry but the placing of lovely flowers on the grave of what
secretly lay dead within him? His words, the pretty flowers of his words, sang of love and caritas
and divinity; but the song of his life itself was a song far different.’(HD, p. 274)
Questa polarizzazione la possiamo percepire pure nel personaggio Tosches. Come
Dante, anche Tosches è un esule; si trova in esilio su un’isola nel Pacifico, lontano dalla sua
patria New York. Sdraiato in un’amaca riflette sui suoi affetti e sulle sue ambizioni nella vita.
Piano piano si rivela che tipo è Nick, quale è stata la sua vita, quali eventi traumatici lo hanno
formato e fatto diventare quello che è: una persona sgradevole, disincantata e sbattuta dalla vita,
dall’alcol e dal diabete. Ma Tosches non suscita soltanto compassione; è soprattutto un
personaggio negativo, un criminale convenientemente privo di scrupoli che arriva a macchiarsi
24
persino di omicidio. Nel mezzo di un passaggio carico di agressione verbale Tosches dice con
autocinismo: ‘Perhaps I should have greater sensitivity to the feelings of other people.’(HD, 103)
In Tosches possiamo percepire la stessa indifferenza che incontriamo nel carattere di Dante, e in
analogia con il grande poeta, Tosches alterna questa indifferenza con una intensa passione per la
letteratura.
And, yes, I came to believe, ever more deeply, and with ever greater thanks, […] that God had kept me alive to
surrender myself as a vessel, that I might let flow to others, through my writing, the gift that I had received […] I had
been kept alive for this: to make what I could, and thus be free, in fidelity and in gratitude and in dignity. (HD, p.
105)
Ma non mancano nemmeno i contrasti tra i due protagonisti di questo romanzo. Si pensi
per esempio al loro atteggiamento per quanto riguarda la morte. Tosches, in uno stadio avanzato
di diabete, sta morendo. Ma in contrasto con il personaggio Dante, non ha paura della morte.
‘Yes. I was dying, and I did not care.’(HD, p. 74) In genere, Tosches prende la vita in modo più
leggero di Dante. Mentre Tosches si gode la vita dell’esule con piacere, Dante soffre tanto per il
suo esilio. È notevole anche il fatto che Dante trova consolazione nella religione e nella filosofia,
mentre Tosches è nichilistico. Tosches trova da un lato consolazione nei piaceri terrestri: soldi,
sesso, e dall’altro lato nei piaceri più elevati della vita come la letteratura, e, alla fine del
romanzo, nell’amore vero. Si vede che Tosches vive con una lotta interna: da un lato ha un
carattere crudele e dall’altro ha tendenze romantiche.
Avendo preso in considerazione i vari aspetti del rapporto tra i protagonisti di In the
Hand of Dante, possiamo concludere ora che questi si assomigliano sotto tanti aspetti e perciò è
molto probabile che si tratti di svariati alter ego. Ma il personaggio Tosches non è una mera
trasfigurazione del personaggio Dante. L’ultimo è fornito di sentimenti umani, anche i più bassi,
ma non è mai equivoco come il primo. Qui vorrei rimandare all’interpretazione sorprendente di
un critico letterario di questo rapporto dubbioso tra i protagonisti del romanzo: ‘Ma lo scrittore sa
ancora meglio quanto sia azzardato paragonarsi al Poeta, e ha l'intelligenza di svolgere il suo
viaggio parallelo in chiave ironica e postmoderna, ricordando che la storia propone gli stessi
eventi prima come tragedia e poi come farsa.’40
40
Monda, A. Tosches all’inferno sulle orme di Dante, ‘Il venerdì di Repubblica’ (16 luglio 2004), p. 3
25
3.3 La tematica dello psicopatico
Sia in American Psycho, sia in In the Hand of Dante e anche in The Dante Club incontriamo dei
personaggi indifferenti e freddi, che commettono addirittura omicidio. La figura dello psicopatico
sembra essere un filo rosso in questi romanzi. In The Dante Club e in American Psycho si osserva
un “serial killer” e il protagonista di In the Hand of Dante è un criminale senza scrupoli.
Sorprendentemente ci sono rapporti tra questi personaggi negativi e la figura di Dante. In The
Dante Club, per esempio, i membri del circolo Dante, seguendo la traccia dell’assassino,
scoprono gradualmente che si tratta di un maniaco, un “lunatic” che è pure un “master dantean”.
Qui vediamo un personaggio che ha combinato la sua passione per Dante con una follia màcabra.
Questo rapporto esiste pure in Tosches, il protagonista del romanzo In the hand of Dante.
Tosches è un apassionato di Dante, ma è pure mafioso. Quando entra in possesso del manoscritto
della mano di Dante, impazzisce. Lo vuole tenere per sé e per raggiungere questo scopo uccide i
suoi colleghi criminali. Focalizziamoci adesso sul romanzo che tratta la tematica psicopatica in
modo più ovvio: American Psycho. Vorrei considerare la possibilità che anche nel protagonista di
questo romanzo si trovano elementi della figura dantesca.
American Psycho è uno dei capolavori più inquietanti, violenti e scandalosi della
letteratura contemporanea, carico di descrizioni di omicidi e torture a sfondo sessuale. Questo
romanzo tratta la generazione degli “yuppies” negli anni ’80 in un’America consumistica. Uno di
questi è il protagonista Patrick Bateman, un bell’uomo intelligente ed educatissimo che lavora a
Wall Street, ma che ha una doppia vita: come “passatempo” ha scelto di torturare e uccidere delle
persone e subito dopo diventa l’affascinante uomo di successo di un attimo prima. La vita di
Bateman si svolge attorna simboli del successo e della ricchezza: ristoranti di lusso, moda,
cocaina, ma pure simboli della decadenza come antidepressivi, film porno e sadici oggetti di
tortura. Questo universo di Bateman è descritto, in maniera quasi maniacale, in una prosa
ossessivamente ricca di particolari descrittivi. Il lettore è trascinato negli eccessi schizofrenici di
Bateman, un cittadino “normale”, che viene chiamato dai suoi amici: “the boy next door”. (AP,
p.37) Ma in una rincorsa disperata verso un successo vuoto, questa normalità esplode in una
psicotica violenza perversa, in una ammaliante soggezione al male.
I have a knife with a serrated blade in the pocket of my Valentino jacket and I’m tempted to gut McDermott with it
right here in the entranceway, maybe slice his face open, sever his spine; but Price finally waves us in and the
26
temptation to kill McDermott is replaced by this strange anticipation to have a good time, drink some champagne,
flirt with a hardbody, find some blow, maybe even dance to some oldies or that new Janet Jackson song I like […]
(AP, p. 52)
Vediamo che Bateman, come pure i protagonisti degli altri due romanzi, non è solo
autore ma pure vittima del male, vittima dell'era dell'apparenza. ‘Da quando siamo entrati a far
parte di logiche di consumo, le regole del mercato hanno preso il posto delle regole morali della
convivenza tra gli uomini.’41 In questo mondo le persone si ricordano i nomi dei prodotti, ma
quelli delle persone mai. ‘Ognuno la fotocopia dell’altro, tanto da confondere visi ed espressioni.
Patrick Bateman è solo un nome su un biglietto da visita, quello dalle sfumature e dai caratteri
più eleganti.’42 Bateman è psicopatico, ma il libro sembra suggerire che ognuno che appartiene a
quel mondo potrebbe essere egualmente psicopatico. O come si dice in un saggio sull’opera di
Ellis: ‘Bateman non esiste, oppure esiste in ognuno dei suoi colleghi, uomini o donne, che
popolano le strade di N.Y.’43 Sotto questo aspetto è possibile
percepire un’analogia con Dante. Bateman, il « boy next door » rappresenta l’intera umanità,
come pure Dante, il “cittadino normale”, rappresentava l’intera umanità. Il viaggio di Dante lo
portava nell’inferno e Bateman si trova in un inferno sulla terra. Come illustra pure un critico di
American Psycho: ‘L’orrore è quello di un mondo inutile e privo di senso. Di come il denaro
prosciughi le persone di ogni accenno di umanità e reciproca comprensione.’44 In analogia con
l’Inferno di Dante, questo romanzo vuole rivelare il lato oscuro dell’uomo. Bateman ne è solo un
esempio; attraverso i suoi occhi vediamo quanto è cattivo l’essere umano. Bateman condivide
questo punto di vista con il personaggio Dante nella sua discesa nell’inferno. Ma Dante come
persona era pure contagiato dal male che incontrava nell’inferno? Su un metalivello potremmo
dire che Dante lo scrittore è in fondo il creatore dell’inferno. Però, Dante personaggio è
soprattutto commosso da quello che vede nell’inferno ed è coinvolto nelle sofferenze dei
peccatori. Questo Dante ha un atteggiamento pietoso nei confronti del dolore dei peccatori, in
contrasto con Bateman. Ma in un passaggio particolare dell’Inferno possiamo osservare invece
che Dante stesso si dà alla tortura.
41
Bertocchi, E., American Psycho, dal sito http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=175
American Psycho, http://themodernage.wordpress.com/2007/07/28/24/
43
Ibid.
44
Bertocchi, E., American Psycho, dal sito http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=175
42
27
Allor lo presi per la cuticagna,
E dissi: “El converrà che tu ti nomi,
O che capel qui su non ti rimagna ».
Ond’elli a me: « Perché tu mi dischiomi,
Né ti dirò ch’io sia, né mosterrolti,
Se mille fiate in sul capo mi tomi ».
Io avea già i capelli in mano avvolti,
E tratto glien’avea piú d’una ciocca,
Latrando lui con li occhi in giú raccolti,45
La personalità di Dante espressa in questo passaggio è ovviamente lontanissima da quella dello
psicopatico Bateman. Nonostante questo possiamo attenersi al fatto che sia Bateman che Dante si
trovano in un inferno e che entrambi i personaggi sono contagiati dal male che li circonda. Nel
suo viaggio Dante è coinvolto solo poche volte nel male che lo circonda, ma in
questo passaggio egli stesso usa crudeltà. Questa crudeltà è, però, di altro tipo rispetto a quella
usata da Bateman. In contrasto con Bateman Dante la usa per un determinato scopo, vuole sapere
il nome del peccatore. E l’atto di Dante trova giustificazione pure nel fatto che questo peccatore è
stato il traditore della sua patria, Firenze. Le crudeltà che incontriamo in American Psycho sono
invece meri prodotti dell’anima frustrata del protagonista, e quindi prive di senso. Non si tratta di
punizioni per un mondo migliore, l’idea di base in questo romanzo è che il mondo è già perso e
perciò non si può far altro che contribuire al male. Bateman è fuso con il male dall’inizio fino alla
fine e non c’è via di redenzione, mentre il viaggio di Dante ha un determinato scopo, la
redenzione nel Paradiso.
Nella sua bestialità Bateman supera le anime che incontriamo nell’Inferno di Dante.
Bateman pratica torture terribili in maniera fredda e spietata con una gioia crudele. Questi
procedimenti sono descritti con precisione, con un distacco emotivo, capace di scioccare ed
orrificare il lettore.46 In un passaggio autoriflessivo il protagonista afferma:
There wasn’t a clear, identifiable emotion within me, exept for greed and, possibly, total disgust […] my
depersonalization was so intense, had gone so deep, that the normal ability to feel compassion had been eradicated,
the victim of a slow, purposeful erasure. I was simply imitating reality […] (AP, p. 282)
45
Alighieri, D., La Divina Commedia, a cura di Natalino Sapegno, Milano: Fabbri editori, 2006
(Inferno Canto 32, versi 97-105) Da qui in avanti riferirò a questa cantica con la sigla: Inf.
46
Il critico Bertocchi dice in modo illustrativo: ‘Non ho provato mai un tale senso di angoscia e paura e desiderio di
vomitare per quello che stavo leggendo se non quando ho visto Salò o le centoventi giornate di sodoma di Pier Paolo
Pasolini.’ Dal sito http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=175
28
Bateman è completamente distaccato dall’umanità, è ridotto a contenitore senza contenuto.
Nell’inferno dantesco solo gli esseri inumani, come satana ed altri diavoli come le
“Malebranche”, avvicinano la cattiveria di Bateman. Forse possiamo considerare Bateman come
una rappresentazione del diavolo stesso. Ma secondo il messaggio del libro sarebbe più accurato
concludere che tutti noi siamo diavoli. Citando le parole di Ellis:
‘ “I…am…the…devil…and I am…just…like…you…” ’(AP, p. 146)
L’orrore trasmesso dalle azioni di Bateman è solo una manifestazione del male che sembra essere
esistenziale e quindi indice del declino dell’animo umano.
29
4. Dante tradotto in sangue
L'intertestualità con l’opera dantesca conferisce ai tre romanzi analizzati un valore particolare.
Nel paragrafo 2.1 ho categorizzato i tre romanzi come dei “thriller con forti pretese
intellettuali”.47 Ma questa non sembra essere la ragione principale per attingere alla fonte
dell’opera dantesca. I tre romanzi sono focalizzati soprattutto sull’Inferno; la prima cantica del
capolavoro di Dante. E più in genere possiamo dire che i lettori di oggi si interessano molto di
più per l’Inferno che per le altre due cantiche della Commedia. Perchè questo “rivival”
esclusivamente dell’inferno dantesco?
Quello che è carratteristico per l’Inferno è il dettaglio fisico. ‘One is very aware of the
encumbrance and pain of the physical body of individual souls and the physical setting that
contributes to the pain [...]’48 Questo focus sull’aspetto fisico nell’Inferno conferisce un netto
contrasto con il Paradiso, il dominio dello spirito, dominato invece da elementi immateriali come
la luce ed il movimento. L’Inferno di Dante presenta uno svariato spettro di immagini orribili e
violente, descrizioni di torture medioevali. Le immagini infernali sembrano addatabili a generi
moderni come il “noir” o il giallo. In The Dante Club, per esempio, la ridda di peccatori,
fisicamente mutilati e straziati, anime dilaniate, insomma, tutta l’atmosfera epica della prima
cantica è rivisitata sotto forma di giallo. La narrazione inizia al momento che le traduzioni del
Paradiso e del Purgatorio sono già compiute e alcuni canti dell’Inferno si devono ancora
tradurre. Così l’autore usa dei fatti storici attorno alla traduzione dell’Inferno come struttura di
base per il suo intreccio misterioso ed orribile. Questi tre romanzieri contemporanei basano i loro
bestsellers sulla violenza dell’Inferno forse anche perchè oggi questa sembra piacere ad un
grande pubblico.
Dante fell out of fashion during the Renaissance and the 18th century in part due to the sadism of the Inferno. A
world that believed in the myths of reason and progress refused to see its reflection in Dantes butchered, charred,
47
Nel suo articolo, Dante, un poeta con la vocazione del detective, Sangiorgi indica questo filone letterario con il
termine “giallo letterario”. (sito: http://win.agliincrocideiventi.it/ANNO3/Novembre2004/dante.htm)
Questo termine è pure usato da Pearl nel suo articolo La etiqueta del thriller intelectual ‘Ediciones Anteriores’
(18/9/2004) (sito: http://www.elpais.com/articulo/ensayo/leemos/Dante/elpbabens/20041009elpbabens_1)
48
Ferrante, J., The Political Vision of the Divine Comedy, New Jersey: Princeton University Press, 1984
(p. 65)
30
maggot-eaten corpses, his torturing devils and rivers of fire. But after the Battle of the Somme, the Holocaust, and
Hiroshima, it is only too easy to see Dante’s world as a reflection of our own.49
Si può dire che l’Inferno di Dante ha anche un senso moderno di spettacolo violento.
Cosa hanno fatto i tre romanzieri con la violenza dell’inferno dantesco? American Psycho è un
buon esempio di un romanzo dove la violenza e l’orrore raggiungono proporzioni estreme. Qui
vediamo un inferno più infernale di quello di Dante. Ma anche gli altri due romanzi qui studiati
mostrano delle elaborazioni specifiche dell’inferno dantesco con una quantità mostruosa di
immagini scioccanti. Gli intrecci di questi romanzi sono carichi di tensione emotiva, fantasia, ma
soppratutto di violenza. Il lettore può rimanere sopraffatto dall’esaltazione dell’orrore in questi
libri.
Vorrei esaminare come l’orrore dantesco sia stato elaborato nel romanzo The
Dante Club di Pearl, perchè nella narrazione di Pearl vediamo una chiara relazione con l’Inferno
di Dante. Nel romanzo The Dante Club percepiamo torture che rispecchiano le pene nell’Inferno
di Dante. Allontanandosi però dall’inferno dantesco, questo romanzo descrive torture praticate da
un “serial killer” come metodo di omicidio. Le descrizioni di questi omicidi sono orribili ed
esplicite. L’abbondanza di passaggi lugubri conferisce al romanzo un’atmosfera bizzarra.
L’inferno di Matthew Pearl è un incubo vero e proprio, che aumenta l’elemento “thriller” nel
romanzo a prima vista in una maniera piuttosto banale. In seguito vorrei focalizzarmi sugli
omicidi danteschi che incontriamo nel romanzo di Pearl. Mi chiedo che funzione hanno questi
omicidi nel romanzo. Come funziona questa integrazione delle immagini infernali di Dante in un
romanzo “noir” ?
In The Dante Club quattro persone sono uccise in maniere crudeli. L’assassino ha
voluto punire le sue vittime, che a suo parere appartengono a gruppi di peccatori della Commedia.
Il romanzo di Pearl offre una prospettiva diversa dalla Divina Commedia sulle pene infernali.
Nella Commedia il personaggio Dante rimane un osservatore esteriore delle vicende infernali.
Dante si basa su quello che vede e, quando ha l’opportunità di parlare con i peccatori, sulle loro
testimonianze. Pearl, invece, offre una prospettiva nuova, focalizzando la sua attenzione
sull’orrore. Questa focalizzazione sull’orrore sembra basarsi anche su tecniche cinematografiche.
Pearl sembra usare i cambiamenti di prospettiva della macchina da presa, che registra ogni
49
Kirsch, A., A 21st-Century Man. Why Is Dante Hot All Of A Sudden?, ‘Slate Magazine’ (2003), dal sito
http://www.slate.com/id/2080680
31
aspetto dell’orrore, come illustra, per esempio, la scena in cui la cameriera Nell Ranney sta per
scoprire il corpo gravemente mutilato del suo padrone Chief Justice Healey, la prima vittima
dell’assassino. Si tratta della classica scoperta del cadavere alla Sherlock Holmes fotogramma
dopo fotogramma, quasi in “slowmotion”, per aumentare la « suspense », lo stato di tensione del
pubblico. Questa scena è focalizzata dalla cameriera Nell Ranney, benchè ci sia anche la
mediazione del narratore.50 La scena inizia con la descrizione di una banale caccia a una mosca
da parte della cameriera. ‘This was the last moment for many years, listening to the monotonous
buzz, that Nell Ranney would know some measure of peace.’ (DC, p. 8) Da questo momento in
poi la focalizzazione è molto dettagliata, saltando da un oggetto significativo ad un altro, con uno
stile che è paragonabile con la “zumata” della macchina da presa: Una dentiera, sangue, vestiti,
mosche strane con occhi rossi, puzza, una bandiera bianca, vespe, e tantissimi vermi. 51 Per
aumentare ancora la « suspense » la soluzione è rimandata: si tratta forse del cadavere di un
vitello? E finalmente la scoperta terribile: Nell riconosce il corpo nudo del suo padrone Chief
Justice Healey brulicato da vermi. La cameriera trascina il corpo mutilato dentro casa e poi ad un
tratto si sente un urlo. Healey è ancora vivo. Il giudice è mangiato da vermi mentre era ancora
vivo ed è morto solo dopo quattro giorni di sofferenze terribili.
Il tutto ci porta indietro al poema dantesco: ‘Questi non hanno speranza di morte’ (Inf.
III 46) L’ assassino ha voluto punire questo giudice, perchè secondo lui appartiene al gruppo di
peccatori del Canto 3 dell’Inferno, gli “ignavi”, tra i quali si trova anche l’ombra di colui ‘che
fece per viltade il gran rifiuto’. (Inf. III 60) Qui Dante incontra peccatori che sono tormentati da
mosconi, vespe e ‘fastidiosi vermi’. (Inf. III 69)52
Gli elementi della scena nel romanzo di Pearl coincidono con la scena infernale della
Commedia, ma l’effetto è completamente diverso. Pearl offre un’altra prospettiva sulla scena
50
Questa scena è scritta in indiretto libero.
Pearl sembra seguire una tendenza postmoderna di inserire nella letteratura elementi di altri media. Qui vediamo
per esempio l’influenza di techniche cinematografiche ultramoderne che offre una ricostruzione digitale della
prospettiva della mosca volando. L’effetto è iperrealistico. Questa scena del romanzo sembra un’imitazione di una
scena del Crime Scene Investigation, dove vediamo un omicidio dalla prosprettiva della pallottola che perfora il
corpo della vittima.
52
Nel romanzo In the Hand of Dante troviamo pure una scena che riferisce probabilmente a questo passaggio
dell’Inferno. Tosches usa l’immagine di vermi e mosche per descrivere il tormento esistenziale del protagonista
Dante. ‘It was the sun that hurt the eye and roused the stench of putrefaction, and brought forth the foulness of
maggots and the foulness of flies; and all that gleamed and sang and danced beneath its light was to him as a disease
unto his senses, and as a demon cruelty that mocked and caused to ache the blackness within him [...]’ (HD, p. 239240) E pure Ellis sembra riferirsi all’immagine orribile dello stesso passaggio dantesco dei vermi come mezzo di
tortura: ‘I imagine her naked, murdered, maggots burrowing, feasting on her stomach […]’ (AP, p. 205)
51
32
infernale; descrive le immagini infernali in una maniera talmente esplicita, quasi scientifica, così
da far pensare piuttosto a « fiction » televisive come Crime Scene Investigation e non a Dante.
Faccio subito un esempio:
But more numerous than the flying creatures were the masses of bristling white pellets crackling with movement_
sharp-backed worms, wriggling tightly over something, no, not just wriggling, popping, burrowing, sinking, eating
into each other. (DC, p. 9)
Nella Commedia Dante descrive l’incontro con gli ignavi che passano, ma non si ferma.
Virgilio sconsiglia a Dante di parlare con queste anime, perchè sono il più basso del basso e non
valgono la pena di una “intervista”. ‘Non ragioniam di lor, ma guarda e passa’ (Inf. III 51) Non ci
sono descrizioni dettagliate come in Pearl. A tutta questa scena Dante dedica solo due terzine:
Questi sciagurati, che mai non fur vivi,
erano ignudi e stimolati molto
da mosconi e da vespe ch’eran ivi.
Elle rigavan lor di sangue il volto,
che, mischiato di lagrime, ai lor piedi
da fastidiosi vermi era ricolto. (Inf. III 64-69)
La sofferenza fisica è pure presente in Dante, ma non viene elaborata. Se paragoniamo questo
frammento della Commedia a una delle frasi dal romanzo dedicato a questo passaggio si nota un
grande contrasto: ‘The leaper felt his own skin alive with flies.’(DC, p. 119) Pearl drammatizza la
sofferenza e crea un effetto piuttosto banale.
Probabilmente quest’effetto è suggerito dal genere “noir”. Caratteristico per questo
genere è un continuo cambiamento di prospettiva. Pearl usa la prospettiva onnisciente che gli
permette di saltare da un’inquadratura all’altra, come se il delitto venisse registrato da diverse
angolazioni con varie macchine da presa. Questa nuova prospettiva cinematografica crea una
sensazione di orrore dovuta alla trasmissione della diversa percezione delle immagini da parte
della vittima e dell’assassino. Pertanto non solo si legge delle sensazioni della vittima nel
momento che sta soffrendo, ma ci viene comunicato come le torture sono state compiute e pure si
indicano i motivi dell’assassino.53 In seguito vorrei porre l’attenzione su questa “zumata”
53
La focalizzazione sull’assassino è caratteristico per il genere “noir”. Nel paragrafo 2.1 ho accennato che nel “noir”
si pone l'attenzione sul meccanismo del delitto.
33
sull’orrore. Si tratta di un processo graduale. Per poter individuare le diverse fasi di questo
processo analizzerò il secondo omicidio, focalizzandomi sui cambiamenti di prospettiva.
Prima fase: il narratore focalizza le emozioni della vittima Reverent Elisha Talbot nel
momento in cui è sorpresa ed aggredita dall’assassino. ‘But there was no doubt now, even to him,
that the warmth of the arms wrapping around his chest and removing the lantern belonged to
another being. The grasp was alive with passion, with offense.’ (DC, p. 87)
Nella seconda fase il narratore onnisciente focalizza sempre su Talbot, ma ora si
raccontano persino gli ultimi pensieri della vittima. Uno « zoom in » ravvicinato, che offre una
prospettiva assente nella Commedia, dove Dante « intervista » i peccatori torturati per capire
qualcosa dal loro punto di vista sulle loro sofferenze. In questa scena del romanzo si entra invece
nel cervello di Talbot al culmine della sofferenza prima di morire. ‘He knew by the heat that this
was no dream: He was about to die. It was strange. The emotion most distant from him at this
moment was fear. Perhaps he had used it all up in life.’(DC, p. 87)
Nella terza fase il narratore è focalizzato su Sexton Gregg al momento della scoperta del
corpo di Talbot. Lo trova in una galleria scavata sotto la chiesa e sepolto verticalmente a testa in
giù, le gambe escono dal sepolcro con i piedi brucianti… ‘The joints quivered so violently that
the feet seemed to be kicking back and forth in pain. The flesh of the man’s feet melted, while the
raging flames began to spread to the ankles.’ (DC, p. 91-92) Sexton Gregg, avendo visto le ultime
convulsioni di Talbot, è fortemente scioccato e cade per terra.54
Nella quarta fase la focalizzazione del narratore è su Oliver Wendell Holmes che non è
solo poeta ma pure medico. In questa scena deve sottoporre ad autopsia il cadavere di Talbot. Il
corpo viene analizzato con occhio scientifico, il che aumenta la morbosità e l’orrore della
descrizione: ‘The two remaining blobs were protruding awkwardly from the ankles, displaced
from the joints. The skin, hardly recognizable as such, was bloated, cracked open by the fire. Pink
tissue was pushing out.’
(DC, p. 93)
Quinta fase: ricostruzione dell’omicidio da parte degli “investigatori”, ossia i membri
54
Il cadere per terra drammatizza le emozioni forti che Sexton Gregg prova dopo il confronto con questa scena
infernale. Gregg è talmente scioccato che giunge al punto di svenire. Questa scena ci riconduce a due brani della
Commedia dove pure Dante, commosso da quello che ha visto nell’inferno, sviene e cade per terra: ‘e caddi come l’
uom cui sonno piglia’ (Inf. III 136) e ‘e caddi come corpo morto cade.’ (Inf. V 142) Si noti l’intertestualità con le
parole di Dante.
34
del circolo Dante. Nel corso della storia il lettore progressivamente capisce, seguendo le loro
scoperte, come il delitto è stato compiuto. Nella seguente frase la focalizzazione è su Oliver
Holmes, che a volte sembra agire come il suo omonimo Sherlock Holmes. ‘If Talbot’s
underground vault was indeed connected to an abandoned fuggitive-slave tunnel, this could lead
the police right to the killer. It would also explain how Lucifer had entered the burial vault in
advance, murdered Talbot, and fled without witnesses.’ (DC, p. 381) La prima indicazione che
indirizza gli investigatori verso l’assassino è la coincidenza con la scena infernale della
Commedia: ‘“Dante finds the Simoniacs within the pietra livida, the livid stone,” said
Longfellow.’ (DC, p. 142)
Nella sesta fase il narratore focalizza sull’assassino Teal. Verso la fine del romanzo
l’omicidio è descritto di nuovo, ma questa volta dalla prospettiva dell’assassino stesso. Questo
permette al lettore di conoscere di prima mano i suoi motivi ed i metodi usati per compiere il
delitto. ‘Teal dug a hole, precisely measured, so that Talbot’s feet could be free in the air when he
was buried headfirst, and he buried Talbot’ s dirty money beneath.’ (DC, p. 395)
Riprendendo la domanda dell’elaborazione del dantismo in questo romanzo, possiamo
concludere che si tratta soprattutto di una mutazione di prospettiva. Focalizzando su alcuni
passaggi che trattano degli omicidi, abbiamo osservato un avvicinamento e ingrandimento
dell’orrore, probabilmente dovuti ad un adattamento al genere del “noir”. J.R. Kincaid commenta
sul romanzo: ‘The horrors themselves are great only because Dante is.’55 Questo critico non
sembra prendere in considerazione il fatto che Pearl, al contrario di Dante, va al nucleo della
violenza. Nel romanzo possiamo osservare un crescendo di intensità emotiva dalla scoperta del
cadavere, tramite una ricostruzione dell’omicidio, ai metodi e motivi dell’assassino. Il romanzo
non tratta solo la domanda: che cosa è successo? Ma illustra pure la maniera in cui l’esperienza è
vissuta dalla vittima, dagli investigatori, dai membri dell’ambiente sociale della vittima, e
dall’assassino stesso. Il romanzo è –molto caratteristico per il genere del giallo- focalizzato sulla
scoperta di com’è stato compiuto l’omicidio e sul perché. Ma non si tratta solo di un adattamento
di una materia dantesca al giallo o al “noir”.56 Non bisogna dimenticare che il romanzo di Pearl è
pure un romanzo storico. Le scene infernali sono ancorate alle vicende storiche degli Stati Uniti,
come per esempio la guerra civile. L’assassinio è determinato dal suo “background” psicologico:
55
56
Kincaid, J.R., Keep the Hellfires Burning, ‘New York times Book Review’ Vol. CVIII_No. 9 (March 2003), p. 6
Nel paragrafo 2.1 ho affermato che nel The Dante Club sono mescolati elementi del “noir” e del giallo.
35
Teal è un ex soldato traumatizzato dalla guerra. Il risultato di questa mescolanza di generi è un
romanzo ibrido, che presenta le scene dantesche da diverse prospettive, mostrando in maniera
esplicita gli aspetti pratici delle torture infernali. In tal modo l’autore crea una grande rottura con
La Commedia di Dante. Nella Commedia mancano le prospettive dall’interno che descrivono in
maniera esplicita come l’inferno è stato creato. Il piano dietro l’inferno è il lavoro di un
indeterminato ‘Maestro’ come dice Dante nel Canto 15.
A tale immagine eran fatti quelli,
tutto che né sí alti né sí grossi,
qual che si fosse, lo maestro felli. (Inf. XV 10-12)
Leggendo il romanzo di Pearl incontriamo invece una ripetizione dell’inferno dantesco in cui
possiamo anche dare un’occhiata dietro le quinte. Pearl ha descritto “the making of” di un tipo di
inferno che si adegua al gusto popolare contemporaneo: un gusto per lo scioccante, per le
emozioni forti, per vedere l’orrore da vicino. Il romanzo di Pearl non è un caso isolato. In the
Hand of Dante e American Psycho ne sono due altri esempi.
Anche nel cinema vediamo esempi di opere che sono ispirate sull’inferno dantesco, e
che focalizzano soprattutto sull’atmosfera orribile e terrificante.57 Nel mondo del cinema
postmoderno vediamo in genere una tendenza a rappresentazioni esplicite della violenza.58
“L’enfant prodige” Matthew Pearl sembra seguire una nuova tendenza all’intermedialità, cioè
all’andare oltre i limiti tradizionali del genere, imitando nel suo romanzo effetti speciali
cinematografici che offrono una nuova prospettiva sull’orrore, una prospettiva che sembra
un’imitazione della “zumata” della macchina da presa.59 Il pubblico di oggi vi sembra abituato.
Dante, invece, si basava su una fantasia più svillupata del lettore. Il gusto moderno per l’orrore
esplicito è un fenomeno che non si lascia spiegare in due parole. Vorrei approfondire questo
argomento nel prossimo capitolo, nel paragrafo 5.1 In cerca di giustizia; Le punizioni infernali.
57
Si pensi per esempio al film Seven di David Fincher uscito nel 1995 negli Stati Uniti.
Il film Pulp Fiction (USA 1994), diretto da Quentin Tarantino, ne è un esempio per eccelenza. Questo film è
carico di immagini crude di sesso e violenza. Vediamo per esempio cervelli spappolati e abusi sessuali. Il regista ha
voluto evocare forti emozioni nel pubblico e, a quanto pare dall’accoglienza entusiastica del pubblico, questa
formula è stato accolta con successo e persino ripresa nella letteratura.
59
Si pensi per esempio alla scena della scoperta del cadavere di Chief Justice Healey, descritta a l’inizio di questo
capitolo.
58
36
5. La perenità della città di Dite nel “noir”
‘The modern city is ugly, not because it is a city, but because it is not enough of a city, because it
is a jungle, because it is confused and anarchic, and surging with selfish and materialistic
energies. In short, the modern town is offensive because it is a great deal too like nature’ 60
Se pensiamo alla grande città moderna, diciamo una metropoli come New York, i primi pensieri
possono andare alla vita “glamorosa”, al lusso, alla tecnologia avanzata ecc. Ma la grande città
ha pure un altro lato, un lato più oscuro. Questo lato oscuro della città moderna sembra essere una
tematica che ha ispirato vari scrittori moderni e postmoderni quando rappresentano la città come
un inferno terrestre. Anche nel genere “noir” possiamo ritrovare rappresentazioni simili. Ne
troviamo esempi nei tre romanzi studiati in questa tesi. Ma la rappresentazione della città come
un inferno non sembra una tematica esclusivamente contemporanea. Questa tematica pare
conoscere una lunga tradizione. Nella storia della letteratura la città ha spesso simbolizzato la
decadenza umana.61 L’opera di Dante ne è un esempio per eccellenza.62
Nella prima frase dell’iscrizione sopra la porta dell’Inferno di Dante si legge ‘Per me si
va ne la città dolente’. Dante descrive il suo inferno ripetutamente come una città: “la città c’ha
nome Dite” (Inf. VIII 68)63, la “città del foco” (Inf. X 22) e “la città roggia”. (Inf. XI 73) Si tratta
di una metafora per la città, una metafora che è confermata anche nella rappresentazione
dell’architettura infernale: l’ambiente sembra una città medievale completa con muri e torri.
60
Chesterton, G. K., (1874-1936) “The Way to the Stars", in Lunacy and Letters, New York: Sheed and Ward, 1958
Si pensi per esempio a Les Fleurs du Mal di Baudelaire in cui la tematica della sofferenza nella grande città ha una
parte importante. Verso la fine del diciannovesimo secolo Parigi era una città moderna per eccellenza. Questa Parigi,
descritta come una fonte del male, era lo sfondo lirico dei poemi di Baudelaire.
62
Anche nello studio recente di Bart Vervaeck: Literaire Hellevaarten. Van Klassiek naar Postmodern (Vantilt,
Nijmegen 2006) l’Inferno di Dante occupa una posizione centrale. In questo studio sui viaggi infernali nella
letteratura Vervaeck presenta il ruolo dell’inferno dantesco ed i suoi rapporti con la rappresentazione dell’inferno
nella letteratura moderna e postmoderna.
63
La città di Dite è la capitale dell’inferno che comprende la parte più profonda di esso. Dite è praticamente una
micro-città entro una macro-città, formata dall’inferno intero. Dite è il nucleo dell’inferno e in senso allegorico il
nucleo della società corrotta. In questa parte dell’inferno domina avidità, con i “gravi cittadin”, ed una intera
comunità di diavoli.
61
37
Dante stesso faceva parte di una tradizione. Alle radici della rappresentazione
dell’Inferno come città, sta La città di Dio, un’opera di San Agostino,64 il quale introduce una
distinzione tra la città dell’uomo, dominata dall’egoismo, e la città di Dio, dominata dalle forze
d’amore, di carità e di simpatia.65 Dante riprende questa polarità nella Commedia, rappresentando
la città di Dio nel Paradiso e la città dell’uomo nell’Inferno. ‘The city of Hell in Inferno-whose
inhabitants have died and been beset by divine justice- functiones as a sort of phantasmagoric,
supernatural representation of the City of Man.’66
In The political vision of the Divine Comedy Joan Ferrante interpreta la Commedia in
chiave politica ed afferma che l’inferno dantesco rappresenta le conseguenze negative dei
desideri peccaminosi, non solo ad un livello teologico ma pure ad un livello politico. Secondo lei
l’Inferno sarebbe un modello per la città corrotta, mentre il Paradiso rappresenterebbe una
società ideale, e il Purgatorio rappresenterebbe una società in transizione tra i due modelli
opposti dell’Inferno e il Paradiso. Secondo questa concezione politica, i rapporti tra l’inferno e le
città nei tempi di Dante sono molto stretti. ‘Hell is the greedy, self-enclosed city-state which
serves its own needs at the expense of its neighbours, which ignores the common good, and
which is ultimately self-destructive.’67
Ferrante afferma che l’inferno dantesco è in primo luogo una metafora per Firenze, la
patria di Dante stesso. Firenze era non solo la città che Dante conosceva a fondo ma era pure la
città più grande, più potente e più corrotta dell’Italia di quei giorni. ‘In Hell, however, Dante’s
model is neither cultural nor abstract; it is the physical and historic reality of contemporary
Florence, not only the greed and ambition, the political faction and violence, but the walls and
towers and caged animals.’68
La rappresentazione dell’inferno come città era molto controversa nei tempi di Dante.
Nella concezione medievale del mondo la natura era feroce e pericolosa, la città era considerata
invece un luogo sicuro. Le iscrizioni sulle porte delle città erano come un benvenuto e parlavano
64
scritta nel quinto secolo
La distinzione, originariamente agostiniana, tra la città dell’uomo e la città di Dio, la ritroviamo addirittura nel
romanzo modernissimo In the Hand of Dante. In una scena dove il personaggio Dante sta riflettendo sul proprio
esilio leggiamo: ‘The curse of his banishment had been his blessing. For it was in the selva scura of his exile that he
had found the three beasts. For it was in the forced exile from the city of his love and earthy roots that he had been
brought to the city of God.’ (HD, p. 336)
66
Inferno Cantos III-IV, http://www.sparknotes.com/poetry/inferno/section2.rhtml
67
Ferrante, p. 45
68
Ferrante, p. 47
65
38
di protezione.69 Questa concezione positiva della città è capovolta da Dante. La porta della sua
“inferno-città” rappresenta la perdita di ogni speranza. ‘Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate.’
(Inf. III 9) Questa è probabilmente la più famosa e la più citata frase della Commedia. La
ritroviamo per esempio all’inizio del romanzo American Psycho.
Il paragone tra la città e l’inferno appare ancora un tema attuale nei tempi nostri e
l’inferno dantesco rimane un punto di riferimento.70 La metafora della città moderna come un
inferno è ripresa pure dagli autori dei tre romanzi studiati in questa tesi. In The Dante Club Pearl
riesce a dipingere un’atmosfera densamente infernale collocata in una Boston ottocentesca
nebbiosa, luogo di corruzione e violenza. Questa Boston dà alloggio ad un assassino che ha lo
scopo di purificare la città. Ironicamente questo suo tentativo porta lui stesso a recreare un
inferno. Nei romanzi In the hand of Dante e American Psycho l’atmosfera infernale è trasportata
a New York. L’ostilità o al meglio l’indifferenza degli abitanti di New York nelle
rappresentazioni di Ellis e Tosches fanno pensare agli abitanti dell’Inferno. In questi romanzi si
trovano descrizioni della città moderna attraverso la lente dell’inferno dantesco.
Adesso vorrei analizzare meglio questa rappresentazione dell’ « inferno-città » nei
romanzi di Ellis, Tosches e Pearl e l’intertestualità con l’opera dantesca in essi. In the Hand of
Dante evoca l’atmosfera infernale già dalla prima pagina. ‘It was the dead of August, that time in
New York when the daylight sky was an oppressive low-lying glare of white, and the dark of
night was a haze of starless ashen pallor.’ (HD, p. 3) Il romanzo inizia con una scena collocata
nelle strade oscure di New York. Il lettore è subito confrontato con un mondo di puttane e di
violenza, desritto in maniera crudissima. Dopo una discesa negli inferi della malavita americana,
descritta come un viaggio dantesco, il personaggio Tosches si trova in un’isola nel Pacifico, una
specie di paradiso. Sdraiato nella sua amaca riflette: ‘Fuck dead New York and all the world-the
true gangrene-that I left behind.’ (HD, p. 68) E in un altro passaggio del libro lo stesso Tosches
parla di una strada a Parigi, un’altra grande città dove il suo viaggio lo porta: ‘It was the street of
the drowned, the street of those who abandoned all hope, those who have fled to nothingness
[…]’ (HD, p. 250)
69
Glass, D.F., Review: La porta urbana nel medioevo. Porta Soprana di Sant’Andrea in Genova: Immagine di una
città, ‘American Journal of Archeology, Vol. 95, No 4 (Oct. 1991) p. 759
70
Questo paragone fu ripreso già da Heaney e Eliot. Entrambi usano l’intertestualità con l’Inferno di Dante per
descrivere una città. Nella sua opera, The Waste Land, Eliot dipinge un’atmosfera oscura a Londra ripetendo alcune
parole dell’Inferno di Dante. Heaney sembra imitare Dante come critico politico nella sua Station Island, dove critica
la Dublino dei suoi tempi.
39
Tosches si riferisce alla frase dell’Inferno: ‘Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate.’ (Inf. III 9)
citata pure da Ellis all’inizio del suo romanzo. Con quest’intertestualità Ellis e Tosches
sottolineano i rapporti tra le loro rappresentazioni della città moderna e l’inferno dantesco. Così
l’inferno dantesco, originariamente usato da Dante come metafora per la miseria nelle città dei
suoi tempi, diventa metafora per la miseria nelle città di oggi. Si vede che questi scrittori,
riferendosi all’Inferno di Dante, creano una realtà testuale che si riferisce ad un’altra realtà
testuale, cioè a quella di Dante. Questa doppia proiezione è caratteristica per il postmodernismo.
Per Dante la città rappresenta il caos umano, cioè i desideri peccaminosi, l’egoismo, la
violenza ecc. Pure Ellis, Pearl e Tosches esprimono una percezione della grande città come un
luogo di violenza, crimine, orrore e caos, benchè questi romanzieri trasportino quest’immagine
della città alla realtà odierna. In American Psycho, per esempio, Ellis rappresenta New York
come un mondo assurdo ed impazzito: ‘baseball players with AIDS, more Mafia shit, gridlock,
the homeless, various maniacs, faggots dropping like flies in the streets, surrogate mothers […]
and the joke is, the punch line is, it’s all in this city […]’ (AP, p. 4)
Un aspetto dominante di questo caos della città in American Psycho è la confusione
linguistica tra gli abitanti; malintesi formano una linea rossa nel romanzo. Pure qui possiamo
intravedere una somiglianza con l’inferno dantesco. Dante dipinge l’atmosfera infernale
descrivendo una confusione babelica. ‘Diverse lingue, orribili favelle’ (Inf. III 25) Babele
rappresenta la vita civile sia per Dante71 che per Ellis.
In conformità con l’Inferno osserviamo in American Psycho chiaramente un crescendo
dell’orrore nel corso del romanzo. All’inizio del libro le torture sono solo frutto della fantasia di
Bateman, gradualmente, però, diventano realtà e sempre più estreme. ‘I felt lethal, on the verge of
frenzy. My nightly bloodlust overflowed into my days and I had to leave the city. My mask of
sanity was a victim of impending slippage.’ (AP, p. 279)
Ellis usa il caos della città come sfondo per la follia del protagonista Bateman. Pian piano la
confusione nella città si unisce alla confusione mentale di Bateman.
[…] he’s also intoxicated by the whirlwind of confusion, by the city itself, the rain falling from an ice-cold sky but
still warm enough in the city, on the ground, for the fog to drift trough the passageways the skyscrapers create in
Battery Park, in Wall Street, wherever, most of them kaleidoscopic blur, […] (AP, p. 350)
71
Nella citta di Dite Dante incontra dei giganti. Il primo che incontra è Nembrotto, il quale ha costruito la torre di
Babilonia. ‘questi è Nembrotto per lo cui mal coto// pur un linguaggio nel mondo non s’usa.’ (Inf. XXXI 77-78)
40
Ellis rappresenta New York come un luogo poco civile. La sua New York è selvaggia,
come dimostra simbolicamente la metamorfosi degli elementi della città in immagini naturali,
negli occhi di un Bateman allucinante. ‘[...] I hallucinate the buildings into mountains, into
volcanoes, the streets become jungles [...]’ (AP, p. 86) Questa percezione della città in se stessa
come qualcosa selvaggio, la ritroviamo nella rappresentazione dantesca dell’ “inferno-città”. Il
pellegrino Dante inizia il suo viaggio fuori della società nella selva oscura72 dove si trova in esilio
separato dalla sua città, i suoi parenti e la sua funzione pubblica. Poi entra nell’ “inferno-città”
ma contro tutte le aspettative che ci attendiamo in un ambiente civile, Dante si imbatte ancora in
fiumi, rocce, laghi, boschi e deserti.
Dante’s movement through the corrupt city (Hell/Florence), standing for all that is selfish and destructive in human
life, takes him further and further from civilization. As he descends through the city of Hell, Dante moves away from
the earthlike castle and meadows of Limbo to the tombs inside the city of Dis, then to a river of blood, a wild forest,
a desert, and finally a series of moats encircling not a castle but a lake of ice, with its lord frozen at the center.73
Nell’inferno la città sembra mostrare la sua vera faccia. Questa è la faccia alla quale si
riferisce pure Ellis. La città pare un’immagine adatta per questi romanzi “noir” per dipingere il
caos tipicamente umano. Il romanzo “noir” sembra un genere particolarmente adatto a mostrare i
tormenti della grande città. Nei “noir” osserviamo la tendenza a descrivere questi tormenti
infernali in modo sempre piú orribile. I romanzi di Ellis, Pearl e Tosches ne sono esempi
evidenti.
Dante rispecchia nel suo Inferno il male che incontra sulla terra, cioè nell’al di qua. È
questo quello che sembra affascinare l’uomo contemporaneo. The Dante Club ne offre un
esempio chiaro. I protagonisti di questo romanzo studiano l’inferno dantesco e allo stesso tempo
lo vedono nella loro realtà. L’assassino pensa di riconoscere qualcosa nell’Inferno di Dante che
gli ricorda la propria città e vede peccatori nei suoi concittadini. Influenzato da quest’opera
punisce le sue vittime torturandole fino alla morte. Dal punto di vista dei membri del circolo
Dante, l’assassino rappresenta il male; per loro è lui che crea l’inferno sulla terra a Boston; infatti
l’assassino viene battezzato da Lowell: Lucifer.‘ “Dante’s Hell is part of our world as much as
part of the underworld, and shouldn’t be avoided,” Lowell said, “but rather be confronted. We
sound the depths of Hell very often in this life.”’ (DC, p. 49) Anche Tosches sottolinea i rapporti
72
73
‘Nel mezzo del cammin di nostra vita// mi ritrovai per una selva oscura’ (Inf. I 1-2)
Ferrante, p. 74
41
tra quello che chiamiamo l’inferno e la realtà, riferendosi nel suo romanzo al più tragico degli
eventi attuali di New York: l’attacco alle “Twin Towers”. Si tratta di un attacco al simbolo di
New York. 74 Tosches si riferisce all’evento come ‘that new-made Hell’. Il crollo delle torri più
alte di New York gli presta un’immagine perfetta del declino di questa città.
Il riconoscimento dell’inferno sulla terra è una tematica dantesca che trova un’estesa
elaborazione nei tre romanzi studiati. Come leggiamo in un saggio sulla popolarità attuale
dell’Inferno: ‘Dante’s purgatory and his heaven are magnificent, but they remain essentially
foreign. Only his hell seems less like fiction than history.’75 I tre romanzi studiati rappresentano
una concezione moderna del mondo, una concezione pessimistica della vita civile. L’Inferno di
Dante sembra in perfetto accordo con questa concezione. ‘Dante’s “Inferno” gave us our first
glimpse of a universe we once again inhabit: a topography of graphic, gruesome suffering.’76
Tanto è vero che esiste una differenza significativa tra l’inferno dantesco e le rappresentazioni
infernali nelle tre opere analizzate. L’inferno dantesco è collocato dopo la morte dei peccatori nel
al di là. ‘In Dante’s vision, death is merely a beginning, an entrée into all of the gradiations and
subtleties of retribution of Inferno.’77 Invece in tutti e tre i romanzi studiati l’idea di un inferno
sulla terra è stata portata avanti alle estreme conseguenze, cioè l’inferno è situato nell’al di qua.78
74
Possiamo considerare la torre come simbolo di una città. Anche nell’Inferno incontriamo delle torri. Dante le
percepisce come moschee brucianti. ‘E io: “Maestro, già le sue meschite// là entro certe ne la valle cerno,// vermiglie
come se di foco uscite fossero” ’ (Inf. VIII 70-73)
75
Kirsch, A., A 21st-Century man. Why is Dante Hot All of a Sudden?, ‘ Slate Magazine’ (2003), dal sito
http://www.slate.com/id/2080680
76
Shulevitz, J., Let the Punishment Fit the Crime, ‘New York Times Book Review’ Vol. CVIII_No. 10 (March 9,
2003), p. 31
77
Pearl, M., Dante and the Death Penalty. How Capital Punishment Fails its Audience, ‘Legal Affairs’ (2003),
http://www.legalaffairs.org/issues/January-Februari-2003/review_Pearl_janfeb2003.msp
78
Vervaeck caratterizza la concezione moderna dell’inferno come un luogo abitato da esseri viventi in contrasto
all’inferno classico e Cattolico, come per esempio quello di Dante, abitato dagli spiriti dei morti. Vervaeck
argomenta che nell’inferno modernisto la vita stessa diventa un inferno. (Vervaeck, p. 17-18) Nella letteratura
modernista l’inferno diventa l’immagine centrale della vita terrestre. (Vervaeck, p. 56) Anche nella letteratura
olandese del secondo dopoguerra ne troviamo degli esempi: S. Vestdijk, De Kelner en de Levenden (1949), Jeroen
Brouwers, Joris Ockeloen en het Wachten (1967), A.F.Th. van der Heijden, Het Leven uit een Dag (1988), Willem
Brakman, Inferno (1991), Peter Verhelst, Tongkat (1999) e Atte Jongstra, De Tegenhanger (2003).
42
5.1 In cerca di giustizia; Le punizioni infernali
I tre romanzi analizzati sembrano gettare una specie di ponte tra il genere “noir” e l’opera
dantesca. Il rapporto così creato tra la Commedia, una specie di icona di giustizia, ed un genere
che si occupa in primo luogo di attività criminali, è interessante. Ci possiamo chiedere se questi
romanzi trattano la tematica del delitto in termini di giustizia. Possiamo considerli come un
tentativo da parte degli autori di dare ai loro testi un obiettivo in qualche modo morale, oppure si
tratta di una perdita di ogni senso di moralità?
Se consideriamo The Dante Club vediamo che il tema della giustizia è molto presente.
Una tematica ripresa dalla Commedia è il concetto della punizione. Nel suo bestseller Pearl
adegua questa tematica dantesca al gusto del grande pubblico; il gusto per l’orrore, il delitto e la
condanna. Questa elaborazione comprende delle scene terrificanti che sono caratteristiche del
giallo moderno. In questo romanzo vediamo che tutti i protagonisti sono fortemente motivati dal
bisogno di punire. Sia l’assassino Teal che i membri del circolo Dante sono alla caccia di chi è a
loro parere un peccatore. I membri del circolo Dante mirano alla cattura dell’assassino come atto
di giustizia. L’assassino Teal usa addirittura le pene dell’inferno dantesco come modelli per
l’omicidio da compiere, mettendo in pratica il principio dantesco del contrappasso. Come
osserva Lowell: ‘With Jennison, our Lucifer perfects his damnation through suffering, his most
perfect contrappasso.’ (DC, p. 242) E come dice Holmes: ‘It’s Dante! Someone has used Dante
to kill Talbot!’ (DC, p. 114) Questo concetto riguarda le pene eterne dovute al delitto stesso. In
un saggio pubblicato su Legal Affairs Pearl illustra la logica del contrappasso come: ‘an act of
divine justice that redirects the essence of a crime back against the perpetrator.’79
L’assasino Teal vuole detergere l’umanità tramite gli omicidi, visti da lui come atti di
giustizia. I prossimi frammenti dimostrano che Teal interpreta la Commedia come una specie di
vocazione. Per questa missione di portare “giustizia” all’umanità si sente eletto. ‘Teal promised
him justice and then cut him into pieces. He wrapped his wounds carefully. Teal never thought of
what he was doing as killing, for punishment required a lenth of suffering, an imprisonment of
sensation. This was what he found most assuring about Dante.’ (DC, p. 236) E: ‘This is
79
Pearl, M., Dante and the Death Penalty. How Capital Punishment Fails its Audience, ‘Legal Affairs’ (2003), dal
sito http://www.legalaffairs.org/issues/January-Februari-2003/review_Pearl_janfeb2003.msp
43
punishment, Dr. Holmes. All of you who have abandoned God’s justice must now meet your
final sentence.’ (DC, p. 406)
Le punizioni di Teal sono motivate dallo scopo di purificare la città dai peccatori. L’ironia
vuole che nel suo tentativo lui stesso crea invece un inferno. Quest’applicazione delle pene
infernali è interessante per il fatto che indica un’interpretazione moderna dell’opera dantesca.
L’idea in sè di tradurre le pene dell’Inferno di Dante in una chiave criminale è già una
trasformazione del concetto dantesco di punizione. Le punizioni dantesche avvengono dopo la
morte, cioè nell’al di là. Qui si tratta invece di un individuo che si mette in una posizione elevata
giudicando l’umanità. Possiamo dire che questo personaggio si mette nella posizione di Dio ma
in qualche maniera pure Dante lo fa. Alla fine è Dante stesso che inventa l’inferno; è lui che
decide chi ci sta e pure le torture sono tratte dalla sua fantasia. Ma ci vuole ancora più fantasia
per tradurre le pene infernali in atti criminali.
In The Dante Club abbiamo visto che alla base dell’orrore presente nel libro c’è il motivo
di fare giustizia attraverso la punizione. Si tratta -in una maniera strana- di una specie di
purificazione attraverso l’orribile. I personaggi nei romanzi di Tosches e Ellis non dimostrano
attegiamenti di questo tipo. Il loro uso della violenza non è motivato da un bisogno moralistico di
punire un peccatore. Il protagonista di In the Hand of Dante uccide per proteggere se stesso
quando è finito in affari criminali ed il protagonista di American Psycho tortura delle persone
qualsiasi per soddisfare i suoi bisogni malati. Questi romanzi sembrano privi di qualsiasi senso o
morale. Manca il perchè. ‘[…] in space, a spirit rises, a door opens, it asks “Why?”’ (AP, p. 380)
Un aspetto assurdo di American Psycho è che il protagonista “serial killer” non è mai
smascherato, mai punito dalla magistratura. A prima vista manca la giusta punizione o
redenzione. Però, se fermiamo un attimo la nostra attenzione su American Psycho possiamo
rintracciare pure qui un senso di punizione. La punizione è l’indifferenza. L’indifferenza di
un’intera società, l’anima nera dell’America. La vita del protagonista Patrick Bateman è in
qualche senso paragonabile ad un peccatore che si trova nell’Inferno di Dante. Bateman è
colpevole dei peccati più gravi dell’inferno dantesco: egoismo, avidità, lussuria e soprattutto
44
violenza.80
Bateman dice diverse volte: ‘ « My life is a living hell »’ (AP, p. 141) Ma parlando della
propria vita parla allo stesso tempo dell’intera società alla quale appartiene. Macrocosmo e
microcosmo coincidono qui come nell’Inferno di Dante. Come ho già accennato nel paragrafo
precedente, esiste un’analogia tra i peccatori individuali che incontriamo nell’inferno dantesco e
il male che Dante vede nella società urbana.81 Così possiamo concludere pure che American
Psycho non è semplicemente la vita di Bateman, ma il mondo piatto, monotono e frustrante del
quale fa parte. In un mondo dominato da egoismo, materialismo, vanità e confusione Bateman
cerca il suo equilibrio nel torturare e uccidere delle persone.
Bateman è il lato oscuro di ognuno di noi. American Psycho diventa così una sorta di
romanzo allegorico contemporaneo, un affresco crudo della cinica realtà nascosta dietro il sogno
americano. ‘American Psycho era il grido disperato di aiuto che veniva lanciato da un uomo che
si stava stravolgendo nonostante il suo talento, nonostante la percezione della profondità di
quanto fosse tragica la vita di tutti, la sua vita, la vita in sé.’82 Il messaggio del romanzo sembra
essere che in primo luogo la società è colpevole del male, non Bateman. ‘I still, though, hold on
to one single bleak truth: no one is safe, nothing is redeemed. Yet I am blameless.’ (AP, p. 377)
È bizzarro che Bateman soffre di questa follia orrificante e allo stesso tempo sembra
perfettamente in grado di autoriflessioni chiare. Con la sua poetica introspettiva il libro lascia
spazio anche a un senso di umana pietà per lo psicopatico Bateman. Il rapporto tra il protagonista
di questo romanzo e l’inferno dantesco è illustrato pure in una recensione del romanzo. ‘La mente
di Patrick Bateman, consumata dalla follia, è solo il mezzo, Patrick è il nuovo Caronte che
traghetta le anime all’inferno. E la porta dell’inferno stavolta non è una selva oscura in cui
perdersi ma è un lussuoso locale di Manhattan.’83
Potremmo considerare American Psycho una versione postmoderna della città come un
inferno in cui anche Dante gioca un ruolo. La crudeltà incontrata in questo romanzo potrebbe
80
Qui possiamo considerare il fatto che Bateman trova il suo “contrappasso” nella vita stessa. Bateman è confrontato
ogni giorno dagli effetti posteriori della sua violenza. ‘The smell of meat and blood clouds up the condo until I don’t
notice it anymore.’ (AP, p. 345) ‘The smell of blood works its way into my dreams , which are, for the most part,
terrible […]’ (AP, p. 371) Queste conseguenze sono una vera tortura per il “controlfreak” Bateman che si adopera
per averere una casa pulita e sistematissima. L’immagine del sangue ci riconduce ad un brano dell’Inferno (XII 4748) dove quelli che hanno sporcato le mani con violenza ed omicidio si affogano quasi nel fiume di sangue.
81
Ferrante, p. 60
82
Bret Easton Ellis: Lunar Park, http://www.carmillaonline.com/archives/2005/11/001583.html
83
American Psycho, http://themodernage.wordpress.com
45
essere considerata come un avvertimento, come un fantasma. Ci possiamo chiedere se l’autore di
questo libro, come Pearl, abbia voluto creare una specie di catarsi, di purificazione attraverso
l’orrore. Possiamo considerare la vita di Bateman come un viaggio dantesco? Secondo me questa
conclusione sarebbe troppo moralistica. Nel viaggio di Dante nell’inferno traspare la speranza.
Questa speranza manca nella vita di Bateman. Come argomenta Bateman stesso:
Each model of human behavior must be assumed to have some validity. Is evil something you are? Or is it something
you do? My pain is constant and sharp and I do not hope for a better world for anyone. In fact I want my pain to be
inflicted on others. I want no one to escape. […] there is no catharsis. (AP, p. 377)
Bateman presenta una curiosa morale. Cioè, nelle sue motivazioni manca ogni senso di giustizia.
Infatti afferma: ‘Justice is dead.’ (AP, p. 375) L’unico obiettivo di Bateman è essere accettato nel
mondo materialistico che lo circonda. ‘ « I…want…to…fit...in. »’ (AP, p. 237) Questo scopo è
raggiunto solo grazie al sacrificio della sua umanità. Bateman è ridotto ad un contenitore senza
contenuto e di conseguenza di questo gli manca la pietà. È spinto da un vero bisogno di
commettere crudeltà per riempire il suo vuoto interiore. Si tratta di una follia nascosta dietro la
maschera impeccabile. ‘Ma questa facciata, che a volte si sgretola e questa maschera da ragazzo
della porta accanto, che a volte scivola dal suo volto, mostrano poi tutta la sua violenza. Patrick si
trasforma, o meglio porta alla luce la sua essenza più vera.’84 Bateman soffre di paura e rabbia
repressa. È convinto che il dolore che prova è talmente grande che anche gli altri debbano soffrire
come lui.
In senso più ampio possiamo constatare che il vuoto interiore del mondo
contemporaneo è un tema presente nella letteratura postmoderna in generale. Forse esiste una
relazione causale tra il tema del vuoto interiore e la presenza di orrore in questa letteratura. Un
vuoto interiore può causare frustrazioni, come abbiamo visto nel American Psycho. In questo
mondo vuoto cerchiamo un equilibrio interno tramite le emozioni forti. Probabilmente possiamo
considerare l’orrore in questa letteratura come una valvola per il grande pubblico al quale piace lo
scioccante. Nell’articolo di Adam Kirsch troviamo un’affermazione di questa ipotesi: ‘Dante
could imagine vivid bodily tortures because he believed completely in the soul; our world inflicts
those tortures because it doesn’t believe in the soul at all.’85
84
Bertocchi, E. American Psycho, http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=175
Kirsch, A., A 21st-Century man. Why Is Dante Hot All of a Sudden?, ‘Slate Magazine’ (2003), dal sito
http://www.slate.com/id/2080680
85
46
Caratteristica per questa letteratura postmoderna è che essa descrive solo una discesa
nell’inferno, ossia negli inferi. Una discesa priva di redenzione, di speranza e di senso. Questo
vale soppratutto per il romanzo di Ellis, ma pure per il romanzo di Tosches. I loro romanzi
rappresentano un mondo materialistico come un inferno senza uscita. Questo mondo è governato
da crimini orrificanti. La concezione del mondo nel romanzo di Pearl è pure dominata da crimine
e violenza, però anche da un senso di giustizia. Trattando, però, il tema della giustizia in termini
di punizione il romanzo di Pearl aderisce facilmente all’immaginazione del grande pubblico.
Nei tre romanzi, Dante sembra interpretato in termini di crimine e punizione. In base a
questa interpretazione possiamo individuare l’idea moderna che la realtà è un inferno. La
incontriamo fino ad ora in questo mondo tormentato da omicidi e guerre, un mondo dove la
violenza è pure molto presente nella cultura popolare della televisione e del cinema. Da questo
punto di vista culturale non è sorprendente che l’inferno dantesco appaia in romanzi « noir »
lardellati di violenza ed orrore. La logica del contrappasso corrisponde forse ad un bisogno
moderno di una giustizia nella maniera più diretta possibile. L’inferno è qui ed adesso e noi stessi
ci puniamo a vicenda.
47
7. Conclusione
In questa tesi ho fatto uno studio dell’influenza di Dante su un genere letterario contemporaneo: il
romanzo “noir” americano. Ho focalizzato questa analisi su tre romanzi in particolare: American
Psycho di Ellis, In the Hand of Dante di Tosches e The Dante Club di Pearl. Questi romanzieri
basano le loro opere su interpretazioni libere e personali dell’opera dantesca, richiamando a
tematiche dantesche in modo attuale. Nella linea di questa attualizzazione Dante è stato adattato
ad un genere letterario scritto per un grande pubblico.
Nel capitolo 2, La presenza di Dante nel “noir”, ci siamo chiesti: qual è l’effetto
dell’adattamento di Dante al « noir »? Si osserva in questi “noir” una mescolanza di letteratura
alta e bassa. La letteratura alta, in questi casi quella di Dante, è come uno sfondo sublime per
questi racconti popolari. Da una parte l’ambientazione delle narrazioni è scolastico-letteraria,
dall’altra parte l’atmosfera è quella carratteristica del romanzo “noir”, cioè piuttosto equivoca.
Questo intrecciamento del sublime e dell’osceno, il pernicioso, sembra piacere al grande
pubblico. Infatti tutti e tre i romanzi sono bestseller. In the Hand of Dante e The Dante Club si
possono collocare nel genere narrativo del romanzo neostorico, un genere nato con Il nome della
rosa di Eco. Il romanzo neostorico intreccia liberamente storia e immaginazione e ciò sembra
piacere al lettore di oggi. Negli ultimi anni una nuova curiosità per i classici e per il passato in
generale è cresciuta soprattutto nel grande pubblico, che, per motivi di mescolanza sociale, non è
più isolato dalla cultura alta. Il lettore comune richiede, però, che i riferimenti alla letteratura alta
siano presentati in una forma di intrattenimento. È la combinazione di storia e finzione che
sembra essere la formula per l’accoglienza dei romanzi di Tosches e Pearl. Probabilmente perchè
soddisfa sia le nostre curiosità per il passato che il bisogno di evasione fantastica. Queste opere
dimostrano che il fascino di Dante è ancora attuale oggi. D’altra parte ci possiamo chiedere se
questi romanzi leggeri siano delle buone rappresentazioni dell’opera di Dante. Ci rimane sempre
una tensione irrisolta tra registri diversi. I rapporti con l’opera dantesca non sono ovvii. I risultati
sono originali e per il lettore che non conosce ancora l’opera di Dante i romanzi possono anche
essere una buona introduzione alla Commedia ma, a mio parere, lo spirito del testo originale di
Dante è smarrito.
Non solo il testo della Commedia, ma anche la figura di Dante stesso è smarrita nei
diversi personaggi che lo rappresentano. Nel capitolo 3, La figura di Dante; Un personaggio
48
polivalente, abbiamo analizzato le rappresentazioni molto diverse della figura di Dante. Abbiamo
visto che Dante ritorna addiritura come personaggi al margine della società. Dante è presente in
questa letteratura, ma richiede le techniche di un investigatore per riconoscerlo nelle sue diverse
metamorfosi.
Nel capitolo 4, Dante tradotto in sangue, abbiamo osservato che i tre romanzi studiati si
riferiscono esclusivamente all’Inferno di Dante e non alle altre due cantiche. L’immagine data
dell’inferno dantesco in questi romanzi non è come quella di Dante. Si tratta di revisioni di
questo inferno eccessivamente focalizzate sull’aspetto dell’orrore. Questo fenomeno è
caratteristico per i moderni thriller sempre più carichi di visioni scioccanti. Ci siamo chiesti il
perchè del gusto moderno per l’orrore nella letteratura. Questo gusto esprime in parte la moderna
concezione del mondo, il riconoscimento dell’inferno sulla terra. Come abbiamo visto nel
capitolo 5, La perenità della città di Dite nel “noir”, l’inferno dantesco diventa metafora per le
città moderne. I riferimenti all’inferno dantesco in questi romanzi rappresentano la miseria sulla
terra. Forse un Pearl, per esempio, vuole mostrare con il suo romanzo che l’inferno dantesco è
universale e di tutti i tempi. Lo possiamo collocare nelle strade della Boston ottocentesca, ma con
la stessa facilità, nella nostra realtà quotidiana. Il messaggio di The Dante Club sembra essere
quello di un inferno creato da noi, noi che giudichiamo gli altri, noi che ci puniamo a vicenda.
Come i protagonisti del romanzo siamo in qualche senso tutti quanti coinvolti nell’inferno sulla
terra. All’uomo moderno, che non crede più in un paradiso dopo la morte, e che vede l’inferno
intorno a se, quest’inferno dantesco sembra offrire un fascino irresistibile. Ivi si trova l’offerta di
una logica del male, una categorizzazione del lato oscuro dell’uomo.
Benchè i tre romanzi “noir” analizzati offrano una revisione orribile dell’inferno
dantesco, la logica dell’opera originale è rimasta in piedi. Ellis, Tosches e Pearl hanno usato,
manipolato, e talvolta violentato in vario modo l’opera dantesca, addatandola ai loro obiettivi, ma
annunciano ancora il messaggio di Dante: lo smarrimento dell’uomo. Tutti e tre i romanzi si
leggono come un omaggio a Dante in un’epoca che non conosce più la speranza del medioevo,
ma nella quale si ricorda però l’inferno.
49
Bibliografia:
Alighieri, D., La Divina Commedia, a cura di Natalino Sapegno, Milano: Fabbri editori, 2006
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