La realtà dei Promotori Sociali in Lombardia

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La realtà dei Promotori Sociali in Lombardia
I PROMOTORI SOCIALI DEI PATRONATI
ACLI DELLA LOMBARDIA:
CARATTERISTICHE, IMPEGNO, PARTECIPAZIONE E
MOTIVAZIONI
Ottobre 2011
Istituto per la Ricerca Sociale
Gruppo di lavoro
Il presente Rapporto rappresenta la sintesi di un percorso di ricerca commissionato all’Istituto per la
Ricerca Sociale (IRS) di Milano dal Patronato ACLI Lombardia. Il lavoro è stato svolto da un’equipe di
ricercatori dell’IRS, coordinata da Daniela Mesini e Sergio Pasquinelli, con la supervisione scientifica di
Emanuele Ranci Ortigosa, e composta da Benedetta Angiari e Cristina Piaser.
Si ringraziano per la disponibilità dimostrata e gli interessanti spunti di riflessione offerti i promotori
sociali che hanno partecipato all’indagine ed i membri del gruppo direttivo che hanno reso possibile la
realizzazione di tale percorso.
2
Istituto per la Ricerca Sociale
Sommario
Premessa ..........................................................................................................................................5
1.
2.
3.
4.
5.
6.
L’identikit del promotore sociale ............................................................................................... 9
1.1
Età e genere ............................................................................................................................ 9
1.2
Altre caratteristiche socio-anagrafiche ............................................................................ 10
Anzianità di servizio e impegno ................................................................................................ 13
2.1
Ingresso e reclutamento ................................................................................................... 13
2.2
Assiduità dell’impegno ..................................................................................................... 14
2.3
Una stima del valore sociale ed economico dei promotori sociali ................................. 16
Attività, ruoli e partecipazione .................................................................................................. 18
3.1
Le attività prevalenti ......................................................................................................... 18
3.2
Ruoli e partecipazione ...................................................................................................... 19
Motivazioni e formazione ......................................................................................................... 23
4.1
Le motivazioni dell’agire volontario ............................................................................... 23
4.2
L’investimento in formazione ......................................................................................... 25
un approfondimento qualitativo sul ruolo dei promotori sociali ............................................27
5.1
Reti e partecipazione attiva ..............................................................................................27
5.2
La formazione per i promotori: learning by doing o by training?............................... 29
5.3
Quali nuove frontiere per il Patronato ACLI? ................................................................. 31
Conclusioni ................................................................................................................................ 32
Allegato...............................................................................................................................................35
Questionario e marginali ...............................................................................................................35
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Premessa
Da diversi decenni si parla di ‘valore sociale’ del volontariato, attribuendo riconoscimento e
rilevanza collettiva al lavoro spontaneo ed alla gratuità. Il volontariato è oggi un attore sociale
che ha acquisito piena cittadinanza nel welfare mix. Sono sempre più numerosi anche coloro
che sostengono che il volontariato rivesta un’enorme importanza per la bilancia dei costi sociali
dei Paesi Occidentali, consentendo un consistente risparmio di risorse finanziarie agli enti
pubblici e ai privati. La tesi che il volontariato sia un fattore economico cruciale emerge anche
da un recente studio comparativo coordinato dalla Johns Hopkins University di Baltimora la
quale ha messo a punto un vero e proprio “Manuale sulla Misurazione del lavoro volontario”,
attualmente in fase di sperimentazione.
In Italia ed in particolare in Regione Lombardia, all’interno del sistema ACLI, i promotori sociali
volontari rappresentano una risorsa significativa e preziosa. Ecco allora che in occasione
dell’Anno Europeo del Volontariato, il Patronato ACLI ha voluto fare il punto sulla figura dei
promotori sociali, ricostruendone le principali caratteristiche e l’operato e provando a
misurarne il valore sociale e la ricchezza prodotta.
Allo stato attuale sono presenti in Lombardia 732 promotori sociali, pari ad una media di circa
11 promotori ogni 100.000 abitanti, con punte di maggior concentrazione in alcune Province. Ad
esempio la Provincia di Milano, che insieme alla Provincia di Monza e Brianza, concentrano
quasi il 40% dei promotori di tutta la Regione, presenta un rapporto tra promotori ed abitanti
pari a oltre 4 ogni 10.000.
Per ricostruire le ‘dimensioni’ e le principali caratteristiche della forza lavoro volontaria presso i
Patronati è stata realizzata, tra maggio ed ottobre 2011, una ricerca consistita in:
-
un’indagine estensiva su un campione di 200 promotori sociali (27,3% dell’universo
lombardo), con metodologia CATI1;
-
3 focus-group con oltre 20 promotori sociali.
Di seguito si presentano i principali risultati della ricerca. Il presente rapporto è articolato in 5
capitoli più le conclusioni e alcuni allegati. I primi 4 capitoli danno conto di quanto emerso
1
Il termine CATI (Computer-Assisted Telephone Interviewing) indica una modalità di rilevazione diretta di unità
statistiche realizzata attraverso interviste telefoniche, basate sulla preventiva somministrazione di un questionario semistrutturato. Il campione di promotori sociali è stato selezionato stratificando per territorio, in modo tale cioè da
garantire una buona rappresentatività statistica dei promotori del campione rispetto alla loro distribuzione per
Provincia.
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dall’indagine campionaria2 presso i promotori e riguardano la ricostruzione delle seguenti
dimensioni:
-
Identikit del promotore sociale
-
Anzianità di servizio ed impegno (con una stima del valore sociale ed economico)
-
Attività, ruoli e partecipazioni
-
Motivazioni e formazione.
Il quinto ed ultimo capitolo del rapporto dà conto delle principali considerazioni e suggestioni
emerse da chiacchierate con alcuni promotori sociali e approfondisce alcuni elementi ritenuti
particolarmente significativi ai fini dell’analisi, quali la partecipazione dei promotori alla vita
associativa, l’investimento in formazione e possibili linee di valorizzazione del loro ruolo
nell’ambito del sistema ACLI.
Tab. 1 - Rapporto promotori/abitanti per Provincia
promotori sociali
popolazione 2010
n. promotori ogni
100.000 abitanti
Bergamo
68
1.087.204
6,3
Brescia
123
1.242.923
9,9
Como
38
590.050
6,4
Cremona
32
362.061
8,8
Lecco
16
337.912
4,7
Lodi
22
225.825
9,7
Mantova
19
412.606
4,6
Milano
292
638.431
45,7
Pavia
13
544.230
2,4
Sondrio
7
182.709
3,8
Varese
102
876.705
11,6
TOTALE
732
6.500.656
11,3
Fonte: elaborazione IRS su dati Istat e Acli, 2011
2
In allegato il questionario predisposto per l’indagine telefonica ed i valori marginali.
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Fig. 1 – Distribuzione per Provincia dell’universo dei promotori sociali – valori %
2,2%
5,2%
1,0%
6,3%
13,9%
39,9%*
16,8%
4,4%
1,8%
3,0%
* il dato della provincia di MIlano non è scorparato da quello della provincia di Monza Brianza
Fonte: elaborazione IRS su dati Acli, 2011
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1. L’IDENTIKIT DEL PROMOTORE SOCIALE
Di seguito si propone l’identikit del promotore sociale, attraverso la descrizione delle
caratteristiche socio anagrafiche che più di altre contraddistinguono questi volontari ACLI alla
luce di alcuni cambiamenti evolutivi che si sono verificati in queste figure nell’ultimo
ventennio3.
1.1
Età e genere
La maggior parte dei promotori sociali sono di sesso maschile (59%), ma il gap di genere si è
sensibilmente ridotto rispetto alle indagini precedenti, passando dai 50 punti percentuali di
differenza nel 2003 agli attuali 18. Le promotrici rappresentano il 41% della forza volontaria
mentre nel 2003 erano poco meno del 25%.
Fig. 2 – Distribuzione per sesso dei promotori sociali (1993, 2003, 2011) – valori %
80
74,7
71,3
70
59,0
60
50
41,0
40
30
28,7
24,9
20
10
0
1993
2003
maschi
2011
femmine
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011 e rapporto IREF 2003
3
Gli addetti sociali del Patronato Acli; rapporto IREF 1993. Pubblicazione ACLI. Il promotore sociale del Patronato
Acli fra tradizione e innovazione; rapporto IREF 2003. Pubblicazione Acli. Progetto Promotori sociali. Valorizzazione
dei promotori e nuova leva di volontari nel Patronato in Acli Patronato Oggi Bloc Notes n. 3-2004. Volontariato di
tutela e promozione della cittadinanza. Sintesi dell’indagine nazionale sui promotori sociali del Patronato Acli;
rapporto IREF 2007 in Volontariato Idee e Percorsi. Pubblicazione Acli.
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L’età media è di circa 65 anni. I volontari più giovani presenti nel campione hanno 31
anni, mentre un significativo 5,5% è rappresentato da over-80enni, per lo più donne.
L’età media negli anni si è parecchio spostata in avanti, se si pensa che nel 1993 i
promotori sociali con più di 60 anni erano il 36%, sono saliti al 59% nel 2003, ed
attualmente concentrano il 77% della forza lavoro. Naturalmente questo aumento
dipende in prima battuta dal fisiologico allungamento della vita media e da più
frequenti ‘baby’ pensionamenti del passato, ma è anche indice della progressiva
difficoltà, anche da parte dei Patronati, ad attrarre nuove risorse volontarie,
fondamentali per un ricambio generazionale all’interno delle organizzazioni.
Tra i volontari più ‘giovani’ (coorte 31-62 anni) e quelli più ‘anziani’ (coorte over
70enni) sono maggiormente presenti le donne, che concentrano rispettivamente il
43,3% e il 45,7% dei promotori del campione. La fascia d’età più matura risulta
particolarmente polarizzata nella provincia di Milano, che assorbe il 41% della forza
lavoro lombarda.
Fig. 3 – Distribuzione per classi d’età dei promotori sociali– valori %
da 31 a 62
anni
33,5%
da 70 anni
e oltre
30,5%
da 63 a 69
anni
36%
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
1.2
Altre caratteristiche socio-anagrafiche
Rispetto alla stato civile il 79,8% indica di essere coniugato/convivente, dato pressoché in linea
con le precedenti indagini, circa il 12% è nubile, il 6,6% dichiara di essere vedovo/a e una esigua
minoranza (1,5%) è separato o divorziato.
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Istituto per la Ricerca Sociale
Dopo aver analizzato le principali variabili anagrafiche, proviamo ora a costruire un quadro
delle variabili professionali e culturali prendendo in esame l’occupazione attuale o l’ultima
professione svolta ed infine il titolo di studio.
Non sorprende, data la distribuzione per età vista sopra, che oltre i quattro quinti dei promotori
(83,5%) dichiari di essere pensionato, il 12,5% svolge attualmente un’occupazione, mentre la
restante quota del 4% è rappresentata da ‘non forza lavoro’, per utilizzare una dizione ISTAT. Si
tratta essenzialmente di casalinghe o di persone disoccupate, di età ricompresa tra i 50 e i 70
anni. Si evidenzia dunque la pressoché totale assenza, da parte degli intervistati più giovani, di
un
investimento nella presente attività di volontariato quale palestra formativa
in prospettiva di un’occupazione futura.
Fig. 4 – Titolo di studio, occupazione e professione – valori %
TITOLO DI STUDIO
licenza elementare
4,0
licenza media inferiore
34,0
diploma di scuola professionale
11,0
diploma di scuola media superiore
laurea e oltre
50,0
1,0
OCCUPAZIONE
disoccupato/in cerca di prima occupazione
1,0
occupato
12,5
pensionato
casalinga
83,5
3,0
PROFESSIONE
dirigente, alto funzionario
insegnante
9,5
2,0
impiegato
69,0
operaio
operatore sociale, sanitario/educatore
altro lavoratore dipendente
11,5
1,5
3,0
imprenditore/libero professionista
1,5
altro lavoratore autonomo
2,0
11
Istituto per la Ricerca Sociale
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
L’analisi
della
professione
attualmente
svolta,
o
l’ultima
svolta
in
caso
di
disoccupazione/pensionamento, indica che la maggior parte dei promotori sociali lavora o
lavorava in qualità di dipendente (96,5%) e svolge o svolgeva un lavoro di tipo impiegatizio
(quasi il 70%). Significativa è anche la presenza di dirigenti o ex dirigenti, cioè di persone con
competenze e professionalità specifiche, spesso molto utili nel mondo del volontariato per
rendere più efficiente il quotidiano “fare solidarietà”.
Considerando, infine, il titolo di studio si evidenzia una percentuale elevata di promotori con
diploma di scuola media superiore (50%), particolarmente significativa con riferimento alla
classe di età più giovane, fino ai 55 anni; mentre la licenza media inferiore è il titolo di studio
che maggiormente frequente fra i volontari over 75enni (52% contro un 34% medio).
Il promotore sociale dei Patronati ACLI Lombardia è dunque una persona di sesso
prevalentemente maschile, di età compresa tra i 63 e i 69 anni, sposato, con un livello culturale
medio-alto, uscito da alcuni anni dal mondo del lavoro, nel quale svolgeva per lo più una
professione di tipo impiegatizio.
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2. ANZIANITÀ DI SERVIZIO E IMPEGNO
In questo paragrafo ci soffermeremo sulle principali determinanti dell’impegno dei promotori
sociali, con particolare riguardo alle modalità di ingresso nei Patronati, all’assiduità di servizio,
alle attività prevalentemente svolte ed al livello di partecipazione e di coinvolgimento nelle
decisioni. Si presenta di seguito anche una stima del valore sociale ed economico delle risorse
volontarie presso i Patronati ACLI.
2.1
Ingresso e reclutamento
I promotori sociali intervistati hanno iniziato a svolgere un’attività di volontariato con
continuità in media a partire dal 1990, risale invece a 18 anni fa l’inizio del loro servizio presso il
Patronato.
Fig. 5–Anno di inizio attività di volontariato in modo continuativo e nel patronato ACLI – valori %
periodo inizio volontariato in modo continuativo
dal 2001 in
poi; 35,9
periodo inizio volontariato presso Patronato ACLI
dal 2004 in
poi
31,6
entro 1985
33,5
entro 1990
33,7
tra 1991 e
2003
34,8
tra 1986 e
2000
30,5
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
Ciò significa che l’inizio dell’attività prestata presso il Patronato ACLI non coincide in tutti i casi
con l’inizio di una generica attività di volontariato, che è mediamente avvenuta 3 anni prima.
Tuttavia, per il 68% dei promotori sociali intervistati l’organizzazione in cui si trova attualmente
ad operare è stata anche l’unica in cui abbia svolto un’attività gratuita di una qualche rilevanza.
Alcuni di loro, veterani del servizio, hanno iniziato a prestare volontariato presso il Patronato tra
il 1945 ed il 1950, maturando ad oggi oltre 60 anni di onorata carriera. Si rileva quindi
un’elevata fidelizzazione dei volontari del campione nei confronti dell’organizzazione ed in
generale una notevole e duratura continuità nell’impegno.
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Con riferimento ai principali canali di accesso dei volontari presso il Patronato l’indagine
evidenzia il pressoché esclusivo utilizzo di canali informali di reclutamento.
Fig. 6 – Quali sono stati i canali di accesso alla figura di promotore sociale – valori %
su suggerimento di amici delle Acli
34,5
spinto da altri promotori sociali
30,0
dopo aver utilizzato i servizi del
patronato
15,0
spinto da amici che utilizzano il
patronato
4,5
su proposta del parroco
4,0
altro
12,0
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
In primo luogo sono gli stessi Aclisti a coinvolgere nuovi promotori sociali, infatti il 34,5% dei
rispondenti dichiara di essere stato coinvolto tramite suggerimento di amici delle ACLI e il 30%
da altri promotori sociali, per un complessivo 65%. Il suggerimento degli amici Aclisti è il canale
di accesso privilegiato per gli uomini e per i residenti nel territorio di Sondrio e Pavia, mentre la
proposta fatta nello specifico da altri promotori sociali è più frequente fra le donne ed residenti
in provincia di Bergamo e Lodi.
Una significativa modalità di ingresso consiste nella fruizione del servizio, o da parte dei
promotori stessi, o di amici e conoscenti. La conoscenza diretta o indiretta dei servizi offerti dal
Patronato e l’apprezzamento in merito alla loro erogazione è stata segnalata come determinante
del successivo ingresso in Patronato dal 19,5% dei rispondenti. Questo ha ricoperto una
particolare importanza in provincia di Como, dove un volontario su 5 lo indica come canale di
reclutamento prevalente. Un ruolo residuale come modalità di ingresso presso i Patronati ACLI
è rappresentato dall’invito del parroco (4%), mentre il 12% indica un generico “altro canale” che
comprende persone che hanno preso questa decisione autonomamente, o soci ACLI che hanno
poi deciso di diventare promotori, ma anche persone che hanno risposto ad un invito personale
o ad un annuncio.
2.2
Assiduità dell’impegno
Un altro aspetto interessante dell’analisi ha riguardato l’assiduità con cui gli intervistati
svolgono abitualmente il loro servizio. Circa l’80% dei rispondenti presta la sua attività per
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almeno una volta la settimana e nel 47% dei casi per 2 o 3 volte, inoltre all’incirca un promotore
su 10 si dedica al volontariato presso il Patronato quasi ogni giorno, a dimostrazione di una
continuità ed intensità notevole dell’impegno.
Fig. 7 – Frequenza delle attività di volontariato – valori%
47,0
33,5
11,5
4,0
4,0
poche volte in un
anno
1/ 2 volte al
mese
volta alla
settimana
2/3 volte alla
settimana
ogni giorno o
quasi
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
In particolare, il 39,1% dei promotori che hanno dichiarato un impegno settimanale sono
occupati tra le 6 le 10 ore alla settimana, mentre il 35,3% dalle 3 alle 5 ore. Circa il 9% è
impegnato per oltre 15 ore settimanali (quasi un lavoro part-time), dimostrando una assiduità
dell’impegno veramente encomiabile. In quest’ultimo gruppo figurano per lo più uomini (75%)di
età compresa tra i 62 e i 65 anni.
Fig. 8 – Ore di impegno settimanale – valori%
39,1
35,3
10,9
8,7
5,4
0,5
da 1 a 2 ore
da 3 a 5 ore da 6 a 10 ore da 11 a 15 ore oltre 15 ore Non risponde
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
15
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Rispetto alla rilevazione del 2003 si evidenzia un incremento dell’assiduità dell’impegno da
parte dei promotori sociali, se si pensa che nella precedente rilevazione il 36,9% degli
intervistati dedicava all’attività di volontariato tra le 6 e le 15 ore alla settimana, mentre nella
presente indagine tale percentuale è salita al 44,5%.
La conferma della maggiore assiduità nell’impegno si ottiene anche confrontando il tempo che
gli intervistati dedicano al volontariato rispetto a 2-3 anni prima: se il 47% dei promotori del
campione dichiara di prestare lo stesso tempo presso il Patronato, un terzo circa dichiara di
essere più impegnato rispetto a qualche anno prima, mettendo a disposizione una maggiore
quantità del suo tempo libero.
Una caratteristica peculiare dell’attività di volontariato deve necessariamente essere la gratuità.
L’articolo 2 della legge 266 del 1991 recita in questo modo: “I volontari non possono essere in
alcun modo retribuiti, non possono avere un rapporto di lavoro subordinato, né alcun altro tipo
di rapporto patrimoniale con l’organizzazione, salvo un rimborso spese”. Anche se la legge in
questione si riferisce ai volontari operanti nelle organizzazioni di volontariato in senso proprio,
questa definizione è assolutamente estendibile al concetto più generale di volontario prestato
anche all’interno dei Patronati. Alla domanda se nell’ultimo anno abbiano o meno ricevuto un
rimborso spese per la loro attività, l’80% degli intervistati ha risposto negativamente; ha invece
ricevuto un rimborso sistematico, presumibilmente per spese di viaggio, il 6% del totale, mentre
il restante 14% è stato rimborsato solo occasionalmente. Risiedono in Provincia di Brescia i
promotori sociali che hanno ricevuto rimborsi spese con maggiore frequenza.
2.3
Una stima del valore sociale ed economico dei promotori sociali
Abbiamo visto nel paragrafo precedente come l’impegno dei promotori sociali risulti
particolarmente assiduo ed in crescita. Interessante è ora provare a quantificarlo per esteso, cioè
stimando l’entità della forza lavoro effettivamente impegnata presso i Patronati della
Lombardia.
Proiettando all’universo di promotori sociali lombardi impegnati almeno una volta a settimana
presso i Patronati ACLI, corrispondenti a 673 persone (92% del totale), il numero di ore
mediamente messe a disposizione (7h a settimana)4, si ottiene un monte ore annuo di
complessive 251.665 ore dedicate all’attività di volontariato. Tenuto conto di tale stima, il
numero di ‘addetti’ può essere tradotto in equivalenti tempi pieni, ossia in un numero di
persone che dedicano all’attività di volontariato 8 ore al giorno per 220 giorni annui, pari a 143
unità di lavoro standard in Lombardia. In altre parole significa che i quasi 700 promotori
4
Il numero di ore per ciascun promotore sociale del campione è stato contato pro-quota, cioè se l’impegno in ore
risultava ricompreso tra 3 e 5 alla settimana, è stato contato pari a 4, se tra 6 e 10 ore è stato contato pari a 8, e così via,
attribuendo a ciascuno un valore pari alla mediana delle ore lavorate.
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Istituto per la Ricerca Sociale
sociali lombardi prestano un servizio realizzabile da 143 persone, se queste fossero impegnate a
tempo pieno. Si tratta dunque di una risorsa rilevante dal peso occupazionale considerevole.
Da diversi decenni si parla di ‘valore sociale’ del volontariato, attribuendo riconoscimento e
rilevanza collettiva al lavoro spontaneo ed alla gratuità. Il volontariato è oggi di fatto un attore
sociale che ha acquisito piena cittadinanza nel welfare mix. Ma quanto ‘vale’ economicamente,
oltre che socialmente l’impegno dei volontari che prestano il loro servizio presso i Patronati?
L’attribuzione di un costo diretto al prodotto del volontariato è operazione che può incontrare
alcune resistenze in quanto può portare ad evidenziare il possibile risparmio di spesa che si
realizza nella creazione di servizi da parte delle organizzazioni o anche può contribuire ad
occultare la responsabilità delle istituzioni pubbliche nella produzione di quei particolari servizi
di interesse collettivo. Tuttavia, se consideriamo tale esercizio di monetizzazione esclusivamente
finalizzato a misurare l’effettiva ricchezza prodotta dalla forza lavoro volontaria, crediamo possa
essere estremamente utile a rendere pubblico il suo valore di risorsa significativa e preziosa.
Con riferimento alla realtà dei Patronati ACLI della Lombardia e ipotizzando un costo del lavoro
medio di circa 30.000 euro annui, si può stimare in oltre 4 milioni di euro la ricchezza
prodotta dai promotori sociali in un anno.
17
Istituto per la Ricerca Sociale
3. ATTIVITÀ, RUOLI E PARTECIPAZIONE
In questo paragrafo si presentano le attività prevalentemente svolte dal promotore all’interno
del Patronato, i suoi rapporti verso l’esterno ma anche il livello di adesione all’organizzazione
misurato mediante il tesseramento all’associazione e la partecipazione fattiva alle assemblee ed
alle presa di decisioni.
3.1
Le attività prevalenti
Il tempo che i promotori sociali destinano al Patronato ACLI è dedicato principalmente alle
attività di “previdenza e assistenza”, svolte dal 73% degli intervistati; poco più del 46,5% si
occupa di “assistenza fiscale”, consistente in particolar modo nella predisposizione di
modulistica ISEE e Red. Le altre attività coinvolgono una quota minoritaria di volontari: la
consulenza nei servizi sociali e sanitari è svolta dal 15% dei volontari del campione, l’assistenza
al lavoro (buste paga, contratti, colf) dall’8%, mentre la consulenza in tema di immigrazione
coinvolge ad oggi solo il 5% dei promotori.
Alla voce “altro” sono ricomprese varie attività di back office (fotocopie, lavori manuali piuttosto
che assistenza sul tema bancario e alla lega consumatori).
Fig. 9 – Attività principali svolte dai promotori – valori %
previdenza e assistenza
73,0
assistenza fiscale
(ISEE, Red)
46,5
consulenza su servizi
sociali e sanitari
assistenza al lavoro
(colf, buste paga, contratti)
15,0
8,0
consulenza in tema
di immigrazione
5,0
altro
4,0
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
La predominanza delle attività di “previdenza e assistenza” e “assistenza fiscale” è perfettamente
in linea con la natura del Patronato, istituito nel lontano 1945 proprio con lo scopo di fornire
informazione, assistenza e tutela ai lavoratori per il conseguimento di ogni prestazione
18
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previdenziale, assistenziale e socio-sanitaria;. Seppur residuale occupa i promotori anche la
consulenza in materia di immigrazione, attività che si sta via via sviluppando.
3.2
Ruoli e partecipazione
Relativamente al ruolo che sentono di ricoprire, quasi il 90% dei promotori dichiara di sentirsi
portatore dei bisogni degli utenti e delle politiche sociali conseguenti, il 55% di essi con una
certa continuità. Questo dato dipende sicuramente molto anche dal ruolo rivestito da diversi dei
promotori al di fuori del Patronato e dentro ad altre organizzazioni del terzo settore o ad
istituzioni pubbliche del territorio
Tale vicinanza ai bisogni è particolarmente sentita dai promotori che hanno iniziato la loro
attività tra il 1991 e il 2003.
Fig. 10 – Il ruolo del promotore sociale dovrebbe essere anche quello di rappresentare i bisogni
degli utenti e delle politiche sociali conseguenti. Secondo lei questione avviene – valori %
con una certa
continuità; 54,5
qualche volta; 35,6
mai/
quasi mai; 9,9
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
Interessante è analizzare le caratteristiche della partecipazione del promotore sociale tipo alla
vita associativa e il livello di coinvolgimento nelle decisioni, aspetti che, come avremo modo di
vedere nel proseguo, sono stati tra i temi oggetto dell’approfondimento qualitativo del rapporto.
Alla domanda “Quando il Patronato ACLI assume decisioni importanti, quale ruolo pensa di
avere nei confronti della decisione da prendere?” 3 promotori su 4 dichiarano di essere messi al
corrente delle decisioni solo dopo che queste sono già state prese. solo il 12,6% risulta
rappresentato negli organi sociali.
Questo dato tuttavia non deve preoccupare perché, come abbiamo visto, risulta strettamente
correlato al tipo di attività svolta, molto operativa e ‘sul campo’.
19
Istituto per la Ricerca Sociale
Fig. 11 - Quando il Patronato ACLI assume decisioni importanti, come vengono coinvolti i
promotori sociali?
sono
rappresentati
negli organismi
decisionali;12,6
vengono
coinvolti nei
processi
decisionali; 12,1
vengono
informati delle
decisioni prese;
75,3
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
I promotori sociali sono nella maggior parte dei casi tesserati ACLI (85%), ossia hanno una
regolare iscrizione all’associazione. La distribuzione per provincia dei tesserati vede Milano in
testa con il 31,2% cui seguono Brescia (21,2%) e Monza Brianza (12,4%). Tutte le altre province
sono al di sotto del 10%.
La situazione del tesseramento fotografa l’evoluzione dei patronati stessi: prima organismi più
tecnici ed indipendenti, poi sempre più correlati alla realtà associativa del sistema ACLI.
Di recente è stata introdotta la Federazione Nazionale Anziani e Pensionati ACLI, nata per dare
continuità e riconoscibilità all’impegno delle ACLI volto a promuovere e tutelare i diritti degli
anziani e dei pensionati. Tra i promotori sociali tesserati ACLI solo il 20% è iscritto anche alla
FAP; la concentrazione d’iscritti è particolarmente elevata nella provincia di Milano, con il
42,5% del totale degli iscritti FAP lombardi.
20
Istituto per la Ricerca Sociale
Fig. 12 – Tesseramento dei promotori sociali ad ACLI e FAP
lei è tesserato ACLI
lei è tesserato FAP
no; 15
sì; 20
no; 80
sì; 85
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
L’alto livello di tesseramento dei volontari indica un forte senso appartenenza alle ACLI da parte
dei promotori sociali, questo forte grado di adesione non sembra però tradursi in altrettanta
partecipazione attiva alla base sociale: solo il 18% ha partecipato con continuità alle assemblee
nell’ultimo anno, il 32% solo in circostanze particolari, mentre il rimanente 31% non ha
partecipato a nessun tipo di riunione interna.
Fig. 13 - Nell’ultimo anno, con che frequenza ha partecipato alle assemblee (o riunioni
interne a carattere associativo) delle ACLI? – valori %
18
sempre
19
32
con una certa continuità
31
solo in circostanze particolari
mai
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
E’ comunque necessario leggere il dato sulla scarsa partecipazione in relazione all’età dei
promotori sociali: infatti, circa il 50% di chi non partecipa mai a momenti assembleari ha più di
70 anni, mentre i promotori che mostrano una maggiore partecipazione attiva sono hanno
un’età compresa tra i 63 e i 69 anni, persone verosimilmente pensionate ma ancora
sufficientemente disponibili a spostamenti per partecipare a riunioni ed assemblee.
21
Istituto per la Ricerca Sociale
In conclusione da questa analisi emerge un importante ruolo dei promotori sociali quali frontoffice del bisogno. L’elevata percentuale di tesserati nell’organizzazione indica che si
riconoscono nei valori e ideali delle ACLI ma questa adesione è vissuta principalmente a livello
operativo/esecutivo, evidenziando una sorta di ‘scollamento’ tra loro, occupati in prima linea, e
chi prende le decisioni.
22
Istituto per la Ricerca Sociale
4. MOTIVAZIONI E FORMAZIONE
Nelle prossime pagine ci occuperemo di capire quali motivazioni stanno alla base del servizio
reso dai promotori sociali, ossia cosa ha spinto verso questo tipo di volontariato comprendendo
più nello specifico cosa significa agire gratuitamente all’interno di un’organizzazione per i
promotori sociali. Passeremo poi ad analizzare il fabbisogno formativo dei volontari rispetto alle
attività da loro svolte.
4.1
Le motivazioni dell’agire volontario
Fare il volontario per i promotori sociali è in prima istanza la messa in atto di una dimensione di
aiuto verso persone in difficoltà. Analizzando le motivazione che hanno spinto verso questo tipo
di attività il 99,5% dichiara che è molto o abbastanza importante la scelta di “agire da cittadini
responsabili”, a questo dato è fortemente legata anche la rilevanza di dare “concretezza a valori
etici e religiosi”. Allo stesso tempo circa il 99% dichiara tra le motivazioni più importanti quella
di “poter offrire servizi di buona qualità”
Fig. 14 – Importanza motivazioni nella scelta di fare del volontariato – valori %
agire da cittadino responsabile 0,5
poter offrire di servizi
2,0
di buona qualità
dare concretezza ai propri
valori etici o religiosi
acquisire/valorizzare
specifiche competenze
trascorrere del tempo libero
in modo piacevole
71,5
28,0
65,0
34,0
5,0
60,0
34,0
10,5
35,5
52,0
16,5
30,0
Per niente
12,0
41,5
Poco
Abbastanza
Molto
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
Le motivazioni finora elencate spiegano molto bene la definizione che i promotori sociali hanno
dato del senso dell’essere volontari legata ad una dimensione di aiuto e miglioramento delle
condizioni di vita delle persone.
Riveste una certa importanza anche la volontà di acquisire e valorizzare competenze specifiche
(69,5%) e, per oltre il 50% dei promotori, il poter trascorrere del tempo libero in modo
piacevole.
23
Istituto per la Ricerca Sociale
Le motivazioni così descritte mettono ancora una volta in evidenza come il volontariato sia
inteso come un servizio per l’altro più che come uno spazio per sé, anche se il possesso di
competenze personali e la conoscenza dei membri dell’organizzazione sono indicati tra i motivi
più importanti del perché lavorare come volontari nel patronato ACLI.
Fig. 15 - Motivi più importanti per lavorare come volontario nel Patronato ACLI, dove
tuttora opera – valori %
la condivisione di una
3,0 7,0
specifica ispirazione ideale
una preparazione adeguata
la conoscenza diretta di
membri dell’organizzazione
la frequenza di corsi
di formazione ad hoc
una precedente esperienza
volontaria
12,5
14,5
12,5
39,0
51,0
49,0
11,0
27,5
46,0
13,0
26,5
36,0
18,0
43,0
33,5
31,5
17,5
per niente
poco
abbastanza
8,0
molto
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
Tra le motivazioni principali per cui si è scelto di svolgere volontariato in ACLI, in accordo con
quanto detto finora, spicca “la condivisione di una specifica ispirazione ideale” indicata da circa
il 90% degli intervistati.
Le motivazioni legate alle competenze personali in termini di preparazione adeguata e/o di
formazione specifica rappresentano la seconda area motivazionale legata al volontariato nel
Patronato, a sottolineare il senso di responsabilità di chi sa di ricoprire un ruolo importante nei
confronti degli utenti che, rivolgendosi agli sportelli del Patronato, chiedono risposte certe.
L’aver svolto precedenti esperienze volontarie non è tra le motivazioni principali per voler
svolgere attività di volontariato in ACLI.
Incrociando i dati sulla motivazione a svolgere volontariato presso il Patronato con i canali di
accesso a questa attività si evidenziano alcuni aspetti interessanti. Chi dichiara come molto
importante la condivisione di una specifica ispirazione ideale rappresenta il 62,5% delle persone
che sono state invitate dal parroco ad entrare nel Patronato e il 52,2% di chi è stato invitato da
amici aclisti.
Allo stesso modo la conoscenza dei membri dell’organizzazione sembra essere una motivazione
molto importante soprattutto per coloro che hanno avuto accesso al Patronato su suggerimento
di aclisti o promotori sociali per quasi l’80%.
24
Istituto per la Ricerca Sociale
4.2
L’investimento in formazione
I dati presentati nei paragrafi precedenti evidenziano un livello d’istruzione medio alto,
soprattutto se si considera l’età media dei promotori sociali, il che significa la presenza di skills
professionali elevati. Potremmo in altri termini sostenere che le competenze tecniche ed il livello
di preparazione siano una sorta di pre-requisito allo svolgimento di un’attività di volontariato
presso il Patronato.
I promotori sociali, tuttavia, si dimostrano piuttosto resistenti verso una formazione strutturata
e preordinata, una volta in carico al servizio, preferendo l’apprendimento direttamente sul
campo (learning by doing): circa il 60% degli intervistati dichiara di non avere mai partecipato
a corsi nell’ultimo anno, o solo in particolari circostanze.
Fig. 4.16 - Nell’ultimo anno con che frequenza ha partecipato ad incontri formativi/organizzativi del
Patronato? – valore%
17
sempre
24
33,5
con una certa continuità
25,5
solo in circostanze particolari
mai
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
Solo un promotore sociale su 6 ha partecipato con assiduità a tutti i corsi proposti.
Questo comportamento sembrerebbe peraltro porsi in contraddizione con quanto dichiarato. C’è
infatti una generale condivisione nel considerare l’investimento in formazione come una delle
principali leve per potenziare il ruolo dei promotori sociali, questione giudicata ‘molto
importante’ dal 43% dei volontari del campione.
Fig. 4.17 - Per sviluppare il ruolo di promotore sociale si potrebbe – valori %
migliorare i sostegni
da parte del patronato
8,5
66,0
migliorare la formazione
23,0
43,0
52,5
3,0
aumentare i rimborsi economici
40,0
Per niente
20,5
Poco
32,5
Abbastanza
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
25
7,0
Molto
Istituto per la Ricerca Sociale
Dovendo scegliere su quali tematiche innovative puntare, i promotori sembrano prediligere da
un lato la formazione sul sistema sanitario lombardo (57,5%) e dall’altro corsi sulla relazione
con l’utenza (55,3%). Appare riscuotere meno successo la tematica dell’immigrazione,
probabilmente ritenuto un argomento ancora distante dalle più tradizionali materie del
Patronato.
Fig. 4.18 – Grado di interesse per partecipazione a formazione su tematiche innovative –
valori %
il sistema socio sanitario lombardo
19,3
temi di carattere lavoristico
20,4
la realtà dell’immigrazione in Italia
19,9
le relazioni con l’utenza
18,8
23,2
45,9
27,1
30,4
26,0
Per niente
Poco
11,6
40,3
12,2
36,5
13,3
45,9
9,4
Abbastanza
Molto
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
Si evidenzia, dunque, una certa diffidenza nei confronti delle tematiche innovative che il
Patronato propone, seppure, come è emerso dall’approfondimento qualitativo, i promotori
sociali appaiano consapevoli delle nuove problematiche che si vanno sempre più spesso
presentando e delle nuove sfide che la società e la complessificazione dei bisogni impongono.
26
Istituto per la Ricerca Sociale
5. UN APPROFONDIMENTO QUALITATIVO SUL RUOLO DEI
PROMOTORI SOCIALI
Abbiamo ritenuto importante approfondire con elementi di carattere qualitativo alcune
questioni emerse dalla lettura dei dati dell’indagine estensiva. In particolare, i temi esplorati
hanno riguardato:
1.
la partecipazione dei promotori alla vita associativa,
2. la formazione e l’aggiornamento tematico,
3. le nuove frontiere del Patronato.
Sono stati quindi realizzati tre focus group a cui hanno partecipato oltre 20 promotori sociali
provenienti da zone diverse della Lombardia. I partecipanti sono stati scelti avendo cura di
rappresentare le diverse caratteristiche del volontario Acli per età, anzianità di servizio
all’interno del Patronato e area geografica di provenienza. Gli incontri si sono tenuti nel mese di
settembre a Milano.
I focus group, il cui esito è descritto nei paragrafi che seguono, a livello generale hanno messo in
evidenza la disponibilità, la generosità di tempo e la qualità degli interventi dei promotori
sociali, elementi che caratterizzano e qualificano anche la loro attività di volontariato nell’Acli.
5.1
Reti e partecipazione attiva
L’indagine estensiva, illustrata nei capitoli precedenti, ha rilevato un livello di partecipazione
alle assemblee o riunioni a carattere associativo non particolarmente elevato e, a fronte di
importanti decisioni prese dal Patronato, la pratica ad essere informati piuttosto che coinvolti
nei processi decisionali. Abbiamo interrogato i promotori sociali su questo tema.
Sul fronte della partecipazione emerge un forte interessamento dei promotori verso gli utenti
seguiti ed il loro impegno sul campo, atteggiamento tipico di chi svolge una attività di
volontariato, mentre appare allo stesso tempo un interesse relativo, per certi versi contenuto, a
partecipare in maniera attiva alla vita associativa, quanto meno a livello decisionale.
I volontari che si spendono generosamente mediante l’attività di sportello, consulenza ai
recapiti, orientamento, assistenza sulle questioni riguardanti il lavoro ritengono infatti di “fare
la loro parte e che le decisioni debbano competere a qualcun altro”.
La “partecipazione” dei promotori va tuttavia articolata potendo essere intesa come:
coinvolgimento nei processi decisionali oppure come coinvolgimento nella vita associativa.
1.
Con riferimento alla partecipazione nei processi decisionali, i promotori non
appaiono esprimere esigenze particolari, se non di essere informati in ordine alle linee di
27
Istituto per la Ricerca Sociale
indirizzo dell’organizzazione. D’altro canto sottolineano spesso l’importante contributo che
possono offrire al Patronato per l’ampia conoscenza dei bisogni cui l’organizzazione aspira a
rispondere. Il promotore sociale, grazie alla prossimità col territorio e con gli utenti, è infatti
recettore e testimone dei bisogni espressi dall’utente e in questo senso sarebbe quanto mai
disponibile a farsi portavoce delle istanze rilevate a favore di chi opera ad un livello
professionale.
Occuparsi dell’associazione, oltre allo svolgimento delle attività di sportello, significa
portare all’organizzazione le problematiche che si leggono nel territorio affinché poi sia il
movimento a tradurre le segnalazioni ricevute in politiche e interloquire con le istituzioni. Si
è detto “occorre portare di più i bisogni del territorio nelle Acli”.
Da parte dei promotori più anziani si ricorda la facilità con cui in passato si condividevano
dal basso verso l’alto le informazioni raccolte e si segnala la difficoltà oggi a condividerle. Si
rende quindi necessario da parte del Patronato trovare nuovi spazi, nuove forme e strumenti
per mettersi in ascolto.
I promotori suggeriscono l’utilità di prevedere un momento di scambio, nell’ambito degli
incontri formativi che si realizzano, in cui ai volontari sia permesso presentare i bisogni
raccolti nel territorio.
2. Un secondo aspetto decisivo della partecipazione riguarda la partecipazione alla vita di
relazione nei luoghi dove si svolge la vita associativa: il circolo, la parrocchia, le
associazioni ricreative e altri ambiti di socialità attigui al Patronato.
Nelle parole di alcuni promotori sociali il Patronato rischia di diventare una “industria” o
acquisisce la forma di un “palazzo” ad indicare il senso di distanza che il promotore avverte
verso l’organizzazione e la difficoltà a valorizzare la relazione con le persone (“quando tutti i
servizi ti scaricano centinaia di persone..”). Inoltre, si è sottolineato il rischio di solitudine
del promotore, una condizione naturalmente in netto contrasto con qualsiasi possibilità di
partecipazione.
La presenza di un circolo indubbiamente facilita la partecipazione per mezzo dello scambio
informale, alle relazioni, alle conoscenze. All’interno dei circoli o degli spazi ricreativi,
nell’ambito delle parrocchie l’adesione dei promotori alle attività che in essi vengono
promosse favorisce senso di appartenenza, condivisione delle esperienze, motivazione.
Meno facile è innescare questo meccanismo virtuoso all’interno delle sedi provinciali, in cui
manca la componente “ludica” della vita associativa e in cui le relazioni assumono contorni
più impersonali.
I Patronati Acli dovrebbero, secondo diversi promotori, riannodare i fili di due reti:
28
Istituto per la Ricerca Sociale
•
e una “rete verticale” rappresentata dai diversi livelli del sistema Acli: locale, provinciale
e regionale, da cui il promotore si sente meno coinvolto ma a favore dei quali sa di
svolgere un servizio.
•
una “rete orizzontale” costituita dalle realtà sul territorio che il promotore frequenta
nello svolgimento dell’attività ordinarie e in cui si possono stabilire proficue relazioni.
Affinché il promotore, soprattutto quello che opera in assenza di un circolo di riferimento, non
si senta solo nello svolgimento della sua attività occorre fare rete e accorciare la distanza che
corre tra il movimento e le organizzazioni locali. Diventa così strategica l’alleanza tra il
Patronato e le realtà che operano sul territorio (associazioni, parrocchie, volontariato) al fine di
evitare lo scollamento fra i livelli regionale, provinciale e quello locale.
Affine al tema della partecipazione è quello del coinvolgimento di nuove risorse volontarie in
aggiunta a quelle già attive. In particolare, appare problematico attirare i giovani, forse poco
attratti dalla tipologia di volontariato che si svolge all’interno del Patronato: per lo più di
carattere burocratico, che richiede il possesso di competenze specifiche e l’interesse a
mantenersi aggiornati. Il coinvolgimento di nuovi volontari è un problema comune a tutto il
mondo del volontariato, in cui è andata progressivamente abbassandosi la partecipazione dei
giovani, probabilmente meno disponibili in un periodo in cui devono far fronte a situazioni di
incertezza personale dettate dalla crisi economica e in cui è sempre più diffuso un senso di
disaffezione verso la cosa pubblica.
5.2
La formazione per i promotori: learning by doing o by training?
Il tema della formazione, come quello della partecipazione alla vita associativa, è stato
individuato a partire da quanto emerso dalla lettura dei dati dell’indagine. Dalla rilevazione
telefonica arrivano indicazioni contraddittorie: il possesso di competenze specifiche e la
formazione ad hoc sono fra le motivazioni che hanno spinto alla scelta di essere volontari
all’interno del Patronato - a sottolineare l’importanza riconosciuta al possesso di know how.
D’altra parte, la partecipazione ai momenti di formazione organizzati dal Patronato è parsa
meno elevata di quanto atteso. Alla richiesta di indicare cosa si potrebbe fare per sviluppare il
ruolo del promotore sociale molti hanno risposto: migliorare la formazione.
Gli incontri realizzati hanno fatto emergere una naturale predisposizione al learning by doing,
cioè all’apprendimento direttamente sul campo, ma anche un certo interesse ad una formazione
più formalizzata e strutturata, purché rispondente a certe caratteristiche bene precise:
-
l’immediata fruibilità;
-
l’acquisizione di competenze tecniche a partire da casi concreti;
-
la vicinanza territoriale.
29
Istituto per la Ricerca Sociale
Innanzitutto il promotore sociale chiede di essere sostenuto dal Patronato per essere nella
condizione di avere risposte pronte e complete sin da subito. La formazione proposta nei diversi
territori incontra generalmente il consenso dei promotori. Se questi non partecipano sarebbe
essenzialmente per motivi legati alla mancanza di tempo e per la sovrapposizione di impegni.
La questione della formazione si sviluppa attorno a due assi: quello dei temi oggetto della
formazione e quello delle forme attraverso cui può essere realizzata la formazione.
1.
Formazione tematica. Con riguardo ai temi è riconosciuta l’importanza di essere
aggiornati sulle novità introdotte dalla normativa, in materia previdenziale e fiscale. In
affiancamento all’aggiornamento si segnala l’interesse di trattare un argomento nella sua
interezza ricomponendo il quadro di riferimento ed il contesto in cui si inserisce. Tale
operazione, oltre a costituire un ‘ripasso’ per chi opera da anni come volontario, si ritiene
preziosa per chi, con una anzianità di servizio più breve, necessita di una formazione di
carattere più generale. Oltre ad una formazione di carattere procedurale sulla normativa è
stato mostrato interesse a anche per il tema dei diritti e doveri dei cittadini, della advocacy,
della difesa delle garanzie e tutele.
Il fabbisogno formativo espresso dai promotori va anche nella direzione della gestione del
lavoro di front-office, dal punto di vista pratico (corretta comprensione e compilazione della
modulistica) e della relazione con l’utente. Con sempre maggior frequenza il promotore si
confronta, infatti, con persone che esprimono una richiesta di aiuto diversa dalla semplice
consulenza, che sconfina in un accompagnamento vero e proprio, sempre più complesso e
delicato da gestire in un contesto di risorse limitate. Valgano a titolo di esempio le nuove
richieste in tema di disabilità, di assistenza socio assistenziale, di immigrazione, di
contributi per l’affitto ecc. Per far fronte a questo tipo di istanze i promotori chiedono di
essere formati/informati: i) sui servizi esistenti nel territorio in modo da effettuare invii
mirati, ii) su come gestire la relazione di aiuto nei confronti dell’utenza.
Il promotore Acli sufficientemente abile nell’uso delle nuove tecnologie ritiene inoltre che
potrebbe essere potenziata la disponibilità di supporti informatici per favorire l’attività che
svolge.
2. Formazione al ruolo. Venendo al secondo asse, di carattere processuale: la formazione
gestita a livello provinciale o regionale favorisce il senso di appartenenza del promotore
all’organizzazione e la comprensione di non essere da solo ma di operare nell’ambito di un
movimento. D’altro canto rende logisticamente più difficile la partecipazione da parte dei
promotori che risiedono più lontano rispetto alla sede in cui si svolge. Il bisogno espresso è
quello di corsi ristretti e di una formazione radicata al territorio in cui si opera. Importante
in tema di formazione è, inoltre, emerso il rapporto con l’operatore, risorsa preziosa per un
aggiornamento quotidiano sul campo.
30
Istituto per la Ricerca Sociale
5.3
Quali nuove frontiere per il Patronato ACLI?
Di più difficile definizione sono, da parte dei promotori sociali, le nuove frontiere a cui il
Patronato è chiamato, ma preziose sono le loro indicazioni circa i nuovi bisogni espressi dagli
utenti, che con sempre maggior frequenza si rivolgono agli sportelli del Patronato in cerca di
risposte diverse da quelle tipiche sui temi di carattere previdenziale, fiscale ecc.
Innanzitutto l’utente tipo è sempre più anziano e sempre più bisognoso di uno spettro di
supporti diversi dalla sola gestione della pratica previdenziale. La richiesta è di assistenza in
senso più ampio e per alcuni versi tipica di chi si rivolge ai servizi sociali. All’utente tipo si
affianca con sempre maggior frequenza chi, fuoriuscito dal mercato del lavoro, necessita di
informazioni sulla richiesta di disoccupazione, chi richiede informazioni in tema di
immigrazione, ticket, assistenza alla persona e quindi in tema di lavoro di cura al domicilio (le
badanti). Non mancano le richieste in tema di successioni, sugli affitti e questioni collegate alla
disabilità. Con riferimento a taluni settori quali appunto la disabilità si esprime talvolta
difficoltà a ricostruire nel territorio della propria città quali sono i servizi e le risorse presenti.
Come attrezzarsi per rispondere ad un ventaglio di bisogni sempre più variegato?
Una strategia di breve periodo è quella di istruire i promotori su dove indirizzare gli utenti che
richiedono interventi diversi. Questo richiede la costruzione di una mappa dei servizi presenti
sul territorio e dei referenti cui rivolgersi.
Sul medio-lungo periodo spetta al Patronato effettuare una riflessione sulle nuove aree di
bisogno su cui attrezzarsi e su cui preparare operatori e volontari. In tale ottica diventa ancora
una volta strategica la funzione del promotore sociale e la sfida sarà rispondere alle diverse
esigenze espresse dai territori ma nell’ambito di una regia comune.
31
Istituto per la Ricerca Sociale
6. CONCLUSIONI
I promotori sociali rappresentano una caratteristica originale e distintiva del Patronato ACLI:
sono uomini e donne che mettono a disposizione gratuitamente il loro tempo per aiutare le
persone ad affrontare e risolvere problemi di natura previdenziale, assistenziale, socio-sanitaria,
fiscale. Si tratta di una risorsa preziosa, certo non residuale. Lo confermano i dati rilevati, sia
con riferimento alla numerosità delle persone coinvolte, che all’assiduità dell’impegno prestato.
Il valore sociale, ma anche economico della ricchezza prodotta da parte dei promotori sociali dei
Patronati ACLI lombardi, è considerevole.
Ci troviamo di fronte ad un volontariato ‘colto’, in cui le competenze tecniche ed il livello di
preparazione sono senz’altro dei pre-requisiti allo svolgimento di questa attività. Tuttavia, le
competenze devono essere coltivate ed aggiornate, una volta ‘in carico’, sia dal punto di vista
tematico che relazionale, specie con riferimento alla gestione di bisogni e casi sempre più
complessi. Lo schiacciamento sull’apprendimento direttamente sul campo e sull’ordinaria
operatività, se è connaturato con il tipo di attività svolta, può portare a perdere di vista il
contesto organizzativo e di evoluzione del bisogno con cui il promotore si trova ad interagire.
Fig. 4.19 – Grado di soddisfazione dei promotori rispetto a… – valori %
l’attività di volontariato nel complesso
39,0
il Suo rapporto con gli altri membri
dell’organizzazione
59,5
39,5
l’utilità del Suo contributo per
i beneficiari dei servizi erogati
52,0
53,0
il riconoscimento ottenuto per l’attività
svolta
47,0
55,0
l’autonomia di cui gode nello
svolgimento della Sua attività
34,5
49,0
Per niente
47,0
Poco
Abbastanza
Molto
Fonte: elaborazione IRS su rilevazione IRS 2011
I promotori sociali sono molto soddisfatti del loro impegno e l’anzianità di servizio di alcuni di
essi lo dimostra in maniera significativa. Sono appagati dall’attività di volontariato nel
complesso, ma anche per l’autonomia di cui godono nello svolgimento del loro servizio e per
l’utilità del contributo che ritengono di dare ai loro utenti. In un contesto decisamente positivo
la questione rispetto alla quale i promotori si dichiarano un po’ meno soddisfatti è risultata il
‘riconoscimento rispetto all’attività svolta’. E’ questo l’ambito da presidiare e da valorizzare.
Ecco allora che compito del Patronato è proprio quello di mettersi in ascolto, colmando la
32
Istituto per la Ricerca Sociale
distanza tra teoria e pratica, tra bisogni e organizzazione, promuovendo una formazione
innanzitutto capace di infondere al promotore sociale fiducia in se stesso e nelle proprie capacità
di intervento, trasferendo non solo tecniche ma anche e soprattutto linguaggi e capacità di porsi
in relazione, e valorizzando il grande contributo che il promotore sociale può apportare, in
considerazione della sua prossimità rispetto ai bisogni.
Altra questione che necessita un presidio da parte del Patronato è senz’altro una maggiore
attenzione alle nuove generazioni. Il ricambio generazionale è condizione essenziale per la
sopravvivenza di qualsiasi organizzazione e che rimanda alla capacità delle organizzazioni stesse
di rinnovarsi, di rinnovare la propria modalità di lettura dei bisogni dei territori, di cogliere, non
solo in senso assistenziale, ma anche “politico”, i segni del nuovo e le domande di cambiamento
che la società esprime.
33
Istituto per la Ricerca Sociale
ALLEGATO
Questionario e marginali
I PROMOTORI SOCIALI DEI PATRONATI ACLI:
CARATTERISTICHE SOCIALI, ECONOMICHE, CULTURALI E MOTIVAZIONALI
INTERVISTATI 200 – VALORI %
1. INFORMAZIONI GENERALI
D1. In che anno ha cominciato a svolgere volontariato con continuità?
Entro il 1985
33,5
Tra 1986 e 2000
30,5
Oltre 2000
35,9
D2. In che anno ha cominciato a svolgere attività di volontariato presso il Patronato ACLI?
Entro il 1990
33,7
Tra 1991 e 2003
34,8
Oltre 2003
31,6
D3. Quali sono stati i suoi canali di accesso alla figura di promotore sociale?5
01 su suggerimento di amici delle Acli
34,5
02 spinto da altri promotori sociali
30,0
03 dopo aver utilizzato i servizi del patronato
15,0
04 spinto da amici che utilizzano il patronato
4,5
05 su proposta del parroco
4,0
06 altro (specificare)
12,0
5
Cfr. ricerca Iref, pag. 22
35
Istituto per la Ricerca Sociale
D4. Dei seguenti motivi quali sono stati secondo Lei, quelli più importanti per lavorare come
volontario del Patronato ACLI, dove tuttora opera?
Per niente
Poco
Abbastanza
Molto
membri
14,5
13,0
46,0
26,5
2. la condivisione di una specifica ispirazione
ideale
3,0
7,0
39,0
51,0
3. una precedente esperienza volontaria
43,0
17,5
31,5
8.0
4. una preparazione adeguata (tramite studi o
esperienze)
12,5
11,0
49,0
27,5
5. la frequenza di corsi di formazione ad hoc
12,5
18,0
36,0
33,5
1.
la
conoscenza
dell’organizzazione
diretta
di
D5. Con che frequenza presta la Sua attività di volontariato?
01 poche volte in un anno
4,0
02 1/ 2 volte al mese
4,0
03 1 volta alla settimana
33,5
04 2/3 volte alla settimana
47,0
05 ogni giorno o quasi
11,5
D6. Se la frequenza del Suo impegno è almeno settimanale, a quante ore ammonta all’incirca?6
01 da 1 a 2 ore alla settimana
10,9
02 da 3 a 5 ore
35,3
03 da 6 a 10 ore
39,1
04 da 11 a 15 ore
5,4
05 oltre 15 ore
8,7
Non risponde
0,5
D7. Rispetto a 2/3 anni fa, dedica più o meno tempo al volontariato?
01 più tempo
33,5
02 lo stesso tempo
47,0
03 meno tempo
19,5
6
Cfr. ibidem pag. 23
36
Istituto per la Ricerca Sociale
D8. Per la Sua attività di volontariato nel Patronato ACLI riceve un rimborso spese?
01 sì, sistematicamente
6,0
02 sì, occasionalmente
14,0
03 no
80,0
D9. Quale tipo di attività viene da Lei prevalentemente svolta presso il Patronato ACLI?7
Massimo due risposte:
% risposte
% casi
48,2
73,0
02 consulenza in tema di immigrazione
3,3
5,0
03 consulenza su servizi sociali e sanitari
9,9
15,0
04 assistenza al lavoro (colf, buste paga, contratti)
5,3
8,0
30,7
46,5
2,6
4,0
01 previdenza e assistenza
05 assistenza fiscale (ISEE, Red)
06 altro(specificare).
D10. Quando il Patronato ACLI assume decisioni importanti, come vengono coinvolti i
promotori sociali?
01 vengono informati delle decisioni prese
75,3
02 vengono coinvolti nei processi decisionali
12,1
03 sono rappresentati negli organismi decisionali
12,6
D11. Il ruolo del promotore sociale dovrebbe essere anche quello di rappresentare i bisogni
degli utenti e delle politiche sociali conseguenti. Secondo lei questo avviene:
01 con una certa continuità
54,5
02 qualche volta
35,6
03 mai/quasi mai
9,9
D12. Lei è tesserato delle ACLI ?
01 sì
85,0
02 no
15,0
D12 bis. Lei è tesserato alla FAP (Federazione anziani e pensionati) delle ACLI?
01 sì
20,0
02 no
80,0
7
Cfr. ibidem pag. 28
37
Istituto per la Ricerca Sociale
D13. Nell’ultimo anno, con che frequenza ha partecipato alle assemblee (o riunioni interne a
carattere associativo) delle ACLI?
01 sempre
18,0
02 con una certa continuità
19,0
03 solo in circostanze particolari
32,0
04 mai
31,0
D14. Nell’ultimo anno con che frequenza ha partecipato ad incontri formativi/organizzativi
del Patronato?
01 sempre
17,0
02 con una certa continuità
24,0
03 solo in circostanze particolari
33,5
04 mai
25,5
2. MOTIVAZIONI
D15. Quale delle definizioni che seguono trova più vicina al Suo modo di intendere il
volontariato?
01 aiutare persone in difficoltà
74,0
02 coltivare un interesse comune ai membri dell’organizzazione
03 migliorare la qualità della vita dei cittadini
1,0
25,0
D16. Quali motivazioni sono più o meno importanti nella Sua scelta di fare del volontariato?
Per niente
Poco
Abbastanza
Molto
1. trascorrere del tempo libero in modo piacevole
16,5
30,0
41,5
12,0
2. acquisire/valorizzare specifiche competenze
2,0
10,5
52,0
35,5
3. dare concretezza ai propri valori etici o religiosi
1,0
5,0
34,0
60,0
4. poter offrire di servizi di buona qualità
2,0
34,0
65,0
5. agire da cittadino responsabile
0,5
28,0
71,5
38
Istituto per la Ricerca Sociale
D17. Quanto è soddisfatto relativamente a:
Per niente
Poco
Abbastanza
Molto
1. l’autonomia di cui gode nello svolgimento della
Sua attività
0,5
3,5
49,0
47,0
2. il riconoscimento ottenuto per l’attività svolta
2,0
8,5
55,0
34,5
53,0
47,0
3. l’utilità del Suo contributo per i beneficiari dei
servizi erogati
4. il Suo rapporto
dell’organizzazione
con
gli
altri
membri
5. l’attività di volontariato nel complesso
2,0
6,5
39,5
52,0
0,5
1,0
39,0
59,5
D18. Le interesserebbe partecipare a un corso di formazione su tematiche innovative::
Per niente
Poco
Abbastanza
Molto
1. Le relazioni con l’utenza
18,8
26,0
45,9
9,4
2. la realtà dell’immigrazione in Italia
19,9
30,4
36,5
13,3
3. temi di carattere lavoristico
20,4
27,1
40,3
12,2
4. il sistema socio sanitario lombardo
19,3
23,2
45,9
11,6
D19. Per sviluppare il ruolo di promotore sociale si potrebbe:
Per niente
Poco
Abbastanza
Molto
40,0
20,5
32,5
7,0
2. migliorare la formazione
1,5
3,0
52,5
43,0
3. migliorare i sostegni da parte del patronato
2,5
8,5
66,0
23,0
1. aumentare i rimborsi economici
3. DATI PERSONALI
D20. Sesso:
01 maschio
59,0
02 femmina
41,0
D21. età:
da 31 a 62 anni
33,5
da 63 a 69 anni
36,0
Da 70 anni e oltre
30,5
39
Istituto per la Ricerca Sociale
D22. Stato civile:
01 celibe/ nubile
12,1
02 coniugato/convivente
79,8
03 separato/divorziato
1,5
04 vedovo
6,6
D23. titolo di studio:
01 nessun titolo
02 licenza elementare
4,0
03 licenza media inferiore
34,0
04 diploma di scuola professionale
11,0
05 diploma di scuola media superiore
50,0
07 laurea e oltre
1,0
D24. condizione professionale:
01 disoccupato/in cerca di prima
occupazione
1,0
02 occupato
12,5
03 pensionato
83,5
04 casalinga
3,0
05 studente
D25. Se attualmente non occupato, indicare comunque l’ultima professione svolta.
LAVORO DIPENDENTE
01 dirigente, alto funzionario
9,5
02 magistrato, docente, medico, etc.
---
03 insegnante
2,0
04 impiegato
69,0
05 operaio
11,5
06 operatore sociale, sanitario/educatore
1,5
07 altro lavoratore dipendente
3,0
LAVORO AUTONOMO
08 imprenditore/libero professionista
1,5
09 commerciante/esercente
---
10 altro lavoratore autonomo (specificare)
2,0
40
Istituto per la Ricerca Sociale
D26. Provincia della sede Acli dove opera
Milano
30,0
Brescia
20,0
Monza Brianza
11,0
Bergamo
10,0
Varese
6,5
Como
5,5
Cremona
5,5
Lodi
3,5
Lecco
2,5
Mantova
2,5
Pavia
2,0
Sondrio
1,0
41