Allenamento alla Prova Nazionale INVALSI – 4 - Italiano

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Allenamento alla Prova Nazionale INVALSI – 4 - Italiano
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Testo A
Uno strano incontro
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La signora A. doveva partire, e, a conti fatti, non poteva prendere che il treno
delle cinque (cioè ancora al buio). Si levò dunque sospirando, poco dopo le tre, e
passò subito nel bagno per la sua toletta, che tuttavia fu quella mattina meno accurata del solito: più che altro si trattava di scacciare il sonno coll’acqua fresca.
Uscita di lì, la signora, la quale viveva sola, procedette poi a un’attenta ispezione
della casa, si assicurò che porte e finestre fossero ben chiuse, che anche il gas lo
fosse, e così di seguito; riparò ancora un momento in camera da letto per controllare il contenuto della valigia, cui aggiunse due o tre fazzoletti, che in viaggio
fanno sempre comodo; e, con un’ultima comprensiva occhiata a ogni cosa, staccò
la luce ed aprì la porta sulle scale. Queste erano naturalmente buie e silenziose, e
la signora si fermò un attimo prima di affrontarle. Invero, durante le normali operazioni su specificate, quella certa inquietudine entratale nell’animo già dalla sera
precedente non aveva fatto che aumentare: la casa insomma era piuttosto lontana
dalla stazione, e la via correva si può dire in aperta campagna, perfino costeggiando un cupo boschetto, avanti di raggiungere il quartiere dei villini (d’altronde sparsi) e di sfociare finalmente in piazza.
Ebbene, la signora era coraggiosa sì, ma dai cattivi incontri chi può oggigiorno
garantirci? Nondimeno partire si deve, quando si deve; quando, figuriamoci, la
propria figlia sta per avere il primo bambino... Certo, avrebbe potuto pensarci in
tempo e farsi ora accompagnare da qualcuno, ma non le sarebbe piaciuto confessare di aver paura; e ad ogni modo ormai era andata così. Uscì senza più indugio.
Camminava spedita, dondolando la leggera valigia, con un piglio franco destinato a tenere in rispetto i vagabondi; se non fosse stata una signora tanto per bene si
sarebbe messa a fischiettare aggressivamente. In fondo, si diceva, appena passato
il boschetto, e con cento passi ci sono, tutto sarà più semplice e non ci sarà più
pericolo. Pericolo, del resto, è soltanto che delle volte uno si mette in testa delle
idee: è la fantasia, ecco, che ci gioca dei tiri; pericolo! I malviventi non perdono
tempo e non rischiano la galera per una povera vedova che avrà in tasca sì e no
diecimila lire, e loro lo capiscono alla prima occhiata quanto uno ha in tasca...
Tanto ottimismo si doveva al fatto che la signora aveva già quasi superato il pauroso boschetto e tra un minuto o due si sarebbe lasciata alle spalle l’ombra più
fonda da esso gettata sulla via. Ma qui, a questo punto del proprio felice monologo interiore, si fermò d’un tratto inorridita: dal fitto di quell’ombra, muovendosi
rapidamente, stronfiando1, qualcuno le veniva incontro... Pareva un grosso animale selvatico, una specie di cignale2. Era ormai arrivato a due passi di distanza,
non c’era più tempo per fuggire... Non potendo far di meglio la signora stava per
cadere in deliquio3; quando le sembrò di riconoscere, nella strana e minacciosa
creatura, di riconoscere... Ma sì, era proprio lui! E, in nome di Dio, cosa faceva lì
a quattro zampe, a quell’ora?...
«Signor giudice», balbettò la signora battendo i denti, ma a buon conto pensando
1. stronfiando: respirando affannosamente.
2. cignale: cinghiale.
3. cadere in deliquio: svenire.
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che fosse più prudente far le viste di nulla, «signor giudice, ha forse perduto
qualcosa?»
Al suono della sua voce il giudice B. (poiché era lui di fatto) sobbalzò violentemente e la guardò di sotto in su con espressione sconcertata; si rizzò poi sui ginocchi, e da ultimo in tutta la persona. Era un uomo imponente, d’aspetto oltremodo degno; portava occhiali cerchiati d’oro e aveva baffi e capelli fortemente
brizzolati. Fissò la signora, stavolta dall’alto, con aria non più smarrita, anzi severa e vagamente inquisitoriale4.
«Ah è lei, signora A.», disse alla fine.
adatt. da Tommaso Landolfi, Un paniere di chiocciole, Vallecchi, Firenze, 1968
4. inquisitoriale: da “inquisitore”, cioè severo e indagatore.
A1. L’espressione «a conti fatti, non poteva prendere che il treno delle cinque»
(righe 1-2) significa che
 A. in base ai suoi impegni era adatto soltanto il treno delle cinque.
 B. non era possibile partire con il treno delle cinque.
 C. aveva soldi solo per prendere il treno delle cinque.
 D. dalla stazione partiva soltanto il treno delle cinque.
A2. L’espressione «si trattava di scacciare il sonno coll’acqua fresca» (riga 4)
significa che
 A. era bene lavarsi con acqua fresca per non ritornare a letto.
 B. era necessario lavare con l’acqua fresca lo sporco della notte.
 C. lavare il viso con l’acqua fresca aiutava a svegliarsi.
 D. si era svegliata rovesciandosi in faccia un bicchiere d’acqua fresca.
A3. L’ultima azione compiuta dalla signora A. prima di chiudere la porta e uscire
di casa è stata
 A. aggiungere i fazzoletti e chiudere la valigia.
 B. controllare la chiusura delle finestre e delle porte.
 C. controllare la chiusura del gas.
 D. spegnere le luci.
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A4. Quali aspetti, secondo le indicazioni del testo, caratterizzano l’abitazione della signora A.? Metti una crocetta accanto a ogni affermazione in proposito.
Sì
No
a.
Vive nell’appartamento di un edificio.


b.
Abita a pianterreno.


c.
Vive insieme alla famiglia.


d.
Abita in aperta campagna.


e.
Abita vicino alla stazione.


A5. L’espressione «avanti di raggiungere il quartiere dei villini» (riga 15) equivale a
 A. che si trova davanti al quartiere dei villini.
 B. prima di arrivare al quartiere dei villini.
 C. prima che il quartiere dei villini fosse aggiunto al paese.
 D. arrivando davanti al quartiere dei villini.
A6. L’espressione «d’altronde sparsi» (righe 15-16) può essere sostituita, mantenendo lo stesso significato, con
 A. che erano sparsi dappertutto nella campagna.
 B. che si trovavano da una sola parte dell’abitato.
 C. che comunque erano isolati e lontani tra loro.
 D. che si trovavano dall’altra parte rispetto alla strada.
A7. Il significato di «Nondimeno» (riga 18) equivale a
 A. nemmeno, neppure.
 B. tuttavia, però.
 C. non ancora.
 D. ancora di meno.
A8. L’intera espressione «Certo, avrebbe potuto pensarci in tempo e farsi ora accompagnare da qualcuno, ma non le sarebbe piaciuto confessare di aver paura; e ad ogni modo ormai era andata così» (righe 19-21) esprime
 A. in modo indiretto i pensieri che erano nella mente della signora A.
 B. un commento del narratore esterno su quanto sarebbe stato necessario fare.
 C. una valutazione critica del narratore sul comportamento della signora A.
 D. la riflessione che i lettori possono fare sul comportamento della signora A.
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A9. L’espressione «Uscì senza più indugio» (riga 21) si riferisce al momento in
cui la signora A. sta uscendo da
 A. la camera da letto.
 B. il suo appartamento.
 C. la porta dell’edificio in cui abita.
 D. il boschetto.
A10. La spiegazione dell’espressione «con cento passi ci sono» (riga 25) è
 A. ci sono cento passi di distanza.
 B. con cento passi ci sono i villini.
 C. ho fatto cento passi e sono arrivata a questo punto.
 D. sarò arrivata facendo ancora cento passi.
A11. Il verbo «si sarebbe lasciata» (riga 31) è al modo condizionale perché esprime
 A. un evento futuro rispetto alla reggente al tempo passato.
 B. una condizione in un periodo ipotetico.
 C. un evento in forma attenuata ed è un condizionale “di cortesia”.
 D. un evento che viene desiderato e si spera che accada.
A12. La domanda posta nel testo «E, in nome di Dio, cosa faceva lì a quattro zampe, a quell’ora?» (righe 38-39) deve essere attribuita al pensiero di
 A. il narratore.
 B. la signora A.
 C. i lettori.
 D. nessuno in particolare.
A13. Nella frase «la guardò di sotto in su con espressione sconcertata» (riga 44), il
significato dell’aggettivo sconcertata è
 A. impaurita e timorosa.
 B. violenta e pronta ad aggredire.
 C. meravigliata e disorientata.
 D. distratta e soprappensiero.
A14. Quali tra le caratteristiche seguenti, secondo il testo, descrivono la figura del
giudice?
Sì
No
a.
È di alta statura.


b.
Porta gli occhiali.


c.
Ha i capelli neri.


d.
Ha i baffi.


e.
Ha la barba.


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A15. Quali, fra le indicazioni seguenti, sono adatte a descrivere il carattere della
signora A.?
Sì
No
a.
È timida e paurosa.


b.
È coraggiosa di fronte ai pericoli.


c.
È prudente e previdente.


d.
È legata agli affetti familiari.


e.
È affrettata e impulsiva.


A16. Perché, secondo te, il giudice, alzandosi in piedi da che era accovacciato,
«Fissò la signora, stavolta dall’alto, con aria non più smarrita, anzi severa e
vagamente inquisitoriale» (righe 47-48)?
 A. Per coprire il proprio imbarazzo mostrandosi molto sicuro di sé.
 B. Per rimproverare la signora di averlo disturbato.
 C. Per nascondere le sue vere intenzioni.
 D. Per sfruttare la sua professione e minacciare la signora.
A17. Il testo che hai letto è
 A. un articolo di cronaca tratto da un quotidiano.
 B. un episodio tratto da una biografia.
 C. un racconto letterario di fantasia.
 D. una pagina di diario personale.
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Testo B
A che serve il professore?
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Nella valanga di articoli sul bullismo nelle scuole ho letto di un episodio che proprio di bullismo non definirei ma al massimo d’impertinenza – e tuttavia si tratta
di una impertinenza significativa. Dunque, si diceva che uno studente, per
provocare un professore, gli avrebbe chiesto: «Scusi, ma nell’epoca d’Internet,
Lei che cosa ci sta a fare?».
Lo studente diceva una mezza verità, che tra l’altro persino i professori dicono da
almeno vent’anni, e cioè che una volta la scuola doveva trasmettere certamente
formazione ma anzitutto nozioni, dalle tabelline nelle elementari, alle notizie sulla capitale del Madagascar nelle medie, sino alla data della guerra dei Trent’anni
nel liceo. Con l’avvento, non dico di Internet, ma della televisione e persino della
radio, e magari già con l’avvento del cinema, gran parte di queste nozioni venivano assorbite dai ragazzi nel corso della vita extrascolastica.
Mio padre da piccolo non sapeva che Hiroshima fosse in Giappone, che esistesse
Guadalcanal, aveva notizie imprecise di Dresda, e sapeva dell’India quello che
gli raccontava Salgari. Io sin dai tempi della guerra queste cose le ho apprese dalla radio e dalle cartine sui quotidiani, mentre i miei figli hanno visto in televisione i fiordi norvegesi, il deserto di Gobi, come le api impollinano i fiori, com’era
un Tyrannosaurus Rex; e infine un ragazzo d’oggi sa tutto sull’ozono, sui koala,
sull’Iraq e sull’Afghanistan. Forse un ragazzo d’oggi non sa dire bene che cosa
siano le staminali ma le ha sentite nominare, mentre ai miei tempi non ce lo diceva neppure la professoressa di scienze naturali. E allora che ci stanno a fare gli
insegnanti?
Ho detto che quella dello studente di cui parlavo era solo una mezza verità, perché anzitutto l’insegnante oltre che informare deve formare. Quello che fa di una
classe una buona classe non è che vi si apprendano date e dati ma che si stabilisca un dialogo continuo, un confronto di opinioni, una discussione su quanto si
apprende a scuola e quanto avviene di fuori. Certo, che cosa accada in Iraq ce lo
dice la televisione, ma perché qualcosa accada sempre lì, sin dai tempi della civiltà mesopotamica, e non in Groenlandia, lo può dire solo la scuola. I mass media ci dicono tante cose e ci trasmettono persino dei valori, ma la scuola dovrebbe saper discutere il modo in cui ce li trasmettono, e valutare il tono e la forza
delle argomentazioni che vengono svolte sulla carta stampata e in televisione. E
poi c’è la verifica delle informazioni trasmesse dai media: per esempio, chi se
non un insegnante può correggere le pronunce sbagliate di quell’inglese che ciascuno crede di imparare dalla televisione?
Ma lo studente non stava dicendo al professore che non aveva bisogno di lui
perché erano ormai radio e televisione a dirgli dove stia Timbuctu o che si è
discusso sulla fusione fredda. Lo studente stava dicendo che oggi esiste
Internet, la Gran Madre di tutte le Enciclopedie, dove si trovano la Siria, la fusione fredda, la guerra dei Trent’anni e la discussione infinita sul più alto dei
numeri dispari. Gli stava dicendo che le informazioni che Internet gli mette a
disposizione sono immensamente più ampie e spesso più approfondite di quelle
di cui dispone il professore. E trascurava un punto importante: che Internet gli
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dice “quasi tutto”, salvo come cercare, filtrare, selezionare, accettare o rifiutare
quelle informazioni.
A immagazzinare nuove informazioni, purché si abbia buona memoria, sono capaci tutti. Ma decidere quali vadano ricordate e quali no è arte sottile. Questo fa
la differenza tra chi ha fatto un corso di studi regolari (anche male) e un
autodidatta (anche se geniale). Il problema drammatico è certamente che forse
neppure il professore sa insegnare l’arte della selezione, almeno non su ogni
capitolo dello scibile. Ma almeno sa che dovrebbe saperlo; e se non sa dare
istruzioni precise su come selezionare può fornire l’esempio di qualcuno che si
sforza di paragonare e giudicare volta per volta quello che Internet gli mette a
disposizione. E infine può mettere quotidianamente in scena lo sforzo per
riorganizzare in sistema ciò che Internet gli trasmette in ordine alfabetico,
dicendo che esistono Tamerlano e i Monocotiledoni ma non quale sia il rapporto
sistematico
Il
senso di questi
tra queste
rapporti
due può
nozioni.
darlo solo la scuola, e se non sa farlo dovrà attrezzarsi per farlo.
riduz. e adatt. da Umberto Eco, La Bustina di Minerva, in «L’Espresso», 17 aprile 2007
B1. Il termine «impertinenza» (riga 2) in questo contesto significa
 A. insolenza.
 B. mancanza di riguardo.
 C. sfacciataggine.
 D. impudenza.
B2. Perché nel testo (righe 2-3) si dice che «si tratta di una impertinenza significativa»?
 A. Perché ci fa capire il carattere dello studente.
 B. Perché ci fa vedere la differenza con il bullismo.
 C. Perché ci fa riflettere sul problema.
 D. Perché è una provocazione.
B3. Le «nozioni» (riga 8) in questo contesto sono
 A. le informazioni di base.
 B. le informazioni più importanti.
 C. le notizie del giorno.
 D. le conoscenze scientifiche.
B4. Perché «una volta la scuola doveva trasmettere certamente formazione ma
anzitutto nozioni» (righe 7-8)?
 A. Perché l’educazione era affidata soprattutto alle famiglie.
 B. Perché le altre fonti di informazione erano molto limitate.
 C. Perché i ragazzi erano più interessati alle nozioni che alla formazione.
 D. Perché i professori erano molto più informati.
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B5. L’espressione «nel corso della vita extrascolastica» (riga 12) indica
 A. i corsi che la scuola organizza di pomeriggio.
 B. i corsi di recupero svolti a scuola.
 C. gli avvenimenti che accadono fuori dalla scuola.
 D. le esperienze di vita fatte fuori dalla scuola.
B6. Quando si parla di «cartine sui quotidiani» (riga 16), di quali cartine si tratta?
 A. Di foglietti per appunti.
 B. Di documenti importanti.
 C. Di carte geografiche.
 D. Di carte da gioco.
B7. La domanda «E allora che ci stanno a fare gli insegnanti?» (righe 21-22) ci fa
capire che l’autore
 A. vuole stimolare l’attenzione con una domanda provocatoria.
 B. considera gli insegnanti del tutto inutili.
 C. non nutre nessuna stima per la scuola e per gli insegnanti.
 D. pensa che, essendoci Internet, i giovani non ne abbiano bisogno.
B8. Leggendo il contenuto delle righe 27-29 («che cosa accada in Iraq ... in
Groenlandia»), noi, riguardo all’Iraq, possiamo trarre l’interessante informazione che
 A. è uno Stato situato nelle vicinanze della Groenlandia.
 B. a scuola si studiano gli avvenimenti che vi si svolgono.
 C. nelle trasmissioni televisive si analizza lo svolgimento della sua storia.
 D. è lo Stato situato nella regione dell’antica civiltà mesopotamica.
B9. Con l’enunciato «Certo, che cosa accada in Iraq ce lo dice la televisione, ma
perché qualcosa accada sempre lì, sin dai tempi della civiltà mesopotamica, e
non in Groenlandia, lo può dire solo la scuola» (righe 27-29) l’autore vuole
sottolineare che
 A. le informazioni devono essere recepite con il senso critico che solo la scuola può e deve sviluppare.
 B. le informazioni che dà la televisione sono più complete e aggiornate di
quelle che può dare la scuola.
 C. le informazioni per essere complete devono essere accompagnate da precise indicazioni geografiche.
 D. le informazioni che si acquisiscono grazie alla scuola sono più complete e
aggiornate di quelle che può dare la televisione.
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B10. Quando osserva che «I mass media ci dicono tante cose e ci trasmettono persino dei valori, ma la scuola dovrebbe saper discutere il modo in cui ce li trasmettono» (righe 29-31), l’autore vuole evidenziare che
 A. a scuola si devono usare le nuove tecnologie per una formazione completa.
 B. la scuola deve abituare a discernere tra le fonti di informazione.
 C. la scuola deve trasmettere valori piuttosto che informazioni.
 D. a scuola si deve capire da dove provengono i diversi messaggi.
B11. L’espressione «carta stampata» (riga 32) si riferisce
 A. ai testi scolastici.
 B. ai libri in vendita nelle librerie.
 C. ai volantini di propaganda politica.
 D. ai giornali e alle riviste.
B12. Perché è necessaria «la verifica delle informazioni trasmesse dai media» (riga
33)?
 A. Perché spesso chi parla in televisione ha una pessima pronuncia dell’inglese.
 B. Perché dalla televisione si crede di imparare, ma non sempre è così.
 C. Perché non sempre i mass media si preoccupano dell’attendibilità delle loro fonti.
 D. Perché i mass media ci dicono tante cose e ci trasmettono persino dei valori.
B13. Qual è il senso reale della domanda dello studente (espressa nelle righe 4-5)?
 A. Che non ha bisogno del professore perché la televisione dà ogni sorta di
informazioni.
 B. Che nell’era di Internet può trovare da solo molte più informazioni di quelle che può dargli il professore.
 C. Che non ha bisogno del professore perché Internet è la Madre di tutte le
Enciclopedie.
 D. Che il mestiere del professore è ormai vecchio e superato.
B14. Internet è definita «la Gran Madre di tutte le Enciclopedie» (riga 39) perché
 A. è la fonte di notizie più attendibile.
 B. vi si può trovare molto di più che in una sola Enciclopedia.
 C. contiene le enciclopedie più aggiornate.
 D. vi si trovano testi e notizie di ogni genere.
B15. Qual è il «punto importante» che lo studente «trascurava» (riga 43) facendo
la sua domanda “impertinente” al professore?
 A. Che Internet è la Gran Madre di tutte le Enciclopedie.
 B. Che i mass media entrano ormai anche nelle scuole.
 C. Che Internet non dice tutto, ma quasi tutto.
 D. Che Internet non potrà mai insegnargli né i come né i perché.
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B16. Qual è l’«arte sottile» (riga 47) alla quale fa riferimento l’autore?
 A. Esercitare la memoria.
 B. Immagazzinare le informazioni.
 C. Selezionare le informazioni.
 D. Imparare da autodidatta.
B17. Quando parla di «qualcuno che si sforza di paragonare e giudicare volta per
volta quello che Internet gli mette a disposizione» (righe 52-53), l’autore si riferisce
 A. alla scuola.
 B. allo studente.
 C. al professore.
 D. ai mass media.
B18. Umberto Eco, l’autore di questo articolo, vuole argomentare che, se è vero
che Internet offre agli studenti molte più informazioni di quanto faccia la
scuola, tuttavia
 A. solo a scuola possono confrontarsi tra loro e con gli insegnanti sulle cose
che hanno imparato.
 B. solo la scuola può certificare le competenze che hanno acquisito.
 C. i professori sono più competenti e sanno esporre le notizie in modo più
completo.
 D. solo la scuola può aiutarli a cercare, filtrare e selezionare per dare un senso
a ciò che sanno.
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Testo C
«Mangialo, fa bene»
L’Authority smaschera i falsi alimenti
della salute: 4 volte su 5 solo promesse
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ROMA − «Difende il cuore.» «Riduce il colesterolo.» «Aiuta a perdere peso.»
«Evita l’ipertensione.» Irresistibili questi annunci sirena. Fanno capolino su una
confezione di yogurt, su una busta di patate, su un’aranciata. Basta allungare una
mano e mangiando ci si cura: fantastico. Peccato che sia falso. Non sempre ma
spesso. Quattro volte su cinque per l’esattezza. Lo dice l’Efsa, l’Autorità europea
per la sicurezza alimentare che ha bocciato l’80 per cento dei 400 prodotti controllati.
L’ente nato per vigilare sulla sicurezza della nostra tavola ha iniziato la sua lunga
marcia tra gli oltre 4 mila prodotti alimentari che annunciano prestazioni mirabolanti. Stando alle etichette, si ha quasi la sensazione di poter guarire a tavola: un
menu composto da un purè di patate arricchite al selenio, una verdura innaffiata
con olio migliorato da vitamine liposolubili e uno yogurt animato da fermenti
probiotici sembra sostituire un giro in farmacia. Secondo gli esperti europei però
queste speranze sono spesso mal riposte.
Un colpo pesante per un settore in piena espansione che, secondo i dati di FederSalus, conta 1.200 aziende con 25 mila dipendenti. Un settore in corsa verso la
«nutraceutica», una nuova frontiera che vuole far saltare la distinzione tra cibo e
medicina creando prodotti con caratteristiche miste, metà farmaci metà alimenti:
si va dai pomodori ricchi di antiossidanti all’olio d’oliva ritoccato per chi ha problemi cardiaci, al riso con aggiunta di ferro, passando per il latte artificiale che
immunizza i bambini come quello vero.
Il pollice verso dell’Efsa rischia di avere ripercussioni visibili. E infatti l’Aiipa,
l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari, è subito passata alla controffensiva: «I problemi nascono perché si sono adottati nel campo nutrizionale criteri scientifici messi a punto per la ricerca farmacologica. Le industrie del settore si
sono trovate così di fronte a difficoltà che rischiano di bloccare gli investimenti
necessari alla ricerca e all’innovazione». Un parere condiviso da Federchimica,
che difende le categorie degli alimenti arricchiti e degli integratori alimentari a
cui fornisce i principi attivi.
L’Europa però sembra frenare la visione medicamentale dell’alimentazione. Anche le ultime due scelte vanno in questa direzione. Da una parte Bruxelles ha
bocciato l’idea di mettere un semaforo sulle etichette per segnalare con un rosso
o con un verde la bontà del prodotto in termini di grassi, zuccheri e sali: «rischiano di indurre il consumatore in errore convincendolo che ci sono cibi buoni
e cibi cattivi», dimenticando che essenziale è la dose e lo stile di vita. Dall’altra
la commissione Ambiente e salute del Parlamento europeo ha deciso di inserire
sull’etichetta di carni, formaggi e frutta il luogo di provenienza.
«Il rafforzamento delle indicazioni sulle etichette è un passo avanti importante»,
commenta il sottosegretario alle Politiche agricole Antonio Buonfiglio. «Gli integratori alimentari non vanno demonizzati, sono una frontiera interessante, anche se bisogna garantirsi da un uso fraudolento dei termini. Ma il futuro del set-
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tore agricolo sta nei prodotti di qualità e nella capacità di aumentare i livelli di
certificazione.»
Più netto il parere di Mauro Rosati, segretario della Fondazione Qualivita che
cura l’atlante dei prodotti dop e igp: «I cibi-farmaci sono esattamente quello che
non ci serve. Abbiamo bisogno di prodotti tradizionali, legati al territorio e capaci di arrivare in tutte le case. E anche di una politica del cibo che scavalchi le varie caselle burocratiche per puntare sul rilancio degli alimenti con il marchio legato al territorio, quelli che danno le maggiori garanzie».
adatt. da Antonio Cianciullo, in «la Repubblica», 25 marzo 2010
C1. Che cosa sono gli «annunci sirena» citati alla riga 2?
 A. Sono annunci urlati prepotentemente, come i segnali acustici delle sirene,
udibili da molte persone.
 B. Sono annunci allarmistici, come i segnali acustici delle sirene, che annunciano un pericolo.
 C. Sono annunci belli ed eleganti.
 D. Sono annunci che ingannano come il canto delle sirene della mitologia
classica.
C2. Quale figura retorica puoi riconoscere nell’espressione «Fanno capolino» (riga 2)?
 A. Una metafora.
 B. Una litote.
 C. Un’anafora.
 D. Nessuna.
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C3. A che cosa si riferisce l’espressione «Peccato che sia falso» (riga 4)?
 A. Al fatto che sia fantastico curarsi mangiando.
 B. Al fatto che sia possibile curarsi mangiando.
 C. Al fatto che gli annunci facciano capolino su una confezione di yogurt, una
busta di latte o un’aranciata.
 D. Al fatto che sia stato bocciato dall’Efsa l’80 per cento dei 400 prodotti controllati.
C4. L’espressione «Il pollice verso dell’Efsa» (riga 22) indica
 A. la bocciatura da parte dell’Efsa di alcuni cibi.
 B. l’inversione di tendenza dell’Efsa nei confronti dei cibi curativi.
 C. un modo di dire positivo, simile al «pollice verde» nel giardinaggio.
 D. l’indicazione fornita dall’Efsa dei cibi realmente curativi.
C5. Secondo quanto dichiarato dall’Aiipa, perché nascono problemi per le industrie dei prodotti alimentari?
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....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
C6. Quali scelte attuate in Europa confermano la volontà di frenare la «visione
medica mentale dell’alimentazione» (riga 30)?
....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
C7. Perché l’Europa «ha bocciato l’idea di mettere un semaforo sulle etichette»
alimentari (righe 31-32)?
 A. Perché non permette l’immediata ricezione del messaggio.
 B. Perché non è opportuno usare un simbolo tipicamente legato al codice
stradale sui cibi.
 C. Perché è fuorviante, in quanto induce a credere che esistano cibi buoni e
cibi cattivi.
 D. Perché è fuorviante, in quanto induce a credere che non esistano cibi buoni
e cibi cattivi.
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13
Prova
4
C8. Quale percentuale di famiglie italiane consuma alimenti arricchiti e quali sono le preferenze?
 A. Questa informazione non è ricavabile.
 B. L’80 per cento; yogurt, succhi di frutta, latte e pane.
 C. 4 famiglie su 5; yogurt, integratori e latte.
 D. Il 30 per cento; yogurt, succhi di frutta, latte e pane.
C9. Qual è il significato dell’espressione «uso fraudolento dei termini» (riga 41)?
 A. I termini sono usati in maniera impropria.
 B. I termini sono usati in contesti inappropriati.
 C. I termini sono usati con intento di frode, per ingannare.
 D. I termini sono usati per mettere in luce le caratteristiche negative dell’oggetto a cui si riferiscono.
C10. Qual è la proposta fatta da Mauro Rosati?
....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
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14
Prova
4
Grammatica
1.
La frase seguente contiene alcuni errori nell’uso degli accenti: riscrivila in
modo corretto.
A mé fà paura il buio fin dà quando ero piccola, percio non sò dormire sé la luce e
spenta.
....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
2.
3.
Indica, per ognuna delle frasi seguenti, se è scritta in modo corretto (Sì) oppure se non lo è perché contiene un errore ortografico (No).
Sì
No
a.
Per Natale faccio un regalo a ognuno dei miei amici.


b.
Per guarire sono necessarie ignezioni di antibiotico.


c.
Il sindaco ha potenziato il servizzio dei trasporti pubblici.


d.
Appoggia la tua maglia alla spalliera della sedia.


e.
L’asciensore si è bloccato al terzo piano.


Completa la frase seguente scrivendo l’articolo mancante, quindi spiega il
motivo della scelta accanto alla sua indicazione.
Una colomba vide una formica caduta in acqua che stava per annegare e gettò un
rametto per aiutare ................................... formica.
a. L’articolo determinativo perché ............................................................................
b. L’articolo indeterminativo perché .........................................................................
4.
Indica quale è corretta tra le seguenti risposte alla domanda «C’è ancora del
gelato?».
 A. Sì, cenè ancora.
 B. Sì, ce n’è ancora.
 C. No, non ce nè piú.
 D. No, non cen’è piú.
5.
Indica la parte del discorso a cui appartiene ognuna delle parole evidenziate.
Parte del discorso
a.
Farò la stessa domanda a ciascuno di voi.
b.
Osserva ciascun elemento del problema.
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15
Prova
4
6.
In quale delle seguenti coppie di parole esse sono collegate da un rapporto di
inclusione (cioè sono un iponimo e il suo iperonimo)?
 A. Trasparente, opaco.
 B. Contento, felice.
 C. Amore, sentimento.
 D. Vizio, virtù.
7.
La frase «Ti dico che non ho il numero di telefono di Giacomo, glielo chiederò quando ci incontreremo a casa sua» contiene alcuni pronomi personali:
quanti sono?
 A. Due.
 B. Tre.
 C. Quattro.
 D. Cinque.
8.
Nella frase «Entrando nell’aula dell’università, incontrai un’amica con cui un
tempo ci vedevamo in discoteca» ci sono tre verbi; per ognuno di essi analizza, completando la tabella seguente, se indica un’azione
9.
che dura
nel tempo
momentanea
anteriore
a incontrai
contemporanea
a incontrai
posteriore
a incontrai
Entrando
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
incontrai
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
vedevamo
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
 Vero
 Falso
Nelle frasi seguenti il pronome ne sostituisce una o più parole. Per ogni frase
indica quali parole sostituisce, come nell’esempio.
Nella frase
ne sostituisce
Es.
Ho comprato dei cioccolatini: ne vuoi?
di cioccolatini
a.
Hai parlato senza riflettere: non te ne penti?
b.
Ho alcuni bei libri, vuoi che te ne presti
qualcuno?
c.
Sono stato a Parigi; ne sono tornato proprio
ieri.
d.
Questa è una storia vecchia, non voglio più
sentirne parlare.
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16
Prova
4
10.
Indica il numero dei predicati che ci sono nella frase «Essendo rimasto con
pochi soldi, non ho potuto comprare anche quelle scarpe che mi piacciono
tanto».
 A. Due.
 B. Tre.
 C. Quattro.
 D. Cinque.
11.
La frase «Ti invierò per fax il modello del documento» contiene i complementi di
 A. termine, mezzo, oggetto, specificazione.
 B. termine, luogo, tempo, specificazione.
 C. fine, mezzo, oggetto, partitivo.
 D. vantaggio, luogo, oggetto, partitivo.
12.
Il periodo «Quando udì quelle parole, Laura fece un grande sforzo per non
mettersi a piangere» contiene le proposizioni subordinate
 A. temporale e causale.
 B. causale e consecutiva.
 C. causale e finale.
 D. temporale e finale.
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17