Society1 Partito Democratico

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Diario di un potenziale candidato alle primarie del Partito Democratico:
test sulla democrazia interna del PD
Ingegner Alessandro Pattaro
Premessa
Sono stato un potenziale candidato alle primarie del Partito Democratico.
Attraverso la mia candidatura ho voluto effettuare un test sulla democrazia interna del PD.
Il test sulla democrazia interna del Partito Democratico è perfettamente riuscito: le prove sperimentali
sono state efficaci e l’esito è stato inequivocabilmente chiaro.
Nelle righe che seguono racconto la mia esperienza di candidato estraneo alle consorterie di partito e
ripercorro, in modo sintetico, le ipotesi teoriche da cui il test partiva, gli obbiettivi dell’indagine e le
conclusioni alle quali è pervenuto.
Ipotesi teoriche
Le ragioni per le quali si è giunti alle primarie del Partito Democratico sono patenti: i partiti, tra cui il PD,
non sono stati in grado di avviare processi di rinnovamento interno. Le primarie costituiscono l’esito delle
gravissime inadempienze di riorganizzazione interna dei partiti. La selezione delle candidature dovrebbe
arrivare alla fine di un processo di maturazione interna che fa sintesi delle istanze e degli stimoli raccolti
dalle terminazioni profonde nella società civile.
Le primarie, dunque, si configurano come un rimedio, un male minore per ovviare all’incapacità di
rinnovare la classe dirigente.
Nell’ipotesi di assumere il punto di vista di un osservatore solidale con l’evoluzione del Partito Democratico,
l’apertura del PD alla società civile sembra un fatto innovativo, di grande interesse: i cittadini che
riconoscono una propria affinità politica con il Partito Democratico possono candidarsi alle primarie,
contribuendo al dibattito interno con le proprie istanze, le proprie esperienze, i propri talenti. Possono
partecipare alla competizione sia iscritti, sia non iscritti.
Le primarie per la selezione dei candidati al Parlamento sono uno strumento di democrazia diretta: una
scelta coraggiosa della dirigenza del Partito Democratico che merita la considerazione anche di chi ha
sempre nutrito diffidenza verso le forme di rappresentanza politica organizzate.
Finalità del test
Testare la reale democrazia interna delle primarie del Partito Democratico, partecipando da candidato non
organico all'apparato del PD.
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Society è un film di fantascienza girato nel 1989, diretto dal regista Brian Yuzna. Si ipotizza l'esistenza di una
comunità aliena che governa i destini del mondo.
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La mia candidatura è espressione della società civile, della società reale, proposta con l'obiettivo di
contribuire all'agenda politica del PD con istanze, con competenze e con un patrimonio di esperienze
tecniche inerenti il governo sostenibile del territorio, nel rispetto totale delle regole previste per la
competizione.
In sostanza le domande poste dall'esperimento sono:
1) le primarie per il Parlamento sono uno strumento efficace di selezione dei candidati in base alle
competenze, alle idee e alle proposte innovative che questi esprimono?
2) sono uno strumento democratico di selezione dei parlamentari?
3) consentono alla società civile di portare il proprio contributo al programma del PD?
4) sono uno strumento efficace di rinnovamento della classe politica?
Motivazioni personali
Agli obiettivi del test si possono aggiungere, come nel mio caso, motivazioni di carattere personale: il
desiderio di dare cittadinanza ai temi che mi appassionano e che elaboro quotidianamente nella mia
professione di ingegnere (sicurezza idraulica, rigenerazione ambientale, sostenibilità degli stili di vita, green
economy, partecipazione attiva nei processi decisionali pubblici), di fare uscire dalla clandestinità le
esperienze maturate nella governance del territorio (Contratti di fiume, Piani delle acque, esperienze di
crowdsourcing – sviluppo di un progetto con un insieme indefinito di persone non organizzate in una
comunità preesistente), di offrire una testimonianza dell'impegno civile ai miei conoscenti, ai miei famigliari
e a chi riconosce, nella mia esperienza di tecnico e nella mia esistenza di cittadino partecipe del dibattito
politico, una comunanza di intenti e di interessi.
Organizzazione della competizione
La partecipazione alla competizione delle primarie è stata declinata nelle seguenti fasi:
1) formulazione di un programma basato sulle competenze acquisite e sulle proposte politiche. I temi
enucleati sono: sicurezza idraulica, rigenerazione ambientale, sostenibilità, partecipazione attiva,
rinnovamento della classe politica.
2) Individuazione di strumenti di divulgazione delle proposte politiche:
a) creazione di un sito internet (www.ideasostenibile.com);
b) invio di newsletter con illustrazione del programma e un curriculum sintetico;
c) invio di SMS e contatti telefonici;
d) presentazione del programma nelle sedi delle associazioni e del partito.
3) Raccolte delle dichiarazioni a sostegno della mia candidatura da parte di associazioni, soggetti
politici, personalità di prestigio (hanno appoggiato la mia candidatura, oltre al prof. D’Alpaos, altre
personalità del mondo accademico, i comitati degli allagati, esponenti di Legambiente, singoli
cittadini).
4) Organizzazione della squadra per la campagna elettorale:
a) spin doctor: Professor Luigi D’Alpaos2;
b) consigliere (a suo dire, inascoltato): Giuliano Di Bernardo;
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Il prof. Luigi D’Alpaos è professore ordinario di Idrodinamica presso la facoltà di Ingegneria dell'Università di Padova
e uno dei più illustri ingegneri idraulici contemporanei
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c)
d)
e)
f)
consulente nei processi partecipativi: Professor Massimo Bastiani;
fotografo: Ezio Giacomin;
web designer: Matteo Currò;
supporter: Fabrizio Zabeo, Giovanna Lazzarin, Pino Sartori, Patrizio Mareso, Gianfranco Gobbo,
Lucio Andreetta, Fabrizio Preo.
5) individuazione dei possibili difetti o dei punti deboli della mia candidatura.
Diario dell’esperimento scientifico
GIORNO 01 – Lunedì 17 Dicembre
Annuncio la mia candidatura ad amici, organi di informazione, dirigenti del Partito Democratico, iscritti e
simpatizzanti, soggetti istituzionali, associazioni e comitati attraverso mail ed SMS. Propongo il programma
della mia candidatura: sicurezza idraulica, rigenerazione ambientale, partecipazione attiva. Realizzo un sito
internet (www.ideasostenibile.com) con l’aiuto di Matteo, scrivo uno slogan, elaboro delle foto. Mi
consulto con Giuliano. Giuliano è un importante dirigente del mondo della cooperazione e cerca di
dissuadermi dal partecipare alle primarie: non c'è spazio per candidature esterne all'apparato.
Ma la sfida è già cominciata.
In nottata vengono diffuse le prime indiscrezioni sulle regole delle primarie elaborate dalla Direzione
Nazionale del PD.
GIORNO 02 – Martedì 18 Dicembre
Vengono divulgate le regole per partecipare alle primarie. Per la selezione dei parlamentari del PD possono
candidarsi iscritti e non iscritti (purché simpatizzantI del PD), possono votare iscritti e non iscritti (purché
simpatizzanti del PD). Ogni candidatura va sottoscritta da una numerosa platea: l'interpretazione
prevalente dell'articolo 4 del regolamento è che solo gli scritti del PD possono sottoscrivere le candidature.
E’ necessario consegnare le firme a sostegno delle candidature entro le 20.00 del 21 Dicembre. Quindi ci
sono soltanto quattro giorni per raccogliere le firme necessarie. In Provincia di Venezia bisogna raccogliere
250 firme.
Non ho a disposizione elenchi e numeri di telefono degli iscritti. Ho bisogno di girare per le sezioni e
presentare il mio programma sul quale chiedere il sostegno alla mia candidatura. Comincio fare un po' di
telefonate.
Abitando a Favaro Veneto ed essendo socio del circolo Arci locale (che è anche una sede del PD), chiedo ad
un dirigente del PD locale il permesso di presentare il mio programma agli iscritti. Mi viene negato l'accesso
alla sede, in quanto i dirigenti del circolo del PD di Favaro appoggiano la candidatura del segretario
provinciale Michele Mognato. La giustificazione è la seguente: si correrebbe il rischio che gli iscritti firmino
anche per la mia candidatura, invalidando le dichiarazioni di sostegno di Mognato (?).
Cerco per quattro volte di mettermi in contatto col segretario del circolo locale del PD, che rifiuta di
rispondermi.
Scrivo una mail alla segreteria provinciale, a quella regionale, all'organizzazione nazionale delle primarie in
cui dichiaro che non ho i mezzi per raccogliere le firme: non possiedo gli elenchi, né i riferimenti degli
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iscritti, mi viene negata la possibilità di entrare nei circoli per presentare il programma. Chiamo più volte
l’organizzazione nazionale delle primarie a Roma, la segreteria provinciale di Venezia e il responsabile
dell'organizzazione delle primarie Claudio Bertolin, segnalando le mie difficoltà e la mancanza di un
menomo spazio di confronto democratico.
Nessuno sembra prendere in considerazione le mie comunicazioni.
Nemmeno gli organi di informazione danno notizia della mia candidatura.
Sono il candidato invisibile.
GIORNO 03 – Mercoledì 19 Dicembre
Devo portare a termine alcuni progetti e sostenere una visita medica. Telefono a qualche segretario di
circolo del PD e all'organizzazione nazionale delle primarie: chiedo venga data risposta ai quesiti inviati via
mail. Cerco di mettermi in contatto con l’organizzazione dei Giovani Democratici e con due amiche di
famiglia, da sempre protagoniste di battaglie per l'emancipazione femminile. Nessuna risponde. Entrambe
appoggiano la candidatura di Delia Murer. Vengo a sapere che:
a) evitano deliberatamente di rispondere ai miei SMS email e telefonate;
b) si augurano che non riesca raggiungere il quorum di firme necessario per la presentazione della mia
candidatura;
c) deplorano la mia candidatura in quanto non concordata con alcun direttivo locale del PD.
Finalmente l’organizzazione nazionale delle primarie risponde alle mie segnalazioni: “Per quanto scrivi in
relazione alle dinamiche presenti sul territorio nel quale vivi, purtroppo non riusciamo a intervenire, se non
deprecandole, e invitandoti a non demordere, a rivendicare gli spazi democratici che ti sono dovuti e che
legittimamente richiedi.” Faccio girare la mail, inoltrandola alla segreteria provinciale e a quella regionale.
Non ottenendo alcun provvedimento.
GIORNO 04 - Giovedì 20 Dicembre
Vado a raccogliere qualche firma girando per i circoli del PD. A Meolo attendo Fabrizio: torna da Roma dove
è rimasto cinque giorni per motivi di lavoro. Prima di andare a casa a riabbracciare le sue bimbe, si ferma in
sezione per firmare il modulo. Devo rinunciare alle firme di alcuni iscritti (che pure sottoscriverebbero la
mia candidatura) in quanto troppo lontani da raggiungere.
GIORNO 05 - Venerdì 21 Dicembre
Recupero altre firme a mio sostegno grazie a Patrizio (a Quarto d’Altino), a Lucio (a Meolo) e a Francesco (a
Noventa di Piave). Fabrizio riesce a recuperare altre due firme a Mestre, mentre Pino ne raccoglie tre a
Favaro. In tutto arrivo a 50 firme, molto lontano dalla soglia minima.
Intorno alle 18.00 mi dirigo ugualmente verso la segreteria provinciale del PD in via Cecchini a Mestre.
Salgo al primo piano. Nella prima stanza a sinistra c'è del movimento: in uno stanzino di dimensioni di circa
4 × 4 m² si trova Fabio Poli, tesoriere provinciale. Nella stessa stanza ci sono anche Francesca Zottis
(giovane candidata della zona sandonatese, segretaria comunale del PD), una ragazza e un altro ragazzo.
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Fabio è seduto ad una scrivania sulla destra. Francesca e l’altra ragazza si trovano nella parte sinistra della
stanza a circa 2 metri da Fabio: confabulano fra loro.
Sono le 18.45.
Mi presento a Fabio Poli e dichiaro di essere venuto a consegnare le firme a sostegno della mia
candidatura. Dico a Fabio che intenderei aspettare un po': preferirei consegnare le firme più tardi verso le
19.50.
Il ragazzo è un sostenitore di Roberto Turetta: consegna le firme raccolte anche se Turetta intende ritirarsi
dalla competizione. Mi sposto verso sinistra dove si trovano Francesca e la ragazza. Ora si trovano a meno
di un metro da me. La ragazza riceve una telefonata. Scrive dei dati: numero di tessera, carta d'identità.
Uno, due, tre nominativi: poi mette delle firme. Alza lo sguardo, mi lancia un sorriso ammaliante e gira il
modulo, in modo da nascondere i dati.
Guardo verso Francesca che esce dalla stanza senza alzare la testa, per non incrociare i miei occhi.
Esco anch'io.
C'è un altro stanzino buio nella destra. Entro e chiamo Giuliano. Gli dico che tutto lascia supporre che
probabilmente si stiano apponendo firme al posto di altri. Silenzio. Dico a Giuliano che chiunque avrebbe
potuto farlo. Poi mi ricordo di Fabrizio che è tornato da Roma solo per sottoscrivere la mia candidatura.
Arriva Sara Moretto, una giovane candidata della zona di Portogruaro: entra nello stanzino buio, accende la
luce e comincia a contare le firme raccolte nei circoli. Serve una calcolatrice: ad un primo conteggio Sara ha
raccolto 342 firme.
Poli continua a telefonare a tutti i candidati per sollecitare la consegna delle firme. Arriva la candidata
Stefania Busatta.
Alle 20.15 circa esco dalla federazione provinciale. Uscendo, incontro Jacopo Molina che consegna le firme
alle ore 20.20 circa (20 minuti dopo che il termine è scaduto).
GIORNO 06 - 22 Dicembre - Epilogo
La direzione provinciale ufficializza le candidature alle primarie del PD della provincia di Venezia.
Dopo un'ora di discussione si vota la mia esclusione dalle candidature alle primarie.
Conclusioni
Con il dovuto rispetto sia ai candidati, sia ai militanti, sia ai simpatizzanti del Partito Democratico,
l'esperienza di potenziale candidato mi ha permesso di constatare i limiti delle primarie quale strumento
democratico e trasparente di selezione dei candidati per il Parlamento.
1) Nessuno dei potenziali candidati ha raccolto le firme sulla base di un documento
programmatico.
2) Gli spazi di confronto democratico sono stati insufficienti (i.e.: non mi è stato concesso di
presentare il programma nel circolo della località in cui risiedo) e gli strumenti di garanzia e
tutela della democraticità interna non sono stati attivati (i.e.: pur segnalando le violazioni delle
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menome condizioni di democrazia, nessun organo, nessun responsabile dell'organizzazione
delle primarie è intervenuto).
3) Personalmente ritengo che tutti i candidati della provincia di Venezia siano capaci, acculturati,
intelligenti e onesti. Alcuni candidati sono individualità di grande fascino e prestigio (i.e. Felice
Casson è un punto di riferimento importante e visibile per gran parte del mondo politico
ambientalista e legalitario). Nel complesso, tuttavia, tutte le candidature appaiono legate
all’apparato del Partito: deputati uscenti, dirigenti locali del PD, amministratori locali. La
proclamata apertura alla società civile non ha trovato conforto nei fatti.
Al di là della veridicità della competizione, il dato politico inconfutabile è che le primarie non hanno
scaturito una riorganizzazione della classe dirigente in direzione di un rinnovamento interno.
Sortiti dal deliquio (la speranza è tignosa, non ci abbandona facilmente), ci siamo ritrovati una rosa di
candidati di apparato.
Non un candidato che sia protagonista di una battaglia per i diritti civili; non uno che provenga dal mondo
della cultura, dello spettacolo, dell’associazionismo, del volontariato, della cooperazione, dell’università;
non uno che possa vantare un’idea, un’innovazione tecnologica, un’invenzione rivoluzionaria.
Il Partito Democratico si accinge a governare un paese che è investito da complesse trasformazioni (della
società, del lavoro) e da epocali cambiamenti (del clima), da contraddizioni, da arretratezze ed arcaismi
(culturali, dei diritti civili), da gravi pericoli (del territorio, dell’ambiente): non può permettersi di avere una
classe dirigente inadeguata ed incapace di dialogare con le istanze e le intellettualità più fresche e
dinamiche. Non può comportarsi come una tribù chiusa ed autoreferenziale.
Fuori dal Partito Democratico, ma parallele al suo percorso, ci sono conoscenze diffuse, eccellenze
intellettuali, energie ed innovazioni che una forza di governo deve riuscire ad intercettare ed accogliere.
Ho confidato nello strumento delle primarie perché ritenevo che consentisse alle intellettualità più fresche
e dinamiche della società civile di contaminare l’agenda politica del Partito Democratico.
La mia candidatura (potenziale) aveva questa precisa connotazione: contribuire al dibattito interno con una
competenza maturata in un settore specialistico di grande interesse per il progresso del paese e con
un’esperienza deliberatamente estranea all’apparato del Partito Democratico.
Usando un’espressione ieratica (ma non sacrilega): non sono la luce ma dò testimonianza della luce. C’è un
universo vasto di conoscenze, di esperienze, di energie che scorrono nella società civile e che non sono
state coinvolte ed intercettate.
Non ho voluto chiedere il permesso a nessuno, né ho avuto il timore di scontrarmi a mani nude contro le
forze dell’apparato: chiedere il permesso di esercitare il diritto di partecipare e avere costantemente paura
significa condurre una vita da servo.
Ho cercato di dare una testimonianza di impegno civile e di dignità, essendo convinto che la dignità
dell’esistenza sia più importante della stessa esistenza.
Poiché la vita è corta e ci sfugge dalle mani, non so se potrò vedere un paese governato da una classe
dirigente giovane, capace, preparata e progressista (con il significato che Pier Paolo Pasolini dava del
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termine progresso contrapposto al concetto di sviluppo: il progresso tutela i beni necessari, i beni comuni –
aria, acqua, cibo, la cultura, il diritto alla salute, … - lo sviluppo persegue la creazione di beni superflui).
Spero tuttavia di aver dato un esempio ad altri affinché, con il coraggio della trasparenza e dell’ingenuità,
sfidino e lottino contro i grumi di potere delle convenienze e degli opportunismi, senza accettare
cooptazioni e senza ammantare di nuovismo le forme arcaiche ed arretrate del potere.
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