copertina maggio

Transcript

copertina maggio
111
LA RUBRICA DELLA TILLY
Uelààà ragazzi, rieccoci al nostro consueto appuntamento mensile: spero che siate tutti allegri e
pimpanti, pronti a grandi conquiste amorose. Io, dal canto mio, sono pimpantissima. Anche se
incavolata nera e decisa a ristabilire la realtà dei fatti. Eh, sì: non sono disposta a far passare sotto
silenzio gli errori e le sviste della civiltà moderna. Perciò mi assumo questo incarico ed eroicamente passo alla fase delle denunce. Senza paure. Senza reticenze. Meno male che ci sono io.
Amen.
Comincerò il racconto dal principio. Questo mese ce l’ho su con i libri di testo delle scuole. Sissignori: quelli che un tempo si chiamavano sussidiari e adesso non li chiama più nessuno in nessun
modo, ma insomma, son sempre sussidiari. Assistendo il mio nipotino più piccolo nei suoi compiti di seconda elementare, mi sono
imbattuta in un’affermazione che mi ha lasciata a bocca aperta, manco mi dovessi far trapanare un premolare. Si parlava di animali
utili all’uomo. Elencate le bestie da reddito (polli, conigli, vacche e maiali, tanto per capirci) quel brav’uomo dell’autore si è messo a
blaterare sui cani e sui cavalli. I primi sarebbero molto utili a noi umani per il loro lavoro come guardiani e come guide per i ciechi,
per il soccorso in montagna e per l’aiuto nelle forze speciali della polizia impegnata a scovare partite di droga e pericolosi criminali. I
secondi, ovvero i cavalli, entrano nell’elenco in quanto ottimi animali sportivi e, inoltre, ci farebbero tanto comodo quand’è il momento di trascinare i turisti in carrozzella o altri pesi, per esempio durante le missioni di guerra e robe del genere. Fine dell’elenco.
Ma io dico. È mai possibile? Siamo fermi al millenovecentododici. Avanti Cristo. All’epoca della mia trisnonna. Mancavano i buoi
che trascinano l’aratro, e poi l’elenco era bell’e completo. Quest’uomo non sa fare il suo mestiere, non è aggiornato. Animali utili
all’uomo ce ne sono, ma sono diversi da quelli di cui parla lui. È giunto il momento di modificare i punti di vista. Di rendere i libri
di scuola più aderenti alla realtà di oggi.
Innanzi tutto, cambiamo la definizione: “animali utili all’uomo”. Ma chi l’ha detto? Se non vi dispiace, cari signori maschietti, gli
animali possono, e devono, essere utili anche alla donna. Non scherziamo. E qui passiamo al punto secondo. A noi femminucce, che
i cavalli partecipino a interminabili e noiosissime gare per vedere chi arriva primo, o che i cani sniffino partite di coca negli aeroporti, ce ne importa un fico secco. Siamo molto più interessate alle sfilate di moda o agli ultimi progressi della cosmetica.
E adesso finalmente arriviamo alla questione. Quel bravo signore che ha scritto il libro del mio nipotino ignora evidentemente che
uno degli animali più utili all’uomo (pardon, alla donna) è la sanguisuga. Sissignori: proprio la sanguisuga. Detta anche mignatta
(attenzione a non cannare la vocale, che se no arriva la Buoncostume). Un tempo usato per succhiare sangue e praticare salassi, oggi
questo caro animaletto (un po’ disgustoso, per dirla tutta: ma nessuno è perfetto) trova impiego come cura estetica. Già da tempo,
infatti, viene utilizzato dai chirurghi estetici per ridurre certe brutte cicatrici sul volto delle donne sottoposte a operazioni di plastica. Di qui in poi, il passo è stato breve: si è scoperto che le sanguisughe riducono anche gonfiori e inestetismi, rughe e rughette, borse
sotto gli occhi e segni di espressione.
Vualà, il gioco è fatto. Le sanguisughe sono sbarcate a Hollywood e sono state definitivamente consacrate a livello planetario. Oggi
non c’è diva del grande schermo, rampante o già arrivata, che non abbia in valigia il suo bravo verme da applicare sull’ombelico, o in
altri posti che la decenza impone di tacere, per diventare ancora più bella e scintillante di prima.
E qui veniamo all’ultimo punto della faccenda. Se una donna normale (come me, tanto per intenderci) decide di acquistare una sanguisuga, come fa? Dove va? A chi si rivolge? Cerca in giro e domanda? Va all’Asl o dall’estetista? Il risultato è sempre quello: nessuno sa dove trovare la preziosa mercanzia. Noi italiani siamo sempre gli ultimi in tutto. Voglio dire: ci stiamo stracciando le vesti e
strappando i capelli perché c’è la crisi, le tasse aumentano come i soufflé in forno e la disoccupazione galoppa come un cavallo al
Gran Premio. E aluuura? E allora inventiamoci nuovi mestieri, no? Cari ragazzi, svegliatevi. Cominciate ad allevare seriamente le
sanguisughe. Il mercato non chiede altro. Le madame son tutte lì, pronte ad acquistare la preziosa bestiaccia manco fosse l’ultimo
libro di Harry Potter, e sono disposte a pagarla anche a peso d’oro. Ci vuole intraprendenza, che diamine! Naturalmente ho in serbo
per voi anche altri colpi di genio, ma per il momento vi lascio: devo correre dal coiffeur che vuole sperimentare su di me un taglio
dernier cri che ha visto alle ultime sfilate di Parigi.
Alla prossima, ragazzi! Vostra Tilly
IL GRAN GIORNO. A Dio piacendo, arrivò il gran giorno: siccome la lezione magistrale era fissata per le 10, nel piccolo
salone auditorium della scuola, avevamo tutto il tempo di giungere con anticipo, in modo da far scegliere all’illustre
personaggio un animale di suo gradimento. Tutti i cani di Pian del Bosco, con relativi padroni, erano lì, nell’atrio dell’edificio, in attesa del verdetto. Sembrava di essere a un concorso internazionale di bellezza canina. Ognuno di noi, fingendo di parlare del più e del meno, spiava l’animale altrui per tentare di capire quale esemplare avrebbe potuto ricevere
l’attenzione del grande scienziato.
Il cane dei Salarotti, per esempio, mostrava muscoli gonfi e ipertonici e, secondo Chiara, che aveva voluto a tutti i costi
accompagnarci, era stato imbottito di steroidi e doping. Quello dei Bastianini sfoggiava invece un pelo straordinariamente lucido e lungo e, sottovoce, Fulvia ventilò l’ipotesi che la padrona fosse ricorsa alle extension, grazie alla buona
volontà del coiffeur locale. Insomma, tutti gli altri cani ci sembravano più adatti di Brick a diventare superstar: uno perché elegantissimo, l’altro perché agile e flessuoso, quell’altro ancora perché…