programma di sala

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programma di sala
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Teatro Municipale Valli
16 novembre 2008 ore 20.30
Ludwig van Beethoven
Sonata op. 10 n. 2 in fa maggiore
Allegro
Allegretto
Presto
Sonata op. 10 n. 3 in re maggiore
Presto
Largo e mesto
Minuetto (Allegro)
Rondò (Allegro)
Sonata quasi una fantasia op. 27 n. 2 in do diesis minore
‘Al chiaro di luna’
Adagio sostenuto
Allegretto
Presto agitato
Sonata op. 57 in fa minore ‘Appassionata’
Allegro assai
Andante con moto
Allegro ma non troppo
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2008
A cura dell’Ufficio stampa, comunicazione e promozione
Coincidenze e citazioni a cura di Giulia Bassi
Angela Hewitt pianoforte
Fonti delle citazioni: T. Hoffmann La musica strumentale di Beethoven in Kreisleriana (1814) da Amadeus,
De Agostini-Rizzoli, Milano, ottobre 1996; Franz Grillparzer, Beethoven, Se Srl Milano 1995; Enzo Siciliano,
Carta per musica, Arnoldo Mondatori Editore, 2004 Milano.
L’editoresidichiarapienamentedisponibilearegolareleeventualispettanzerelativeadirittidiriproduzioneperle
immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte.
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Un saggio
di Roberto Favaro
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V’è un’opera di Beethoven, conosciuta sotto il nome di Sonata in do diesis minore
‘Al chiaro di luna’, il cui Adagio è una di quelle poesie che il linguaggio umano non
giunge a definire.
Hector Berlioz
La musica di Beethoven muove la leva del terrore, dell’orrore, dello spavento e del
doloreesuscitaappuntoqueldesiderionostalgicoeinfinitocheèl’essenzadelromanticismo. Egli è perciò un compositore prettamente romantico: e non potrebbe essere
questa la ragion e per cui gli riesce meno bene la musica vocale, che non consente il
caratteredinostalgiaindefinita,masolorappresentaconparolesentimentideterminati provati nel regno dell’infinito?
Ernst T. Hoffmann
Venerate la sua insonne energia morale e non andate a cercare in lui la normalità.
Robert Schumann
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Serestiamofedeliallaconvenzionale(eschematica)divisionedellavita
musicale di Beethoven in tre archi di tempo, osserviamo che le quattro,
bellissimeSonateeseguiteinquestoconcertosonoraccoltetrail179798 dell’op. 10 (relativamente alle nn. 2 e 3) e il 1805 dell’op. 57. Nel
mezzo,quasiacrearesimmetriaesnodonellosviluppodell’idealepianistico beethoveniano, troviamo l’op. 27 n. 2, composta nel 1801. Queste
Sonatesicollocanodunquetra periododiformazione,appropriazione
dellostilevienneseeprogressivaacquisizionediunaspecifica,originale
identitàmusicaledaunlato,eperiodocosiddettocentralediconsolidamento e ulteriore avanzamento innovativo di una maturità ormai solida, di una personalità definitivamente formata, dall’altro. Di nuovo, nel
mezzo, con quella Sonata detta“Al chiaro di luna”, uno snodo tra i due
periodi, insieme a lavori sempre più sperimentali e ricercati, annuncio
definitivo che un secolo è rimasto alle spalle e un nuovo orizzonte di
poetica sonora si dischiude alla storia della musica.
Questi dati, nella loro asetticità cronologica, possono dare l’idea di
un numerare fine a se stesso. Tuttavia, se in principio di discorso ho
qualificato le quattro Sonate qui eseguite come bellissime, devo pure
aggiungere che se l’aggettivo è pleonastico (tutte, davvero tutte leSonate di Beethoven sono bellissime, nel senso moderno, ottocentesco,
già romantico che ogni opera è corpo a sé, è opera-mondo in sé unico,
irripetibile e inimitabile) è necessario in realtà misurare la caratura e la
posizionediquestabellezzacompositiva,diquestesingoleunicità,per
poterne penetrare, all’ascolto, il significato più ampio e più profondo.
Lo sviluppo è una qualità propria del fare musicale di Beethoven, sia
nel senso strettamente sintattico (il suo modo speciale di elaborare ed
espandere il potenziale significativo dei temi esposti) sia nel senso dell’evoluzione continua dello stile compositivo, fatta di avanzamenti, di
ripensamenti, di innovazioni e di consolidamenti. Dall’op. 10 all’op.
57, pure in un arco di tempo contenuto, si assiste intanto a questo
processoinequivocabiledicambiamentoescoperta,parallelamentea
unperfezionamentotrasformativodellepremessestoricheereditatedal
Settecento ultimo, dallo stile di Haydn e di Mozart, di Clementi e di
Carl Philip Emanuel Bach.
Le tre Sonate raccolte nell’op. 10, scritte tra il 1796 e il 1798 con dedica
alla contessa Anna Margarete von Browne e pubblicazione nello stesso ’98 a Vienna presso l’editore Eder, riproducono in un certo senso
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questoquadropiùampio,offrendoall’ascoltatoreunaqualchedisomogeneità di contenuti stilistici tra un lavoro e l’altro, ma arricchendo al
tempo stesso la nostra esperienza conoscitiva di scenari pianistici già
qui ricchissimi di varietà e molteplicità inventiva. La Sonata op. 10 n.
2 in fa maggiore, per esempio, come e dopo la n. 1 in do minore qui
non prevista in programma, delinea un ripensamento normalizzatore
dopo le esplorazioni avveniristiche della Sonata op. 7 scritta in quello
stesso periodo: dimensioni ridotte (entrambe le sonate n. 1 e 2 ripristinano i tre movimenti); tono leggero, amabile, giocoso della scrittura
pianistica; esclusione del tempo lento vero e proprio sostituito da un
Allegrettoanimato,nervoso,armonicamenteacceso;simmetrietrasparenti nel Presto di carattere toccatistico di ascendenza scarlattina; linee
rapide e nervose di un suono asciutto, rischiarato. Il cambiamento di
rotta, che sembra rifluire verso i territori più sicuri di una tradizione
vicina ma classicamente consolidata, ritempra però di certo la materia
musicale, restituendole, nella brevità e concisione d’insieme, quella
freschezzaappuntomozartianaequellaliberainventiva,specienelprimomovimentodovel’esposizionesembraformalmenteindeterminata,
funzionaleacaratterizzareiltonorapsodicodellosviluppocentralecosì
ricco di varietà ritmiche e armoniche. Pur nella parentela ben percepibile (l’ascoltatore interessato non faticherà a verificarla integrando in
proprio l’ascolto della prima Sonata) vi sono tuttavia delle distanze, dei
movimentitrasformativi,dellediversequotazionidicaratteretraSonata
n.1 e n. 2 dell’op. 10.
Tuttavia, lo stacco vero, prorompente, si registra tra questi due lavori
e la terza sonata della raccolta, quella in re maggiore. Dicendo infatti,
come ho detto, della natura (positivamente) disomogenea dell’op. 10,
intendevosoprattuttolosbalzodidensitàstilisticaedespressivacheseparaquestaSonatadalledueprecedenti.Questolavoro,innanzitutto,è
il più lungo dei tre. E il più complesso. Beethoven riprende qui la prassi
deiquattromovimenti,abbandonataperledueprimeSonateaggregate
nell’op. 10. Il cuore della composizione, intorno al quale si delinea un
progetto sonoro di grande intensità, è il movimento lento, il Largo e
mesto, in tonalità di re minore e su un tempo di 6/8, che definisce un
ambiente desolato, mesto davvero, come indica il titolo, prima vera,
straordinaria espressione del paesaggio sonoro interiore del giovane
Beethoven. Proprio il musicista, stando almeno alla testimonianza
di Anton Felix Schindler, dirà una ventina d’anni dopo a proposito
di questo brano, prefigurando la linea di indirizzo estetico e poetico
del romanticismo non solo musicale:“Ognuno sentirà che esprime lo
stato d’animo del malinconico, in tutte le diverse sfumature di luci
ed ombre che compaiono nell’immagine della Malinconia”. Il Largo e
mesto, seguendo lo schema della forma-sonata, irradia intorno a sé le
proprieragioniespressiveepsicologiche,conunafaticosa,struggente,
lenta manifestazione del tema in un percorso di inesauribile proliferazione di nuclei sonori, di cellule che progressivamente definiscono un
così sublime approfondimento di stati intimi della coscienza tale da far
intravedere a molti, qui, un’anticipazione del“canto funebre su tutto il
dolore della terra”che arriverà, nel 1819, con l’Adagio e sostenuto della
Sonata Hammerklavier op. 106. Si tratta di un tema diffuso, di una
cellula appunto, una matrice più di tempo che di melodia, che portata
amuoveretrasformazioniarmonicheesviluppidrammatici,variazioni
dinamiche e di durata, investe nei mutamenti continui i diversi piani
dellinguaggiofacendociperdereinunacostellazionediregionilontane,
imprevedibili, nuove. Il Largo e mesto è veramente un capolavoro del
pianoforte preromantico, con in sé già tutti i caratteri del romanticismo
sonoro. A precederlo, il Presto, considerato da molti una sorta di ouverture, intendendo con questo che il suo carattere brillante – perfino leggero,inalcunitratti,seppurebasatosuun’architetturasevera–,èpreparatorio dell’intensità dolorosa del Largo che sta per seguire, in un gioco
dicontrastodrammaticochetratteggiagiàperfettamentelapersonalità
artistica di Beethoven. E poi, dopo il Largo e Mesto, due movimenti di
nuovocontrastanticonquelcaratteredoloroso:ilMinuetto,unaspecie
di consolazione portatrice di calore e luminosità, e il Rondò finale, un
gioco spiritoso di Beethoven che su quattro note iniziali elabora un
divertente percorso fatto di imprevisti, di false riprese, di pause, di contrasti dinamici che distolgono forse dalla tristezza segreta del secondo
movimento ma non la fanno, forse volutamente, dimenticare.
Dedicata alla contessa Giulietta Guicciardi, pubblicata nel 1802 dall’editore Cappi di Vienna, la Sonata in do diesis minore op. 27 n. 2,
insieme alla n. 1 catalogata con stesso numero d’opera, afferma e conferma, dopo l’op. 26, un indirizzo di libertà formale assolutamente inedito.Adircelo,oltreallasostanzacompositiva,èlostessotitolosceltoda
Beethoven per entrambi i brani dell’op. 27:“Sonata quasi una fantasia”,
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La forza è la morale degli uomini che si distinguono dagli altri, ed è anche la mia.
Beethoven
Nel cuore di Beethoven c’è qualcosa di impressionante accanto alla bontà: è il sentimento della lotta, della lotta per credere in qualcosa che trascende il mondo, che
nella sua incomprensibilità, a rovescio di ogni agnosticismo, esiste. Non si parla qui
di fede, o di una fede peculiare: Beethoven intendeva la forza del mondo che trovava
in lui la possibilità di specchiarsi nel semplicissimo confronto (nella lotta) tra tonica
e dominante.
Enzo Siciliano
Principe, ciò che siete, lo siete per nascita e per sorte; ciò che sono io, lo sono per
merito mio.
Beethoven al principe Lichnowsky
Un fiore tra due abissi.
Liszt a proposito del secondo tempo della Sonta ‘Al chiaro di luna’.
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a voler sintetizzare il senso di apertura esplorativa di un tracciato pianistico che eludendo, specialmente nel primo tempo, i principi formali
consolidatietramandatidallatradizionesonatisticaclassica,conducela
musica verso le future narrazioni dei maggiori compositori romantici.
La categoria della sonata-fantasia, infatti, appare come il terreno specialissimo per una nuova forma di comunicazione a partire dalla quale
lo schema architettonico tradizionale si lascia riempire di connotati
poeticiliberatoricapacididisegnareunpaesaggiosonoronuovissimo,
non a caso prediletto proprio dai romantici per la sua qualità polisemica: questa musica disegna un ambiente che parla simultaneamente di
piani visivi, di contesti interiori, di tracciati narrativi, di azioni sceniche
e drammaturgiche, di dimensioni oniriche e metaforiche. Accettiamo
per questo, allora, quel titolo postumo di “Chiaro di luna”, non voluto
da Beethoven e affibbiato invece nel 1832 dal critico Ludwig Rellstab:
ormaiuniversalmentericonosciutoeadottato,iltitolonotturnotraduce
edevoca–nelleintenzionidichiarateapropositodelprimomovimento
– l’immagine contemplativa, solenne, riflettente, soffusa, acquatica, di
una passeggiata o del lento scivolare di una barca sul Lago dei Quattro
Cantoni. Titolo arbitrario, certo, ma fortunatissimo e ormai irrinunciabile, a patto che lo si coniughi con l’altro titolo, esso davvero autentico, dedicato alla “quasi fantasia”. Il notturno, il notturno rischiarato
dalla luna, si deve intendere allora come luogo della coscienza resa
acusticamente eloquente, più che della realtà tangibile, dove lo spazio
dell’invenzione, svincolato dai limiti della costruzione “diurna”, cioè
controllata, razionale, logica, viene edificato come spazio intimo di
libera associazione di suoni.
Il tema della liberazione formale, implicito nel riferimento alla fantasia,
risiede indubbiamente nel carattere del primo movimento: non tanto
per ilsuo essere unAdagio sostenuto,cioè segnato dauna tempolento,
(giacchéaltrevolteprimadiquestocasosieranosentiteSonatedeviare
dal canonico inizio in Allegro), quanto per l’assenza della forma-sonata
ad aprire la composizione, lasciata scivolare invece, appunto, lungo la
superficie liquida di un tempo occupato da un discorso rapsodico, fantasioso, irriducibileaschemitripartiti,bitematici,espositivi,sviluppanti, riespositivi e via elencando. Alcuni critici credono di poter trovare
la spiegazione e le ragioni di questo carattere libero nella straordinaria
bravuradiBeethovennell’improvvisazione:questobrano,basatosuun
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unico tema, potrebbe essere il risultato di una performance particolarmente ispirata. Quel che conta, per il nostro ascolto, è però la particolareatmosferasonora(vuoldiretimbrica,fonica,energetica,espressiva)
che emanano queste note. Serve forse ricordare, a questo proposito,
l’istruzione apposta da Beethoven all’inizio dell’Adagio:“Si deve suonare tutto questo pezzo delicatissimamente e senza sordino”, a voler
indirizzarel’esecutoreversounaspecialemateriadisuono,arricchitada
una definizione di tocco, di colore, di energia fonica, di tecnologia dello
strumento sfruttato nel suo dispositivo di risonanza in grado di dare
vaporosità e matericità nuovissime al suono.
Del secondo, brevissimo movimento, Allegretto, Liszt parla come di
“un fiore tra gli abissi”, a significare il senso di continuità e interpenetrazione tra i movimenti, ma anche di stacco, di momentaneo respiro e
alleggerimentodopounmovimentodimalinconica,sofferentecontemplazioneeprimadelfebbrileultimotempochechiudetempestosamente
l’opera. Si tratta formalmente di uno scherzo, con il richiamo, nel trio,
ovvero nellapartecentrale,aun’atmosferada Ländlervillereccio pieno
dibuonumore,perfettamentefunzionaleaquestapausadisospensione.
La forma-sonata (ma con tre temi) appare a sorpresa, invece, nel terzo e
ultimo movimento, il Presto agitato, aperto e attraversato da una vena
febbrile e tempestosa. Anche qui, tuttavia, a confermare il programma
indicato dal titolo, Beethoven muove il discorso secondo un progetto
quasi improvvisativo,diestremalibertàsentimentale, riuscendo a fondere rigore formale e intensità espressiva. L’altezza sublime del brano è
datadunquedallaconiugazionedifattorimolteplici:lafelicissimalinea
melodica dei temi aggrediti da una grandiosa veemenza di moto, un
incedere vigoroso, a tratti persino violento, che si arresta solo alla frase
conclusiva, pacatamente morente, quasi crepuscolare.
Si è già detto, all’inizio di questo discorso, della data di composizione
della Sonata op. 57 in fa minore, denominata“Appassionata”: iniziata
nel 1804 viene terminata da Beethoven nel 1805 e pubblicata aVienna
nel 1807 dal Bureau des Arts et d’Industrie con dedica al conte Franz
von Brunswick. Della nota titolazione,“Appasionata”, dobbiamo precisare che, al pari del“Chiaro di luna”, si tratta di un’aggiunta posteriore
apportata in questo caso dall’editore Cranz di Amburgo in occasione
di una seconda edizione. Serve ricordare che questa Sonata è, insieme
alla Sonata op. 78 “A Thérèse” (e superate più avanti solo dalla Sonata
op. 106), la preferita da Beethoven. D’altra parte, come molti critici
hanno fatto notare, quest’opera condensa e rispecchia in buona parte
i caratteri salienti della complessa personalità del musicista, o almeno i
tratti psicologici peculiari tramandati dalla storia.“Un torrente di fuoco
in un letto di granito”, come ha scritto Romain Rolland, derivando evidentementeilpropriogiudiziodall’affermazionediBeethovenilquale,
interrogato sul significato di questo lavoro, rispose (come già a proposito della Sonata op. 31 n. 2): “Leggete la Tempesta di Shakespeare!”
D’altra parte, ancora per meglio introdurre all’ambientazione estrema
dell’“Appassionata”, molti hanno cercato, di questi suoni, i parallelismi
e le corrispondenze letterarie: dall’Inferno di Dante al Re Lear, dai drammi di Corneille al Macbeth, tutta una schiera di figure e di situazioni
drammatichecherivendicano,ovengonospintearivendicare,parentela
con il personaggio dell’op. 57, un “io” complesso, bifronte, sintesi e
sprigionamento di forza tellurica, esplosioni primordiali, primitivismo
elementare,insiemeasensibilitàtremante,fragilissimaumanità,debolezza implorante.
Così il primo movimento dei tre complessivi forma un percorso in
cui queste diverse componenti si intrecciano e scompongono, fino a
pronunciare un richiamo simbolico, una terzina di suoni strettamente
vincolati ed evocanti il celebre incipit della Quinta sinfonia, il tema del
destino,cheintroducequilaviaalsecondotemaeaisuccessivisviluppi.
Quello che conta osservare, oltre tutto il resto, è anche la natura fonicadell’avanzamentoquiprepotentedelpianismobeethoveniano.Una
materiatimbricatrattata,composta,meditatasecondostrategiemodernissimedidrammatizzazionechecomprendononeldisegnoprogettuale
persinol’aspettofisicodelsuono,lasuagrana,lasuaricchissimamatrice
acustica ed espressiva. Il primo movimento è dunque attraversato da
una passione vivissima e intensa che trova nel tratto dello sviluppo una
straordinariaelaborazione,làdoveitemivengonotrasfiguratisecondo
procedimenti che antepongono il principio contenutistico a qualsiasi
normativa o statuto della “buona composizione”, del formalismo più
ortodosso.Sièdettoall’iniziodelpercorsodisegnatodaquestequattro
Sonate. Qui siamo, dopo lo snodo del “Chiaro di luna”, all’esplicita,
esplosiva dirompenza di una ricerca compositiva totalmente nuova.
Ilpassaggioalsecondotempo,Andanteconmoto,avvienedopoisuoni
che, quasi un brusio tenebroso, chiudono l’Allegro assai. L’annuncio
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è chiaro, e infatti l’opera continua con una raccolta e intensa intimità
attraversatadaatmosferesommesse,veicolatedaunaformastrutturata
su un tema con tre variazioni: una monumentale semplicità, è stato più
voltesottolineato,riferendosiallasceltabeethovenianadiconcentrare
tutta la densità espressiva ed emozionale su un tracciato fondamentalmente armonico, limitato, per ciò che attiene al piano melodico, a
solo pochiaccenniefigurazioni.Fareforma,strutturareunanarrazione
sonora, con i soli attributi accordali dell’armonia dichiara l’intenzione
beethovenianadicostruireilnuovoricorrendoagesticompostivibasici,
quasi primordiali.
Il terzo e conclusivo movimento, Allegro ma non troppo, ripristina il
clima del primo movimento. Il passaggio dal tempo centrale avviene
tramiteunasequenzaripetutadiaccordidissonanticheapronolastrada
a un turbinoso moto perpetuo, fatto di veemenza, di elementi distruttori, di visioni allucinate dell’anima. Il brano si apre con un accordo
ripetuto tredici volte per continuare con un tracciato che muove da un
solo tema a uno sviluppo a un unico, fuggevole momento di quiete,
per riprendere poi con l’esplosione degli elementi distruttori, evidente
zona di identificazione con il temperamento visionario e la complessa,
tormentata indole dell’uomo Beethoven.
Gli Allegretti di Beethoven sono spesso degli episodi pieni di dolce tristezza e della
segreta ironia che è il più delle volte il fondo del pensiero di Shakespeare e di Cervantes.
Wilhelm von Lenz
E l’infelice si consoli trovando un altro infelice che, malgrado tutti gli ostacoli della
natura, ha fatto quanto era in suo potere per essere accolto nel gruppo degli uomini
ed artisti veramente degni.
Èstata l’artela sola che mi potè trattenere! Ah, mi sarebbesembrato impossibiledisertare questo mondo senza aver prima condotto a compimento tutto ciò che io sentivo
di essere stato chiamato a compiere.
Beethoven dal Testamento di Heiligenstadt
Afferrare il destino alla gola per non essere piegato interamente perchè è così bello
vivere mille volte la vita.
Beethoven all’amico dottor Wegeler
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Coincidenze
1798
Tre Sonate op.10 per pianoforte
Primi sintomi della sordità di Beethoven.
Beethoven, Quartetti op.18 (1798-1800); 12 Variazioni sul tema Ein Mädchen oder
Weibchen op.66;Trio in si bem. per clarinetto, violoncello e pianoforte;Tre Sonate per
violino e pianoforte op.12; Sonata facile in sol minore per pianoforte; Sonata in do
min.per pianoforte “Patetica”.
Nasce Donizetti.
Haydn, Missa in re maggiore “Nelsonmesse”; La creazione, oratorio (1798-1801);
Sonata per pianoforte n.50.
Johann G. Fichte, Sistema della morale.
Francisco Goya, La lampada del diavolo.
Carlo Gozzi, Memorie inutili.
Vittorio Alfieri, Il misogallo.
Giacomo Casanova, Le memorie della mia vita.
Nasce Giacomo Leopardi.
Samuel T. Coleridge, La ballata del vecchio marinaio.
In febbraio i francesi entrano in Roma e viene proclamata la Repubblica Romana. In
luglioNapoleoneespugnaAlessandriad’Egitto,quindisconfiggeaipiedidellepiramidi l’esercito mamelucco guidato da Murad Bey.
1801
Sonata quasi una fantasia in do diesis minore ‘Al chiaro di luna’ op.27 n.2
Beethoven: Sonata per violino e pianoforte n. 5 in fa maggiore “La Primavera” op. 24;
Le creature di Prometeo; Sonata op. 28‘Pastorale’; Quartetto in fa maggiore (trascr.
dalla Sonata op.14 n.1 per pianoforte); Quintetto d’archi in do maggiore; Sonata in
la min. per violino e pianoforte; Sette variazioni in mi bemolle maggiore sul tema
‘Bei Männern, welche Liebe fühlen’ dal Flauto magico di Mozart per violoncello e
pianoforte.
Nasce Bellini.
Muoiono Cimarosa e Stamitz.
Boccherini, Stabat Mater.
Weber, Peter Schmoll und seine Nachbarn, opera.
Hegel, Differenza tra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling.
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Fichte,Rapportochiarocomeilsolealgranpubblicosullaveranaturadellafilosofiapiù
recente.
Vittorio Alfieri scrive le sei commedie: L’uno, I pochi, I troppi, L’antidoto, La finestrina
e Il divorzio.
Vincenzo Monti, La mascheroniana.
Chateaubriand, Atala o Gli amori di due selvaggi nel deserto.
Schiller, Maria Stuarda.
La pace di Luneville tra Francia ed Austria dà ai Francesi il territorio a ovest del Reno
e il Piemonte.
Il Granducato di Toscana diviene regno d’Etruria e sul trono sale Ludovico I dei
Borboni di Parma.
Karl Gauss, Disquisitiones arithmeticae sulla teoria dei numeri.
Johann W. Ritter illustra le caratteristiche dei raggi ultravioletti.
Philippe le Bon d’Hunversinn costruisce un motore a gas.
Robert Fulton inventa un sommergibile di legno ricoperto di rame (Nautilus).
Il fabbricante d’armi Eli Whitney è il primo a utilizzare la produzione in serie nella
sua fabbrica di fucili.
1804
Sonata in fa minore “Appassionata” (pubblicata 1807) op.57
Beethoven, Sonate per pianoforte in do maggiore op.53“Waldstein”e in fa maggiore
op.54; Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.55 “Eroica”; Triplo concerto per
violino, violoncello, pianoforte e orchestra; Quattordici Variazioni in mi bemolle
maggiore per violino, violoncello e pianoforte; Sette Variazioni su ‘God Save the
King’, per pianoforte (pubblicazione); Cinque Variazioni su ‘Rule, Britannia’ per
pianoforte (pubblicazione).
Nascono Glinka e Johann Strauss senior.
In Francia Napoleone fa giustiziare il principe borbonico Luigi-Antonio Enrico duca
d’Enghien. Viene adottato il Codice civile Napoleonico.
18 maggio: Napoleone viene proclamato Imperatore dal senato conservatore.
2 dicembre: Napoleone si autoincorona imperatore nella cattedrale di Notre Dame
di Parigi e incorona Josephine Beuharnais imperatrice. Il suo regno viene benedetto
da papa Pio VII.
Viene ratificato il XII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.
2 dicembre. La Spagna dichiara guerra alla Gran Bretagna.
Fonti:Cronologiauniversale,Roma,NewtonCompton,1996.Dizionariodellamusicaedeimusicisti,Utet,1994.
www.musicweb.uk.net/Classpedia/index.htm
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© Peter Hundert
Interpreti
Angela Hewitt
Negli ultimi anni si è contraddistinta
sulla scena internazionale anche grazie
alle sue superbe registrazioni per la casa
discografica Hyperion.
Il suo progetto decennale di registrare
tutte le opere principali per tastiera di
Bach (completato nel 2005) è stato
descritto come “una delle glorie discografiche dei nostri tempi” ed ha vinto
numerosi premi. Angela Hewitt è stata
descritta come“la più grande interprete
di Bach dei nostri tempi” (The Guardian) e “niente di meno che la pianista
che rappresenterà Bach nei prossimi
anni” (Stereophile).
Angela Hewitt ha un vasto repertorio
che spazia da Couperin fino alla mu-
sica contemporanea. La sua discografia
include registrazioni di Granados,
Beethoven, Rameau, Chabrier, Olivier
Messiaen, i Notturni e gli Impromptus
di Ravel e tre dischi dedicati alla musica
di Couperin. Le sue registrazioni di tutti
i Concerti per tastiera solista di Bach
con l’Orchestra da Camera Australiana
sonoentratenellaclassificastatunitense
dellevenditesolounasettimanadopola
pubblicazione e sono state scelte come
“Record of the month” dalla rivista Gramophone. Il primo disco di una serie di
CD di Schumann è stata pubblicata nel
novembre 2007.
Angela Hewitt è molto rinomata in
tutto il Nord America ed Europa, così
comeinGiappone,Australia,Singapore,
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Nuova Zelanda, Israele, Cina, Messico,
Turchia e Russia. Eventi delle stagioni
recenti includono i suoi debutti alla
Carnegie Hall, al Concertgebouw e con
l’Orchestra di Cleveland, così come un
tour del Nord America con l’Australian
Chamber Orchestra. In recital si è esibita
ai Festival di Edimburgo, Osaka, Praga,
Hong Kong, dello Schleswig-Holstein
e di Oslo, per nominarne alcuni. I suoi
recital alla Wigmore Hall e alla Royal
Festiva Hall di Londra hanno segnato
il tutto esaurito con mesi di anticipo.
Come musicista da camera ha raggiunto
la celebrità presso il Lincoln Center di
New York e la Queen Elizabeth Hall e,
nel giugno 2007, è stato pubblicato il suo
CD con le Sonate per viola da gamba di
Bach in collaborazione con il violoncellista Daniel Müller-Schott.
Nelcorsodellastagione2007/08,Angela
Hewitt ha tenuto un tour mondiale di
grandesuccessoincentratosull’esecuzione completa del‘Clavicembalo ben temperato’ nelle maggiori città del mondo
tra cui Londra, New York, Low Angeles,
Berkeley, Portland, Vancouver, Denver,
Ottawa ecc. È stato inoltre realizzato da
Hyperion un DVD intitolato “Bach Performance on the Piano” in coincidenza
con il tour.
Nel luglio 2005, Angela Hewitt ha
inaugurato il suo Trasimeno Music Festival, nel cuore dell’Umbria. Il festival
ha attirato un pubblico internazionale
al Castello dei Cavalieri di Malta di
Magione, sulle rive del Lago Trasimeno.
Nella prima edizione, sei concerti in sette
giorni hanno visto Angela Hewitt esibirsi
in recital, musica da camera, accompagnatrice di Lieder e direttore d’orchestra,
collaborando con numerosi artisti già
affermati o con giovani musicisti di sua
scelta. Il festival è divenuto un attesissimo appuntamento annuale.
Nata in una famiglia di musicisti (il padre
era organista della Cattedrale di Ottawa)
Angela Hewitt ha iniziato a studiare pianoforte a tre anni, ad esibirsi in pubblico
a quattro anni ed ha vinto la sua prima
borsa di studio a cinque anni.
A nove anni ha tenuto un recital al Royal
Music Conservatory di Toronto, che ha
inseguitofrequentato.Hapoiproseguito
la sua formazione con il pianista francese
Jean-Paul Sévilla all’Università di Ottawa. Ha vinto il Primo Premio al Concorso Viotti (1978) ed ha ricevuto diversi
riconoscimentiaiConcorsiInternazionali Bach di Lipsia e Washington D.C. così
come al Concorso Dino Ciani di Milano.
Nel 1985 ha vinto il Concorso Pianistico
Bach di Toronto.
Angela Hewitt è stata nominata“Artista
dell’anno nel 2006” da Gramophone. È
stata premiata con il primo BBC Radio
3 Listener’s Award nel 2003. È Ufficiale
dell’Ordine del Canada dal 2000 ed è
membro della Royal Society del Canada.
Nel 2006 ha ricevuto un OBE (onorificenza dall’Order of the British Empire)
in occasione dei Festeggiamenti per il
Compleanno della Regina.
Angela Hewitt vive a Londra dal 1985
ma ha anche una residenza a Ottawa
(Canada) e in Umbria.
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