Arcese, sì all`accordo 5 mesi di «cassa» in più

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Arcese, sì all`accordo 5 mesi di «cassa» in più
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LA FIRMA
Rovereto
» AL MINISTERO DEL LAVORO
OLIVI
«Senza firma niente
tutele ai lavoratori»
ROVERETO. «Abbiamo sempre
insistito perché la questione
Arcese fosse affrontata in un
tavolo aperto: ognuno doveva
fare un passo per avvicinarsi
all’altro». Si dice «pienamente
soddisfatto» per la conclusione
della vicenda il vicepresidente
della Provincia Alessandro Olivi,
che sottolinea come un altro
nulla di fatto al Ministero
avrebbe «lasciato libera
l’azienda di agire. Capisco le
difficoltà e le resistenze dei
lavoratori e delle loro
rappresentanze - continua Olivi ma chiamarsi fuori da questo
accordo significava mettere a
rischio i soggetti più deboli di
tutta la vicenda, cioè i lavoratori
stessi».
Con l’accordo firmato ieri al Ministero del lavoro, Arcese godrà di altri 5 mesi di cassa integrazione in deroga
Arcese, sì all’accordo
5 mesi di «cassa» in più
Firmano anche i Cobas, la mobilità per i 66 lavoratori in esubero inizierà a luglio
Ricollocamento volontario e per chi si dimette pronti gli incentivi all’esodo
di Giuliano Lott
◗ ROVERETO
Il timore era un altro mancato
accordo, che avrebbe fatto tramontare ogni forma di tutela
per i lavoratori dell’Arcese in
esubero. Invece ieri mattina a
Roma al Ministero del lavoro
hanno firmato tutti: i confederati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, ma anche i Cobas, con i
propri rappresentanti della
Rsu. E l’accordo, che sancisce
da una parte la fuoriuscita di
66 lavoratori delle sedi di Corbetta (Milano), Rivalta (Torino) e Rovereto, dall’altra garantisce a chi lo vorrà un ricollocamento in altre aziende del
gruppo Arcese, soprattutto nella sede di Bologna, e incentivi
all’esodo per chi si dimetterà
di propria volontà prima
dell’inizio della mobilità. Che
però - ed è questa la vera novità di ieri - scatterà solo dal 23 di
luglio. Arcese beneficerà infatti
di ulteriori cinque mesi di cassa integrazione in deroga, che
inizieranno lunedì 23 di febbraio per terminare il 22 luglio. La
“cassa” è stata concessa per un
numero massimo di 111 lavoratori, di cui 110 delle sedi di
Arco e Rovereto (uno invece
nella sede di Rivalta). L’accordo prevede che la cassa venga
applicata a rotazione, con una
riduzione oraria media del
60%, che potrà però raggiungere picchi del 100%. Si tratta di
cinque mesi residui del monte
cumulato per il quinquennio
in corso. Alla fine dei cinque
mesi di cassa integrazione, chi
non avrà chiesto di essere ricollocato e chi non si sarà dimesso (incassando un incentivo all’esodo di circa 12 mila euro), verrà comunque posto in
mobilità, senza altre condizioni. Per la ricollocazione in altre
aziende del gruppo, verranno
presi in considerazione per primi i lavoratori con maggior anzianità aziendale e con carichi
familiari, criteri oggettivi che
mirano a dare precedenza a
chi si trova in condizioni più
svantaggiate. All’accordo hanno dato il proprio avvallo anche i rappresentanti dei Cobas,
che fino all’ultimo hanno cercato di riaprire le trattative per
scongiurare gli esuberi, ma di
fronte al rifiuto dell’azienda
non c’era molta scelta: se l’accordo non fosse stato raggiun-
to, Arcese avrebbe comunque
proceduto ai licenziamenti,
senza riconoscere alcunché ai
lavoratori costretti ad andarsene. E tutto a norma di legge,
senza alcuna possibilità di impugnare le lettere di licenziamento.
Una scelta difficile, dove però ha prevalso la volontà di
non penalizzare i lavoratori,
già puniti oltremodo dalla perdita del lavoro e dall’estrema
difficoltà del trovarne un altro
in uno dei periodi più neri
dell’economia nazionale. In
ogni caso, cinque mesi in più
per decidere del proprio futuro
non saranno gran cosa, ma
sempre meglio che trovarsi
senza lavoro da un giorno
all’altro.
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