un ragazzo - Ingegneria Solazzo Srl

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un ragazzo - Ingegneria Solazzo Srl
Viale Kennedy 4
90014 Casteldaccia (PA)
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UN RAGAZZO
Uno
“E adesso vi siete lasciati?”
“Fai lo spiritoso?”
Spesso la gente pensava che Marcus volesse fare lo spiritoso quando invece era serio. Chissà perché. Chiedere a sua
mamma se aveva rotto con Roger era una domanda del tutto sensata, pensava. Avevano litigato di brutto, poi se n’erano
usciti con la faccia seria: Roger era venuto lì da lui, gli aveva stretto la mano augurandogli buona fortuna a scuola e se
n’era andato.
“Perché dovrei fare lo spiritoso?”
“Bè, a te cosa sembra?”
“A me sembra che vi siate lasciati. Ma volevo essere sicuro.”
“Ci siamo lasciati.”
“Quindi se n’è andato?”
“Si Marcus. Se n’è andato.”
Pensava che non si sarebbe mai abituato. Roger gli piaceva abbastanza, e qualche volta erano usciti tutti e tre assieme;
ma adesso non l’avrebbe più visto. Non che gli importasse, ma a pensarci su era un po’ strano. Una volta era andato in
bagno assieme a Roger, quando stavano entrambi per farsela addosso dopo una gita in macchina. Ti verrebbe da pensare
che due che hanno fatto la pipì assieme non dovrebbero perdersi di vista.
“E la sua pizza?” Avevano appena ordinato tre pizze quando avevano cominciato a litigare, e non erano ancora arrivate.
“Ce la divideremo. Se abbiamo fame.”
“Ma sono grandi. E poi Roger non ne ha ordinata una col salame piccante?” Marcus e sua madre erano vegetariani.
Roger no.
“Bè, la butteremo via” disse lei.
“Oppure possiamo toglierci il salame. Penso che non te ne mettano tanto comunque. È soprattutto formaggio e
pomodoro.”
“Marcus, in questo momento non riesco proprio a pensare alle pizze.”
“Ok, scusa. Perché vi siete lasciati?”
“Oh…per tanti motivi. Non so proprio come spiegartelo.”
Marcus non era meravigliato che non sapesse spiegare che cosa era successo. Aveva sentito più o meno tutta la
discussione e non ne aveva capito una sola parola; sembrava che da qualche parte mancasse qualcosa. Quando lui e sua
mamma discutevano, si riusciva a cogliere l’importante: troppo, troppo caro, troppo tardi, troppo piccolo, fa male ai
denti, l’altro canale, compiti, frutta. Ma quando discutevano sua mamma e i suoi fidanzati, potevi stare ad ascoltare per
ore senza riuscire comunque a cogliere il nocciolo, l’essenza, l’equivalente della frutta e dei compiti. Era come se gli
fosse stato ordinato di litigare e loro saltassero fuori con la prima cosa che gli veniva in mente.
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“Aveva un’altra fidanzata?”
“Non penso”
“Tu hai un altro fidanzato?”
Rise. “E chi sarebbe? Il tipo cui abbiamo ordinato le pizze? No, Marcus, non ho un altro. Non è così che va. Non
quando sei una madre di trentotto anni che lavora. È un problema di tempo. Perché? Ti darebbe fastidio?”
“Non so.”
Non sapevo davvero. Sua mamma era triste, questo lo sapeva: adesso piangeva molto, più di quanto non facesse prima
che si trasferissero a Londra, ma non sapeva se questo avesse qualcosa a che fare con gli uomini. In un certo senso
sperava di sì, perché allora si sarebbe tutto sistemato. Avrebbe incontrato qualcuno e lui l’avrebbe fatta felice. Perché
no? Sua mamma era carina, gli sembrava, e simpatica, qualche volta anche spiritosa, e dovevano esserci una marea di
tipi come Roger in giro. Se non erano gli uomini, d’altronde, non sapeva cosa potesse essere, a parte qualcosa di brutto.
“Ti dispiace che abbia dei fidanzati?”
“No. Se non sono come Andrew.”
“Bè, si, lo so che Andrew non ti piaceva. Ma in generale? Non ti dà fastidio l’idea?”
“No. Certo che no.”
“Te la sei sempre cavata bene. Considerando che hai avuto due generi diversi di vita.”
Marcus capiva cosa voleva dire. Il primo genere di vita era finito quattro anni prima, quando lui aveva otto anni e sua
mamma e suo papà si erano separati; quello era il genere normale, noioso, con la scuola e le vacanze e i compiti e le
visite ai nonni durante i week-end. Il secondo genere era più disordinato e con dentro più persone e più luoghi: ii
fidanzati di sua mamma e le fidanzate di suo papà, case diverse, Cambridge e Londra. Si fa fatica a credere che possano
cambiare così tante cose solo perché un rapporto tra due persone finisce, ma a lui non importava. Qualche volta pensava
anche di preferire il secondo genere di vita al primo. Succedevano più cose, e questo non poteva che essere positivo.
A parte Roger, non era successo granché a Londra. Erano arrivati solo da qualche settimana – avevano traslocato il
primo giorno delle vacanze estive – e fino a quel momento era stata una vera noia. Erno andati due volte al cinema, a
vedere Mamma, ho riperso l’aereo, che non era bello come Mamma, ho perso l’aereo, e Tesoro, mi si è allargato il
ragazzino, che non era bello come Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi e sua mamma aveva detto che i film moderni
sono troppo commerciali, che quando lei aveva la sua età…non so cosa, non si ricordava più cosa. E poi erano andati a
dare un’occhiata alla sua scuola, che era grande e orribile; avevano girovagato per il quartiere, che si chiamava
Holloway e aveva zone belle e zone brutte e avevano parlato un sacco di Londra e dei cambiamenti che stavano loro
capitando e di come tutto si sarebbe sistemato per il meglio, probabilmente. Ma in realtà se ne stavano lì a far niente in
attesa che la loro vita londinese iniziasse.
Le pizze arrivarono e le mangiarono direttamente nella scatola.
“Sono più buone di quelle che mangiavamo a Cambridge, vero?” disse Marcus in tono allegro. Non era vero: era la
stessa catena di pizzerie, ma a Cambridge le pizze non venivano da così lontano, e quindi la scatola non era proprio così
umida e molle. Era solo che pensava di dover dire qualcosa di incoraggiante. “Guardiamo la tv?”
“Se vuoi.”
Trovò il telecomando giù dietro il cuscino del divano e cominciò a fare lo zapping. Non voleva guardare nessuna delle
soap opera, perché nelle soap opera ci sono sempre un sacco di guai, e aveva paura che i guai della soap opera
ricordassero a sua mamma i guai che aveva lei. Così guardarono un documentario su quello strano pesce che vive sul
fondo delle grotte e non vede niente, un pesce di cui nessuno capisce l’utilità; pensava che questo non avrebbe ricordato
a sua mamma niente di particolare.
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Queste due pagine sono tratte dal libro scritto da Nick Hornby dal titolo “Un
ragazzo” pubblicato dalla TEA.
Ecco a voi il Peter Pan dei nostri giorni: Will Lightman, 36 anni, londinese doc, con
una faccia da “serial bravo-ragazzo”. Praticamente non fa un tubo tutto il giorno
(suo padre gli ha risolto il problema lavoro nel più bizzarro dei modi), si preoccupava
di vivere vestire mangiare cool e l’unico principio etico di cui è assolutamente certo
è: non si deve mentire su se stessi nei test delle riviste. Le donne? L’ideale è
separata, meglio se abbandonata, con figli e molti altri problemi, cioè: ognuno a
casa sua e zero complicazioni. E così Will pensa bene d’infiltrarsi in un gruppo di
sostegno per genitori single…Al varco lo aspettano due belle sorprese: 1. Fiona,
troppo hippy, troppo vegetariana, troppo fissata con Bob Marley, e soprattutto 2. Il
figlio di Fiona, Marcus, 12 anni che non sa nulla di calcio, ai Nirvana preferisce Joni
Mitchell (?!) e ha un disperato bisogno di qualcuno che gli dia le istruzioni per l’uso
del mondo…
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Intelligente, originale, spassoso, e illuminato da un talento narrativo che fa apparire
tutto semplice, Un ragazzo corre leggero verso la sua conclusione, in un intrecciarsi
di situazioni e personaggi che alla fine ci lascia con l’impressione, assai rara, di aver
letto una vera storia dei nostri tempi.
Casteldaccia (PA), lì 10.10.2016
Ing. Francesco Solazzo
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