Titolo Progetto Complesso immobiliare a Parigi Descrizione

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Titolo Progetto Complesso immobiliare a Parigi Descrizione
Titolo Progetto
Complesso immobiliare a Parigi
Descrizione progetto
35 alloggi sociali, centro d’accoglienza per senzatetto, asilo
Luogo
ème
(Francia)
5-5bis Rue Stendhal, Paris 20
Committente
RIVP – Régie Immobilière de la Ville de Paris
Equipe di progetto
Architetto capogruppo :SCAPE
Strutture: Arcadis
Impianti: Alto Ingénierie
HQE: Alto Ingénierie
Incarico
Progetto preliminare
Classe energetica
Plan Climat Ville de Paris
CERQUAL H&E option performance profil A et Qualitel BBC Effinergie
Cronologia
2009
Dati progetto
SLP: 6.000m2
Budget
11.700.000 €
Crediti Immagini
Marco De Angelis
Testo
Il bando di concorso della RIVP evidenzia due temi fondamentali e la soluzione dei problemi che
questi implicano costituisce la posta in gioco principale del progetto: il tema della densità e il tema
della complessità sociale.
Sul lotto, la densità proposta è il doppio rispetto a quella prevista per la Zone Urbaine Générale. La
concentrazione sembra essere l’unico destino possibile per la città di Parigi e questo fatto si riflette
tanto nello spirito che anima le scelte del PLU (piano regolatore) che vuole evitare le piccole
densità, grandi consumatrici di spazi, quanto nelle proposte dei dieci team internazionali per “Le
Grand Paris”.
Fin dal XIX secolo la densità urbana di Parigi è una delle caratteristiche che appare in tutte le sue
raffigurazioni, a partire dalle opere di Pissarro fino ai cinema della Nouvelle Vague dove una città
compatta, densa, continua, senza interruzioni e senza soluzione di continuità fa da cornice a
personaggi in movimento perpetuo.
Partendo dunque dall’idea che la densità è un valore, quasi un patrimonio della città, si è cercato di
comprendere come crearla, suggerirla e in seguito come renderla sopportabile, vivibile e gradevole.
La prima scelta che abbiamo fatto è stata quella di mantenere l’aspetto compatto della strada. In
conformità alle disposizioni del PLU, abbiamo seguito l’allineamento su Rue Stendhal, cercando un
inserimento tranquillo e silenzioso in questa linea continua, con una facciata liscia che guarda il
vuoto del Réservoir de Charonne e gli fa eco tramite pannelli scorrevoli riflettenti.
La facciata interroga il contesto e lo riproduce con immagini frammentate.
Una densità così forte non può essere tuttavia vivibile se è interrotta da pause e vuoti. I volumi
compatti dell’edificio vengono rotti sul retro, erosi da una sequenza di spazi vuoti, nati dalla
relazione con il tessuto circostante: l’aria e la luce possono così filtrare, le strade si possono aprire,
gli spazi verdi possono sorgere. Grazie a questo sistema di percezione visiva, gli edifici preesistenti
non sono isolati sulla parte posteriore del sito, ma vengono messi in relazione, così come il nostro
progetto, con la città.
La rottura di questa massa densa è la base per affrontare il secondo tema centrale del progetto: la
complessità sociale che deriva dalla mixité di funzioni proposte dal programma e della grande
varietà di utenti che dovranno confrontarsi in questo luogo.
Si è voluto ricreare «la fantasmagoria, dove (la città) appare tanto come paesaggio, tanto come
stanza…» evocata da Walter Benjamin.
Gli spazi vuoti sono a loro volta luoghi di condivisione, di incontro tra realtà sociali che la città
contemporanea spesso vuole separare, ma possono essere vissuti anche come spazi intimi,
nascosti dove ciascuno (gli abitanti degli alloggi, gli ospiti del centro di accoglienza, i bambini
dell’asilo) può rifugiarsi nel proprio mondo.
La permeabilità fisica e visiva che lega ciascuno di questi «giardini» non è imposta, ma è offerta
come una possibilità.
Gli spazi edificati sono concepiti con lo stesso spirito.
Ancora Benjamin: « …l’interno rappresenta per il particolare l’universo. Vi riunisce le regioni lontane
e i ricordi del passato. Il suo salone è un palco nel teatro del mondo.» Gli interni sono naturalmente
chiusi e isolati dal contesto, racchiudono la sfera personale di ogni abitante, ma si nutrono a loro
volta delle relazioni che nascono sul sito. Così gli spazi del centro di prima accoglienza si
confrontano, ma sono protetti alla vista degli estranei. Gli appartamenti nascondono spazi più intimi,
che a nord osservano il vuoto silenzioso del Réservoir, e ambienti da cui si può osservare la vita
che si anima nella parte sud. L’asilo, più isolato per garantire la protezione dei bambini, vive in un
sistema di mutue relazioni attraverso il grande atrio.
Tutto lo spazio, vuoto o costruito, è di volta in volta spazio dell’individuo, di una collettività e
dell’incontro tra diverse collettività che condividono questo sito.
Le scelte operate rispetto agli input urbanistici e sociali di questo progetto racchiudono la risposta al
problema dello sviluppo sostenibile. Questo aspetto non può essere trattato a posteriori, ma deve
essere intrinseco al progetto.
Si può affermare che la densità è sostenibile perché implica lo sfruttamento non estensivo del
territorio, l’utilizzazione delle risorse esistenti e la limitazione degli spostamenti più inquinanti
Il vuoto che viene creato per rinforzare gli spazi verdi libera delle aree che beneficiano di una
condizione di soleggiamento ottimale (il giardino dell’asilo) o di una vista privilegiata (le terrazze
delle abitazioni) e garantisce una pluralità d’orientamenti che assicurano la ventilazione naturale
degli appartamenti.