mercato italiano - Informatore Agrario

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mercato italiano - Informatore Agrario
Obiettivo
10 - 2010
in collaborazione con
MERCATO ITALIANO
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GRANO TENERO
vi è una certa resistenza a vendere i modesti quantitativi ancora disponibili dalla
vecchia campagna, i prezzi calano per via della consistente offerta di merce estera
a prezzi sempre più bassi. Anche l’assorbimento da parte mangimistica è tutto
sommato modesto, ma la cosa incide poco sui prezzi del grano nazionale.
I prezzi del prodotto nazionale in partenza sono pari a 138-142 euro/t per il misto
rosso e 150-153 euro/t per il bianco. Il grano estero viene offerto per il prodotto
in arrivo via camion a 140 euro/t dalla Germania e dall’Ungheria, e 145 euro/t
dalla Francia sia per uso panificabile che mangimistico. Il grano foraggero sui
porti vale intorno 140-142 euro/t partenza sul pronto e 140 euro/t per il secondo
semestre dell’anno.
ANDAMENTO dei prezzi nazionali ed esteri
del grano tenero (2009)
350,00
325,00
300,00
250,00
225,00
200,00
175,00
150,00
125,00
Ager BO N. Spring
Ager BO Classe 3
Ager BO Classe 1
Francese partenza
17 mar.
10 mar.
3 mar.
24 feb.
17 feb.
10 feb.
3 feb.
27 gen.
20 gen.
13 gen.
100,00
6 gen.
Prezzi (euro/t)
275,00
3
GRANO DURO
Il mercato sembra aver arrestato la sua corsa al ribasso sia perché i valori raggiunti
sono estremamente bassi sia perché qualche compratore è tornato ad affacciarsi sul
mercato per acquisti sino al termine della campagna.
Lo scenario sostanzialmente non è mutato (lo sbilancio fra import ed export dà una
maggior disponibilità nell’Ue di ben 1,45 milioni di tonnelate in più rispetto alla
campagna scorsa), e si auspica che gli acquirenti possano soddisfare le loro esigenze
dei prossimi mesi con il prodotto italiano e non di importazione per non appesantire
ulteriormente la bilancia del grano duro nazionale.
I prezzi per il prodotto in partenza rimangono in una forbice compresa fra 140 e 155
euro/t in un mercato un po’ più attivo.
ANDAMENTO dei prezzi nazionali ed esteri
del grano duro (2009)
315
295
255
235
215
195
175
155
Ager BO Fino Centro
2 Hard Fob US
Francese partenza
Ager BO Fino Nord
17 mar.
10 mar.
3 mar.
24 feb.
17 feb.
10 feb.
3 feb.
27 gen.
20 gen.
13 gen.
135
6 gen.
Prezzi (euro/t)
275
3
MAIS E SOIA
Il mercato del mais nazionale è in leggero calo: nonostante l’offerta non sia
abbondante i prezzi sono leggermente diminuiti per via della scarsità nella
domanda.
I consumi da parte della zootecnia rimangono bassi e i mangimisti sembrano
essere ancora ben approvvigionati anche per via dei riporti di materie prime dai
mesi precedenti. Il contesto nel quale si muove il mais rimane del tutto particolare:
i prezzi hanno poche possibilità di ribasso in funzione della limitata quantità di
prodotto disponibile sia in Italia sia in Ungheria, e le possibilità di rialzo vengono
bloccate dalla situazione degli altri cereali, sia per il vecchio sia per il nuovo raccolto.
Sulle imminenti semine rimane l’incertezza legata alle condizioni meteorologiche
che potrebbero determinare uno spostamento dalle bietole al mais o soia per via dei
ritardi nella preparazione dei terreni.
I prezzi per il prodotto in partenza sul pronto sono pari a 135 euro/t in Friuli Venezia
Giulia, 136 euro/t in Veneto e 140 euro/t in Emilia-Romagna: il prodotto estero vale
fra 148 euro/t e 146 euro/t arrivo camion, mentre per la nuova campagna si parla di
140 euro/t partenza Veneto per ottobre-dicembre.
I prezzi del seme di soia sono in calo con valori pari a 212 euro/t per il prodotto
estero e 220 euro/t per quello nazionale.
MERCATO ESTERO
3
GRANO TENERO
Europa. FranceAgriMer (l’ex Onicg) ha rivisto in leggero rialzo lo stock finale di
grano in Francia (da 3,92 a 3,99 milioni di t). Nella settimana scorsa le esportazioni
dall’Ue sono state di 330.000 tonnellate, portando così il totale della campagna a
12,2 milioni (15,5 milioni di t nella campagna precedente). La competizione con
il prodotto dal Mar Nero è sempre più dura e l’obiettivo di 18 milioni di t per la
campagna in corso è sempre più difficile da raggiungere.
L’Egitto ha acquistato 120.000 t di grano, di cui la metà dalla Francia a 164,55
dollari/t fob e l’altra metà dalla Russia a 168,55 dollari/t fob.
In un mercato interno che continua a essere debole i prezzi nell’Ue sono in leggero
calo con il Matif francese che quota per il future di maggio 121 euro/t, mentre il
Fob Rouen è pari a 122 euro/t; in Germania i prezzi per il prodotto in partenza per il
grano di base sono pari a 110-111 euro/t, mentre in Ungheria sono pari a 105 euro/t.
Mondo. Le stime Usda di marzo hanno ulteriormente aumentato lo stock finale di
grano nel mondo da 195,86 a 196,77 milioni di t. Lo stock finale negli Usa si stima
pari al consumo umano di 1 anno del Paese pari a 27,23 milioni di tonnellate.
Significativa è anche la stima dello stock finale in Russia pari a 13,18 milioni di
tonnellate che aumenta rispetto ai 11,13 milioni delle stime di febbraio e ai 10,48
milioni di t dell’anno precedente.
La reazione dei mercati alle stime USDA è stata di significativo calo con il Cbot
che è sceso fino a 460 cent/bushel e i valori Fob in dollari/t che sono arrivati a 164
dall’Ucraina, 168 dalla Russia, 190 dagli Usa, 198 dall’Australia a 215 dall’Argentina.
3 GRANO DURO
Nell’Ue per la campagna in corso le importazioni sono di 1,615 milioni di
tonnellate e le esportazioni di 0,442 milioni, mentre nell’anno passato le importazioni
erano state di 0,714 milioni di t e le esportazioni di 0,994 milioni. Questi dati
rappresentano la motivazione principale della pesantezza del mercato che grava sul
grano duro da ormai molti mesi, con la prospettiva che gli ottimi raccolti ormai alle
porte la possano far protrarre ancora per molto.
Mondo. Il prezzo del grano duro in Canada continua a essere intorno a 221 dollari/t.
3 MAIS E SOIA
Europa. FranceAgriMer ha ridotto lo stock finale di mais in Francia da 2,68 milioni
di tonnellate a 2,48 milioni (l’anno precedente era pari a 2,34 milioni di t).
I cali di prezzo del prodotto comunitario bloccano le importazioni di prodotto
extracomunitario: alle aste per i certificati di prelievo agevolato delle quote da
importare in Spagna e Portogallo non vi sono state offerte. I mercati comunitari
riflettono la situazione italiana con poche possibilità di consistenti oscillazioni dei
prezzi. In Francia il Matif è pari a 131-132 euro/t, mentre i valori Fob sono pari a
135 euro/t a Rouen e 138 euro/t sul Mediterraneo. In Ungheria il mercato continua
ad essere fra 114 e 116 euro/t per il prodotto in partenza.
Mondo. Le stime Usda di Marzo hanno aumentato consistentemente lo stock
finale nel mondo della campagna in corso da 134,04 milioni di tonnellate a 140,15
milioni soprattutto a causa dell’aumento della produzione in Argentina (da 17,20
a 21 milioni di t) e Sudafrica (da 11,5 a 13,5 milioni di t).
Negli Usa le esportazioni sono previste in calo (da 50,8 milioni di t delle stime
precedenti a 48,26 milioni di t) per la competizione del prodotto sudamericano. La
reazione dei mercati è stata di cali sul Cbot (da 390 a 360 Cent/Busc) e nei prezzi
Fob che attualmente in dollari/t sono pari a 161 dagli Usa, 158 dall’Argentina e
156 dal Sudafrica, mentre sul Mar Nero i valori si attestano a 181.
VARIE
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CRISI PROFONDA PER IL GRANO DURO TOSCANO
La pasta fatta in Toscana potrebbe essere solo un ricordo. E con essa sono
compromesse le prospettive per la cerealicoltura regionale, il territorio, il paesaggio
e l’ambiente, non ultima la coesione sociale, considerato che non ci sono valide
alternative produttive. La denuncia arriva dalla Cia Toscana, fortemente preoccupata
dalle quotazioni sempre in ribasso del grano duro: attualmente un quintale di
grano viene pagato al produttore 13,80 euro, contro i 25-30 euro/quintale di 2
anni fa, mentre un prezzo di sopravvivenza è almeno di 30 euro al quintale.
“Con questi prezzi – spiega Alessandro Del Carlo, della presidenza della Cia
Toscana - non si coprono nemmeno i costi di produzione, basti considerare che
solo nel 2009 il crollo dei redditi degli agricoltori è stato del 25%”.
Tutto ciò nonostante l’Italia sia il Paese leader mondiale nella produzione di pasta:
il 50% è destinato all’export, e, malgrado la produzione di frumento duro sia
diminuita di 2,5 milioni di tonnellate rispetto all’anno scorso. I nostri agricoltori
– prosegue Del Carlo - se vogliono vendere il grano, sono costretti a rivolgersi
anche al mercato zootecnico; realizzando un prezzo che è il più basso del mondo
e ricavi che coprono appena il 30% dei costi di produzione. Questa situazione non
è evidentemente più tollerabile. Ma per cambiare le cose, bisogna capire le ragioni
di questo paradosso.
Chi si avvantaggia di questa situazione? Non i produttori e non i consumatori –
sostiene Del Carlo –. L’ombra della speculazione è sempre dietro l’angolo. “Occorre
rafforzare la filiera toscana – sottolinea Del Carlo -, legare quindi il prodotto al
territorio di origine, e valorizzare le produzioni di qualità per dare a chi produce un
tangibile valore aggiunto in termini di reddito”. Nel mondo quello del grano duro
è un piccolo mercato da 30 milioni di tonnellate, di cui in Asia e Africa una parte
è utilizzata per l’auto-consumo. La quota destinata alle contrattazioni di mercato
riguarda un numero ristretto di utilizzatori, la gran parte dei quali sono produttori di
pasta del nostro Paese, dove i primi 7 pastifici trasformano una quantità che supera
l’80% della produzione nazionale. Ma siamo sicuri – si domanda il responsabile
della Cia Toscana - che i grani utilizzati dalla grande industria , specialmente quelli
importati, siano coltivati con le stesse tecniche produttive, che sia assicurata la
eco condizionalità, così come le norme sanitarie, nei diversi passaggi della filiera?
Anomalie anche nelle importazioni della materia prima: stando alle produzioni, il
mercato italiano era deficitario di oltre 1,5 milioni di tonnellate di frumento duro,
e a inizio campagna è stato inondato da merce proveniente da Paesi comunitari ed
extracomunitari. A inizio anno, inoltre, dalla Turchia è arrivata una grande quantità
di merce di bassissima qualità conosciuta da tempo come “granetto”, un incrocio
tra frumento duro e tenero. Da marzo, infine, riprenderanno le importazioni dal
Nord America e dal Canada. “Con queste massicce importazioni – aggiunge Del
Carlo - siamo passati da un mercato deficitario a un mercato eccedentario, che
ha costretto la parte agricola a chiedere al ministro dell’agricoltura l’ammasso
volontario, con il ritiro dal mercato di almeno un milione di tonnellate di frumento
duro”. Quella delle massicce importazioni è una pratica che snatura la qualità del
prodotto e non è compatibile con lo sviluppo di un’agricoltura d’eccellenza legata
al territorio. “Per questi motivi – conclude Del Carlo - ci pare che la strada imposta
dagli interessi dell’industria della pasta vada a discapito di consumatori, agricoltori
e dello stesso Paese, che vede il paesaggio rurale del centro-sud andare verso
un progressivo e inesorabile degrado. Una deriva alla quale crediamo sia giusto
opporsi con forza e determinazione”.
3
SEMINA MAIS GM:
COMMISSIONE AGISCA CON AUTONOMIA
«Ci aspettiamo che la Commissione agisca responsabilmente, consapevole
che l’agricoltura attende da anni risposte concrete nel nome dell’innovazione
biotecnologica e della scienza». Così dichiara il vicepresidente di Futuragra, Silvano
Dalla Libera, alla vigilia della riunione della Commissione per le sementi istituita
presso il Ministero delle politiche agricole che, in ossequio della sentenza del
Consiglio di Stato del 19 gennaio, prenderà in esame la richiesta di autorizzazione
per la semina di mais gm.
«Ci auguriamo - aggiunge Della Libera - che la Commissione possa esprimere, in
piena autonomia e indipendenza, un parere nel rispetto del diritto comunitario e
slegato dalle posizioni politiche espresse dal Ministero che già commentando la
sentenza in gennaio faceva sapere, nemmeno troppo velatamente, che il parere
sarebbe stato negativo. Non si può togliere agli agricoltori la possibilità di innovare
- conclude Della Libera - perché vorrebbe dire togliere anche la speranza di tornare
a competere sui mercati internazionali».