conquiste - CISL Scuola Ravenna

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conquiste - CISL Scuola Ravenna
conquiste dellavoro
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Anno 66- N. 173
GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014
Quotidiano della Cisl fondato nel 1948 da Giulio Pastore ---------- ISSN 0010-6348
www.conquistedellavoro.it
T
rattative interrotte per il contratto integrativo di Zara che in Italia
interessa oltre 3.400 dei 101 punti
vendita. Fisascat, Filcams e Uiltucs
stigmatizzano
la
dichiarata
indisponibilità datoriale a trattare
sui contenuti della piattaforma sindacale unitaria, in particolare su appalti, terziarizzazioni e mansionario; ed
esprimono parere negativo sul testo
proposto dall’azienda che contempla il ridimensionamento delle
agibilità sindacali per le rappresentanze Rsa-Rsu, la possibilità di derogare al contratto nazionale ed alla
normativa di riferimento e di stipula-
Zara Italia, interrotte le trattative
per il nuovo integrativo aziendale
re accordi individuali sugli orari di lavoro. Previste inoltre limitazioni delle agevolazioni dei turni per le lavoratrici madri che utilizzano il congedo
parentale facoltativo oltre a puntare
alla obbligatorietà del lavoro festivo,
trasformando la volontarietà del lavoratore in “prassi aziendale sulla richiesta di disponibilità” senza alcuna
regolamentazione contrattuale di riferimento. Per il segretario naziona-
le Fisascat Rosetta Raso “è gravissimo l’atteggiamento della direzione
aziendale che antepone gli interessi
economici ai diritti, peraltro già acquisiti, dei lavoratori. Valuteremo al
termine delle assemblee dei lavoratori del 26 e 27 luglio le iniziative di
mobilitazione da avviare a settembre per legittimare la contrattazione
integrativa in una delle aziende che
nonostante la crisi continua a regi-
strare risultati economici positivi”.
Anche il sindacato internazionale del
commercio Uni Global osserva con
attenzione gli sviluppi della vertenza
di Zara Italia strettamente collegata
al programma di attività in corso,
che prevede per fine settembre lo
svolgimento della prima riunione dei
sindacati mondiali del commercio finalizzata a definire formalmente la
piattaforma per la stesura di un accordo globale che miri a garantire parametri minimi di tutele per tutti i lavoratori delle multinazionali del
Gruppo Inditex di cui anche il Gruppo Zara fa parte.
ALCOA. Dal Tavolo al Mise nessuna certezza per i lavoratori
Ideal Standard
Raggiunto
un accordo
che salva
i 400 lavoratori
di Orcenigo.
Sindacati: un
grande risultato
Giùlamaschera
Bazzaro a pagina 7
SocialRoom
Quella protesta
non “getterà
la spugna”
D
a Portovesme in nave fino al centro di Roma.
Un’altra dura giornata di
protesta e presidio per i lavoratori Alcoa di Portovesme. Anche se la trattativa
non si sblocca la parola d’ordine è “non gettare la spugna”. Su twitter il racconto
della forza dei lavoratori.
Martano a pagina 5
Volkswagen:
nasce il primo
comitatato
aziendale
made in Usa.
Una vittoria
dell’Uaw.
Ma ora
i repubblicani
chiedono
al governatore
del Tennessee
di non concedere
fondi pubblici
all’azienda
in caso
di effettivo
ingresso
del sindacato
Masucci a pagina 3
Nascelanuova
Mirafiori
N
asce la nuova Mirafiori e un altro pezzo dello storico stabilimento dell’auto a Torino diventa globale. “La vera, unica e definitiva inaugurazione di Mirafiori ci sarà solo quando
il primo prototipo del suv
Levante scorrerà sulla nuova linea. Questo è certamente un bel giorno, ma
non è ancora il nostro giorno”. Così il segretario Fim
Torino - Canavese, Claudio Chiarle, commenta la
cerimonia di inaugurazione di Officina 82, il nuovo
quartiere direzionale di
Fiat - Chrysler, avvenuta ieri nell'ex meccanica 2,
un’area dismessa da oltre
20 anni.
Zagaria a pagina 5
Benvenuti a pagina 8
Alitalia o Alihad
purché migliori
la gestione.
La compagnia
italiana non
ha alternative
alla vendita
agli Emirati
perchè non può
continuare
ad accumulare
perdite
Alitalia, decide il referendum
Uil e autonomi sulle barricate
S
i aprono le urne, ma tra i sindacati di Alitalia il conflitto si fa - se possibile - ancora più acceso. Sotto l’incalzare degli eventi - leggi: l’assemblea dei soci che venerdì scriverà la parola fine sull’intera vicenda, approvando o bocciando l’accordo con Etihad - le sigle che hanno
firmato il contratto nazionale e l’intesa sulla riduzione
del costo del lavoro hanno convocato il referendum tra i
lavoratori.
C’è tempo fino a venerdì mattina alle 8, appena un’ora
prima della riunione degli azionisti, perché con una vittoria del sì venga scongiurato il fallimento delle nozze con
la compagnia araba, eventualità che aprirebbe le porte
ad un altro fallimento, probabilmente definitivo: quello
di Alitalia.
Fadda a pagina 4
D’Onofrio a pagina 7
Inas-Tor Vergata
Sinergia
sulle malattie
professionali
I
eri a Roma Inas e Università “Tor Vergata” hanno firmato un protocollo
per combattere le malattie professionali. “L’obiettivo - ha spiegato Antonino Sorgi, presidente del
patronato - è migliorare
la conoscenza del fenomeno e le possibilità di sostenere chi lavora con servizi sempre più specializzati”.
Dell’Unto a pagina 6
Camere Petriccioli (Cisl):
il fisco locale
Commercio,
inasprisce
la protesta
fa centro effetti della crisi
N
o ai tagli lineari, sì a
una vera riforma. A
chiederlo sono i mille lavoratori del sistema della Camere di Commercio scesi
in piazza a Roma per protestare contro il taglio del
50% del diritto camerale a
carico delle imprese. Una
mobilitazione forte che ha
ottenuto l’impegno dei
gruppi parlamentari a rivedere la norma contestata.
Storti a pagina 2
I
talia spaccata in due sulla
pressione fiscale: secondo lo Svimez i territori più
ricchi riducono i tributi,
mentre i più poveri li aumentano. Commenta il segretario confederale Cisl
Petriccioli: “Il peso del fisco locale incide pesantemente sul potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, contribuendo ad inasprire gli effetti della crisi”. Lenzi a pagina 2
2
GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014
presidio Cgil Cisl Uil queCig in deroga Nuovo
sta mattina in Piazza Monteciper sollecitare il governo al
Oggi a Roma torio
rifinanziamento degli ammortizzasociali in deroga. L'iniziativa,
che si terrà dalle ore 9 alle ore 14
nuovo presidio tori
come il sit-in che ha interessato
scorso le regioni del nord
Cgil Cisl Uil. martedì
Italia (Piemonte, Lombardia, LiguVeneto, Friuli Venezia Giulia,
Coinvolte regioni ria,
Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta,
Romagna, Toscana, Mardel Centro, del Sud Emilia
che, Umbria), riguarderà oggi le reregioni del centro, del sud e
e delle Isole stanti
delle isole (Lazio, Abruzzo, Campa-
nia, Puglia, Calabria, Basilicata,
Molise, Sicilia, Sardegna). Alle
10.30 sono previsti gli interventi
dei tre Segretari Generali, Susanna
Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi
Angeletti.
Intanto nuovo stop al Jobs Act. La
riunione della commissione Lavoro al Senato, prevista per ieri pomeriggio è stata sconvocata. Il ddl
delega sul lavoro rimane fermo alla valutazione degli emendamenti.
In particolare c’è il nodo dell'art.4
del ddl che tocca l'art.18 e i contratti a tutele crescenti. Una nuova
convocazione non è ancora stata
programmata; ma il rischio è che
di Jobs act si possa tornare a parlarne dopo la pausa estiva.
E inaugurando a Milano la Brebemi il premier Renzi ha affermato:
“Noi siamo europei in tutto: non è
pensabile che le regole del mercato del lavoro per gli imprenditori
italiani siano diverse da quelle dei
loro colleghi europei. Dobbiamo
andare alle stesse regole che hanno i tedeschi e che ci mettano in
condizione di investire a partire
dalla formazione professionale”.
Camere di Commercio, ieri grande manifestazione dei lavoratori a Roma: no ai tagli, sì a una vera riforma del sistema
SipregadirimettereinordineleCamere
N
attualità
Volpato (Cisl Fp): dopo la mobilitazione dai gruppi parlamentari impegno a modificare la norma
o ai tagli lineari, sì a una vera
riforma. A chiederlo sono i mille lavoratori delle Camere di
Commercio, di Unioncamere,
delle Unioni regionali e delle aziende
speciali di tutta Italia che ieri a Roma
hanno partecipato alla manifestazione
nazionale indetta dai sindacati del pubblico impiego per chiedere al Governo
di abrogare la norma (contenuta ne decreto Pa) che dimezza di fatto il diritto
camerale a carico delle imprese.
L’iniziativa, che prosegue il percorso di
mobilitazione già avviato nei territori,
vede le federazioni di categoria parti attive a difesa di un sistema nevralgico
per le imprese e per le economie locali
composto da più di 100 Camere di Commercio e sostenuto dalla professionalità di oltre 10mila lavoratori, considerati anche quelli dell'indotto.
Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl non si limitano a
portare in piazza la protesta per fermare il rischio di smantellamento delle Camere. Le tre sigle inviano ancora una
volta al Parlamento e al Governo un
messaggio forte: serve una riforma vera, fatta insieme ai lavoratori, che renda più forte e meno costoso il sistema
di sostegno alle imprese e allo sviluppo.
Le proposte di riforma dei sindacati indicano una forte discontinuità rispetto alla linea avanzata dal governo e limitata
alla sola rimodulazione delle fonti di finanziamento: riordino delle funzioni,
razionalizzazione e integrazione della
presenza sul territorio, riorganizzazione del sistema delle aziende speciali, eliminazione di duplicazioni e sovrapposizioni, garanzia dei servizi alle imprese e
dei livelli occupazionali.
“Alla manifestazione di Roma - evidenzia il segretario generale aggiunto della
Cisl Fp, Daniela Volpato - hanno parteci-
conquiste del lavoro
L
a nuova cassa del
Mezzogiorno si chiama.... tasse! Sembra
che il nostro Paese
non riesca mai a liberarsi
dalle zavorre che ne frenano la crescita: ieri, a
darci l’ennesima notizia
della irragionevolezza
del peso fiscale, è stato
lo Svimez, l’Associazione
per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno,
con il Rapporto ”Le entrate tributarie dei comuni
italiani dal 2007 al 2012:
crisi economica, federalismo e Mezzogiorno”.
Nel 2012 ogni cittadino
veneto ha versato al Comune 532 euro annue,
un campano più di 550
euro. E’ la fotografia di
un’Italia dove i territori
del nord, più ricchi, stanno provando a ridurre i
tributi mentre quelli del
Meridione, più poveri, li
aumentano. Stiamo parlando di tasse comunali
cioè di quelle gabelle che
si vanno a sommare alla
tassazione nazionale -
pato oltre mille lavoratori, una forte
rappresentanza dei 10mila di tutto il sistema camerale. Il decreto del governo
che vuole tagliare il 50% del diritto camerale, mette a rischio più di 3mila posti di lavoro”.
Alla manifestazione hanno partecipato
anche rappresentanti delle Istituzioni,
membri del Parlamento e Presidenti
delle Commissioni parlamentari, ai quali sono state esposte, in dettaglio, le ragioni della protesta. Al termine della
manifestazione una delegazione sindacale delle tre sigle è stata ricevuta alla
Camera dai Presidenti dei gruppi parlamentari di Pd, Sel e Lega Nord.
I sindacati di categoria hanno rimarcato con forza l’impegno a percorrere
ogni strada per cambiare i provvedimenti del governo (a partire dal decreto sulla Pa e dal ddl annunciato) e chiedere una riorganizzazione del sistema
camerale con meno livelli, meno spese
inutili e più “valorizzazione delle competenze che servono allo sviluppo del
Paese”.
E dopo la mobilitazione portata avanti
da giorni, cominciano ad arrivare i primi risultati. La grande manifestazione
di Roma e tutte quelle fatte nei giorni
passati, spiega a proposito Volpato,
“hanno ottenuto l’effetto di un confronto con il gruppo Pd e di un impegno dei
Democratici ma anche di altri gruppi
parlamentari a modificare la norma introducendo almeno per ora una gradualità nel tempo e un minor taglio”.
“Siamo contro il taglio lineare - conclude la sindacalista - perché metterebbe
in discussione il sistema camerale, che
è un sistema che funziona, che fa rete e
che serve al territorio, alle imprese e ai
cittadini”.
Ilaria Storti
Comuni: rapporto Svimez sul fisco
In Italia le tasse sono alte per tutti
Ma al Sud si paga più che al Nord
già altissima, soprattutto sui redditi da lavoro ed a quella regionale e
che si inseriscono in un
contesto di crisi per i bilanci municipali, con 180
comuni a rischio default.
”L’Italia - spiega il Rapporto Svimez - è spaccata in due dall’andamento della pressione fiscale. Nel 2012 al crescere
del PIL, per ogni 1.000 euro pro capite in più, nei
comuni del nord il prelievo si riduceva di 28 euro
e 30 centesimi mentre al
sud aumentava di 15 euro e 50 centesimi. Questo perché al Nord in presenza di una maggiore
ricchezza diffusa si possono abbassare le aliquote
e ridurre il peso del fisco”. In poche parole: se
un Paese è ricco e cresce, può permettersi di
abbassare le tasse, se è
in recessione le deve aumentare. Ecco allora che
l’indagine Svimez diventa un memento per la politica: o l’Italia tornerà a
produrre o saranno più
tasse per tutti. Che detto
in un Paese che ha, da anni, un peso di tributi qausi insostenibile per i cittadini e lavoratori onesti,
suona come un paradosso. Volendo sfruculiare
le tasse comunali, anche
al Nord - dove secondo il
Rapporto Svimez sono in
calo - beh, sommandole
tutte, nazionali, regiona-
li e (appunto) comunali,
sono comunque troppe.
"Lo studio dello Svimez sottolinea Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl - dice
innanzitutto che il carico
del fisco locale sui cittadini è abnorme ed in continua crescita come dimostrano anche i dati di gettito complessivo del
Mef: dal 2007 al 2013 infatti, abbiamo pagato
3,3 miliardi di euro in più
di addizionale regionale,
1,6 miliardi in più di addizionale comunale e 10,4
miliardi in più di Ici/Imu
per un totale di 15,3 miliardi di euro aggiuntivi
sborsati. Il peso del fisco
locale incide pesante-
mente sul potere d’acquisto di lavoratori e pensionati- continua Petriccioli- contribuendo ad
inasprire gli effetti della
crisi. I dati dello Svimez
dimostrano, una volta di
più, che il federalismo così come è stato realizzato, ha determinato solo
un incremento di tassazione senza ridurre – anzi, amplificando – le differenze tra territori e senza migliorare la qualità
dei servizi. I trasferimenti perequativi, previsti
dalla delega sul federalismo sono una delle leve
da impiegare per riequilibrare la distanza tra territori, ma accanto a questi
è necessario accelerare
sull’introduzione dei costi standard e del nuovo
schema di bilancio". Senza riforme, serie ed
eque, per abbassar le tasse a chi le paga sino all’ultimo euro, dunque, non
si andrà da nessuna parte. Tenendo anche conto
di una situazione che presenta forti differenze regionali. In assoluto nel
2012, per fare alcuni
esempi, la pressione fiscale più alta si è avuta
nei comuni liguri e campani, con un valore pari
al 3,3%, seguiti dai pugliesi, 3,1%, dai calabresi,
3%, dai lucani, 2,9%, dagli abruzzesi, 2,7%. Le entrate tributarie comunali, poi, si sono concentrate essenzialmente su Addizionale Irpef, ICI/IMU
e tassa sui rifiuti. Perché,
come aveva anticipato
Totò, ”è la somma che fa
il totale”. Ed in Italia, il totale delle tasse da pagare per i lavoratori onesti,
è davvero esagerato. Adda passà ’a nuttata.
Massimiliano Lenzi
3
GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014
oltre 125 milioni le
Onu: Sono
ragazze e le donne viche, secondo l'Onu,
125 milioni venti
hanno subito mutilazioni
nei 29 Paesi dell'
Africa e del Medio Oriendi donne in genitali
te dove questa pratica è
ed esistono
Africa e M.o. prevalente
dati per registrare il fenoSe l'attuale trend
vittime di meno.
dovesse continuare, è l'allanciato di recente
mutilazioni larme
dalle Nazioni Unite, circa
di bambine in
genitali 86tuttomilioni
il mondo rischiano
di subire qualche forma
di infibulazione da qui al
2030. Un fenomeno difficile da arrestare, nonostante gli sforzi internazionali. Ed è di ieri la notizia
del decreto emanato dall'
autoproclamato “Califfo”
Abu Bakr al Baghdadi, che
impone che tutte le donne dello Stato islamico
controllato dall'Isis, che si
estende da Aleppo in Siria a Mosul in Iraq, debbano subire l'infibulazione.
via libera formaLituania Ultimo
le per l'ingresso della
nell'Eurozona dal
nell’euro Lituania
primo gennaio 2015. Sarà
19/o paese ad aver adotl'euro. La decisione fidal primo iltato
nale, è stata adottata dal
Affari Generali,
gennaio Consiglio
presieduto da Sandro GoIl tasso di cambio per2015, dopo zi.manente
è stato fissato a
3,45280 Litas lituani per
via libera un euro. “L'ingresso della
nella famiglia dell'
Consiglio Lituania
euro è un evento cruciale
Vittoria del sindacato americano Uaw. Ma il governatore del Tennessee promette battaglia
global
Volkswagen,nasce
ilprimocomitatato
aziendalemadeinUsa
L
e consultazioni per la creazione di un sindacato all'interno della fabbrica della
Volkswagen di Chattanooga, nel sud degli Stati Uniti, erano state condotte nello scorso
mese di febbraio e avevano decretato un brusco stop alle ambizioni dell'Uaw. Con un margine
risicatissimo, i lavoratori aveva-
no infatti optato per lasciare fuori il sindacato dalla fabbrica. Un
verdetto aspramente contestato dai sindacati che avevano denunciato le forti ingerenze dei
politici repubblicani. L'Uaw non
si è però arresa e, a fronte di un
consistente consenso fra i dipendenti e del nulla osta della casa
madre, ha annunciato la creazio-
ne di una rappresentanza sindacale che intende prendere a modello proprio i comitati aziendali tedeschi: la Local 42. Una mossa a sorpresa da parte dell'Uaw
che giudica la sindacalizzazione
dello
stabilimento
della
Volkswagen essenziale anche
per innescare un effetto domino nelle fabbriche degli altri pro-
Germania, la sfida
dei contratti d’opera
conquiste del lavoro
L
a diffusione dei contratti d'opera rappresenta da anni, come il
lavoro interinale, è una spina nel fianco dei sindacati
e dei consigli di fabbrica.
Come ha dichiarato Annelie Buntenbach, membro
del direttivo del Dgb, in un
suo recente intervento, il
vasto impiego dei contratti d'opera, rappresenta la
sfida del futuro per i sindacati.
In pratica l'assegnazione
dei contratti d'opera rientra, nella prassi aziendale,
nel settore delle acquisizioni e non in quello del
personale e in questo ambito i consigli aziendali dei
lavoratori non hanno potere decisionale.
Il Dgb ha pertanto deciso
di affrontare il problema
dal punto di vista giuridico.
Le scorse settimane alla
Fondazione sindacale Boeckler, un gruppo di esperti e giuristi ha analizzato la
strategia legale per poter
contenere il fenomeno.
In particolare Christiane
Brors, docente dell'Università di Oldenburg e Peter
Schueren dell'Università
di Muenster hanno elaborato una serie di proposte
per contenere l'abuso di
questi contratti da parte
dei datori di lavoro.
La prima regola riguarda
un limite alla durata dell'
impiego. In base a una direttiva europea, le impre-
se possono utilizzare tale
strumenti solo temporaneamente in fasi di maggiore
bisogno di flessibilità, ma
non vengono precisati i limiti temporali. A giudizio
dei sindacati occorre pertanto una legge che fissi i
termini. La proposta prevede di regola sei mesi, che
potrebbero essere prolungati a 18 mesi solo in caso
di comprovata necessità.
In secondo luogo, anche la
retribuzione dei lavoratori
interinali e impiegati in
contratti d'opera potrà essere inferiore a quella prevista per gli altri dipendenti dell' impresa solo nei primi nove mesi di attività.
La terza proposta prevede
un'inversione del carico di
duttori stranieri che hanno deciso di investire, non a caso, nel
sud degli Stati Uniti, area tradizionalmente ostile al lavoro organizzato.
La battaglia dell'Uaw era formalmente iniziata nello scorso mese di febbraio. A seguito di una
consultazione informale dall'esito positivo, gli operai di Chattanooga erano stati chiamati ufficialmente al voto per decidere
sulla sindacalizzazione della fabbrica. Una mossa che aveva letteralmente scatenato le forze
conservatrici dello Stato repubblicano del Tennessee impegnate in una campagna di pressione
su azienda e lavoratori fino al
punto di minacciare il ritiro degli
incentivi promessi per lo sviluppo del sito produttivo. Le accuse
di ingerenza dell'Uaw erano state inizialmente contestate, ma
una recente inchiesta di News
Channel 5 ha svelato come l'amministrazione
repubblicana
avesse effettivamente esercitato pressioni per evitare la sindacalizzazione della fabbrica mettendo sul tavolo 300 milioni di
dollari di incentivi. L'esito delle
consultazioni, con 712 lavoratori contrari alla sindacalizzazione
e 626 favorevoli, sarebbe stato
dunque irregolare, secondo
l'Uaw che aveva immediatamente optato per un ricorso al National Labor Relations Board. Di
fronte alle previste lungaggini di
tale procedimento, la denuncia
prova. In futuro non dovrà
più essere a carico del lavoratore l'obbligo di dimostrare che la sua attività è
autonoma solo in apparenza, ma dovrà essere il datore di lavoro a dimostrare
la piena legalità del contratto.
Per gli esperti, come per i
sindacati è chiaro tuttavia
che le nuove regole potranno funzionare solo a
condizione di un maggiore
potere di controllo da parte dei consigli aziendali.
Occorrerà estendere la cogestione e garantire un diritto di informazione completa e trasparente ai rappresentanti dei lavoratori.
Il ruolo dei consigli in futuro sarà pertanto quello di
contribuire a una regolamentazione del lavoro atipico, ma anche quello di
garantire unità di trattamento all'interno della
stessa impresa.
L'Unione Europea nel
per il paese e di grande importanza per l'eurozona
nel suo complesso” ha
detto Gozi, sottolinenando che “nel momento in
cui nei nostri paesi c'è chi
vuole uscire dall'euro”,
l'ingresso della Lituania
(che arriva dopo quelli di
Slovacchia nel 2009, Estonia nel 2011 e Lettonia all'
inizio del 2014) è “la dimostrazione della continua
attrattività del progetto
della moneta unica ”.
era stata però ritirata nell'aprile
scorso.
Un cambiamento di strategia,
dunque, basata sul consenso
del 47% dei lavoratori. Nell'annunciare la nascita della Local
42, l'Uaw ha sottolineato come
la nuova rappresentanza dei lavoratori avrà come modello proprio i comitati aziendali tedeschi: “Abbiamo intavolato una
lunga trattativa con la Volkswagen – si legge nel comunicato
dell'Uaw – e abbiamo ottenuto
il loro consenso; siamo sicuri
che la compagnia riconoscerà la
Local 42 come la rappresentanza dei lavoratori che ne fanno
parte”. Il sindacato intende ora
iniziare a lavorare a fianco dell'
azienda per assicurare un futuro prospero per la fabbrica di
Chattanooga. L'ottenimento degli incentivi per lo sviluppo dello
stabilimento è una delle priorità
dichiarate dall'Uaw che ha, al
contempo, annunciato di voler
mettere a disposizione il proprio expertise per la formazione
continua dei lavoratori. Un percorso che la Volkswagen non intende ostacolare in virtù delle
esperienze positive con i comitati aziendali e in considerazione
del fatto che la fabbrica di Chattanooga è l'unica, fra tutti i siti
produttivi della compagnia nel
mondo, a non avere una rappresentanza formale dei lavoratori.
Il vero ostacolo allo sviluppo della Local 42 e della fabbrica di
Chattanooga rimane allora la
componente conservatrice attiva nel Tennessee che ha già cominciato ad affilare le proprie armi chiedendo al governatore repubblicano Bill Haslam di non
concedere fondi pubblici all'
azienda nel caso di effettiva sindacalizzazione. In ballo ci sono
dunque i finanziamenti pubblici
che avranno a loro volta un impatto sulle strategie produttive
della Volkswagen. La casa tedesca dovrà infatti prendere presto una decisione riguardo la
produzione di una nuova linea
di Suv. Se la scelta cadrà sulla
fabbrica di Chattanooga potrebbero essere creati oltre 1.300
nuovi posti di lavoro.
2008 aveva emesso una direttiva in materia di lavoro
interinale che aveva comportato modifiche sui regolamenti in Germania
che sono entrate in vigore
nel dicembre 2011.
Dalla riforma, non è più
consentito di occupare posti di lavoro nell'impresa,
con lavoratori interinali impiegati a tempo indeterminato e in casi non previsti.
Le imprese, tuttavia, sono
sempre riuscite a trovare
scappatoie per poter evadere i limiti imposti dalla
legge.
Soprattutto dallo scorso
anno, da quando l'Ig Metall è riuscita a ottenere importanti risultati in materia di miglioramenti retributivi per i lavoratori interinali, si nota la crescente
tendenza delle aziende a
far ricorso ai cosiddetti
contratti d' opera.
Per realizzare le riforme i
sindacati tedeschi conta-
Manlio Masucci
no sul sostegno degli esponenti politici.
Il Ministero Federale delle
Finanze ha deciso già da
tempo di rafforzare le misure contro il lavoro nero
e atipico che, secondo le
stime degli esperti comporterebbe perdite di tasse e oneri sociali per lo Stato di diversi miliardi di euro.
Il Ministero, oltre all'evasione, considera illegale
anche il mancato rispetto
del salario minimo, il cosiddetto “lavoro autonomo
apparente” e altre forme
di lavoro atipico.
Il leader del Dgb, Reiner
Hoffmann, ha tenuto a precisare che il danno del lavoro nero si ripercuote non
solo sullo Stato, ma su tutti i contribuenti e i lavoratori sfruttati e confrontati
con retribuzioni dumping:
“Le conseguenze sono fatali per l'intera società”.
Andreina Bonanni
4
GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014
dibattito
conquiste del lavoro
S
embra che ormai
vendere, non i prodotti delle imprese industriali italiane, ma le imprese stesse
sia l’esito cui volge l’evoluzione del sistema produttivo italiano. Così, sotto i colpi della crisi e dell’insipiente gestione della politica industriale si
sgretola progressivamente e inesorabilmente
quel che resta della struttura produttiva del paese. L’insipiente gestione
si compone di due ingredienti: l’assenza di strategie di politica industriale
e la presenza di criteri
non propriamente di
competenza economica
ma di affiliazioni clientelari nella girandola di nomine che riguardano le
aziende a partecipazione pubblica, sia statale
che locale.
Le vendite, peraltro, non
sono tutte uguali, ma si
possono dividere in tre
categorie. Ci sono le vendite dei vecchi proprietari che, stanchi delle difficoltà di portare avanti
l’attività nelle difficoltà
dell’attuale contesto economico-politico, preferiscono percepire i frutti
della loro quota residua
e più comodamente sedere nel consiglio di amministrazione; ci sono le
vendite decise dal governo per reperire risorse finanziarie, e infine ci sono le vendite delle aziende per le quali vendere
costituisce l’unica alternativa rispetto alla chiusura totale dell’attività.
A questa terza categoria
appartiene il caso dell’Alitalia. Questa come è noto, non può essere venduta per intero, perché
in base al regolamento
comunitario del 2008, se
“l’effettivo controllo”
della compagnia non restasse a cittadini dell’Unione essa perderebbe la qualifica di “vettore
comunitario” e subirebbe restrizioni per i voli in
Europa. Perciò la cessione del 49% non può essere superata. Ciò soddisfa
il requisito in maniera
formale, ma è ipotizzabile, anche se difficile da
provare, che il sostanziale potere decisionale passi interamente di mano.
Questa è una delle ragioni per cui il caso è sotto
osservazione da parte degli organi dell’Unione;
l’altra ragione riguarda il
profilo della concorrenza: in effetti Etihad possiede già il 29% di Air Berlin e il 33,3% di Darwin
(che infastidiscono Lufthansa), più il 49% di Airserbia e il 3% di Air Lingus.
Alitalia non ha al momento alternative alla vendita perché non può continuare ad operare accumulando perdite. Teniamo presente che dal
2008 (anno in cui fu consegnata priva di debiti alla balda cordata italiana)
fino all’anno scorso ha
accumulato un passivo
di circa 1.500 milioni e
ha chiuso il 2013 con circa 570 milioni di perdite.
Quali le ragioni? Incapacità di adottare strategie
industriali vincenti (per
esempio, concentrazione sui voli a corto raggio
e sottodimensionamento dei voli a lungo raggio:
Alitalia occupa l’ottava
posizione al mondo per
La vendita comporterà sacrifici per i lavoratori, spese per lo Stato e nuovi oneri per gli utenti
AlitaliaoAlihad
purchémigliorigestione
di Sebastiano Fadda *
numero di posti passeggero, ma la 36˚ posizione
per posti-kilometro); insufficienza di capitali per
l’acquisto di aeromobili
per collegamenti a lungo
raggio, inefficienze gestionali (tra cui eccedenze di personale dovute a
scriteriate politiche di assunzione del passato,
scarso controllo dei costi
di gestione, basse professionalità e correttezza
nei rapporti coi passeggeri, etc).
Il fatto che l’alternativa
alla vendita sia la chiusura dell’attività pone la
compagnia in una obiettiva situazione di debolezza nelle trattative con
Etihad, anche se questa
condizione è bilanciata
dal vivo interesse di
Etihad per i vantaggi che
conseguirebbero all’acquisto. Infatti, Etihad acquisterebbe l’accesso alla liberalizzazione del
traffico aereo tra Europa, Stati Uniti e Canada
in quanto Alitalia è titolare dei diritti “Open
Skies”; Etihad usufruirebbe del già grande mercato di riferimento per voli
di corto raggio di Alitalia;
nascerebbe la possibilità
per Etihad di operare su
due grandi “hubs”: quello di Abu Dhabi e quello
di Fiumicino, quest’ultimo peraltro caratterizza-
to come “hub and spoke”, cioè dotato di connessioni tra lungo e corto raggio. D’altro lato però anche Alitalia, nella
nuova
compagnia
Alihad, usufruirebbe dei
vantaggi del potenziamento dei voli a lungo
raggio verso occidente e
entrerebbe nei collegamenti con l’oriente dai
quali è oggi praticamente assente: attualmente
serve solo due punti del
mercato asiatico: Tokyo
Narita e Osaka Kansai ed
è al 36˚ posto per numero di posti passeggero
nei collegamenti con
l’Asia (10mila posti a settimana contro i 100mila
di Lufthansa).
In queste condizioni si
svolgono le trattative
che vedono delle pesanti
(anche se plausibili richieste) di Etihad. In primo luogo l’azzeramento
delle esposizioni bancarie. Attualmente i soci Intesa San Paolo e Unicredit sono esposti rispettivamente per 280 e 140
milioni e i non soci Monte dei Paschi e Banca Popolare di Sondrio per circa 90 milioni l’uno. Sembra che la soluzione possa essere trovata in un accordo con le banche che
veda la cancellazione di
1/3 e la conversione in
azioni dei rimanenti 2/3
dell’esposizione complessiva. In secondo luogo la riduzione del personale. La nuova compagnia dovrà avere circa
10mila dipendenti, cioè
circa la metà dei dipendenti della vecchia Alitalia del 2007. Ciò comporta una eccedenza quantificata in circa 2600 unità
di personale, per queste
si profila (ma ancora non
è certo) un accordo per
circa 980 in mobilità per
4 anni con l’80% dello stipendio, e per il resto il ricorso a contratti di solidarietà per gli assistenti
di volo e ad assunzioni in
altre strutture per gli altri dipendenti. Infine
Etihad chiede al governo
di ridimensionare le concessioni per i voli low
cost dagli aeroporti italiani in modo da ridurre la
concorrenza (e, si può immaginare, essere più liberi nell’aumentare le tariffe per i voli a corto raggio).
Come si vede, sono richieste pesanti, alcune
delle quali ricadono, oltre che sul personale dipendente, direttamente
sui cittadini: così è per le
tariffe, ma così è anche
per gli ammortizzatori sociali, il cui costo (forse
aiutato dal finanziamento proveniente da un aumento delle tasse aeroportuali) si aggiunge a
quelli finora sopportati
per i dipendenti già in
cassa integrazione o mobilità (circa un miliardo),
per il finanziamento del
fondo per il trasporto aereo (circa un altro miliardo) e per la proroga dei
vecchi ammortizzatori.
In conclusione: i guai della cattiva gestione delle
imprese pubbliche e della assenza di buone politiche industriali si ripercuotono non soltanto
nella contrazione della
base produttiva del paese, ma anche nella creazione di oneri finanziari
che sottraggono risorse
per gli investimenti pubblici finalizzati allo sviluppo. Inoltre, le conseguenze sul mercato del lavoro
sono disastrose, non soltanto per la contrazione
dell’occupazione e del
Pil, ma anche per l’effetto che l’aumento dei tassi di disoccupazione comporta sui labour standards, sui livelli salariali, sulla disuguaglianza dei redditi e sulla coesione sociale. E’ necessario un
grande impegno, una
concreta e profonda applicazione e il ricorso alle
migliori competenze per
elaborare politiche organiche e immediate in grado di frenare e possibilmente invertire questa
rotta, che ormai vede
giorno dopo giorno inte-
ressare diversi settori e
diverse aree del paese.
Una volta salvato il salvabile, che va salvato, con
riferimento al caso
Alihad, sotto il profilo
del mercato del lavoro e
delle relazioni industriali
bisognerebbe che sindacati e governo avessero
almeno la forza di introdurre nelle trattative tre
aspetti: la definizione di
buoni contratti di categoria per il personale dipendente, una attenta considerazione dei fattori imputabili alla riduzione
del costo del lavoro, una
qualche forma di “partecipazione “ dei rappresentanti dei lavoratori alle decisioni aziendali come avviene nei principali
paesi avanzati. Infine sarebbe invece auspicabile
che Etihad esigesse (visto che noi non siamo in
grado di provvedere da
soli) il possesso di adeguati requisiti di competenza e onestà nei componenti italiani del consiglio di amministrazione.
A meno che Etihad non
assuma completamente
“l’effettivo controllo”
della Società: in tal caso
quest’ultimo requisito
potrebbe essere irrilevante.
* Professore ordinario
di Economia Politica
Facoltà di Economia
Università Roma Tre
GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014
complica la gestione delVertenzaMicron. Sil’accordo
sugli esuberi Micron. Delle 170 assunzioni
FimLombardia:”Si in carico a Stm, previste dalrischiano di saltarne
superil’emergenza, l’intesa,
17, poiché altrettanti lavoranon hanno aderito e alla
Stmproceda tori
richiesta del sindacato di proa 17 nuove offerte
conleassunzioni cedere
l’azienda ha opposto un rifiu“Stm sostiene che non vi è
promessee to.corrispondenza
tra i profili
ma è inaccettaintervengailGoverno” professionali
bile una lettura formalistica
TERRITORIO & IMPRESE
R
oma (nostro servizio). Sono partiti dalla Sardegna
martedì sera per
arrivare ieri mattina sotto il Ministero dello Sviluppo Economico dove
era in corso l’ennesimo
incontro sulla vertenza
Alcoa. In duecento tra lavoratori diretti e dell’indotto hanno presidiato
e manifestato il loro disappunto rispetto al
mancato intervento del
Governo e alle lentezze
burocratiche. “Sono circa due anni e mezzo che
andiamo avanti a sentire solo promesse - dice
un lavoratore - ma nulla
è stato fatto finora per
dare una prospettiva seria sia per il futuro produttivo dell’azienda sia
per l’occupazione”.
A rischio, tra diretto e indotto, ci sono circa un
migliaio di posti di lavoro. Ai dipendenti diretti
di Alcoa la cassa integrazione scade a dicembre,
mentre i 400 operai dell’indotto non hanno
nemmeno questa copertura e molti sono già stati licenziati dalle ditte di
appalto, come Giorgio
Cicilloni, 52 anni sposato con figli, da 24 anni
operaio impiegato presso la ditta S.B. che si occupava di movimentazione: “Mi hanno licenziato a marzo di quest’anno - ammette Giorgio - e con me tanti altri,
perchè non c’è certezza
sul futuro produttivo
dello stabilimento e le
ditte di appalto non hanno più lavoro”. Ora Giorgio prende il sussidio di
disoccupazione, fino a
marzo del 2015. E poi?
Si chiede. “Stanno distruggendo un territorio
e impoverendo anche il
conquiste del lavoro
T
degli impegni assunti, quando è in gioco il futuro dei lavoratori e delle loro famiglie.
Noi riteniamo, tra l'altro, che
vi siano le condizioni di corrispondenza professionale tra
le 17 nuove offerte e le 47 posizioni professionali ancora in
esubero - afferma Nicola Alberta, segretario generale
Fim Cisl Lombardia e coordinatore nazionale Fim per Micron -. Facciamo appello al governo al ministero dello Svi-
luppo ad intervenire nei confronti di Stm, nella quale tra
l’altro il ministero della Finanze ha una partecipazione di
controllo, affinché si proceda
con tutte le assunzioni e si
concorra così a dare in tempi
rapidi soluzioni positive ai problemi occupazionali”. E ancora. “Solo così - aggiunge - sarà
possibile proseguire in modo
proficuo la gestione ulteriore
dell’accordo, anche con il supporto delle Regioni, in partico-
lare attraverso le ricollocazioni del personale in cigs da ricercare presso aziende terze”. La Fim Cisl sollecita, dunque, una rapida soluzione della vicenda. “È necessario uscire dall’emergenza occupazionale per concentrarsi sui piani industriali - conclude Alberta - e per dare finalmente sviluppo ad aziende importanti
del settore della microelettronica, che rappresentano realtà fondamentali per nostro
Paese”.
VERTENZA ALCOA. Ieri ancora un incontro al Mise con presidio dei lavoratori
GlencoreoKlesch:
dovegiralaruota?
tessuto economico - dice - altre possibilità di ricollocazione per ora
non ce ne sono. Dove finiremo?”. “Non vogliamo la cassa integrazione
e l’assistenzialismo a vita - rincara la dose Massimo Cara, delegato Rsu
Fsm Cisl Alcoa -, noi chiediamo un posto di lavoro certo che garantisca
orino (nostro servizio). “La
vera, unica e definitiva inaugurazione di Mirafiori ci sarà solo quando il primo prototipo del suv Levante scorrerà sulla
nuova linea. Questo è certamente un bel giorno, ma non è ancora il nostro giorno”. Così il segretario Fim Torino - Canavese,
Claudio Chiarle, commenta la cerimonia di inaugurazione di Officina 82, il nuovo quartiere direzionale di Fiat - Chrysler, avvenuta ieri nell'ex meccanica 2,
un’area dismessa da oltre 20 anni, alla presenza del presidente
e dell’amministratore di Fiat,
John Elkann e Sergio Marchionne e del sindaco della città Piero
Fassino.
“Oggi - ha detto Elkann - inizia ufficialmente la seconda vita di Mirafiori. Questa scelta conferma
l’impegno per Torino di Fiat e
Chrysler”. L’ex magazzino ricambi, abbandonato da decenni, è
stato completamente trasformato, diventando un quartiere direzionale di vitale importanza per
reddito a noi e alle nostre famiglie”.
L’incontro di ieri al Mise
è servito per fare il punto sulla possibile cessione dello stabilimento di
alluminio di Portovesme. Due le società in pista: Glencore e Klesch,
interessate ad acquisire
il sito a patto che il costo
dell’energia sia forte-
mente abbattuto e il
prezzo mantenuto almeno per i prossimi dieci
anni.
Rispetto a questo punto
il viceministro allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, ha assicurato che
è possibile garantire per
Alcoa un costo dell’energia ridotto per sette anni, oltre ad un contratto
bilaterale con Enel per
la riduzione del prezzo
dell’energia indicizzato
al costo delle materie
prime. Se lo stabilimento fosse rilevato da Glencore sarebbe inoltre applicabile un contratto di
sviluppo per il supporto
finanziario di ulteriori investimenti. “Con Glencore il confronto è in corso
di approfondimento sulla pluralità degli strumenti che assicurino un
costo dell’energia che
garantisca
la
competitività dello stabilimento - commenta a
caldo Marco Bentivogli
a conclusione del vertice al Mise -. La trattativa
è in una fase delicata e
nei prossimi giorni si tenterà di gettare le basi
per costruire un memorandum understanding
che garantisca da un lato le condizioni di offerta e dall’altro una lettera d’intenti da parte di
Glencore che avvii il negoziato con Alcoa e l’ipotesi di contratto bilaterale per l’erogazione dell’energia”.
Quanto a Klesch, non ha
ancora inviato il piano finanziario per la gestione richiesto dal Mise 15
giorni fa. “Con Klesch invece il negoziato è in
una fase di totale stallo continua Bentivogli -, ad
oggi avrebbe dovuto
presentare un piano finanziario con le disponibilità sul capitale circolante contenuto nel piano e la lettera d’incarico
a Pechiney per la validazione del restarting dello stabilimento, ma nulla di tutto ciò è pervenuto”.
Il sindacato inoltre ha
chiesto ad Alcoa di prorogare la tenuta della
manutenzione degli impianti (in scadenza il 31
luglio) affinchè non si deteriorino andando a pregiudicarne l’operatività.
Il confronto sull’evoluzione del negoziato proseguirà il 29 luglio sempre al ministero dello Sviluppo Economico.
Sara Martano
Torino. Inaugurato in un’area dismessa da vent’anni il nuovo quartiere direzionale di Fiat - Chrysler
LarinascitadiMirafiori,
eccoOfficina82
il nuovo gruppo globale. Qui ci lavorano più di 1.500 le persone
provenienti in parte dal centro
di corso Ferrucci. “L'obiettivo ha sottolineato Marchionne era e resta quello di mantenere
tutte queste attività a Torino pur
di fronte alle alternative che esistono per una azienda globale
come la Fiat di oggi. Officina 82 è
la sede direzionale di tutte le attività amministrative, informatiche, di Accounting, di Internal
audit e di sicurezza per Fiat Chrysler Automobiles e per Cnh Industrial in Europa. Le due forze rappresentano quindi l’insieme di
Fiat e di Chrysler, due aziende
con identità diverse ma unite dalle stesse ambizioni e dagli stessi
valori”. Incalzato dai giornalisti,
l’ad di Fca, ha parlato anche dei
nuovi investimenti e della produzione del suv Levante a Mirafiori. “Lo stabilimento di Mirafiori ha dichiarato Marchionne - lo
stiamo attrezzando. Occorre stare molto attenti a non affollare
però il mercato con prodotti nuovi. Si tratta di gestire il ritmo di
produzione dei diversi stabilimenti. La Ghibli Maserati, che
ha ancora una serie di ordini e
che andrà avanti per mesi, sta
entrando adesso in America e bisogna curare i clienti perché rischiamo di non gestirli”.
La Fim per bocca del segretario
nazionale, Ferdinando Uliano, si
aspetta però che il primo agosto
- giorno in cui è convocata l’assemblea per approvare il progetto di fusione di Fiat Chrysler Automobiles, decretando così la fine, dopo 115 anni di storia, del
marchio Fiat - che “Elkann e Marchionne comunichino, oltre all'
operazione di fusione, anche la
partenze dell’investimento sulle
linee di Mirafiori per il suv Levante”. Secondo Uliano si tratta di
“Un atto indispensabile per rispettare quanto ufficializzato davanti agli investitori e alle organizzazioni sindacali il 6 maggio a
Detroit”.
Nel confermare che i dati del secondo trimestre, attesi al Cda
del prossimo 30 luglio, sono in linea con le attese, l’ad di Fca ha
annunciato che la quotazione di
Fiat Chrysler Automobiles a Wall
Street avverrà nelle prime due
settimane di ottobre.
E scherzando, sempre con i giornalisti sulle voci, circolate nei
giorni corsi, di una possibile fusione con i tedeschi dalla
Volkswagen, Marchionne ha liquidato il caso con una battuta:
“Si sono lasciati trascinare dall’entusiasmo della vittoria sul
Brasile. Ma vincere la Coppa è
una cosa...”.
Il resto alla nostra immaginazione.
Rocco Zagaria
6
GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014
siglato l’accordo sulla gestioContrattazione Èstato
ne della campagna di trasformaziodel pomodoro per il 2014 tra Fai Cisettoriale nesl, Flai
Cgil e Uila Uil della Campania e
l’Anicav (l’Associazione di Federaliintegrata. Intesa mentare degli imprenditori del Conservegetale). “Sin dal 2010 - dichiain Campania viero
ra Claudio Risso, segretario nazionale
del settore - insiesulla campagna FaimeCislalleresponsabile
tre regioni del sud maggiorinteressate: Campania, Puglia e
di trasformazione mente
Basilicata, abbiamo promosso la realizcon il convergente impegno
del pomodoro zazione,
delle istituzioni, delle organizzazioni
dei produttori e dei lavoratori, di un po-
cronache
C
hianciano (nostro servizio). Ad
ottobre si svolgerà il Congresso
straordinario che sancirà la nascita di FaiFilca, il
nuovo sindacato dell’agricoltura e dell’edilizia. A deciderlo i Consigli
generali unitari delle
due categorie, riuniti a
Chianciano Terme, in
provincia di Siena. In tre
giorni di lavoro, davanti
ad oltre 300 delegati delle due categorie giunti
da tutta Italia (protagonisti di ben 42 interventi), sono stati ribaditi i
tanti punti di contatto
tra Fai e Filca, e si è provveduto a disegnare l’iter
dei prossimi mesi che
porterà alla costituzione
di FaiFilca, una delle più
grandi operazioni di riorganizzazione “verticale”
in casa Cisl. Inoltre il
“parlamentino” di Fai e
Filca ha approvato all’unanimità lo Statuto
ed il Regolamento di attuazione della nuova categoria. “La fusione tra
Fai e Filca promette molto di buono - ha detto il
segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni,
intervenendo ai lavori ed avviene in uno dei
momenti più topici della
storia sindacale, sociale
e democratica. La nascita di FaiFilca è una svolta di fondamentale importanza non solo in casa Cisl ma anche nel
mondo del lavoro, perché consentirà la costituzione di una rete ancora
più fitta, grazie all’impegno dei quadri, degli Rsa
e degli Rsu”. Bonanni ha
poi fatto un passaggio
su uno dei punti in comune più importanti tra le
due categorie: “Una realtà così forte darà maggiore impulso alla
bilateralità, cresciuta in
questi anni nonostante
conquiste del lavoro
R
lo distrettuale del pomodoro da industria del centro e sud d’Italia che si è
concretizzato nei primi mesi del 2014.
Il distretto rappresenta un’importante
strumento per una filiera agroalimentare di qualità conciliando produzione
e buona occupazione”. E ancora. “L’intesa raggiunta - prosegue Risso - rappresenta un risultato concreto ottenuto con tenacia e passione a testimonianza della nostra convinzione che dare vita ad un sistema di contrattazione
settoriale integrato nel territorio, sia
la strada maestra per conferire alle parti sociali ed alle associazioni settoriali
un nuovo protagonismo”. La prossima
tappa prevede la firma di un protocollo nell’ambito dell’attività del Tavolo
di Comparto Merceologico Conserviero Pomodoro, costituito da Aicav, Aiipa e Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil nazionali. ”Il protocollo - conclude Risso - è finalizzato a promuovere la qualità del
lavoro e dei processi produttivi, con
particolare attenzione al rispetto dei
contratti nazionali e focalizzando l’attenzione soprattutto sul fenomeno
del caporalato”.
Traguardi. A Chianciano le due categorie hanno sigillato il percorso di unificazione
FaieFilca,ilfuturoèinsieme
SemprepiùCisltrailavoratori
numerosi attacchi, che
in qualche caso ne hanno indebolito la spinta
propulsiva iniziale. FaiFilca saprà certamente ridare slancio e ruolo al sistema bilaterale, così importante per il mondo
del lavoro”. E non solo.
“I numeri - ha detto il segretario generale della
Filca, Domenico Pesenti, nel corso della sua re-
oma (nostro servizio).
Nel 2013 sono state denunciate circa 51.900
malattie professionali, 5.500
in più rispetto al 2012, con un
aumento di poco più del 47%
dal 2009. Le cifre presentate
recentemente dall’Inail ritraggono in maniera inequivocabile l’enorme bisogno di tutela
che i lavoratori hanno quando
si parla di patologie di origine
lavorativa.
Per questo ieri mattina, a Roma, l’Inas e l’Università “Tor
Vergata” hanno firmato un
protocollo dedicato. “L’obiettivo - ha spiegato Antonino
Sorgi, presidente del patronato - è migliorare la conoscenza del fenomeno e le possibilità di sostenere chi lavora con
servizi sempre più specializzati, creando una rete tra noi ed
il settore sanitario, che può essere di grande aiuto”.
lazione - dicono che grazie ai quasi 500mila associati daremo vita ad una
delle Federazioni più forti in Cisl, in Italia e in Europa. Dobbiamo sfruttare al meglio questa occasione unica ed irripetibile per disegnare un nuovo futuro nella rappresentanza e nella tutela
dei nostri associati. Far
crescere un sindacato
più forte, più vicino ai lavoratori, maggiormente
presente nelle fabbriche, nei cantieri, nei
campi e sul territorio è il
nostro obiettivo. Riformare il sindacato è la risposta alla politica che ci
vuole cancellare, e serve a contrastare la disgregazione individualista imperante in questi
decenni. Se si vuole co-
struire democrazia diffusa bisogna dare forza ai
corpi intermedi e rappresentativi delle forze sociali; il confronto, la contrattazione, il dialogo sociale e la concertazione
sono strumenti importanti di partecipazione
se accompagnati da assunzione di responsabilità delle parti”. Augusto
Cianfoni, segretario ge-
Sicurezza. Più tutele grazie ad un protocollo. Sorgi (Inas): ”Nasce una rete importante”
SinergiaInaseTorVergata
controlemalattieprofessionali
La collaborazione si svilupperà con il dipartimento di Biomedicina e Prevenzione, interessato ad approfondire la conoscenza delle patologie causate dal lavoro. Il professor Leonardo Palombi, che ne è il direttore, ha sottolineato che la
sinergia con l’Inas è uno strumento importante per fare luce sulla “zona grigia che c’è
tra i fattori di rischio e le malattie professionali. Una zona
che deve essere posta al centro di azioni di prevenzione”.
L’intesa rappresenta una risor-
sa importante nell’ambito dei
servizi gratuiti di consulenza e
assistenza, in tema di tutela
contro i danni da lavoro, che il
patronato offre ai cittadini.
Grazie al protocollo, questi ultimi potranno infatti sfruttare
le competenze messe a disposizione dell’equipe dell’università romana per valutazioni e approfondimenti diagnostici necessari a riscontrare
eventuali malattie professionali.
Il supporto scientifico fornito
da Tor Vergata costituirà un
autorevole parere per sostenere i diritti dei lavoratori, sia
nella richiesta di riconoscimento del nesso di causa - effetto tra patologia e professione, sia in caso di ricorsi amministrativi o giudiziari condotti
dall’Inas contro le decisioni
dell’Inail.
Per il professor Andrea Magrini, titolare della cattedra di
Medicina del Lavoro a Tor Vergata, un altro importante
obiettivo di questa collaborazione sarà la sensibilizzazione
dei molti, troppi, lavoratori
nerale della Fai, nella
sua relazione aveva sottolineato il ruolo di fondamentale importanza
che la nuova Federazione giocherà nella Confederazione: “Sono certo
che FaiFilca potrà diventare il valore aggiunto
per tutta la Cisl, una organizzazione sindacale
tesa a vincere la sfida
della produttività e dell’efficienza partecipando alla sua riforma organizzativa, consapevole
che mettersi al ‘servizio’
degli iscritti debba diventare il ‘privilegio degli
iscritti’ rispetto a coloro
che non lo sono. Tutto
ciò che facciamo - ha detto Cianfoni - vuole avere
come soggetto protagonista l’uomo, e nella nostra esperienza l’associato con i suoi diritti di tutela e di partecipazione.
Il nostro orizzonte è lottare per lo sviluppo perché significa battersi, come disse Federico Caffè,
per l’allargamento degli
spazi e di libertà delle
persone. Realizzare una
saldatura tra la persona
ed il collettivo - ha concluso il segretario generale della Fai - sarà il
compito che dovremo
assolvere, dando così un
contributo importante
affinché la buona politica si affermi su quella degenerata”.
Vanni Petrelli
che non denunciano la propria malattia professionale
per paura di ritorsioni o di perdere il posto.
L’intesa - siglata dal rettore
dell’Università, il professor
Giuseppe Novelli - ha anche
un positivo riscontro in prospettiva: l’istituto di Medicina
del Lavoro, in base alla segnalazione di particolari casistiche da parte dell’Inas, condurrà ricerche su malattie “emergenti”, come quelle dovute a
elettromagnetismo o ad altre
specifiche esposizioni morbigene, per le quali la scienza
medica non ha ancora confermato la possibile origine lavorativa.
In questo modo, dunque, i firmatari dell’accordo sosterranno lo sviluppo di riscontri
scientifici e - di conseguenza di nuovi spazi di tutela per la
salute dei lavoratori.
Monia Noeyalin Dell’Unto
7
GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014
Catania, Fim e Cisl
promuovono
i contratti
di sviluppo
R
icominciare ad investire a Catania attraverso i contratti di sviluppo di Invitalia annunciati da Palazzo Chigi è una
buona notizia che mette le basi per consolidare e accrescere il lavoro e l'occupazione. Lo dicono Piero Nicastro, se-
gretario generale Fim Catania, e Saro
Pappalardo, segretario territoriale Cisl
Catania. ˘Si tratta di 93,4 milioni di euro
per il territorio etneo di cui circa 53 di
agevolazioni statali: 29 per Stmicroelectronics e 24 per il complesso turistico La Perla Jonica. “È una buona notizia
per il futuro di Stm e per l'indotto che
ne deriva nel territorio catanese – afferma Nicastro – ed è questa la strada che
bisogna perseguire per poter risollevare le sorti dell'industria metalmeccanica a Catania rilanciando, come sta facendo Stm, la sfida sulla competitività e
l'efficienza produttiva, investendo in-
genti risorse che insieme alle risorse comunitarie permetteranno la riconversione delle aree produttive e di aumentare la produzione a 8 pollici dei semiconduttori”. Il programma di investimenti prevede il potenziamento della
capacita` produttiva dell’impianto di
Catania (produzione di dispositivi a semiconduttore su substrati di silicio da
200mm) con un programma di Ricerca
e Sviluppo, realizzato in collaborazione
con il Cnr-Imm. Investimenti per 45 milioni di euro circa, di cui circa 5 milioni
in ricerca industriale e sviluppo sperimentale. Agevolazioni per 29 milioni di
euro circa, di cui 13 mln di euro a fondo
perduto e 16 mln di euro circa di finanziamento agevolato
Secondo Pappalardo, ”la programmazione di un investimento in Stm, unitamente a quello della Perla Jonica dove
si prevedono 240 nuovi posti di lavoro,
è importante per il territorio. Tali risorse rappresentano un passo in avanti
fondamentale per valorizzare le eccellenze presenti nel territorio etneo, per
la salvaguardia occupazionale, ma soprattutto per le nuove opportunità di lavoro che da tutto questo scaturiranno”.
Al voto. La Uilt si tira fuori. Domani l’assemblea dei soci
conquiste del lavoro
vertenze
Alitalia,
ultimaparola
alreferendum
S
i aprono le urne, ma tra i sindacati di Alitalia il conflitto si fa - se
possibile - ancora più acceso. Sotto l’incalzare degli eventi - leggi:
l’assemblea dei soci che venerdì scriverà la parola fine sull’intera vicenda, approvando o bocciando l’accordo con
Etihad - le sigle che hanno firmato il contratto nazionale e l’intesa sulla riduzione del costo del lavoro hanno convocato il referendum tra i lavoratori.
C’è tempo fino a venerdì mattina alle 8,
appena un’ora prima della riunione degli azionisti, perché con una vittoria del
sì venga scongiurato il fallimento delle
nozze con la compagnia araba, eventualità che aprirebbe le porte ad un altro
fallimento, probabilmente definitivo:
quello di Alitalia.
Che il rischio di portare i libri in tribunale sia concreto lo ha fatto capire, ancorché in modo implicito, l’ad Gabriele Del
Torchio, che in una lettera firmata con
il presidente della compagnia Roberto
Colaninno e inviata il giorno avanti ai dipendenti non ha nascosto la difficoltà
del momento: l’accordo con Alitalia “è
un punto di svolta perchè ci apre le porte sul futuro ma - ha ammonito Del Torchio - è anche un punto di ritorno: non
ci sono dilazioni possibili, non ci sono
altre strade, non c'è più tempo”.
Logico quindi che, di fronte alle resistenze della Uilt e delle associazioni professionali, inflessibili nel respingere tanto
il contratto quanto l’accordo sul costo
del lavoro, Fit Filt e Ugl Trasporti abbiano deciso di accelerare sul referendum:
”A questo punto è indispensabile fare
chiarezza e l'unico modo per farlo prima dell'assemblea dei soci del 25 luglio
- sostiene il fronte del sì - è lasciar esprimere attraverso un referendum tutti i
lavoratori del gruppo Alitalia”.
Paradossalmente, a questo punto è la
Uilt, che lo aveva invocato per prima al
fine di sanare il vulnus di
rappresentatività che a suo dire vizia gli
accordi - in termini più chiari: per contarsi, o più probabilmente per mettere
pressione agli altri sindacati con lo spauracchio della conta - a non volerlo più il
referendum. Così l’iniziativa di Fit Filt e
Ugl viene immediatamente rubricata alla voce ”farsa”, una consultazione allestita sotto il peso del diktat aziendale
cui rispondere con una serie di assemblee da tenersi nel fine settimana e con
un controreferendum in programma
dal 28 luglio al primo agosto. Cioè quando i giochi saranno già fatti.
Ma in fondo anche l’ennesima capriola
non fa che confermare la logica di fondo con cui una parte del mondo sindacale ha affrontato l’ultimo tornante del
cammino di Alitalia nel post privatizzazione. Quella descritta da Raffaele Bonanni in una lettera pubblicata ieri dal
Sole24Ore: ”È sacrosanto difendere tutti i posti di lavoro e trovare gli strumenti più adeguati per garantire questo diritto costituzionale. Ma di fronte ad investimenti importanti e cospicui, un sindacato responsabile non può alzare
continuamente l'asticella sul contratto
di lavoro, sfidando le altre associazioni
per ragioni corporative, per difendere
interessi professionali o di bottega”.
Per il segretario generale della Cisl ”la
vicenda Alitalia-Ethiad sta mettendo a
nudo ancora una volta tutte le contraddizioni ed i ritardi culturali del sindacalismo italiano di fronte al cambiamento
del nostro sistema economico”. Il problema principale, sostiene Bonanni, è
di prospettiva: ”Oggi più che mai il sindacato è ad un bivio della propria storia: o sa accettare la sfida della economia globalizzata, oppure il paese si priverà dell'apporto prezioso anche di
uno degli ultimi soggetti che in altre
congiunture gravi ha garantito stabilità
al sistema economico e sociale”.
C.D’O.
IdealStandard
Accordo
salva400posti
F
umata bianca dal ministero del Lavoro, dove, fino a notte inoltrata, si
è giocata una partita determinante
nella vicenda dell’Ideal Standard di Orcenico, in provincia di Pordenone.
Dopo il brusco ed inaspettato arresto
della trattativa i giorni scorsi, con lo spostamento della vertenza nella sede romana di via Veneto, sindacati e lavoratori segnano un punto importante. Quello, cioè, di ottenere - anche grazie l'intermediazione governativa e del sottosegretario Teresa Bellanova - il riconoscimento della cassa integrazione in deroga da qui fino alla fine dell’anno. Un passo fondamentale - e perlatro già a suo
tempo garantito anche dal Mise nell’ultimo accordo sottoscritto con l’azienda, e
poi disatteso da quest’ultima - perchè
condizione primaria per avviare un processo di workers buyout, già delineato
per il rilancio dello stabilimento friulano. La strada dell’autoimprenditorialità,
salvo che non emergano nel frattempo
altre manifestazioni di interesse, sembra, infatti, ad oggi quella più percorribile, tanto che i giorni scorsi a Pordenone
è stata ufficialmente costituita la cooperativa Ceramiche Ideal Scala su iniziativa
di un gruppo di diciotto dipendenti del
sito di Orcenico, cui se ne potrebbero aggiungere molti altri. Dopo undici ore filate di trattativa si è, dunque, arrivati ad
una intesa quasi insperata e declinata in
tre documenti differenti. Il primo, che
sancisce la cassa in deroga dal primo giugno scorso e fino al prossimo 31 ottobre
salvo la possibilità di estenderla al 31 dicembre, grazie all’inserimento di Ideal
Standard della short list delle aziende beneficiarie della cig e sempre che venga
approvato il decreto sugli ammortizzatori sociali. Il secondo documento, invece,
prevede l’accordo sulla mobilità su base
volontaria, immaginando tre scaglioni
di buonauscita, ovvero 30mila euro per
chi deciderà di lasciare l’azienda entro il
mese di agosto, 20mila per i lavoratori
che aderiranno alla proposta entra settembre ed, infine, 10mila per quanti si
licenzieranno entro il mese successivo.
Parallelamente azienda e sindacati affidano ad un terzo documento i rispettivi
impegni, che si concentrano soprattutto
sulle modalità per favorire il rilancio del
sito produttivo di Orcenico attraverso la
neo costituita cooperativa IdealScala.
Sulla linea degli accordi sottoscritti a
maggio scorso e relativi ad eventuali agevolazioni su capannoni, volumi, impianti
e marchi, Ideal Standard non solo si riserva di valutare quali macchinari trasferire
a Trichiana e Roccasecca, ma anche di
decidere entro la data fissata di metà ottobre cosa ne sarà del ramo Bathing&
Wellness, oggi attivo a Orcenico. “È stata una trattativa lunga e complessa spiega Franco Rizzo per la Femca Cisl Fvg
- che avremmo potuto chiudere anche
prima. Quella di martedì rimane una tappa importante che però non esaurisce il
percorso che è quello di lavorare con
maggior tranquillità al futuro di questo
stabilimento e dei suoi lavoratori, garantendo la continuità produttiva del sito e
salvaguardando al massimo il patrimonio ricchissimo di professionalità e competenze”. Ma non solo. “Adesso - aggiunge - occorre fare in modo che il territorio nel suo complesso creda sull’opportunità di rilancio del sito attraverso
la Cooperativa, che costituisce una sperimentazione unica in Friuli Venezia Giulia, e che non può fallire”. Soddisfazione, infine, dalla regione Friuli Venezia
Giulia, con la presidente Debora Serracchiani e l’assessore al lavoro Loredana
Panariti, giunte in serata al tavolo romano. “Abbiamo ottenuto un risultato commenta la reggente del Lavoro - che
da un lato mette in sicurezza operaie e
operai e dall’altro non abbandona alla
desertificazione l’area di Orcenico. Credo vada messo in evidenza lo sforzo istituzionale di stabilire, pur in una situazione di crisi generale, delle regole di coerenza che hanno permesso di discutere
in modo anche aspro, ma di giungere a
una soluzione concordata”.
Mariateresa Bazzaro
8
Social Room
GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014
a cura di Andrea Benvenuti
Alcoa, “qui nessuno
getterà la spugna”
Siglato l’accordo per lo
stabilimento Ideal Standard di
Orcenigo che salva i 399 posti.
tchimici,
tweet “Ideal standard: sindacati
accordo sofferto ma
positivo”. Gianfranco Goria
“Alcoa si confronti con RSU
su condizioni mantenimento
manutenzione smelter”
Marco Bentivogli
Gugli Gambardella
“Ci auguriamo che, se Klesch
non chiude, la salvezza potrà
arrivare da Glencore”
“Tramonta Klesh, interviene
un produttore d'energia e si
apre trattativa con Globale”
Oriana Putzolu
Gianni Venturi
“Dall’incontro al Ministero
non si sono trovate però le
novità che si attendevano”
“Guarda le foto della
manifestazione e del presidio
sul nostro canale di Flickr”
Fabrizio Paventi
Fim Cisl Stampa
tweet “ Per Ideal Standard la
tpolitica
ha fatto poco e poteva fare
poco. La volontà sembra quella di
chiudere”. Fabio Blaseotto
tweet “L'accordo su Ideal
tStandard
salva 399 posti di lavoro e
il M5S intanto fa le barricatucce in
parlamentuccio”. Giorgio Faso
t399tweet
“Ideal Standard. Evitati
licenziamenti. C’è più sviluppo?
Per adesso, ci sono mesi di Cig”.
Albe Annicchiarico
tweet “L'incrocio dei... diti ha
tportato
bene”. Giacomo Lagona
social
“Vertenza difficile ma
la trattativa continua
e non getteremo la spugna”
conquiste del lavoro
Start Up
Luiss Enlabs, scelte
le magnifiche 6
per il programma
di accelerazione
A
l via il nuovo programma di accelerazione di Luiss Enlabs: sono sei le startup selezionate che potranno beneficiare del sostegno, economico e non solo, dell’incubatore, che aprirà loro le porte del mercato.
Il team di analisti e advisor di Luiss Enlabs ha selezionato le sei fortunate all’interno di una
lista di oltre 130 startup, provenienti da tutto il mondo, che hanno proposto i loro progetti per partecipare al programma dell’incubatore romano. “Tiassisto24”, “Filo”, “Tutored”, “Instaure”, “Makeit Land” e “Slapped”: sono questi i nomi delle sei imprese innovative, focalizzate soprattutto su applicazioni e piattaforme web, che parteciperanno al
progetto di Luiss Enlabs.
I team selezionati avranno la possibilità di seguire un programma di accelerazione delle
durata di 5 mesi e di lavorare proprio nello spazio offerto dall’incubatore, all’interno
della Stazione Termini di Roma. In particolare, il percorso prevede corsi di formazione,
affiancamento di advisor, oltre che assistenza e incontri con possibili investitori. In favore di ognuna delle sei startup verrà erogato un investimento di ben 60mila euro, di cui
metà in servizi e l’altra metà in contanti, a fronte di quote di capitale, attualmente sottoposto alla valutazione di LVenture Group. Questo percorso si chiuderà in bellezza a gennaio con l’Investor Day: tutte le startup presenteranno i loro progetti davanti ad un ampio gruppo di investitori, al fine di ottenere generosi finanziamenti.
Secondo Luigi Capello , fondatore di Luiss Enlabs e di LVenture Group, questo “è il segno
che il nostro Paese è diventato un posto interessante per aprire una impresa innovativa”.
Se così fosse, saremmo sulla strada giusta per riuscire a sostenere e valorizzare al meglio
le nostre imprese, senza costringerle a cercare successo altrove.
Giulia Capaldi