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Aalborg
Commitments
Le risorse sono elencate in ciascuno dei 10 Aalborg
Commitment.
Fare clic su un Aalborg Commitment e
selezionare "Resources". Sarà visualizzato un elenco
di 'record' nell’ambito del Commitment in questione.
Selezionare quindi il Paese e la categoria (politiche,
strumenti, buone prassi o knowledge centre) che si
desiderano consultare.
EU Urban
Thematic Strategy
Sustainable Cities
and Towns
Campaign
Managing Urban
Europe - 25
Ciascun record offre un breve riassunto della risorsa
specifica e un link Web alla risorsa stessa, per esempio un
report sui cambiamenti climatici dell’UE o una relazione di
un’amministrazione locale sulle misure di efficienza
energetica.
A sinistra è presente un link per accedere al sito Web del
portale sulla sostenibilità locale, una sorta di 'one stop
shop' per le amministrazioni locali che ricercano
informazioni targettizzate e linee guida su argomenti
relativi alla sostenibilità locale. È inoltre presente un link al
sito Web ‘Local Evaluation 21’ (uno strumento per la
valutazione dei processi di sostenibilità locale) e al sito
Local Targets 21 (uno strumento per l’istituzione di target
di sostenibilità locale).
Utilizzando il link sulla destra, è inoltre possibile accedere ai
siti Web di altre organizzazioni chiave o a documenti quali
la Strategia tematica sull’ambiente urbano dell’UE, la
European Sustainable Cities and Towns Campaign e gli
Aalborg +10.
Il percorso principale per la ricerca è attraverso i 10
Commitment; è tuttavia inoltre possibile effettuare una
ricerca nei riassunti di ciascun record, immettendo un
termine specifico, come, per esempio, ‘trasporti pubblici’.
Progetto co-finanziato
nell’ambito di EU FP6
LocalResources21.org
http://www.localresources21.org/it/home.php
03/11/2008
1 GOVERNANCE
Ci impegniamo a dare impulso ai nostri processi decisionali mediante una maggiore
democrazia partecipativa.
I processi di “governance” realmente efficaci sostengono l’attuazione della sostenibilità locale con
percorsi innovativi di gestione delle relazioni fra i governi locali e la società civile, con piani
d’azione di Agenda 21 o simili azioni orientate allo sviluppo sostenibile.
Perciò lavoreremo per:
1. sviluppare ulteriormente una visione di città sostenibile condivisa nel lungo periodo
Una visione di lungo periodo della sostenibilità locale può in molti casi essere molto chiara e
semplice da capire, e perfino attraente. Però il percorso per raggiungere la sostenibilità spesso
consiste in numerosi piccoli passi e decisioni quotidiane che non sempre sono facilmente collegabili
al quadro d’insieme. E’ dunque di grande importanza che i governanti locali – sia i politici che i
funzionari – abbiano una visione condivisa e siano consapevoli degli obiettivi di lungo periodo
dello sviluppo locale ogni volta che prendono decisioni, anche se apparentemente sembrano non
avere rilevanza per la sostenibilità. E’ essenziale trovare il coraggio di mantenere una visione
ambiziosa d’insieme, mentre si cammina passo a passo verso di essa. Sono necessarie pazienza e
sensibilità per fare in modo che i passi verso lo sviluppo locale sostenibile vadano più lontano
possibile; ma allo stesso tempo è importante rispettare il massimo livello di cambiamento che i
cittadini e gli attori locali sono a loro volta in grado di accettare. Il sito web di ICLEI fornisce una
utile guida sullo sviluppo di una visione strategica, per esempio attraverso l’Agenda 21
http://www.iclei-europe.org/index.php?id=616
2. costruire la partecipazione e la capacità di sviluppare la sostenibilità nella comunità
locale e nell’amministrazione comunale
La partecipazione pubblica non dovrebbe essere percepita come un meccanismo che permette al
governo locale di delegare la responsabilità dello sviluppo sostenibile ai cittadini, anche se
certamente richiede il loro coinvolgimento. I governi locali devono essere la “forza trainante” che
introduce la sostenibilità nelle agende locali, facilita il dialogo e gestisce i processi di
pianificazione. Anche se occorre il contributo della società civile, solo i governi locali hanno la
legittima autorità di includere le conclusioni dei processi partecipativi nelle nuove politiche. Per
costruire la propria credibilità, i governi locali devono proseguire in modo “proattivo” (proponendo
soluzioni) nell’applicazione dei principi della sostenibilità nella loro quotidiana attività di gestione e
in attività quali gli acquisti e le forniture (si veda per esempio il progetto Ecobudget
www.ecobudget.com ), la gestione dell’energia e dei trasporti. Solo in questo modo anche altri attori
possono convincersi della necessità di attuare essi stessi questi principi.
L’integrazione dello sviluppo sostenibile in tutti i processi di governo inclusa la formulazione e
l’attuazione delle politiche è cruciale per la messa in pratica dello sviluppo sostenibile. Per far
questo è importante che le autorità locali sviluppino le competenze, le capacità e la consapevolezza
di tutti i loro dipendenti a tutti i livelli, mediante attività di formazione continua. La Strategia
Tematica UE sull’Ambiente Urbano sottolinea l’importanza di formare dipendenti degli enti locali
per migliorare la consapevolezza delle tematiche relative all’ambiente urbano e dei loro legami con
i fattori sociali ed economici. I dipendenti di tutti i livelli, dovrebbero avere l’opportunità di
partecipare alla formazione sui temi dello sviluppo sostenibile.
L’educazione è uno strumento chiave per assicurare che le future generazioni siano pienamente
consapevoli dell’agenda dello sviluppo sostenibile. Le autorità locali dovrebbero promuovere la
diffusione regolare di iniziative didattiche mirate ad accrescere la consapevolezza sui temi della
sostenibilità, da attuare nelle scuole. I contenuti dovrebbero comprendere l’informazione sui
concetti chiave dal punto di vista ambientale, sociale ed economico (si vedano le iniziative della
zona dell’Alto Reno in Westfalia – Germania - dove le scuole hanno a disposizione una campagna
per lo sviluppo sostenibile, che comprende linee guida per la preparazione, l’implementazione e il
monitoraggio di progetti www.agenda21schulen.nrw.de/page/content/aktuelles/aktuelles.html
All’interno dell’autorità locale ci dovrebbe essere un gruppo di lavoro interservizi, impegnato sullo
sviluppo sostenibile. Questo genere di partnership interna all’amministrazione crea le basi perché i
pilastri economici, sociali ed ambientali dello sviluppo sostenibile vengano affrontati in modo
integrato.
Anche l’Aalborg Commitment (AC) 2 (gestione sostenibile) riguarda la costruzione di competenze
nell’autorità locale e nella società civile.
3. invitare tutti i settori della società locale a partecipare in modo attivo ai processi
decisionali.
Anche l’iniziativa locale più sostenibile è poco utile se non viene comunicata in modo appropriato a
tutti i cittadini e alle organizzazioni interessate. Dato che in una società basata sulla conoscenza la
comunicazione è uno dei mezzi più importanti per mettere sulla bocca di tutti i temi prescelti, lo
sviluppo sostenibile si trova a competere con molti altri temi d’attualità che vengono “venduti” e
comunicati in modo aggressivo. I governi locali devono rispondere ponendosi all’altezza della sfida
e rendendosi disponibili a collaborare con soggetti impegnati in tal senso. Ciò significa utilizzare
tutti i canali disponibili per comunicare ai cittadini e alle organizzazioni i temi e le attività relative
alla sostenibilità: essendo visibili ad eventi, cooperando con i media, promuovendo servizi
informativi, formando il proprio staff perché acquisisca competenze informative e comunicative. Si
veda ad esempio “Sustainable Communities: A shared agenda, a share of the action”
http://www.sustainable-development.gov.uk/publications/documents/sustainable-communitiesguide.pdf
La convenzione delle Nazioni Unite sull’accesso all’informazione, la partecipazione del pubblico ai
processi decisionali e l’accesso alla giustizia riguardo alle questioni ambientali (Aarhus Convention
- www.participate.org/convention/convention.htm) è un accordo fra molti stati europei che
intendono coinvolgere il pubblico nel governo dell’ambiente. Con questo accordo le nazioni
garantiscono di aprire gli archivi che contengono le informazioni ambientali e si impegnano a
consentire al pubblico di partecipare ai processi decisionali. La convenzione afferma che quando i
processi di pianificazione sono per legge “aperti alla partecipazione pubblica”, diventa possibile
influenzare una decisione in modo da proteggere l’interesse di tutti. Ogni nazione deve prendere
provvedimenti che favoriscono la partecipazione pubblica nella preparazione dei piani e programmi
e i governi devono fornire le informazioni necessarie al pubblico. In aggiunta la Direttiva sulla
Valutazione Ambientale Strategica 2001/42 EC
(www.europa.eu.int/comm/environment/eia/030923_sea_guidance.pdf ) si applica ad un’ampia
gamma di piani e programmi e richiede che il pubblico e le autorità locali interessati dagli effetti
ambientali dell’applicazione di piani e programmi vengano consultati come parte del processo di
Valutazione Ambientale Strategica. Lo scopo principale è contribuire ad una maggiore trasparenza
nei processi decisionali.
Anche l’Aalborg Commitment (AC) 9 (sotto sezione 2) invita le autorità locali ad assicurare un
accesso paritario ai servizi pubblici, all’educazione, alle opportunità occupazionali, alla formazione,
all’informazione, alle attività culturali, e l’AC 9 (sotto sezione 3) afferma che le autorità locali
dovrebbero “incoraggiare l’inclusione sociale e l’uguaglianza di genere”.
4. rendere le decisioni aperte, giustificabili e trasparenti
Anche per questo obiettivo si può fare riferimento alla Convenzione delle Nazioni Unite
sull’accesso all’informazione, la partecipazione pubblica alle decisioni, introdotta nel punto
precedente. La Convenzione di Aarhus stabilisce che “in una società democratica la gente dovrebbe
avere il diritto di accesso all’informazione” e che “il diritto del pubblico di sapere è fondamentale
per la partecipazione democratica al governo”. Questa informazione può essere resa in ogni forma,
scritta, elettronica, visiva o altro, ma ogni nazione deve assicurare che l’informazione ambientale
diventi disponibile in formato elettronico (incluso internet) facilmente accessibile al pubblico. La
Direttiva 2003/4/EC sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale all’art. 7 richiede che le
autorità pubbliche rendano disponibili e disseminino le informazioni ambientali rilevanti per le loro
funzioni, fra le quali la legislazione locale, le politiche, i piani e i programmi, gli stati di
avanzamento, i dati di monitoraggio e gli studi di impatto.
Le autorità locali dovrebbero perciò assicurarsi che il 100% dei residenti nei propri confini siano
regolarmente informati delle iniziative previste (ad esempio, giornate per l’ambiente o di non
utilizzo delle auto) e/o delle performance ambientali della città (ad es. rapporti sui progressi in
rapporto agli obiettivi di riciclaggio o di qualità dell’aria).
5. cooperare in modo efficace e in partnership con municipalità contigue, altre città e
altri ambiti di governo.
Il lavoro di rete con altre città sia a livello nazionale che internazionale crea uno spirito di
cooperazione che può aiutare a ispirare le autorità locali coinvolte nell’implementazione dello
sviluppo sostenibile – un processo che talvolta può essere lento e con ostacoli piuttosto che
successi. Incontrare i rappresentanti di altri governi locali e imparare da loro serve a rafforzare
l’azione locale per la sostenibilità da svolgere “a casa propria”. Usare le conferenze nazionali e
internazionali come luoghi per la presentazione pubblica di esperienze e buone pratiche, permette di
costruire un’immagine esterna positiva della municipalità, e di rafforzare la possibilità di
proseguimento delle politiche di sostenibilità anche se la volontà politica e l’impegno non sono
sempre costanti. In questo caso il lavoro di rete con altre autorità locali può offrire ai funzionari e
politici locali un forum per presentarsi come pionieri dello sviluppo sostenibile. Questo a sua volta
crea un maggiore senso di identità e fiducia e quindi rafforza il processo a livello locale (si veda
www.sustainable-cities.eu ).
Per esempio la Rete Spagnola delle Autorità per l’Ambiente è un forum per la cooperazione e il
coordinamento fra le autorità responsabili per l’ambiente e quelle responsabili della
programmazione e gestione dei Fondi Strutturali e del Fondo di Coesione
(www.mma.es/polit_amb/fondos/redauto/index.htm)
A livello più ampio, i governi regionali e nazionali definiscono il quadro delle condizioni e delle
possibilità per l’azione locale verso la sostenibilità. Nello stesso tempo possono influenzare
attivamente l’accettazione e la consapevolezza sui temi dello sviluppo sostenibile – per es. mediante
la tassazione e la normativa. Da una parte è cruciale per i governi locali influenzare queste
condizioni di contorno per poter implementare con successo le loro strategie di sostenibilità,
dall’altra i governi regionali e nazionali dipendono dalle informazioni ricevute dal livello locale per
pianificare i programmi di finanziamento e sostegno, e per ottenere supporto all’introduzione dei
principi della sostenibilità nella normativa e nella tassazione. I governi locali devono perciò avere
interesse a connettersi con altri livelli di governo nella promozione della sostenibilità.
Per trovare ulteriori approfondimenti relativi all’Aalborg Commitment 1, vedere
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=1
2 GESTIONE LOCALE VERSO LA SOSTENIBILITA’
Ci impegniamo a mettere in atto efficaci cicli di gestione, dalla formulazione alla
implementazione, fino alla valutazione.
Questo impegno riguarda il rafforzamento dei processi di sostenibilità locale, l’inserimento
della sostenibilità al primo posto nei processi di pianificazione locale e nel lavoro quotidiano,
la verifica periodica e la comparazione dei risultati basati su diverse tipologie di indicatori
mediante strumenti e reti di monitoraggio riconosciuti pubblicamente. Questo impegno perciò
richiede l’attuazione di cicli efficaci di gestione integrata della sostenibilità.
Perciò lavorereremo per:
1. rafforzare le Agende 21 Locali o altri processi di sostenibilità locale e inserirli al
centro delle politiche di governo locale
Il Summit di Rio (1992) ha chiesto alle autorità locali di tutto il mondo di cominciare a
tradurre in azione locale le agende di sostenibilità globale. L’Agenda 21 Locale chiede alle
municipalità di prendere in considerazione gli aspetti sociali ed economici oltre a quelli
ambientali, in modo partecipativo, dinamico e interattivo. Durante gli ultimi anni ’90 molte
autorità locali europee hanno avviato processi di Agenda 21; più recentemente molte di queste
pratiche partecipative sono state sostituite da obblighi di legge che invitano le
amministrazioni a consultazioni formali e a prendere impegni in risposta alla convenzione di
Aarhus (www.participate.org/convention/convetion.htm ), insieme ad altri strumenti
legislativi di supporto al pubblico accesso ai processi decisionali. Molte autorità locali stanno
facendo passi concreti per coinvolgere in modo appropriato i cittadini e le organizzazioni di
attori locali nei processi di sostenibilità, per esempio nella predisposizione di un Programma
di Riduzione dei Combustibili Fossili (il processo di Agenda 21 di Vahjo, una piccola
cittadina universitaria della Svezia meridionale con numerose opportunità commerciali e di
sviluppo turistico, è stato inserito in un programma di riduzione dei combustibili fossili,
www.vahjo.se. In molti altri paesi europei sono visibili esempi in cui è stata avviata la
programmazione di forum cittadini e di attività di divulgazione grazie alle strategie di Agenda
21 e ai piani ambientali (es. www.cesis.lv)
Le reti che hanno promosso la Campagna Europea Città Sostenibili forniscono aiuto alle
autorità locali per sostenere o rafforzare la promozione dello sviluppo sostenibile e
l’implementazione della sostenibilità locale. Anche le reti di governi locali di livello
“regionale” svolgono questo ruolo, per esempio la rete delle città della Regione Catalana
(http://www.diba.es/xarxasost/cat/index.asp).
2. predisporre sistemi di gestione integrati verso la sostenibilità basati sul principio di
precauzione e ispirati alla Strategia Tematica sull’Ambiente Urbano dell’Unione
Europea
Le aree urbane svolgono un ruolo importante nel rispetto degli obiettivi della Strategia di
Sviluppo Sostenibile dell’Unione Europea. Inoltre le aree urbane europee devono affrontare
molte sfide specifiche della loro collocazione, fra le quali la cattiva qualità dell’aria, la
congestione da traffico, lo sviluppo urbano disordinato, le emissioni di gas serra, l’aumento
dei flussi di rifiuti e i problemi idrici. Le autorità locali hanno un ruolo decisivo
nell’attuazione della legislazione ambientale e nel miglioramento delle performance
ambientali delle municipalità. I governi locali migliori hanno sviluppato approcci integrati
alla gestione urbana nei quali le decisioni quotidiane vengono guidate da una visione e da
obiettivi strategici. L’adozione di un approccio integrato alla gestione dell’ambiente urbano
1
aiuta a costruire una visione a lungo termine dello sviluppo di una municipalità. Obiettivi
chiaramente definiti, target, responsabilità, procedure di monitoraggio dei progressi,
consultazioni pubbliche, review e audit sono essenziali per una implementazione efficace
delle misure adottate. I sistemi di gestione ambientale (EMAS, ISO14001), la contabilità
ambientale, i metodi di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale
strategica sono esempi di approccio integrato. Molti governi locali stanno adottando questo
genere di approcci: per esempio Varese Ligure è stato il primo comune italiano ad avere
ottenuto la certificazione ISO14001 e il primo in Europa ad avere ottenuto EMAS
(http://www.comune.vareseligure.sp.it/doc/DichiarazioneAmbientale.pdf); si veda anche la
promozione di EMAS condotta dalle municipalità di Latvia http://www.lvpa.lv/
L’assistenza per la selezione dei metodi adatti può essere condotta mediante kit di strumenti,
si vedano ad es. quelli sviluppati dall’Unione delle Città Baltiche (www.ubc.net) e da ICLEI (
www.iclei.org).
Nel gennaio 2006 la Commissione Europea ha lanciato la sua Strategia Tematica per
l’Ambiente Urbano, per stimolare gli Stati membri a promuovere politiche e legislazione
ambientale a supporto dell’azione locale mediante e lo scambio di esperienze e
l’apprendimento reciproco sulle misure più efficaci per migliorare le performance ambientali
delle città europee. Sono disponibili maggiori dettagli all’indirizzo
http://ec.europa.eu/environment/urban/
3. stabilire target e fasi temporali nel quadro degli Aalborg Commitments; creare e
seguire il processo di monitoraggio stabilito dagli Aalborg Commitments
Nel 2004 la 4a Conferenza Europea delle Città Sostenibili (Aalborg+10) ha adottato gli
Aalborg +10 Commitments. Sottoscrivendo questi impegni, i governi locali si impegnano
volontariamente a condurre entro 12 mesi. una revisione ambientale di base del loro ente.
Entro 24 mesi si impegnano a identificare, in consultazione con gli attori locali, i target delle
azioni da intraprendere. Alla fine del 2006, 355 governi locali avevano sottoscritto gli
impegni e 36 avevano firmato una Dichiarazione d’Intenti. Nei mesi recenti si sono aggiunte
numerose altre adesioni. Per maggiori informazioni sugli Aalborg Commitments e
aggiornamenti sulla lista dei firmatari vedere http://www.aalborgplus10.dk./
4. assicurarsi che la sostenibilità sia posta al centro dei processi decisionali e che
l’allocazione delle risorse si basi su criteri di sostenibilità forti ed estesi
Molti governi locali definiscono la sostenibilità come un obiettivo strategico generale, ma è
difficile trovare un chiaro riscontro dell’ambito in cui questo impegno è praticato, soprattutto
quando ci si riferisce a decisioni sull’allocazione di risorse finanziarie in programmi di settore
o singoli progetti. Tuttavia ci sono interessanti esempi di buone pratiche: la città di Goteborg,
in Svezia, usa il suo budget come documento di governance e gli obiettivi prioritari del suo
budget vengono revisionati annualmente. La provincia italiana di Siena ha sviluppato un
piano energetico e un progetto di incentivi per il solare termico (si veda il rapporto Siena
Baseline Review all’indirizzo http://www.aalborgplus10.dk./)
5. cooperare con la Campagna Europea Città Sostenibili e le sue reti nel monitoraggio e
valutazione dei progressi riguardo al raggiungimento dei target di sostenibilità
La Campagna Europea Città Sostenibili (www.sustainable-cities.eu ) è stata lanciata alla 1a
Conferenza Europea delle Città Sostenibili svoltasi ad Aalborg (Danimarca) nel 1994. Molte
reti di città fanno parte della Campagna e sostengono le autorità locali nel loro lavoro sullo
sviluppo sostenibile, mediante strumenti di promozione, iniziative significative, esempi di
buone pratiche. Per esempio l’iniziativa Indicatori Comuni Europei
2
(http://ec.europa.eu/environment/urban/common_indicators.htm) nei primi anni 2000 si è
proposta l’intento (e attualmente lo sta sviluppando l’iniziativa Ecosistema Urbano Europa
www.ambienteitalia.it) di monitorare la sostenibilità ambientale a livello locale mediante un
set di indicatori e metodologie condivise di raccolta dati. European Solar Cities
(http://sc.ises.org) si propone di promuovere un utilizzo più ampio delle energie rinnovabili
nel contesto di una pianificazione a lungo termine dello sviluppo sostenibile urbano.
ICLEI ( http://www.iclei.org) è un’associazione internazionale di governi locali, nazionali e
regionali che si sono impegnati nello sviluppo sostenibile e che stanno sviluppando strumenti
per la gestione e l’implementazione della sostenibilità locale.
Per trovare ulteriori approfondimenti relativi all’Aalborg Commitment 2, vedere
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=2&PHPSESSID=27b0c0a1042648
b3a33baf8c218ce455
3
3 BENI NATURALI COMUNI
Ci impegniamo ad assumerci pienamente la responsabilità di proteggere, preservare e
assicurare equo accesso ai beni naturali comuni.
I beni comuni naturali del pianeta (aria, acqua, suolo, biodiversità ed energia) stanno rapidamente
esaurendosi a causa della crescita della popolazione, dello sviluppo economico e del crescente
inquinamento. Dato che le risorse naturali rappresentano la base dalla quale dipende la vita di tutti
gli esseri viventi, la sfida sta nel trovare strade sostenibili per garantire standard di vita adeguati e
conciliare questo obiettivo con la protezione, la conservazione e l’equo accesso alle risorse naturali.
Perciò lavoreremo per:
1. ridurre i consumi di energia primaria e aumentare la quota di energie rinnovabili.
Oggi, metà dei consumi europei di energia derivano da combustibili fossili importati (CE, 2005).
Tuttavia questa situazione crea un’infinità di problemi. Prima di tutto i combustibili fossili sono una
risorsa non rinnovabile. Se i consumi energetici continuano a crescere a livello mondiale a questo
ritmo, l’estrazione dei combustibili fossili eccederà la capacità di rigenerazione della Terra. Quindi
ci stiamo gradualmente avviando verso un esaurimento delle risorse. Ma ancora più importante, la
combustione per la produzione di energia è la principale causa del cambiamento climatico. Ciò
nondimeno la fornitura di energia migliora gli standard di vita e riduce i disagi nei paesi poveri. La
chiave della transizione verso sistemi energetici sostenibili è dunque l’integrazione fra energie
rinnovabili ed efficienza energetica.
I consumi di energia, ovviamente connessi all’intensità energetica e alla struttura delle attività
economiche, sono elevati nelle economie europee avanzate. Il miglioramento dell’efficienza
energetica potrebbe servire a tenere bassa la domanda e i costi energetici che sono crescenti.
Purtroppo tutti i settori (produzione, edilizia, trasporti, irrigazione, consumi domestici) hanno un
potenziale di risparmio energetico che troppo spesso rimane inesplorato. Anchele risorse rinnovabili
(vento, sole, biomassa, potenza idraulica, geotermia) possono servire a mitigare il cambiamento
climatico, diversificare e assicurare forniture di energia, offrire nuovi modi per ridurre la domanda
di import energetico, creare lavoro e reddito a livello locale, ma di fatto, la penetrazione delle fonti
rinnovabili nel mercato è lenta. Ciò è dovuto ai costi inizialmente più elevati rispetto alle fonti
tradizionali, che non devono far fronte ai costi ambientali che comportano. Lo stesso problema di
mercato è vero per le tecnologie efficienti, spesso percepite come prodotti non vantaggiosi
economicamente.
Le autorità locali devono promuovere l’efficienza energetica e aumentare la quota di rinnovabili,
lavorando a due livelli: possono usare mezzi finanziari e normativi quali gli acquisti pubblici e la
pianificazione territoriale (European Municipal Building Climate Campaign, DEEP Project). In
aggiunta hanno i mezzi per coinvolgere attori locali chiave, consumatori, fornitori, legislatori ed
esperti esterni per sviluppare una visione comune sostenibile per la comunità (Save energy, climate,
money). Le autorità locali possono perfino stabilire target per raggiungere una quota significativa di
forniture di rinnovabili e/o diminuire la domanda energetica (Planning renewables, Montmelian, a
solar energy policy). I target sono utili per implementare le politiche necessarie e guidare gli
investimenti verso un mercato di fonti rinnovabili e tecnologie efficienti. Le campagne di
sensibilizzazione sono essenziali per orientare i consumatori.
Gli Aalborg Commitment (AC) 1 e 2 sono utili per sviluppare una nuova visione dell’energia nella
comunità. L’AC 10 si occupa di tutte le questioni connesse al cambiamento climatico, l’AC 4 si
riferisce ai comportamenti dei consumatori, gli Aalborg Commitment 5 e 6 possono servire per
integrare nei settori dei trasporti e della pianificazione i concetti dell’efficienza energetica e delle
fonti rinnovabili.
2. migliorare la qualità, risparmiare e usare in modo più efficiente l’acqua
L’acqua è una risorsa vitale per gli esseri umani e gli organismi viventi: disporre di acqua fresca e
pulita è essenziale per la vita. Non usiamo l’acqua solo per bere. L’acqua serve anche come
principale deposito di rifiuti, rappresenta un mezzo di trasporto, una fonte di cibo, energia e
divertimento. Tuttavia alcune attività umane costituiscono una seria minaccia all’acqua come
risorsa: lo sfruttamento eccessivo può dar luogo a fenomeni di scarsità, l’inquinamento può
comportare una riduzione significativa della qualità dell’acqua. Anche il cambiamento climatico sta
cominciando a minacciare le forniture idriche, perché la temperatura media sale. In generale sta
crescendo la preoccupazione per la disponibilità di acqua.
La crescita della popolazione, l’urbanizzazione e gli standard di vita più elevati contribuiscono a
diminuire sia la qualità che le forniture di acqua. Gli usi di acqua per i settori dell’energia,
dell’industria e dell’agricoltura possono condurre a scarsità d’acqua (specialmente nella regione
mediterranea). L’urbanizzazione e lo sviluppo urbano causano l’impermeabilizzazione dei terreni e
l’acqua non filtra più attraverso i suoli, diminuendo la ricarica della falda. Non solo: gli usi
domestici dell’acqua aumentano e più utenze vengono collegate ai sistemi di fornitura idrica. Gli
stili di vita evolvono verso maggiori consumi (più lavatrici, bagni, piscine ecc.). Il turismo è fonte
di forti aumenti nella domanda idrica per scopi ricreativi. Inoltre gli scarichi idrici non trattati o
poco trattati, provenienti dalle aree urbane, gli effluenti delle attività agricole (contenenti pesticidi,
fertilizzanti) e industriali, l’inquinamento dell’aria, tutto contribuisce alla contaminazione,
eutrofizzazione, inquinamento e acidificazione dei corpi idrici.
Per queste ragioni la gestione integrata delle risorse idriche è un punto critico per la protezione di
acque sempre più a rischio e le autorità locali devono cominciare ad impegnarsi in queste pratiche.
Naturalmente la disponibilità di acqua e i problemi di qualità dell’acqua sono più accentuati nelle
aree densamente popolate, come le aree urbane, le aree a concentrazione industriale e/o ad
agricoltura intensiva. Purtroppo prendere decisioni in questo ambito è un compito molto complesso,
perché coinvolge un mix di azioni pubbliche, private, locali, regionali e nazionali.
Un primo passo per le autorità locali è assicurare la piena consapevolezza pubblica e la
comprensione dei vantaggi economici, sociali ed ambientali di usi idrici più efficienti (Ideas for
water awareness campaign). Un aumento dell’efficienza negli usi dell’acqua, grazie a tecnologie di
risparmio idrico e a cambiamenti nei comportamenti, riduce i volumi di acqua usata dai
consumatori e di acque di scarico da trattare (Sustainable water management and Local Agenda 21,
Toolkit for water quality monitoring). Audit di sistema, programmi di controllo delle dispersioni,
programmi di retrofit per le strutture commerciali, industriali, istituzionali e residenziali, sono
essenziali per migliorare le performance delle reti (riduzione delle dispersioni e della pressione)
(Guidelines for Best Practice Water Management, Improving water management in Belgorod).
L’AC 4 si riferisce agli stili di vita. Introdurre pratiche di miglioramento dell’efficienza negli edifici
pubblici potrebbe essere un passo importante. Per l’inquinamento dell’acqua si possono trovare
soluzioni negli AC 5, 6 e 10. L’AC 8 potrebbe fornire utili risposte per la conservazione e la
protezione delle acque di superficie e degli habitat naturali per il turismo e l’industria dello svago
all’aria aperta.
3. promuovere e migliorare la biodiversità, ed estendere la protezione per la aree
designate come naturali e gli spazi verdi.
La biodiversità è una risorsa naturale importante per il genere umano e riveste molteplici funzioni.
E’ la base per la stabilità e il funzionamento dei sistemi naturali, rappresenta un campo enorme e
inesplorato per la ricerca scientifica, la medicina e la crescita economica, arricchisce la qualità della
vita in generale (EEA, 1995). Oggi è ampiamente dimostrato che la rimozione di componenti degli
ecosistemi e la perdita di biodiversità può avere impatti dannosi sugli esseri umani. Tuttavia i
modelli di sviluppo passati e presenti continuano a ridurre la biodiversità europea, e a distruggere o
degradare ecosistemi terrestri e acquatici importanti.
La principale causa della perdita di biodiversità sono i moderni metodi di uso del territorio. Le
pratiche di agricoltura intensiva e forestazione, l’urbanizzazione estesa e le reti di trasporto,
l’industrializzazione e il turismo di massa, hanno aumentato la frammentazione degli habitat
naturali residui. L’inquinamento crescente di aria, acqua e suolo, contribuisce anch’esso in modo
significativo al degrado degli ecosistemi.
Purtroppo la biodiversità tende ad essere percepita come un problema di conservazione scientifica,
piuttosto che una risorsa positiva economica e sociale. Le autorità locali devono cambiare questo
atteggiamento. E’ possibile raggiungere un equilibrio fra gli spazi verdi da proteggere e i bisogni
delle comunità locali che crescono. Tuttavia la perdita di biodiversità è strettamente legata a fattori
economici, sociali, politici e culturali: elevati standard di vita conducono ad un aumento dei
consumi e di produzione a spese della biodiversità e delle funzioni ecologiche.
Di conseguenza il mantenimento di livelli sostenibili di biodiversità richiede un approccio politico
integrato, misure efficaci di sensibilizzazione del pubblico, una pianificazione del territorio e
processi decisionali sostenibili. Nelle aree urbane le autorità locali possono impegnarsi nella
rigenerazione e naturalizzazione di terre pesantemente sovrautilizzate (London Biodiversity Best
Practice Guidance, Integrating Biodiversity into local Development Frameworks). Vicino alle aree
urbane devono essere garantiti corridoi ecologici e zone “tampone”. La conservazione degli spazi
verdi naturali e la creazione di cinture verdi intorno alle città e alle periferie è vitale per il
mantenimento a lungo termine della salute degli esseri umani e dell’ambiente (Greenkeys Project,
BUGS - Benefits of Urban Green Space). La riduzione dell’espansione urbana può bilanciare la
perdita degli habitat naturali e della biodiversità. L’estensione degli spazi verdi e delle aree naturali
promuove la biodiversità urbana. Alcuni possibili obiettivi possono essere l’aumento della
proporzione di spazi verdi urbani per abitante e della percentuale di persone che abitano entro i 300
metri da uno spazio verde pubblico.
Gli Aalborg Commitment (AC) 4 e 8 si riferiscono al cambiamento degli stili di vita e della
produttività economica verso scelte più sostenibili, l’AC 5 è importante per garantire una
pianificazione territoriale sostenibile nelle aree urbane, gli AC 6 e 10 contengono misure per
mettere a freno l’inquinamento. Gli AC 1 e 2 fanno in modo che le preoccupazioni ambientali e la
partecipazione stiano al centro dei processi decisionali.
4. migliorare la qualità del suolo, preservare la produttività ecologica dei terreni e
promuovere una agricoltura e una forestazione sostenibili
Il suolo è una risorsa naturale importante, che svolge funzioni ecologiche essenziali. Esso ha la
capacità unica di riciclare rifiuti biodegradabili, di filtrare l’acqua di falda da bere, di assorbire
contaminanti, di contribuire alla creazione degli habitat, alla biodiversità e indirettamente alla
produzione di cibo, fibre e legname per la sopravvivenza degli esseri umani. A seconda di come
viene gestito, può contribuire all’emissione di gas serra (agricoltura intensiva, discariche,
deforestazione) oppure mitigare le emissioni funzionando da deposito di carbonio (si pensi al
carbonio contenuto nella biomassa e nelle foreste). Ma le attività umane stanno determinando un
sovrasfruttamento di questa importante risorsa naturale. Il suolo invece va considerato come una
risorsa non rinnovabile che ha bisogno di migliaia di anni per formarsi: perciò il degrado del suolo
diminuisce l’attuale e futura capacità del suolo di sostenere la vita umana.
L’urbanizzazione, la crescita della popolazione, l’industria, le infrastrutture, lo scarico di rifiuti,
l’estrazione di materie prime e l’agricoltura intensiva sono tutti fattori che contribuiscono al
crescente degrado biologico, fisico e chimico dei suoli. Fra questi fattori di pressione ambientale,
alcuni sono strettamente legati agli stili di vita e ai comportamenti di consumo della popolazione:
rifiuti, energia e trasporti. Altri riguardano la risposta a bisogni delle comunità che crescono:
l’espansione urbana di solito prevale sull’uso razionale del territorio e determina problemi di
impermeabilizzazione dei suoli per lo sviluppo di abitazioni e infrastrutture.
Sebbene i suoli svolgano molteplici funzioni chiave dal punto di vista ambientale, economico e
sociale, c’è scarsa consapevolezza dell’importanza di proteggerli, anche fra le autorità locali.
Dobbiamo imparare a correlare l’uso dei suoli alla loro capacità di carico, e ottenere un utilizzo più
razionale. Le politiche di pianificazione urbana, dei trasporti, dei rifiuti, dell’energia, del turismo, di
protezione dell’aria e dell’acqua, hanno un impatto significativo sui suoli. Perciò è importante
sviluppare sinergie fra queste politiche di settore e integrare in esse l’impegno per la salvaguardia
dei suoli.
Nelle aree urbane, il rispristino e riutilizzo della aree dismesse per limitare l’impermeabilizzazione
e risparmiare spazio, nonché l’uso di tecniche costruttive che consentano ai suoli di mantenere le
loro funzioni, sono la strada giusta (Les Eco-maires, Enviplans, Urban Matrix - Knowledge
exchange on urban sustainability). Buone pratiche agricole e di forestazione sostenibile possono
aiutare a rivitalizzare i suoli: l’agricoltura biologica, la rotazione delle colture, la riforestazione, la
lavorazione lungo le curve di livello. Le autorità locali possono controllare e limitare l’espansione
urbana, pianificare bene le attività turistiche e ricreative ed evitare le contaminazioni mediante
programmi di abbattimento degli inquinanti (Urban woods for people, Malta Environment and
Planning Authority, Guidelines for the integration of sustainable agriculture). Le autorità locali
devono promuovere attività di sensibilizzazione mediante l’educazione, la formazione,
l’informazione e la divulgazione.
L’Aalborg Commitment (AC) 7 può aiutare a comprendere il legame fra suolo e salute umana; gli
AC 4 e 8 possono sostenere politiche di prodotto e comportamenti di consumo “verdi” che riducano
la contaminazione dei suoli. Gli AC 5, 6 e 10 si riferiscono all’uso razionale del territorio e alla
riduzione dell’inquinamento e degli impatti climatici sui suoli.
5. migliorare la qualità dell’aria.
L’aria rappresenta una risorsa naturale vitale da cui dipende la vita del pianeta. Di conseguenza una
buona qualità dell’aria è un prerequisito per la salute e il benessere degli esseri umani e degli
ecosistemi. Però molte attività umane, fra le quali le produzioni industriali, i trasporti, il
riscaldamento e altri processi di combustione, emettono elevate concentrazioni di inquinanti
nell’aria. Si tratta di un fenomeno particolarmente significativo nelle aree urbanizzate, dove un gran
numero di attività sono concentrate insieme. L’inquinamento e la cattiva qualità dell’aria non sono
sostenibili nel lungo periodo.
Prima di tutto, bisogna considerare che oggi l’Europa è un continente fortemente urbanizzato con
più del 70 per cento di europei che vivono in aree urbane. L’inquinamento dell’aria nelle aree
urbane ha parecchie conseguenze. Per esempio, l’inalazione di gas e particolato ha effetti nocivi
sulla salute umana. Il degrado accelerato dei materiali da costruzione, i danni ai monumenti storici e
agli edifici, i danni alla vegetazione all’interno delle città e nelle aree limitrofe, sono altrettante
minacce all’ambiente naturale e umano dovute all’inquinamento dell’aria. Inoltre le emissioni di
gas serra in atmosfera stanno causando il riscaldamento globale. I depositi di inquinanti dell’aria
comportano problemi di acidificazione dei suoli e delle acque, oltre all’eutrofizzazione in acque
dolci e marine. Sebbene molti problemi di inquinamento atmosferico possano essere ridotti con le
tecnologie e la UE abbia lavorato molto nel passato su direttive ambientali riguardanti standard di
emissione e controlli, tuttavia questo non è sufficiente. Perché possano essere efficaci nel lungo
periodo, gli approcci politici e i programmi di abbattimento devono affrontare il problema di
orientare la gente verso modalità di trasporto, sistemi produttivi e di consumo meno inquinanti.
Le misure che si possono prendere a livello locale sono numerose. Le autorità locali dovrebbero
monitorare regolarmente la qualità dell’aria e assicurare controlli e adempimenti. Inoltre i
programmi di abbattimento dell’inquinamento dell’aria devono coinvolgere il settore dei trasporti e
devono tendere a ridurre il volume, la frequenza e le distanze percorse dai veicoli. La riduzione e i
blocchi del traffico, la riduzione dei limiti di velocità, il road pricing e i controlli sono misure che
possono contribuire a migliorare la qualità dell’aria in zone urbane sensibili quali le aree
residenziali e di shopping (Reclaiming city streets for people). I trasporti pubblici, le biciclette e
l’andare a piedi non producono inquinamento o ne producono meno per persona delle auto private,
e le autorità locali devono incoraggiare, persuadere e spingere i pendolari ad usarli (Cycling: the
way ahead for towns and cities, NICHES project). I programmi di abbattimento dell’inquinamento
dell’aria a livello locale comprendono anche misure di pianificazione urbana (Integaire Project,
Eurocities). Dato che tutte queste misure si propongono di cambiare i comportamenti umani esse
devono essere accompagnate da campagne informative, educative e di sensibilizzazione del
pubblico (European Mobility Week).
Gli Aalborg Commitment (AC) 7 e 9 possono contribuire a connettere l’inquinamento dell’aria alla
salute umana e alle condizioni sociali, in modo da ridefinire le priorità e sbloccare le relative
risorse. Gli AC 5, 6 e 10 sono essenziali per mettere in campo approcci politici integrati che tengano
conto del contributo dei settori energia, trasporti e costruzioni nei programmi di abbattimento
dell’inquinamento atmosferico. Gli AC 1 e 2 garantiscono la partecipazione di tutti gli attori sociali.
Per trovare ulteriori approfondimenti relativi all’Aalborg Commitment 3, vedere
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=3
4 CONSUMO RESPONSABILE E SCELTE DI STILI DI VITA
Ci impegniamo ad adottare e facilitare un uso prudente ed efficiente delle risorse e a
incoraggiare consumi e produzioni sostenibili.
Gli attuali modelli di consumo utilizzano in modo insostenibile la materia e l’energia e sprecano le
risorse rinnovabili e non rinnovabili del pianeta. In futuro lo sviluppo economico dovrà quindi
basarsi su modi di produrre beni e servizi che utilizzano meno risorse e che prevengono la
produzione di rifiuti ed emissioni
Per conseguire questo risultato, tuttavia, occorre un impegno diretto da parte dei settori
dell’industria e del commercio, oltre che da parte dei consumatori. Le pubbliche amministrazioni
devono stimolare la domanda di mercato per prodotti più verdi e incoraggiare consumi e produzioni
sostenibili.
Perciò lavoreremo per:
1. evitare e ridurre i rifiuti, aumentare il riutilizzo e il riciclaggio.
I nostri modelli tradizionali di crescita economica rispondono ad un’economia di tipo
sostanzialmente lineare, nella quale si estraggono, producono, consumano ed eliminano le risorse.
Ciò nondimeno, il nostro pianeta è una risorsa limitata e un simile modello è insostenibile. Siamo
vicini ad un rapido esaurimento delle risorse naturali e le attività umane causano una continua
produzione di rifiuti che si accumulano nell’ambiente e causano diverse forme di inquinamento. Ma
i rischi ambientali non sono l’unica preoccupazione. La presenza di rifiuti comporta elevati costi di
trattamento. Inoltre il sistema evidenzia un utilizzo inefficiente delle risorse. Perciò, come stabilito
dal 6° Piano di Azione Ambientale, l’approccio dell’Unione Europea alla gestione dei rifiuti è
centrato sulla priorità della prevenzione e della riduzione dei rifiuti, e sull’obiettivo dell’aumento
del riutilizzo e del riciclaggio.
Tuttavia l’attuale trend economico spinge verso consumi sempre maggiori, e prodotti meno costosi
da buttare a fine vita. Naturalmente non è facile interrompere questo circolo vizioso. Le autorità
locali certamente non possono controllare quali prodotti vengono messi sul mercato e dunque la
prevenzione dei rifiuti a livello locale è una sfida piuttosto complessa.
Ciò nondimeno, le autorità locali possono fare molto in materia di recupero e riciclaggio. In effetti
si tratta di una pratica che sta costantemente crescendo e che aiuta a ridurre gli impatti ambientali
dei rifiuti. Sono sempre più numerose le autorità locali che promuovono la separazione alla fonte e
il riciclaggio di frazioni di rifiuti quali la parte organica, la plastica, il vetro, la carta, l’alluminio, le
batterie, i veicoli a fine vita, le attrezzature elettriche ed elettroniche (waste inventory, composting
and separate collection, waste prevention success stories). Anche in questo caso, le azioni di
riciclaggio e riciclo, per avere successo, devono essere sostenute da campagne di sensibilizzazione
dei cittadini (10 easy ways to prevent waste, waste communication and citizens). Soprattutto è
importante predisporre adeguati piani di gestione dei rifiuti (Preparing a waste management plan, A
methodological guidance on waste ).
Certamente il problema della gestione dei rifiuti non può più essere affrontato come una questione
settoriale. L’obiettivo della prevenzione e del riciclaggio deve essere integrato fin dall’inizio nei
nostri modelli di produzione e consumo. L’Aalborg Commitment (AC) 3 si riferisce alla
conservazione delle risorse naturali, mentre gli AC 4.4. e 4.5 riguardano l’orientamento “verde” del
mercato. Anche gli AC 1 e 2 possono offrire strumenti utili perché i piani locali di gestione dei
rifiuti vanno attuati coinvolgendo le autorità locali coinvolte e dotandosi di sistemi di gestione
capaci di perseguire gli obiettivi strategici da raggiungere.
2. gestire e trattare i rifiuti secondo i migliori standard operativi.
Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti causa molti impatti ambientali, e in particolare
l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e dei suoli. Per affrontare il problema della produzione di rifiuti
alla fonte è necessario progettare la maggior parte dei prodotti in modo che il loro ciclo di vita
diventi più sostenibile. Naturalmente questo è un processo complesso e molto lento di riconversione
economica. Tuttavia le crescenti quantità di rifiuti prodotte in Europa devono essere gestite e
trattate. I rifiuti che non possono essere riutilizzati e riciclati devono essere smaltiti in modo sicuro.
Nel suo 6° Piano d’Azione Ambientale, l’Unione Europea ha definito l’incenerimento come
soluzione tecnologica per lo smaltimento prioritaria mentre lo stoccaggio in discarica è stato
classificato come l’ultima delle opzioni.
Sia l’incenerimento che lo stoccaggio in discarica sono metodi che richiedono un attento
monitoraggio e controllo, a causa dei potenziali danni all’ambiente e dei rischi per la salute umana
che entrambi possono comportare. Tuttavia le discariche hanno lo svantaggio aggiuntivo di
occupare terreni di valore e renderli inutilizzabili per molti anni. Oltre a ciò contribuiscono
all’emissione in atmosfera di biossido di carbonio e metano, i due gas serra principali responsabili
del cambiamento climatico. Prodotti chimici e pesticidi possono filtrare attraverso il suolo e
inquinare le falde, generando ulteriori rischi per l’ambiente e la salute sia degli esseri umani che
delle piante e degli animali.
Il passaggio dalla discarica alla gestione integrata dei rifiuti richiederà ancora molto tempo. Di fatto
molti stati membri tuttora stoccano in discarica una parte significativa dei loro rifiuti. Per la
pianificazione comunale e regionale alcuni fattori locali sono determinanti: fra essi la disponibilità
di società di gestione e impianti per il trattamento dei rifiuti, la durata dei contratti di gestione, la
presenza di un mercato dei materiali riciclabili, e altri fattori di tipo socio-economico.
Tuttavia gli impatti ambientali più importanti sono causati soprattutto dalla produzione di rifiuti. Le
autorità locali possono impegnarsi nella minimizzazione, nella raccolta, nella gestione e stabilendo
obiettivi di riduzione (Tool kit for urban decision-makers on waste). Le scelte di gestione
appropriata dei rifiuti possono aiutare nel miglioramento dell’efficienza energetica, ridurre
l’inquinamento dell’aria e prevenire il cambiamento climatico (Waste management and climate).
Per non gestire più i rifiuti con le discariche, vanno considerate una varietà di opzioni di
trattamento che siano comunque più vantaggiose sul piano ambientale (EU Focus on waste
management, Energie-Cites).
Le soluzioni della questione rifiuti sono inevitabilmente legate alla produzione e ai consumi in tutti
gli stadi del ciclo di vita dei materiali e dell’uso dell’energia, un aspetto affrontato dagli Aalborg
Commitment (AC) 4.4 e 4.5. Gli impatti ambientali dei rifiuti e dello spreco di risorse naturali sono
trattati nell’AC 3. L’elevato consumo energetico dei prodotti e l’emissione di gas serra derivante
dallo smaltimento dei rifiuti sono trattati nell’AC 10.
3. evitare consumi energetici non necessari e migliorare l’efficienza energetica degli usi
finali.
Oggi la sfida planetaria è quella di fermare l’esaurimento delle risorse energetiche non rinnovabili e
prevenire il cambiamento climatico, pur assicurando sviluppo economico e sociale. Tra le strategie
da adottare, oltre a mettere un freno alla dipendenza dai combustibili fossili e aumentare l’uso di
risorse energetiche rinnovabili, sta diventando cruciale la promozione dell’efficienza energetica.
Dato che la domanda energetica continua a crescere, e il pianeta è una risorsa limitata, l’energia
deve essere sempre più considerata come una risorsa preziosa che non deve essere sprecata e
consumata se non ce n’è effettivo bisogno.
Purtroppo le più moderne società dei consumi e i loro sistemi di produzione utilizzano l’energia in
modo inefficiente. Perciò è importante promuovere la commercializzazione di tecnologie
energeticamente più efficienti e aumentare fra i consumatori la consapevolezza degli impatti dei
consumi energetici superflui. Un’informazione mirata può contribuire a rendere più verde il
mercato. Di fatto la scelta dei consumatori ha il potere di influenzare e stimolare il miglioramento
ambientale dei prodotti. Uno strumento utile, da promuovere, è l’etichetta europea obbligatoria che
aiuta i consumatori a fare scelte informate, oltre a spingere i produttori a migliorare i loro modelli e
investire in qualità e innovazione ambientale.
L’ostacolo più importante all’aumento dell’efficienza energetica è la mancanza di informazione sui
costi e sulla disponibilità di nuove tecnologie. Inoltre i comportamenti e personali, il cui
miglioramento sarebbe fondamentale per evitare consumi energetici non necessari , non sono facili
da influenzare solo attraverso un’azione di tipo “pubblico”.
Una quota significativa e sempre in aumento degli usi energetici è rappresentata dal riscaldamento,
dal raffrescamento, dall’illuminazione e da applicazioni elettriche per l’ufficio e gli usi domestici.
In questo ambito le autorità locali possono comunque impegnarsi per assicurare un elevato livello di
consapevolezza, comprensione e sostegno del risparmio energetico da parte del pubblico, oltre che
dando il buon esempio (Doing more with less, A beautiful world starts with you, Energy-saving
actions in schools, European Municipal Building Climate Campaign, DEEP Project). Le autorità
locali possono fare molto per promuovere l’efficienza energetica, soluzioni tecniche e installazioni a
basso costo ma con elevate prestazioni nel settore dei trasporti, nell’edilizia, nei sistemi di
illuminazione, oltre che sviluppare la cooperazione con le nazioni meno sviluppate (Energie-Cites,
EU Local Energy good practices, Effizienzboerse).
L’Aalborg Commitment (AC) 3 si occupa dell’esaurimento delle risorse naturali, mentre gli AC 4.4
e 4.5 si occupano di promozione commerciale di prodotti ecologicamente efficienti. Gli AC 5 e 6
possono servire a stimolare i settori dei trasporti e dell’edilizia nell’applicazione di tecnologie
energetiche efficienti, mentre l’ AC 10 permette di mantenere l’attenzione sull’obiettivo globale
della prevenzione del cambiamento climatico.
4. effettuare acquisti sostenibili.
Gli attuali sistemi di produzione e consumo garantiscono elevati livelli di vita ma hanno impatti
significativi sull’ambiente. Di fatto, esauriscono rapidamente le risorse naturali, consumano elevate
quantità di energia e generano troppi rifiuti. Gli impatti non riguardano soltanto l’inquinamento
ambientale, il cambiamento climatico e l’esaurimento delle risorse naturali, ma anche i rischi per la
salute umana e una peggiore qualità della vita. Tuttavia le imprese migliorano le loro performance
ambientali solo se questo rientra nel loro interesse commerciale. Perciò i consumatori possono
cambiare molto comprando prodotti più verdi. La strategia è quindi quella di intercettare le
tendenze spontanee del mercato e promuovere una domanda “verde”. Le autorità pubbliche possono
esercitare un importante effetto stimolante diventando esse stesse consumatrici di prodotti
sostenibili.
Le politiche di acquisto pubblico sostenibile hanno lo scopo di integrare l’impegno sociale,
ambientale ed etico nelle scelte d’acquisto. Gli acquisti pubblici sono una fetta significativa del
mercato rappresentando approssimativamente il 16% del totale del prodotto interno lordo
dell’Unione Europea; dunque un cambiamento nelle abitudini di consumo di questo comparto
potrebbe mandare un forte segnale ed avere un impatto significativo nel mercato. Ciò potrebbe
funzionare da incentivo per le imprese perché comincino a valutare le loro catene di rifornimenti,
investano in ricerca e innovazione, e rivedano le loro politiche ambientali. Inoltre l’impegno in
acquisti pubblici sostenibili serve da esempio di consumo responsabile per i cittadini. A lungo
termine, gli acquisti sostenibili riducono gli importi delle bollette di riscaldamento, energia elettrica
ed acqua, i costi di smaltimento dei rifiuti, e trasformano la qualità e l’innovazione ambientale in un
vantaggio competitivo per le aziende che mettono questi prodotti e servizi sul mercato.
Tuttavia gli acquisti pubblici sostenibili rappresentano una pratica ancora “pionieristica”, e
inevitabilmente richiedono un certo investimento finanziario e organizzativo iniziale. I maggiori
costi, il bisogno di competenze e le garanzie di fornitura possono creare qualche problema nelle fasi
iniziali. Perciò occorre un impegno politico forte per sostenere i risparmi a lungo termine e i
vantaggi ambientali.
Per le autorità locali la promozione degli acquisti pubblici sostenibili può avere successo se
integrata in processi di Agenda 21 locale (Local environmental management systems and
procurement, Greening of the French market, Survey on Green Public Procurement). Gli acquisti
sostenibili realizzati da autorità locali possono riguardare molti ambiti: le forniture di energia,
l’efficienza nelle applicazioni elettriche, i servizi di catering nelle mense e nelle scuole, la gestione
dei mezzi pubblici di trasporto, i principi di costruzione degli edifici pubblici, i contratti di pulizia.
Le specifiche sugli impatti ambientali e sociali possono essere inserite in tutto il processo d’acquisto
(Handbook on public procurement, Buying green!, Procura+).
Le pratiche di acquisto responsabile possono dare un contributo significativo al trasferimento di
obiettivi strategici alle autorità locali coinvolte. Di questo si occupano gli Aalborg Commitment
(AC) 1 e 2. Poiché gli acquisti sostenibili coinvolgono un’ampia gamma di politiche, dalla
protezione ambientale all’inclusione sociale, alle pari opportunità, al lavoro, alla solidarietà globale,
allo sviluppo sostenibile, al miglioramento dei servizi al pubblico, tutti gli Aalborg Commitment,
dal 3 al 10, sono in qualche modo legati a questo impegno.
5. promuovere attivamente la produzione e il consumo sostenibile, con particolare
riguardo a prodotti con etichetta ecologica, biologici, e del commercio equo e solidale.
I beni e i servizi stanno al centro del nostro sistema di produzione e consumo permettendoci
benessere e migliore qualità della vita. Ma quando si compra un prodotto la decisione di acquisto
solitamente non tiene in considerazione di quali materiali è fatto, da dove viene e chi e in che modo
lo ha prodotto. Nella nostra società consumista la gente spesso non si chiede neppure se è davvero
necessario acquistare. Occorre passare ad un nuovo paradigma culturale e di crescita basato sui
principi della sostenibilità.
E’ un fatto che dietro ogni bene o servizio c’è un intero ciclo di vita: dall’estrazione di risorse
naturali, al processo di fabbricazione, commercializzazione, distribuzione, vendita, utilizzo e
smaltimento finale come rifiuto. Tutti i prodotti hanno significativi impatti ambientali, sociali,
economici ed etici. I consumatori devono diventare consapevoli di questi impatti e imparare a
considerare l’intero ciclo di vita di un prodotto nelle loro decisioni d’acquisto. Il potere di scelta del
consumatore, a sua volta, può essere di stimolo per far diventare più verde il mercato. Di qui la
necessità di promuovere attivamente i prodotti con etichetta ecologica, biologici, etici e del
commercio equo e solidale. Le etichette ambientali e sociali sono un utile strumento per stimolare
un cambiamento sociale positivo. Soprattutto possono aiutare a comprendere i temi di cui trattano e
contribuire a costruire una nuova cultura basata sui principi della sostenibilità.
Però i prodotti sostenibili possono costare di più, possono basarsi su incentivi, sono affidati a
schemi volontari e alla scelta del consumatore. Dunque l’informazione e la promozione attiva
giocano un ruolo determinante.
Oltre ad incoraggiare i produttori a sviluppare prodotti ambientalmente compatibili mediante gli
acquisti verdi, le autorità locali devono attivarsi per informare i consumatori sulle caratteristiche
ambientali, sociali ed etiche di questi prodotti etichettati come sostenibili. Ciò si può ottenere
mediante campagne di comunicazione e informazione, in stretta cooperazione con le associazioni
locali, le ONG, le imprese, i rivenditori, le scuole e i consumatori (Fair Trade Financial Society,
Responsible Procurement, Talk the walk, Last Minute Market, Greening of the French market).
L’informazione deve essere credibile, significativa e comprensibile, e i consumatori devono avervi
facile accesso (The European Eco-label catalogue). Le autorità locali possono promuovere molte
attività nelle scuole, visto che i bambini rappresentano i futuri consumatori europei, o impegnarsi in
acquisti pubblici verdi (Adopting a vegetable garden, Fair Trade Cities Campaign, Procurement and
sustainable development).
I prodotti con etichetta ecologica, biologici, etici e del commercio equo e solidale, rappresentano il
futuro: utilizzano meno risorse ed energia, inquinano di meno e prevengono la generazione di
rifiuti. Oltre ad avere rischi e impatti minori sull’ambiente, questi prodotti garantiscono l’equità
sociale e sono un contributo importante per lo sviluppo sostenibile. I prodotti sostenibili sono
significativi per l’Aalborg Commitment (AC) 3 sulla conservazione e protezione delle risorse
naturali, l’AC 7 sull’azione locale per la salute, oltre che per le questioni economiche a cui si
riferisce l’AC 8 e a quelle sociali citate nell’AC 9.
Per trovare ulteriori approfondimenti relativi allíAalborg Commitment 4, vedere
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=4
5 – PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE URBANA
Ci impegniamo a svolgere un ruolo strategico nella pianificazione e progettazione urbana
affrontando questioni ambientali, sociali, economiche, sanitarie, culturali, a beneficio di tutti.
Questo impegno riguarda l’importanza di una pianificazione e progettazione urbana strategica che
affronti le sfide che oggi l’ambiente urbano ci pone di fronte. In accordo con quanto evidenziato
nella “Valutazione di Impatto della Strategia Tematica sull’Ambiente Urbano” (IAoTSUE), l’uso
del territorio nelle nostre città è il fattore che più fortemente determina il carattere di un’area urbana
e la sua performance ambientale. Le strutture urbane con utilizzi “misti” e ad elevata densità di
utilizzo del territorio possono offrire molti vantaggi ambientali rispetto a quelli dispersi e
monofunzionali. Le politiche territoriali che non ne controllano a pieno lo sviluppo urbano possono
portare alla dipendenza dall’auto privata, ad una quota maggiore di territorio utilizzato pro capite e
di conseguenza a livelli più alti di sfruttamento delle risorse ambientali (per esempio le risorse
energetiche non rinnovabili, utilizzate per il trasporto): la lunghezza del tragitto medio percorso da
un’auto privata in un’area urbana è aumentata del 20% negli anni ’90. Questo processo dipende
direttamente dall’espansione urbana, perché gli aumenti maggiori nella lunghezza degli spostamenti
(80%) si verificano dal centro ai bordi dell’area urbana. Anche gli spostamenti in ambito periferico
registrano un aumento significativo (36%).
Tuttavia la qualità della vita nelle aree urbane può essere ugualmente compromessa (dal rumore o
dalla cattiva qualità dell’aria) dove la densità nell’uso del territorio è troppo elevata e se non si dà
priorità al miglioramento ambientale in queste aree. La tendenza dei cittadini a lasciare le città
centrali e a vivere nelle aree periferiche dell’insediamento urbano è in parte dovuta alla
insoddisfacente qualità della vita che si sperimenta nei centri dove mancano buone politiche
ambientali (insieme ad altri fattori importanti quali i costi e la disponibilità di abitazioni). Per
esempio, sebbene inquinanti come il piombo e il biossido di zolfo non siano più problemi rilevanti
nelle aree urbane e in alcune aree urbane la qualità dell’aria stia complessivamente migliorando,
rimangono difficoltà importanti nella maggior parte delle città europee con inquinanti quali il
particolato (PM), gli ossidi di azoto e l’ozono. Le fonti principali di questi pericolosi inquinanti
sono il trasporto su strada e il riscaldamento domestico (in alcune città anche l’industria e la
navigazione sono significativi). Il trasporto su strada è anche la principale causa dell’esposizione al
rumore nelle città.
In aggiunta a problemi ambientali quali l’inquinamento dell’aria e il rumore, molte aree urbane
soffrono di trascuratezza dell’ambiente costruito. Circa il 40% dei cittadini della grandi aree urbane
dei nuovi stati membri (sono esclusi dall’analisi Malta e Cipro) vivono in strutture edilizie di bassa
qualità. La percentuale cresce negli stati che stanno per entrare nell’Unione Europea. Secondo
alcune stime i tre quinti delle case ha bisogno di un intervento importante di ristrutturazione a causa
della scarsa efficienza energetica, della insufficiente manutenzione e dei problemi sanitari che ne
derivano.
L’aspetto monotono delle abitazioni, la scarsità di servizi di base e negozi non li rende quartieri
appetibili e dunque molti di essi si stanno svuotando perché i cittadini cercano altrove standard di
vita migliori. Questo può portare all’esistenza di aree della città con grave degrado e può
incoraggiare ulteriore sviluppo urbano incontrollato.
E’ evidente che molti dei problemi ambientali che le aree urbane devono affrontare hanno
implicazioni di tipo economico e sociale.
Perciò lavoreremo per:
1. riutilizzare e recuperare aree abbandonate o svantaggiate.
I governi locali che coordinano le politiche e gli accordi di partnership pubblico-privato, hanno un
ruolo determinante per ridare vita alle aree abbandonate e svantaggiate. Un buon esempio di
riutilizzo di un sito contaminato è il parco urbano Grifpark in Olanda, che ora dispone di un
giardino ecologico e di varie attività per i bambini (http://www.utrecht.nl/smartsite.dws?id=4441).
Nella città italiana di Giulianova una grande area urbana abbandonata sta trasformandosi in un’area
con diverse opportunità sociali, ricreative e sportive (http://www.greenkeysproject.net/it/pilot_projects/giulianova.html?newLanguage=it). A Manchester uno dei più grossi
progetti di recupero e rinnovo urbano dell’Inghilterra del dopo guerra si fonda su una forte
partnership fra i settori pubblico e privato, e rappresenta un grande passo compiuto nel processo di
rinascita urbana di aree fra le più degradate
(http://www.aalborgplus10.dk/media/d05_whitmore_abstract_theme05.pdf).
2. evitare lo sviluppo urbano incontrollato raggiungendo densità abitative appropriate e
dare la priorità al recupero dei siti contaminati rispetto all’utilizzo di aree verdi.
Lo sviluppo urbano incontrollato è l’espansione non pianificata delle aree urbane a spese della
campagna circostante (IAoTSUE). Ogni trasformazione territoriale deve essere adeguatamente
progettata e autorizzata, per garantite lo sviluppo di aree urbane ad elevata densità ed utilizzi misti e
fermare la tendenza attuale, che vede un incremento dell’11% di aree costruite per rispondere ad un
aumento della popolazione di solo il 2,5% negli ultimi 20 anni. Per fermare lo sviluppo urbano
incontrollato si dovrebbe aumentare la quota di recupero dei siti contaminati assicurando la
conservazione delle aree verdi (http://status-tool.iclei.org/). Per esempio la città di Vienna ha deciso
di creare una cintura verde come strategia chiave della sua pianificazione urbana
(http://www.bestpractices.at/main.php?page=hub/overview&lang=en).
3. assicurare un utilizzo misto degli edifici attuali e previsti, con un buon equilibrio fra
attività professionali, abitazioni e servizi, dando priorità agli utilizzi residenziali nei
centri cittadini.
Gli usi misti sono necessari per aumentare la qualità della vita negli insediamenti abitativi
monofunzionali e per evitare lo sviluppo urbano incontrollato. Per esempio, nel piano di utilizzo a
lungo termine del territorio di Friburgo (fino al 2020) lo sviluppo e la rivitalizzazione di aree interne
alla città sono fortemente incoraggiati. Le trasformazioni edilizie sono realizzate considerando sia
gli interessi della proprietà che il benessere sociale. La partecipazione dei cittadini è stata
determinante per raggiungere la definizione di un piano integrato del territorio. Si tratta di un modo
democratico, sostenibile ed efficace per affrontare la sfida dello sviluppo di una città
(http://www.aalborgplus10.dk/media/a05_schr%c3%b6der-klings_abstract_theme05.pdf).
4. assicurare una appropriata conservazione, recupero, utilizzo e riutilizzo del nostro
patrimonio culturale
Il patrimonio culturale delle città europee è vastissimo. E’ essenziale che sia protetto e valorizzato.
La città di Roma sta considerando il centro storico come un campo prioritario per la pianificazione e
come sfida esemplare per Roma e la sua provincia
(http://www.aalborgplus10.dk/media/d05_carlucci_abstract_theme05.pdf). A Cipro, dove più di
500 chiese e cappelle greco - ortodosse e 17 monasteri localizzati nelle città e nei villaggi sono stati
saccheggiati, resi oggetto di vandalismo deliberato e/o distrutti, nel 2002 è stato firmato un
Memorandum per proteggere le risorse archeologiche (http://moi.gov.cy/).
5. applicare criteri di progettazione edilizia sostenibile, e promuovere architettura e
tecnologie edilizie di elevata qualità.
Per migliorare la sostenibilità dell’ambiente costruito è importante orientare l’intero settore della
produzione edilizia a pratiche più sostenibili, stimolando in questa direzione tutta l’industria edilizia
(piuttosto che concentrarsi su singoli casi, pur esemplari, di edifici sostenibili realizzati da privati).
Per queste ragioni ad Aarhus (DK), in occasione di un concorso per l’edilizia popolare, sono stati
definiti target edilizi e ambientali finalizzati a migliorare l’efficienza energetica e in generale la
sostenibilità dell’ambiente costruito. La gara ha dimostrato che, se richiesto come requisito, i
progettisti sono in grado di esprimere capacità tecniche adeguate
(http://www.aalborgplus10.dk/media/c05_oehlenschlaeger_abstract_theme05.pdf). La città di
Pamplona (Spagna) ha adottato il “Solar Thermal Bylaw”, che promuove l’installazione di pannelli
solari per il riscaldamento dell’acqua nei nuovi edifici
(http://www.aalborgplus10.dk/media/c05_martinez-remirez_abstract_theme05.pdf). In Germania un
manuale per l’edilizia e il recupero edilizio sostenibile fornisce linee guida e indicazioni per la
selezione di materiali tenendo conto del loro ciclo di vita, dando informazioni utili per le costruzioni
ambientalmente sostenibili e per la gestione corretta degli edifici (http://www.rescueeurope.com/html/results.html).
Il ruolo di politici e tecnici dei governi locali è quello di assicurare che tutte le aree significative
dell’amministrazione siano oggetto di pianificazione e che le questioni ambientali e sociali vengano
messe al centro di questo processo, perché trascurarle produrrebbe in futuro costi economici più
elevati per l’autorità locale. I governi locali dovrebbero inoltre orientare i gestori e i proprietari del
patrimonio edilizio verso soluzioni progettuali e tecnologiche più sostenibili. Poiché la materia è
ampia, le autorità locali hanno bisogno di aiuto e collaborazione da esperti di vari settori. In
parecchie nazioni sono stati creati centri di consulenza, ad esempio il “Centre for Environment and
Planning” in Inghilterra (http://www.built-environment.uwe.ac.uk/research/cep/) e il Planning and
Designing – MITE – MÜHLEY in Ungheria (http://mite.zbit.hu/). La qualità ambientale della
pianificazione territoriale e della progettazione dell’ambiente costruito sono facilitati anche dal
coinvolgimento attivo di tutti i membri della comunità.
Questo impegno ha relazioni dirette con tutti gli altri Aalborg Commitment (ACs). AC1 e AC2
sottolineano l’importanza dei processi decisionali e della partecipazione degli attori e delle
comunità locali, cosa che a sua volta richiede una gestione efficace da parte del governo della città.
Questo impegno ha effetti diretti sull’uso e sullo stato dei beni comuni trattato da AC3. La
progettazione urbana ha un impatto sui modelli di consumo e sulle scelte di stili di vita dei cittadini
e delle imprese, tema trattato da AC4, e coinvolge direttamente le questioni dei trasporti e della
mobilità (AC6). Ciò a sua volta ha a che fare con la funzionalità e l’efficienza delle economie locali
come sviluppato in AC8. La pianificazione e progettazione urbanistica, in combinazione con gli
Aalborg Commitments citati sopra, hanno effetti sulla salute umana (AC5), l’equità e la giustizia
sociale (AC9). Infine, l’impatto diretto della pianificazione urbana sulla dipendenza dalle auto e
l’aumento conseguente delle emissioni di CO2 ha anche una dimensione globale, coinvolgendo i
temi tratti in AC10.
Per trovare ulteriori approfondimenti relativi all’Aalborg Commitment 5, vedere
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=5
6 BETTER MOBILITY, LESS TRAFFIC
Ci impegniamo a promuovere con forza le scelte di mobilità sostenibile anche perchè
riconosciamo la stretta interdipendenza tra le politiche per i trasporti, la salute e la qualità
ambientale.
La mobilità e i trasporti sono problematiche cruciali nelle nostre città. I trasporti hanno un impatto
diretto sulla salute e in termini di emissioni climalteranti e le autorità locali hanno bisogno di
trovare soluzioni per questi problemi. Esse hanno la capacità di definire e influenzare i modi di
trasporto grazie alle competenze in materia di pianificazione territoriale e acquisto di servizi e di
beni.
Perciò lavoreremo per:
1. ridurre la necessità di trasporto motorizzato privato e promuovere modalità alternative
accessibili a tutti
2. aumentare la quota di spostamenti con mezzo pubblico, a piedi e in bicicletta
Una strategia integrata per i trasporti è critica per lo sviluppo sostenibile futuro delle città. Il Centre
for the Study of Urban Planning (CERTU), uno dei centri di ricerca sulla mobilità più importante in
Europea, afferma che la proporzione di auto private sta continuamente aumentando e di
conseguenza si evidenziano problemi di traffico, inquinamento, salute, rumore, occupazione degli
spazi pubblici.
Oggi nelle nostre città congestionate usare la macchina sta diventando sinonimo di peggiore qualità
della vita a livello individuale e collettivo. Per un singolo l’uso dell’auto comporta costi economici,
ma anche dispendio di tempo e una riduzione della qualità del proprio vivere. Iniziative diverse
sono state adottate da molte città, tra i tanti si può citare, per gli effetti rilevanti che ha avuto su
traffico ed inquinamento, lo schema di “congestion charge” applicato a London.
Quando un governo locale prende in considerazione i modi per gestire i flussi di traffico nel proprio
territorio dovrebbe considerare come prioritario l’obiettivo della qualità della vita e considerare gli
effetti economici negativi di un sistema di trasporti inefficiente, quali la perdita di attrattività nei
confronti delle imprese.
Le amministrazioni locali devono sviluppare un modello integrato di trasporti che combini
differenti modi di trasporto pubblico in una strategia intermodale. In questo senso la municipalità
deve disegnare le linee del trasporto pubblico in modo da coprire i punti di destinazione e di origine
degli spostamenti e deve organizzare in modo mirato al suo massimo utilizzo la distribuzione e
funzione degli spazi pubblici. E’ necessario combinare tra loro diverse strategie di regolazione del
traffico, per esempio realizzando aree pedonali nei centri storici e regolamentando le operazioni di
carico e scarico merci nelle altre zone. Nel breve termine il problema più importante per le
municipalità consisterà nel convincere i commercianti che le restrizioni all’uso dell’auto privata non
li danneggiano, ma anzi che i cittadini, in quanto pedoni, spenderanno più tempo e denaro in quelle
aree. I governi locali possono definire accordi o partenariati con il settore privato per promuovere
modi di trasporto alternativi come il carsharing, il car-pooling, o il trasporto collettivo basato su
navette a servizio di imprese localizzate nelle stesse zone industriali (shuttle services for different
industries in the same area)
Nel breve e medio termine le municipalità dovrebbero avviare campagne educative allo scopo di
aumentare la consapevolezza dei loro cittadini circa le soluzioni alternative all’auto che possono
essere utilizzate. Un buon riferimento è la Settimana Europea delle mobilità con le linee guida per
organizzarla nel proprio territorio (European Mobility Management Day and their guidelines).
1
Inoltre è importante progettare un piano dell’accessibilità per rimuovere o risolvere le barriere e i
rischi per la sicurezza per chi si sposta a piedi o in bicicletta, in moda incoraggiare un maggior
numero di cittadini ad usare questo modo di spostarsi in città.
3. incoraggiare la sostituzione dei mezzi attuali con mezzi a minori emissioni inquinanti
Le emissioni delle auto sono tra le principali cause dei cambiamenti climatici. Per molti anni
benzine senza piombo, azioni di regolazione del traffico e veicoli più efficienti hanno aiutato a
diminuire le emissioni e i loro effetti nocivi, ma questo non ridurrà in modo sufficiente le emissioni
climalteranti.
La strategia integrata dei trasporti includerà politiche per promuovere l’uso di veicoli e tecnologie
più efficienti (per es. veicoli ibridi), meno inquinanti e che utilizzino fonti rinnovabili. Il caso di
Vaxjo in Svezia (Vaxjo (Sweden) and their Comprehensive Fossil Fuel Reduction Program) è di
grande interesse per questi aspetti. Le autorità locali dovrebbero combinare questi aspetti con la
promozione del trasporto pubblico e di modi a emissione nulla (le biciclette) e con schemi di
regolazione del traffico privato.
L’autorità locale può attuare politiche di breve termine nel campo dei veicoli a bassa emissione.
Fino a pochi anni fa incoraggiare il mercato verso veicoli a basse emissioni è stato difficile a causa
di regole di mercato, tuttavia ora i governi locali possono introdurre incentivi fiscali per
promuovere l’efficienza energetica e le rinnovabili nei trasporti, possono realizzare campagne
educative, controlli per migliorare l’efficienza e ridurre il carico di emissioni dei motori, modifiche
regolamentari per settori particolari (per es. i taxi).
A lungo termine le amministrazioni locali possono introdurre veicoli più efficienti nel trasporto
pubblico (come realizzato con buses with natural gas in Barcelona – Catatonia - Spain), o che
utilizzano energie rinnovabili o motori meno inquinanti. Altre azioni possibili riguardano la
realizzazione di tramvie per mezzi pubblici elettrici.
Considerato il legame tra energia e mobilità sarà utile considerare anche il contenuto di AC3, AC4,
e AC10. Questi impegni definiscono I prossimi passi: ridurre i consumi di energia primaria e
aumentare la quota di energie rinnovabili, evitare consumi non necessari e migliorare l’efficienza
energetica e la qualità dell’aria.
4. sviluppare un piano della mobilità integrato e sostenibile
Un piano per la mobilità è probabilmente il più efficace strumento per spingere le nostre città in uno
scenario di sostenibilità. Per attuare un piano per la mobilità sostenibile le autorità locali devono
considerare quali siano i flussi di traffico e quali siano I punti “più caldi” o i luoghi di attrazione
degli spostamenti (per usi diversi, affari, residenza, divertimento, commercio, ecc.). Identificare
come la gente si muove tra i diversi punti della città (con auto o mezzo pubblico, in bici, a piedi) è
un passaggio chiave per affrontare i problemi della mobilità e definire strategie future. Le autorità
locali dovrebbero realizzare indagini periodiche per comprendere meglio la ripartizione modale e
valutare così correttamente i problemi da risolvere.
Se un governo locale ha pianificato il futuro sviluppo della città e ha localizzato le differenti
funzioni è allora possibile confrontare questi scenari di piano con le analisi della mobilità e
affrontare tutti i singoli problemi nelle diverse aree. La principale raccomandazione è quella di
incorporare l’obiettivo della mobilità sostenibile nell’elaborazione del piano territoriale di sviluppo.
Anche nelle fasi di riqualificazione di aree dismesse o marginali le autorità locali dovrebbero
costruire accordi con tutti gli attori più rilevanti in modo da progettare e attuare efficacemente le
singole azioni concordate.
2
Molte delle azioni previste dal piano saranno attuate dall’amministrazione, considerata la loro
complessità. Nelle aree di riqualificazione è possibile utilizzare aree per promuovere la pedonalità
o per ridurre lo spazio destinato alle auto, assegnando la priorità al trasporto pubblico, ai servizi di
emergenza, alle atività economiche locali e ai residenti. Si veda l’esempio di Terrassa (CataloniaSpain) mobility master plan.
Nel piano di integrazione modale dei trasporti, è importante coordinare la tassazione sugli
spostamenti con le amministrazioni confinanti. Per esempio si veda REal COst Reduction of Doorto-door Intermodal Transport (RECORDIT).
Questo impegno è collegato con AC3 e AC4 perché ha obiettivi comuni quali la preservazione della
qualità del suolo e con AC5 che tratta di pianificazione urbanistica.
5.
ridurre l’impatto dei trasporti sull’ambiente e sulla salute pubblica
I flussi di traffico producono un impatto negativo sulla salute a causa dell’inquinamento e del
rumore provocato. Il Progetto INTEGAIRE project sulla qualità dell’aria e la mobilità offre linee
guida per affrontare queste due questioni.
Nelle strategie di mobilità è importante includere attività di monitoraggio dei flussi di traffico in
aree particolarmente sensibili e in condizioni climatiche critiche. Un ulteriore elemento da
considerare è l’impatto dell’uso dell’auto (sedentarietà, stress) sulla salute degli individui. Il
European cycle route network offre un esempio interessante di come si possano offrire alle persone
forme alternative e salutari di spostamento.
Il piano della mobilità dovrebbe considerare i flussi di traffico generati dai luoghi di lavoro o di
divertimento in ogni area di riqualificazione o nuovo sviluppo. Un buon esempio in questo campo
riguarda la gestione della mobilità generata dagli ospedali (Mobils project).
La responsabilità del settore trasporti investe anche la questione dei cambiamenti climatici a causa
delle emissioni climalteranti emesse dai veicoli a combustione. Inoltre effetti ambientali si possono
avere anche a scala locale, per esempio a causa dei danni dell’inquinamento sulla vegetazione.
Le idee esposte nel punto 4 possono contribuire al raggiungimento di questo obiettivo. Nel breve
termine è possibile introdurre regolazione del traffico per diminuire i consumi energetici, ma il
punto cruciale è quello di ridurre la congestione del traffico.
Questo impegno è correlato con AC7 (Azione locale per la salute) che afferma che “I governi locali
devono esigere che i pianificatori integrino le considerazioni riguardanti la protezione della salute
nelle strategie di piano”.
Per trovare ulteriori risorse relative all’Aalborg Commitment 6, vai a:
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=6
3
7 – AZIONE LOCALE PER LA SALUTE
Ci impegniamo a proteggere e promuovere la salute e il benessere dei nostri cittadini
La buona salute è qualcosa che ogni individuo desidera per sè, ma è un elemento
indispensabile anche per la società nel suo complesso e per la sostenibilità del suo sviluppo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS – WHO - World Health Organisation) ha
lavorato a livello internazionale dal 1948 per migliorare gli standard di salute ed è diventato
un centro di ricerca e conoscenze relativamente alla salute urbana (http://www.who.int/en/).
Il programma OMS – Città Sane (WHO Healthy Cities and urban governance programme,
http://www.euro.who.int/eprise/main/who/progs/hcp/home) spinge i governi locali a lavorare
per la protezione della salute attraverso azioni di vario tipo (impegni politici, modifiche
organizzative, costruzione di capacità di azione, di partnership e di processi di
pianificazione), con attenzione particolare ai temi della disuguaglianza nell’accesso alla
salute e delle povertà urbane, ai bisogni dei gruppi sociali più deboli, alle cause sociali,
economiche e ambientali delle malattie.
L’OMS insiste anche sull’importanza di integrare l’obiettivo della salute nell’elaborazione di
piani di sviluppo o di programmi di rigenerazione urbana.
Il Network Città Sane si è diffuso in tutti i 6 continenti, oltre 1200 città da più di 30 paesi in
Europa sono entrate nel programma “città sane”, associandosi ai coordinamenti nazionali o
regionali, tematici e a quello delle città sane “più avanzate”.
La Commissione Europea è attiva nel promuovere e proteggere la saluta nei suoi Stati
Membri (http://europa.eu/pol/health/index_en.htm). Gli obiettivi e le sfide correlati alla
questione della salute sono state messe in evidenza dalla Strategia Europea per la salute
(European Health Strategy and Action Plan 2004-2010). Dato che i fattori ambientali sono la
maggior causa di malattie, insieme agli stili di vita, la Commissione ha anche prodotto il
Piano di azione europeo per l’ambiente e la salute (“The European Environment and Health
Action Plan 2004-2010”). L’obiettivo chiave in questo caso è quello di migliorare la catena
informativa per capire meglio le correlazioni causa – effetto tra fattori ambientali ed effetti
sulla salute; per colmare i gap di conoscenze rafforzando la ricerca e focalizzandosi sulle
nuove problematiche emergenti; e per migliorare le politiche e la comunicazione. Il Sesto
Piano d’Azione ambientale europeo evidenzia molte delle correlazioni più importanti tra
ambiente e salute.
Secondo lo studio di impatto realizzato con riferimento alla Strategia tematica sull’Ambiente
Urbano (SEC(2006)16) permangono problemi gravi, dovuti al trasporto su strada e al
riscaldamento degli edifici, a causa di diversi inquinanti atmosferici quali le polveri sottili
(PM), gli ossidi di azoto e l’ozono. A causa della densità di insediamenti umani e fonti di
emissioni, l’esposizione diretta a questi inquinanti si concentra nelle aree urbane. Il nuovo
valore limite per il PM è entrato in vigore nella normativa Europea nel Gennaio 2005. Sulla
base dei dati disponibili si evidenzia che il 45% della popolazione totale europea vive in
città dove le concentrazioni di PM superano i valori limite e il 30% vive in città dove sono
superati i valori per l’ozono. Nel 2003, in molte aree urbane il valore limite è stato superato
più di 100 volte, e anche più di 200 volte per un numero significativo di città.
Il Clean Air for Europe programme adottato dalla Commissione e il periodico rapporto
dell’OMS sulle correlazioni tra inquinamento dell’aria e salute mostra che non esistono
livelli sicuri sotto i quali non si rilevino impatti negativi sulla salute dovuti ad esposizione a
PM e Ozono. I problemi ambientali correlati alla salute secondo OMS provocheranno
272,000 morti premature entro il 2020.
Secondo lo studio di impatto realizzato con riferimento alla Strategia tematica sull’Ambiente
Urbano (SEC(2006)16) l’OMS ha dichiarato che l’esposizione continua a livelli di rumore
che superano i 55 dB(A), derivante dal traffico urbano coinvolgono circa 160 milioni di
persone nell’Europa dei 15 Stati Membri (40% della popolazione) . Questo livello è
classificato dalla OMS come livello “di disturbo”. Un altro 20% della popolazione (circa 80
milioni di persone) risulta esposto a livelli di rumore da traffico che superano i 65 dB(A),
livelli che vengono associati ad effetti di carattere cardiovascolare. Circa 120 milioni di
persone sono esposte a rumore da traffico durante la notte a livelli superiori i 55dB (A),
soglia considerata di disturbo al sonno secondo studi di OMS.
Alti livelli di traffico causano congestione nelle aree urbane e quindi un crescente numero di
incidenti con morti e feriti. Anche il degrado di edifici e quartieri produce effetti negativi
sulla salute. Infine la dipendenza dall’auto e dagli spostamenti motorizzati hanno ridotto le
opportunità di attività fisica (passeggiare, fare jogging, andare in bicicletta, ecc.)
contribuendo ulteriormente ai problemi di salute della popolazione europea.
Perciò lavoreremo per:
1. Aumentare l’informazione e intraprendere azioni per prevenire i fattori che
incidono negativamente sulla salute
I governi locali hanno un ruolo cruciale per informare I cittadini e le loro stesse
amministrazioni sui fattori che determinano danni alla salute. La collaborazione tra diversi
settori dell’amministrazione e con la comunità esterna è necessaria.
Lo sviluppo di una politica per la salute coordinata e di piani mirati sono un passo essenziale.
Per esempio in Danimarca sono stati sviluppati “Urban and Peri-Urban Food and Nutrition
Action plans” per promuovere la salute e la qualità della vita attraverso una politica di
educazione alimentare molto integrata rivolta alle comunità locali
(http://www.euro.who.int/document/e72949.pdf). A Tetouan, in Marocco, il piano generale
della Mobilità è stato sviluppato in cooperazione con la città di Malaga (Spain).
L’OMS ha appena pubblicato un rapporto “Promuovere l’attività fisica e la vita attiva
nell’ambiente urbano” (“Promoting physical activity and active living in urban environments.
The role of local governments”) da cui possono essere prese molte idee per buone politiche
locali (http://www.euro.who.int/InformationSources/Publications/Catalogue/20061115_1).
2. Promuovere la pianificazione locale di azioni per la salute, con l’obiettivo di
creare le condizioni per costruire e mantenere nel tempo partnership efficaci.
Il precedente paragrafo ha evidenziato la necessità di azioni locale tra loro coordinate. I
governi locali possono giocare la loro leadership nello sviluppo di piani locali per la salute..
L’OMS ha pubblicato diverse utili Linee Guida sulla pianificazione partecipata per la salute
che tra le altre cose spiegano come realizzare l’analisi di base sulle condizione di salute della
popolazione urbana, fornendo metodologie e indicatori a questo scopo.(
http://www.euro.who.int/healthy-cities).
3. Ridurre disuguaglianze nello stato di salute e intervenire sulle povertà,
mantenedo attività regolari di reporting sui risultati di queste azioni
C’un forte legame tra povertà e cattivo stato di salute rispetto al quale vanno sviluppate
azioni coordinate e a lungo termine.
L’OMS ha pubblicato un rapporto dal titolo “I fattori sociali che incidono sulla salute”
(“Social determinants of health. The solid facts – 2003”), che esamina queste relazioni e
spiega come gli aspetti psicologici e sociali influenzino il benessere psicologico e la
longevità delle persone (http://www.euro.who.int/document/e81384.pdf). In Danimarca è
stato pubblicato nel 2005 il rapporto intitolato “Risolvere le disuguaglianze sociali nella
salute” (“Closing the Health Inequalities Gap: An International Perspective”). Il Rapporto
fornisce informazioni su Indicatori e su Azioni, che potrebbero essere attuate a livello
nazionale, regionale e locale (http://www.euro.who.int/Document/E87934.pdf). In Polonia, a
Danzica, è stata sviluppata una “Strategia per risolvere I problemi sociali entro il 2020
(http://www.gdansk.pl/g2/other/77/69_file.doc).
4. Promuovere le valutazioni di impatto sulla salute come metodo per fare in modo che
in tutte le politiche di settore vengano presi in considerazione gli obiettivi della salute e
della qualità della vita
Gli aspetti sanitari di diversi settori o aree urbane vanno monitorati per poter avviare piani e
programmi efficaci. La valutazione di impatto sulla salute è un buon metodo per produrre
un’analisi e dati di partenza utili allo sviluppo e al monitoraggio di queste politiche.
Per esempio a Monaco, in Germania, la città produce regolarmente dati su ambiente e saluta
per mezzo di Mapserver. L’attività è cominciata con il reporting ambientale ma si è poi estesa
agli aspetti sanitari. Mapserver è utilizzato via internet e utilizza Sistemi Informativi
Geografici - GIS ((http://www.aalborgplus10.dk/media/d07_annecke_abstract_theme07.pdf). In
Danimarca un sito web è stato messo a punto per offrire un vasto numero di strumenti e
informazioni mirate a politici e decisori (http://www.euro.who.int/healthycities/PHASE/20050806_9). A Agen, in Francia la Valutazione di Impatto sulla Salute riferita
all’inquinamento dell’aria in città è stata sviluppata utilizzando le Linee Guida InVS. Lo
studio si è basato su 4 passi standardizzati dalle linee guida che sono state testate in 8 città
(http://www.invs.sante.fr/publications/2006/pollution_agen/rapport_pollution_agen.pdf).
5.
Orientare i pianificatori urbani verso l’integrazione delle considerazioni
sanitarie nelle loro strategie
Una migliore comprensione dei fattori che determinano danni alla salute e un’analisi degli
impatti che si determinano sono un contributo fondamentale per i pianificatori, al fine di far
loro integrare questi aspetti nell’elaborazione di piani e programmi.
Per esempio a Helsingborg, in Svezia, 120.000 abitanti, è stata sviluppata una pianificazione
urbana integrata allo scopo di rendere la città più attraente e socialmente più coesa grazie a
miglioramenti dell’ambiente fisico, al coinvolgimento del sistema delle imprese. Il processo
ha coinvolto tutte le parti sociali e nel 2002 è stata presa una decisione politica che ha
adottato 31 interventi prioritari. La valutazione dei progressi di questa azione è sviluppata
con the University of Lund e il Swedish National Institute for Public Health.
(http://www.aalborgplus10.dk/media/b07_birgersson_abstract_theme07.pdf).
Il ruolo delle amministrazioni locali è quello di condurre mappature del rischio per la salute
e contribuire al monitoraggio delle relazioni tra ambiente e salute. Queste conoscenze devono
contribuire allo sviluppo dei piani urbanistici. In molti paesi i governi locali hanno numerose
competenze in materia di prevenzione e cura della salute e dei problemi di natura sociale.
Anche la diffusione, nelle scuole, nelle mense, di alimenti di buona qualità ambientale può
essere un’azione da sviluppare localmente. Inoltre possono essere sviluppate campagne
informative sul rapporto tra salute e alimentazione, stili di vita, attività fisica.
La pianificazione di questi aspetti deve comunque coinvolgere tutti i membri della comunità.
Questo Aalborg Commitment ha rapporti con molti altri ACs. Servono governance e capacità
di gestione integrata (AC1 e AC2) per influenzare le politiche locali. Le questioni della
mobilità e della pianificazione urbana (AC5 e AC7) hanno un impatto sulla qualità
dell’ambiente naturale (AC3), sugli stili di vita (AC 4) e sull’equità sociale (AC9) questioni
che a loro volta influenzano la nostra salute.
Per trovare ulteriori risorse relative all’Aalborg Commitment 7, vai a:
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=7
8 ECONOMIA LOCALE VIVACE E SOSTENIBILE
Ci impegniamo a creare e assicurare una vivace economia locale che offra occupazione senza
danneggiare l’ambiente.
Uno sviluppo economico sostenibile e la creazione di lavoro duraturo e stabile dipende anche dalla
protezione dell’ambiente contro gli effetti negativi della crescita e dalla prevenzione dello
sfruttamento eccessivo di risorse non rinnovabili.
Una maggiore attenzione ai miglioramenti ambientali porterà anche maggiore efficienza e
produttività. Perseguire l’eco-efficienza può anche servire come fattore trainante per l’innovazione,
la produttività, la capacità di competizione, l’ampliamento delle opportunità occupazionali.
L’espansione del mercato per prodotti di alta qualità può servire anche a proteggere il suolo e il
paesaggio e a preservare la biodiversità.
Perciò lavoreremo per:
1. adottare misure che stimolino e supportino occupazione locale e l’apertura di nuove
imprese
I grandi settori economici della società come l’industria e i trasporti sono stati responsabili di
significativi danni ambientali. E’ evidente il bisogno di cambiare rotta, orientandosi verso uno
sviluppo economico caratterizzato dall’eco-innovazione e dal riconoscimento della dipendenza
dell’economia dall’ambiente. Nel quadro degli obiettivi stabiliti dall’Agenda di Lisbona è stato
pienamente riconosciuto il contributo che l’eco-innovazione può dare alla crescita economica e
all’occupazione. Sebbene la protezione ambientale abbia dei costi si realizzano anche sostanziali
guadagni dal miglioramento della salute e dalla creazione di posti di lavoro nelle eco-imprese.
Le “Eco-imprese” (cioè l’insieme delle attività che producono beni e servizi utili a misurare,
prevenire, limitare, minimizzare o sanare I danni ambientali) producono nei 25 paesi europei un
turnover stimato pari a 227miliardi di euro. A prezzi costanti, il turnover è cresciuto del 7% tra il
1999 e il 2004 (per l’area EU 15). I beni e i servizi offerti dalle eco-imprese rappresentano circa il
2,2% del PIL nell’area EU 25. L’occupazione diretta e indiretta consiste in circa 3,4 milioni di posti
di lavoro a tempo pieno (DGENV 2006)1.
Ugualmente importante per incoraggiare l’eco-innovazione è promuovere una cultura favorevole
alla ricerca e allo sviluppo. C’è un numero relativamente basso di brevetti annuali in Europa: nel
2002,le spese per la ricerca e lo sviluppo nell’ EU dei 25 si sono assestate sul 1,93%, molto più
basse del 3,12% del Giappone e degli USA, mentre il Consiglio Europeo (Barcellona, 2002) ha
definito come target da raggiungere il 3%. Il nuovo programma quadro di ricerca europeo (FP7) per
il periodo 2007-2013 prevede circa 2,5 miliardi di Euro per l’ambiente, un aumento di circa il 60%
rispetto al programma precedente (FP6). In aggiunta la Commissione Europea ha proposto un
programma quadro per la competitività e l’innovazione per il 2007-2013 pari a 4,2 miliardi di Euro
di cui circa 500 milioni saranno dedicati a supportare iniziative di eco-innovazione. Ci sono anche
benefici che si possono raggiungere utilizzando nell’innovazione i risparmi realizzati grazie al
migliorato e più produttivo uso delle risorse.Uno studio recente ha concluso che i risparmi di
energia e materiali, se reinvestiti in ricerca e sviluppo e in strategie progettuali, potrebbero produrre
il 2,3% del PIL, la creazioni di altri 750.000 posti di lavoro e la diminuzione della spesa sociale
pubblica (EEA, 2005)2.
In questo quadro le autorità locali possono giocare il lororuolo prima di tutto promuovendo acqusti
pubblici più eco-efficienti, che incoraggino lo sviluppo e la diffusione di beni e servizi
ambientalmente corretti (Buying green! FSC Company Group). Le autorità locali possono anche
European Commission DG ENV, “Eco-industry, its size, employment, perspectives and barriers to growth in an
enlarged EU, september 2006.
2
EEA, The European Environment, state and outlook 2005.
1
1
contribuire a rafforzare la performance delle ecoindustrie e le PMI ad adattarsi ai bisogni emergenti
di questo mercato, diffondendo informazioni sulla dimensione e i futuri sviluppi di questo settore
della domanda, incoraggiando la collaborazione tra investitori, produttori e consumatori,
sviluppando servizi di “marketing per la sostenibilità” rivolti alle PMI a sostenendo le iniziative di
sviluppo delle capacità delle PMI (con formazione e creazione di network dedicati) mirate a
migliorare il loro ingresso in questi mercati e in particolare possono condividere le loro esperienze e
costruire progetti per sviluppare nuovi prodotti e aprire nuovi mercati (come The Vienna
EcoBusinessPlan). Inoltre possono realizzare campagne di informazione per aumentare la
consapevolezza dei consumatori sulla disponibilità sul mercato di tecnologie, prodotti e servizi
sostenibili, così come sui loro costi e benefici. Diversi strumenti già esistenti, come i marchi
ecologici o i premi per l’innovazione ambientale ed energetica, hanno dimostrato la loro efficacia
nel costruire conoscenze e fiducia dei consumatori nei prodotti e servizi con questi marchi (The
European Eco-label catalogue).
La crescita economica futura deve focalizzarsi sul modo in cui offrire prodotti più verdi. Gli
Aalborg Commitment (AC) 4 e 3 trattano delle misure per rendere più verde il mercato e per
preservare le risorse naturali. Ai temi della inclusione sociale e dell’equità nelle opportunità di
accesso allìoccupazione (AC 9) hanno a che fare con i temi qui trattati.
2. cooperare con le imprese locali e promuovere e attuare pratiche di responsabilità sociale e
ambientale
Le preoccupazioni ambientali, la crescente pressione da parte della pubblica opinione e le misure di
carattere normativo stanno modificando il modo in cui le persone sviluppano le imprese nel mondo.
I consumatori e gli attori economici chiedono prodotti e servizi sempre più caratterizzati in senso
ambientale che siano venduti da imprese socialmente responsabili.
Sta diventando sempre più importante per le organizzazioni dimostrare che non solo le dichiarazioni
pubbliche, ma anche i loro investimenti e le loro pratiche quotidiane integrano le preoccupazioni
ambientali e sociali. Questo nuovo atteggiamento delle imprese è definito Responsabilità Sociale di
Impresa – RSI (Corporate Social Responsibility - CSR).
A livello Europeo la Commissione ha sollecitato la comunità delle imprese europee a dimostrare
pubblicamente il suo impegno per lo sviluppo sostenibile e a impegnarsi nella RSI, anche con
iniziative di partenariato con altri soggetti (COM(2006)136).
La maggior parte delle definizioni di RSI la descrivono come un concetto grazie al quale le imprese
integrano le preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro pratiche imprenditoriali e nelle loro
relazioni con i loro interlocutori (azionisti, comunità locali) su base volontaria.
Essere socialmente responsabili significa non solo rispettare i requisiti di legge, ma anche andare al
di là della conformità normativa e investire di più nel capitale umano, nell’ambiente e nelle
relazioni con gli attori locali. In una impresa socialmente responsabile queste buone pratiche
coinvolgono innanzitutto i lavoratori e si riferiscono ad azioni quali la formazione e la tutela della
loro salute e sicurezza, mentre le pratiche di responsabilità ambientale si riferiscono soprattutto alla
corretta gestione delle risorse naturali usate nella produzione.
La RSI spinge a sviluppare politiche anche sul territorio e per l’ambiente, coinvolgendo un grande
numero di attori locali, quali partner economici, consumatori, fornitori, autorità locali, associazioni
di volontari. Questo riporta anche alla necessità garantire trasparente informazione ai consumatori
utilizzando Sistemi di Gestione Ambientali, marchi ecologici, investimenti socialmente
responsabili, riconosciuti internazionalmente. Per rispettare i loro impegni in questo campo le
imprese possono riferirsi a diversi standard di RSI che includono: Social Accountability
International's SA8000 standard, AccountAbility's AA1000 standard, Global Reporting Initiative's
Sustainability Reporting Guidelines, Eco-Management and Audit Scheme (EMAS) o ISO14000.
Sebbene le imprese siano il principale attore nella RSI le autorità locali a tutti i livelli possono
giocare un ruolo importante nella promozione della CSR (Responsible Procurement, Social
Accountability). Prima di tutto possono dare il buon esempio adottando loro stessi standard quali
2
EMAS o ISO 14000, o promuovendo la loro applicazione in ambiti produttivi omogenei come
distretti o zone industriali, (Trade Park 58). Possono anche utilizzare strumenti di regolamentazione
come le semplificazioni amministrative per chi utilizza schemi di CSR (Simplified Environmental
Management Systems, NEST - Networking with EMAS for sustainable development). Possono
stimolare la consapevolezza diffondendo informazione, buone pratiche, linee guida; possono
sviluppare azioni di monitoraggio e benchmarking sulle imprese del loro territorio, mettendo in
evidenza i risultati migliori.
Infine possono aiutare le imprese a coinvolgere gli attori locali allo scopo di anticipare I bisogni
sociali ed ambientali correlati alla presenza delle imprese sul territorio e possono costruire un
coinvolgimento positivo degli attori per metterli in rete con le strategie delle imprese locali.
L’economia deve diventare consapevole e deve includere le preoccupazioni ambientali, sociali ed
etiche nelle sue strategie di sviluppo. Gli Aalborg Commitment (AC) 3 e 9 trattano di questi aspetti.
Gli Aalborg Commitment 1 e 2 possono aiutare ad inserire questi temi nell’agenda politica locale.
3. sviluppare e attuare i principi di sostenibilità nella localizzazione delle imprese.
Il modo in cui il territorio è utilizzato ha un massiccio e spesso irreversibile impatto sull’ambiente.
Cattive decisioni possono portare a perdere rari habitat, a distruggere paesaggi tipici o ad aumentare
l’inquinamento dovuto al traffico. La pianificazione territoriale sostenibile consiste in un approccio
sistemico che riesca a controllare la dispersione dell’urbanizzato, a preservare spazi aperti e aree
agricole, a riusare le infrastrutture esistenti, a creare zone pedonali, a localizzare le zone di lavoro e
residenza vicino al trasporto pubblico, a rafforzare lo sviluppo delle comunità esistenti e la loro
qualità della vita.
La pianificazione territoriale sostenibile è particolarmente importante quando si occupa di aree
produttive, perché le imprese possono produrre impatti significativi in termini di prelievo di acque,
energia e materie prime, a causa della produzione di rifiuti, scarichi idrici ed emissioni,
all’inquinamento del suolo, al rischio di incidenti, all’impatto visivo, e alla induzione di nuovo
traffico di merci e passeggeri.
E’ quindi di grande importanza lo sviluppo di principi per la localizzazione delle imprese. Vanno
definite diverse questioni: come conservare le risorse naturale e i patrimoni culturali: come
proteggere paesaggio e biodiversità; come minimizzare l’utilizzo di aree verdi indirizzando le
trasformazioni verso aree già urbanizzate e verso interventi di riqualificazione; come proteggere gli
abitanti da inquinamento e rischi industriali; come minimizzare il numero la distanza degli
spostamenti motorizzati su auto private.
Queste problematiche richiedono di dare grande attenzione alla localizzazione delle aree, un’attenta
valutazione degli impatti già a livello della pianificazione territoriale, prima di sottoporre nuovi
progetti di sviluppo e una progettazione ambientale di dettaglio. La valutazione sulle localizzazioni
dovrebbe esaminare sia il sito e i suoi dintorni che una valutazione della sua accessibilità, in
particolare ocn riferimento a il trasporto pubblico e le reti di ciclopedonalità (Trade Park 58, Varese
Ligure EMAS Municipality).
La localizzazione di un’area produttiva è cruciale perchè ogni vantaggio ottenuto grazie a edifici
energeticamente efficienti è annullato dalla necessità di utilizzare modalità di trasporto ad uso
intensivo di energia. Lo sviluppo sostenibile di un sito richiede che le considerazioni ambientali
siano considerate preliminarmente, durante la fase di pianificazione e orientino l’infrastrutturazione
del sito stesso. Le autorità locali sono i principali attori coinvolti dallo sviluppo e dalla attuazione di
questi requisiti, in quanto sono responsabili della pianificazione territoriale, della valutazione
ambientale di impatto e strategica, del regolamento edilizio. Inoltre esse hanno i mezzi per
promuovere approcci partecipati alle scelte localizzative delle imprese, in modo da prevenire
l’insorgere di conflitti.
L’attuazione di principi di sostenibilità deve essere integrata nella più complessiva pianificazine
territoriale e nelle strategie locali. Quindi gli Aalborg Commitments (AC) 1, 2 and 5 servono come
3
quadro di riferimento e AC 3 e 4 approfondiscono le tematiche relative all’uso efficiente e alla
protezione delle risorse ambientali.
4. incoraggiare mercati di alta qualità e produzioni regionali.
Nel contesto della riforma della Politica Agricola Comunitaria (PAC), con l’aumento della
liberalizzazione del commercio di beni agricoli, con la ristrutturazione del settore, si è evidenziato
che le aree rurali più svantaggiate e periferiche dovranno ridefinire la propria destinazione, Allo
stesso tempo nella UE, la crescita dei surplus di prodotti agricoli convenzionali hanno obbligato a
definire politiche mirate alla diversificazione delle colture. Una delle soluzioni identificate è
sicuramente quella di indirizzare le aree rurali verso lo sviluppo di prodotti di alta qualità e con
forte connotazione regionale, prodotti con metodi compatibili con gli obiettivi di protezione
ambientale.
Questo processo è stato sollecitato dalla domanda dei consumatori, preoccupati circa la qualità dei
cibi, il benessere degli animali e la qualità ambientale delle aree agricole. Le preferenze dei
consumatori stanno cambiando e creando una nuova domanda di qualità e autenticità. Un
particolare ruolo lo sta giocando l’espansione della domanda di cibo biologico e di conseguenza il
continuo aumento di aree dedicate a questo genere di coltivazioni. Questo aspetto è importantissimo
per la qualità ambientale in quanto l’agricoltura biologica utilizza tecniche a basso o nullo impatto.
Assegnare marchi ai prodotti può essere uno strumento utile (per es. i marchi europei che
contrassegnano prodotti di agricoltura integrata o biologica) per orientare in senso ambientale
l’agricoltura e promuovere i mercati regionali. Ma lo strumento va gestito evitando di moltiplicare
la diffusione di marchi, la complessità e i costi della loro applicazione per le PMI. Oltre ai marchi,
un importante strumento è il marketing territoriale che combina gli aspetti di qualità dei prodotti
con l’immagine del territorio, la gastronomia locale, le tradizioni culturali e il turismo rurale.
La strategia di un’autorità locale può allora focalizzarsi su la sollecitazione della consapevolezza
del pubblico circa la varietà e la tipologia dei prodotti di qualità disponibili sul mercato locale; sulla
promozione di schemi di controllo qualità che non penalizzano differenze e unicità; sull’offerta di
servizi mirati ai produttori locali per l’adozione di marchi consolidati, la presentazione e
promozione dei prodotti (Cittaslow - international network Slowfood); sulla facilitazione
dell’incontro tra produttori e consumatori; sul supporto all’organizzazione di reti di cooperazione
tra piccoli produttori (Res Tipica).
Ma i mercati verdi si creano soprattutto se cresce la domanda. L’Aalborg Commitment (AC) 4 si
occupa di questo.
1. promuovere turismo locale sostenibile.
Il turismo sarà presto la più grande “industria” europea. L’Europa è già oggi la principale
destinazione mondiale, con un settore che genera oltre il 12% del PIL, il 6% dell’occupazione e il
30% degli scambi con l’estero. La domanda turistica è prevista in crescita almeno del 50% entro il
2010, aggiungendo almeno 2-3 milioni di posti di lavoro ai 9 milioni attuali.
Ogni industria così grande e che cresce così in fretta finisce per causare problemi ambientali e il
turismo non è un’eccezione. Questa industria non sta solo diventando più grande, ma sta anche
cambiando il modo in cui la gente va in vacanza. Tendenzialmente aumenta il numero di
spostamenti, si allungano le distanze e si accorcia la permanenza.. Come risultato i trasporti
correlati al turismo diventeranno il principale fattore di impatto ambientale, crescendo ancora più
che quelli direttamente generati dallo stesso turismo.. D’altra parte durante le vacanze le perosne
tendono a consumare più acqua ed energia e a produrre più rifiuti. Sempre più europei si
costruiscono una seconda casa che viene utilizzata pochissimo ma che occupa più territorio delle
case di residenza. Infine questo genere di pressione si concentra su poche e limitate regioni durante
brevi periodi dell’anno, intensificando il suo impatto.
Sebbene ci sia stato un aumento significativo dal 1990 ad oggi, la diffusione di servizi turistici con
marchio ambientale (Ecolabel EU) tocca ancora solo una quota marginale dell’offerta (EEA, 2005).
4
Nonostante ciò le autorità locali possono giocare la loro parte nella promozione del turismo locale
sostenibile, utilizzando approcci integrati: il turismo sostenibile deve fare un utilizzo ottimale delle
risorse naturali, preservando gli equilibri ecologici e aiutando a conservare la biodiversità;
rispettando l’autenticità socio-culturale dei luoghi e delle comunità ospitanti, conservando tradizioni
e patrimonio culturale …(UNEP).
Esse possono lavorare a questo obiettivo su più livelli, in quanto hanno competenze in materia di
piani territoriali, controlli, gestione ambientale e offerta di servizi. Possono quindi definire regole
per conservare aree vulnerabili. Controllare progetti di sviluppo turistico sul loro territorio. Possono
anche promuovere la gestione ambientale, coinvolgere gli attori locali attraverso Agenda 21 e
offrire risorse per l’attuazione dei piani di miglioramento che emergono da questi processi.
(Promoting Sustainable Tourism). Le autorità locali possono anche promuovere l’uso di strumenti
quali EMAS, ISO14000, Integrated Quality Management (IQM). Premi o Marchi (Eco-labels EU)
possono essere proposti agli operatori locali (Greenkeys: an eco-label for hotels, Pilat Regional
nature park, Blueflag).
Definire obiettivi, target e indicatori di monitoraggio è un altro approccio efficace che può
rafforzare le strategie di marketing territoriale orientato alla sostenibilità. Gli Aalborg commitments
1 e 2 deal si occupano di questi aspetti, così come obiettivi analoghi a questo Impegno si ritrovano
negli Aalborg Commitments 3 e 4 e 5.
Per trovare ulteriori risorse relative all’Aalborg Commitment 8, vai a:
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=8
5
9 EQUITA’ E GIUSTIZIA SOCIALE
Ci impegniamo a promuovere comunità inclusive e solidali
L’impegno a migliorare l’equità e la giustizia sociale è parte integrante dello sviluppo
sostenibile. Sta crescendo anche la consapevolezza che la qualità ambientale è
inestricabilmente collegata al diritto alla uguaglianza tra le persone. A livello
mondiale i paesi che hanno una distribuzione del reddito più equa, più ampie libertà
civili e diritti politici e livelli più alti di alfabetizzazione tendono ad avere anche una
qualità ambientale più alta. Lo sviluppo sostenibile implica una migliore qualità della
vita per tutti, ora e nel futuro, distribuita in modo equo e uguale tra tutti, vivendo
entro i limiti di capacità di carico degli ecosistemi del pianeta..
Perciò lavoreremo per:
1. sviluppare e attuare programmi in grado di prevenire e ridurre la povertà
Al summit di Lisbona nel marzo del 2000, definendo l’impegno a lungo termine per la
coesione economica e sociale nell’Unione Europea, il Consiglio Europeo ha
dichiarato che il numero di persone che in Europa vivono sotto la soglia della povertà
è inaccettabile. Il Consiglio ha sollecitato passi decisivi per sradicare la povertà. Oggi
c’è un ampio accordo, come ragionevole punto di partenza, intorno al fatto di
misurare la povertà in termini di “persone che vivono in famiglie il cui reddito,
considerato anche la dimensione della famiglia, è minore del 60% della mediana negli
Stati Membri”. Questa definizione è quella che è stata raccomandata dalla Task Force on
Statistics on Social Exclusion and Poverty (Eurostat, 1998).
Ci sono grandi differenze regionali e nazionali. Per esempio una famiglia con un dato
standard di vita può essere considerata povera n un paese del Nord Europa, ma
relativamente benestante in Grecia, Portogallo o in alcuni dei nuovi Stati Membri.
Tecnicamente il riferimento per la misura della povertà è quello nazionale. Una
famiglia che dispone di meno del 60% della mediana del reddito del paese può essere
considerato povero.
Dati questi criteri, circa 72 milioni di Europei (16%) vivono in condizioni di povertà,
che è solo il 3% in meno del 1994. Per ulteriori informazioni sulla povertà si vedano
gli indicatori di Urban Audit:
http://ec.europa.eu/regional_policy/urban2/urban/audit/src/publics.html
Inoltre ci si può riferire ad ICLEI - Projekt 21 initiative (solo in tedesco):
http://www.iclei-europe.org/index.php?id=1263 .
L’invecchiamento della popolazione produrrà un lieve incremento delle
disuguaglianze di reddito e della povertà in gran parte dei paesi europei. Le persone
più anziane generalmente hanno redditi più bassi delle persone che lavorano e quindi
un maggior numero di persone scenderà sotto la soglia di povertà, così come
aumenteranno le disuguaglianze di reddito dovute al basso reddito percepito dai
pensionati.
Le politiche definite per combattere la povertà saranno principalmente definite dai
governi nazionali, in accordo con l’Unione Europea. Comunque, a livello locale, le
amministrazioni possono assicurare che le politiche nazionali siano effettivamente
finalizzate e possono evitare che particolari circostanze locali possano contribuire ad
esacerbare le condizioni economiche che tendono a generare la povertà. Per esempio,
1
la mancanza di accessibilità in quartieri periferici a negozi che vendono cibi freschi
può forzare i cittadini a comprare cibo più costoso e meno nutriente.
Allo stesso modo edifici costruiti con materiali scadenti o malamente isolati possono
impoverire persone che si trovano a dover coprire i costi del riscaldamento con quote
significative del proprio reddito.
La pianificazione locale può intervenire positivamente su questi fattori di generazione
delle nuove povertà.
2. assicurare uguale accessibilità ai servizi pubblici, all’educazione, alle
opportunità di impiego, formazione, informazione e attività culturali.
I governi locali hanno rilevante influenza sul modo in cui i servizi pubblici locali sono
resi disponibili e accessibili. In generale questi servizi tendono ad essere utilizzati più
efficacemente dalle persone più informate e più abbienti. La sfida è quindi quella di
creare le condizioni che aiutino quei cittadini che tradizionalmente non lo fanno ad
utilizzare a pieno questi servizi. Questo può richiedere azioni di pubblicizzazione di
servizi che già esistono, con attenzione particolare a quei gruppi di persone più spesso
escluse, per esempio anziani, minoranze etniche, quelli che vivono in zone degradate.
Allo stesso modo sarà importante assicurare che questi servizi siano effettivamente
accessibili. Nel caso di servizi localizzati in alcune aree soltanto della città, come
biblioteche e altri servizi culturali, è importante garantire la loro accessibilità con il
trasporto pubblico o, in qualche caso, promuovere la diffusione di servizi “a
domicilio” (per esempio è possibile organizzarlo per le biblioteche) o progettarli
comunque tenendo presente e risolvendo le difficoltà incontrate da gruppi particolari
di utenti. L’accessibilità alla formazione e all’educazione scolastica è di particolare
importanza, perchè questi servizi sono quelli che garantiscono le maggiori opportunità
di miglioramento delle condizioni di vita.
I governi locali possono accedere a dati interessanti su questi temi tramite i propri
governi nazionali o organizzazioni come l’Organizzazione Mondiale della Sanità
OMS - WHO: www.euro.who.int o www.unesco.org su questioni quali per esempio
l’alfabetizzazione, allo scopo di stabilire target locali.
3. promuovere l’inclusione sociale e le pari opportunità di genere
L’inclusione e l’esclusione sociale non sono sinonimo di povertà sebbene queste
condizioni siano strettamente correlate. Sebbene il concetto di povertà si riferisca
principalmente alla mancanza o scarsità di reddito, alla capacità di spesa e ai livelli di
consumo, il concetto di inclusione sociale comporta una considerazione più ampia
della marginalizzazione e esclusione dalle principali dinamiche sociali attraverso
aspetti quali la razza, la religione, la classe sociale, l’età, le disabilità, il genere,
spesso, sebbene non sempre, correlate al reddito.
Il Consiglio Europeo tenutosi a Lisbona nel Marzo del 2000 ha chiesto agli Stati
Membri e alla Commissione Europea di sviluppare un’azione incisiva per sradicare la
povertà entro il 2010. Costruire un Europa più inclusiva è un passo essenziale per
raggiungere l’obiettivo strategico decennale dell’Unione Europea , e cioè il sostegno
alla crescita economica, ad una maggiore e migliore occupazione a ad una più ampia
coesione sociale (vedi www.ec.europa.eu/growthandjobs/pdf/lisbon_eu.pdf)
Gli Stati Membri co-ordinano le loro politiche per combattere la povertà e
l’esclusione sociale sulla base di un processo di scambi e reciproco apprendimento
2
noto come 'Open Method of Coordination' (OMC) che è composto di 5 principali
elementi:
1. Concordare obiettivi comuni per l’Unione
2. Stabilire indicatori comuni come metodo per comparare le migliori pratiche e
per misurare i progressi
3. Tradurre gli obiettivi Europei in politiche nazionali o regionali sulla base di
Rapporti Nazionali sulle strategie per la protezione e l’inclusione sociale
4. Pubblicare analisi e valutazioni dei Rapporti Nazionali
5. Stabilire un Programma di Azione Comunitario per promuovere la
cooperazione politica e lo scambio transnazionale di buone pratiche e
apprendimento condiviso
Sebbene la continua crescita dei trasporti suggerisca l’idea che i cittadini Europei
stiano aumentando la loro mobilità, una significativa minoranza di persone continua
ad essere esclusa dai migliori vantaggi che la società moderna può offrire, e lo scarso
accesso alla mobilità rappresenta in questo senso un aspetto chiave.
I governi locali hanno un ruolo chiave da giocare in questo processo. Per esempio le
città europee sono state strutturate a misura di auto privata, tanto che accedere a
servizi essenziali quali le scuole, gli ospedali, i negozi, il lavoro e il tempo libero è
diventato difficile per chi non possiede un proprio veicolo.
Nel 2006 la Commissione ha adottato una Comunicazione che ha messo in evidenza il
ruolo chiave che le città europee potrebbero svolgere nella creazione di sviluppo
economico e occupazione, includendo il miglioramento dell’accessibilità e della
mobilità.
La Comunicazione sulla Politica di Coesione e le città (il contributo urbano alla
crescita e all’occupazione nelle regioni) stabilisce che, nelle città europee “la
pianificazione dei trasporti dovrebbe tenere conto delle persone che non possiedono
una macchina e di quelle che non sono in grado di guidare (es. anziani, giovanissimi e
handicappati). L’obiettivo è quello di assicurare l’accesso all’occupazione e ai servizi
e di facilitare l’autonomia delle persone indipendentemente dal possesso di un’auto
privata.”. Con una società che continua ad invecchiare (già il 22% della popolazione
ha più di 60 anni e questa quota è desinata a salire fino al 36% entro il 2050),
l’obiettivo di migliorare l’accessibilità non può essere ignorata più a lungo.
Le rivolte avvenute nelle periferie delle città francesi nel 2005 hanno messo in
evidenza la necessità di trovare nuove soluzioni per affrontare i problemi di
marginalizzazione nelle aree urbane.
La Carta di Leipzig sulle Città Sostenibili europee, adottata dai Ministri europei nel
Maggio 2007, rivolge una considerevole attenzione ai problemi della disoccupazione
e dell’esclusione sociale, sottolineando la necessità di una politica di sviluppo
integrata a livello urbano, mirata al miglioramento del mercato del lavoro,
all’educazione e alla formazione dei giovani, allo sviluppo di spazi pubblici di alta
qualità e di trasporti urbani accessibili ed efficienti.
4. migliorare la sicurezza delle comunità.
Garantire la sicurezza dei cittadini è un elemento chiave dello sviluppo sostenibile. I
governi locali possono lavorare insieme alle polizie municipali per sviluppare
3
strategie di lotta contro il crimine, in particolare contro la criminalità di strada rivolta
contro le persone e le loro proprietà.
Per informazioni sugli indicatori locali in materia di sicurezza dei cittadini vedere per
esempio gli indicatori inglesi (UK local performance indicators): http://www.local-pilibrary.gov.uk//SYSTEM/MODULE/PI/ITEM.ASP?ID=182
Certe comunità possono sentirsi esposte a rischi come risultato di discriminazioni
razziali o religiose. I governi locali possono agire anche su questi aspetti,
promuovendo la tolleranza e combattendo i razzismi.
Il miglioramento ambientale, agendo sull’illuminazione stradale, qualificando le aree
pedonali e le piste ciclabili, possono rafforzare le condizioni di sicurezza di gruppi
particolari quali gli anziani o i bambini.
5. garantire condizioni di abitabilità e vivibilità di buona qualità e socialmente
inclusive.
La tradizione europea di fornire case a prezzi popolari ha garantito decenti condizioni
di vita a molte famiglie che avrebbero rischiato di vivere in condizioni di indigenza in
paesi con diffusi livelli di reddito molto bassi.
Ma in Europa oggi si rileva una forte scarsità di questo genere di abitazioni e, a fronte
di flussi migratori crescenti e all’innalzamento dei prezzi delle case (i prezzi delle
case in Europa sono saliti in media del 7% all’anno negli ultimi 5 anni), la domanda
di case a prezzi “popolari” è cresciuta enormemente. In aggiunta a questo, il
patrimonio edilizio in molti degli Stati Membri dell’Est Europa e i quartieri di “case
popolari” in altri paesi, richiedono con urgenza interventi di riqualificazione.
I governi locali hanno avuto storicamente un grande ruolo nelle politiche di edilizia
sociale, sia offrendo case popolari che regolando il mercato dei prezzi. Sebbene i
poteri e le risorse disponibili per i governi locali siano molto differenziati tra i diversi
paesi, il governi locali manterranno una certa influenza sullo sviluppo e la qualità
dell’edilizia nei loro territori.
La qualità edilizia è uno dei fattori che maggiormente influenza la salute e la qualità
della vita. Inoltre l’ambiente in cui le abitazioni sono collocate è di uguale importanza
nel determinare il livello di qualità della vita degli abitanti.
Per trovare ulteriori approfondimenti relativi all’Aalborg Commitment 9, vedere
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=9
4
10 DAL LOCALE AL GLOBALE
Ci impegniamo ad assumerci la nostra responsabilità globale per la pace, la giustizia, l’equità,
lo sviluppo sostenibile e la protezione del clima
E’ evidente che perché il pianeta riesca a raggiungere livelli significativi e stabili di concentrazioni
di gas serra nell’atmosfera, si devono ridurre in modo consistente le emissioni. Le autorità locali
giocano un ruolo importante nella gestione di un’ampia gamma di settori che emettono gas serra e
dunque questo impegno riguarda la ricerca di soluzioni locali per la riduzione delle emissioni allo
scopo di garantire a livello globale la giustizia ambientale e sociale, l’equità, e dunque la pace, lo
sviluppo sostenibile e la protezione del clima.
Perciò lavoreremo per:
1. sviluppare e perseguire un approccio strategico e integrato per mitigare il
cambiamento climatico, e per ottenere un livello sostenibile di emissioni di gas serra.
Negli ultimi 100 anni, il livello medio della temperatura dell’aria in Europa è cresciuto dello 0,8%
circa e probabilmente continuerà a crescere di una quota compresa fra 1 e 6°C entro il 2100 (CE,
2001). Perché agire contro il cambiamento climatico? Il riscaldamento globale avrà un impatto
profondo e imprevedibile sul pianeta, e soprattutto interferirà con le nostre abitudini quotidiane. La
scarsità d’acqua, gli eventi atmosferici estremi, l’incremento della temperatura e del livello dei
mari, la siccità, le alluvioni ecc. influenzeranno la nostra salute, causeranno l’estinzione di molte
specie e habitat, e potranno avere impatti catastrofici. Tutto ciò comporterà costi economici e sociali
elevati, che non potranno a lungo essere ignorati. Perciò sono necessarie riduzioni importanti nelle
emissioni di gas serra.
L’utilizzo di combustibili fossili è la fonte principale di emissioni di gas serra. Perciò, per mitigare
il cambiamento climatico, è inevitabile sviluppare un percorso di riduzione delle emissioni.
Tuttavia, lo sviluppo di strategie di protezione locale del clima non è pratica diffusa. Ciò è dovuto al
fatto che il cambiamento climatico è spesso percepito come una minaccia lontana, che ha a che fare
con il livello globale, mentre le autorità locali si occupano e danno priorità a problemi locali in un
ambito limitato nello spazio e nel tempo. Per superare questo modo di pensare, le autorità locali
hanno bisogno di cominciare ad integrare i problemi climatici, dal punto di vista concettuale, nei
loro percorsi decisionali. Occorre raccogliere informazioni sulle fonti locali di emissione e fissare
obiettivi di riduzione, per riuscire a sviluppare soluzioni pratiche e innovative e valutare risultati e
progressi. Per esempio, la redazione di un Rapporto Comunale sulla Protezione del Clima
(Municipal Climate Protection Report) può aiutare a capire fino a che punto un comune abbia fatto
progressi verso i suoi obiettivi di protezione climatica, poiché richiede dati quantitativi sui consumi
e sulle emissioni, oltre ad informazioni qualitative.
Nel breve periodo, i problemi di budget si possono superare identificando, armonizzando e
rafforzando le azioni locali di protezione del clima già esistenti; molti comuni si sono impegnati in
queste attività (French Guide on local Climate plans, the European Climate Menu, Vienna’s Climate
protection plan). Fondamentale è inoltre la partecipazione e la consultazione degli attori locali
(cittadini, imprese, amministrazioni) per costruire il consenso e moltiplicare gli sforzi di riduzione
delle emissioni (Sustainable Energy Europe ).
Lo sviluppo di una strategia locale di protezione del clima aiuta nel raggiungimento di altri obiettivi
degli Aalborg Commitments, fra i quali ad esempio il percorso verso modelli di consumo e stili di
vita più responsabili, un utilizzo più bilanciato dei beni comuni, una migliore qualità della vita, la
solidarietà fra le generazioni, la coesione sociale, l’aumento dell’attrattiva economica delle aree
1
locali. Impegnarsi nella protezione del clima è una scelta politica che, nel lungo periodo, può
condurre a vantaggi economici, sociali e ambientali.
2. porre le politiche di protezione del clima al centro delle politiche di gestione
dell’energia, dei trasporti, degli acquisti, dei rifiuti, dell’agricoltura e delle foreste
La riduzione delle emissioni di gas serra implica innanzitutto una riduzione dei consumi energetici e
un miglioramento dell’efficienza energetica, oltre ad un cambiamento del modo di produrre e
utilizzare l’energia. Tuttavia le responsabilità e le soluzioni possibili non fanno capo esclusivamente
al settore dell’energia. Noi utilizziamo energia direttamente per produrre elettricità, per il
riscaldamento, per i trasporti e per ogni genere di trattamento meccanico, ma c’è anche un consumo
energetico non direttamente visibile, incorporato nei beni prodotti, nel cibo che acquistiamo e nei
rifiuti che produciamo. I trasporti sono responsabili di una quota significativa delle emissioni di gas
serra; si prevede che in futuro i viaggi in auto e aereo aumentino, anche in ragione dei cambiamenti
demografici e di stili di vita che comportano una domanda crescente di mobilità, un aumento delle
famiglie composte da una sola persona e del consumo di risorse pro capite. A loro volta, lo sviluppo
urbano e l’inquinamento minacciano il regolare funzionamento dei suoli, delle aree verdi e delle
foreste come bacini di assorbimento del biossido di carbonio dell’aria. Di conseguenza, affrontare il
problema delle riduzione delle emissioni di gas serra è un compito particolarmente complesso. Le
sue cause sono molteplici e interrelate con le politiche settoriali dell’energia, dei trasporti, degli
acquisti, dei rifiuti, dell’agricoltura e delle foreste.
Naturalmente in uno scenario del genere le iniziative lanciate per risolvere un problema possono
generare nuovi problemi altrove ed entrare in conflitto con altri settori. Perciò è essenziale inserire
le politiche di protezione del clima al primo posto in tutte le politiche di settore. Gli approcci
integrati danno luogo a una migliore pianificazione e a risultati più significativi. Fra gli sforzi da
compiere va incluso lo sviluppo di Piani integrati per l’Energia, per il Trasporto Urbano Sostenibile,
per la Minimizzazione dei Rifiuti, per la Progettazione Urbana Sostenibile, per l’Edilizia
Sostenibile, per gli Acquisti Verdi, cioè i Piani per la Gestione Ambientale Urbana, i processi di
Agenda 21 ecc. (A Decision-maker's Guide, Enviplans, Waste management and climate, BUSTRIP
Project). Tuttavia è importante che queste azioni siano indirizzate verso strategie a lungo termine di
protezione locale del clima. Ad esempio l’ European Climate Menu aiuta le autorità locali europee a
formulare e attuare politiche climatiche integrate e strutturate. Una buona politica di protezione del
clima offre anche altri vantaggi locali: l’efficienza energetica e gli investimenti in energie
rinnovabili riducono i costi, la dipendenza energetica e l’inquinamento atmosferico, migliorano la
qualità della vita e creano nuova occupazione (Making business sense of climate change).
Ciò nondimeno, l’integrazione non può essere conseguita esclusivamente dagli enti pubblici: è
necessario anche un impegno da parte del settore industriale e commerciale, insieme a procedure
per migliorare la partecipazione del pubblico e degli attori sociali. Questi temi fanno riferimento
agli Aalborg Commitments (AC) 1, 2, 3, 4 e 8. Riguardo a mobilità e uso sostenibile del territorio si
vedano gli AC 5 e 7.
3. accrescere la consapevolezza delle cause e dei possibili impatti del cambiamento
climatico, e integrare azioni preventive nelle politiche di cambiamento climatico.
Uno dei principali scopi di ogni politica di protezione del clima è la mitigazione del cambiamento
climatico: le azioni per ridurre le emissioni di gas serra sono dirette a stabilizzare le concentrazioni
in atmosfera per evitare o ritardare l’eventualità di un riscaldamento globale. Tuttavia, anche se si
riducono in modo significativo le emissioni, qualche effetto di cambiamento climatico si verifica in
ogni caso. Ciò è dovuto alle emissioni che si sono accumulate in atmosfera a seguito delle attività
2
umane e allo scarto temporale che si verifica fra la riduzione delle emissioni e la riduzione delle
concentrazioni in atmosfera. Il cambiamento climatico non può essere interamente fermato in tempi
brevi e alcuni effetti sono già visibili. Le temperature cresceranno anche se riusciremo a mitigare il
processo e quindi le comunità locali saranno soggette a conseguenze quali alluvioni, ondate di
caldo, carenze idriche più frequenti e importanti. Le autorità locali hanno dunque un ruolo
importante nell’adattamento a questi inevitabili effetti e devono integrare misure di contenimento
dei rischi ambientali nelle loro politiche.
Ciò nonostante, a causa delle variazioni regionali e dell’incertezza circa i probabili impatti del
cambiamento climatico, e dell’ampiezza degli interessi potenzialmente coinvolti, l’impegno in
politiche di “adattamento” resta alle fasi iniziali in tutto il mondo. Serve una buona capacità di
pianificazione per assicurare alle comunità locali la capacità di adattamento al cambiamento
climatico e, per essere efficace, ogni strategia adattativa deve dar luogo a una percezione del rischio
climatico come parte integrante del processo decisionale abituale (nella pianificazione urbana, nella
costruzione ed uso delle infrastrutture ecc.). Dunque il rischio va considerato fin dalle prime fasi del
processo di sviluppo delle politiche e l’identificazione delle aree di priorità deve essere coerente con
gli obiettivi e i valori sociali condivisi. Per esempio, il clima può influenzare la produttività e
l’affidabilità delle forniture. Di conseguenza, l’agricoltura, il rifornimento idrico, gli insediamenti, i
servizi di emergenza e le forniture di energia sono settori cruciali.
Le strategie adattative devono essere orientate ad aumentare l’elasticità dei sistemi naturali ed
umani ad adattarsi a possibili cambiamenti nelle condizioni climatiche dove ciò è fattibile ed in
misura economicamente efficace. Dato che le misure devono essere messe in pratica da singoli
individui, autorità locali e imprese, sono essenziali l’aumento della consapevolezza e l’educazione
per ottenere una comprensione approfondita delle interrelazioni fra aspetti sociali, economici e
ambientali (Nottingham Declaration Action Pack). Una buona gestione degli ecosistemi salva vite
umane e materiali. Dunque la formazione professionale, oltre alla ricerca sulle tecnologie di
mitigazione, sulla vulnerabilità delle infrastrutture, la gestione delle aree costiere, le colture
agricole, le malattie ecc., diventano cruciali (AMICA Project). Anche se queste azioni non possono
fermare il cambiamento climatico, possono fare in modo che le successive conseguenze naturali
siano meno disastrose e ridurne i danni economici, sociali ed ambientali.
Gli Aalborg Commitments (AC) 5 e 2 si occupano di gestione e pianificazione, mentre gli AC 1 e 7
sono centrati sull’aumento della partecipazione e sui temi che riguardano la salute umana. AC 3
promuove la gestione sostenibile degli ecosistemi.
4.
ridurre il nostro impatto sull’ambiente globale e promuovere il principio della giustizia
ambientale.
Attualmente i consumi energetici mondiali si basano principalmente sui combustibili fossili (80%).
Inoltre, un quarto della popolazione mondiale, che vive nei paesi industrializzati, consuma tre quarti
delle risorse mondiali di energia. Questo modello di sviluppo non è sostenibile nel lungo periodo.
Se tutta la popolazione mondiale consumasse risorse naturali ed energia come fanno oggi i paesi
industrializzati, probabilmente avremmo bisogno di tre pianeti per mantenerci. Ma il nostro pianeta
è una risorsa limitata e dunque i trend attuali determinano importanti problemi di equità ambientale.
In primo luogo, i combustibili fossili sono una risorsa non rinnovabile che viene consumata a
velocità maggiore di quella di rigenerazione da parte della Terra. Nel frattempo la combustione a
scopo energetico rilascia gas serra nell’atmosfera, causando il cambiamento climatico. Le emissioni
di gas serra sono localizzate, mentre il cambiamento climatico ha un impatto globale. Per esempio,
il 5 % della popolazione mondiale vive nell’Unione Europea dove si genera circa il 15 % del totale
dei gas serra. Però è nella regione artica che è stato recentemente registrato un aumento di
temperatura pari a circa due volte la media globale (ACIA, 2004). A sua volta l’Artico fornisce al
3
mondo importanti risorse naturali (petrolio, gas, pesce) che saranno influenzate dal cambiamento
climatico, e lo scioglimento dei ghiacciai artici è uno dei fattori che contribuisce all’aumento del
livello dei mari su tutto il globo. Dunque la gente che vive fuori dalle zone artiche ha una grande
responsabilità su quello che succede in quelle aree.
Purtroppo le nostre politiche non hanno ancora colto queste complesse questioni. Ma le nazioni
industrializzate hanno il dovere di fornire alle nazioni meno sviluppate la possibilità di accrescere le
loro emissioni in misura sufficiente a sviluppare le loro economie. Le autorità locali devono fare la
loro parte promuovendo usi etici, equilibrati e responsabili del territorio e delle risorse rinnovabili
nell’interesse di un pianeta sostenibile, per esempio calcolando e riducendo l’impronta ecologica
delle loro città (Zero Carbon Campaign, a Decision-maker's Guide); promuovendo azioni
indirizzate a stili di vita e consumi responsabili e a un’economia locale sostenibile, come indicato
dagli Aalborg Commitments (AC) 4 e 8, incoraggiando un uso più sostenibile delle risorse e
riducendo l’impatto ambientale; calcolando gli effetti dell’inquinamento sulla salute e sulla giustizia
sociale, lavorando per la prevenzione dell’inquinamento, per la protezione del clima, la gestione
delle risorse naturali, l’efficienza energetica e la gestione locale sostenibile (si vedano gli AC 2, 3,
5, 6, 7 e 9); mitigando gli impatti ambientali, sociali ed economici troppo elevati e contrari alla
salute umana.
5. rafforzare la cooperazione internazionale fra le città e sviluppare risposte locali ai
problemi globali in partnership con i governi, le comunità e i principali attori locali.
Le nazioni meno sviluppate hanno gli stessi diritti dei paesi industrializzati di accrescere i loro
standard di vita: l’ingiustizia sociale ed ambientale a livello globale minaccia la pace, lo sviluppo,
l’economia, l’allocazione delle risorse, la coesione sociale e la qualità della vita. I fatti dimostrano
che i modelli tradizionali di sviluppo adottati dalle nazioni industrializzate danneggiano gravemente
l’ambiente globale. Infatti alcuni dei loro effetti collaterali sono il degrado ambientale, una
problematica allocazione delle risorse, una accentuazione delle disuguaglianze a livello globale.
Occorre un nuovo modello di sviluppo, compatibile con la capacità di carico naturale ed umana del
pianeta. Bisogna evitare gli errori fatti nel passato e ogni impegno per lo sviluppo in futuro si deve
basare su principi di sostenibilità. Tuttavia, l’efficacia delle decisioni dipende dalla comprensione e
dalla capacità di risposta ai singoli bisogni dei diversi gruppi socioeconomici. I paesi industrializzati
devono assumersi la responsabilità degli impatti negativi delle loro azioni sull’ambiente globale e
cooperare con le autorità locali dei paesi meno sviluppati per migliorare la loro qualità della vita,
fornire loro tecnologie pulite trasferibili, promuovere iniziative sostenibili e misure di sostegno.
Le strade possibili sono l’attivazione di partnership per lo sviluppo sostenibile, accordi di
cooperazione internazionale fra città, programmi di assistenza bilaterale e implementazione
congiunta di misure per la protezione del clima, della biodiversità, delle risorse naturali e del suolo
(Cities for Climate Protection Campaign). Possibili target per le autorità locali sono l’aumento del
numero delle città in partnership per la sostenibilità, l’aumento del sostegno a ONG attive in
materia di cooperazione internazionale, il rafforzamento delle azioni di sviluppo locale sostenibile
fra città europee e non europee, in particolare fra regioni confinanti, oltre che nelle nazioni meno
sviluppate (Sustainable Energy Communities, BISE Project). Nel lungo periodo le autorità locali
devono aiutare le nazioni meno favorite a rafforzarsi costruendo reti, fornendo informazioni,
assistenza tecnica, media, formazione, e partecipando a campagne educative e di azione per la
giustizia ambientale e sociale.
In definitiva dato che anche le città sono una minaccia per l’ambiente naturale, con impatti
significativi sulle risorse naturali in conseguenza dei consumi, dell’inquinamento e di altri fattori, le
autorità locali non possono pensare di ottenere la sostenibilità globale senza tener conto degli
impatti del loro modo di utilizzare le risorse locali, delle emissioni prodotte e degli impatti esportati,
tutte questioni che hanno a che fare con gli Aalborg Commitments 3, 4, 5, 6, e 8.
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Per trovare ulteriori approfondimenti relativi all’Aalborg Commitment 10, vedere
http://www.localresources21.org/theme_matrix.php?t=10
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