Novità sulle pensioni in vigore dal 1° gennaio 2015

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Novità sulle pensioni in vigore dal 1° gennaio 2015
Novità sulle pensioni in vigore dal 1° gennaio 2015
Tfr in busta paga
In relazione ai periodi di paga decorrenti dal 1º marzo 2015 al 30 giugno 2018 i lavoratori del settore privato
assunti da almeno 6 mesi (ad esclusione dei lavoratori domestici e del settore agricolo) avranno la possibilità di
farsi liquidare il TFR mensilmente in busta paga. La scelta sarà irrevocabile mentre rimane da chiarire se vi
sarà una scadenza fissa per esercitare l’opzione; riguarderà infine anche coloro che attualmente versano il TFR
a un fondo pensione.
Coloro che opteranno per la liquidazione in busta paga subiranno però l'applicazione della tassazione
ordinaria (comprese le addizionali) e dunque, in particolare per i redditi oltre 28.000 euro lordi annui, un
notevole rincaro fiscale rispetto a lasciare il TFR in azienda e ancor di più rispetto alla scelta di versarlo in un
fondo pensione. Gli importi percepiti mensilmente si cumuleranno con il reddito, incidendo altresì sulla
determinazione delle detrazioni d'imposta, degli assegni familiari e dell'ISEE. La somma sarà tuttavia esclusa
dal reddito complessivo valutabile ai fini della percezione del bonus di 80 euro, anch'esso confermato nella
legge di stabilità. Il TFR in busta paga inoltre non sarà soggetto a contribuzione previdenziale.
La tabella evidenzia il vantaggio, puramente fiscale, della scelta di versare il TFR in un fondo pensione, senza
considerare la possibilità di ottenere maggiori rendimenti, del tutto assenti con la liquidazione in busta paga e ai
minimi storici per ciò che riguarda la rivalutazione per chi lo lascia in azienda, pari all’1,5% più il 75%
dell’inflazione.
(in euro)
Reddito
lordo
TFR mensile
netto in
busta paga1
25.000
105
4.204
4.371
5.240
+ 1.037
35.000
125
4.998
6.020
7.336
+ 2.338
65.000
221
7.882
9.305
12.157
+ 4.275
TFR totale netto nel periodo marzo 2015 – giugno 2018
in busta
paga
lasciato in
azienda
versato a
un fondo
pensione 2
vantaggio fondo pensione
rispetto a liquidazione in
busta paga
Le aziende che dovranno liquidare il TFR mensilmente in busta paga potranno accedere a un finanziamento
elargito da una banca aderente all'accordo tra ministeri e ABI (l'Associazione Bancaria Italiana) e garantito da
un fondo specifico istituito presso l'INPS, a un tasso non superiore a quello di rivalutazione del TFR. Per
conseguire il prestito le aziende dovranno versare al fondo, tuttavia, un contributo mensile pari allo 0,2% della
retribuzione imponibile a fini previdenziali del dipendente.
Tassazione sui rendimenti dei fondi pensione
Nonostante il coro di voci contrarie la legge di Stabilità ha previsto l'incremento della tassazione sui
rendimenti dei fondi pensione dall'attuale 11,5% al 20%, con l'introduzione di un credito d'imposta del 9%
(con un tetto di spesa di 80 milioni di euro) per la quota dei rendimenti generati dagli investimenti in attività di
1
2
Ipotesi su 12 mensilità
Ipotesi di aliquota del 9% al pensionamento
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carattere finanziario in economia reale a medio o lungo termine, come ad esempio sul welfare o destinati alla
riqualificazione di immobili (in attesa dei dettagli da parte del Ministro dell'Economia e Finanze).
Pensione anticipata, niente penalità prima dei 62 anni
Cambia ancora la pensione anticipata introdotta dalla riforma Fornero: i lavoratori che raggiungono i 42 anni e 6
mesi di contributi (un anno in meno per le lavoratrici) potranno ora andare in pensione indipendentemente
dall’età anagrafica, senza alcuna penalizzazione. Scompare così fino al 31.12.2017 il meccanismo che
prevedeva la decurtazione dell’importo pensionistico in funzione degli anni mancanti ai 62.
Aumento delle aliquote contributive per autonomi e professionisti
Scatta dal 1° gennaio l’aumento delle aliquote contributive per i professionisti della gestione separata dell'Inps e
per i lavoratori autonomi. Ulteriori incrementi sono previsti fino al 2018 come riportato nella tabella seguente.
Anno
Iscritti alla gestione
separata INPS
Iscritti alla gestione separata
INPS non esclusivi
Artigiani e
commercianti3
2014
28,72%4
22%
22,20%
2015
30,72%
23,50%
22,65%
2016
31,72%
24%
23,10%
2017
32,72%
24%
23,55%
2018
33,72%
24%
24%
Blocco della rivalutazione delle pensioni
Si conferma anche per il 2015 l’adeguamento delle pensioni rispetto all’inflazione prevista per l’anno in corso.
L’adeguamento sarà dello 0,3% per importi di pensioni fino a tre volte il minimo INPS (1.502,64 euro), mentre
per importi di pensione superiori la rivalutazione sarà ridotta seguendo il seguente schema:
Importo della pensione al 31
dicembre 2014
Rivalutazione rispetto
all’inflazione prevista nel 2015
Rivalutazione effettiva
Fino a 1.502,64 €
100%
0,30%
Da 1.502,64 a 2.003,52 €
95%
0,285%
Da 2.003,52 a 2.504,40 €
75%
0,225%
Da 2.504,40 a 3.005,28 €
50%
0,15%
Oltre 3.005,28 €
45%
0,135%
Gli aumenti riguardano l’intero assegno e non solo la parte eccedente la soglia garantita e sono al lordo
dell'IRPEF. Tali aumenti andranno poi a conguagliarsi con la riduzione delle 0,1% sugli aumenti del 2014, in
quanto l’inflazione registrata (1,1%) è stata inferiore a quella programmata (1,2%).
3
Per i commercianti è previsto un contributo aggiuntivo dello 0,09% per il finanziamento dell’indennizzo di
cessazione attività. Per i redditi superiori a 46.031 euro è prevista inoltre un’aliquota aggiuntiva dell’1%.
4
27,72% per i lavoratori autonomi titolari di partita iva
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