Introduzione del Presidente dott. Arengi Dopo i saluti e i

Transcript

Introduzione del Presidente dott. Arengi Dopo i saluti e i
Introduzione del Presidente dott. Arengi
Dopo i saluti e i ringraziamenti
L’interesse per il cane di mannara va al di là della semplice cinofilia ma riguarda un interesse per
la storia e le tradizioni siciliane, riguarda la cultura della biodiversità e in questo senso la vostra
presenza è la dimostrazione di una vivacità culturale che in particolare questa Città riesce ad
esprimere.
Il cane quindi è un pretesto, ben vengano questi pretesti per mostrare che in Sicilia non siamo
persone apparentemente indifferenti a tutto ma c’è un interesse generale, su tante cose.
Samannara nasce nel 2010 sulle ceneri di un’altra associazione fondata nel 2006: il club del cane
da mannara che aveva un altro scopo sociale, totalmente diverso, aveva cioè lo scopo sociale che
era quello del riconoscimento della razza da parte dell’ENCI e dell’FCI. Lo scopo era legittimo e
ovvio, poiché la maggior dei componenti erano cinofili, giudici Enci e allevatori, per cui si
auspicava che il cane divenisse un cane di razza. Tuttavia dopo un anno di inattività il Club
chiudeva i battenti.
Oggi lo scopo dell’associazione è la salvezza del cane dall’estinzione, perché il cane sta purtroppo
scomparendo. Fatto questo si potrà seguire l’iter per il riconoscimento. Il primo passo è stato
intanto di firmare un protocollo di collaborazione con l’Università di Messina. Abbiamo dato inizio
alla misurazione di una parte rappresentativa della popolazione di cani che ci è servita per
elaborare lo standard che abbiamo elaborato con i contributi del sottoscritto, del dott. Tripoli, del
dott. Liotta e del dott. Miceli, che siamo quelli che all’interno dell’associazione abbiamo avuto più
esperienza nell’allevamento del cane di mannara e nella ricerca del cane di mannara. Lo standard
è provvisorio e sarà tale sino a quando non mettiamo la razza in selezione. Poi si vedrà cosa
succede geneticamente. Intanto esso è un documento importante elaborato dall’unica associazione
giuridicamente riconosciuta a tutelare la razza.
Oggi vorrei lanciare un appello, perché a noi serve gente che alleva cani, a noi servono persone
che abbiano il reale, pratico interesse a prendere dei cani in affidamento perché abbiamo una
urgente necessità di mettere in selezione il cane di mannara dal momento che non possiamo
permetterci di perdere il residuo patrimonio genetico che ancora troviamo nelle aziende
zootecniche. Purtroppo il problema dei cani rustici ancora esistenti è legato alla crisi profonda
dell’economia pastorale. Oggi assistiamo a un continuo e costante depauperamento sia di cani che
di pastori, quindi abbastanza urgente è il contributo di persone che hanno la voglia e la passione
per selezionare i cani. Sappiamo cosa significa allevare e quali sacrifici personali ed economici
richiede tale attività. Ebbene, nel caso del cane di mannara tali sacrifici sono sicuramente
raddoppiati, poiché i cuccioli si vendono con difficoltà e non c’è un ritorno immediato ma solo
prospettive a medio e lungo termine. Se si intraprende questa strada c’è bisogno di una grande
passione cinofila. Se riusciamo a lavorare tutti insieme sotto la guida dell’Associazione forse
riusciremo a salvare il cane di mannara.
Dal punto di vista politico abbiamo iniziato a lavorare per inserire il cane di mannara nel prossimo
programma di sviluppo rurale 2014-2020 come specie domestica in via d’estinzione. Questo
sarebbe un grosso traguardo,intanto perché la razza avrebbe uno status giuridico di razza in via
d’estinzione e poi perché potremmo ottenere dei finanziamenti da parte della Comunità Europea
per il nostro progetto. Ma perché ciò avvenga passeranno almeno due anni, e noi non possiamo
permetterci di aspettare: dobbiamo iniziare a lavorare sul cane oggi! Mi dica la politica come
intende aiutarci sino al 2014. Passo la parola al pro. Arizza e Liotta che sono le persone del mondo
accademico che ci hanno aiutato e che ci aiuteranno. Sarebbe auspicabile che con il prof Arizza e
la Facoltà di Scienze di Palermo riuscissimo a firmare un protocollo di collaborazione come
abbiamo già fatto con la Facoltà di Veterinaria di Messina.
Relazione prof. Vincenzo Arizza
Oggi sono qui in veste di presidente di corso di laurea in biologia e di biodiversità ed evoluzione ma
anche come studioso e ricercatore di problemi legati alla biologia della popolazione, alla genetica
della popolazione che culminano tutti nello studio della biodiversità, che è tra gli studi più delicati
che oggi, non possiamo, ma dobbiamo portare avanti, perché la biodiversità è un termine di cui si
abusa tantissimo, ma e una delle caratteristiche che ha permesso a tutti gli organismi viventi di
svilupparsi ma soprattutto di evolversi. Noi oggi possiamo dire che siamo qui perché grazie alla
biodiversità dal brodo primordiale dove c’era una cellula siamo arrivati ad essere quelli che siamo.
La biodiversità è un termine coniato da un ricercatore americano, , proprio a Palermo per quanto
riguarda la riserva del lato orientale dei gorghi di Monte Pellegrino. Quindi è un aspetto che ci
riguarda. E importante che questo rientri nelle coscienze non soltanto di noi siciliani, ma rientri
nelle coscienze di tutti coloro che sono sensibili al bene e al destino di tutti gli organismi viventi
considerando il fatto che noi siamo esseri viventi, e sottoposti e soggetti alle regole della caducità
del mondo. Significa mettere a rischio non la vita di una popolazione di animali, di vegetali, di
insetti, di batteri , o di virus, significa alla lunga sulla scala temporale molto più ampia, mettere in
crisi anche la nostra stessa esistenza. Uno dei … maggiori che vede la biodiversità è l’impatto con
l’ambiente, gli animali tutti gli organismi viventi hanno e subiscono quotidianamente un grosso
impatto con l’ambiente, per impatto si in intendo dire lo scontro con tutte quelle variabili che vanno
ledere la naturalità dell’ecosistema: l’inquinamento uno tra i più studiati e che da maggiori
conseguenze, ma anche l’uomo purtroppo è una minaccia per la biodiversità. Bisognerebbe tarare
tutte le attività ad un livello di naturalità, oggi si dice biologico, bisognerebbe tararli ad un livello di
bassissimo impatto, impatto zero. E chiaro che l’uomo poiché è il principale artefice della crisi della
biodiversità mondiale cerca di recuperare questi aspetti, allora si è fatto uno statuto della a Rio de
Janeiro, si è indetto l’anno della biodiversità nel 2010, ma la biodiversità non si salva solo con
questo, la biodiversità si salva con la costante operosità nella ricerca, nelle tutela, nella salvaguardia
della biodiversità. Ecco perché non posso che levare un plauso verso coloro che hanno abbracciato
il progetto della salvaguardia del cane di mannara, andare a salvaguardare un cane, una popolazione
di cane, forse una razza che poteva estinguersi, voglio farvi notare che ogni volta che si estingue
una specie si perde una porzione di una grandissima libreria che costituisce il genoma di tutti gli
organismi, perdere un piccolo volume del genoma di un organismo, significa perdere
definitivamente delle informazione che potrebbero essere utili per potere evolvere e quindi adattarci
meglio all’ambiente. Come organismi viventi abbiamo assistito a circa 7 estinzioni, dove soltanto il
10% delle specie è riuscito a sopravvivere e se guardiamo alle specie viventi il numero è
stranamente elevato, dal 10% siamo passati ad un 100%, e questa crisi è stata superata grazi alla
biodiversità. E’ giusto e necessario che qualsiasi razza, qualsiasi specie venga salvata e tutelata nel
nostro territorio
Relazione prof. Luigi Liotta
Sono qui in triplice veste, socio fondatore dell’associazione Samannara, ricercatore di zootecnica
speciale all’università di Messina.., vicepresidente di Errare unica associazione nazionale che si
occupa delle razze autoctone in via d’estinzione, cerchiamo di collaborare per esprimere al meglio
tutte le nostre competenze. Questo progetto vuole dare identità a questa antichissima razza canina
siciliana, identità cosa vuol dire ?Infondere un certezza anagrafica , un pedigree, i pedigree nascono
in Inghilterra nel 1822 con la specie bovine, ma immediatamente questa idea è seguita dalle altre
specie, e già nascono in quegli anni le prime bozze di standard anche per le razze canine, quindi per
avere una identità, per avere un pedigree è fondamentale avere uno standard, lo st è un doc redatto
da un gruppo di esperti del settore che descrive tutte le caratteristiche, morfologiche, fenotipiche e
comportamentali che deve avere un soggetto appartenente a quella razza... Sicuramente la
conoscenza delle origini, delle testimonianze storiche, della presenza nel territorio della
popolazione, per altro già dimostrata e pubblicata nel libro del dott. Arengi, successivamente un
censimento della popolazione, per verificarne l’esistenza e la numerosità, sicuramente la numerosità
è necessaria per costruire un percorso tecnico-scientifico. Questo è stato l’operato di Samannara in
collaborazione con università di Messina che ha avviato questo percorso di censimento,
accompagnato dalla valutazione morfologica, quindi alle misurazioni dei soggetti censiti. Quindi
sugli animali adulti sono state eseguite delle misurazioni biometriche che hanno contribuito alla
compilazione dello standard stesso, insieme al colore del mantello, degli occhi e al tipo di chiusura
degli animali. Ovviamente la federazione cinofila internazionale riconosce circa 435 razze canine,
dislocate soprattutto in Germania circa 65,in Svizzera con circa 20 razze, circa 60 in Francia, 60 in
Inghilterra, in Italia sono riconosciute solo 14 razze, e questo sarebbe anche un modo per
incrementale le nostre razze riconosciute. Per con perché tutelare questa biodiversità autoctona?
Sicuramente per un valore storico e culturale di grande importanza, e poi da non sottovalutar e per
l’importanza scientifica, sicuramente una razza canina come questa che non ha subito l’influenza
genetica e la selezione conserva un germoplasma poco (..) , parlando con il dottore Miceli, uno dei
più rappresentativi allevatori di questa razza, si parlava della grande resistenza di questo cane che
sicuramente allevato in condizioni precarie e alimentato spesso in modo precario, non sottoposto a
protocolli vaccinali e di sverminazione ma sicuramente riesce a persistere nonostante queste
difficoltà in questo territorio, questo esprime una particolarità probabilmente genetica che potrebbe
contribuire ad approfondimenti scientifici da non trascurare.
Relazione Tripoli
Richiamo all’attenzione delle autorità degli appassionati per fare quanto possiamo fare per salvare
la razza, e quindi introdurrò brevemente il concetto di standard in maniera più analitica di quanto è
stato fatto sin ora,. Gli standard nascono a metà 800 come descrizione del tipo ideale noi ci
troviamo a fare uno standard che non è uno standard di eccellenza, ma è una cosa a metà, questo è
un passo indispensabile, proseguendo il dialogo aperto con l’ente nazionale della cinofilia per
istituire creare un libro origini aperto, un libro origini, libro genealogico dove possono essere iscritti
i cani corrispondenti alla morfologia della razza e al temperamento, rispondenti da costituirne i
capostipiti, ovviamente si parte dal presupposto che gli ascendenti si esternano, si riproducono nei
discendenti e che quindi tra due cani rispondenti al tipo dovremmo avere delle cucciolata
rispondenti al tipo, costruire uno standard non è facile, 30 anni fa F. Ferrante e Ninì Cartia
compilarono uno standard per quel tempo ottimo, non avendo la ricchezza di strumenti e di
misurazioni che oggi abbiamo (nota storica dei criteri redazione standard). Lo standard che ha
licenziato Samannara è un qualche cosa che riposa sulle misurazioni, sulla memoria di molti di noi,
sulle rappresentazioni iconografiche e non è punto di arrivo ma di partenza. Abbiamo rilevato come
la mancanza di principi di allevamento selettivi hanno fatto perdere alcune caratteristiche di razza
che sono nella memoria e nel cuore di tutti di noi, cioè un cane di massa, e le taglie rilevate sono
max 59,negli scritti di Bonatti citati da Nenè Giarizzo era citato 68 cm, vediamo un pericoloso
abbassarsi della taglia, vediamo un pericoloso restringersi del cranio, il cranio deve essere robusto,
nell’origine c’è il molosso, il cranio dovrebbe essere un sub-brachimorfo, non un brachimorfo
esasperato, altra peculiarità che viene fuori da queste misura, anche se è strano, sono d’accordo con
Florindo Arengi forse per l’esiguità del campione rilevato, è che la femmina è più raccolta del
maschio, cioè il rapporto tra altezza e lunghezza da più raccolta la femmina che non il maschio,
altra difficoltà è nel mantello, mentre siamo d’accordo nei colori riconducibili ai cani meridionali, la
classificazione di Faeli è tutt’ora valida, la tessitura del pelo e la presenza di sottopelo…Tenete
presente che questi cani adibiti sostanzialmente alla guardia facevano pure transumanza, negli studi
fatti da F si fa riferimento ai “tratturi”, ai percorsi che facevano queste mandrie, quindi questi cani
potevano essere esposti oggi in montagna e l’indomani vicino al mare, quindi siamo d’accordo su
questo. La costituzione di questo st ha un approccio più robusto poiché si poggia sulle misurazioni
scientifiche e non solo sulla memoria. Questo st serve ad aprire un dialogo con l’ENCI,
auspichiamo che quanto prima si possa arrivare ad un protocollo per una definizione in un libro
genealogico aperto, si possano definire i giudici uff dell’ENCI, che possano esprimersi sulla
inscrivibilità di un soggetto nel libro genealogico, ricordo che queste cose si fanno in commissione
ed è bene essere in commissione che non sia un singolo ad assumersi questa responsabilità. Auspico
che G Giacobbe di consentire se l’ENCI lo riterrà possibile che questo riconoscimento avvenisse in
occasioni di manifestazioni ENCI, che consentirebbe al contempo le iscrizioni al libro aperto e di
pubblicizzare la razza, renderla conoscibile facendola sfilare in ring d’onore. E’ un cane robusto, e
un cane di massa, è un cane espressivo, ha delle caratteristiche uniche, anche se lo st no lo esprime
chiaramente gli occhi colore del miele mi piacciono tanto. E’ un cane che ha contro la storia anche
se ha tutto quel passato che ha esposto Nené Giarrizzo, una razza si mantiene vitale quando come
un’azienda ,risponde ad un fabbisogno di mercato, i pastori non ne hanno più bisogno da quando gli
abigeati e dal il lupo, che non c’è più. Il salvataggio del cane di mannara transita come per altre
razze (Rootweiler) da una riconversione nel sociale che poi non può essere chiaramente economica,
molto diversamente dal Lagotto: il Lagotto non si è salvato solo perché Morsiani e la sua famiglia
vi si sono dedicati, ma perchéé vi era una popolazione molto attiva, i lagottari erano tartufari e
traevano il loro reddito dalla ricerca, scoperta, raccolta e coltivazione del tartufo. Nel cane di
mannara ciò non esiste. Il declino della pastorizia è storico, il figlio del pastore che utilizzava il
cane di mannara, oggi non lo userà più. La riconversione transita anche da un condizionamento del
carattere, è bello che questo cane al pari di quello da montagna dei Pirenei mantenga un grosso
senso del territorio e che quindi sia un difensore dei beni della famiglia, ma certo non nella maniera
radicale con cui lo è stato nel passato. Per mantenere le vestigia della storia si perde la funzione:
siamo felici di avere il Colosseo o il Castello Sforzesco ma sappiamo che non possono essere
utilizzati per i fini per i quali sono stati creati. Questo è un momento di partenza non di arr,
dobbiamo transitare del momento divulgativo a quello operativo: abbiamo un’associazione che si è
data quest’impegnino, ma questi pochi appassionati non bastiamo, abbiamo bisogno di nuovi
associati, abbiamo bisogno di un sito, abbiamo bisogno di allevatori disposti a gestire un paio di
fattrici, sarebbe il momento di iniziare a fare dell’allevamento di selezione, vedere nell’evoluzione
delle cucciolate quali sono i punti da andare a rivedere nello standard… si tratta di lavorare, ci vuole
una vasta collaborazione, ci vuole sensibilizzazione, mi dispiace che non siano presenti per le
istituzioni le autorità regionali e comunali, avranno avuto degli impegni tali che questo non è stato
ritenuto primario, sarebbe bello alla prossima riunione di questo tipo che noi potessimo essere tanti
in qualità e quantità da farli sentire quasi in colpa queste istituzioni assenti!
Il contributo che auspichiamo è deve essere siciliano, perché il recupero di una razza al di fuori
dell’area dove si è praticamente formata è impossibile, anche per questioni orografiche e climatiche.
Relazione Giovanni Giacobbe Giacobbe
Ringraziamenti, per l’invito. Essendo palermitano e campanilista per concetto, ontologicamente
campanilista, cercherò di profondere il massimo impegno per far si che le richieste vengano
analizzate con cura. Una cosa posso dirla con certezza: è stato il presidente dell’ENCI Francesco
Balducci a mandarmi qua per l’interesse che ha suscitato il lavoro ammirabile che è stato fatto da
Samannara. Sono rimasto rapito da tutti gli interventi precisi e puntuali, l’ intervento del dott,
Giarrizzo mia stupito positivamente per la possibilità che hanno avuto gli uditori per quale mirabile
lavoro e quale patrimonio culturale sta alla base della selezione zootecnica. Questo peraltro
statutariamente è lo scopo dell’ENCI e sia qualcosa da non sottovalutare, come pure il fatto che
ogni volta che si estingue una specie si perde una piccola porzione del genoma di un organismo, e
per evitare che ciò accada occorre un lavoro selezione zootecnica che non attiene solo alla sfera
della cinofilia pura, perché la sfera della cinofilia pura è ben rappresentata dall’intento precipuo di
Samannara, che è evitare l’estinzione della razza, ma il patrimonio cinotecnico dovrà essere tutelato
anche dall’ENCI , (che è) ente emanazione delle politiche agricole, sicuramente al vertice la
federazione cinologica internazionale L’ENCI mi auguro che possa fare il massimo per tutelare
questa razza. Mi ha colpito sempre una frase del dott. Giarrizzo che ci fa comprendere quale
patrimonio culturale sia il lavoro di selezione zootecnico, noi oggi disperdiamo questo concetto, la
dove il cane viene avvicinato all’uomo con un confine sempre più indefinito si disperde purtroppo
una comprensione che è quella che la più grande forma di rispetto verso un animale che deve essere
visto nell’ottica del dialogo con l’ dell’alterità, cioè altro fuori da noi, è proprio la conoscenza che
è il primo degli elementi che sta alla base del rispetto di un animale come il cane, e la selezione
zootecnica ha questo come scopo precipuo. La frase “ la sua riconversione della sua funzione nel
sociale”, ma su ciò non dispero anche se una razza risulta vitale quando il fabbisogno è vitale, io
confido nella riconversione, e sono certo che proprio questo stia alla base della possibilità di vivere
il cane nel rispetto dell’alterità, l’approccio dialogico che si basi sul rispetto dell’alterità e non sulle
semplici proiezioni che oggi è la deriva nel vivere i cani, proiezioni che poi si semplificano
nell’antropomorfizzazione dei comportamenti degli animali, nell’attribuire loro prerogative e
comportamenti umani, nell’umanizzarli e questa è la deriva più funesta. Mi impegnerò al massimo
delle mie possibilità, ciò che posso innanzitutto è fare una relazione, di certo fare opera di
conoscenza non di convincimento, come avete fatto voi con una dovizia di particolari che sanno di
cinofila, con quattro relatori che in un’ora e un quarto sono stati capaci di far leggere una razza
nella sue complessità… questo mi ha esaltato, e per temperamento non sono ad uso ad esaltarmi:
farò una relazione, porterò una copia dello standard e vedrò se ho un posto libero a casa per un cane
di mannara!