Capitale e liquidità: piccoli penalizzati

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Capitale e liquidità: piccoli penalizzati
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lavoro&sindacato
credito alle piccole imprese
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Intervista a Megale
SE FALLISCE
IL RIGORISMO
DI TREMONTI
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R
ecentemente Emma
Marcegaglia ha
dichiarato che “le
imprese si sentono sole”. È
possibile pensare che il suo
fosse anche un riferimento ai
problemi di liquidità delle
aziende? “Con
quell’affermazione si è rotta
una subalternità politica e
culturale di Confindustria nei
confronti del governo –
risponde Agostino Megale,
segretario generale della Fisac
Cgil –. In realtà la Marcegaglia,
più che alla liquidità si riferiva
a ben altro, vale a dire al
continuo annuncio da parte del
governo di piani mirabolanti a
favore della crescita economica
e dello sviluppo delle imprese,
che poi si sono sempre
immancabilmente liquefatti.
Peccato, però, che
all’assemblea di Bergamo ci
siano ricascati. La verita è che
oggi Confindustria non è in
grado d’esprimere una classe
dirigente con al centro
l’interesse del paese”.
Rassegna Le imprese che
lavorano con la pubblica
amministrazione sono
costrette a lunghe attese per i
pagamenti. I confidi
rappresentano una risorsa per
far fronte a questo disagio?
Megale Il tema dei ritardi nei
pagamenti è solo uno dei tanti
aspetti su cui le imprese hanno
chiesto un diverso operare del
governo, anche in questo caso
completamente disatteso.
Quello dei tempi lunghi della
pubblica amministrazione è
anche uno dei punti critici
maggiormente enfatizzati dallo
Small Business Act, il Piano
programmatico europeo che
individua le linee d’azione per
promuovere lo sviluppo delle
Confidi decisivi
I consorzi di garanzia dei fidi svolgono un ruolo essenziale per garantire l’accesso
al credito delle Pmi,sempre più in difficoltà per la crisi economica globale in atto.
Un trend che non sembra destinato a mutare a breve.E gli accordi di Basilea 3
potrebbero peggiorare il sistema di concessione dei prestiti alle piccole aziende
S
enza liquidità le Pmi sono “spiaggiate”. Per l’effetto-domino
della crisi globale deflagrata a fine 2008, il credito alle piccole
e medie imprese si è incagliato in un imbuto dal collo lungo e
stretto. “L’accresciuta incertezza determinata dalla crisi economica ha
avuto effetti più marcati sulle Pmi, per le quali la valutazione del
merito del credito è, più che per le altre aziende, basata su
informazioni qualitative. È quindi
aumentata la richiesta d’assistenza dei
consorzi fidi”. È quanto afferma la Banca
d’Italia nel recente Rapporto annuale
sulle Economie Regionali. Per il settore
DANIELA BINELLO dei confidi (i consorzi di garanzia
collettiva dei fidi), così, l’attuale
situazione rappresenta una nuova
avventura alla Tex Willer. Una specie di
sfida del ranger al mucchio selvaggio,
“
Sono nati
soprattutto in seno
alle associazioni
di categoria come
servizio finanziario.
Spesso sopperiscono
impropriamente
all’assenza
di politiche industriali
”
con tanto di buoni e cattivi da stanare
per aprire, finalmente, anche alle tribù
della riserva Navajo (le Pmi) le porte
delle lussureggianti banche di Flagstaff.
I consorzi fidi, in larga maggioranza
nati in seno alle associazioni di
categoria come servizio finanziario,
sono stati creati per garantire alle
imprese socie (fino a un massimo di
250 dipendenti) gli affidamenti
concessi dalle banche. In questa
logica, i contributi delle aziende socie
più meritevoli permettono di far
fronte al default di quelle più in
difficoltà. Per le banche, infatti, i
confidi rappresentano un’opportunità
per mitigare il rischio insito nella
concessione del credito.
L’intermediazione dei confidi, si legge
ancora nel dossier di Bankitalia,
incide anche sul rapporto bancaimpresa favorendo una più bassa
concentrazione del credito e
abbassando i tassi medi dei prestiti.
Dal 2007, con l’entrata in vigore di
Basilea 2 e la definizione della
normativa da parte di Bankitalia
(fatta emanare dal governatore
Draghi), i confidi sono diventati un
elemento di discontinuità nel mercato
finanziario perché con l’obbligo di
trasformarsi in intermediari vigilati,
IL PUNTO
Parla Vincenzo Scudiere
segretario confederale Cgil
Capitale
e liquidità:
piccoli
penalizzati
© S. OLIVERIO/IMAGOECONOMICA
20p06-07
I lavoratori devono
essere più informati
sulle questioni
finanziarie
“I
l sistema degli affidamenti è
strategico per sostenere la
capitalizzazione e le esigenze di
liquidità delle aziende. I confidi,
quindi, in questo ambito, sono un
riferimento molto importante. Per le
piccole e medie aziende poi, in manca
di un sistema creditizio più aperto,
questo è prevalentemente l’unico
strumento per ottenere credito e
risolvere così i problemi più
immediati”. Questo, nelle parole di
Vincenzo Scudiere, segretario
confederale nazionale della Cgil con
delega alle politiche industriali, il
giudizio della Cgil sui confidi.
Rassegna In questi ultimi anni si osserva
un notevole sviluppo dei confidi. C’è una
relazione con la crisi economica in atto?
Scudiere Per diverso tempo i confidi
sono stati un polmone che è servito per
dare ossigeno alle Pmi, vista la forte
resistenza del sistema bancario a
fornire credito, soprattutto ai “piccoli”.
Mentre nei periodi di vacche grasse le
banche si contendevano addirittura fra
loro i grandi clienti, cioè le realtà
industriali di grosse dimensioni, nei
confronti delle Pmi l’atteggiamento è
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Pmi e che tutti i paesi membri si
sono impegnati a recepire.
Tuttavia, non sono certamente i
confidi la giusta soluzione per
sopperire ai problemi di carenza
di liquidità derivanti da questi
ritardi. In questo modo si
drenano risorse utili che
potrebbero essere impiegate più
fruttuosamente per gli
investimenti.
Rassegna Oltre ad avere ridotto
l’entità del Fondo centrale di
garanzia, il governo potrebbe
stralciare alcuni settori che oggi
vengono garantiti rispetto al
credito. Ma un sistema
economico basato solo sul rigore
potrà reggere?
Megale Il ministro Tremonti più
che rigore ha applicato una linea
rigorista che ha contenuto il
deficit ma ha fatto straripare il
debito pubblico. In trenta mesi
di crisi, il debito pubblico è
aumentato di circa 280 miliardi.
Un macigno a carico del lavoro,
delle imprese, delle famiglie e
delle nuove generazioni. È bene,
perciò, che il governo continui a
finanziare il fondo per le Pmi,
perché la ripresa economica è
ancora troppo debole e incerta
per eliminare questo supporto
per quelli più grandi, i consorzi fidi
maggiori consentono alle banche di
ridurre il capitale assorbito dal
credito erogato alle imprese. Al
centro di questo processo in atto c’è
poi la questione della trasformazione
dei confidi da ex art.106 in
intermediari vigilati ex art.107, con
varie implicazioni in termini di
framework di vigilanza, indice di
solvibilità (il minimo richiesto dalla
Banca d’Italia è del 6 per cento), tipo
di garanzia, dimensione e
diversificazione dei portafogli.
Con l’iscrizione nell’elenco speciale
degli intermediari finanziari vigilati
dalla Banca d’Italia, un confidi ex
art.107 può intervenire non soltanto a
garanzia delle linee di credito erogate
dalle banche alle Pmi sue socie, ma
può anche proporsi come
intermediario qualificato per alcune
complesse operazioni finanziarie ai
sensi della legge 598/94. Attualmente
i consorzi fidi sono articolati tra 51
“confidi 107”, i cosiddetti confidi
maggiori o di primo grado (con stock
>75 milioni di euro), e 557 “confidi
155”, di minori dimensioni
patrimoniali (i confidi di secondo
grado che, per effetto delle norme
stabilite nel Testo unico bancario, non
possono esercitare l’intermediazione
vigilata). Il censimento dei confidi,
tuttavia, è in evoluzione in quanto
segue l’andamento delle fusioni e
delle aggregazioni degli istituti di
credito che, soprattutto a partire dal
2008, hanno modificato l’intero
scenario finanziario italiano
(fonte Assoconfidi).
La Top 10 dei confidi 107 è
rappresentata dalla torinese Eurofidi,
che in assoluto è il principale
soggetto nazionale (nel 2010 ha
gestito finanziamenti per 2,98 miliardi
di euro a fronte di 1,6 miliardi di
garanzie rilasciate). Eurofidi opera
con il marchio Eurogroup e due
strutture principali (Eurofidi ed
Eurocons), cui si aggiungono altre
controllate, come Euroenergy. Gli altri
nove istituti maggiori sono: Italia
sempre stato guardingo. Con la
situazione drammatica che stiamo
attraversando la resistenza delle
banche non è certamente diminuita e
aggiungo che nei confronti
delle Pmi persiste una certa
sottovalutazione della loro importanza
per il sistema paese.
Rassegna Dalle tue parole si deduce
che il sistema dei fidi alle Pmi
andrebbe maggiormente agevolato.
È così?
ScudiereCertamente, perché se non si
affrontano i problemi delle aziende
rispetto al credito, le questioni poi
s’incancreniscono fino a far scoppiare
il dramma. La Cgil, infatti, ha più volte
contrattato con le Regioni e le
associazioni di categoria le condizioni
perché si potesse potenziare il sistema
degli affidamenti alle Pmi e tuttora,
quando parliamo di Patti per lo
sviluppo territoriale, quello del credito
rappresenta un problema centrale. La
Cgil è sensibile al problema di
liquidità che assilla le Pmi, anche se,
fondamentalmente, bisognerebbe che
gli imprenditori facessero veramente il
loro mestiere d’imprenditori. Il che
finanziario agli interventi. Ma
una volta usciti dall’emergenza
si dovranno cercare soluzioni
per spingere le Pmi a
ripatrimonializzarsi, ridurre la
propria dipendenza dal debito
bancario, accrescere le proprie
dimensioni, aggregarsi con altre
aziende e allargare i propri
assetti proprietari.
Rassegna I confidi mettono in
atto un circuito virtuoso fra
banche e aziende. Quanto
previsto da Basilea 3 è
adeguato?
Megale Basilea 3 dev’essere
applicata come indicato dal
“
Se le previsioni verranno
confermate si aprirà
una nuova sfida:
diventare player
specialisti del segmento
del credito alle aziende,
nonché alleati
indispensabili
delle banche
”
Com-Fidi, Unionfidi, Fidi Toscana,
Artigiancredito Toscano, Unifidi
Emilia Romagna, Confidi Province
Lombarde, Neafidi, Confidi Lombardia
e Centro Fidi Terziario.
I tre quarti del mercato delle garanzie
(oltre 50 miliardi di euro a fronte di
circa 22 miliardi di garanzie
rilasciate) è detenuto per il 54 per
cento dalle Top 10, ma con la crisi
recente gli insoluti delle imprese, che
vengono pagati dai confidi, stanno
filando alla velocità del +23 per cento
annuo. Brutto segno. Indica che le
sofferenze finanziarie delle Pmi sono
davvero preoccupanti.
In questo scenario, occorre tenere
presente che i confidi garantiscono
anche le Newco (società di nuova
costituzione o start up), che non
sarebbero in grado di esibire alle
banche alcun parametro
vuol dire che dovrebbero non solo
gestire i problemi contingenti, ma
anche e soprattutto investire.
Un aspetto su cui invece
nicchiano alquanto.
Rassegna Il Fondo centrale di
garanzia, cui anche i confidi fanno
ricorso per controgarantire i
finanziamenti concessi dalle banche, è
stato ridotto. Questo comporterà
problemi ulteriori?
Scudiere Abbiamo già adesso diversi
problemi che riguardano la
capitalizzazione delle imprese e il
salvataggio di interi settori industriali.
Per la chimica, ad esempio, è
emblematico il caso di Vinyls Italia.
Esistono cordate d’imprenditori che
hanno presentato i piani industriali ma
mancano, o risultano insufficienti, i
capitali per attuarli. Lo stesso accade a
Termini Imerese, dove si sono fatti
avanti degli imprenditori con alcune
proposte, ma non abbiamo ancora
capito dove siano e a quanto
ammontino le risorse economiche
disponibili per l’investimento. Di chi è
la colpa? Senza alcun dubbio del
governo, perché la rete
governatore di Bankitalia e dagli
stessi piani di ricapitalizzazione
delle banche partiti in queste
settimane per rafforzare il
sistema bancario italiano.
Regole, vigilanza e trasparenza,
insieme al rafforzamento del
capitale, sono antidoti da
introdurre con gradualità per
evitare il ripetersi di crisi
finanziarie come questa.
L’attuale normativa prevede una
differenziazione tra confidi veri
e propri, che possono operare
esclusivamente nell’attività di
garanzia dei fidi, e confidi dotati
di un’ingente dotazione
“andamentale” e nemmeno un primo
bilancio. Il credito, che viene
concesso dalle banche in base al
rating delle aziende, è infatti un
valore che scaturisce da un
complesso sistema di algoritmi top
secret e la cui formula è misteriosa
per ogni banca: se il rating non
raggiunge un determinato livello,
l’istituto rifiuta il credito
e l’impresa è fritta.
Ecco, allora, che i confidi fungono
quasi da ammortizzatori sociali per le
Pmi, sopperendo in qualche modo,
sebbene impropriamente, alla
mancanza di una seria politica
economica di sostegno alle imprese.
Nell’ambito del recente convegno
romano di Coopfidi “Crisi Globale,
risposta locale. I confidi a sostegno
della ripresa e dello sviluppo delle
economie locali”, Ettore Quadrani, il
presidente di Fidimpresa Lazio (il
confidi di Confindustria Lazio) ha
ribadito la necessità di
patrimonializzare le Pmi: “I confidi
sono sempre di più la cinghia di
trasmissione tra le imprese e le
banche”. E ha aggiunto: “Il successo
dei confidi è dovuto allo stretto
collegamento con le associazioni
imprenditoriali di emanazione”.
Se volgiamo lo sguardo sul futuro del
credito, purtroppo, il trend non
sembrerebbe destinato a essere solo
congiunturale o a cambiare in meglio.
Al contrario, gli accordi di Basilea 3
potrebbero peggiorare il sistema di
concessione del credito alle Pmi, visto
che le banche hanno l’impellente
necessità d’accantonare crescenti
riserve di capitale. In questo contesto,
il governo sarà probabilmente
costretto a irrobustire il Fondo
centrale di garanzia per le Pmi anche
oltre il 2012 (questo fondo viene
utilizzato dai confidi come
controgaranzia, con l’applicazione di
un coefficiente di ponderazione pari
allo 0 per cento). Del resto, lo stesso
governatore della Banca d’Italia,
Mario Draghi, nella sua Relazione di
fine anno aveva dichiarato: “I confidi
imprenditoriale che si attiva per
salvare un insediamento industriale si
trova, i piani industriali vengono
pensati, le associazioni di categoria e
il territorio si attivano, ma se manca
una seria capacità politica da parte del
governo di trovare le risorse
finanziarie quegli elementi
da soli non bastano.
Rassegna Crescendo l’importanza
funzionale dei confidi si affaccia anche
l’esigenza d’adottare norme
più attuali in materia?
Scudiere Fermo restando che, come
ho premesso, nella fase che stiamo
attraversando giudico positivamente il
potenziamento del sistema dei fidi alle
imprese e, anzi, ritengo che l’intero
sistema del credito avrebbe necessità
urgente di essere modificato nel senso
di una maggiore apertura, è
fondamentale che i confidi siano
regolati da norme assolutamente
trasparenti affinché non divengano né
un nuovo strumento di controllo sul
sistema imprenditoriale, né un nuovo
centro di potere. Se c’è un rischio da
evitare è proprio questo. I confidi sono
un nuovo strumento per produrre
patrimoniale, che possono
svolgere attività più ampie, quasi
alla stessa stregua degli
intermediari finanziari non
bancari. Al di là di specifiche
eccezioni, per esempio sui
requisti patrimoniali per i
prestiti alle Pmi, che comunque
devono essere valutate caso per
caso, le norme sul capitale
richieste da Basilea 3 ci
sembrano corrette. Una volta
tanto il mercato sta funzionando
bene nel richiedere alle grandi
banche il rispetto, fin da ora, dei
nuovi requisiti patrimoniali.
D. B.
nell’anno 2010 sono stati
determinanti per la concessione dei
finanziamenti alle piccole e medie
imprese”.
Se le previsioni saranno confermate si
aprirà una nuova sfida per i confidi:
diventare dei player specialisti del
segmento del credito alle Pmi,
nonché degli alleati indispensabili
delle banche. Dovranno essere
sempre più bravi nel selezionare le
aziende che meritano d’essere affidate
e sempre più efficaci nel fornire un
servizio veloce di accesso al credito.
Visitando alcune sedi di confidi 107,
si direbbe che i “campioni nazionali”
si stiano già attrezzando, sia dal
punto di vista della loro presenza sul
territorio sia da quello delle risorse
umane. Sono in corso, infatti,
assunzioni di neolaureati in economia
e commercio, generalmente al di
sotto dei 33 anni, che spesso
vengono contesi ai dipartimenti
marketing di banche e assicurazioni.
Con stipendi base raffrontabili con il
contratto del commercio, e incentivi
in bonus al raggiungimento degli
obiettivi commerciali, attraggono i
giovani con spirito d’intraprendenza.
Ma non ci sono molte speranze per
chi ha più di 40 anni e non sa
leggere né interpretare un bilancio.
Le professioni impiegabili nei confidi
sono tutte nuove: dal risk manager al
consulente finanziario e facility
manager, dal broker al personal
brander, dal temporary manager agli
esperti di problem solving aziendali a
360 gradi utili, ad esempio, per
valutare la convenienza o meno di
dotare l’azienda di nuovi impianti
fotovoltaici usufruendo degli incentivi
disponibili (sempre che non vengano
bloccati, come successo di recente in
alcune Regioni fra cui il Lazio).
Infine, i progetti da garantire possono
essere anche molto creativi. Come
l’idea di finanziare Dracula 3D, il
nuovo film italo-franco-spagnolo di
Dario Argento, che ha ottenuto
900.000 euro da Unicredit tramite
Eurofidi Lazio. •
ricchezza, perciò occorrono regole
improntate alla massima vigilanza.
Rassegna I lavoratori sono
abbastanza informati su tali questioni?
Scudiere No. In Italia c’è una certa
reticenza da parte aziendale nel
cercare il coinvolgimento dei
dipendenti sui temi finanziari. Si
tratta di un problema serio, che
riguarda il sistema delle relazioni
industriali da noi ancora molto
chiuso. La costruzione di una
maggiore consapevolezza non è
ritenuta necessaria tout court. Così i
lavoratori scoprono i “buchi” solo
all’ultimo momento, quando ormai il
crac è alle porte. È evidente, invece,
che se la gestione fosse trasparente,
anche il dialogo sarebbe più facile e
che se nei lavoratori esistesse una
maggiore consapevolezza degli
aspetti gestionali e finanziari legati
alla vita dell’impresa, il loro sostegno
e la loro partecipazione avrebbero
sicuramente un’influenza positiva. Ma
nel nostro paese si tende a
coinvolgere solo all’ultimo momento
il personale e perciò continuiamo
a farci del male.
D. B.