N° 316 - Adarteventi
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N° 316 GESTIONE INFERMIERISTICA DI UNA PAZIENTE GIOVANE AFFETTA DA NEOPLASIA BRONCHIOLO ALVEOLARE IN FASE AVANZATA RICOVERATA IN HOSPICE : ESPERIENZA NELL’HOSPICE I.C.O.T. LE ROSE DI LATINA. Luigi La Montagna, Latina Luigi La Montagna, Ilenia Calisi, Tiziana De Cesaris, Chiara Maglio, Maria Elisabetta D’ Addario, Carlo Piredda , Fausto Petricola . CASO CLINICO: Paola donna di 43 anni affetta da neoplasia bronchiolo alveolare con insufficienza respiratoria, tosse persistente, febbre, espettorato misto a sangue; sintomatologia non responsiva alla normale terapia medica . Luglio 2014 per comparsa di dispnea ingravescente eseguiva RX Toracico, il quale evidenziava versamento pleurico sinistro con diffusa accentuazione della trama bronchiale. Veniva ricoverata presso il reparto di malattie infettive dove eseguiva toracentesi con citologico positivo per neoplasia polmonare confermata anche dalla TCTB. Dall’8 al 13 Settembre 2014 la paziente veniva ricoverata presso il reparto di Chirurgia Toracica per Empiema Pleurico sinistro e pneumotorace spontaneo dove veniva posizionato un drenaggio pleurico e subito dopo inviata alle cure palliative presso il nostro HOSPICE I.C.O.T. “Le Rose” di Latina . La Paziente giunge in hospice consapevole di diagnosi ma non di prognosi, con uno stato emotivo particolarmente basso, molto provata dalla malattia e con un immagine di sé molto compromessa. Ha una figlia di 6 anni che mostra un distacco per paura di farle male la paziente vede venir meno la sua funzione di madre il marito sempre molto presente durante tutto il percorso assistenziale. All’ingresso della paziente in hospice venivano valutati Kps: 30/40; NRS: 5/6; drenaggio Pleurico Pleur evac; presenza di PICC e Sintomi quali tosse secca, dispnea a riposo, febbre con brivido. Nelle 48 ore dal ricovero in Hospice il quadro clinico era così variato: Kps 30/40; NRS: 0; dispnea da sforzo e non più a riposo e scomparsa di febbre, tutto ciò grazie alle modifiche terapeutiche apportate dall’introduzione in terapia di oppiacei forti , cortisonici ,diuretici e terapia antibiotica. I sintomi e parametri si sono così stabilizzati per 18 giorni con una buona qualità di vita riferita dalla paziente stessa. ASSISTENZA INFERMIERISTICA: Il Piano assistenziale data la vastità e la complessità del quadro clinico era cosi costituito: Valutazione dello stato generale della paziente: Nella fattispecie si indagava sul dolore dal punto di vista quantitativo attraverso una scala NRS.Cure Igieniche: Soprattutto negli ultimi giorni dove la mobilità della paziente era ridotta, inoltre hanno spesso collaborato col personale infermieristico anche il marito e la sorella della paziente. Questo ha permesso un maggiore coinvolgimento dei familiari al percorso assistenziale della persona cara. Somministrazione terapia medica ad orario: La paziente assumeva terapia per via orale e per via endovenosa. Medicazione e gestione PICC (modello Power PICC): eseguita ogni 7 giorni con pellicola trasparente TEGADERM o sostituita tutte le volte che la medicazione risultava staccata, bagnata o sporca. Osservazione dell’ exit-site: assenza di arrossamento, di fuoriuscita di liquido o sangue; si valutava anche l’ eventuale presenza di dolore o gonfiore, Verificare che la misura in uscita del cateterino corrispondesse a quella segnalata nella fase di impianto, al fine di accertarci che non ci fosse una dislocazione del PICC, Disinfezione dell’ exit-site: con garze sterili imbevute di clorexidina 2 %, dall’ exit-site verso l’esterno. Posizionare il Bio-Patch , Sostituire il sistema di fissaggio adesivo suturless (Statlock-Griplock) se risultava non funzionante e comunque ogni 7 giorni ,Coprire: con pellicola trasparente TEGADERM. Gestione del drenaggio pleurico ( pleure evac): Somministrazione antidolorifico preventivo: fentanyl cp circa 20/30 minuti prima della procedura , Informare la paziente: le evitava l’ansia e facilitava la collaborazione ,Posizionare la paziente in posizione semiortopnoica: le favoriva la respirazione , Controllo del punto di inserzione sulla cute della paziente e la medicazione: pulita e cute integra, ci si accertava che non ci fossero segni di flogosi e lesioni da decubito del tubo di drenaggio, Controllo del tubo di drenaggio: si valutava l’eventuale presenza di coaguli o di altro materiale corpuscolato lungo il tubo, Controllo e osservazione camera di raccolta: si indagava visivamente a livello della superficie, veniva segnalata la quantità, la qualità e l’orario di rilevazione, Controllo funzionamento valvola ad acqua: si controllava la camera idraulica se le oscillazioni erano sincrone agli atti ventilatori e che NON ci fossero gorgogliamenti, Medicazione punti di ancoraggio: si disinfettava con soluzione clorexidina 2%, garze sterili tagliate a nido di rondine per poter permettere i movimenti oscillatori del tubo di drenaggio, cerotti premeditati, Registrazione: su cartella clinica integrata e cartella infermieristica del volume liquido drenato con rispettivo orario di rilevazione Gestione del catetere vescicale: E’ stato necessario inserire un CV 16 Fr 3 vie soprattutto nel ultimo periodo dove la paziente non era in grado di deambulare e quindi di urinare spontaneamente. Il CV è stato utile anche per poter applicare cistoclisi qualora le urine si fossero presentate sedimentose. Compilazione e registrazione dei dati rilevati su cartella clinica integrata e cartella infermieristica. Al 20° giorno di degenza in Hospice la paziente mostrava comparsa di sintomi refrattari: distress respiratorio, crisi di panico angosciante, perdita di materiale necrotico misto a sangue dal drenaggio toracico, disfagia . In seguito a colloquio e previo consenso informato da parte dei familiari, viene iniziata sedazione palliativa, la paziente decede dopo 36 ore. CONCLUSIONI: Tutto il percorso terapeutico ed assistenziale della paziente in hospice è stato molto impegnativo per tutto il personale, data la complessità del quadro clinico, trattandosi comunque di una paziente giovane e tenendo in considerazione il suo contesto familiare. Il personale infermieristico col tempo ha imparato a pianificare un percorso di cura da realizzare e da valutare in comunione con l’équipe e in condivisione con la paziente stessa che fin dal primo giorno viene accolta in hospice con una cura scrupolosa della sua persona, informandola, rassicurarla e coinvolgendola nel progetto di cura, rispettando le sue scelte e la sua dignità. Per il personale infermieristico si è trattata di una vera e propria sfida, superata solo dall’ alta professionalità e da quel rapporto umano instauratosi giorno per giorno.