La chiusura del cerchio

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La chiusura del cerchio
Visti in cantiere riciclaggio
La chiusura del cerchio
Con l’escavatore gommato MH6.6 New Holland Construction conferma la sua vocazione
di full liner, con un ruolo competitivo sia in questo segmento del mercato che nell’ambito
applicativo industriale o Maurizio Quaranta
P
er vedere all’opera l’escavatore
gommato New Holland MH6.6,
ci siamo recati a Piobesi, in
provincia di Torino, dove la macchina
è operativa presso la ITRA Srl. A farci
da Cicerone durante il viaggio è Alessio
Merlo, Product Marketing Manager
Wheel Excavators and Motorgraders
di New Holland Construction.
Con la gamma di escavatori gommati
MH, New Holland Construction è
presente anche nel settore della movimentazione industriale: “Abbiamo ritenuto di trarre enorme vantaggio da un
processo industriale già ben consolidato
con le macchine movimento terra per
la progettazione e realizzazione della
‘macchina base’ − ovvero carro, torretta, motore, impianti − su cui poi applicare tutta una serie di accorgimenti per
le applicazioni particolari che queste
macchine andranno a realizzare, come
bracci lunghi e cabina rialzabile”.
In buona sostanza il 75% della serie MH
è una ‘macchina comune’, arricchita per
il lavoro che è chiamata a realizzare:
“ciò non può che determinare tutta
una serie di vantaggi, in termini di alta
qualità delle realizzazioni − pensiamo
solo alla meticolosità dei nostri processi
Alessio Merlo, Product Marketing Manager
Wheel Excavators and Motorgraders di New
Holland Construction
di saldatura automatizzata − continua
Alessio Merlo − o alla tradizione che
da sempre caratterizza la tecnologia
dei motori − o in termini di scelte di
soluzioni impiantistiche − è il caso dei
radiatori termocontrollati ‘da cava’,
tarati per applicazioni ben più ostiche
di quelle abitualmente incontrate in
ambito industriale”.
È su questa base, ottima e già ampiamente testata sul campo, che trovano
spazio le vene progettuali degli ingegneri New Holland, “al fine di adottare
sistemi o accorgimenti ad hoc per il
settore della movimentazione industriale, con una cura e un dettaglio che
non può essere messa in campo da chi
si trovi a progettare un’intera nuova
macchina”.
Tra l’altro, i vantaggi non sono visibili solo sulla macchina, ma altresì
ricadono sul cliente, che potrà essere
supportato a 360° dagli stessi staff
assistenziali e dalle medesime officine del movimento terra: “a tal fine,
grande è stato lo sforzo che abbiamo
prodotto per formare e informare i
nostri concessionari, i venditori e le
officine − ancora Alessio Merlo − circa
le peculiarità tecnologiche adottate
su queste macchine, circa i processi
industriali all’interno dei quali queste
macchine vanno ad agire, circa i nuovi
interlocutori e le nuove problematiche
che avrebbero incontrato. Il tutto molto
differente dal movimento terra. Dai
primi numeri e dai primi feed-back
che stiamo registrando, sembra che ci
siamo mossi con la giusta strategia e
determinazione e confidiamo che sia il
mercato a premiarci nel giusto modo”.
“Da ultimo − conclude Alessio Merlo
− vorrei rimarcare il grande impegno
New Holland Construction nel fatto
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di essere un produttore full line, nella
forte parcellizzazione e nella diversificazione del business in nuovi ambiti
produttivi, soprattutto in un momento
di grande crisi, come quello che stiamo
vivendo, in particolar modo nel settore
dell’edilizia e delle costruzioni”.
Eccoci dunque arrivati alla ITRA Srl.
È il Presidente in persona nonché
Amministratore Delegato, Giovanni
Torta, a illustrarci la propria attività:
“la ITRA Srl è un’azienda nata agli inizi
degli anni ‘80 per offrire il servizio
di bricchettatura per la Fiat e per altri
gruppi industriali, come per esempio
la Brembo”.
La bricchettatura è un processo di lavorazione, ottenuto con specifici impianti,
che consente la riduzione volumetrica
ad elevatissime pressioni delle torniture
ferrose o metalliche, di alcune polveri
e materiali sfusi. Il risultato di questo
processo è un prodotto, detto bricchetto,
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di forma cilindrica,
che costituisce una
valida alternativa ad
alcune materie prime
utilizzate nelle cariche dei forni fusori
delle fonderie ed acciaierie.
Con un entusiasmo
tipico di chi ama
il proprio mestiere,
Giovanni Torta comincia a descriverci il
lavoro che avviene presso il loro sito:
“il materiale sfuso che giunge qui da
noi per la sua lavorazione − si tratta
soprattutto degli sfridi di lavorazione
delle officine meccaniche − dopo un
primo controllo, viene stoccato su una
platea di cemento al coperto; subisce
poi la prima fase della lavorazione,
che consiste nella separazione da corpi
non omogenei tramite un sistema di
vibrovagliatura. Per alcune tipologie
di materiali può essere necessaria
anche una frantumazione preventiva
per consentire un carico omogeneo
degli impianti.
Il materiale, debitamente ridotto, viene
quindi avviato alla bricchettatura, che
consiste in una compattazione ad elevatissima pressione, che oltre a formare
il prodotto, contemporaneamente ne
estrae l’eventuale contenuto liquido;
i reflui ottenuti dalla spremitura vengono raccolti in una cisterna, tramite
apposite canalette, ed avviati allo
smaltimento.
Il bricchetto così ottenuto è pronto
all’utilizzo finale, e viene pertanto
inviato, tramite un sistema di nastri,
alla zona di carico e conseguentemente
al suo riutilizzo come materia prima
secondaria”.
“Attualmente − ancora Giovanni
Torta − all’interno delle nostre due
piattaforme − quella di Piobesi e quella
all’interno dello stabilimento della
Brembo di Mapello (Bg) − sono impegnati 15 dipendenti e siamo in grado
di lavorare fino a 50.000 t all’anno di
materiale”.
È sempre Giovanni Torta a riferirci
che “già conoscevamo New Holland
Construction: c’è una parte della nostra
famiglia che nel Canavese è impegnata
in attività agricole e in escavazioni
e loro già utilizzano macchine New
Holland Construction. Ci hanno sempre
parlato molto bene non solo delle macchine e della loro efficienza, ma altresì
del servizio assistenziale che ricevono,
della competenza, dell’efficienza e
della tempestività del concessionario
Maie.
Nel momento in cui si è prospettata la
necessità di acquistare un nuovo movimentatore abbiamo pensato anche noi di
rivolgerci a New Holland Construction
e, attraverso l’area manager della Maie
Alberto Matteo Giovo, siamo venuti a
conoscenza di questo nuovo MH6.6:
per dimensioni, prestazioni e consumi, la macchina sembrò fin dal primo
momento fare il caso nostro”.
A prender la parola e a parlarci della
macchina è ora Alberto Matteo Giovo,
area manager Maie per le province di
Torino, Asti, Cuneo e Valle d’Aosta.
L’escavatore gommato MH6.6, 129
kW di potenza dal peso operativo
di circa 20 t, presenta la cabina
rialzabile e può essere allestito con
braccio monoblocco e avambraccio
o con triplice articolazione; fa parte
della nuova gamma degli escavatori
gommati MH, che comprende anche
i due midi MH2.6 e MH3.6, il MH5.6
e il più grande MH8.6: “tutti quanti
caratterizzati da estrema funzionalità, stabilità, efficienza dei consumi
e comfort”.
Il motore dell’MH6.6 è un CNH 667TA/
MEE, 6 cilindri da 6,7 l, 129 kW (175
cv), con una potenza nominale di 2000
giri/min e una coppia massima di 745
Nm a 1.200 giri/min; ottempera allo
standard UE Stage IIIA ed è dotato di
iniettori di precisione ad alta pressione,
turbocompressore e intercooler ariaaria, “oltre al controllo elettronico del
regime motore tramite selettore a manopola, selettore di ritorno automatico
al regime minimo con comandi inneutro
“Auto-Idling”, che ottimizza i consumi
e le prestazioni della macchina”.
La trasmissione è con frizione multidisco, “mentre l’impianto idraulico è
a 3 pompe, con due pompe principali
e una pompa indipendente per la rotazione. Il monitoraggio del motore e
delle pompe − continua Alberto Matteo
Giovo − avviene tramite il sistema
‘power limit control’: 7 sono i livelli
di potenza selezionabili per lo
scavo e il sollevamento, compresa
la modalità livellamento per lavori
di precisione”.
Il carro robusto e rigido è realizzato
mediante saldatura robotizzata, e
“garantisce un sostegno ottimale
agli stabilizzatori, conferendo così
alla macchina la massima stabilità
in qualsiasi posizione di lavoro. La
macchina è disponibile in due versioni,
con carro a larghezza standard da 2,50
m, omologato per circolare sulle strade
italiane, e con carro largo opzionale
da 2,75 m”.
La funzione di rotazione della torretta
è realizzata con un circuito idraulico
chiuso connesso ad un riduttore meccanico, che aziona un freno statico
automatico integrato; il freno idrostatico della rotazione è regolabile su 3
tarature.
Uno dei fiori all’occhiello della macchina è senza ombra
di dubbio la cabina,
con interno ampio e
spazioso; “installata
su supporti viscoelastici, per garantire un
ottimale isolamento
dalle vibrazioni e
dal rumore, la cabina − ancora Alberto Matteo Giovo
− è stata disegnata
in modo ergonomico
e pratico con una
eccellente disposizione dei comandi,
per migliorare la
funzionalità e ottimizzare il comfort
dell’operatore”.
La visibilità è ottima grazie al tettuccio
trasparente e ai vetri scorrevoli in due
pezzi a corsa lunga; inoltre ha vetri di
sicurezza azzurrati su tutti i lati della
cabina e parabrezza a scomparsa.
L’aria della cabina, filtrata e pressurizzata, viene fornita dal climatizzatore
automatico, che assicura uno sbrinamento rapido e ottimo riscaldamento
e raffreddamento.
I manipolatori di comando sono sensibili e reattivi e consentono di effettuare le
varie operazioni senza alcuno sforzo.
Il sedile, a sospensione ad aria, “è
completamente regolabile e montato
su guide ed è inoltre dotato − ancora
Alberto Matteo Giovo − di numerose regolazioni che permettono all’operatore
di trovare il giusto comfort, minimizzando la fatica richiesta per affrontare
una dura giornata di lavoro”.
La cabina è sollevabile idraulicamente
fino a 5,6 m d’altezza, “il ché risulta particolarmente vantaggioso ai fini della
perfetta visibilità sull’area di intervento
e contribuisce ad aumentare il comfort
dell’operatore: grazie al meccanismo a
parallelogramma articolato, può essere
arrestata a qualunque altezza intermedia, assicurando la massima visibilità
sulla zona di lavoro”. A richiesta, la
cabina può essere offerta nella versione
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particolare momento di crisi del settore
dell’edilizia e delle costruzioni, un
ottimo settore di business”.
In un momento di pausa dal lavoro,
ci rendiamo conto che l’escavatore
presenta un layout di progettazione
molto curato, con ampie cofanature che
consentono l’accesso a tutti i punti da
terra e comunque un agevole accesso
a gruppi come il propulsore, il distributore, i filtri e le pompe; ampi anche
gli spazi di manovra a disposizione del
personale tecnico di assistenza, che
consentono gli interventi più importanti
senza alcun smontaggio.
La MH6.6, che può essere fornita
sia con pneumatici singoli che con
pneumatici doppi, presenta già un
allestimento idoneo al luogo in cui
la macchina opera quotidianamente,
con attacchi per polipi e il generatore
per il magnete, azionabile da un tasto
sulla plancia e dal joystick: “siamo
opzionale ad altezza prefissata, in due
configurazioni, con incremento dell’altezza di 800 mm o di 1300 mm.
La macchina è, inoltre, dotata di una
valvola di sicurezza per l’abbassamento
della cabina anche a motore spento (in
ogni caso la sicurezza idraulica è garantita da valvole di blocco sui cilindri
di sollevamento).
Sempre in cabina troviamo il monitor
di controllo, a colori LCD, che fornisce
informazioni in tempo reale sulle funzioni della macchina nonché importanti
informazioni diagnostiche
e, inoltre, permette di impostare le differenti modalità
di lavoro, così da assicurare
un utilizzo sempre efficace,
a seconda della potenza richiesta dal tipo di lavoro che
ci si trova ad eseguire.
A supporto di quanto ci ha
già riferito Alessio Merlo,
anche Alberto Matteo Giovo
conclude rimarcando “un
certo interesse del mercato
per questa macchina e per la
più grande MH8.6. Quanto a
noi della Maie, dopo un periodo di training formativo tanto
puntuale quanto necessario,
stiamo cercando di dare il
meglio di noi stessi al fine di
proporre e assistere questo
tipo di macchine e questo
ambito industriale, che può
tra l’altro costituire, in questo
Da sinistra Antonio Passamano,
operatore della ITRA, Giovanni Torta,
Alberto Matteo Giovo, Rosario
Torrente, manutentore della ITRA,
e Alberto Torta
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intervenuti solo ed esclusivamente sulle
gomme − ancora Giovanni Torta della
ITRA − che abbiamo riempito con un
materiale schiumogeno atto a evitare
danni al pneumatico”.
“Oggi siamo veramente molto contenti
della scelta fatta: la MH6.6 − conclude
Giovanni Torta − pare un connubio
perfetto tra prestazioni, comfort ed
economia e anche secondo l’opinione dei
nostri operatori, che ci lavorano sopra per
parecchie ore al giorno, siamo molto soddisfatti di esserci affidati alla tecnologia
di New Holland Construction”.