SULLE RIVE DEL LAGO D`ORTA Museo dell`Arte della Tornitura del

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SULLE RIVE DEL LAGO D`ORTA Museo dell`Arte della Tornitura del
SULLE RIVE DEL LAGO D’ORTA
Museo dell’Arte della Tornitura del Legno di Pettenasco, collocato in un‟antica torneria
sulla Roggia Molinara, raccoglie una pregevole mostra di attrezzi, utensili, macchinari e oggetti
provenienti da vecchie “fabbriche” e laboratori artigianali locali. Proprio la produzione di oggetti di
legno tornito è stata una caratteristica dell‟artigianato cusiano fino agli anni Cinquanta del
Novecento e ancora oggi a Pettenasco alcune ditte propongono prodotti che derivano da tale
tradizione.
A Pettenasco esistevano nel „700 ben 5 mulini ad acqua alimentati dalla Roggia Molinara, derivata
dal torrente Pescone. La fine dell‟uso di questi mulini per la macinazione permise di sfruttare la
forza energetica a carattere idraulico per la lavorazione del legno. Nella seconda metà dell‟‟800 i
mulini furono trasformati in “fabbriche” nelle quali, grazie alla forza idraulica, iniziò l‟attività di
tornitura del legno. Ancora nel 1922 erano attive sei fabbriche, a testimonianza di un‟attività
tradizionale forte, proseguita fino agli anni „70 del Novecento. L‟energia idraulica lascerà poi
spazio a quella elettrica e alla produzione di nuovi oggetti come giocattoli, manichini, mobili.
Il Museo dell’Arte della Tornitura del Legno si trova in una di queste fabbriche. Al suo interno vi
sono alcune sale dedicate agli oggetti torniti con pezzi che risalgono agli inizi del Novecento e
oggetti di lavorazione più recente. Una suggestiva sezione è stata ricavata dal laboratorio artigianale
del tornitore, dove ancora si possono ammirare gli attrezzi e i macchinari originali per tornire il
legno.
A Pettenasco ha il suo studio d‟artista Enzo Bersezio (1943). La sua indagine artistica rivolta alla
scultura con tratti minimalisti, relativi all‟osservazione delle forme della natura, lo indirizzano alla
verifica di più materiali. Tale percorso lo porta a privilegiare infine il legno, la cui capacità di essere
struttura, suggerisce immagine di archetipo ed allo stesso tempo è corpo vivo di poesia. Il suo
lavoro lo rende partecipe di numerose manifestazioni in Italia ed all‟estero e ad essere presente alla
54° Biennale di Venezia.
Parrocchiale dei Santi Audenzio sorse anticamente come cappella alle dipendenze dei canonici
dell‟Isola di San Giulio e venne ricostruita in stile romanico nel XII secolo con la dedicazione a
Sant‟Audenzio. Rinnovata totalmente alla fine del Settecento, è a croce latina con abside
semicircolare, navata unica e tre cappelle lungo ogni lato. La chiesa conserva, sul lato settentrionale
– accanto alla moderna torre campanaria (1792) – il suggestivo campanile risalente al XII secolo,
fra i più antichi della Riviera. A pianta quadrata, con quattro ordini di specchiature, esso presenta
monofore a feritoia alte e strette negli ordini inferiori e bifore nei due ordini più alti. E‟ decorato da
archetti pensili a gruppi di tre per specchiatura, che mostrano una fattura rozza e incerta. Lo storico
Verzone datò il campanile al periodo 1075-1100 proprio per il tipo di muratura che presentava tratti
di ciottoli a spina-pesce e per la decorazione di archetti priva di lesene. Nell‟abside si può ammirare
il dipinto raffigurante le Nozze mistiche di Santa Caterina. Protagonisti del quadro sono
la Madonna col Bambino e Santa Caterina inginocchiata ai loro piedi in atto di ricevere l‟anello
attorniata da tre coppie di angeli. All‟interno della chiesa si incontrano sei cappelle: quella del
Crocifisso, dei Santi Giulio e Audenzio, della Madonna del Rosario e dei Santi Antonio di Padova e
Giovanni Nepomuceno. Quest‟ultima custodisce la cosiddetta “Madonna della Neve con il
Bambino”, cui gli abitanti di Pettenasco erano devoti ben prima che sorgesse l‟omonimo santuario
in frazione Pratolungo. Sul lato sinistro della navata è appesa una grande Natività di autore
sconosciuto. L‟altare, dedicato ai Ss. Audenzio e Giulio, contiene due sculture dei santi, opera di
ignoto, raffigurati secondo la tradizione: San Giulio in atto benedicente, e Sant‟Audenzio in
atteggiamento fiero, con la sinistra alla spada.
Con il traghetto si raggiunge l’isola di San Giulio. Il caratteristico aspetto di Orta è dato dall‟arte
Rinascimentale e Barocca che contraddistingue i suoi Palazzi Signorili e i suoi magnifici giardini.
Da ammirare le splendide residenze di Villa Perone e di Villa Crespi, nonché il Palazzo della
Comunità, un tempo sede del Consiglio della Riviera. La piccola isola di San Giulio è dominata
dalla basilica romanica, dal palazzo vescovile e dall‟abbazia benedettina. La leggenda narra che
quest'isola, distante non più di 400 metri dalla riva di Orta, un tempo era uno scoglio abitato da
serpi e terribili mostri, fino a quando nel 390 vi approdò San Giulio: attraversando le acque del lago
sopra il suo mantello e guidato nella tempesta dal suo bastone, il Santo fondò una chiesa, nella
quale scelse poi di essere sepolto, e trasformò l'isola nel centro di evangelizzazione di tutta la
regione. Il turista viene accolto sull'isola da una breve scalinata che conduce alla suggestiva
basilica romanica, la principale attrattiva del posto. La visita prosegue attraverso una stradina che
percorre l'intera isola; si tratta della "via del silenzio e della meditazione", suggestivo connubio tra
spiritualità e architettura. Camminando per i vicoli di San Giulio si raggiunge l'ottocentesco Palazzo
dei Vescovi e l'Abbazia Benedettina Mater Ecclesiae: in questo affascinante convento di clausura
femminile le monache, che risiedono stabilmente sull'isola, trascorrono le loro giornate dedicandosi
alla preghiera, allo studio, al restauro di antichi e preziosi paramenti sacri, alla confezione delle
ostie e alla preparazione del celebre "pane di San Giulio". Gli altri edifici dell'isola, ora residenze
private, costituivano un tempo le abitazioni dei canonici: tra le più antiche si segnala la Villa
Tallone, dove ogni anno si svolgono prestigiosi concerti di musica classica.
Il Complesso di San Filiberto è situato all'ingresso del paese di Pella, nella strada per Alzo, in
un prato sulla riva del lago d'Orta. La sua chiesa è una delle più antiche del Cusio e la più antica fra
quelle della sponda occidentale del lago. E' la sola in Italia dedicata a San Filiberto, che è
probabilmente da identificare con il santo francese Filiberto di Jumièges: purtroppo si sono perdute
le origini di questa curiosa devozione.
Grazie alle caratteristiche architettoniche del campanile e alla dedicazione al santo francese
possiamo risalire alla datazione del Complesso di San Filiberto: lo studioso Pietro Verzone ritiene
che il campanile sia l'unico resto dell'edificio originario e lo fa risalire al periodo compreso tra il
1075-1110. Le quattordici cappelle che costituiscono il recinto sacro sono state costruite nel 1794
sono collegate tra loro da un muretto a secco e ognuna rappresenta una scena della Via Crucis.
Il campanile è la parte del complesso conservata meglio: è a base quadrata e adornato da feritoie
nella sua parte inferiore. Il tetto è in beole e nei piani superiori si possono vedere due ordini di
bifore.
a cura di Cuore verde tra i due laghi, Asilo Bianco
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