Marco Brondi
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Marco Brondi
LibertàEdizioni Giacomo Ambrosino LA FINESTRA DEL CUORE POESIE E RACCONTI DI PACE LibertàEdizioni A Laura e Alice, che mi hanno fatto capire cosa significhi amare. Alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto. A tutte le persone che hanno fatto di me ciò che sono oggi. LA FINESTRA DEL CUORE Disegno di Emma Crimi PREFAZIONE Fernando Pessoa scrive: “L'unica prefazione di un libro è la mente di chi lo legge”, è difficile infatti scrivere una prefazione che sia esauriente e che possa presentare efficacemente un testo, soprattutto se si tratta di una raccolta di poesie e racconti come questa, perché ogni persona legge un libro diverso, anche se tutte leggono lo stesso libro. Sembra un assurdo gioco di parole ma ciò accade perché sono le emozioni che si provano durante la lettura, la propria storia personale o semplicemente lo stato d’animo del momento che ci fanno cogliere un senso sempre nuovo. Questo è un libro di poesie e racconti, la maggior parte di ispirazione autobiografica e il tema dominante è l’amore, l’amore in ogni sua forma: dall’amore per una donna, all’amore per l’umanità tutta, per la poesia (come mostra il tributo alla poetessa Emily Dickinson), per l’arte, per l’eroismo e per la verità, che balza agli occhi con tutta la sua forza nella poesia dedicata a due eroi del nostro tempo Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, due giornalisti uccisi per aver raccolto informazioni su un traffico internazionale di veleni, rifiuti tossici e radioattivi dai Paesi industrializzati ai Paesi poveri dell'Africa, in cambio di tangenti e armi scambiate coi gruppi politici locali. Due eroi a cui l’autore si rivolge con un accorato “Grazie Ilaria, Grazie Miran…” alla cui voce ci uniamo tutti. 9 Continuamente ripreso in diversi brani è il tema dell’integrazione, dei diritti umani, delle differenze religiose, anche se in alcune parti sono solo accennati fanno comunque capolino per ribadire il concetto spesso dimenticato che siamo tutti uguali, e che soprattutto siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo sostenerci l’un l’altro per avere la minima speranza di sopravvivere. Nel racconto Una storia da raccontare infatti, attraverso gli occhi innocenti ed innamorati di due giovani si fanno vive le difficoltà che comportano differenti culture religiose, differenze visibili solo agli occhi di chi resta chiuso e ha paura di amare, non di certo agli occhi dei protagonisti, il cui amore è stato precocemente spezzato per ragioni che non possono essere chiamate tali. In Una vita bagnata dalla pioggia c’è il ritratto agghiacciante di un mondo segnato da guerre chiamate “di pace” creando la più assurda contraddizione che l’uomo abbia mai conosciuto … un aforisma di John Lennon dice che “Combattere per la pace è come fare l'amore per la verginità”… niente di più vero! E in tema di guerra gli occhi dell’autore si rivolgono ai medici di quelle zone straziate, che si trovano quotidianamente a riparare quello che l’uomo disfa, in questa continua corsa a tappare i buchi di una nave che ormai imbarca acqua da ogni parte, l’autore scrive: “Amano la vita, ma non la comprendono …” È difficile comprendere certe ingiustizie, certe atrocità, ma trovano lo stesso il coraggio di rischiare la propria vita per la Vita! 10 Così come è difficile comprendere perché terre considerate da noi, poveri illusi, delle terre dove regna l’inciviltà, la crudeltà e il fanatismo abbiano molto in comune con le nostre realtà, noi intenti a guardare le pagliuzze negli occhi altrui non notiamo la trave che trafigge i nostri impedendoci di vedere. Con un semplice artificio l’autore riesce in Falluja-Napoli a mettere a confronto due realtà e a far acquisire ai protagonisti una nuova consapevolezza. Oltre a temi impegnati nel sociale, l’autore ci regala anche momenti di puro romanticismo, egli scrive “Scriverò di te, lo sento … un giorno lo farò” è la consapevolezza di chi sta promettendo al suo cuore e all’oggetto del proprio amore di mettere su carta e diffondere il proprio sentimento quasi a suggellare e a rendere immortale un ricordo degno di esser preservato sempre. Ma ora basta dilungarsi troppo su ciò che vi state accingendo a leggere, passiamo al lato pratico di una presentazione, a entrare nel vivo di ciò che di solito si richiede ad una prefazione: perché dunque leggere questo libro? Sicuramente per lo stesso motivo per cui è stato scritto: per raccontare, raccontare nel modo più semplice e vicino a tutti. Queste sono storie che toccano tutti, che abbracciano molte tematiche, tutte tenute insieme dall’amore e molte di queste storie appartengono a tutti noi, alcune ci fanno rivivere dei ricordi, altre si accostano soltanto, altre ci permettono una riflessione, altre ancora ci forniscono ermetici ritratti di spaccati quotidiani, altre ci spingono malinconici al ricordo, altre ancora sembrano sogni che si discostano dalla 11 realtà rappresentandola comunque anche se non nel senso più stretto. Sono storie che in qualche caso hanno abitato un cassetto in silenzio, per anni forse, ma che hanno trovato grazie al suo autore lo spazio per farsi sentire, per parlare, in fondo, di tutti noi! Ilaria Tizzano 12 Cara Emily (Dickinson) In una stanza vuota ti ho conosciuta; eri dolce, eri triste e un po' sola. Gioia di vivere, il bisogno di andare via, paura della morte: tutto ciò in pagine di lacrime e piene di vita. Colpo di fulmine, il tuo rapporto con Dio, la tua visione della morte: con ciò mi hai incuriosito, spaventato, emozionato. Fede e mistero nei tuoi versi impauriti e pieni di gioia. Ho pianto per te, ho pianto con te, sale cade lento sul mio volto, sulle mie labbra. 13 Al sorger del sole, all'imbrunire... sempre accanto a me. Cara Emily, ti leggo dentro, mi leggi dentro: i nostri cuori come libri aperti pronti a sognare. 14 Buon viaggio Gabri In una sera calda e stanca, presi dalle non comodità della circumvesuviana, sei arrivata lacrime agli occhi accompagnata da una triste e bella notizia: la tua partenza. Eri lì, in piedi davanti ai nostri occhi puntati sui tuoi; i tuoi gesti, le lacrime che scendevano lente e tristi sul tuo bel volto. Ed io ti ascoltavo, attento a ogni tua singola parola, osservavo le labbra sperando che non le muovessi, che fosse una mia allucinazione. 15 D’istinto ho preso una cartolina e una penna per lasciarti un piccolo pensiero da leggere quando sarai in viaggio, quando raggiungerai la tua nuova vita, che vivrai con quel sorriso amato da tutti noi e con quella fragilità che ti rende dolce e sincera, vera e con quella forza, come un fiume in piena che ti ha aiutato molte volte a non annegare nei dispiaceri, nei problemi della vita. Sii sempre Gabriella. ti voglio bene. Buon viaggio. 16 A Rosaria Frastornata, i tuoi occhi pieni di lacrime rigano il tuo volto felice, pieno di rabbia, di dolore. Fuori piove e si odono campane; in un vicoletto qualcuno chiede aiuto... ma nessuno ascolta. Si resta lì, abbandonati nella triste solitudine di un mondo troppo pieno di sé. Solo pochi si salvano… solo quelli consci di avere occhi anche per vedere; orecchie anche per sentire; un cuore anche per amare. E una forza per non cadere più. 17 Come fragole e lamponi In un vagone freddo e umido ci siamo conosciuti attraverso sguardi fugaci e sorrisi timidi. Quando oramai entrambi avevamo perso ogni speranza, è giunto il fato a poggiar le mani sulle nostre vite. I miei occhi, impauriti e miseri volgevano lo sguardo altrove… la paura di incrociare i tuoi, verdi come il mare, freddi come il ghiaccio, profondi come il bene che ti voglio era immensa quanto il cielo. Poi, un inaspettato gesto, un bacio rubato ha innescato la miccia della passione, così dolce, così sognata, così vera. Come l’edera le nostre mani si cercavano fino a raggiungere,unite, la vetta del nostro amore: il cuore; come fragole e lamponi, le nostre labbra 18 assunsero gli stessi colori gli identici sapori. Con noi, in quegli attimi c’erano i nostri sogni, le nostre paure. Le vedemmo lottare gli uni contro gli altri per la nostra storia, per il nostro presente. Erano lì, con noi, per noi che lottavano per un nostro probabile futuro. Insieme! 19 Vorrei… Vorrei essere aria per ripulire il mondo dall’inquinamento; Vorrei essere fuoco per riscaldare il cuore di ognuno per convincerli che in fondo la guerra non è la giusta soluzione ai problemi; Vorrei essere terra per congiungere il mondo intero e abolire le differenze culturali e sociali perché in fondo siamo tutti uguali; Vorrei essere acqua per assetare anche chi non ne ha la possibilità… e poi vorrei essere vento, per spazzare via il male e riportare il bene. Al mondo intero. 20 Da Potenza Nel tuo sguardo vidi la dolcezza, tristezza e malinconia, tanta paura di soffrire. Mi specchiai nei tuoi occhi, anche io ero così, ma non si vedeva; lato celato da finta furbizia. Marmellata sulla mia bocca erano le tue labbra; le mani cercavano aiuto, c’erano le mie, c’erano le tue, insieme unite in un gioco proibito di passione e tremore. Stretti all’altro, il terrore di una fine; insieme cresceremo… paura di sbagliare. Non voglio che tu vada via, qui con me, sempre ma ora no… Il nostro passato distrugge il nostro presente… sembra così, può distruggerlo, è vero ma in realtà vive per il nostro futuro. 21 Dolci parole Sshhh… Ascolta, i lenti battiti del cuore risuonano grevi in questa stanza testimone di un nuovo amore. Amore. In quei battiti riecheggiavano i nostri sogni, i desideri, le speranze di una storia nata senza pretese; la paura di cadere e farsi male… ancora una volta. Guarda, le nostre mani si uniscono come due pezzi di un ingranaggio perfetto, le due metà di una mela, un cuore diviso in due, il perfetto congiungersi di anima e corpo. Senti come dona colore e passione ai nostri incontri il sapore delle nostre labbra, dolci come pesche appena colte dall’albero della vita, Vita. 22 Quella nuova che mi hai regalato, bella, vera, fatta di sacrifici, di complicità, di segreti, di paure da eliminare… proprio questa… fatta di dolci parole. 23 A te… Come una supernova sei giunta al mio cuore, immensamente bella, carica di luce divina. Come un semplice e umile interruttore, il mio desiderio d’amore, a lungo posto a off, si è acceso. Non voglio sapere per quanto tempo resterà tale, nel frattempo voglio sapere di te; attraverso semplice sguardi, avrò modo di capire chi sei, tu… come una farfalla in un arcobaleno di colori, come un’ ape che ama un fiore, come un cielo senza nuvole, come un mare agitato, a te… dea perfetta/imperfetta in un mondo imperfetto, ti chiedo di sentirmi, conoscermi, attraverso le mie labbra mentre ti asciugheranno le lacrime, attraverso le mie mani mentre ti accarezzeranno la fronte; attraverso il mio cuore mentre si innamorerà del tuo. A te… 24 Marina come il sorriso del sole come la notizia di un bambino appena nato come un campo di girasoli come una montagna innevata come un prato fiorito sei arrivata all’improvviso essendo semplicemente te stessa… una creatura celeste vestita di solo candore da rispettare da amare come solo il cuore di un innamorato può fare… 25 Noi due (Napoli-P.za Dante) Il silenzio, fiaccole di pace, illuminano il volto della gente. Nell’immensità di Dante c’erano i tuoi occhi, c’era il tuo cuore. Milioni di volt hanno attraversato i nostri corpi uniti dalle mani. Sguardi innamorati, promesse da farci, storie vissute, un amore gaio, un amore da ricordare. 26 Nuda Una stanza buia, il silenzio riecheggia in quella casa oramai vuota, svuotata di tutte le sensazioni, emozioni, paure… voglie. Un pendolo, il cui ticchettio sembra risuonare frastornante, segna il tempo di un qualcosa che non c'è più, di quel qualcosa che un tempo colorava queste pareti, di gioia, meraviglia… amore. E la tela... bianca, ancora nuda, desiderosa delle sue mani che, come carboncini, delineano forme, linee fino a far comparire l'immagine di me, nuda con le sue mani sui miei seni. Infine lo specchio... e un sussulto. Nuda. 27 Passa il tempo… ... ed io ti aspetto abbandonato in uno stato di religiosa quiete… e ho paura. Ho paura di non riuscire a realizzarmi; Ho paura di non essere abbastanza forte; Ho paura di non essere in gamba e mai all’altezza delle situazioni; Ho paura di non svegliarmi quando, una volta salito su quel treno, ti incontrerò… donna della mia vita; Ho paura di non riuscire ad essere il meglio per te; Ho paura di non riuscire ad amarti… incapace di riflettermi nello specchio delle tue emozioni, delle tue paure; Ho paura di distruggere i tuoi sogni… Passa il tempo… ed io ti aspetto… sempre qui affacciato alla finestra che dà sul mondo intero. 28 Per ora ti sogno Guardami i tuoi occhi nei miei esercitano un potere immenso: affascinano ammaliano amano tradiscono; accarezzami le tue mani sul mio volto scivolano lente sulle guance imbarazzate come fragoline di bosco; baciami le tue labbra umide dolci come miele d’acacia si sfregano sulle mie come fiammiferi desiderosi di accendere un fuoco; e soprattutto sognami in coperte di fiori che sanno di profumo del tuo corpo, di sapore delle tue labbra, come io sto facendo con te: per ora ti sogno… 29 Scriverò di te Scriverò di te, lo sento… un giorno lo farò. Come un abile pittore ti dipingerò sulla carta, le parole, i silenzi, gli spazi saranno le mie tempere, le pagine le mie tele, la penna il mio pennello, il mio cuore sarà il cavalletto che reggerà l'amore per la vita, la voglia di scrivere, la voglia di te. Sarai la mia modella, mai ferma, mai immobile, mai nuda. Nessun espediente né trucco… ti dipingerò mentre sorridi, mentre cucini, mentre lavori con la tua creta la tua argilla, la tua arte. Ti dipingerò mentre piangi, quando le lacrime bagneranno quel volto segnato da una triste malinconia che non smette di turbarti il cuore. 30 Ti dipingerò mentre mi guarderai, i nostri occhi come specchi per riflettere le anime che come tele aspettano di essere colorate di gioia, di amore, di serenità, di voglia di un rapporto vero, di noi. 31 Sogno d’estate L’altra sera ho fatto un sogno, ero a letto non ero solo. Con me c’eri tu, bella, dolce, così immaginata, così vera. Fuori la finestra, il cielo, la luna, le stelle: anche loro con noi. Ritorno a letto, sento una vocina, dolce ninna nanna… sei tu che canti; ti avvicinasti a me, sapore di miele sulle mie labbra; ti avvicinasti e dicesti… sii tranquillo, il sogno d’estate sarà realtà, ci saremo noi, chissà, magari, per tutta la vita. 32 Strike Aspettavo con ansia un tuo squillo, un sms un semplice gesto per farmi capire che eri lì… e nel momento in cui ero distratto da altri pensieri il dolce trillo del cellulare divenne forte come una campana… mi destò eri tu… pesanti accuse volavano insieme alle parole che come al bowling buttavano giù i birilli i miei sentimenti i tuoi sentimenti… No… non farai mai strike ci sarà sempre quel birillo indistruttibile a ricordarti che sono forte non mi lascerò sopraffare anche questa volta quel birillo il mio cuore continuerà a battere forte come quella campana assordante come un rombo d’aereo dolce come il suono della tua voce… tra noi l’amore non ci sarà… 33 ma quel sentimento forte continuerà a vivere amici come cip e ciop indivisibili unicamente noi… come quel birillo che terrà insieme il mondo… 34 Un amico Un amico è colui che condivide gli stessi ideali; un amico è colui che sa ridere delle stesse situazioni; un amico è colui che ti è accanto nei momenti bui o gai; un amico è colui che non ti mantiene se cadi, ma che sa farti rialzare e ricominciare a vivere; un amico è colui che ti appoggia la mano sulla spalla e ti dona conforto; un amico è colui che sa anche farti riflettere con rimproveri; un amico è colui che non ti frega la ragazza; che non ti ruba la scena; che ti stima o rispetta; ed infine è colui che se ha sbagliato sa anche chieder scusa e non sparire. Se si trova una persona così, allora potrai gridare al mondo di averlo trovato davvero… colonna portante della tua vita. 35 Un fiore da coltivare Un fiore, il suo dolce profumo, i suoi colori, simbolo di purezza e bontà. È piccolo, il suo polline è pronto, cerca l’ape giusta per dar vita al miele. Fiorisce presto, ma si appassisce con la stessa velocità, se nessuno lo cura. Regala passione, tenerezza e gioia, ma anche solitudine e tristezza. Come tutti i fiori rari, la sua particolarità è nelle spine, piccole, ma pungenti se non viene colto dolcemente. Riuscirà questo piccolo fiore, a trovare l’ape giusta? Sarà lei a decidere quando abbassare le sue spine. 36 Un dolce e triste ricordo Dimmi piccola, sono qui a rimboccarti le coperte e a spegnerti la luce. Vuoi un bacio e dolcemente appoggio le mie labbra sulle tue guance per augurarti la buonanotte. Come una dolce ninna nanna mi chiedi di dare la buonanotte anche a lui, al dono più intimo del tuo Ghiotto, il fazzoletto. Come Linus lo teneva sempre accanto, era il suo compagno di giochi il suo focolare nei giorni freddi. Quelle passeggiate sulla ruota, correva inciampava poi fermo a guardarsi intorno, poi di nuovo di corsa… Era il suo passatempo e nessuno poteva impedirglielo. Ti ricordi quando si arrampicava? Certo che sì, il suo ricordo è vivo nei tuoi occhi, nella tua mente nel tuo cuore mai esausti di nominarlo, di giocarci nei sogni nonostante ricordare qualcuno che non è più con noi, sia una cosa che faccia gelare il sangue. 37 Vai a scuola allegra, spesso torni delusa, con le lacrime agli occhi perché derisa dai tuoi compagni, incompresa tutto questo perché volevi bene a Ghiotto. Da bravo fratello ti consolo facendoti capire che è grazie a persone come te che possiamo sperare in un modo pieno d’amore e di pace, in un altro mondo possibile. Continua a sognare, a parlarne a giocarci… È il tuo Ghiotto e nessuno te lo porterà mai via… 38 Un viaggio con poche fermate Noia, confusa tra cianfrusaglie e maree di documenti, mi prende con dolcezza trascinandomi nell’assoluto sconforto di una uggiosa mattina di inizio settembre. Le mie mani, come piccoli falchi, volano sulla tastiera per raccontare la vita che passa e volgo il capo verso la luce, fioca, proveniente dalla finestra che dà sulla strada, anch’essa annoiata da tanto movimento, caos, soffocata da quest’aria satura di smog e spazzatura. Intanto la vita corre veloce come un ETR nelle campagne toscane, un treno che conosce poche stazioni. 39 Stazioni come occasioni, emozioni, sensazioni che mi lasciano gioie e dolori, alti e bassi, luce e tenebre e sono lì, quasi assuefatto dall’aria chiusa di una galleria. Fermo con rare possibilità di scampo. A parte qualcuna… vivere quel viaggio, farlo proprio, diventare parte di esso, come i pesci nel mare, come la luna e le stelle nell’infinito cielo. Ora sono su quel treno, e vivo quel viaggio con un’altra passeggera e non intendo scendere… in nessuna stazione che mi porti lontano da lei. 40 Una candela rossa Una candela rossa nella stanza buia… illumina lievemente un vecchio divano e lo profuma di cannella; sul bracciolo un libro aperto dalle pagine bianche, vuote. Nascosta, un’ ombra muove stanca le gambe, distese accanto ad un baule in fondo alla stanza… e cerca… cerca oggetti utili, ricordi di una vita passata a realizzare uno, dieci, mille sogni: realizzarsi. La luce sfoca… la candela si sta spegnendo. Ora quell’ombra sente freddo. Con lui solo quel baule pieno di oggetti e quel libro… che pian piano si riempie di parole… una storia sta nascendo, una vita viene raccontata: un ragazzo che fruga in un baule in cerca di oggetti sotto la luce fioca di una candela che profuma di cannella un vecchio divano in una vecchia stanza piena di vita. 41 Una pagina bianca Una pagina bianca, dai vergini pensieri aspetta la mia penna che la renderà viva per la prima volta. Mentre appoggio dolcemente i miei pensieri sul suo candore, lentamente si fanno più nitide le immagini che un tempo erano sfocate: parlano di te parlano di me parlano di un ipotetico mai probabile futuro insieme. Alzo il capo, il cielo è ancora più blu… nuvole timide si uniscono e aiutate dal vento che ne modella i lineamenti. Danno vita ad un’ immagine, un volto umano. Sei tu, di una bellezza celeste Sei tu di natura divina Sei tu di infinita dolcezza Sei tu che come Virgilio mi guiderai alla scoperta di te del tuo mondo del tuo cuore 42 Sei tu faro su di una scogliera dove mostrerai, al mio cuore la rotta per arrivare al porto del tuo amore. 43 Abracadabra Affacciato alla finestra chiacchiero con te del più e del meno cercando invano di trovare una via, un comune accordo… Attentamente ascolto le tue parole, leggere e pesanti come i nostri passi, che scivolano su quel pavimento di cera, andando a sbattere contro un muro. Abracadabra… “Giacomo, credimi, sei speciale, favoloso, una persona da non dimenticare; da non abbandonare…” Abracadabra… ecco, come abili prestigiatori, utilizzate il verbo per sparire… se volete sparire, fate pure… Ma non portatevi dietro anche i miei sentimenti, unico coniglio all’interno di quel cilindro chiamato cuore. 44 Ad Ilaria Alpi eMiran Hrovatin Testardi, dolci, caparbi eravate lì, in un posto dimenticato da tutti ma non dalla guerra. Correvate, trovando riparo nell’accoglienza delle donne locali; in mano un microfono e una videocamera, il vostro bisogno di verità, di dirla, di insegnarla, di diffonderla al mondo intero. Un giorno, quel 20 marzo 1994 ad accogliervi fu la morte, travestita da blitz, ad uccidervi non furono gruppi terroristi, ma qualcuno più potente, qualcuno che voleva nascondere la verità; proprio quella che, con il vostro cuore e la vostra determinazione, avete saputo scovare e condannare. Grazie Ilaria, Grazie Miran… 45 Una vita bagnata dalla pioggia Cielo grigio, le finestre sbattono alla mercé del dio vento, pioggia testarda vince e distrugge tutto ciò che le capita a tiro. Una volta chiuse le finestre, sconfiggo la pioggia… sono io il vincitore. Nel frattempo, la sorella della mia pioggia cade in un altro posto, non c’è nessuno a chiudere le finestre… forse perché non ci sono: lei entra, colpisce, devasta tutto in questo sud del mondo… anche la vita. Sospiri di sollievo, fa capolino il sole; la pioggia è finita, è vero ma ha distrutto una vita. Quando si assenta Madre Natura, entra l’uomo degno sostituto… alcuni sono eroi, altri assassini. 46 Quest’ultimi, i potenti del mondo, scatenano guerre stringono patti, si danno la mano, guerre di pace… così le chiamano. Nelle guerre di pace solo e sempre sguardi innocenti, bambini indifesi e giochi proibiti, i pappagalli verdi sono bombe di pace che esplodono: Bum! Vite spezzate. Qualcuno si salva, arriva in ospedale e ci sono loro i camici bianchi, con gli occhi attenti e i cuori grandi. Amano la vita, ma non la comprendono… troppe ingiustizie nel mondo colmo d’assurdo. Calcolatori di rischi, fra minacce che abbondano, spesso piove sulle loro teste, ma hanno sempre l’ombrello: la fede unico spiraglio di vita, lo sanno bene Gino e lo staff di Emergency. Grazie ragazzi… 47 Un semplice abbraccio Un semplice abbraccio, il dolce unirsi, stringersi forte senza aver paura di nulla, neanche di dividersi. Un semplice bacio, il perfetto incontro tra due fragili espressioni che si incontrano, si sfiorano quasi fossero timide, poi si uniscono e non si staccano, perché insieme sono forti e affrontano tutti e tutto. Se c’è l’amore tutto è possibile, ma non parlo di un semplice rapporto definito, con date, progetti, matrimonio, figli, casa e altro, solo un’unione senza tempo, senza i canoni imposti dalla comunità, senza regole ma solo con la voglia di amarsi e vivere la vita giorno dopo giorno. Io così vedo l’amore, ma non sempre è così, ci sono i momenti in cui tu devi fare una scelta, un progetto futuro e cominci a pensare se ne valga davvero la pena, di vivere al contrario, contro le regole che avevi deciso di seguire e cerchi, nello sguardo della tua amata, che può accarezzarti, coccolarti, quel conforto che può darti con tante parole, ma anche solo stringendoti a sé e restando in silenzio. Io vorrei che fosse così… 48 Speranze in un bambino Guardo fuori dalla finestra, la gente passeggia per il corso guardando le merci esposte nelle vetrine di negozi ancora chiusi; altri aspettano i mezzi pubblici, sempre affollati. Anche alle 8.00 del mattino. Fra un paio d’ore tutto cambierà, la gente aumenterà e quelli che guardavano le vetrine entreranno nei negozi per comprare qualcosa per se stessi o per fare un bel regalo. Ai bordi dei marciapiedi ci saranno altri negozi, le bancarelle degli extracomunitari venuti qui per cercare di lavorare e guadagnare qualche soldo integrandosi con la società. Ma non sempre è così...! La gente si fermerà, contratterà, come se fosse un mercato mobile che scappa non appena vede le forze dell’ordine arrivare. I mezzi pubblici saranno più affollati, pieni di lavoratori che vanno di fretta, guardano l’orologio, parlano al cellulare; di turisti alle prese con videocamere e macchine fotografiche, che consulteranno le mappe rimanendo incantati dalle bellezze e dalle controversie di questa splendida città. Poi ci saranno i passanti, le persone che devono partire e quanti sono troppo stanchi per fare le loro commissioni a piedi. Ora Napoli è stata catapultata nell'oceano delle illusioni, delle paure, dei problemi; con la sua spazzatura, con i suoi cortei, i suoi disservizi. Nonostante ciò, la gente non perde le speranze e solo così questa bella città ritornerà ad essere ’O paese do sole. 49 Sono appena entrato in uno di quei bus e, anche se la cosa può sembrare strana, sono riuscito a sedermi. Procedendo a passo d’uomo, posso vedere con molta gioia che dai balconi dei palazzi pendono le bandiere della pace, a mostrare come questo simbolo non sia una moda del momento da sbandierare soltanto durante le manifestazioni, ma la volontà di molti di poter costruire “senza se e senza ma” un altro mondo possibile, nel rispetto dei diritti umani. Qui dentro fa un freddo atroce, ma non demordo e continuo a scrivere. Mentre lo faccio, non posso fare a meno di guardare negli occhi della gente; di anziani che hanno vissuto la vita con o senza rimpianti, ma solo con i segni della sofferenza, cicatrici di guerra. Un bambino guarda con occhi pieni di gioia il futuro che lo attende, in braccio alla mamma che lotta per rendergli la vita migliore della propria. Lo rasserena con un sorriso stanco ma pieno di gioia, di speranza, d'amore, e lui ride, gioca, forse intuendo che in fondo, in questo mondo, in parte sporco, qualcosa non va. Riuscirà a cambiare qualcosa? Beh, dobbiamo solo aspettare che questo bimbo diventi adulto. 50 Una storia da raccontare Marco e Amina sono un ragazzo ed una ragazza che abitano in un paesino dell’agro nolano, in provincia di Napoli. Hanno entrambi vent’anni e da un paio si frequentano come coppia. Sono carini insieme. Il loro potrebbe essere un amore semplice, bello, di quelli che spesso si vedono in giro, ma non è così; elo sanno bene anche loro. Marco studia Medicina all'Università di Napoli Federico II, secondo anno di studio e il suo libretto è sempre pieno di buoni voti. Amina invece lavora nel pub di un suo zio in un paese vicino a quello di residenza. È un bel pub, molto frequentato dai giovani, dove spesso si fa anche musica live. È lì che si conoscono, in una serata di sabato, dove Marco va di solito a svagarsi e a distrarsi dallo studio mentre Amina è lì che serve ai tavoli. Marco frequenta già da un anno quel locale e il suo sguardo incrocia all'istante quello di Amina, anch'essa colpita da quel ragazzo affascinante. Per un anno nessuno dei due si degna di rivolgere una parola all’altro che non sia quella tipica di un bar tra un cliente e una cameriera. Poi un giorno, un amico di Marco piazza, a sua insaputa, il classico sgambetto alla cameriera mentre lei sta per servire l’ordinazione. Inciampa e il Campari si rovescia totalmente sulla maglia di Marco, col viso diventato oramai di colore rosso pomodoro. 51 Nasce lì una bella storia, nascosta, ma bella. Un giorno, nella stazione del loro paesino, Amina confessa a Marco una cosa tenuta sempre nascosta. Non è cattolica, ma musulmana. Ma non è questo il problema. Il vero problema è che la sua famiglia non accetta assolutamente una storia tra due persone di credo religioso diverso. E poi, quella discussione. La ricorda ancora e fa male, brucia come una ferita aperta. Si tocca il viso come se avesse lì quella ferita. Marco chiede cosa abbia, vuole capire, e aiutarla. Amina allora prende coraggio e gli racconta la discussione avuta in casa. L’ira di suo padre, la collera e la vergogna di sua madre. L’imposizione di sposare un ragazzo del suo stesso paese, con le stesse tradizioni. Tradizioni che lei vuole rispettare ma non condivide affatto. Marco la spinge a sé, abbracciandola. Nonostante quella rivelazione e quella situazione, decidono comunque di amarsi di nascosto per proteggere sia il loro amore sia la loro vita. Trascorrono un paio di mesi da allora, quando un giorno, mentre Marco è all’Università per convalidare un esame, squilla il telefono. È Amina. Risponde contento ma c’è qualcosa nella voce di lei che lo preoccupa. Amina gli dice che è meglio non vedersi per un po’ di tempo, allontanarsi per evitare problemi seri. Gli dice che a casa sua e in comunità il clima è teso, c’è un via vai di persone, riunioni segrete. Ha paura e i singhiozzi lo confermano. Marco, terminata la telefonata, sta lì a guardare il telefono, oramai diventato uno strumento ostile. E sta lì, impietrito, anche quando il pro52 fessore gli convalida il 30 per Anatomia. Dovrebbe essere contento, ma non lo è, non riesce ad esserlo. Passano due settimane e Marco non ha alcuna notizia di lei finché un giorno si ritrova il quotidiano locale con la foto di Amina corredata da una notizia tragica: è morta. Ammazzata dal padre perché si ribellava alle decisioni della sua famiglia. Al funerale Marco ci va senza farsi vedere; dietro a tutti, nascosto, quasi come se fosse una persona inesistente per la vita spezzata di quella ragazza, la sua ragazza. Due settimane dopo Marco è sdraiato sul prato nei giardini dell’Università e racconta questa storia ad una sua amica, Michela, anch’ella musulmana. E si rendono conto di come l’amore spesso venga sconfitto dai dogmi e dalla fede, anche da quella che li teneva uniti. 53 Dialogo con il cielo Una sera abbastanza calda ero sul terrazzo con Layla, la mia chitarra, suonando le canzoni che preferivo quando, a un certo punto udii una voce, dapprima flebile da non lasciarmi intendere le parole, per poi schiarirsi fino a farmi accorgere che pronunciava il mio nome. «Chi è?» chiesi un po’ spaventato. «Sono io! Non mi riconosci più?» Beh, in quel momento facevo molta fatica a ricordare quel tono di voce e con chi svolgessi quella conversazione pseudo-virtuale, ma provai a risponderle: «Veramente no, scusami!» «Vabbè, Giacomo, sono il cielo e devo parlarti di una cosa che mi sta molto a cuore.» «Dimmi tutto, farò il possibile per aiutarti se ce ne sarà il bisogno.» Per quanto il discorso potesse sembrare strano e inusuale, cercai di essere quantomeno disinvolto senza mostrare paura, dato che mi trovavo in un posto particolare. Quando poi acquistai coraggio e sicurezza, il cielo mi disse: «Giacomo, hai rubato!» A quella frase mi si gelò il cuore, pensai fossi diventato cleptomane senza rendermene conto, anche se una volta, da piccolo, avevo rubato un pacchetto di gomme in salumeria, procurandomi un senso di colpa tale da ricondurmi immediatamente sulla retta via. Meno male. Nonostante ciò, non riuscivo a capire di cosa parlasse. L’unico modo per capirlo era chiederglielo, sì, ma come? Mentre sfogliavo le pagine dei miei ricordi, il 54 cielo, annoiato dall’attesa, tuonò: «Hai rubato la mia stella più bella e devi restituirmela.» Ecco, avevo finalmente capito di cosa parlasse e cominciai a pensare al giorno del “furto”, momento in cui avevo già deciso di non restituirgliela per via di un affetto particolare. Provai a fare il furbo, cercando di svincolarmi da quella situazione con grande abilità e maestria, ma ogni tentativo fu vano. «Perché non mi ridai Annalisa? Senza di lei io brillo di meno e sembrerò meno bello.» Non riuscivo a credere a quelle parole, così buffe, pronunciate dal cielo e cominciai a pensare al motivo per cui il mare calmo spesso viene paragonato ad uno specchio d’acqua. Per caso, il cielo si specchia? E quando spunta o scompare all’orizzonte sul mare, entra ed esce dal camerino? «Carissimo cielo, mi dispiace tanto ma non posso accontentarti e ti consiglierei di cercartene un’altra» dissi pensando che si fosse adirato, ma non fu così. Infatti, con un tono molto pacato e tranquillo, disse: «Perché non vuoi restituirmela?» «Vedi, la questione è molto semplice in quanto Annalisa è molto importante per me.» «Bene. E potresti spiegarmi quanto è importante?» Ora avevo paura senza conoscerne il motivo. Era strana tutta quella situazione, sembrava una interrogazione scolastica in cui, pur essendo preparati alla grande, al momento delle domande si rimane in silenzio. Tuttavia mi feci coraggio, tirai un sospiro di sollievo e dissi: 55 «Per cominciare, vorrei dirti che non sono stato io a rubartela, in quanto è stata lei a volersene andare perché tu eri troppo impegnato a farti bello, a specchiarti nelle acque della Terra; e poi per te Annalisa è come le altre, serve solo ad accrescere il numero delle illuminazioni notturne. A me ha donato una vita nuova, il mio cuore brilla di nuovo, dove prima il buio e l’oscurità dominavano. Mi ha donato allegria e voglia di sognare e poi, grazie all’intervento di un angelo, essa ha ricevuto le sembianze di un essere umano, di una donna che ha molta voglia di amare ed essere amata. Non voglio perderla e non sarai tu a portarmela via.» «E dimmi, cosa prova lei per te?» «Beh, non vorrei sembrare modesto e superbo, ma prova gli stessi sentimenti, mi vuole davvero bene, tanto che l’ha detto anche alla madre, è innamorata ed io non posso permettermi di farla star male. Si fida di me ed io non posso tradirla. Sai, sembrerà strano, ma dal primo giorno che ci siamo incontrati pensammo che sarebbe nata una bella storia d’amore, senza impegni futuri, perché l’unica cosa che conta è vivere allegramente e serenamente giorno dopo giorno.» In quel momento udii dei singhiozzi e vidi il cielo piangere; ero confuso e non riuscivo a capire, non sapevo cosa fare e pensai di lasciarlo solo ma, mentre mi stavo allontanando,il cielo urlò: «Dove vai? Non andartene, ti prego!» «Va bene, posso chiederti perché stai piangendo?» gli domandai. «Sono lacrime di gioia ,sono felice per voi due perché vi meritate tutto il bene del mondo.» 56 «Grazie, sei gentilissimo, ma non voglio che tu pianga, anche perché ogni qualvolta lo fai tutti sono più tristi, diventano malinconici.» «Hai ragione, ma devi pensare che, quando piango, spesso fa bene all’aria, alla gente e alla vita.» «Già, non ci avevo pensato! Ed ora che farai?» «Beh, diciamo che siamo io e le sorelline di Annalisa a chiedertelo.» «Cercheremo di vivere i nostri giorni sempre felicemente, io le starò accanto e non la lascerò per alcun motivo. Poi si vedrà!» In quel momento il cielo si accorse che il mio volto si intristì e mi chiese: «Giacomo, perché sei così triste?» «Beh, sono un po’ triste perché ora lei partirà per le vacanze e ci rivedremo fra quasi un mese. Però spesso penso che devo vivere la vita molto più allegramente, perché so che comunque è lì che mi pensa e che mi vuole bene.» «Già, tutti prima o poi sentono la mancanza di qualcuno e, come vedi, anche io sento la sua mancanza ora che è accanto a te. Ma sono felice perché siete in gamba e vi meritate il meglio. Cerca di non farle mai pesare nulla, e non darle troppe preoccupazioni perché è molto sensibile. Sappi comunque che non te la porterò mai via!» «Grazie! Non so cosa fare per ringraziarti. Chiedimi tutto, farò il possibile!» «Sei sempre il solito esagerato!Annalisa me ne aveva parlato ed ora me ne sto rendendo conto», disse mentre sorrideva e mi guardava in un modo che mi fece tornare l’allegria, arricciando il naso come Annalisa. Mancava solo che ridesse facendo il verso del porcellino. Non 57 finii neanche di pensarlo che cominciò a ridere a crepapelle con quel piccolo grugnito della nostra stella. Cominciai a ridere anche io e non riuscivo a fermarmi, finché egli non smise di ridere. Ci guardammo intensamente ancora una volta e, ad un certo punto, egli mi chiese: «Ti andrebbe di vederla?» «Certo che sì!» risposi deciso. «Aspetta qualche secondo.» In quel momento nel cielo comparve il volto di Annalisa che mi guardava e sorrideva arricciando il naso e facendo il grugnito. Ero così felice che mi mancò il fiato; tornai a sedermi, abbracciai Layla e cominciai a suonare e a cantare le nostre canzoni. Partii con Forse mi trovo di Ligabue, poi qualche canzone di Raf e qualcuna dei Cranberries. «Molto bravo, davvero!» disse il cielo e aggiunse: «Annalisa è davvero fortunata ad averti accanto.» «Scherzi, vero? Sono io che sono fiero e fortunato di avere incontrato una ragazza così speciale, così luminosa, così solare, ma anche così spesso malinconica e triste. Io a volte sono così pesante e noioso, perché cerco sempre sicurezza. Sono ansioso, tanto che l’ha capito anche la madre, figurati! Ho paura di perderla e cerco sempre di starle accanto. Secondo te sbaglio?» «Ma certo che no!Però devi darle un po’ più di fiducia, specialmente quando riceve le telefonate di altri ragazzi. Lei ha detto di essere innamorata di te, ne ha parlato con la madre e ti ama. Cosa vuoi di più?» «Sono io che non mi fido degli altri, ma hai ragione. Devo tranquillizzarmi e, come dicevamo prima, non devo farle pesare nulla. Ok!» 58 «Caro Giacomo, ora purtroppo devo andare, le stelle hanno bisogno di me. È stato un vero piacere parlare con te e conoscerti. Sei un bravo ragazzo, continua così. Cosa hai imparato da questa conversazione?» «Che sei un gran tipo! Ho capito che devo amarla e rispettarla e vivere alla grande e non devo fare il pesante»; ridevo perché pensavo a lei quando me lo diceva. In verità dalla conversazione ero uscito davvero bene, ero felice e l’unica cosa che volevo era correre dalla mia stella per poterla abbracciare. «Allora ci vediamo presto. Non mancheranno altre occasioni di parlare un po’. Come dite voi, OK?» «Ok! Certo, non vedo l’ora di parlare nuovamente con te. Ciao!» Guardai l’orologio ed erano passati solo 5 minuti. Come era possibile? Che il cielo avesse fermato il tempo? Mi sembrava di trovarmi davanti a Ritorno al futuro, ma quello era solo un film. Magari fosse possibile fermare il tempo o tornare indietro o guardare il futuro, quante cose si potrebbero fare con calma. Ero sconvolto, andai in bagno a lavarmi la faccia e poi in cucina per bere un bicchiere di latte. Tornai sul terrazzo a suonare la chitarra e pensai che la serata non fosse andata poi male. Avevo dialogato con il cielo, capendo quanto volesse bene ad Annalisa e quanto, in quel momento, avessi bisogno di lei. Poi fissai il cielo che mi sorrise arricciando il naso, mentre le stelle, ordinate dall’immagine di Annalisa, formavano un immenso e luminosissimo TI AMO. 59 Falluja - Napoli «Pronto Napoli?» «Sì, chi è?» risponde l’operatore al centralino di Palazzo S.Giacomo, sede della giunta comunale di Napoli. «Qui parla Mohammed Al-Sad, chiamo dal centralino di uno dei palazzi ancora in piedi. La disturbo?» «Assolutamente no, dica pure.» Sembra una giornata abbastanza tranquilla per i due operatori, sembrano molto cordiali l’uno con l’altro anche se dalla loro voce traspare una certa preoccupazione, un’ansia difficile da nascondere, soprattutto in questi periodi e in queste città. Intorno a loro si sentono, da un lato sirene di ambulanza e delle forze dell’ordine e dall’altro continui raid aerei, esplosioni, crolli di palazzi, gente che piange e si dispera. «Posso sapere con chi ho l’onore di parlare?» chiede gentilmente Mohammed. «Ah, è vero… mi chiamo Celestino Rossi. Piacere di conoscerla. Da dove ci chiama?» risponde con un tono professionale l’operatore napoletano. «Beh, geograficamente da lontano, anche se da un anno a questa parte siamo abbastanza vicini, direi quasi compaesani. Chiamo da Falluja e faccio parte di un organizzazione no-profit irachena.» «Azz! E mo’ questi che vogliono? Ah, e come mai ci sta chiamando?» rispose cominciando a sudare freddo, aveva paura… sì, ma di che? 60 «La chiamo per fare due chiacchiere su ciò che sta accadendo in questo mio paese. Ho bisogno di potermi confrontare con la popolazione di un paese diverso; abbiamo italiani che collaborano con noi, ma ora stanno vivendo i nostri drammi, i nostri problemi per cui non sarebbero obiettivi. Voglio sapere cosa sta accadendo in Italia, in generale, senza soffermarci su di un solo argomento.» «Perché no, magari ci scappa anche qualche risata. Di cosa vogliamo parlare?» chiese Celestino asciugandosi il viso dal sudore. «Beh, è inutile dirti della situazione drammatica che stiamo vivendo qui in Iraq. Non riesco a spiegarmi perché tutti questi soldati siano venuti qui senza un motivo valido. Quando Saddam Hussein era ancora alla guida del governo, dicevano che c’erano armi di distruzione e hanno setacciato tutto il paese con i loro istruttori, i loro soldati, ma niente… loro non trovarono nulla facendoci la figura degli idioti. In un paese democratico, si dovrebbero ringraziare i padroni di casa per la collaborazione e andare via, come fanno le forze dell’ordine italiane durante semplici controlli… non è così?» «Beh, in effetti è così» rispose Celestino pensando cosa avesse fatto di male per meritarsi quella telefonata anomala. «Ma non andò così… non solo non andarono via ma cominciarono a bombardare in cerca del Raìs perché responsabile, insieme ad Osama Bin Laden, dell’attentato alle Torri Gemelle del “funesto” 11 settembre 2001. Non appena arrivarono, la nostra gente li guardò con ammirazione, contenta che qualcuno si fosse ricordato di liberarla dalla dittatura. 61 Almeno è ciò che si sperava, perché dopo pochi mesi si cominciò a odiarli: sparavano ovunque non preoccupandosi delle persone tranquille e pacifiche. A Napoli non accade mai?» disse Mohammed scosso da quanto aveva raccontato. «Ahahahahah» Celestino scoppiò in una fragorosa risata. «Perché ridi?» chiese quasi adirato l’operatore iracheno. «Oh no, non ti sto prendendo in giro. Ridevo per la tua domanda su Napoli, per ciò a cui stiamo assistendo atterriti e vivendo senza via di scampo. Beh, caro amico, in questo momento le nostre due città sono molto simili.» «In che senso?» chiese Mohammed. «Anche qui è scoppiata nuovamente una guerra che esiste da sempre, una lotta infinita che vede coinvolte le varie famiglie della Napoli violenta, famiglie che fanno parte della malavita partenopea, persone che, per scelta o per desiderio, hanno deciso di risolvere i problemi, propri e del prossimo, con violenze, ricatti, omicidi; individui che fanno parte della CAMORRA.» Faceva sempre un po’ paura nominare quella parola ma lo fece, tanto che sarebbe cambiato? «Beh, non è così simile come dici, non pensi?» «E invece sì, caro amico mio. La settimana scorsa, a Scampia, un quartiere degradato di Napoli, hanno violentato, picchiato e ucciso una ragazza di 22 anni bruciandola poi nella sua auto…» «E che può aver fatto di male una ragazza?» chiese stupito Mohammed. «L’unica colpa che aveva era l’essere fidanzata con un pregiudicato, un ragazzo appartenente 62 a una delle famiglie in guerra. L’avevano bloccata per chiederle dove fosse il fidanzato e lei rifiutò di dirglielo. Voleva proteggerlo, pur sapendo che la sua vita era già segnata.» «Ma è terribile!» «Va beh, ma voi neanche ve la passate bene. Leggevo sui giornali quel comportamento abbastanza “innocuo” di quel soldato statunitense che ha sparato a un uomo ferito. Non ha controllato, l’ha guardato a distanza, ha pronunciato una frase a dir poco agghiacciante e ha sparato. È assurdo! Questo modo di fare, così come le molestie e le violenze inflitte dai soldati ai prigionieri nel carcere Abu Ghraib, offre la possibilità ai ribelli locali di rispondere allo stesso modo, utilizzando anche i sequestri di persone innocenti che spesso vengono uccise.» «Già, non puoi immaginare quanto abbiano sofferto gli iracheni per la morte del giornalista freelance Enzo Baldoni, per il sequestro delle due volontarie dell’associazione “Un ponte per…” e per tutte le persone morte per semplici giochi di potere. Per fortuna, tanti sono tornati a casa sani e salvi e non sappiamo ancora il motivo, non si sa se sia stata pagata una somma per liberarli o altro. Fatto sta che spesso i governi delle potenze hanno assecondato queste situazioni soltanto per non “tradire la fiducia” del governo statunitense. Inoltre Arafat è morto e, sebbene si sia comportato scorrettamente di diverse circostanze, è stato un grande capo tutt’ora rispettato e amato dalla gente, tranne dai potenti che fanno di tutto per mettere alla guida della Palestina un consiglio che faccia veci del Presidente George W. Bush.» 63 «Ahè, a chi lo dici. Ma lo sai che è stato rieletto? Quindi se non cambieranno alcune cose, come una presa di coscienza che faccia andare via i soldati, sarà sempre tutto uguale. Non so quanto potrebbe essere utile una loro partenza, ma sicuramente molte situazioni cambierebbero. Spero solo che non alimentino ulteriormente la volontà di rivalsa dei ribelli.» «Mah, caro Celestino, non so esattamente quando potrà essere utile tutto questo. Non so dirti, sinceramente, se sia meglio che restino qui per continuare a portare la democrazia oppure se sia meglio che tornino a casa, ringraziando di essere ancora sani e salvi. Quello che posso dirti con sicurezza è che dovrebbero comportarsi bene, anche se ora è molto difficile tornare indietro a scelte del passato, quando si poteva decidere se comportarsi onestamente e difendere davvero la democrazia oppure combattere il terrorismo distruggendo e radendo al suolo un paese che sembra ancora desideroso di crescere e di vivere tranquillamente. Ma non so se e quando accadrà; noi, intanto, aspettiamo continuando a fare il nostro lavoro di aiuto umanitario. E voi, cosa farete?» A questa domanda Celestino non sapeva cosa rispondere. Cosa dire sinceramente, quando neanche gli organi costituzionali sanno cosa fare? Tempo prima aveva perso un familiare proprio in un agguato: era al bar a prendere un caffè, un conflitto a fuoco tra due fazioni nemiche e un proiettile vagante colpisce suo fratello. Si asciuga le lacrime pensando a tutte le persone che sono morte a causa di questa violenza, pensa alla piccola Annalisa, a Gelsomina e agli altri innocenti. 64 «Beh, non lo so… aspettiamo anche noi un segno. Da chi, non si sa! Va beh, caro Mohammed, è stato veramente bello parlare con te. Ora torno al lavoro, ma spero vivamente di poterti risentire un giorno. Mi hai fatto aprire gli occhi su certe cose, riflettere su come soltanto una piccola parte dell’umanità voglia la guerra, per il resto tutti desiderano un mondo fatto di pace e rispetto dei diritti umani. Spero solo che anche i governi possano far parte di questa grande fetta di mondo. Arrivederci e a presto.» «Già, hai proprio ragione. Spero anch’io che accada qualcosa di bello un giorno. Anche nelle coscienze di tutto il mondo. Salam.» 65 Bolle di sapone Stamane, mentre facevo la doccia, mi son trovato circondato da una decina di bolle di sapone che, protette da chissà quale magia, salivano lentamente verso il mio volto. Sono rimasto ad osservarle e penso che abbiano fatto la stessa cosa, soprattutto quando si sono incrociate con i miei occhi, bagnati, luminosi, puliti. Come davanti ad uno specchio ho visto me nella loro lucentezza, nel loro splendore; ognuna di esse proiettava un’immagine diversa di me, rappresentato in stati diversi della mia vita. Ad un certo punto ne sono scoppiate 6, lasciando così alle restanti 4 l’arduo compito di mettermi al confronto con la mia vita. Nella prima c’era la mia fanciullezza, la mia infanzia, lì vestito con il grembiule dell’Istituto Montessori; fotografie di attimi che spesso varrebbe la pena rivivere per gustarli nuovamente, abbandonando un po’ la realtà del presente. Nella seconda ero al liceo, in mezzo alle manifestazioni studentesche, alle occupazioni e alle figuracce e non davanti ai prof e ai compagni; le liti con papà, le mazzate, le cazzate con gli amici, i primi amori, le conseguenti delusioni; l’impegno ricreativo e sociale attraverso il teatro, gli amici e tanto altro. Nella terza il mio desiderio di riscatto, le giornate passate a studiare per riprendermi ciò che mi era stato negato dalla mia stupidità e dalla mia svogliatezza, l’impegno sociale attivo con WWF, Emergency, il commercio equo, istantanee di un periodo pieno di amore, di soddi66 sfazione, di lotta e conquista dei miei spazi, di quegli ideali che mi hanno accompagnato nell’area maturità. Il desiderio di amore che era vivo e voleva esplodere, come una supernova, emergere come un artista; le delusioni, la tristezza, le serate trascorse a piangere, a disperarmi e a far disperare. Il mio ingresso nel mondo del lavoro, la realizzazione di alcuni sogni, i primi viaggi da solo. Accompagnato però dalla paura e dalla preoccupazione dei miei genitori e dall’entusiasmo di amici e fratelli e sorelle. Nel frattempo l’acqua scorreva sul mio corpo a volte fredda, altre tiepida e le bolle andavano via, mentre solo una restava lì, quasi attaccata a me. Nell’ultima bolla era difficile vedere il contenuto, a parte qualche piccola istantanea, qualche breve frame di una clip che deve essere ancora completata, girata. Vedevo ciò che sto provando a costruire, un castello di occasioni ancora da visitare, un volo ancora da prendere, dei frutti ancora da maturare. Sono i miei sogni, i miei progetti, le mie future e possibili fonti di soddisfazione. All’improvviso vedo l’immagine di Laura, sorride; cerco di sfiorarla, la bolla si scosta e fugge via. Resto lì, immobile, fisso a guardare un punto vuoto, l’acqua continua a scivolare sul mio volto, chiudo gli occhi, mi strofino e li riapro. E penso, sarà stato un sogno oppure un piccolo segno per farmi capire, ancora una volta, che bisogna inseguire i propri desideri provando a realizzarli e dando vita ad una nuova bolla di sapone, custode della nostra vita, fatta interamente di sogni, avverati e non. 67 La difficoltà ad amarsi Qualche giorno fa incontrai Josh, un mio caro amico e lui, alla classica domanda: «Come stai?» pose le mani sulle mie labbra per farmi tacere e mi ordinò di salire nella sua macchina. Ero confuso, si comportava in modo alquanto strano, mai visto prima. In tal caso salii in macchina e lui scoppiò a piangere, poggiò la testa sul volante disperato, singhiozzava. Mi avvicinai a lui, gli porsi un fazzoletto per asciugarsi le lacrime e gli intimai di rilassarsi e stare calmo. Dopo una decina di minuti disse: «Ora è il momento di parlare.» «Bene, raccontami cos’è accaduto di così tragico.» «Giacomo, è da un po’ che non ci vediamo, quindi non saprai che sto frequentando una ragazza conosciuta qualche giorno fa in treno.» «Sinceramente non lo sapevo, ma è comunque una cosa favolosa, e piangi per questo? Vi siete lasciati?» Ero preoccupato, spaventato quasi, e non riuscivo a stare calmo. Ora ero agitato io al suo posto. «Ieri mi ha confidato che ci saranno molte difficoltà a vedersi, resterà l’amicizia ma l’amore, seppur lo proviamo entrambi, non potrà mai esserci. Pensavo ci fosse un’altra persona ma…» «Ma?» chiesi curioso. «... non è questo il problema. È testimone di Geova e quindi difficilmente potrà stare con una persona di una diversa fede. Che assurdità, vero?» 68 «Beh, in ogni religione ci sono regole anche assurde, sempre se si voglia chiamarle così, che devono essere rispettate altrimenti si viene tirati fuori “senza se e senza ma”. Anche io ho due care amiche del suo stesso credo e a volte discutiamo, ci confrontiamo sulle diversità, ma comunque rimaniamo vicini.» «Sì, MA TU NON LE AMI!» urlò con tanta forza che lo sentirono fino a 400 m di distanza; dava i pugni sul cruscotto e non si dava pace. «Hai ragione, non le amo! E dire che le considero come due sorelle non ti aiuterà certo a star meglio. Come devo fare, mio caro amico?» Davvero non sapevo cosa fare e tanto meno cosa dire. «Sai perché piango? Perché non riesco a concepire che ancora ora, nel XXI secolo, permangano delle differenze sociali e religiose che rendono impossibile e impensabile anche la cosa più semplice e bella che sia al mondo: l’amore. Ho conosciuto tante persone che, appartenendo a diverse religioni, si sono incontrate amandosi fino all’inverosimile e alla fine si sono anche sposate. Certo, la difficoltà sta proprio nel fare una scelta, mettere in conto che uno dei due dovrà sacrificarsi e cambiare credo religioso per poi vivere felicemente.» «E lei cosa pensa?» «Lei è molto dispiaciuta, mi vuole bene ma sa che sarà un sacrificio enorme stare sia con me sia con l’altro. Difatti dice che se i suoi “fratelli e sorelle” venissero a sapere di noi, l’allontanerebbero dalla comunità, neanche fosse una potenziale “untrice” per gli altri giovani della comunità.» 69 «Ma è incredibile! E cosa fanno poi, la considerano eretica e la bruciano viva in piazza?» «Non scherzare Giacomo perché la faccenda è molto seria!» «Perdonami ma questa cosa la sento vicina più di quanto tu possa immaginare. Rispetto tutte le fedi religiose e le persone che ne fanno parte. La mia, più che altro, è una sorta di incredulità rispetto alle assurdità presenti in tutte le religioni della Terra, a partire dal Cristianesimo di cui faccio parte. Stiamo vivendo in un secolo di alti e bassi… cerchiamo di crescere e stare al passo con gli altri dal punto di vista tecnologico ma stentiamo a decollare nei rapporti sociali. Oramai dovremo pur capire che per stare bene in questo cazzo di mondo dovremmo iniziare a conoscere e rispettare le altre culture invece di tollerare od odiare, altrimenti non ci sarà mai un futuro allegro e vitale. La maggior parte dei conflitti nel mondo sono stati scatenati dalle differenze religiose, come in Irlanda, in Iraq…» «Allora cosa mi consigli di fare caro amico?» Piangeva ancora e non potei fare altro che appoggiargli la testa sul mio petto e lasciare che si sfogasse, poi gli dissi: «Cerca di farle capire cosa provi davvero per lei, lotta fino allo sfinimento, ma se proprio non c’è nulla di positivo, allora spiegale che le vorrai comunque bene.» Sinceramente era il meglio che potesse uscirmi dal cervello in quel momento, lì fermi in una macchina a parlare di una cosa più grande di me, di lui e forse di tutto il mondo. Lo guardavo asciugarsi le lacrime e pensavo che era stato proprio sfortunato. Mi ricordo che spesso mi 70 diceva «Giacomo, ma le trovo tutte con il lanternino?» Risi, lui cominciò a guardarmi con gli occhi ancora offuscati di lacrime e disse: «Scusa, ma che cazzo hai da ridere?» «Scusami, ma pensavo a quando mi dicevi: Giacomo, ma le trovo tutte...» «... con il lanternino?» terminò lui la frase, poi mi guardò e iniziammo a ridere a crepapelle di quella situazione anche se non trovava spazio per momenti gai. Josh stava meglio e quello era ciò che volevo dal profondo del mio cuore; forse doveva andare proprio così ma chi può saperlo? All’improvviso mi abbracciò e mi disse: «Grazie Giacomo, nella mia vita speravo di incontrare un amico come te, presente in ogni momento e non solo quando si è allegri. Spero solo di poter essere altrettanto per te, vorrei che tu potessi contare sul mio aiuto senza pensarci neanche una volta. Capito?» Ero commosso, perché in fondo nessuno mi aveva mai parlato così ed ero fiero, avevo finalmente trovato un vero amico e, inoltre, gli ero stato d’aiuto. «Grazie Josh, ora sai che si fa di bello? Si va al Montblanc a bere qualcosa e, cosa molto importante, dobbiamo guardare al futuro con consapevolezza e gioia, augurandoci che vada sempre per il verso giusto.» «Ok!Let’s go!» Andammo al bar, bevemmo e ci divertimmo tantissimo; Josh aveva capito che non bisognava arrendersi, ma lottare per le cose che si ritengono giuste. Anche l’amore, nonostante le difficoltà per viverlo a pieno. 71 Una storia Oggi vi racconterò una storia che io considero d’amore, romantica, bella ma che va a finire sempre allo stesso modo, in un gioco di prese di posizioni che non fa mai bene a nessuno. Neanche a noi… Quello di cui vi parlerò probabilmente l’avrà vissuto anche qualcuno di voi e sapete benissimo quanto una situazione del genere faccia star male. Come in tutte le fiabe moderne, anche noi ci siamo conosciuti nel mondo virtuale, la chat. Ricordo che era una sera abbastanza tranquilla, una di quelle dove hai voglia di conoscere gente e chiacchierare e magari cercare di trascorrere il tempo in modo divertente, giacché spesso capita anche di conversare in un’altra lingua. Ero lì e ad un certo punto contatto una ragazza, Maria, siciliana, molto simpatica. Dopo un po’ di tempo trascorso a raccontarci come andavano le nostre vite, ho scoperto che era anche dolce, sensibile, fragile. Ricordo che stava attraversando un periodo molto triste con il suo fidanzato, napoletano come me, non molto serio. Era partito per la Spagna anziché trascorrere un po’ di tempo con lei, che lo stava aspettando da circa un mese con gioia e apprensione. Ma lui no, era partito per una delle capitali del divertimento e dopo pochi giorni fece ciò che Maria temeva, la tradì con tre donne, la stessa sera… In quel silenzio dovuto alla rabbia e alla delusione si udì un crack: era il cuore di quella dolcissima ragazza; si era spezzato e sarebbe stato molto difficile rimet72 terlo insieme. Oramai aveva perso qualsiasi speranza in tutto, nell’amore, nella fede, e anche nella fiducia; non credeva più a niente né a nessuno. Poi, non so esattamente cosa feci io o cosa fece lei, forse avevamo solo imparato a rispettarci e ad ascoltare i nostri desideri, le nostre paure, con il tempo ci innamorammo. Ma non voleva vedermi, anche se in fondo un po’ di voglia c’era e forse anche il desiderio di un abbraccio. Poi, a fine maggio, capitò che Carmine mi chiedesse di aiutarlo a Messina per lavoro; colsi la palla al balzo, avrei dato una mano a lui e avrei potuto incontrare lei, la ragazza che avevo tanta voglia di vedere e coccolare. Arrivai alle 20.00 in albergo e, non appena entrai nella nostra stanza, la chiamai per avvertirla del mio arrivo e chiederle di uscire insieme. Era vaga, non sapeva se avrebbe potuto, anche perché non vedeva i genitori dalla mattina, avrebbe dovuto aspettarli e poi le serviva l’auto per raggiungermi. Ero felice e speravo tantissimo in quell’incontro, ma non era ancora sicuro, per cui me ne andai in pizzeria a mangiare un boccone. Non appena uscimmo arrivò una telefonata, era lei e mi chiesi cosa avesse deciso: «Giacomo, dove sei? Sto venendo da te.» Anche se non urlai, penso che la mia voce, sprizzante gioia dal cuore desideroso di amare, la sentirono fino in Tailandia; a parte gli scherzi ero felicissimo e immaginavo una serata dolce e piacevole. Mi fece compagnia Carmine fino a P.za dell’Unione Europea, sede del Municipio della città che in quel momento amavo come se fos73 se stata parte di me sin dall’infanzia. Mentre chiacchieravamo e ci facevamo due risate, squillò il cellulare, mi girai, era lei. Carmine tornò in albergo augurandomi buona fortuna, una pacca sulla spalla e, mentre lui si allontanava, io e Maria ci avvicinammo molto lentamente per scrutarci, anche se i nostri cuori andavano a migliaia di chilometri orari. Ci abbracciammo dolcemente e cominciammo a passeggiare, pur non avendo la minima idea di dove andare. Ci sedemmo sui gradini di una scalinata e, imbarazzati come non mai, scambiammo le prime parole. Era bellissima, con quel suo abbigliamento molto elegante, i suoi occhiali da intellettuale, i suoi occhi, le sue labbra, il suo modo di parlare, di muoversi. Ero eccitato come un bambino all’idea di stare lì con lei, cosa che pensava anche lei di me. Ad un certo punto, mentre l’aria si faceva più fresca per l’arrivo della notte, ci abbracciammo, seduti su una panchina sotto un albero testimone di chissà quanti amori nati, cresciuti e forse perduti. Parlavamo a ruota, ci chiedevamo cose, novità sulle nostre vite già affrontate in chat e al telefono, ma lì era diverso, eravamo vicini, i nostri occhi, le nostre anime a confronto, impaurite di sbagliare e mandare all’aria tutto. Oramai non c’era più nessuno in quella piazza e come nella più bella delle favole, le nostre labbra si avvicinarono fino a diventare tutt’una, dando inizio a una bella storia o soltanto a un bel momento in una fresca serata di maggio. Volevo stare con lei, avrei fatto sacrifici enormi, ma non l’avrei lasciata scappare. Fu impos- 74 sibile, troppo brava a scappare ed io poco preparato per evitarlo. Mi accompagnò in albergo con la sua Opel corsa, ascoltavamo la canzone di Claudio Baglioni Tienimi con te e ci fermammo lì davanti al lussuoso Jolly, che in quel momento odiavo, era un muro, una divisione contro il nostro amore. Entrai in camera, un po’ dispiaciuto per la fine della serata ma felice in fondo per essere stato insieme a lei; aspettai la sua telefonata appena ritornata a casa, parlammo, mi disse che non sapeva cosa decidere e mi promise che ci avrebbe riflettuto prima della mia partenza. Fu una notte tranquilla e subito fece mattina… dopo colazione andammo al lavoro, aspettavo una sua telefonata ma nulla, non arrivava; inutili i miei tentativi di chiamarla con la nuova scheda Omnitel che avevo comprato per comunicare con lei. Verso ora di pranzo, mi invia un messaggio gelido… rimango lì a guardare il telefono, seduto ad un tavolo di ristorante, lo stesso della sera precedente. Ci sentimmo e mi disse che non voleva correre, voleva conoscermi meglio e, senza prometterci nulla, ci saremmo visti la sera stessa, in quella piazza… su quella panchina. Tornai in albergo e mi buttai sul letto a piangere come un bambino… ero totalmente disperato, illuso, deriso e chissà quant’altro. Carmine, vedendomi così, mi pregò di seguirlo a cena, di farci un giro, di respirare un po’ d’aria pulita e non disperarmi. Dopo cena giungemmo nuovamente in quella piazza, ma l’atmosfera era diversa dalla sera precedente: niente squilli, telefonate, messaggi… nulla. Le inviai un sms e lei rispose che aveva deciso d’incontrami… ero 75 felice, ancora lì, nuovamente allegro e pimpante, nuovamente innamorato della vita e di quella città che fino a poco prima mi era parsa ostile e nemica. Ma qualcosa nell’aria era strana… le inviai un messaggio per conferma e la risposta gelò il mio cuore, le mie mani… mi venne un collasso. Mi scrisse che si scusava per aver digitato male il messaggio: non sarebbe venuta, e questo lo seppi a mezzanotte, dopo averla aspettata per circa due ore in quella piazza, che ora odiavo di nuovo. Avrei preso a calci qualsiasi cosa, anche la panchina, le scale, l’albero… tutto. Tornai in albergo mogio mogio, appoggiandomi alle mura dei palazzi per sorreggermi, avevo subito uno shock tremendo, il classico dell’innamorato deluso, sedotto e abbandonato. Va beh… non esagero, in fondo è una ragazza dolcissima che stava vivendo un periodo di fragilità… in fondo anch’io avevo sbagliato a baciarla quando ero ancora alle prese con un fidanzamento in crisi... ma lo volevo, lo desideravo da un anno e lo voleva anche lei… ma finì lì. Fino a qualche mese fa non ci siamo sentiti, a parte una telefonata tranquilla e priva di rabbia, rancore o delusione. È passato quasi un anno dal nostro incontro e solo ora ricominciamo a parlarci in chat, dopo che lei mi aveva trattato come uno straccio in conversazioni precedenti. Le voglio ancora bene, ma ora cerco altro e forse l’ho trovato. Spero solo che sia più tranquilla e affronti la vita senza pensare più alle conseguenze, né viva altre brutte esperienze. In fondo ha sofferto, come tutti d’altronde… ma dipende anche da noi qualche volta… 76 Specchio delle emozioni Sotto la luce di una stufa alogena, sono seduto al pc cercando di scrivere qualcosa, una frase, un verso, una poesia o una canzone che parli di te… di come sei entrata nella mia vita: con un click! Già, si comincia così, con un semplice: «Ciao, come ti chiami?» e si va avanti, pedine di una scacchiera dove sono in gioco i nostri sentimenti e le nostre emozioni, fin quando uno di noi non fa la mossa vincente che mette fine alla partita. Comincia così una storia d’amore strana, fatta di telefonate internazionali, di sms scambiati velocemente, frasi dolci, poesie e canzoni e tante promesse tra le quali non innamorarsi mai. Già, perché si soffre, amare una persona lontana soltanto con il pensiero, fin quando non la vedi, sfiorarla, coccolarla, baciarla, desiderarla più di qualsiasi altra cosa al mondo, è ardua impresa. Sono sempre qui,davanti al pc… saranno trascorse due ore ormai ed io, una volta chiusa la chat, torno a prendere la chitarra, la accarezzo, la stringo a me quasi come fossi tu e ti pizzico e ti solletico, e ridi. Che bella cosa sentirti ridere, vedere i tuoi occhi pieni di gioia e felicità e mi accorgo di essere felice solo quando i miei occhi ridenti, si riflettono nei tuoi; specchio delle mie emozioni, non appannarti mai… 77 INDICE 9 Prefazione 13 Cara Emily (Dickinson) 15 Buon viaggio Gabri 17 A Rosaria 18 Come fragole e lamponi 20 Vorrei 21 Da Potenza 22 Dolci parole 24 A te… 25 Marina 26 Noi due (Napoli-P.za Dante) 27 Nuda 28 Passa il tempo 29 Per ora ti sogno 30 Scriverò di te 32 Sogno d’estate 33 Strike 35 Un amico 36 Un fiore da coltivare 37 Un dolce e triste ricordo 39 Un viaggio con poche fermate 41 Una candela rossa 42 Una pagina bianca 44 Abracadabra 45 Ad Ilaria Alpi e Miran Hrovatin 46 Una vita bagnata dalla pioggia 48 Un semplice abbraccio 49 Speranze di un bambino 51 Una storia da raccontare 54 Dialogo con il cielo 60 Falluja - Napoli 66 Bolle di sapone 68 La difficoltà ad amarsi 72 Una storia 77 Specchio delle emozioni Stampato in Italia nell’ottobre 2010 per conto di LibertàEdizioni