Bifrangi apre in Carinzia «Politici bravi a parlare Io trasferisco l

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Bifrangi apre in Carinzia «Politici bravi a parlare Io trasferisco l
25/8/2014
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Domenica 24 Agosto, 2014 CORRIERE DEL VENETO - VICENZA © RIPRODUZIONE RISERVATA
Bifrangi apre in Carinzia «Politici
bravi a parlare Io trasferisco
l’azienda»
Biason ha già investito 85 milioni all’estero
VICENZA — «Deciderò se andarmene entro fine anno. Dopo rischia di essere troppo tardi». Il riposo
di Ferragosto è limitato a qualche giorno a ritmi ridotti, ma sempre con lo stabilimento a portata di
mano. Per Francesco Biasion, il vulcanico patròn della Bifrangi, l’azienda metalmeccanica di
Mussolente, vicino a Bassano, specialista nell’acciaio stampato a caldo per auto, mezzi movimento
terra e macchine agricole, con clienti che vanno da Toyota a Caterpillar, da Skf a Bmw a John Deere,
l’autunno è già alle porte. Periodo decisivo per lui, assurto alle cronache per la sua protesta contro la
burocrazia, a partire dalla vicenda del maglio più grande del mondo per stampare i pezzi destinati
all’industria aerospaziale, impossibile da impiantare a Mussolente e finito a Houston, in Texas. Perché
a dicembre sarà pronto il nuovo stabilimento ad Althofen, in Carinzia.
Un passo decisivo, per Bifrangi. Quello rischia di essere ben più di un ulteriore stabilimento, come
l’azienda ha già da anni in Gran Bretagna, con 250 dipendenti. Perché la Carinzia potrebbe diventare
il nuovo quartier generale dell’azienda.
Bifrangi come la Fiat? Il paragone non piace a Biasion: «Io semplicemente mi pongo il problema di
tutte le aziende sane in Italia. Che un po’ alla volta stanno scappando, con il risultato di vedere un
indotto che si frantuma alle loro spalle. L’industria di questo Paese non sarà più quella di prima».
Di certo ad Althofen, al fianco dello stabilimento, ci saranno anche quattromila metri quadrati di
uffici. Diventeranno la nuova sede legale del gruppo? E la procedura è già avviata? «Decideremo
entro fine anno - replica lui -. Tanto cosa vuole che voglia per trasferire la sede legale... Intanto a
dicembre apriremo la struttura e ci metteremo dentro il suo ufficio tecnico. Anche le idee si spostano
velocemente».
In attesa di sapere se la Bifrangi diventerà austriaca, ci sono già altri dati di fatto. Ben poco allegri. A
partire dagli investimenti: tutti quelli che l’azienda sta compiendo sono all’estero. Non ci sono solo i
35 milioni di euro per il nuovo stabilimento in Austria, ma anche i 50 che saranno spesi per installare
nuovi macchinari in Gran Bretagna. Con un’ulteriore complicazione, nel caso della Carinzia. Che il
nuovo stabilimento, che parte con 40 addetti, compie le stesse lavorazioni per il settore auto e
movimento terra (a partire dai mozzi-ruota) che Bifrangi sviluppa anche a Mussolente: «Per ora lo
sviluppo sarà graduale - afferma Biasion -. Ma le nuove tecnologie saranno impiantate lì». E la
prospettiva reale è comunque di una Bifrangi che poco alla volta verrà «travasata» in Austria. Con la
sede italiana che si sgonfia poco alla volta in parallelo a quanto crescerà quella in Carinzia. «Questa è
un’azienda che una volta assumeva 50 persone l’anno - dice il presidente -. Adesso siamo fermi. E già
dall’anno prossimo caleremo rispetto ai 420 addetti di adesso». E questo mentre, nonostante tutto, il
fatturato realizzato in Italia cresca del 5%.
Tra Biasion e il via dall’Italia ci sono quattro mesi. In cui dovrebbe cambiare quello che fin qui non è
stato fatto. Non basterebbe un miracolo: «I politici sono bravi a parlare. Renzi? Anche lui». Il tema,
per lui, oltre i vantaggi fiscali, resta sempre lo stesso: «Qui siamo sudditi. Il tema è sempre quello di
una politica e di una burocrazia per cui un imprenditore non vale nulla. Loro comandano e tu non sei
nessuno. All’estero ti rispettano e la legge funziona; qui, se va bene, sei ignorato e messo in un
angolo».
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Una protesta che pare ripetersi come una litania, anno dopo anno. Salvo che, anno dopo anno, la
Bifrangi mette in fila i passi per andarsene. Mentre al contempo, sempre anno dopo anno, appare
sempre più assurdo che nulla cambi, vista la drammatica decadenza in cui si sta avvitando
l’economia. Per Biasion, 75 anni, anno dopo anno, i toni da rivolta hanno assunto quasi quelli del
testamento: «Ho inventato un’azienda, l’ho fatta crescere insieme al suo settore con idee e
innovazioni. Speravo di poter lasciare qui quanto ho costruito. Ma me ne hanno tolto la possibilità»
Federico Nicoletti
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