SEMINARIO NAZIONALE “College o Convitto? Educatori o

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SEMINARIO NAZIONALE “College o Convitto? Educatori o
SEMINARIO NAZIONALE
“College o Convitto? Educatori o Sorveglianti? Il personale
educativo: risorsa per il sistema scolastico italiano. Gli
educatori a convegno”
Arezzo, 7 ottobre 2016
Camera del lavoro
Relazione
AnnaMaria Santoro, Segretaria Nazionale FLC CGIL
Gli educatori e la nostra iniziativa
Noi constatiamo tutti i giorni che nel dibattito pubblico corrente il sistema degli
educandati e dei convitti non è affatto presente.
Anzi: ci viene talora il sospetto che esso venga a bella posta dimenticato, quasi
a voler coprirlo di silenzio e attendere che scompaia per consunzione.
Poiché noi non la pensiamo così abbiamo voluto dare un segnale forte e chiaro
al Governo che è andato a segno.
La carta docenti che la legge 107 ha riservato ai soli docenti e solo a quelli di
ruolo spetta anche agli educatori. Su nostra iniziativa, a cui hanno aderito
anche gli altri sindacati rappresentativi, abbiamo presentato ricorso e lo
abbiamo vinto. Anche gli educatori hanno diritto alla carta docenti.
Abbiamo vinto il ricorso e una delle domande che volevamo porre
all'Amministrazione era proprio questa: cosa aspetta il MIUR a dare corso alla
sentenza con efficacia retroattiva dallo scorso anno? Non possiamo perciò che
manifestare la nostra soddisfazione nell’apprendere dalla relazione
dell’Ispettore Acerra, intervenuto prima di noi, che l’Amministrazione non
intende interporre appello e che a breve si provvederà ad erogare i compensi
spettanti. Ora ci aspettiamo che questo riconoscimento, sia pur tardivo e sia
pur “estorto”, possa essere invece tempestivo e, soprattutto, copra anche
l’anno scolastico appena trascorso.
Ma oltre a questa iniziativa, che ha avuto successo, noi non abbiamo mai
cessato di porre, in tutti i nostri discorsi sul sistema scolastico, la questione del
riordino del sistema dei convitti e degli educandati.
Essi hanno natura di istituzione scolastica ma, con tutta evidenza, sono
governati da leggi che, a dir poco, sono vecchie e superate (risalgono agli anni
20 del secolo scorso).
In sede di CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) di recente, nel
formulare il parere sul concorso docente, come delegazione FLC Cgil, abbiamo
anche evidenziato come non si facciano ormai da troppo tempo i concorsi per
gli educatori. Richiamando in questo modo all’attenzione del Ministro e della
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responsabilità del potere politico un argomento che si tende a far passare sotto
silenzio.
I punti centrali su cui si deve fondare il rilancio dei Convitti e degli educandati
sono i seguenti:
- rifondazione degli istituti in funzione della riconferma e sviluppo della loro
natura di istituzioni scolastiche
- integrazione piena nel sistema di istruzione tramite una revisione degli
istituti di governo
- revisione dei profili e ridefinizione del sistema di reclutamento del
personale
Non ci convincono, infatti, le ipotesi di trasformazione degli istituti in organismi
di natura non scolastica sia pur sotto la vigilanza del MIUR.
Come non ci convince la loro trasformazione in collegi europei magari
indirizzati verso una utenza di élite. La partecipazione a progetti europei deve
avvenire solo come attività aggiuntiva e integrata alla missione fondamentale
scolastica degli istituti. Ne parliamo in questi termini perché in passato sono
circolate ipotesi del genere che, lo ribadiamo, non ci convincono affatto.
La nostra idea, invece, è quella di perseguire una strada di integrazione che da
un lato ridisegni il settore come parte del sistema scolastico e dall’altra veda gli
organi autonomi degli istituti (come possono essere le assemblee del
personale) esprimere una propria rappresentanza che confluisca negli organi
collegiali scolastici.
Fa parte di questo nostro disegno complessivo anche l’armonizzazione delle
disposizioni del Regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche con i
sistemi contabili e la disciplina degli organi e delle attività di revisione
amministrativo-contabile dei Convitti e degli Educandati. Come peraltro
prevede la stessa legge 107 al comma 143.
In verità anzi dobbiamo dire che tale modifica, che noi abbiamo sollecitato
come una delle più importanti misure di aggiornamento da apportare per
eliminare quelle che abbiamo chiamato “molestie burocratiche”, tarda ad
arrivare: ricordiamo che la stessa legge 107 aveva dato tempo 180 gg per
questo provvedimento. Ampiamente scaduti dal gennaio 2016.
Un’altra precisazione ci sentiamo di fare con molta nettezza: tutto ciò che
riguarda il rapporto di lavoro, l’organizzazione del lavoro, il salario, i diritti
sindacali deve essere ricondotto all’interno del Contratto nazionale.
Da questo punto di vista vanno riviste alcune proposte in circolazione, che pure
si muovono in linea generale nella stessa direzione di quella che noi stiamo
proponendo, laddove tendono a regolare per legge argomenti e materie che
per legge non vanno assolutamente regolate, essendo invece nella piena e
assoluta potestà negoziale.
Vogliamo sottolineare che la necessità di un tale riordino non è una fantasia
della FLC CGIL, se è vero che nel testo originario del DDL, di quella che è poi
passata alle cronache come riforma della “buona scuola”, in realtà si parlava di
una delega di legge per il sistema dei convitti e degli educandati.
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E veniamo al tema di una nuova governance per gli Istituti. Essa si deve
inserire nella più complessiva rivisitazione degli Organi collegiali scolastici.
Anche perché la 107 è intervenuta impropriamente anche su questo terreno,
facendo a nostro parare dei danni: ha rovesciato la piramide, perché non sono
più gli organi collegiali che danno indirizzo all'organo monocratico (il Dirigente
Scolastico), ma ora avviene il contrario. Quindi gli organi collegiali sono stati
modificati in modo non improprio e distorcente le relazioni fra gli organi.
Nell’ottica dell’integrazione di cui parlavamo sopra, dunque, è decisivo ciò che
si deve fare nel ridisegno degli organi collegiali delle scuole.
Noi abbiamo fatto una battaglia per questo e continueremo a farla.
E per quanto riguarda specificamente i Convitti e gli Educandati occorre
formalizzare contenuti e poteri delle assemblee del personale superando il
sistema ormai obsoleto del Consiglio di amministrazione. E a tale proposito,
sempre per rimarcare le distinte competenze degli organi circa le distinte
materie, ci sentiamo di dire, magari con una affermazione molto semplice: il
contratto attiva partecipazione e tutela, il consiglio di amministrazione no.
Ma, soprattutto, e in questo modo occorre trovare forme di rappresentanza
negli organi di governo scolastico in modo tale che la partecipazione del
personale educativo diventi un punto di maggiore forza nelle programmazioni,
nelle progettazioni e nelle fasi della decisionalità dell’intera comunità
scolastica. Ciò sia nel Collegio dei Docenti e nelle sue articolazioni, sia nei
consigli di classe, sia nei consigli di istituto.
E’ da discutere e da precisare anche la funzione della compartecipazione alla
stessa valutazione dell’alunno nelle fasi intermedie e finali da parte degli
educatori.
Quale deve essere e in che forme il contributo degli educatori anche nella fase
della valutazione degli alunni?
Per quanto riguarda le politiche del personale occorre mettere alcuni punti
fermi. Innanzitutto occorre, anche nel sistema educativo, arrestare
definitivamente la politica dei tagli perché anche in questo settore, come
accade in molte istituzioni scolastiche, si rischia di non poter assicurare i servizi
minimi di sorveglianza e sicurezza: dal 2008 l’organico è stato tagliato in modo
tale che da 2.451 educatori siamo passati a 2.255 del 2015/16 (9,2% in meno)
mentre, solo per attenerci agli anni che vanno dal 2012 al 2016 gli alunni sono
aumentati di 3.048 unità (da 31.610 a 34.658).
Ciò si rende necessario giacché con tutta evidenza i Convitti e le Istituzioni
educative hanno una funzione sociale, come è dimostrato dall'aumento delle
iscrizioni quale indicatore di un bisogno reale che si manifesta nei territori. In
questo senso vediamo con favore l'apertura del Miur su un riallineamento tra
organico di diritto e organico di fatto anche se ancora in fase embrionale. Ma
c’è un banco di prova immediato che è costituito dalla legge di stabilità: quella
è la sede più adatta per praticare da subito il riallineamento annunciato,
dovendo però riguardare anche il sistema educativo non limitandosi a quello
scolastico.
In questo quadro poniamo alcuni obiettivi precisi;
 occorre formalizzare anche per gli educatori un organico funzionale
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 occorre procedere alla stabilizzazione del personale precario seguendo la
normativa europea attraverso un piano assunzionale che elimini
radicalmente il precariato
 occorre, infine, lo ripetiamo, definire un sistema di reclutamento accanto
ad una contestuale ridefinizione dei titoli di accesso.
E parliamo ora del Contratto, che è per noi il terreno di elezione per la
soluzione di molti dei problemi di cui stiamo discorrendo.
Siamo ancora in attesa della convocazione, più volte annunciata, del tavolo di
trattative contrattuali dei lavoratori pubblici, e quindi anche del personale della
scuola e degli educatori.
Siamo a questo punto, lo vogliamo ricordare, anche grazie alla nostra iniziativa
giudiziaria:
il giudice del lavoro ha accolto la nostra istanza di apertura immediata delle
trattative dopo sette anni di scadenza del CCNL, per non parlare della sentenza
della Corte Costituzionale che va nella stessa direzione. Ora il tempo è
scaduto: nessun rinvio è possibile, nessun rinvio ha ragione di essere.
Quali i punti che vogliamo porre al tavolo contrattuale?
Noi abbiamo già presentato le linee comuni di orientamento elaborate
congiuntamente da FLC CGIL CISL Scuola UIL Scuola e SNALS Confsal e ci
saranno a breve le piattaforme unitarie, da validare nelle assemblee con i
lavoratori.
Considerato che le istituzioni educative sono coinvolte nella pesante
riorganizzazione dell’intero sistema scolastico, il contratto dovrà realizzare la
tutela professionale degli educatori e un loro pieno coinvolgimento nei percorsi
decisionali del Piano triennale dell’Offerta Formativa. Il contratto dovrà
precisare, nel profilo professionale, le specifiche funzioni del personale
educativo nell’ambito delle attività funzionali collegiali ed educative.
Vogliamo ridiscutere di salario, profili, orario e funzioni.
Senza dimenticare la questione cruciale delle risorse che inevitabilmente
incrocia le altre che abbiamo appena menzionato.
Pensiamo: per la card docente ci sono voluti 300 milioni di euro e finora il
Governo ha creduto di liquidare la questione del contratto, che riguarda 3
milioni di persone, con la stessa cifra di 300 milioni (quanto, ripetiamo, è
costata la card docenti). Ora, se si pensa che il calcolo dell’Avvocatura dello
Stato per rinnovare il Contratto (un calcolo non quindi di parte) per i circa 3
milioni di dipendenti pubblici parla di una cifra di 7 miliardi possiamo misurare
la distanza che intercorre fra quanto il Governo propone e quanto si rende
necessario.
E del resto, che il lavoro pubblico sia una risorsa strategica per il paese lo
abbiamo misurato in tutta la sua dimensione e in tutta la sua forza nel caso del
terremoto che ha colpito le zone dell’Itala centrale: lì è stato il lavoro pubblico
a dare dignità e orgoglio al Paese, con i suoi infermieri, medici, vigili, forze
dell’ordine. Ci si provasse ad affrontare queste emergenze con il privato: ne
vedremmo i tragici effetti.
Vogliamo il contratto per recuperare i salari e il loro potere d'acquisto, ma
anche per dare dignità a questo lavoro e ai lavoratori che hanno garantito il
funzionamento delle istituzioni scolastiche.
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Ma vogliamo porre tutti i problemi tutt’ora aperti sul tappeto contrattuale:
- la questione della progressione di carriera da equiparare, con le
opportune diversificazioni, a quella docente
- il problema dell'orario e degli organici da affrontare subito e verificare
come si tradurranno nella legge di stabilità
- il problema della revisione dei profili e dei titoli di accesso (precisazione
del piano di studi)
- la questione delle attività aggiuntive e della formazione che per Contratto
vogliamo obbligatoria, qualificata e finanziata
- la questione delle indennità di turno notturno e festivo che sono
incardinate nel fondo dell’istituzione scolastica (Fis) ma che l'esperienza
di questi anni ci dice che sono da collocare nel contratto in funzione dei
livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio
nazionale. E tale argomento merita, proprio per questo, una speciale
attenzione. Così come anche merita attenzione il tema dell’integrazione
di orario notturno e diurno in modo tale che nessun educatore possa
svolgere “solo” servizio notturno
- il tema dell'integrazione degli alunni con disabilità che va garantita sia
tramite la presenza degli operatori degli enti locali sia nel corso delle
attività educative.
Il dibattito di oggi, ne siamo sicuri, saprà darci utili indicazioni su tutti i temi
che abbiamo toccato segnando un punto di ripartenza e di prospettiva politica
per il futuro.
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