università degli studi del sannio
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SANNIO FACOLTÀ DI SCIENZE ECONOMICHE E AZIENDALI CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA E COMMERCIO TESI DI LAUREA IN GEOGRAFIA ECONOMICA Geografia dell’innovazione: il caso Etna Valley RELATORE Ch.ma Prof.ssa Maria Paradiso CANDIDATO Sebastiano Sarcià Matr.128/000225 CORRELATORE Ch.mo Prof. Eugenio Corti ANNO ACCADEMICO 2003/2004 INDICE INTRODUZIONE .............................................................p. 3 CAPITOLO I Cenni di geografia dell’innovazione ........................................p. 7 1.1 Premessa .........................................................................p. 7 1.2 Le caratteristiche del nuovo paradigma tecnoeconomico ...............................................................p. 11 1.3 Il paradigma dell’informazione .........................................p. 18 1.4 Nuovo ciclo tecnologico e comportamenti spaziali d’impresa.........................................................................p. 22 1.5 Il ruolo dell’Università nello sviluppo economico territoriale ........................................................................p. 26 1.6 La rilevanza delle reti locali nei processi di innovazione territoriale.....................................................p. 32 CAPITOLO II Information Comunication Technology ...................................p. 40 2.1 Premessa..........................................................................p. 40 2.2 New Economy e stato informativo ....................................p. 51 2.3 Analisi del mercato dell’IT nelle Regioni Italiane ..............p. 55 2.3.1 La distribuzione della spesa IT per Regione ..............p. 57 1 2.3.2 Il digital divide tra le Regioni ...................................p. 65 2.3.3 L’offerta IT .............................................................p. 69 2.4 Studio del mercato IT in Sicilia..........................................p. 82 2.4.1 Trend di crescita delle imprese che operano nel settore dell’IT, nel periodo 2000-2002 .................p. 85 2.4.2 Indicatori di sintesi per la Regione Sicilia, e confronto con indicatori medi nazionali.....................p. 88 2.4.3 Conclusioni .............................................................p. 91 CAPITOLO III I distretti industriali. Il caso Etna Valley ..................................p. 93 3.1 Le nuove tecnologie nei distretti industriali ........................p. 93 3.2 Il fenomeno “Etna Valley” ................................................p. 106 3.2.1 Company profile di alcune Aziend Hitech locali........................................................................p. 121 3.2.2 Relazioni tra imprese e saperi locali..........................p. 176 3.2.3 Il portale etnavalley.com..........................................p. 182 3.2.4 Etna Valley e l’I.S.S.R.F..........................................p. 195 Conclusioni.........................................................................p. 200 Bibliografia ........................................................................p. 206 2 ….. CONCLUSIONI Alla luce dell’analisi condotta, si è cercato di descrivere uno dei più importanti fenomeni che ha interessato il mezzogiorno negli ultimi anni. ST è un’impresa “radicata” sul territorio, lo è perché ha investito nei meccanismi di condivisione della conoscenza con gli imprenditori catanesi, valorizzando e beneficiando al contempo della ricchezza e della varietà dei saperi locali, aggregando attorno a sé Know how esterno che potenzia la sua capacità innovativa ed amplifica l’attitudine dell’area ad elaborare conoscenze non contestuali; lo è perché continua ad investire in maniera significativa sul territorio, legandosi sempre più ad esso e dimostrando così di credere nelle sue opportunità di sviluppo. Proprio perché impresa “radicata”, e quindi fortemente ancorata all’area, ST ha ricercato nuove forme di interazione con gli attori locali, collaborando con loro all’avvio di un sistema territoriale Knoledge intensive, e tracciando opportunità di sviluppo per l’area differenti da quelli del passato. 3 Tuttavia il percorso di crescita intrapreso dal territorio è ostacolato da alcuni limiti che potrebbero rallentare considerevolmente le dinamiche evolutive. Tali limiti inducono legittimamente ad avviare una riflessione sulla opportunità o meno di definire attualmente l’area come un “polo tecnologico”. Le esperienze di Silicon Valley, Route 128, Orange County (U.S.A.), Sophia Antipolis (Francia), Tsukuba (Giappone), per citare solo le più note, si caratterizzano per la capacità di evoluzione del sistema di offerta dell’area, per gli elevati investimenti e, soprattutto, per la libera circolazione dei capitali, delle idee e delle risorse umane. In tali contesti, cresce il livello di specializzazione degli operatori, frutto non soltanto della diffusione delle imprese ad alta tecnologia, ma anche di un’accentuata divisione locale del lavoro che, da tradizionali forme di ripartizione tecnico-produttiva, si evolve verso strutture più innovative di divisione del lavoro scientifico, del lavoro strategico e del lavoro finanziario. Etna Valley conferma solo parzialmente tali modelli e inducono a rivolgere l’attenzione su una serie di fattori ancora assenti o non 4 sufficientemente sviluppati. Tra questi, in particolare si vuole segnalare: • La presenza di un solo “nodo” catalizzatore attorno a cui costruire sviluppo. Attualmente, tra le aziende della filiera microelettronica localizzate sul territorio, l’unica che fin qui abbia operato quale nodo capace di generare effetti di attrazione è stata STMicroelectronics. Le altre iniziative locali sono ancora di dimensioni ridotte e le imprese internazionali presenti non hanno, ad oggi, raggiunto una massa critica tale da sviluppare significativamente il network locale. Il rischio è, quindi, che l’area sia fortemente legata alla evoluzione ed alle politiche di sviluppo di una singola realtà, seppure di così ampia portata. • La dimensione “micro” delle attività imprenditoriali locali e quindi, la loro debolezza. Le imprese locali sono prevalentemente posizionate negli spazi interstiziali a monte della filiera microelettronica ed in quelle tipologie di attività in cui la struttura del settore e le barriere all’ingresso hanno consentito l’accesso ad imprese di minori dimensioni. Questo 5 fa si che in gran parte esse si rivolgano prevalentemente ai mercati locali e non risultino capaci di resistere alle pressioni competitive internazionali. • La mancanza di relazioni trasversali. Perché un polo tecnologico si consolidi, i flussi relazionali di informazioni e conoscenze devono superare lo stadio monodirezionale (dalle grandi imprese a quelle più piccole) e bidirezionale (dalle grandi alle piccole, e viceversa) per evolversi verso una dimensione trasversale. In questa ottica, l’Università sta assumendo un ruolo strategico, diventando sempre di più attore chiave del territorio ed anello di trasferimento della produzione della conoscenza alle applicazioni tecnologiche. • L’assenza di capitale di rischio per le PMI ad alta tecnologia. La quasi totale assenza di investitori istituzionali, di venture capitalist e di strutture a supporto dei processi di start-up nei settori high-tech e le rigide politiche di investimento degli operatori del credito, poco propensi a premiare il rischio dei progetti innovativi, ostacolano lo sviluppo delle attività imprenditoriali e degli spin-off. 6 • Il limitato sviluppo dei servizi dell’area industriale. L’attuale situazione dell’A.S.I. (Area di sviluppo industriale) di Catania è caratterizzata da una ridotta offerta di servizi avanzati a causa di una serie di vicoli legislativi ed organizzativi che di fatto impediscono l’elaborazione di una strategia di sviluppo. • Le esigue iniziative di spin-off accademico. Mancano, come in altri parti del paese, significative esperienze di start up accademici, che, come mostrano le realtà più significative di poli tecnologici, sono alla base dei processi di trasferimento dei risultati della ricerca in applicazioni industriali e quindi, in nuove iniziative economiche. • La limitata mobilità del personale. Vincoli normativi e politiche del personale delle imprese ostacolano un regolare funzionamento del mercato del lavoro. Il flusso trasversale degli uomini e dei talenti, fattore fondamentale di accelerazione dei processi territoriali di produzione e di condivisione delle conoscenze, è ancora in uno stadio iniziale. Alcune delle condizioni vincolanti sopra esposte si presume possano essere in futuro superate; altre, invece, tendono a rappresentare reali 7 barriere per uno sviluppo significativo e competitivo del bacino catanese nello scacchiere internazionale delle attività ad alto contenuto tecnologico84. Continuare ad investire nella ricerca e nella formazione di professionalità altamente qualificate rappresenta, pertanto, un presupposto indispensabile per sostenere la crescita a Catania di un polo high tech. Tale realtà, magmatica e al tempo stesso confusa, impone ulteriore attenzione al fine di comprendere se sia destinata a rimanere “un’isola nell’isola”, oppure a consolidare la sua posizione competitiva e cogliere la sfida della globalizzazione, non rinunciando alla specificità dei saperi locali. 84 C. Buttà e C. Schillaci, Microelettronica e saperi locali. Ipotesi di sviluppo di un polo high- tech a Catania, Giappichelli, 2003, Torino. 8 BIBLIOGRAFIA AIRI, Atti del convegno Spin-off e venture capital. Come si creano e come si sviluppano nuove imprese high tech, 1998, Milano. Amendola M., Gaffard J.-L., The innovative Choice. An Economic Analysis of the Dynamics of technology, Basil Blackwell, 1988, Oxford. Assinform Rapporto sull’informatica e le telecomunicazioni Assinform Rapporto sul mercato dell’IT nelle Regioni Italiane Babbage C., On the economy of machinery and manufactures, 4ed., Reprints of Economic Classics, A. M. Kelley, 1966. Becattini G., Mercato e forze locali. Il distretto industriale, il Mulino, 1987, Bologna. Becattini G., Riflessioni sul distretto industriale marshalliano come concetto socioeconomico, in Stato e Mercato I, n°25, aprile 1989. 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