Zenshinkai Brescia
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Zenshinkai Brescia - novembre 2015 6 novembre La vacca Il mio primo koan l’ho avuto esattamente 40 anni fa, allora diciassettenne lavoravo come apprendista manutentore alla Piaggio Gilera di Arcore. Il mio capo di nome Umberto era un “grande”, un grande nella praticità, sapeva fare di tutto e bene. In quegli anni ci occupavamo di carpenteria, idraulica, lattoneria e meccanica. Da apprendista, e non solo da apprendista, capita che non sai come venire a capo di certe situazioni. A quei tempi chiedevo a Umberto, e lui di tutto punto mi rispondeva: “cume la fa la vaca a lecas el cu?”(come fa la vacca a leccarsi il culo) e se ne andava. Ecco il mio primo koan, non capivo, ma piano piano, forse anche con l’aiuto dei calci in culo, capii. Alla fine degli anni ottanta conobbi un maestro di sci e poi seppi era pure Maestro zen, io di zen e di buddismo allora ero completamente vergine. Non so da cosa fui colpito, se dall’uomo, o da qualche altra cosa che allora non seppi definire, comunque cominciai a sedermi come ci si sedeva in quel luogo: a gambe incrociate. Alla mia prima sesshin di due giorni, avrei venduto mia madre, purché finisse in fretta. Poi, non so come mai, ma tornai, e di lì a poco chiesi al Maestro di avere il koan. Il primo koan della tradizione dice : Un monaco chiese al Maestro Joshu il cane ha o no la natura di Buddha? Il maestro Joshu rispose MUU. Ecco, ci risiamo con la vacca, deve essere un animale importante per me, per la mia comprensione. Questo MUU, che vibra da sempre nell’intero universo, mi sono poi accorto che me l’ho portavo già in tasca allora, da apprendista e da prima ancora, certo non ne ero cosciente, ma era lì, da sempre. “la verità è nelle nostre mani ma è inafferrabile sguscia come un’anguilla” scrisse Montale. E non rimane che sedersi, per fare un po’ di chiarezza e comprendere che così come siamo, siamo già perfetti. A mani unite Francesco Sosen 13 novembre Il Keisaku Più di una volta, guardando il Maestro Taino con il bastone cerimoniale tra le mani, il keisaku, esortare i discepoli, ho pensato: chissà se un giorno anch’io sarò in grado di comunicare, in piedi, con quel bastone in mano a degli allievi seduti sui cuscini ritti e in silenzio, ciò che adesso sto apprendendo. Ed eccomi qui, certo non voglio paragonarmi al Maestro Taino, però quello che voglio dire è che uno ad un certo punto ci si trova quasi senza volerlo, a insegnare: a insegnare ai figli, insegnare un lavoro e così tantissime altre cose, a insegnare ciò che si è appreso nel corso degli anni. Quello che si apprende in questa scuola è un’arte oserei dire particolare: quella del vivere la vita . Qualcuno potrebbe pensare: esagerato! Ebbene si, forse è esagerato, ma di gente consapevole di ciò che sta facendo non se ne vede molta in giro, e dato quello che succede nel mondo poi… Questo non vuole apparire presuntuoso, come se la nostra scuola fosse l’unica a poter insegnare l’arte del come vivere la vita. Noi siamo qui ad apprendere come muoverci nel mondo, come poterlo fare liberamente e lo apprendiamo stando seduti a gambe incrociate sul cuscino, per conoscerci a fondo, andando a vedere chi siamo realmente “il nostro vero volto prima che nascessero i nostri genitori”, quindi abbandoniamoci consapevoli a quest’arte che si impara nel silenzio. A mani unite Francesco Sosen 20 novembre Andando a Udine per lavoro, solo, guidando per 270 km e visto che non mi piace ascoltare la radio, presto attenzione alla guida e mi godo questo mutare del paesaggio, facendomi anche corrompere dai pensieri. Il traffico, soprattutto sulla A4 è intenso già dal mattino presto, sembra una gara. Guardando la striscia discontinua che scappa veloce sotto il furgone, mi sono ricordato che nei primi anni di scuola, ci insegnano che la retta è composta da tanti punti, tanti puntini uno dietro l’altro compongono una linea continua, chissà quale velocità devo raggiungere per vedere la continuità sull’asfalto, mi domando. E così è anche il tempo, un attimo dopo l’altro, compone un’intera vita, corta o lunga che sia. Noi siamo ospiti con questo corso di meditazione, in una scuola si può dire salutista, si praticano diverse discipline, tutte col fine di stare bene, o di stare meglio. Ma ci sarà sempre un meglio migliore, e allora ? Nei koan della tradizione, che poi è stato anche ripreso dal Maestro Taino nel Bukkosan Roku, qualcuno chiese: ”com’è l’eterno Dharmakaia, il maestro rispose: sulla montagna i fiori sono un tappeto colorato”. Noi dobbiamo essere in grado di vedere l’eternità nei fiori, che sono presi in questo caso, come simbolo dell’ impermanenza, perché molto velocemente perdono la loro fragranza e dallo sbocciare al deperire non trascorre molto tempo, e allora? come ci si può vedere, in tutto questo l’eternità? l’assoluto? Questo assoluto che non ha comparativi. Quindi è bene cercare il bene, anche il meglio, ma il punto fondamentale è realizzare l’assoluto. A mani unite Francesco Sosen 27 novembre DANZA LENTA Hai mai guardato i bambini in un girotondo? O ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra? O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla? O osservato il sole allo svanire della notte? Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce. Il tempo è breve la musica non durerà. Questi sono i primi versi di una poesia scritta da una adolescente malata di cancro. La ragazzina desidera che questo scritto raggiunga il maggior numero di persone possibili. Probabilmente ci si rende conto veramente del valore delle cose solo nel momento in cui si stanno perdendo. Questo corso, giunto al secondo anno l’ho voluto iniziare come “corso di attenzione”, la parola meditazione non l’ho mai amata e visto che qui ancora non si praticano i koan, trovo per ora attenzione il termine giusto. L’attenzione, questa presenza che anche la ragazzina ci chiede di tenere nel quotidiano, per far si che ci si renda conto di ciò che ci succede intorno. Siamo talmente presi dalla meta che spesso ci perdiamo il piacere che sta nel raggiungerla. Questa bicicletta ce la siamo scelta noi, quindi ora in qualche modo ci tocca di pedalare. Certo la società e questo mondo moderno ci strattonano da tutte le parti, ma con un po’ di attenzione la qualità del pedalare e la panoramica potrebbero anche cambiare. Stasera dopo questi periodi sul cuscino, saliremo la Maddalena con una luna meravigliosa, l’ultima di questo autunno, cercando di danzare come ci chiedono questi versi, in modo da gustarci ogni momento, ogni passo, dedicandoli a coloro che non hanno la fortuna di poterseli concedere. A mani unite Francesco Sosen