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ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
Lavoriamo per la pace e la giustizia
a cura di autori vari - fonte www.zmag.org/Italy/wspjart-it.htm
(data di pubblicazione su www.attac.it 04 aprile 2003)
La costruzione di un movimento abbastanza forte da fermare la guerra in Iraq o da frenare con
successo la prossima guerra in Siria, Iran o Venezuela è basata su molti fattori. Tra questi, forse il
più importante di tutti è un numero sufficientemente grande di persone.
Per sfidare con successo chi detiene il potere, il nostro movimento deve costantemente crescere di
dimensioni oltre che di consapevolezza e d'impegno. Dobbiamo coinvolgere quelle persone che
sono contro la guerra, ma che ancora non hanno agito di conseguenza. Dobbiamo coinvolgere
quelle persone che sono turbate da quello che vedono, ma che non hanno ancora deciso di opporsi
alla guerra e alle politiche che vi stanno dietro. Dobbiamo anche coinvolgere quelle persone che
adesso sono a favore della guerra, ma senza una piena comprensione del contesto, della storia e
delle implicazioni.
Un compito fondamentale, quindi, oltre a manifestare, è quello di parlare alle persone, di ascoltare
i loro dubbi, la loro confusione e le loro idee, fornendo loro un punto di vista alternativo in grado di
generare una grande solidarietà che duri nel tempo. Dobbiamo rivolgerci alle persone di cui non
abbiamo gli indirizzi. Dobbiamo andare di porta in porta nei quartieri e nei campus, e dobbiamo
farlo più e più volte. Dobbiamo parlare ai nostri colleghi di lavoro, alle persone che incontriamo
quando andiamo a fare la spesa, e alla persona che ci sta seduta accanto in classe, in chiesa o in
qualunque altro posto. Dobbiamo organizzarci.
Su scala più ampia, anche i nostri sforzi collettivi possono raggiungere un pubblico che va oltre i
partecipanti del movimento. I nostri cortei possono attraversare i quartieri residenziali anziché solo
il centro cittadino. Chi partecipa ai cortei può andare a parlare con i passanti incuriositi. Migliaia di
gruppi possono montare tavolini nei centri commerciali e parlare con le persone presenti nell'area.
Parlare. Parlare. Sono le fondamenta per costruire dimostrazioni più grandi, un impegno più
profondo, e per aumentare i costi per le élite, ottenendo così il cambiamento.
Se 100 o 500 o 5.000 o 50.000 persone o anche più sono pronte a bloccare le strade o occupare
edifici per fare pressione sulle élite in un contesto in cui il supporto va aumentando, è fantastico,
soprattutto se i bersagli fanno parte della macchina bellica, come i tentativi di bloccare i treni
militari in Europa. Ma non dovrebbero altrettante persone, il giorno prima e/o il giorno dopo,
essere disponibili ad andare in giro a parlare alle persone, cercando di coinvolgerle attivamente?
Le nostre manifestazioni creano un contesto che ci aiuta a raggiungere e organizzare la
popolazione, ma per quanto siano importanti, le marce, i comizi e le occupazioni non saranno
sufficienti ad organizzare le persone. Per sentire i diversi punti di vista e convincere le persone
dobbiamo ascoltare e fornire prove ed argomenti convincenti, ed anche simpatia e rispetto per le
opinioni altrui. Bisogna parlare.
Per vincere contro questa guerra e la prossima, e le cause della guerra e dell'ingiustizia più in
generale, dobbiamo costruire un movimento di decine di milioni di membri impegnati e attivi. Ma
anche se continuiamo a parlare con le persone che non sono d'accordo con noi, come facciamo a
sapere se stiamo ottenendo qualcosa, e come facciamo ad intavolare una discussione?
Una tecnica possibile sarebbe quella di andare, in tutto il mondo, dalle persone con una
dichiarazione da firmare, qualcosa che sia tempestivo ma che non diventi datato, qualcosa di
concreto e specifico, ma abbastanza universale da essere utilizzabile a livello internazionale, e
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sufficientemente approfondito che per ottenere le firme dovremmo affrontare tutte le questioni che
impediscono alla gente di diventare parte attiva di un movimento per la giustizia e per la pace.
Forse una dichiarazione come questa:
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Credo nella pace e la giustizia.
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Credo nella democrazia e l'autonomia. Non credo che gli Stati Uniti né nessun altro paese
debbano ignorare la volontà popolare e indebolire la legge internazionale, cercando di ottenere
con la prepotenza e la corruzione voti nel Consiglio di Sicurezza.
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Credo nell'internazionalismo. Mi oppongo a che qualunque nazione crei un network sempre più
ampio di basi militari accumulando un immenso arsenale bellico senza uguali nel mondo.
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Credo nell'equità. Non credo che gli USA né nessun altro paese debbano cercare di costruire un
impero. Non credo che gli USA debbano controllare le riserve petrolifere del Medio Oriente in
nome delle multinazionali americane e come una leva per ottenere il controllo politico su altri
paesi.
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Credo nella libertà. Mi oppongo ai regimi brutali in Iraq e in altri paesi ma anche alla nuova
dottrina della "guerra preventiva" che è garanzia di un conflitto permanente e molto pericoloso,
ed è la ragione per cui gli Stati Uniti sono adesso considerati in tutto il mondo la maggiore
minaccia per la pace.
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Sono a favore di una politica estera democratica che appoggi l'opposizione popolare
all'imperialismo, alla dittatura e al fondamentalismo politico in tutte le sue forme..
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Credo nella solidarietà. Sono schierato/a a fianco di tutti i poveri e gli esclusi. Nonostante la
massiccia disinformazione milioni di persone si oppongono ad una guerra ingiusta, illegale,
immorale, e io voglio unire la mia voce alla loro. Sono schierato/a a fianco di tutti i leader
religiosi e morali e i lavoratori di tutto il mondo, e con la stragrande maggioranza dei popoli di
tutto il mondo.
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Credo nella diversità. Sono a favore della fine del razzismo nei confronti degli immigrati e le
persone di colore. Sono a favore della fine della repressione nel mio paese e all'estero.
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Credo nella pace. Mi oppongo a questa guerra e alle condizioni, le mentalità e le istituzioni che
alimentano e nutrono la guerra e l'ingiustizia.
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Credo nella sostenibilità. Sono contro la distruzione delle foreste, della terra, dell'acqua, delle
risorse ambientali e della biodiversità da cui dipende tutta la vita.
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Credo nella giustizia. Sono contro le istituzioni economiche, politiche e culturali che
promuovono una mentalità competitiva, contro le enormi disuguaglianze nella ricchezza e nel
potere, contro il dominio delle multinazionali che arriva al punto da creare gli sweatshop e
lavoratori-schiavi, contro il razzismo e le gerarchie sessuali e di genere.
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Sono a favore di politiche che dirottino i fondi impiegati nelle spese militari e belliche verso la
fornitura di servizi sanitari, istruzione, abitazioni e lavoro.
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•
Sono a favore di un mondo le cui istituzioni politiche, economiche e sociali promuovano la
solidarietà, favoriscano l'equità, massimizzino la partecipazione, celebrino la diversità e
incoraggino la vera democrazia.
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Credo nella pace e della giustizia e, inoltre, m'impegno a lottare per la pace e la giustizia."
Per firmare questa dichiarazione:
http://www.zmag.org/wspj/sign_statement_frm.cfm
I promotori firmatari della dichiarazione:
Ezequiel Adamovsky, Argentina - Vittorio Agnoletto, Italia - Christophe Aguiton, Italia - Katherine
Ainger, Inghilterra - Michael Albert, USA - Tariq Ali, Inghilterra - Bridget Anderson, Inghilterra David Bacon, USA - David Barsamian, USA - Phyllis Bennis, USA - Elena Blanco, Venezuela Nadine Bloch, USA - Bill Blum, USA - Peter Bohmer, USA - Patrick Bond, Sud Africa - Jeremy
Brecher, USA - Michael Bronski, USA - Dennis Brutis, Sud Africa - Paul Buhle, USA - Nicola Bullard,
Tailandia - Scott Burchill, Australia - Leslie Cagan, USA - Alex Callinicos, Inghilterra - Daniel
Chavez, Netherlands - Noam Chomsky, USA - Tim Costello, USA - David Cromwell, Inghilterra Will Doherty, USA - Brian Dominick, USA - David Edwards, Inghilterra - Barbara Epstein, USA
Laura Falnders, USA - Bill Fletcher, USA - Eduardo Galeano, Uruguay - Barbara Garson, USA
Susan George, Francia - Ted Glick, USA - Gie Goris, Belgio - Andrej Grubacic, Serbia - Marta
Harnecker, Cile - Elizabeth Hartman, USA - Tom Hayden, USA - Evan Henshaw-Plath, USA - Doug
Henwood, USA - John Hepburn, Australia - Edward Herman, USA - Pervez Hoodbhoy, Pakistan Sut Jhally, USA - Robert Jensen, USA - Boris Kagarlitsky, Russia - Jerry Kloby, USA -Sonali
Kolhatkar, USA - Saul Landau, USA - Joanne Landy, USA - Rahul Mahajan. USA - Dawn Martinez,
USA - Elizabeth Martinez, USA - Antonio Martins, Brasile - Rania Masri, USA - Bob McChesney, USA
George Monbiot, Inghilterra - Hector Mondragon, Colombia - Suren Moodliar, Sud Africa - Jonathan
Neale, Inghilterra - Adele Oliveri, Italia - Pablo Ortellado, Brasile - Cynthia Peters, USA - Justin
Podur, Canada - Vijay Prashad, USA - Prabir Purkayastha, India - Milan Rai, Inghilterra - Nikos
Raptis, Grecia - Michael Ratner, USA - Judy Rebick, Canada - Tanya Reinhart, Israele - Carola
Reintjes, Spagna - Arundhati Roy, India - Marta Russell, USA - Manuel Rozental, Colombia Stephen Shalom, USA - Norman Solomon, USA - Lydia Sargent, USA - Roberto Savio, Italia
James Tracy, USA - America Vera-Zavala, Inghilterra - Hilary Wainwright, Inghilterra - Peter
Waterman, Olanda - Robert Weissman, USA - Tom Wetzel, USA - Tim Wise, USA - Howard Zinn,
USA