Europa 2.0

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Europa 2.0
Europa 2.0
L’Europa che vorrei è come la versione 2.0 di quella attuale. Riveduta e corretta, più presente sul
campo delle tematiche sociali e culturali.
Facciamo parte di quel “Vecchio mondo” ma che di vecchio, permettetemi, non ha nulla.
Negli anni l’Unione ha modificato il suo assetto per venire incontro alle esigenze degli Stati
membri, cercando di restare al passo con le nuove tendenze, come ad esempio con la creazione di
portali telematici dedicati alla promozione del lavoro all’estero.
Nel mio piccolo vorrei rilanciare l’idea di partenza, un’aggregazione volontaria tra Stati, votata al
benessere dei cittadini, pensando anche al nostro Inno, alla Gioia, poesia di Schiller musicata da
Beethowen.
Mi piacerebbe sentirlo di più, studiarlo a scuola, insieme al nostro Inno Nazionale (non credo che
Goffredo Mameli si sentirebbe offeso). Pensiamo anche alla bandiera, quella che vorrei è
un’Europa con più cieli stellati che sventolano dai balconi a fianco del nostro tricolore, come
simbolo di accoglienza e di cooperazione.
Noi italiani non ci sentiamo del tutto Europei perché parlando continuamente di spread o di
quanto abbia influito positivamente o negativamente l’instaurazione della moneta unica, abbiamo
perso di vista i benefici di questa unione. L’aspetto economico tende a portare in secondo piano
quello politico: viaggiare incontrando le frontiere aperte, condividere valori sociali e avere la
possibilità di fare un’esperienza lavorativa in un altro Stato membro ci permette costantemente di
crescere dal punto di vista sia culturale che tecnologico.
I viaggi spesso non sono altro che visite ad amici o parenti che hanno scelto di lavorare fuori dalla
propria zona di comfort per un progetto di vita più stimolante. Io stessa non escludo un’esperienza
in un altro Paese, dato che già in passato ho collaborato a diversi progetti e lo studio delle lingue
ha caratterizzato i miei studi. Se ci pensate in altre realtà, molti giovani non nemmeno mai usciti
dallo Stato in cui sono nati.
Io credo in un’Europa scevra di pregiudizi e stereotipi, carica di passione e voglia di fare. Vorrei
che noi europei ci sentissimo tali e che a prescindere dall’età fossimo tutti più coinvolti, senza
lasciarci influenzare da ciò che ci propinano i mass media. Siamo la generazione con i più potenti
mezzi di comunicazione di tutti i tempi e dobbiamo sfruttare ciò a nostro vantaggio. Possiamo
avere dei canali sempre aperti con i nostri “cugini europei”, per un continuo scambio di idee e di
persone.
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Bisogna evitare inoltre di utilizzare espressioni come “fuga di cervelli”, il lavoro all’estero è una
risorsa, una scelta volontaria e consapevole, il termine fuggire non credo si addica a noi europei,
dato che fin da tempi remoti siamo stati promotori di viaggi per studiare le Arti o le Scienze.
L’Europa, secondo me, dovrebbe essere amministrata come una grande azienda. Rivedere i bilanci
è importante, ma il risultato è sempre caratterizzato dalle persone coinvolte nel lavoro, dai
manager fino ad arrivare al singolo collaboratore che deve fare la sua parte (in questo caso noi
cittadini).
Dobbiamo sentirci parte di questo progetto pensato per il nostro bene, pensando sempre che nel
nostro piccolo possiamo fare la differenza. Già essere qui oggi con le mie parole e con le tante
scritte da giovani idealisti come me, credo sia un buon modo per iniziare a migliorare ciò che ci
circonda.
Saremo noi giovani a contribuire come parte attiva al cambiamento e sono fiduciosa che avremo
tutto l’appoggio possibile da chi ci rappresenta al Parlamento europeo.
Ancora una volta fiera e felice di parlare di Europa.
Marzia Zazzano
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