Personal Learning Environment e sistemi educativi: una sfida al

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Personal Learning Environment e sistemi educativi: una sfida al
Methodologies and scenarios
Personal Learning
Environment e sistemi
educativi: una sfida al
modello dominante
Scott Wilson, Prof. Oleg Liber, Mark Johnson, Phil
Beauvoir, Paul Sharples & Colin Milligan
Università di Bolton; UK
[email protected], [email protected],
[email protected], [email protected],
[email protected], [email protected]
Parole chiave: Personal Learning Environments, Innovazione, Dominant
Design, e-Learning, Distributed Systems
Abstract
Gli attuali sistemi tecnologici per l’educazione si rifanno ad un modello
progettuale che non è favorevole né al lifelong learning né alla
personalizzazione. Esso rimane asimmetrico per quanto riguarda le capacità
dell’utente e disconnesso dalla ecologia complessiva dei servizi internet.
In questo lavoro proponiamo un modello di sistema educativo alternativo
che enfatizza le connessioni simmetriche con un insieme di servizi sia
nell’apprendimento formale che informale, nel lavoro e nell’intrattenimento,
identificando strategie per l’implementazione e la sperimentazione.
Je-LKS
Journal of e-Learning
and Knowledge Society — Vol. 3, n. 2, giugno 2007 (pp. 29-40 )
Je-LKS
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Vol. 3, n. 2, giugno 2007
1 Introduzione
Abernathy e Utterback hanno introdotto il concetto di modello dominante
nel 1978 (Abernathy Utterback, 1978) per descrivere l’affermarsi di un principio basico progettuale, ampiamente accettato, all’interno di un numero di
alternative in competizione tra loro.
Esempi comuni possono essere la tastiera QWERTY, lo standard video
VHS e l’IBM PC.
La caratteristica primaria di un disegno dominante è che, una volta che
esso emerge, le eventuali innovazioni sono dirette più a migliorare il processo
attraverso cui il disegno dominante è distribuito, piuttosto che ad esplorare
alternative.
Un disegno dominante può durare per un considerevole periodo di tempo,
anche qualora esso non rappresenti la soluzione tecnica migliore (ad es vedi
VHS v Betamax).
All’interno del campo della Tecnologia dell’educazione il focus negli anni
recenti è stato posto sul miglioramento della tecnologia dei Virtual Learning
Environment (VLE, anche conosciuti come Learning Management System,
o LMS) con un uso molto marginale dei software e delle tecniche che non
fossero quelle tipiche dello schema di funzionalità dei VLE. Abbiamo visto
negli anni l’emergere di sostanziali miglioramenti dei prodotti, di fusioni
e consolidamenti (ad es., la fusione tra WebCT e Blackboard), standard e
regimi di conformità (come IMS1, SCORM2, e maggiori investimenti sul
versante Open Source dei VLEs (Moodle3, Sakai4).
Tuttavia, in questo stesso periodo di tempo parecchie altre tecnologie
innovative – sistemi peer to peer, weblog, wiki, e social software – sono
state adottate e sono state ampiamente usate da una grande varietà di utenti,
anche se marginalizzate sino a tempi molto recenti, non supportate ed in
qualche caso ostacolate (Parry 2005), all’interno delle istituzioni educative,
a dispetto di una convinzione crescente presso i tecnologi dell’educazione
(ad es., Downes 2004), secondo i quali esse rappresentano qualcosa di più
vicino alle finalità generalmente auspicate di un apprendimento continuo e
personalizzato.
Se accettiamo l’idea che il VLE rappresenta il modello dominante, possiamo allora considerare la possibilità che esista l’alternativa di un nuovo
modello che potrebbe offrire un set di possibilità molto differenti, in modo
da venire maggiormente incontro ai bisogni di un allievo in formazione continua.
1 IMS Global Learning Consortium, http://www.imsglobal.org
2 Advanced Distributed Learning Network, http://www.adlnet.org
3 Moodle, http://www.moodle.org
4 Sakai, http://www.sakaiproject.org
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I sistemi attualmente usati in educazione seguono un modello riconoscibile, di norma indicato come Virtual Learning Environment (VLE) in Gran Bretagna, ma denominato altrove anche Learning Management System (LMS).
Questo modello descrive una particolare categoria di software che è estremamente diffuso (vicino alla saturazione del mercato) nel sistema educativo
UK (Farmer and Tilton, 2006); ciò giustifica il ritenere il modello VLE come
il modello educativo dominante.
2 Caratteristiche del modello dominante
2.1 Focalizzazione sull’integrazione di tool e dati all’interno del contesto di un
corso
Il progetto generale di un VLE segue un modello consolidato di integrazione di un set di tool (forum, quiz) e dati (studenti, contenuti), all’interno del
contesto di un corso o modulo. Questo modello segue quello educativo generale della modularizzazione dei corsi e la suddivisione dell’insegnamento in
unità discrete. Questo modello progettuale è assai diffuso; in alcuni VLE non
è neanche possibile condividere contenuti tra gli spazi di un corso all’interno
dello stesso sistema.
2.2 Relazioni asimmetriche
All’interno dei sistemi di apprendimento attuali c’è spesso una distinzione
molto chiara tra le facoltà concesse all’allievo e quelle del docente. Gli strumenti per organizzare e creare sono più ricchi per il docente che per l’allievo.
Questa asimmetria comunica un messaggio conflittuale agli utenti, da una parte
essi sono esortati ad essere creativi, partecipare ed assumere il controllo del
loro apprendimento, dall’altra essi sono relegati ad un ruolo fondamentalmente
passivo, con i contributi possibili che sono collocati all’interno di una struttura
predeterminata all’interno del VLE.
2.3 Esperienza omogenea del contesto
Il modello organizzativo centrato sul corso ed i limiti alle possibilità dell’allievo di organizzare lo spazio comporta la creazione di un contesto fortemente
omogeneo; tutti gli allievi hanno la stessa esperienza del sistema, vedono lo
stesso contenuto organizzato nello stesso modo, con gli stessi strumenti. Ciò
riproduce il modello generale dell’educazione che pone enfasi sull’esperienza
comune dell’allievo all’interno di un contesto. Ciò contraddice il desiderio
spesso espresso all’insegna generale del lifelong learning, di un’esperienza
individualizzata in funzione di bisogni e priorità personali.
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2.4 Uso di standard aperti per l’e-learning
A lato dei VLE si è sviluppato un processo parallelo che ha prodotto una serie
di standard e specifiche tecniche per supportare l’integrazione dei prodotti VLE
nei sistemi gestionali (ad es. le specifiche IMS Enterprise and Enterprise Services), per incorporare pacchetti di apprendimento (es. SCORM, IMS). Questi sono
stati adottati dai produttori di VLE e sono richiesti dai clienti e gruppi industriali
ed hanno successivamente stabilizzato il progetto di tali sistemi in accordo con
questi standard. Tuttavia, altre specifiche, come RSS5 che sono state ampiamente
adottate fuori dal mondo educativo, non hanno invece direttamente influenzato
i VLE; questo è almeno parzialmente un effetto laterale della natura chiusa dei
prodotti che scoraggiano la condivisione aperta dei contenuti.
2.5 Controllo degli accessi e gestione dei diritti
I VLE tipicamente restringono l’accesso al contenuto e alle conversazioni
ai gruppi coinvolti nel singolo corso, e attraverso accordi con gli editori, salvaguardano i contenuti distribuiti da accessi esterni.
Questa restrizione agisce contro le istanze del lifelong e lifewide learning
che spingono ad unire esperienze di apprendimento a casa e sul posto di lavoro
e di un apprendimento trasversale alle organizzazioni. Gran parte dei contenuti
all’interno di un VLE non sono disponibili nel mondo esterno; essi non lo sono
spesso neanche agli stessi studenti che hanno finito il corso.
2.6 Ambito organizzativo
L’ambito operativo di un VLE tipicamente si limita all’organizzazione che
installa e gestisce il software; un modello basato sui servizi è talvolta integrato
nel caso sia di utilità ai produttori dei sistemi. In ogni caso, l’ambito è ancora
organizzativo nel senso che l’ambito dell’informazione gestita dal sistema rimane limitato all’organizzazione stessa.
Normalmente un VLE rende difficile coinvolgere organizzazioni esterne ed
allievi che non sono registrati in qualche modo nell’organizzazione. Di nuovo,
anche questo in opposizione al modello di apprendimento lifelong e lifewide
nel quale è previsto un ruolo rilevante per l’apprendimento trasversale alle
organizzazioni e per l’informal e-learning.
Più interessanti sono modelli ibridi emergenti come quello di Blackboard,
diretto alla creazione di una rete di sistemi con lo sviluppo di un migliore
coordinamento tra organizzazioni che usano lo stesso sistema. Comunque l’ampiezza dell’operazione è ancora limitato ad organizzazioni che usano la stessa
piattaforma, pertanto il problema dell’isolamento rimane.
5 RSS (file format) http://en.wikipedia.org/wiki/RSS_(protocol)
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3 Caratteristiche di un modello alternativo
Le criticità del sistema attuale possono essere affrontate attraverso l’adozione
di un nuovo modello che sposta altrove l’enfasi, rispetto alle isolate esperienze
ottenibili con un VLE. Denominiamo questo nuovo modello come un Personal
Learning Environment, nonostante che, a differenza del VLE, questo sia essenzialmente un modello che riguarda le pratiche di uso nell’apprendimento con
diverse tecnologie, piuttosto che una categoria di software.
Il tema del PLE ha cominciato ad emergere dalle conversazioni tra diversi
gruppi di tecnologi dell’educazione agli inizi del 2005, ed in particolare quando
Wilson ha pubblicato un modello concettuale di un nuovo tipo di sistema, denominato all’epoca il “VLE del futuro” (Wilson 2005). Una versione aggiornata del
diagramma è qui presentata per illustrare le possibilità di un PLE (vedi fig. 1).
Fig. 1. Modello concettuale di un Personal Learning Environment, sviluppo del
modello di Wilson (2005)
3.1 Focalizzazioni sul coordinamento delle connessioni tra gli utenti ed i servizi
Piuttosto che integrare i tool in un singolo contesto, il sistema dovrebbe
focalizzarsi piuttosto sul coordinare le connessioni tra l’utente ed un’ampia
gamma di servizi offerti dalle organizzazioni e altri soggetti. Piuttosto che inte-
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ragire con i tool offerti all’interno dei contesti supportati da un singolo provider,
il PLE riguarda il dar vita ad un ampia gamma di contesti da coordinare per
supportare gli obiettivi dell’utente. Questo è più consistente con un approccio
all’apprendimento orientato alla competenza ed esplicitamente riconosce il
bisogno di integrare esperienze in un insieme di ambienti, includendo educazione, lavoro, ed attività di intrattenimento.
3.2 Relazioni simmetriche
Il sistema dovrebbe essere ribilanciato in favore di relazioni simmetriche;
ogni utente dovrebbe essere in grado sia di utilizzare che di pubblicare risorse
usando un servizio, e gli utenti dovrebbero essere capaci di organizzare le loro
risorse, gestire contesti ed utilizzare tool da adattare ai loro bisogni.
3.3 Contesto individualizzato
Dati il focus e la natura della relazione con il sistema, non sarà più possibile
offrire un’esperienza omogenea di un contesto fuori dall’ambito di un sistema
chiuso, così che gli utenti possano riorganizzare le informazioni nel contesto
che vedono in vari modi e scegliere le informazioni e gli strumenti da situare in
esso.
3.4 Standard internet aperti e API proprietarie
Siccome l’ambito del sistema si è espanso al di là dei servizi offerti dalle
istituzioni, il range degli standard e protocolli usati per interagire coi servizi
aumenta e non è più possibile focalizzarsi solamente su standard sviluppati
per soddisfare i bisogni specifici del settore educativo. Al contrario, i sistemi
avranno bisogno di interagire con i servizi che offrono le loro API proprietarie
(per esempio Google Maps6) e con servizi che offrono interfacce che supportano più generali standard web (per es. IETF Atom7).
Dalla prospettiva di un PLE è assai più rilevante la connessione che la adeguatezza agli standard, ed è assai meglio offrire un’ampia gamma di servizi, che
richiedono supporto per un ambito di standardizzazioni dagli standard normali
attraverso quelli interamente proprietari (anche se pubblicamente disponibili),
API, che restringere le connessioni possibili agli utenti.
3.5 Contenuti aperti e cultura del “remix”
A differenza del VLE, il PLE implica la condivisione di risorse, non la
6 Google Maps API, http://www.google.com/apis/maps/
7 The Atom Syndication Format, RFC4287, Internet Engineering Task Force, http://www.ietf.org/rfc/rfc4287.
txt?number=4287
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protezione, e sottolinea l’uso di licenze di tipo Creative Commons8, che consentono le modifiche e la ripubblicazione delle risorse. Piuttosto che learning
object preimpacchettati, le risorse raccolte ed accessibili usando i PLE sono
tipicamente post di weblog, valutazioni, commenti, ed altri elementi comunicativi.
Il PLE incoraggia gli utenti a fare “playlist” delle risorse e a cooperare con
gli altri nella costruzione collaborativa di conoscenza, usando servizi online
come Del.icio.us9 e Connotea10.
3.6 Ambito personale e globale
Laddove il VLE opera all’interno di un ambito organizzativo, il PLE opera
a livello personale, dal momento che coordina servizi e informazioni che sono
correlati direttamente al suo utente e proprietario. Tuttavia, il PLE può anche
essere considerato di ambito globale, dal momento che il range dei servizi
che esso può potenzialmente coordinare, non è vincolato all’interno di alcuna
particolare organizzazione. L’utente può connettere il proprio PLE con sistemi di social networking, basi di conoscenza, contesto del lavoro, e contesti di
apprendimento di ogni ampiezza a cui egli può ottenere accesso.
4 Strategie di implementazione
Implementare il modello non è un’operazione lineare, dal momento che
questo suggerisce che molte differenti strategie possono essere praticabili.
Per esempio può essere possibile una singola applicazione PLE, o sull’altro
versante, può raggiungere un risultato soddisfacente l’uso coordinato di una
gamma di tool specializzati. In ogni caso, ci sono alcune strategie che saranno
utili in molti casi.
4.1 Connettori plug-in per i servizi
Una delle caratteristiche del PLE è l’uso di una gamma di servizi all’interno
dell’ambiente.
Mentre potrebbe essere possibile connettere questi servizi in una modalità
minimale (ad esempio attraverso tecniche di screen-scraping o linkandosi ad
essi), risultati molto più interssanti sono possibili utilizzando un insieme di
servizi machine-readable.
Principalmente, questo può essere conseguito attraverso l’uso di feed RSS
per lo scambio di metadati, ma c’è anche un’ampia gamma di Web API disponi8 Creative Commons, http://www.creativecommons.org
9 Del.icio.us, http://del.icio.us
10 Connotea, http://www.connotea.org/
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bile, che abilita un insieme di servizi più interattivi. Fondamentalmente, questi
supportano la creazione di nuove informazioni e non solo l’aggregazione di
contenuti esistenti, uno dei maggiori requisiti dello schema basato sui PLE.
Mentre è perfettamente possibile implementare web Api pezzo per pezzo,
può essere più efficace elaborare un modello generale di connettori per servizi
che possono essere organizzati dinamicamente e condividere tecniche di base.
Noi denominiamo questo tipo di connettore riusabile un “condotto” (conduit),
e le sue maggiori caratteristiche sono che esso offre una capacità di servizio
d’uso incapsulato, includendo tutta la gestione della conversione di formato e
di protocollo, necessari a supportare l’API, può essere dinamicamente associato
con un’applicazione e può anche incapsulare ogni informazione per il controllo
degli accessi necessaria ad un particolare servizio.
Un esempio di un conduit è la gestione del servizio all’interno dell’applicazione del social browser Flock11. Flock abilita connessioni ad un insieme di
servizi includendo social bookmark, blogging e notifiche. Il set di connessioni è
gestito usando un set categorizzato di preferenze; ciascun condotto individuale
contiene sia le informazioni di protocollo che ogni altra credenziale richiesta.
Questo è specialmente utile nello sviluppo nella misura in cui molte web API,
anche se iniziano in modalità proprietaria, è probabile che siano adottate in
modo crescente da servizi simili. Per esempio l’adozione dell’API di Blogger
da parte di servizi concorrenti.
Il modello di implementazione non è una caratteristica unica di Flock. Del
tutto indipendentemente, il progetto PLE all’Università di Bolton (Wilson et
al. 2006), ha sviluppato un modello di condotto per un prototipo di sistema
PLE orientato ai servizi, Plex12.
Plex, come Flock, ha un’interfaccia di gestione per aggiungere nuovi servizi
e per accogliere credenziali ed opzioni13.
Online ci sono anche esempi di questo modello in una gamma di applicazioni web, come NetVibes (che offre il suo condotto API ad altri sviluppatori
per assisterli nello sviluppo di nuovi condotti14) e SuprGlu15.
4.2 Tag, liste e smart group
Per supportare una efficace organizzazione di informazioni i meccanismi
di tagging dovrebbero essere combinati con la creazione di liste e strutture di
condivisione.
11 Flock, http://www.flock.org
12 Plex, http://www.reload.ac.uk/plex/
13 A set of screenshots from Plex and Flock comparing the configuration of service can be found online at http://www.flickr.
com/photos/vanishing/sets/72157594167600345/
14 Netvibes mini API specification, http://eco.netvibes.com/developers/mini-api-specification
15 Suprglu, http://www.suprglu.com
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Scott Wilson et al - Personal Learning Environment e sistemi educativi: una sfida al modello dominante
Quando possibile le azioni di tagging e listing dovrebbero per default essere
condivise da una più ampia comunità attraverso servizi di social bookmarking.
Inoltre, piuttosto che supportare strutture di cartelle gerarchiche, si dovrebbe
considerare l’uso di playlist flessibili e smart group. Gli smart group sono usati
in modo esteso in prodotti come iTunes16 e rendono possibile il fatto che una
organizzazione strutturi se stessa basandosi su regole introdotte dal semplice
utente.
5 Sfide
5.1 Riduzione di fattori comuni
Un PLE combina informazioni da un set eterogeneo di servizi all’interno
della visuale dell’utente;
Se questo può essere fatto in maniera del tutto isolata (come un portale di
informazione), un certo valore aggiunto può essere ottenuto dall’utente quando l’informazione dei servizi è combinata per abilitare ordinamento, filtri e
ricerca.
Comunque, dato l’ambito operativo di un PLE, l’implicazione è che la
struttura dell’informazione su cui si opera sarà molto diversa. Ciò significa
che piuttosto che appoggiarsi su servizi per fornire un set di metadati molto
dettagliato usando un profilo comune, il sistema avrà invece bisogno di offrire
più grande capacità per gestire o informazione eterogenea o operare in un set
molto limitato di informazioni che possono essere assunte comunemente, come
titoli, sommari o tag.
Per controbilanciare la potenziale riduzione in funzionalità, il PLE può avvantaggiarsi dalle tecniche di filtraggio collaborativo attraverso l’uso di playlist
condivise e l’uso di servizi di valutazione, revisione, commenti.
Il PLE ha necessità di contribuire a questo processo abilitando la condivisione automatica di valutazioni e commenti prodotti dagli utenti su risorse in
un ampio ambito di rete.
5.2 Confini esili
Laddove i contesti dei sistemi educativi formali possono essere caratterizzati
dal possesso di una varietà delimitata (ad es. un corso ha nella norma tra 202000 membri) e dal possesso di rigidi confini, i sistemi sociali generali usati
nell’informal learning possono possedere più livelli diversificati di varietà (ad
es. alcuni gruppi nel servizio online 43Things17 variano in ampiezza da 1 a
centinaia di migliaia di membri ed hanno confini sottili). Ad esempio contesti
16 iTunes, http://www.apple.com/itunes/
17 43Things, http://www.43things.com
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sociali posseggono lurkers, membri di transito e membri con vari livelli di
committment e visibilità, il che rende più difficile l’effettivo confine di un
contesto.
Connettersi con un più largo contesto usando un PLE pone una sfida sia
tecnica che di usabilità, dal momento che non sarà possibile assorbire tutte le
informazioni nel contesto, in un ambiente locale, né è praticabile presentare agli
utenti rappresentazioni piatte di contesti che contengono migliaia di risorse.
Una soluzione è accettare confini morbidi come aspetto inerente del contesto e disegnare il PLE per offrire localmente delimitazioni di contesto significative per l’utente. Un approccio per supportare ciò è filtrare il contesto per
ridurre l’ammontare di utenti e risorse visibili basate sull’interesse dichiarato
dell’utente.
Per fronteggiare larghi contesti il PLE può ridurre l’ampiezza della rappresentazione (per esempio offrire solo il nome del contesto ed un’indicazione del
numero dei membri con qualche tool di ricerca), ed incoraggiare l’interazione
con il contesto attraverso l’abbandono temporaneo del sistema PLE e il collegamento diretto con il servizio.
Comunque, chiaramente, l’approccio usato nel disegno dominante del presentare gli interi contenuti di un contesto in modo totalmente piatto non si adatta
bene alla gestione di più contesti differenziati.
5.3 Coordinamento efficace di gruppi
Mentre il social software in generale ha conseguito un’ampia popolarità, e
meccanismi sociali generali che operano attraverso diversi gruppi sono stati
dimostrati in questi sistemi pubblici aperti, rimangono poco chiari i meccanismi
che possano sostenere il coordinamento di azioni collettive tenute da gruppi
all’interno di un PLE. Il progetto PLE all’Università di Bolton ha investigato
alcuni meccanismi usando servizi per il coordinamento, e questo dovrà ulteriormente essere esplorato con il progetto TenCompetence18.
5.4 Reificazione inadeguata del modello
Mentre abbiamo discusso il modello PLE come se fosse una categoria di
tecnologia nello stesso senso di un VLE, in realtà intravediamo situazioni in
cui il PLE non è un singola componente di software, ma piuttosto una collezione di tool usati da un utente per rispondere ai propri bisogni come parte di
una routine personale di apprendimento e lavoro. Così, le caratteristiche di un
modello PLE possono essere conseguite usando una combinazione di strumenti
esistenti (laptop, telefoni mobili, dispositivi mobili), applicazioni (newsreader,
client di instant messaging, browser, calendari) e servizi (social bookmarking,
18 TenCompetence project website, http://www.tencompetence.org
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weblog, wiki) all’interno di ciò che può essere pensato come una pratica di
apprendimento personale che utilizza la tecnologia.
Comunque, il progetto di raggiungere un livello di efficienza equivalente o
superiore rispetto al VLE, come anche più ampia applicabilità, richiede un ulteriore sviluppo di tecnologie e tecniche per supportare migliore coordinamento.
Alcune ricerche iniziali includono il lavoro di progetti come TenCompetence e
il lavoro sui Personal Learning Environment svolto alla University of Bolton,
già citato precedentemente.
5.5 Convivere con i sistemi esistenti
E’ una delle leggi costanti della tecnologia che ogni nuovo sistema debba
coesistere con i sistemi precedenti, e dunque nel caso dell’educazione mentre il
modello VLE dovrebbe perdere, eventualmente, il suo status come riferimento
dominante, questa tecnologia sarà presente ancora per lungo tempo a venire.
Allora come coesisteranno il VLE e il PLE? Si potrà avere semplicemente il
caso di una vita parallela con il PLE che diventa un riferimento dominante
nell’ambito dell’informal learning con alcuni tipi di apprendimento competence-based, mentre il VLE rimane la tecnologia base per l’educazione formale.
In alternativa possiamo vedere un periodo di connessione, laddove i prodotti
VLE iniziano ad aprire i loro servizi per utilizzi nel PLE. Comunque possiamo
anche vedere un modello di incorporazione, in cui le caratteristiche del PLE
sono incorporate nel VLE, tuttavia in un modo che le depriva di una parte del
loro potere di trasformazione.
Cominciamo ad avere evidenze di tutte e tre le strategie. Abbiamo un discorso emergente di e-learning 2.0” (Downes 2005), nuovi tool per l’apprendimento basato su competenze in progetti come TenCompetence ed anche aspetti
esistenti aggiuntivi ai VLE come weblog e wiki.
6 Conclusioni
Chiaramente, il VLE è il riferimento dominante nella tecnologia dell’educazione odierna ed è quasi onnipresente nelle istituzioni della formazione superiore,
Comunque la sua egemonia è oggi messa alla prova, in parte dall’interno del
mondo educativo, dal desiderio di colmare il distacco tra i mondi dell’apprendimento formale e informale e di realizzare gli obiettivi del lifelong learning,
in parte dall’esterno da parte dei formati prevalenti del social software e dai
nuovi paradigmi del Web come piattaforma tecnologica.
In nessun modo si può affermare che il VLE è morto e ci saranno ancora
investimenti su questa tecnologia per incorporare nuovi sviluppi all’interno
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della sua impostazione, allo scopo di prolungare il suo utilizzo. E’ comunque
opinione dell’autore che le distinzioni chiave tra VLE e PLE sono di una natura
più concettuale che di pure caratteristiche tecniche, e che alla fine alternative
come il modello PLE si svilupperanno in sofisticatezza, facendo il VLE una
opzione meno attraente, particolarmente nella misura in cui procediamo verso
il mondo di un apprendimento lifelong, lifewide, informale e work-based.
BIBLIOGRAFIA
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