Vendo respiratori in tutto il mondo

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Vendo respiratori in tutto il mondo
"Vendo respiratori in tutto il mondo, ma l’Italia sceglie le
multinazionali"
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Premio Mascagni, parla Giuseppe Preziosa, che nel ’74 ha fondato la Siare
di Simone Arminio
Giuseppe Preziosa è arrivato in Emilia-Romagna nel 1967. Nel 1974 ha fondato la Siare
Intervista a Giuseppe Preziosa 2° parte
Bologna, 11 giugno 2013 - UN'AZIENDA in crescita, nonostante la crisi, le amministrazioni locali e le
multinazionali. La Siare di Giuseppe Preziosa, imprenditore milanese trapiantato a Crespellano, è una
delle 8 aziende nel mondo a produrre apparecchi per la rianimazione per gli ospedali di tutto il mondo.
«...fuorché in Italia — ride lui — vendo in Asia e al Maggiore mi snobbano».
Nessuno è profeta in patria, signor Preziosa.
Negli anni ’70 facevamo un gioco. Predevamo due bisturi italiani e li mettevamo in mano a un chirurgo.
‘Quello di destra è fabricato in Germania’ dicevamo. E lui lo sceglieva: ‘Si vede proprio che è fatto meglio...’.
Per questo guardate all’estero?
L’80% del fatturato nasce fuori. Ma ci sono i lati positivi: quelle due cassette contengono gli ordini. I fogli
azzurri sono le ricevute di pagamento anticipato. Le sfido a trovarne uno nella cassetta delle vendite italiane.
È circondato da multinazionali, come fa a sopravvivere?
Siamo competenti, e contribuiamo a calmierare i prezzi. Poi le grandi mietitrici lasciano sempre qualche
spiga.
Ci quantifichi queste spighe.
La Siare nel 2012 ha fatturato 9 miloni e 200 mila euro. Lo divida per i nostri 30 dipendenti: è moltissimo.
Pasto ghiotto per una multinazionale: ha ricevuto proposte di vendita?
Decine di volte. E mi sarebbe convenuto. Ma i soldi non sono tutto. Il grosso del divertimento è fare impresa.
Se avessi venduto, a quest’ora sarei pieno di soldi e in pensione. Invece oggi sono qui a pianificare i
prossimi traguardi, che poi raccoglieranno i miei figli, entrambi già in azienda. No, le aziende non si vendono.
E non si spostano?
Ci ho pensato a lungo. Avevo trovato anche la quadra tra convenienza e comodità personale: la Carinzia.
Allora cosa fa qui a Crespellano?
Vede, io sono italiano. E benché milanese di nascita sono emiliano d’adozione. Sa qual è la cosa più bella
che ho trovato qui? Qualunque cosa tu voglia produrre, troverai a pochi chilometri un indotto di fornitori e
imprese specializzate in quel settore.
In questo spot manca solo una nota d’onore alle amministrazioni.
Lasci perdere! Ho aspettato un anno per un permesso edilizio dal Comune. Mi servono 1800 metri quadrati
di capannone in più. Mi permettanno di assumere subito altre 6-7 persone.
Sempre buoni a lamentarvi, voi imprenditori.
Parliamo di fatturato, allora. Le nostre macchine, prima di essere commercializzate, devono superare vari
controlli. Gli ultimi brevetti sono stati fermi tre anni, e in quel tempo il fatturato è rimasto inchiodato a 7
milioni. Nel 2011 è arrivato il via libera e siamo cresciuti del 32%.
Sarà anche colpa della crisi.
Di crisi ne ho viste tante. Certo questa è la peggiore. Ma è anche vero che il sistema italiano, fatto di piccole
aziende prive di liquidità, ha saputo reggere meno. La Siare si è sempre finanziata da sola, questa è stata la
sua fortuna. Siamo liquidi, non ci interessano le banche. Ma sono le banche a volerci piccoli: in Italia, anche
in tempi di boom economico, per investire 100 bisognava affidarsi a 10 banche. Possiamo mai crescere?
Simone Arminio