GESTAZIONE SUDAMERICANA di Paolo Filardo

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GESTAZIONE SUDAMERICANA di Paolo Filardo
GESTAZIONE SUDAMERICANA di Paolo Filardo
Primo mese: samba!
Il viaggio in cargo da amburgo a santos: il capitano era calvo e con i baffi.
Il quarto ingegnere, russo, mi ha umiliato 3 a 0 a ping pong, e poi, il giorno della festa sul
ponte, ubriaco da non reggersi in piedi, mi ha parlato per due ore della sua vita, e del fatto
che il concetto di nostalgia è molto importante in russia, e continuava a darmi consigli.
Considerando come era ridotto ancora non ho deciso se vale davvero la pena seguirli.
Tutto ciò è avvenuto durante lʼunico giorno in cui i buoni marinai filippini (che danno sepre
tante soddisfazioni) hanno fatto il karaoke, ergo, infognato in discussioni interessantissime
con lʼalcolizzato sovietico, non ho potuto cantare.
Di contro quasi ogni giorno giocavo a ping pong con il cameriere filippino, che, sia che
facesse un punto, sia che perdesse, esultava allo stesso modo. Credo che una certa
confusione regnasse nella testa del giovane.
Arrivato in terraferma mi sono diretto subito a sao paulo, a trovare i miei amici frank e
kathi. Tre sono le cose da ricordare di questa simpatica cittadina dove vivono circa 17
milioni di persone: una legge dice che di notte è permesso passare con il rosso, se non ci
sono vetture in arrivo. Ci sono circa 700 omicidi al mese (non allʼanno).
Di fronte casa di frank, di notte, cʼè sempre una signorina che - mentre aspetta i suoi
clienti - gioca, facendolo roteare in senso antiorario, con il suo pisello. Evidentemente è
una signorina speciale, quella che qualcuno definirebbe una donna col cazzo.
Dopo sao paulo sono andato ad ouro preto, più a nord. Qua, passeggiando, passavo e
ripassavo accanto allʼhotel toffolo, ormai caduto in rovina.
Il fatto che un albergo dedicato al grande Lino fosse fallito mi ha riempito di amarezza.
È venuto poi il momento di dirigermi verso la costa, a conceicao da barra. Dove ho voluto
sperimentare uno dei concetti più violenti del brasile. Nulla a che fare con le favelas, o
altro, bensí il concetto di x-todo. Nei bar brasiliani, come in tutto il mondo, ci sono sempre
svariati panini da poter mangiare. In brasile però bisogna esagerare, perché qua tutto ciò
che è di più, è meglio. Ergo hanno inventato il concetto di x-todo, ossia un panino con tutti
gli ingredienti che hanno a disposizione, poco importa se non cʼentrano nulla lʼuno con
lʼaltro. In particolare il bar dove ho avuto lʼonore di sperimentare ciò si chiamava «vamp»,
ed offriva delizie come i panini dracula, frank, etc.; lʼx-todo là era chiamato "total vamp",
che il giorno in cui io ero là era in offerta con lʼottimo succo di goiaba.
Era immangiabile.
Lʼho mangiato.
Ho vinto io.
Da lì sono andato a salvador de bahia, dove mi dovevo incontrare con il mio amico uwe,
per viaggiare con lui un paio di settimane.
A salvador era grande festa, sao joao. dopo un paio di settimane in bahia abbiamo capito
che in bahia, in cittá grandi o piccole, poco importa, è sempre festa, è sempre sao
qualcosa.
Festa là vuol dire musica a volume osceno (di solito brutte canzoni americane tradotte in
portoghese) che parte da ogni piccolo bar o stand.
Tutto ciò vuol dire che è impossibile sentire solo una canzone orribile alla volta, di solito se
ne sentono almeno un paio contemporaneamente visto che gli stand sono uno accanto
lʼaltro.
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Ci si abitua a tutto.
Festa là vuol dire anche orde di bambini che tirano simpatici petardi tra la gente, a volte
piccoli, a volte la bomba di maradona.
Ci si abitua a tutto.
E alla fine ti piace pure,
E ti manca quando non cʼè più.
Maledetta saudade.
Maledetto maradona.
Prima di perdere completamente lʼudito siamo andati a lencois, vicino al parco della
chapada diamantina. Prima di cominciare un giro di quattro giorni con una guida locale
abbiamo apprezzato la simpatica cittadina, soprattutto il simpatico e mai lercio "bar do
animal", dove più volte ci simao fermati a bere una birra. Ogni tanto lʼanimal armeggiava
con pentole e simili, ma non capivamo se raffinasse droga, o facesse altro.
Durante i quattro giorni di giro per il parco ho chiesto a marcelo, la guida, notizie sul bar do
animal.
Mi ha detto che si chiama cosí perché il propietario si chiama edmundo, come un
giocatore soprannominato "o animal".
Marcelo sosteneva che probabilmente siamo stati i primi turisti ad essere mai entrati là,
e che comunque nemmeno le gente del luogo ha il coraggio di mangiare ciò che cucina
edmundo.
Io ero pronto a fare questo esperimento e dimostrare al mondo che edmundo è un ottimo
cuoco, ma il fato avverso ha voluto che il giorno in cui siamo tornati il bar do animal fosse
chiuso, e siamo ripartiti la stessa notte.
Non so se sarà mai fatta giustizia.
Da questo momento ho cominciato ad adottare la teoria (che continuerò ad attuare per
tutto il viaggio) che almeno metà dei posti che visito non devono essere menzionati in
alcuna guida che consulto.
Quindi scelgo le mie tappe o completamente a cazzo, o chiedendo consigli ai locali.
Essendo il cazzo una grande passione di tutti noi, la prima tappa è stata scelta
casualmente, ed è cosí che siamo finiti a bom jesus da lapa.
Gran posto sul rio sao francisco.
Essendo noi gente di classe abbiamo dormito nella pousada "lapa class".
Il perché lʼabbiano chiamata lapa class ovviamente è a noi negato saperlo.
Chiedendo consigli a gente del luogo siamo finiti in una simpatica cittadina nel mezzo del
sertao, correntina, non so se avessero mai visto turisti stranieri là, sicuramente non belli
come me.
A questo punto la costa ci chiamava, e siamo andati ad ilheus.
Qua abbiamo optato per la pousada bandierantes perché il propietario aveva una faccia
assurda, il che mi sembra unʼottima ragione per scegliere il posto dove dormire.
Sia io che uwe sospettavamo che fosse jeorge amado, visto che codesto scrittore vive ad
ilheus.
Parlavamo molto con il vecchio propietario, cercando di fare domande a trabocchetto per
carpire la sua vera identità.
Dopo un paio di giorni abbiamo scoperto che amado è morto da anni.
Evidentemente il propietario non era amado.
Ma ci ha dato ottimi consigli per delle cittadine a sud di ilheus che non stavano in alcuna
guida, e che erano a suo parere molto belle.
Siamo cosí finiti a canavieiras, che in effetti era molto bella, e con una cinquantina di
chilometri di spiaggia deserta.
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Come a salvador, a lencois, a bom jesus da lapa, anche qua era festa, in particolare era
sao boaventura.
Nella piazza cʼerano tutti gli stand, inclusi vari giochi, come ad esempio gli autoscontri.
La pista dellʼautoscontro era piccolina, e cʼerano solo tre macchine.
Nemmeno provavano a urtarsi.
Credo che qua in brasile funzionino diversamente gli autoscontri.
Uwe a questo punto è tornato a salvador da dove ripartiva per colonia, ed io sono andato,
con una lancia, in mezzo al delta di non so quale fiume brasiliano, tra mangrovie (sentite
come suona bene questa parola, mangrovie) e palme, da canavieiras a belmonte,
paesino un poʼ più a sud, dove era sao non ricordo cosa.
Festeggiato allegamente con la gente del posto, dopo un paio di giorni ho preso lʼautobus
per tornare a sao paulo (solo 27 ore di viaggio), dove mi fermo un paio di giorni,giusto per
salutare gli amici.
Frank mi ha detto che un paio di settimane fa alla radio hanno dato la notizia che il giorno
precedente era stato il primo giorno da quaranta anni circa in cui a sao paulo non cʼera
stato neanche un morto ammazzato.
Il paese sta cambiando.
Prossima tappa paraguay,
salut.
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