TAVOLA PRIMA MINIMA MORALIA MASSONICA " Dieu et mon droit

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TAVOLA PRIMA MINIMA MORALIA MASSONICA " Dieu et mon droit
TAVOLA PRIMA
MINIMA MORALIA MASSONICA
" Dieu et mon droit" è il motto della monarchia britannica, ma se voi riflettete un poco
comprendete che si tratta della traduzione del motto "Deus meumque jus" a noi molto
famigliare.
Per ogni buon Massone "Dio e il proprio diritto" costituiscono le due pietre miliari, alle
quali ispirare la propria vita iniziatica!
Ma poi questa nostra vita massonica come condurla affinchè sia veramente congrua con lo
spirito (GEIST) del nostro tempo?
In principio vi deve essere il silenzio!
Certo un silenzio attivo e laborioso, ma sempre e comunque silenzio.
Voi sapete bene, Fratelli, come spesso la parola urga dentro di noi per la smania di
esplicitare le nostre idee "calde", i nostri punti di vista soggettivi.
Ma la parola irrefrenata presto si deteriora, si illanguidisce, perde di valore e si slabbra.
Al contrario, se riusciamo a serbare il silenzio, quando poi raramente decidiamo di parlare
un poco, i concetti raffinati, sgrezzati nel nostro cuore emergono con parole rinvigorite,
rafforzate e molto significanti per noi e per chi ci ascolta.
Però la realtà oggettiva è sempre duale e per vivere una vita autenticamente moderna,
noi Massoni dobbiamo porci fra due colonne antinomiche, costituite dalla LEVITAS
opposta alla GRAVITAS.
Dove questa ultima è costituita dai metalli e dalle viltà profane, che in mille forme ci
appesantiscono, ci frenano, ci bloccano nella costruzione del nostro Tempio interiore,
finalità ultima e promessa dolcissima per ognuno di noi da parte della Massoneria, che
come risposta alla nostra richiesta di LUCE ci ha offerto, a noi fortunati, un metodo
valido per tentare di conquistarLa!
Di che cosa si nutre poi la LEVITAS, Fratelli miei?
Ecco il catalogo, parziale, è questo: generosità, gentilezza, carità, amor fraterno,
riserbo, autoironia, coraggio, letizia, tenacia e senso del dovere davanti a sè stessi e
davanti a Dio!
Quante volte, Fratelli, nelle nostre Officine abbiamo affermato la importanza
fondamentale della TRADIZIONE?
Ed anch'io medesimo ancora una volta mi associo!
Ma la nostra Tradizione (Qabbalah!) non può essere scambiata per l'enorme deposito di
un rigattiere avulso dal tempo, dove tutto e il contrario di tutto risulta ammontichiato
alla rinfusa e dove ci si possa servire tipo "massoneria alla carta".
La TRADIZIONE per diventare per noi feconda deve essere sempre ricollocata nel
tempo in cui si è espressa e poi rivissuta, rielaborata con mente e cuore contemporanei
così da rivitalizzarla arricchendola del nostro originale contributo.
Solo se riusciamo a mettere la cultura massonica tradizionale in sintonia con il nostro
tempo avremo compiuto fino in fondo il nostro dovere iniziatico e alla nostra morte
terrena la fiaccola della Tradizione finalmente fiammeggiante passerà in mani sicure e
potenti e non già tremebonde come talora accade!
Fratelli, tutta la nostra vita massonica deve essere ispirata alla LEVITAS se vogliamo
innalzare il nostro tempio interiore senza la pesantezza del tondino di ferro.
Per raggiungere la LEVITAS è necessario fra le virtù già ricordate praticarne una che
costituisce la chiave di volta del tutto: l'UMILTA'.
Questa deve essere intesa come la piena coscienza in ogni momento della vita del proprio
reale valore, ma anche e soprattutto dei propri limiti rispetto al mondo circostante.
Ad essa si oppone pervicacemente la superbia, l'arroganza (UBRIS), che oscurando nella
mente degli uomini la coscienza della propria finitezza scatena l'ira degli dei (FTONOS
THEON) e ci porta a perdizione.
In realtà noi viviamo la vita in preparazione costante di una morte che sia dignitosa.
Citando un grande uomo di cui non Vi dirò il nome:
"Prepararsi alla morte vuol dire fare quotidianamente il proprio dovere con spirito di
umiltà e senza far notare agli altri il peso che si porta".
Fratelli, alle volte io mi illudo di aver trovato il mio segreto massonico!
Guardo la mia vita e vedo trascorse la stolida PUERITIA, la intrepida JUVENTUS, la
potente MATURITAS.
Mi avvio ora all'aurea SENECTUS nella speranza di poter evitare la orribile VETUSTAS.
Ho capito, forse, che ad ingabbiarmi è questo mio corpo fisico gravato da tutta la
pesantezza dei metalli fisici e mentali.
Questo corpo, cui siamo tenacemente abbarbicati perchè di volta in volta ci tenta, ci
possiede con la violenza dei sette vizi capitali!
Ricordate, Fratelli, il catechismo giovanile?: avarizia, lussuria, gola, invidia, ira,
accidia,superbia...........
Ma come sempre ha ragione QOELET quando nell'Ecclesiaste urla: "Vanità delle vanità,
tutto è vanità!"
Il vero segreto, in verità, sta nel ricercare sempre la leggerezza che ci deriva
dall'abbandono dei metalli così da consentire alla nostra scintilla vitale di ritornare
purificata all'Oriente Eterno.
In conclusione Fratelli, ci siano care le parole del Salmo così che al momento opportuno ci
sia lieve la terra:
"Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia......
Non mi scacciare dalla tua presenza,
non mi togliere il tuo santo spirito........
Additerò agli iniqui le tue vie
e a Te si convertiranno gli empi."
Salmo di David n.50., detto "il Miserere".