Articolo completo - Dionysus ex Machina

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Articolo completo - Dionysus ex Machina
Oliver Taplin e Anna Banfi
The European Network of Research and Documentation of
Ancient Greek Drama: il teatro greco sulla scena moderna
Era Antigone che simboleggiava
la nostra lotta; anche lei
a modo suo era una combattente
per la libertà, che sfidava
la legge perché ingiusta
Nelson Mandela, Long Walk to Freedom
The investigation of the performance reception of ancient drama has been an
extraordinary growth area in the last 15 years or so. By “performance reception” I
mean not only the gathering of records and documentation of performances in modern
times, but also their interpretation in terms of the politics, cultural history and
theatrical movements within which they have come into being. Furthermore this
interpretation of reception in context throws light on the history of scholarship and on
attitudes towards the ancient classical world, which in turn reveals fresh aspects of the
original works in Greek or Latin. It is a two-way interchange. The development of
performance reception has also led to constructive interdisciplinary collaborations with
modern literary studies, theatre studies, and related areas of film, dance, design and so
forth. In 1990 this whole subject area scarcely existed. Of course, people recorded
descriptions and critiques of contemporary performances, but there was no coordinated
attempt to interpret the larger picture or to get beyond individual responses (which
were often patronising and/or antiquarian in tone). Now we have a highly active new
discipline producing many meetings and publications internationally, especially but by
no means exclusively in Britain, Germany, Italy and Greece.
For my personal involvement 1996 was an important year. In Oxford I set up, in
collaboration with my energetic colleague Edith Hall, the Archive of Performances of
Greek and Roman Drama (see www.apgrd.ox.ac.uk). This now has published a
database of nearly 10.000 productions; it organises conferences, attended by a wide
range of international participants; and it has produced a series of major publications.
These include Agamemnon in Performance, 458 BC to AD 2004, published by Oxford
University Press in 2005 (among its 18 chapters is one on Pasolini by Prof. Massimo
Fusillo). Around the same time the energy and vision of Professor Platon
Mavromoustakos of the Department of Theatre Studies in Athens led to the founding,
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The European Network of Research
and Documentation of Ancient Greek Drama
Oliver Taplin e Anna Banfi
with my warm support, of the European Network of Research and Documentation of
Ancient Greek Drama. From the start the Network has embraced participants from a
wide spread of countries, from Portugal to Russia, from Ireland to Turkey, all inspired
by the many various forms of the performance reception of ancient Greek drama. As
Anna Banfi well describes below, the activities of the Network have included the
collection of data, meetings, publications, and interactions with creative artists.
In my eyes the most important achievement of the Network has been the setting up
of the annual Intensive Courses which are held for two weeks each summer at
Epidauros. These bring together a team of international expert teachers with lively
graduate students from many countries (including some outside Europe), and from both
Classical Philology and Theatre Studies. Their activities include attendance at
rehearsals and performances in the magnificent ancient theatre, accompanied by
discussions with the actors and artists involved (including, for example, the Piccolo
Teatro of Milan). The ever-varying combinations of classical studies, theatre studies,
theory and practice are unique and formative.
The result is that the atmosphere at the Epidauros course is electric with
excitement as the young scholars of tomorrow come to appreciate the fascination and
potential of the performance reception of ancient Greek drama. I have the clear sense
that the subject has a strong future, not least because it has keen young recruits who
have converged on the Network’s courses. Anna Banfi is one such student.
One of the finest and fullest documentations of modern performances of Greek
drama – in fact perhaps the finest of all – is the archive of INDA in Siracusa. It is high
time that this superb collection of materials was properly catalogued and published. It
would then prove a marvellous resource for the kind of wider interpretation that has
been opened up in recent years by the new and flourishing discipline of performance
reception.
Nel 1998, Ariane Mnouchkine scrive: «Il peso politico di uno spettacolo non fa alzare la
gente dalla sala per andare a fare la rivoluzione il giorno successivo. A mio avviso, ci
saranno – può essere – tre o quattro persone che, alla fine dello spettacolo, saranno un
po’ meno barbare nella loro esistenza. S’interrogheranno su qualche problema, saranno
più compassionevoli o più attenti o più fraterni verso il genere umano. Il teatro ha
dunque un ruolo pedagogico civilizzatore, ma tutti sanno che la civilizzazione non si
costruisce da un giorno all’altro»1. Mnouchkine si rivela qui consapevole del ruolo
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Ariane Mnouchkine in Féral Josette, Trajectoires du Soleil, Paris 1998.
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politico che ha la messa in scena di una tragedia greca e, anziché esserne intimorita, si
misura responsabilmente con l’impegno civile che il testo implica e impone.
Il teatro greco non nasce come specchio piano della società ateniese: uno specchio
riflette l’immagine esatta dell’oggetto che ha di fronte, non seleziona il profilo da
mettere in evidenza né è in grado di illuminare gli angoli più scuri, restituisce
semplicemente ciò che vede. La tragedia, invece, va oltre lo stesso reale che pur si
impegna a rappresentare: essa interpreta ciò che ha di fronte. La parzialità del
drammaturgo è necessaria, la soggettività del suo taglio prospettico è dichiarata,
manifesta.
In un periodo storico come il nostro in cui spesso si fa dell’oggettività una
bandiera e un valore da difendere, la drammaturgia greca ci fa quindi riflettere anche
sulla necessità della prospettiva parziale del poeta.
Lo spirito politico e l’attualità della tragedia greca tornano alla ribalta in diverse
messe in scena del Novecento: nel secolo del grande primato della politica, si ricerca e
si ritrova la possibilità di comunicare idee e concetti attuali nelle parole dei testi antichi.
La profonda politicità del dramma greco ha affascinato e continua ad affascinare
drammaturghi di diversi paesi europei ed extraeuropei che, dagli inizi del Novecento,
sempre più spesso, si misurano nella messa in scena di testi teatrali greci e latini.
Non a caso proprio il Novecento ha donato al teatro greco una rinascita senza
precedenti, che non conosce confini. Nata come fenomeno ateniese, come voce della
polis, la tragedia greca è ora forma di espressione e di rappresentazione di culture
differenti: e forse proprio recuperando e restituendo alla tragedia antica la sua originaria
valenza politica, se ne può conservare la funzione e il significato.
In questo clima di progressivo successo del teatro greco, si è fatto strada tra gli
studi più strettamente disciplinari anche un nuovo interesse per la ripresa del dramma
antico sulla scena moderna: nel 1995 viene fondato The European Network of Research
and Documentation of Performances of Ancient Greek Drama2, un progetto nato grazie
alla collaborazione tra il Professor Oliver Taplin (Magdalen College, Oxford
University) e il Professor Platon Mavromoustakos (Department of Theatre Studies,
University of Athens).
Gli obiettivi del Network sono molteplici: in primo luogo, la volontà di migliorare
i metodi di studio e di insegnamento delle discipline legate al dramma antico,
promuovendo nuove attività contrassegnate dalla interdisciplinarietà. Unendo le
specifiche competenze di filologi, drammaturghi, storici del teatro e del cinema, è
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Informazioni sulle attività del Network si possono trovare all’indirizzo www.ancientdrama.net.
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possibile infatti creare nuove discipline che consentano di affrontare lo studio dei
drammi antichi e della loro messa in scena con strumenti più complessi e precisi.
Il secondo obiettivo è quello di promuovere e divulgare gli studi sul teatro greco,
coordinando analisi comparative sul ruolo e sulla funzione del dramma antico e del
teatro in Europa. Attraverso l’analisi delle messe in scena di testi antichi nei teatri
contemporanei, se da una parte si vuole tentare di individuare il terreno comune su cui si
è costruita e si può consolidare una identità europea, dall’altra è invece possibile,
mediante lo studio delle diversità stilistiche e contenutistiche tra le singole
rappresentazioni, sottolineare le differenze profonde che esistono tra le identità
nazionali in Europa.
Dal 1995 ad oggi, il Network ha visto aumentare il numero dei suoi partners. Oggi
sono membri del Network i seguenti paesi: Belgio, Bulgaria, Cipro, Finlandia, Francia,
Georgia, Germania, Grecia, Irlanda, Israele, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno
Unito, Repubblica Ceca, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Turchia.
Nel corso degli anni i membri del Network sono stati coinvolti in diverse
iniziative, atte a stabilire uno scambio continuo tra studiosi di diverse discipline e a
coordinare l’attività scientifica dei partners.
Dal 1997 ad oggi si sono svolti incontri annuali, durante i quali i membri del
Network hanno discusso le attività svolte e hanno pianificato i progetti futuri: occasione
fondamentale di confronto, questi convegni hanno avuto fin dall’inizio l’importante
funzione di gettare solide basi per la costruzione di una rete di relazioni che, partendo da
un alfabeto comune, potesse nel corso del tempo rafforzarsi e dare il via ad iniziative
sempre più interessanti.
Dal 1999, inoltre, è attivo all’interno del Network un gruppo di lavoro con il
compito di coordinare le attività di tutti gli studiosi membri. Cinque sono i componenti
di questo gruppo: il Professor Platon Mavromoustakos (Grecia), il Professor Oliver
Taplin (Regno Unito), la Professoressa Maria de Fátima Silva (Portogallo), il Professor
Henri Schoenmakers (Germania) e la Professoressa Eva Stéhliková (Repubblica Ceca).
Oltre alla pubblicazione di Parodos3, il Network è impegnato nell’organizzazione
di conferenze, film festival, summer schools sul dramma antico e nella costruzione di un
database che raccoglie informazioni sulle rappresentazioni di drammi greci – tragedie e
commedie – in epoca moderna e contemporanea: questo archivio è oggi uno strumento
imprescindibile per chiunque si occupi dell’analisi comparativa tra le diverse messe in
scena.
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Newsletter del Network. La prima pubblicazione è del settembre 2001. Dal 2001 ad oggi sono stati
pubblicati otto numeri.
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Ogni gruppo nazionale membro del Network è responsabile della raccolta di dati e
materiali collegati alle rappresentazioni che hanno avuto luogo nel proprio paese; il
team greco si occupa invece dell’inserimento di questa documentazione in un archivio
comune.
L’impegno del Network, come si è detto, è volto tra l’altro a dimostrare che la
comprensione e l’analisi filologica e letteraria di un testo antico possono
vantaggiosamente avvalersi della conoscenza delle messe in scena contemporanee.
Ancora una volta è utile l’esempio di Ariane Mnouchkine: in Les Atrides4, la regista
francese sceglie di far interpretare alla stessa attrice5 il ruolo di Clitemnestra e di Atena.
Entrambe le donne – la greca Regina e la dea – raggiungono il proprio obiettivo
attraverso la retorica e la persuasione: Clitemnestra convince Agamennone ad entrare
nel palazzo percorrendo il sentiero di morte che lei stessa ha preparato; Atena costruisce
un abile discorso politico che porta gli Ateniesi alla costruzione del primo tribunale.
Creando un legame “visibile” – immediato agli occhi degli spettatori – tra le due figure
femminili, la Mnouchkine avvisa il pubblico che Atena e Clitemnestra sono
caratterizzate da tratti comuni e invita gli spettatori a prendere atto di un tema
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. La parola ha infatti una
fondamentale del pensiero di Eschilo:
forza straordinaria e, usata in modo consapevole, può diventare un’arma potentissima.
In questo senso, quindi, la rappresentazione del dramma getta sul testo antico una luce
nuova, che viene fatta scaturire dalle stesse pieghe semantiche e teoretiche di quel testo.
Peter Stein ha detto: «Il traduttore è importantissimo e se il regista vuole mettere
in scena un testo teatrale deve farsi traduttore o servirsi di un traduttore, deve conoscere
tutte le traduzioni precedenti di quel testo per avvicinarsi al massimo all’originale»7.
Ancora una volta, dunque, si ribadisce l’istanza di collaborazione tra filologi e registi.
Per costruire una rappresentazione teatrale che abbia un senso è necessario far confluire
le forze di chi conosce il teatro – come spazio scenico e luogo drammatico – e di chi
conosce in modo approfondito le parole e il significato di un testo che nasce per essere
recitato. Lo studio della messa in scena di un dramma antico deve essere condotto
dunque su un duplice fronte, quello filologico e quello più strettamente connesso alla
sua rappresentazione.
4
Les Atrides, 1990-1992: regia di Ariane Mnouchkine; opera composta di quattro parti: Iphigénie à Aulis
(tradotta da Jean Bollack); Agamemnon e Les Coephores (tradotti da Ariane Mnouchkine); Les
Eumenides (tradotte da Hélène Cixous); musiche di Jean-Jacques Lemêtre. Théâtre du Soleil.
Rappresentata alla Cartoucherie de Vincennes di Parigi, Francia. Tournée internazionale fino al 1993.
5
L’attrice è Juliana Carneiro da Cunha.
6
Aesch. Sept. 1.
7
Peter Stein in una intervista con Valentina Venturini in «Dioniso» n.s. II (2003) 160.
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Il lavoro del Network in questo senso è senza dubbio innovativo: il sospetto con
cui filologi e storici del teatro si sono reciprocamente osservati fino a tempi recenti,
rivendicando l’autonomia – e forse il primato – della propria disciplina, deve essere
superato e lasciare spazio ad esperimenti di collaborazione.
Converrà ricordare ancora una volta che la tragedia e la commedia greca sono testi
pensati per la messa in scena: Eschilo è autore e regista dei propri drammi, si occupa
della coreografia, della recitazione degli attori e del significato – artistico e politico – di
ciò che rappresenta. L’incontro, allora, tra chi studia le parole nel testo e chi studia il
testo in scena è, a questo punto, non solo necessario, ma auspicabile.
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