Rassegna Stampa

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Martedì 12 febbraio 2013
TREVISO
Martedì 12 febbraio 2013, pag. 22
IL CASO II Comune deve esprimere il parere sulla richiesta di un'azienda agricola
Vigneto al posto del bosco in collina
Giampiero Maset
CONEGLIANO
Ancora un vigneto al posto di un bosco in collina. La «richiesta di autorizzazione alla riduzione di
superficie boscata in zona sottoposta a vincolo idrogeologico», sulle colline di Ogliano, è stata
presentata da un'azienda agricola coneglianese agli uffici del Servizio Forestale Regionale di
Treviso e Venezia. La superficie interessata al disboscamento, e in cui saranno anche eseguiti lavori
di movimentazione del terreno per adattarlo alla nuova destinazione, è estesa 3.600 metri quadrati.
La domanda dell'azienda agricola riguarda il rilascio dell'autorizzazione alla trasformazione del
bosco in altra qualità di coltura, con l'impianto di un vigneto, nonché alla riduzione della superficie
boscata in un'area soggetta a vincolo idrogeologico. All'istanza sono state allegate le relazioni
paesaggistica e tecnico-forestale, la valutazione d'incidenza, la relazione tecnicoagronomica con la
documentazione fotografica, la relazione geologica e le tavole grafiche. Prima di decidere sul
rilascio dell'autorizzazione, il dirigente del Servizio Forestale Regionale di Treviso e Venezia ha
inviato copia degli atti al Comune di Conegliano, dove sono stati depositati presso la segreteria
generale, chiedendone la restituzione con le eventuali opposizioni che fossero state presentate e con
il parere di ammissibilità del Comune, con riferimento al Prg in vigore.
Martedì 12 febbraio 2013, pag. 26
Carpenè Malvolti vola nei mercati esteri
Conegliano: parla il direttore vendite e marketing Scimone: «II segreto? Giovani ed happy hour»
di Andrea De Polo 1 CONEGLIANO
Carpenè Malvolti vola sulle ali dell'export. I numeri fotografano il boom del 2012: più 11 per cento
nelle vendite all'estero, a fronte di un otto per cento di incremento in Italia. Cinque milioni e 400
mila bottiglie prodotte: la maggior parte di queste finiscono in oltre cinquanta Paesi stranieri. E la
famiglia Carpenè svela la sua (ultima) carta vincente: Domenico Scimone, da settembre nuovo
Global Sales & Marketing Director. Manager per 25 anni in alcune delle più importanti
multinazionali del Food & Beverage, ora mette la sua esperienza al servizio della storica casa
spumantistica coneglianese.
Quali mercati, oggi, danno le soddisfazioni maggiori a Carpené Malvolti?
«L'Europa rappresenta il core business dell'azienda tra i mercati esteri, in particolare Germania e
Regno Unito. Non meno rilevanti Canada e le Americhe, così come le aree asiatica e oceanica».
La sua prossima missione la vedrà viaggiare in Russia. Su cosa punterà Carpené Malvolti per
conquistare un mercato difficile?
«È un mercato complesso ma molto interessante, in cui la Carpenè Malvolti ha già radici profonde.
Intendiamo potenziare presidio e investimenti, grazie anche alla partnership distributiva che da due
anni si è avviata in loco con uno degli attori internazionali più rappresentativi del modo degli
spumanti e degli spirits. Il consumatore russo è particolarmente attento alle tendenze di consumo
internazionale, e in modo particolare all'intera offerta del cosiddetto "Italian life style"».
Da Conegliano aValdobbiadene, è lotta ai pesticidi inquinanti. Crede che un vino ecosostenibile, o
addirittura biologico, all'estero si venda meglio?
«È un tema che ci vede impegnati in prima linea a fianco del Consorzio di Tutela. La vitivinicoltura
sostenibile si ispira ad alcuni principi fondamentali, che esigono una intransigente predisposizione
al cambiamento. Molte imprese della Docg stanno andando in questa direzione. L'adozione di questi
principi permetterà di migliorare l'impatto sull'ambiente e di rispondere alle richieste di food safety
del consumatore finale».
Perché il mondo del prosecco, in apparenza, non risente della crisi?
«Negli ultimi dieci anni, il consumatore si è diretto sempre più al prosecco per caratterizzare
momenti legati alla convivialità. Il consumo cresce in quantità e in cultura soprattutto dove le
giovani generazioni sono solite ritrovarsi per l'happy hour, divenuto il segmento ideale degli
spumanti in generale e del prosecco in particolare, proprio per le sue caratteristiche organolettiche
dal sapore fresco e gioviale. Tra i vari segmenti dei vini spumanti, registra la maggior espansione
sia sul mercato domestico che sui mercati esteri».
Le cantine che producono il Conegliano Valdobbiadene, sempre più spesso, finiscono nel mirino di
compratori stranieri. Interessati non solo alle bottiglie, ma all'intero stabilimento. Quanto è concreto
il rischio che altre realtà storiche del territorio finiscano in mani straniere?
«La congiuntura economica porge il fianco a questo rischio, ma siamo fiduciosi che le famiglie
storiche, e comunque quelle più consolidate nel territorio della Docg, resisteranno alle lusinghe e
faranno di tutto per mantenere la regia delle rispettive aziende all'interno del territorio. In assoluto
lo escludiamo per la nostra azienda, il cui governo rimane saldamente in mano alla famiglia
Carpenè, considerando questo un "asset" imprescindibile della strategia aziendale. Ma rimane
significativo il fatto che importanti gruppi internazionali siano interessati al nostro territorio e alle
sue migliori espressioni imprenditoriali».
Come vede la Carpenè Malvolti tra dieci anni?
«Ancora più giovane e innovativa di sempre in tutti gli aspetti (ricerca, eccellenza qualitativa,
esperienza enologica, tecnologia produttiva, gestione manageriale, stile comunicativo) non fosse
altro perché il XXI secolo si caratterizzerà per la prima regia al femminile della quinta generazione,
rappresentata dalla giovane e brillante imprenditrice Rosanna Carpenè.
Martedì 12 febbraio 2013, pag. 26
Prosecco alla conquista della Francia
Nel regno dello Champagne è raddoppiato in due anni il numero di bottiglie vendute, più 34 per
cento nel solo 2012
di Serena Gasparoni TREVISO
Alla Francia il prosecco piace sempre di più: i dati parlano chiaro, i francesi consumano sempre più
bollicine italiane, soprattutto di prosecco Doc.
Rispetto al 2011 in Francia è stato registrato un +34,2 per cento di consumo di bollicine italiane.
Rispetto a due anni fa è raddoppiato il numero di bottiglie, che sono passate da appena 4,4 milioni a
9 milioni. Un dato che rispecchia l'andamento globale dei vini spumanti italiani, che parlano sempre
più lingue straniere.
Sempre più sulla cresta dell'onda gli spumanti sono bevuti in 78 Paesi stranieri, con volumi in
crescita del 13 per cento, valore al consumo del 19 per cento: nel 2012 sono state 450 milioni le
bottiglie made in Italy stappate: di queste all'estero ne sono state consumate 305 milioni, 180
milioni
di
questi
tappi
tricolore
sono
stati
tolti
nella
sola
notte
di
capodanno.
Per oltre il 99 per cento l'export è di spumanti ottenuti con il metodo italiano (Prosecco, Asti, e
spumanti) ma è in forte crescita (+21%) anche il metodo tradizionale (Franciacorta e Trento). Nel
mondo (esclusa l'Italia quindi) il consumo di bollicine italiane realizza un giro d'affari di 2,5
miliardi di euro (+19,10% rispetto al 2011).
Dati di assoluto rispetto. Ma che questo trend di sempre maggiore gradimento delle bollicine
nostrane venga rispettato anche in Francia, patria dello Champagne, addirittura con percentuale di
crescita a 2 cifre fa sorridere (e ben sperare). Ha quasi dell'incredibile. «Il sentiment Italia», dice
Giampietro Comolli fondatore dell'Osservatorio Economico Nazionale, «è molto forte all'estero per
tutto quello che ruota attorno alla cucina e tavola. Sono alte la considerazione della qualità, la
riconoscibilità e un pizzico di moda. Ma bisogna ridurre l'occasionalità e l'individualità, puntando
su continuità, solidità rapportilocali».
In Francia secondo dati non ancora ufficiali, il consumo interno di Champagne, che fino al 2010 si
attestava intorno a 175 milioni di bottiglie, già l'anno scorso avrebbe registrato un leggero freno che
quest'anno dovrebbe attestarsi sull'8 per cento (fermo anche l'export in Europa, mentre aumenta
quello nei paesi extracomunitari). Se il consumo interno rimane complessivamente stabile, la
perdita nel consumo dello Champagne è andata a favore di altre tipologie di spumanti tra cui quelli
italiani. Il Prosecco nel 2012 ha superato in termini di esportazione sia lo Champagne che Cava:
dalle prime stime 205 milioni bottiglie per il Sistema-Prosecco (+20%), 138 milioni di bottiglie per
il Mondo-Champagne (-2,2%). Infine un'ultima considerazione: oggi il valore all'origine delle
bollitine francesi è di 3,9 miliardi contro gli appena 1,3 di quelle italiane. Ma il valore al consumo
per la Francia è di 9 miliardi mentre per l'Italia di 3,6. Segno che il valore del prosecco aumentane]
corso della filiera.
I numeri del successo
Ecco dove si beve il vino "made in Treviso"
Nel 2012 il sistema Prosecco ha segnato un più venti per cento in termini di export, il doppio
rispetto al suo competitor spagnolo, il Cava; mentre lo Champagne segna un -2,2 per cento. Va
talmente bene che manca vino base da "spumantizzare" per far fronte ai primi ordini del 2013.
In tutto 205 milioni di bottiglie di Conegliano Docg, Valdobbiadene Docg, Cartizze Docg e
Prosecco Doc esportate: trenta milioni targate docg e 175 milioni targate doc per un valore
all'origine di 629 milioni e un valore al consumo di 1,695 miliardi di euro (da 4,25 euro la bottiglia
in su in base al Paese e canale). in dettaglio per Paese, i consumi del sistema Prosecco: 31 milioni di
bottiglie in Germania, 23 negli Usa, 21 nel Regno Unito, 20 in Russia. Intorno agli 8-10 milioni
troviamo Cina (mercato in forte crescita), l'Estremo Oriente, l'America Centrale, la Svizzera,
Brasile.
Fra i quattro e gli otto milioni molti Paesi, dal Giappone alla Francia, dal Canada al Benelux, dal
Sud America all'Australia, dall'Austria all'ucraina, dall'Olanda alla Danimarca. intorno ai tre milioni
di bottiglie: Portogallo, medio Oriente, Argentina, Svezia, Polonia, Finlandia, Repubblica Ceca.
Vicino al milione di bottiglie esportate troviamo i seguenti Paesi: Spagna, Lettonia, Norvegia,
Romania, Nuova Zelanda, Estonia, Colombia, Cile, Grecia. Una geografia che la dice lunga sulla
diffusione
delle
"bollitine"
trevigiane
in
tutto
il
mondo.
(s.g.)
Martedì 12 febbraio 2013, pag. 44
Via al progetto di ricerca per la viticoltura
CONEGLIANO
Parte il progetto di ricerca del Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano denominato
«Vigneto vera espressione del territorio e del patrimonio genetico del vitigno» di durata
quadriennale: la sua valenza sarà regionale, in quanto interessa alcune delle più rinomate aree
produttive del Veneto come Prosecco Doc, Valpolicella Docg e Venezia Doc. Lo studio sarà
condotto da Diego Tomasi. A finanziarlo, oltre alla Regione, una compagine privata composta
dall'istituto di Credito Cooperativo Banca della Marca e da nove aziende private del Veneto. «Il
nostro principale obiettivo è il riappropriarsi dell'antica arte di saper potare la vite in virtù del
cambiamento delle specificità ambientali del territorio e delle richieste di mercato che, in questi
ultimi anni, hanno definito due modelli produttivi contrapposti», afferma Tomasi, «una viticoltura
atta a sostenere vini di grande pregio e una invece per vini di qualità di più largo consumo,
caratterizzati anche dall'impiego della potatura meccanica. Imposteremo la ricerca su diverse
tecniche di allevamento e di potatura della vite, migliorando così il rapporto della pianta con
l'ambiente circostante per garantire vigneti più sani e longevi». In un momento che evidenzia
quotidianamente una flessione dei finanziamenti pubblici nei confronti della ricerca, Banca della
Marca dunque si dimostra pronta ed attenta, riconfermando l'impegno verso le iniziative che hanno
come scopo lo sviluppo del territorio. In questo caso l'attenzione è rivolta al comparto vitivinicolo
del Veneto che, con i suoi 72.000 ettari di vigneto, detiene il primato nazionale per la produzione di
vini a denominazione. (sa.b.)
Martedì 12 febbraio 2013, pag. 38
Martedì 12 febbraio 2013, pag. 22
Nuovo casello: Zanoni (Idv) interroga la
Commissione europea
SANTA LUCIA - (el.gi.) La questione del nuovo casello dell'A27 finirà sul tavolo della
Commissione europea. Andrea Zanoni depositerà infatti un'interrogazione perché si faccia chiarezza
sulla effettiva opportunità di costruire il casello e sull'iter che è stato seguito per definirne il
progetto. Secondo Zanoni, che ieri ha fatto un sopralluogo in zona Grave, a Santa Lucia, la nuova
uscita autostradale è «un'opera non più utile perché concepita molti anni fa, prima della
delocalizzazione e della crisi». Il parlamentare europeo sostiene che «in tempo di vacche magre non
ha senso soprattutto se pensiamo a quello che sarebbe lo spreco di territorio in un ambiente ancora
incontaminato, in mezzo ai vigneti, senza case ed infrastrutture che andrebbe sicuramente tutelato».
Il casello ricadrebbe in zona Sic, sito di interesse comunitario, e Zps, zona di protezione speciale,
quali sono gli argini del fiume Piave. Inoltre la costruzione del casello non sarebbe in linea
nemmeno con le nuove direttive europee che parlano di risparmio del suolo. «Come membro del
Parlamento europeo - ha assicurato Zanoni al Comitato per la tutela del paesaggio veneto depositerò
un'interrogazione alla commissione europea perché non sono state seguite in maniera corretta le
procedure previste dalla direttiva Habitat e quella dell'impatto ambientale». Nello specifico, al
Comitato non è chiaro come mai il progetto sia dapprima stato suddiviso un due parti e poi riunito.
L'eurodeputato, che fa parte del Gruppo europeo dei liberali e democratici Adle, chiederà anche
udienza al commissario europeo in modo che i rappresentanti del Comitato possano raccontargli
direttamente tutta la vicenda.
Martedì 12 febbraio 2013, pag. 14
Martedì 12 febbraio 2013, pag. 16