“Acqua come strumento di lavoro”

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“Acqua come strumento di lavoro”
“Acqua come strumento di lavoro”
Premesse
La pesca è un’attività che si basa sul prelievo di risorse naturali e collettive e che necessita
quindi di un controllo e di una gestione finalizzata a garantire la tutela delle risorse. Per la
gestione della pesca è importante considerare la capacità portante ambientale, che può essere
definita come il numero di catture che una certa area (corpo acquatico) può sopportare senza
risentire di impatti significativi sulle risorse. Per una gestione sostenibile della risorsa ittica non
bisogna considerare solo le attività di prelievo e cattura, ma anche le alterazioni
dell’ecosistema marino dovute alle attività dell’uomo e alle variazioni naturali della disponibilità
di nutrienti, che possono influenzare la catena alimentare all’interno dell’ecosistema, fino a
modificare la composizione e l’abbondanza delle specie presenti. La produttività ittica, quindi,
dipende da diversi fattori tra cui il prelievo della risorsa da parte dell’uomo e i processi
chimico-fisici e biologici.
Obiettivi
Evidenziare le relazioni tra le condizioni ambientali e la produttività ittica anche nel breve
periodo. Diversi, infatti, sono gli studi sulle correlazioni tra le variabili chimico-fisiche e i
cambiamenti a lungo termine degli ecosistemi (Lloret et al., 2004, Blanco, 2004, Hendiarti et
al., 2005); limitati sono invece gli studi sui meccanismi di risposta a breve termine (Borja et
al., 1998; Uriarte et al., 2002; Agostini e Bakun, 2002). Capire come i fattori ambientali
influiscono sulla risorsa ittica permette di gestire meglio le pressioni sugli stock, definendo
corrette politiche di settore.
Metodologia applicata
Per evidenziare le relazioni tra le condizioni ambientali e la produttività ittica, con una risposta
a breve termine, è stato utilizzo un approccio innovativo basato sull’impiego del
telerilevamento e di modelli previsionali (dati atmosferici, associati a dati fisico-chimici e
biologici delle aree interessate). I dati sono stati elaborati rispetto alle diverse aree di pesca,
individuate nei compartimenti marittimi delle quattro regioni oggetto di studio (Veneto, Emilia
Romagna, Toscana e Puglia). Al fine di semplificare le interrelazioni dinamiche tra le
componenti ecosistemiche, sono stati selezionati tra i parametri fisico-biologici la clorofilla “a”
e la temperatura, mentre per la popolazione ittica è stata scelta una specie pelagica (acciuga)
e una demersale (triglia) rappresentativi di livelli differenti della catena alimentare. La
metodologia applicata per comparare i dati di pesca ai dati fisico-biologici è stata quella di
utilizzare:
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i dati di concentrazione media mensile di clorofilla “a” e di temperatura superficiale del
mare (SST), ottenuti da immagini satellitari calibrate con le misure in mare;
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i dati medi mensili delle catture per le due specie Engraulis encrasicholus (acciuga) e
Mullus barbatus (triglia di fango).
La concentrazione di clorofilla “a” è correlata all’abbondanza del fitoplancton dal quale dipende
l’abbondanza dello zooplancton, alimento quest’ultimo di molte specie ittiche.
La temperatura superficiale (SST), sebbene sia una variabile più complessa, può influenzare la
popolazione ittica sia direttamente, (condizioni di crescita, sopravvivenza larvale ecc.) come
nel caso della triglia, che indirettamente (stratificazione della colonna d’acqua, riduzione
dell’upwelling dei nutrienti, ecc) come nel caso dell’acciuga. L’analisi statistica è stata eseguita
applicando un modello misto di misure ripetute (Mixed model) che tiene conto della
dipendenza reciproca delle osservazioni.
Per le acciughe, il parametro di riferimento preso in esame è stato la concentrazione di
clorofilla “a, mentre per le triglie di fango il parametro preso in esame è stato la temperatura
superficiale del mare (SST).
Inoltre nelle regioni individuate si è scelto di effettuare pescate sperimentali delle due specie
ittiche target per la valutazione della contaminazione da PCB e IPA nel tessuto epatico. Il
fegato rappresenta, infatti, il principale organo di accumulo dei contaminanti oggetto di analisi
e, tramite la sua analisi, è possibile determinare lo stato di contaminazione dell’ambiente
marino interessato.
Le immagini satellitari e le analisi direttamente in mare possono essere integrate in un modello
oceanografico, soprattutto per parametri quali clorofilla, salinità, temperatura, nutrienti, fito- e
zooplancton. Il modello ROMS è stato applicato all’area Toscana. Poiché i parametri
oceanografici, in particolare quelli non superficiali, non sono ricavabili da osservazioni remote e
la disponibilità di osservazioni dirette è ridotta, è necessario il ricorso a simulazioni realizzate
con modelli numerici, così da ricostruire la distribuzione spaziale ed in profondità dei parametri
oceanografici.
Tali analisi, integrate tra loro, possono portare in futuro all’identificazione di uno strumento di
classificazione delle zone di pesca che tenga conto dei criteri di qualità delle acque e della
produttività ittica.
Risultati
L’acciuga ha una vita breve, con la maturità sessuale raggiunta al termine del 1 anno di età, e
fluttuazioni quantitative che anno per anno risultano elevate. I processi fisico-chimici e
oceanografici influiscono notevolmente sul reclutamento e post-reclutamento della specie
determinando il successo di ciascuna classe di età. Al fine di individuare, tra le diverse aree di
pesca, quale sia la stagione che più influenzi il potenziale reclutamento dell’acciuga, l’analisi
statistica è stata effettuata su una scala temporale breve (tre mesi), media (sei mesi) e lunga
(dodici mesi).
I sei mesi non mostrano correlazioni significative.
I tre mesi mostrano che l’autunno è la stagione che maggiormente influenza positivamente il
quantitativo di catture invernale. Il modello conferma, quindi, che il periodo più sensibile per il
successo di ciascuna classe di età della specie è quello autunnale che corrisponde al periodo di
accrescimento dei giovanili prima di allontanarsi da costa e scendere a maggiori profondità.
Le analisi a dodici mesi mostrano invece correlazioni positive in periodi diversi per regioni
diverse. Le catture in Emilia Romagna e in Puglia mostrano una correlazione positiva con la
concentrazione di clorofilla “a” dell’anno precedente in tutte le stagioni. La Toscana invece
mostra una correlazione positiva in autunno e in inverno, in Veneto questa correlazione esiste
solo in primavera. In Emilia Romagna sono maggiori in autunno e inverno, in Puglia in
primavera ed estate. Questa differenza, potrebbe far pensare che in Alto Adriatico il periodo
più favorevole per il reclutamento della specie è quello autunnale, quando si registra il maggior
apporto di nutrienti dal Po. In Puglia, in mancanza di apporti fluviali significativi, il periodo
estivo rappresenta probabilmente la stagione in cui la maggior stabilità della colonna d’acqua,
generalmente stratificata, determina una maggiore disponibilità di cibo. Anche per la Toscana
probabilmente il fattore determinante è la maggiore portata dei fiumi (Arno e Ombrone) nei
periodi autunnale ed invernale. Per quanto riguarda il Veneto le scarse correlazioni, derivate
dall’analisi statistica, potrebbero dipendere dal fatto che questo prodotto ittico non è limitato.
Le acciughe popolano, infatti, sempre in abbondanza le acque venete e quindi non ci sono
grosse oscillazioni di concentrazione di clorofilla.
Anche per quanto riguarda la Triglia l’analisi statistica è stata effettuata su una scala
temporale breve (tre mesi), media (sei mesi) e lunga (12 mesi). I parametri confrontati sono
stati la temperatura media mensile e le catture medie mensili. Le correlazioni più significative
si sono riscontrate con l’esame a tre mesi. I risultati mostrano che per tutte le regioni la
massima correlazione positiva si registra tra le temperature del periodo estivo e le catture del
periodo autunnale, avvalorando
le ipotesi avanzate da vari autori (Levi et al., 2003)
sull’argomento. I dati, quindi, confermano che il maggiore reclutamento della specie è in
stretto rapporto alle alte temperature in corrispondenza del periodo di massimo accrescimento
della specie e cioè quello estivo.
Conclusioni e prospettive future
Il modello statistico utilizzato è risultato idoneo a dimostrare la correlazione tra la variabile
delle catture delle due specie target in rapporto alle variabili ambientali, confermando l’ipotesi
che queste ultime giocano un ruolo molto importante sul successo del reclutamento sia delle
acciuga che delle triglie.
Benefici per l’ambiente: avere a disposizione un sistema che sia in grado di salvaguardare il
delicato ecosistema marino, evitando una pressione eccessiva sugli stock ittici, e consentire al
tempo stesso di monitorare e prevedere lo stato di salute della fauna marina. Quest’ultimo
impiego del metodo è da intendersi non solo per le specie target oggetto dello studio ma anche
per quegli abitanti del mare che di esse si nutrono. Individuare con tre o dodici mesi di anticipo
le zone di mare in cui ci sarà una presenza maggiore di acciughe significa avere informazioni
utili sugli spostamenti di piccoli e grandi cetacei come i delfini e le balene.
Benefici per la Pubblica Amministrazione: gestire meglio le pressioni sugli stock,
definendo corrette politiche di settore.
Benefici per i pescatori: l’impiego di questo metodo può portare ad una riduzione dei costi di
gestione legati all’attività di pesca (sopratutto quelli relativi al costo del carburante), evitando
di spendere intere giornate in mare senza prendere nulla o quasi. Viene fornito inoltre un
valido strumento in grado di garantire buoni livelli di conservazione delle risorse, condizione
indispensabile questa per portare avanti nel tempo l’attività di pesca.
Benefici per i consumatori:razionalizzare il prelievo delle risorse ittiche vuol dire avere sul
mercato prodotti a prezzi più contenuti. Inoltre questo metodo consente, attraverso l’analisi
dei contaminanti, di garantire al consumatore che il prodotto ittico è stato pescato in acque
poche inquinate.
Partendo da questi risultati è possibile quindi sviluppare un modello previsionale. Occorre però
testare il metodo con una serie storica pluriennale di almeno dieci anni. In prospettiva sarebbe
utile ampliare le marinerie da prendere in esame, ma soprattutto le specie ittiche target. E’
possibile, infatti, individuare parametri di riferimento differenti come è stato fatto per la triglia
e per l’acciuga, per le diverse specie.
Finanziatori del progetto: ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.
I partner del progetto: Federcoopesca-Confcooperative e l’associazione Ambientalista
L’Umana Dimora Onlus.
Hanno collaborato: Conisma-Università degli Studi di Siena;CNR Ibimet; C.I.R.S.PE.;
Cyprea;Terranova web sistems; PoW (Project on Web).