Occultismo, fra credenze irrazionali e rivelazione di Dio (il

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Occultismo, fra credenze irrazionali e rivelazione di Dio (il
Occultismo, fra credenze irrazionali e rivelazione di Dio
(il paranormale che pare normale…)
Questo articolo vuol essere una breve e quindi non esaustiva presentazione di un tema
esteso e sfaccettato qual è il mondo dell’occulto. Ci si pone lo scopo di stimolare la
riflessione in chiave biblica. Per facilità di trattazione considereremo appartenenti a questa
sfera dell’irrazionale tutte quelle attività quali “arti magiche”, “lavoro” dei medium,
superstizione, cartomanzia e pratiche affini (per quanto diverse le une dalle altre), e altre
ancora (si pensi alla “macumba”), che sono usate per manipolare la realtà della singola
persona. Ciò può avvenire in particolare nelle aree della salute, del lavoro e dei sentimenti.
L’occultismo esercita ancora un fascino enorme sull’uomo, tanto che può essere
considerato un modello archetipico, resistente alle influenze della scienza e dello sviluppo
tecnologico. Infatti, questi ultimi fattori non sembra aver inciso in profondità il rapporto con
l’irrazionalità, per quanto abbiano potuto modellare la morale comune, il pensiero e in
genere la vita quotidiana.
L’insieme di quelle credenze e pratiche magiche riguarda quindi un elemento costante
presente nelle culture di tutti i tempi e luoghi, una tipica forma mentis del genere umano.
Oggi sono ancora numerosi coloro, anche fra i cosiddetti credenti, che si affidano agli
operatori dell’occultismo, i quali orientano le consulenze secondo i desideri dei loro utenti,
così come fanno i falsi predicatori:
Ora lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla
fede, dando ascolto a spiriti seduttori e a dottrine di demoni, per l’ipocrisia di uomini
bugiardi, marchiati nella propria coscienza, i quali vieteranno di maritarsi e imporrano
di astenersi da cibi che Dio ha creato, affinché siano presi con rendimento di grazia
da coloro che credono e che hanno conosciuto la verità (2 Tim 4,1 ss.).
L’elemento che lega la radice primitiva e irrazionale delle arti occulte al comportamento
religioso sarebbe riconducibile alla diffusa e persistente usanza idolatrica, perché
l’immagine e la scultura fungono da schermo su cui si proiettano aspirazioni, invocazioni e
desideri che richiedono di essere subito “miracolosamente” soddisfatti.
Si sostanzia così il pensiero arcaico magico animistico, che attribuisce alle cose una
volontà autonoma e extranaturale. A tale proposito è utile leggere l’analisi iperrealista e
ironica di Isaia:
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Il fabbro con le tenaglie lavora il ferro sulle braci, gli dà la forma col martello e lo
rifinisce col suo braccio vigoroso, soffre la fame e la sua forza viene meno, non beve
acqua e si stanca. Il falegname stende il regolo, disegna l’idolo con lo stilo, lo lavora
con lo scalpello, lo misura col compasso e ne fa una figura umana, una bella forma di
uomo, perché rimanga in una casa. Egli taglia per sé dei cedri, prende un cipresso o
una quercia che lascia crescere vigorosi fra gli alberi della foresta; egli pianta un
frassino che la pioggia fa crescere. Questo serve all’uomo per bruciare; egli ne
prende una parte per riscaldarsi e accende il fuoco per cuocere il pane; ne fa pure un
dio e l’adora, ne fa un’immagine scolpita, davanti alla quale si prostra. Ne brucia la
metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, ne cuoce l’arrosto e si sazia. […].
Con il resto di esso fabbrica un dio, la sua immagine scolpita, gli si prostra davanti, lo
adora, lo prega e gli dice: Salvami, perché tu sei il mio dio (44,12 ss.).
Le pratiche connesse alla “magia” erano severamente proibite anche nell’Antico
Testamento, tanto che troviamo scritto:
Non si trovi in mezzo a te chi faccia passare il proprio figlio o la propria figlia per il
fuoco, né chi pratichi la divinazione, né indovino, né chi interpreta presagi, né chi
pratica la magia, né chi usa incantesimi, né un medium che consulta gli spiriti, né uno
stregone, né chi evoca i morti, perché tutti quelli che fanno queste cose sono in
abominio all’Eterno; e a motivo di queste abominazioni, l’Eterno, il tuo Dio, sta per
scacciarli davanti a te” (Deut 18,10 ss.).
Il brano è inequivocabile: confidare nelle credenze irrazionali delle “scienze occulte” non è
per nulla conciliabile con la fede in Dio e in Cristo. Chi è credente (o persona integra
emotivamente e intellettualmente) non dovrebbe far ricorso agli operatori di frode, di “arti
magiche”, per cercare soluzioni o conforto alla propria condizione; né dovrebbe confidare
nell’uomo (Ger 17,5), maestro di illusioni, di speculative intermediazioni, che spesso si
sostituisce a Dio, cosa gravissima.
Emerge così la stoltezza e la fragilità di coloro che si rivolgono a tali mistificatori. La città di
Efeso e tutta l’Asia, circa duemila anni or sono, erano dedite al culto della dea Diana, detta
“la Grande” (Atti 19,19). Alcuni convertiti da Paolo, che avevano praticato la magia
bruciano in pubblico i loro testi “professionali”:
Coloro che avevano esercitato le arti occulte radunarono assieme i libri e li arsero in
presenza di tutti; e, calcolatene il prezzo, si trovò che ammontava a cinquantamila
pezzi d’argento.
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Perché dunque si elude ancora oggi il consulto di Dio o, in alternativa, quello della
ragione? Dio e la ragione impongono capacità di valutazione e necessità di mettersi in
discussione in prima persona. Proprio questo richiede il cristianesimo attraverso la
conversione, cioè il ribaltamento del proprio stile di vita. Al contrario, è molto più semplice
cercare risposte immediate ottenute senza sforzo, deresponsabilizzandosi, venendo meno
all’impegno personale.
Chi si rivolge agli operatori dell’occulto è come se conferisse loro qualità sovrumane. La
forza di tutte queste attività irrazionali sta nell’uso di simbolismi religiosi e risiede forse
nell’alone di mistero, di ignoto, che contiene tutto e il contrario di tutto.
Il Signore invece vuole altro. Sollecita l’assunzione delle proprie responsabilità per una
sana ricerca della verità, sostenuta con la massima lucidità, con onestà mentale, la cui
conseguenza è far affidamento su Cristo. La fede non è una particolare condizione
interna, non è un soggettivo stato empatico o una grazia caduta dall’alto, per cui si possa
dire: “Beato te che ce l’hai!” La fede nasce invece dalla conoscenza dell’insegnamento di
Cristo, che è a disposizione a tutti gli uomini di buona volontà, perché Dio “vuole che tutti
siano salvati e che vengano alla conoscenza della verità” (1 Tim 2,4).
Certo, l’implicito irrazionale esiste e sta nella definizione stessa di fede: “Ora la FEDE è
CERTEZZA di cose che si SPERANO, DIMOSTRAZIONE di cose che NON si vedono”
(Ebr 11,1). Non esiste però nessun “mistero della fede”, in quanto essa è stata rivelata e
trasmessa anche ai semplici, affinché tutti possano raggiungere la salvezza spirituale. Si
può affermare invece che la fede cristiana, pur basata su presupposti diversi da quelli del
principio scientifico, obbliga però l’uomo all’acquisizione di conoscenza, all’esame
profondo di sé, alla rivoluzione interiore, pretese ragionevoli anche per atei e agnostici. La
Parola del Signore e “l’occultismo” non saranno mai compatibili. Condividendo l’aforisma
di Pascal, chiudiamo stando attenti a evitare “due eccessi: escludere la ragione, non
ammettere che la ragione”.
Bibliografia
J. Gaarder - V. Hellern - H. Notaker, Il libro delle religioni, Milano, 1999.
J. Campbell, Le figure del mito, Milano, 1991.
R. Kapuscinski, Ebano, Milano, 2002.
B. Pascal, Pensieri, Milano, 1986.
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