La minaccia GATS per l`agricoltura e l`alimentazione
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La minaccia GATS per l`agricoltura e l`alimentazione
La minaccia GATS per l'agricoltura e l'alimentazione Il GATS (Accordo generale sul commercio dei servizi) è uno dei pilastri dell’OMC, insieme all’Accordo sull’agricoltura e all’Accordo TRIPS. Il GATS crea un sistema vincolante mediante sanzioni, che spalanca la porta di una vasta gamma di servizi pubblici agli investitori stranieri. Malgrado il testo parli di “opzioni selettive volontarie", in realtà apre una larga breccia alle società transnazionali che possono così accedere a quei settori che erano generalmente considerati come facenti parte della sfera della normativa statale, per esempio, servizi pubblici quali la sanità, l’istruzione o l’erogazione di acqua ed elettricità. Molti sindacati hanno cominciato a mobilitarsi per assicurarsi che le disposizioni del “Modo 4” del GATS sulla libertà di movimento dei lavoratori non si trasformino in un veicolo per un dumping sociale ed un peggioramento delle condizioni di lavoro. Il GATS è spesso considerato un problema soprattutto per i sindacati del servizio pubblico dei settori istruzione, sanità, energia, servizi idrici ed appalti pubblici, ma la vasta portata dell’Accordo, la sua correlazione con l’ampliamento dei diritti degli investitori transnazionali e la sempre maggiore concentrazione delle imprese lo rendono problematico per tutto il movimento sindacale. A causa della loro vasta portata, i negoziati GATS hanno conseguenze anche per lavoratori e sindacati al di fuori di quelli che venivano generalmente considerati i servizi pubblici, e avranno un impatto durevole sulla società e sul movimento sindacale nel loro insieme. Questo è particolarmente evidente quando si considera il GATS come strumento di apertura dei mercati e di forte limitazione della capacità e del diritto dei governi nazionali di disciplinare le attività delle società straniere. Inoltre, la privatizzazione e la commercializzazione come quelle imposte dal GATS diminuiscono l’accesso dei lavoratori e delle loro comunità a servizi pubblici essenziali. E non si tratta solo di accesso limitato, ma di una continua violazione dei diritti dei lavoratori su elementi essenziali della vita quali l’istruzione, le cure sanitarie e l’acqua. Tali violazioni sono la triste realtà alla base della pretesa “missione” del gigante transnazionale dell’acqua, Suez, che afferma “portare ciò che è essenziale nella vita”. In tal modo, il GATS serve da strategia commerciale per catturare, dominare e vendere ciò che è essenziale a chi se lo può permettere. Obbligando i governi a trattare l’erogazione dell’acqua come un’attività commerciale, quindi accessibile a società straniere, il GATS diventa un meccanismo mondiale che società come Suez sfruttano per vendere ciò che è essenziale alla vita. Altro elemento essenziale, il cibo, è inglobato in questa logica di dominio da parte delle multinazionali attraverso il GATS, che avrà conseguenze enormi per l’agricoltura e l’alimentazione. In questo documento esaminiamo due settori in cui il GATS avrà un effetto per i lavoratori dell’agricoltura e dell’alimentazione: l’acqua ed i cosiddetti “servizi ambientali”. 2 Cos’è il GATS? L’obiettivo del GATS è di eliminare gradualmente tutti gli ostacoli agli scambi di servizi. L’Accordo copre servizi molto diversi quali banche, istruzione, sanità, raccolta d’immondizie, turismo o trasporti. L’idea è di aprire questi servizi alla concorrenza internazionale, dando accesso a grandi società multinazionali alla ricerca di profitti. Durante la preparazione dei negoziati GATS del 2000, il sito web della Commissione europea parlava del GATS affermando esplicitamente che “il GATS non è qualcosa che esiste solo tra governi, ma è sopratutto uno strumento a beneficio del business”. Attualmente l’OMC cerca di estendere l’Accordo a tutti i settori dei servizi e di ottenere impegni totali, oltre all’impegno specifico di aumentare il grado di liberalizzazione senza escludere a priori nessuno dei settori dei servizi o modo di fornitura. Ciò significa che tutti i settori - acqua, sanità e istruzione incluse – devono essere aperti a società straniere; senza possibilità di ritorno indietro per ri-disciplinare questi settori o imporre misure restrittive. Fonte: www.GATSwatch.org Esistono quattro motivi principali per cui il GATS è problematico per i sindacati dei lavoratori dell’agricoltura e dell’alimentazione: 1. Incoraggiando e mettendo in pratica la commercializzazione e la privatizzazione dei servizi idrici a scopo di lucro, il GATS minaccia l’agricoltura – che è il maggior consumatore d’acqua – ed ha conseguenze dirette sulla sicurezza dell’occupazione e delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori agricoli. 2. La privatizzazione e la commercializzazione dei “servizi ambientali” ai sensi del GATS, inclusa la gestione, il trattamento e l’eliminazione dei rifiuti da parte di società private, non fanno che diminuire la responsabilità e la capacità dei singoli governi di tutelare l’ambiente oltre che la sicurezza e la salute sul lavoro, anche per i lavoratori nell’agricoltura e nella trasformazione dei prodotti alimentari. È vitale capire che il libero accesso delle società straniere ai servizi include servizi per l’agricoltura in senso lato, forniti dai governi alle comunità rurali.1 3. Il GATS serve a consolidare e a rendere irreversibile la concentrazione di multinazionali nel settore della grande distribuzione alimentare, rafforzando quindi il controllo delle multinazionali sulla catena alimentare “dal campo alla tavola”. 4. Con le sue disposizioni a favore del diritto delle società straniere di creare una “presenza commerciale” in tutti gli Stati membri dell’OMC ed alla tutela dei diritti degli investitori stranieri, il GATS materializza elementi chiave di un accordo multilaterale OMC sugli investimenti. E’ un AMI (accordo multilaterale sugli investimenti) in altre vesti.2 Nel 2002, i sindacati UITA del turismo hanno rilasciato una dichiarazione di posizione sul GATS, attirando l’attenzione sul modo in cui la deregolamentazione del turismo minaccia ulteriormente le condizioni di occupazione già precarie in quel settore, accelerando il degrado ambientale. Un prossimo documento dell’UITA esaminerà le 1 IATP (Istituto per l’agricoltura e la politica commerciale), The WTO Services Agreement: Possible Impacts on Agriculture (WTO Cancun Series Paper no. 3) 2003. 2 « Documenti UE trapelati mostrano cosa ci si può aspettare dall’OMC », sul sito web dell’UITA in inglese: http://www.iuf.org/cgi-bin/editorials/db.cgi?db=default&ww=1&uid=default&ID=39&view_records=1&en=1, francese: http://www.iuf.org/cgibin/editorials/db.cgi?db=default&ww=1&uid=default&ID=46&view_records=1&fr=1 e spagnolo: http://www.iuf.org/cgi-bin/editorials/db.cgi?db=default&ww=1&uid=default&ID=45&view_records=1&es=1 3 conseguenze del GATS sull’incoraggiamento alla concentrazione nella vendita al dettaglio, soprattutto sulle conseguenze per i lavoratori dell’agricoltura e dell’alimentazione. Il GATS, l’acqua e i diritti dei lavoratori Alla vigilia del 3° Forum mondiale dell’acqua in marzo 2003, un funzionario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) aveva osservato che: “Purtroppo, il dibattito internazionale sui problemi idrici tende a trascurare il ruolo importante dell’agricoltura, il più grosso consumatore d’acqua.”3 Questo fatto cruciale rimane ignorato. Secondo la Relazione mondiale sulla valorizzazione delle risorse idriche delle Nazioni Unite, il 70% di tutta l’acqua consumata va all’agricoltura, mentre il 22% è destinato ad usi industriali e l’8% all’uso domestico.4 Ciò significa che il 70% di tutta l’acqua prelevata dai fiumi, dai laghi e dalle falde acquifere serve ad irrigare i raccolti; per i paesi in via di sviluppo, dove l’agricoltura predomina, la percentuale arriva all’82% del consumo totale.5 Il legame tra acqua e produzione alimentare è critico se consideriamo la sempre maggiore l'emergenza acqua, che porta alla carenza di cibo, minaccia la sicurezza alimentare e colpisce più di un miliardo di persone, tra cui 450 milioni di lavoratori nell’agricoltura, che dipendono da questa per il loro sostentamento. La crisi peggiorerà con l’aumentare del fabbisogno idrico per l’agricoltura. La FAO stima che per far fronte al fabbisogno futuro di produzione alimentare il consumo idrico aumenterà di un 14% nei prossimi 30 anni e che una delle conseguenze sarà che gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo dovranno sempre più competere per le scarse risorse idriche.6 La FAO ha anche attirato l’attenzione sui legami tra acqua, irrigazione dei campi e la salute. Per esempio, la cattiva gestione dell’irrigazione è legata alla diffusione delle malattie veicolate dall’acqua. Questo aumenta la necessità di garantire la qualità e la sicurezza dell’acqua per la salute e la sicurezza dei lavoratori agricoli e delle loro comunità.7 Questo, insieme ad altri effetti a lungo termine dell’estensione del GATS, indica la violazione sistematica dei diritti soggiacenti. Secondo le osservazioni del Commissario delle N.U. per i diritti umani, in una relazione sul commercio e l’investimento: “La Commissione per i diritti economici, sociali e culturali ritiene che l’obbligo di rispettare il diritto all’acqua includa l’astenersi da azioni arbitrarie o ingiustificate che privino dei servizi idrici o che aumentino il prezzo dell’acqua al punto da renderla inaccessibile.”8 La gestione insostenibile delle risorse idriche promossa dal GATS minaccia l'attuabilità di un’agricoltura durevole; in tal senso l’Accordo diminuisce la capacità 3 Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), «No global water crisis - but many developing countries will face water scarcity», FAO News, 12 marzo 2003. 4 Nazioni Unite, Water forPeople – Water for Life, the United Nations World Water Development Report (Relazione delle Nazioni Unite sulla valorizzazione delle risorse idriche), UNESCO – WWAP, 2003. 5 op.cit. 6 FAO, Unlocking the Water Potential of Agriculture, marzo 2003. 7 FAO, Agriculture,Food and Water - A Contribution to the World Water Development Report, 2003. 8 Commissione delle N.U. per i diritti umani, Human Rights, Trade and Investment, Relazione dell’Alto Commissario per i diritti umani, 2 luglio 2003. 4 dei governi nazionali e locali di gestire risorse, come l’acqua, per rispondere al fabbisogno di una produzione agricola durevole, soprattutto quella alimentare. Ciò a sua volta diminuisce le prospettive di un lavoro dignitoso in agricoltura, poiché l’occupazione durevole in agricoltura è una dimensione essenziale del lavoro dignitoso. Un aspetto fondamentale della trasgressione dei trattati multilaterali sui diritti umani da parte del GATS è la violazione delle disposizioni delle Convenzioni internazionali dell’OIL. In particolare, la Convenzione internazionale sulle condizioni di lavoro nelle piantagioni (Convenzione sulle piantagioni, CIL No. 110, 1958) contiene disposizioni sui diritti di questi lavoratori che hanno lunghi tragitti da casa alle piantagioni. L’Art. 13 (2) stipula che i procacciatori o i datori di lavoro “forniranno ai lavoratori assunti tutto quanto è necessario per il loro benessere durante il tragitto verso il luogo di lavoro,” inclusa acqua da bere. L’Art. 86 fissa norme minime per l’alloggio di questi lavoratori, che includono “l’acqua corrente”. La nuova Convenzione internazionale sulla salute e la sicurezza in agricoltura (Convenzione sulla salute e la sicurezza in agricoltura, CIL No. 184, 2001) contiene anche misure esplicite sui diritti dei lavoratori all’acqua potabile. L’Art. 19 sui servizi sanitari e le raccomandazioni conseguenti esigono che i lavoratori abbiano accesso garantito “ad acqua potabile sana e sufficiente.”9 Queste convenzioni dell’OIL illustrano quanto l’acqua sia fondamentale per la salute e la sicurezza dei lavoratori agricoli, eppure questi diritti sono tuttora trascurati. C’è una crisi idrica e il diritto all’accesso all’acqua viene negato. Di conseguenza nuovi strumenti delle multinazionali come il GATS non fanno che aggravare la crisi esistente e creare meccanismi per impedire un cambiamento questa logica, generando così ostacoli alla realizzazione di tali diritti. Questo conflitto tra GATS e diritti è la natura essenziale del sistema OMC. Autorizzare le aziende straniere a controllare i servizi idrici Obbligando a “liberalizzare tutti i servizi” ed eliminando gli ostacoli all’accesso a questo settore da parte delle aziende straniere, il GATS in realtà apre servizi pubblici quali quello idrico al controllo da parte di giganti del settore quali Suez, Vivendi, Aqua Mundo e Thames Water. In effetti, la Commissione europea ha collaborato strettamente con queste imprese per la stesura delle sue richieste per il GATS ai 109 membri dell’OMC con le quali si esigeva da loro la liberalizzazione dei servizi: tra queste richieste anche quella fatta a 72 paesi di aprire alle multinazionali straniere i servizi di “pompaggio, purificazione ed erogazione dell’acqua”. Il GATS prende di mira soprattutto la proprietà e/o la gestione da parte dello Stato dei servizi idrici e di quelli ad essi collegati, poiché sono considerate ostacoli alla concorrenza esterna. Informazioni trapelate all’inizio del 2003 indicano che l’UE ha indicato aziende idriche pubbliche in paesi quali il Brasile, la Bolivia, il Botswana, il Bangladesh, la Tunisia e l’Honduras come ostacoli da eliminare per autorizzare la concorrenza estera – processo che richiede la privatizzazione dei servizi idrici statali e garanzie circa i diritti delle società straniere di entrare e dominare questi mercati.10 9 La Raccomandazione No. 192, che completa la Convenzione No. 184 (2001) sulla salute e la sicurezza in agricoltura , obbliga esplicitamente il datore di lavoro a garantire ai lavoratori « acqua potabile sana e sufficiente ». 10 E’ significativo che la società idrica statale dell’Honduras sia stata indicata come ostacolo ai sensi del GATS perché ha cooperato con i sindacati per un maggior coinvolgimento dei lavoratori. 5 L’ottenimento di queste richieste GATS, soprattutto le mosse aggressive per far autorizzare l’accesso dei servizi idrici statali a capitali stranieri, era un elemento della massima importanza nel programma dell’UE a Cancun e rimane prioritario nelle manovre post-Cancun. Malgrado tutti gli altri punti di stallo che bloccano i negoziati commerciali all’OMC, l’UE, che agisce nell’interesse dei giganti dell’acqua, è determinata a far passare attraverso il GATS il suo attacco ai servizi idrici.11 Bolivia v/ Bechtel o il futuro secondo il GATS Dietro pressioni dalla Banca mondiale e dal FMI, il sistema idrico statale di Cochabamba, la terza più grande città della Bolivia, fu messo all’asta nel 1999. Al termine di una seduta a porte chiuse, con un solo offerente, i funzionari boliviani appaltarono il servizio idrico della città fino al 2039 ad una nuova società chiamata Aguas del Tunari, divisione della grossa impresa edile americana Bechtel. Poche settimane dopo aver preso il controllo del sistema idrico, la società della Bechtel impose aumenti tariffari del 200% e più alle famiglie locali. Una legge sull’acqua, approvata parallelamente dal Congresso boliviano e dal Presidente, avrebbe concesso alla società anche la gestione di centinaia di sistemi rurali d’irrigazione e di pozzi nei villaggi, inclusi progetti pagati e costruiti dalle popolazioni locali senza aiuti governativi. Un’alleanza popolare urbano-rurale, La coordinadora per la difesa dell’acqua e della vita, si formò come reazione per coordinare proteste su vasta scala contro la privatizzazione del servizio idrico e dei sistemi idrici rurali. La mobilitazione riuscì a costringere il governo ad annullare il contratto in aprile 2000. Bechtel reagì presentando una richiesta d’indennizzo di US$ 25 milioni contro il governo boliviano presso l’ICSID (Centro internazionale per la composizione delle vertenze in materia d’investimenti) che fa parte della Banca mondiale, l’istituzione che aveva spinto alla privatizzazione di Cochabamba in origine. Per servirsi dell’ICSID, Bechtel fu costretta a spostare la sede sociale della società dalla Bolivia ad Amsterdam, per essere coperta da un trattato tra Bolivia e Paesi bassi che designa la Banca quale arbitro di controversie in materia d’investimenti. Queste manovre non sarebbero state necessarie se la Bolivia avesse incluso i servizi idrici nel GATS. Se i membri dell’OMC accetteranno d’includere accordi d’investimento nel GATS, gli investimenti di Bechtel in Bolivia potrebbero essere tutelati dall’OMC. Lo stesso strumento che Bechtel usa oggi contro la Bolivia potrebbe essere utilizzato da altre multinazionali per far abrogare leggi sull’ambiente, normative sanitarie e la tutela dei lavoratori in qualsiasi paese vogliano, sotto l’etichetta dell’eliminazione degli ostacoli al commercio. Adattato da: IATP (Istituto per l’agricoltura e la politica commerciale), Water Services under the World Trade Organization (WTO Cancun Series Paper no. 6) 2003, pp. 8-9. I difensori del GATS spesso affermano che non impone la privatizzazione dell’acqua, ma si limita alla distribuzione e al consumo, senza toccare la nozione di proprietà, per cui i governi nazionali possono rimanere proprietari delle risorse idriche. Tuttavia, la realtà giuridica e politica del GATS è che la proprietà “non tutela, di per sé, il diritto dello Stato di utilizzare e regolamentare in continuazione le risorse idriche.”12 L’utilizzo dell’acqua può essere concesso per decenni a società che esercitano il pieno controllo sui prezzi e l’erogazione, mentre il governo – invece di disciplinare il servizio per garantirne l’accesso a tutti, oltre alla tutela dell’ambiente, ecc. – si trova di fronte alla minaccia di dover pagare indennizzi a società idriche straniere per aver 11 Cf. «Stop the GATS Attack»: www.polarisinstitute.org GATS, Water and Environment: Implications of the GeneralAgreement on Trade in Services for Water Resources. Documento di discussione internazionale CIEL e WWF, ottobre 2003. 12 6 violato i loro diritti. Questo significa che qualsiasi decisione futura in materia di politiche di regolamentazione del settore idrico è soggetta a valutazioni circa la responsabilità finanziaria. Il GATS non solo significa l’eliminazione degli ostacoli sui servizi idrici pubblici a vantaggio delle multinazionali, ma è anche concepito per rendere permanenti questi cambiamenti, impedendo la reintroduzione di misure governative per la gestione dell’approvvigionamento idrico, anche nell’interesse della conservazione della risorsa. Un cambiamento democratico di governo che porterebbe a tentativi di abrogazione della privatizzazione, o ad un intervento statale per risolvere un problema di accesso all’acqua, sarebbe in violazione del GATS e porterebbe a denunce e sanzioni commerciali costose imposte dalle regole OMC. Infatti, con il GATS, i governi saranno costretti ad un processo di valutazione di qualsiasi politica futura del settore idrico in termini di eventuale impatto negativo sugli interessi del settore privato: “I governi non sono autorizzati ad adottare semplicemente leggi e regolamenti ragionevoli. Al contrario, devono verificare ogni alternativa possibile con le relative conseguenze sulle società d’investimento private, prima di scegliere la normativa che avrà il minor impatto su di esse.”13 Dalle esperienze recenti sulla privatizzazione dei servizi idrici si evince che il controllo dell’approvvigionamento e dell’erogazione dell’acqua da parte delle società private non significa il totale ritiro del governo poiché, in molti casi, i governi forniscono sostegno finanziario e sovvenzioni per garantire la redditività durante il contratto.14 31 paesi già soffrono di scarsità d’acqua e si prevede che entro il 2025 la domanda di acqua potabile supererà l’offerta del 56%. In molti paesi del Sud, l’accessibilità dell’acqua è già ora un problema generale urgente e questa crisi sarà aggravata dal fatto che la redditività delle aziende sarà l’elemento determinante dell’accesso all’acqua secondo il GATS: “La privatizzazione insostenibile dell’acqua, attraverso l’introduzione di principi quali il ricupero totale dei costi autorizzata ai sensi del GATS, potrebbe significare l’introduzione di addebiti per il semplice accesso all’erogazione o addirittura per la raccolta di acqua piovana.”15 E’ indubbio che il GATS avrà conseguenze durevoli sulle comunità rurali, soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove l’accesso all’acqua in queste zone è già fortemente inadeguato. In molti casi, l’accesso a questa risorsa è garantito grazie a servizi statali scarsamente finanziati dai governi locali o servizi pubblici dei villaggi, che sarebbero distrutti dalla concorrenza estera. Il un comunicato congiunto all’OMC in ottobre 2001, i governi di Cuba, Repubblica dominicana, Haiti, India, Pakistan, Peru, Uganda, Venezuela e Zimbabwe hanno posto quesiti circa le conseguenze del GATS sulle comunità rurali: “Spesso, nei settori rurali in molti paesi in via di sviluppo, questi servizi basilari non sono nemmeno forniti dallo Stato ma dalle comunità e dalle autorità locali che utilizzano abitualmente risorse comuni, come l’acqua ...”16 13 Tim Concannon, Stealing our Water: Implications of the GATS for Global Water Resources, Friends of the Earth (Amici della terra), ottobre 2001. 14 Water in Public Hands: Public Sector Water Management - A Necessary Option, studio commissionato dal ISP (Internazionale del servizio pubblico), 2001 (scaricabile da http://www.world-psi.org in inglese, francese e spagnolo). 15 Tim Concannon, op.cit. 16 «Assesment of Trade in Services», Comunicazione speciale all’OMC, 9 ottobre 2001. 7 Le richieste di questi governi praticamente sfidavano la logica e le conseguenze a lungo termine del GATS. Il vero problema è che trasformando queste “risorse comuni” in risorse private, questi distretti rurali – dove lavora e vive quasi mezzo miliardo di lavoratori agricoli – sarebbero rapidamente distrutti. La minaccia per i lavoratori agricoli e gli agricoltori in queste comunità rurali riguarda sia il loro accesso all’acqua in quanto diritto umano, che l’accesso a questa risorsa per la produzione agricola da cui dipendono per vivere. GATS, salute e sicurezza dei lavoratori e ambiente E’ inoltre fondamentale capire che il GATS si applica anche ai “servizi ambientali” relativi alle acque reflue ed all’inquinamento dell’acqua. Quindi, mentre le multinazionali sottraggono acqua all’agricoltura ed inquinano le fonti idriche, il GATS esige che i servizi di depurazione e riciclaggio delle acque reflue, incluso il pulizia dei fiumi inquinati, siano anch’essi accessibili al controllo estero e dominati dalla necessità di ottenere profitti. Il nesso tra uso eccessivo dell’acqua ed inquinamento industriale dei fiumi, da un lato, e conservazione e trattamento dell’acqua a scopo di lucro, dall’altro lato, simboleggia quanto sia impossibile alla base mantenere risorse idriche sostenibili secondo il regime GATS: “Poiché per massimizzare gli utili spesso occorre spingere al consumo, non è interessante per le multinazionali dell’acqua promuovere il risparmio di questa risorsa.”17 Molti sono i modi con cui l’estendersi del controllo industriale sull’acqua, secondo il GATS, avrà conseguenze sull’agricoltura in genere e sui lavoratori agricoli in particolare, tra cui: Aumento del costo dell’acqua: la graduale presa di controllo dei servizi idrici da parte delle grandi imprese porterà inevitabilmente ad un aumento degli oneri e dei costi correlati, aumentando quindi il costo degli input per la produzione agricola. L’esperienza passata mostra che i datori di lavoro probabilmente cercheranno di equilibrare l’aumento dei costi di produzione diminuendo i costi della manodopera – licenziando o diminuendo i salari. Contemporaneamente, i lavoratori dovranno sopportare spese maggiori per l’acqua nelle loro comunità man mano che l’impresa fornitrice introdurrà oneri maggiori per coprire il sovraccosto. Ciò aumenterà il costo della vita per i lavoratori e le loro famiglie. Maggior concorrenza: il controllo delle grandi imprese sull’erogazione idrica aumenterà la concorrenza sull’utilizzo dell’acqua, col grave rischio che questa sia dirottata verso l’industria a scapito dell’agricoltura, a causa della maggior capacità delle industrie di pagare prezzi superiori per l’acqua e di sovvenzionare privatamente le infrastrutture per approvvigionarsi. L’effetto sarà la riduzione della produzione agricola, con la minaccia di minor occupazione nel settore. Contemporaneamente, anche le comunità rurali dove vivono i lavoratori agricoli saranno costrette a competere con l’industria e l’agricoltura insieme, per aver accesso all’acqua. Consumo d’acqua: la minor disponibilità d’acqua o l’aumento dei costi per ottenerla costringeranno a grandi cambiamenti nella produzione agricola. Ciò è vero soprattutto in paesi e regioni dove l’acqua scarseggia, dove c’è siccità o desertificazione. Si eviteranno colture che richiedono grosse quantità d’acqua per preferire quelle meno esigenti, con conseguenti cambiamenti nelle pratiche agricole 17 Polaris Institute, Global Water Grab: How corporations are planning to take control of local water services, gennaio 2003, p. 2 (scaricabile da www.polarisinstitute.org in inglese, francese e spagnolo). 8 e nell’occupazione, e pericoli per la produzione alimentare locale. Colture destinate ad un commercio redditizio che richiedono meno acqua (p.es. il cotone) potrebbero sostituire colture alimentari di base (p.es. il riso), mettendo in pericolo la sicurezza alimentare locale. Quindi, l’esistenza di certi colture è minacciata. Raccolta d’acqua: l’esperienza in paesi come la Bolivia ha mostrato che la raccolta dell’acqua da parte delle multinazionali estere include anche l’acqua piovana, con gravi conseguenze sui raccolti irrigati dall’acqua piovana e sulla ricostituzione delle falde acquifere grazie alle piogge. La mancata ricostituzione delle falde a sua volta danneggia la produzione agricola. Persino la raccolta dell’acqua piovana da bere nelle comunità è minacciata dalle rivendicazioni delle imprese dei loro diritti sull’acqua e del diritto di farla pagare agli utenti. L’acqua e la salute: il controllo delle multinazionali sull’acqua e il costo in aumento diminuiranno l’accesso dei lavoratori all’acqua potabile, sia sul lavoro che a casa. Nelle piantagioni e aziende agricole l’acqua potabile sarà razionata o comunque limitata, diminuendo così la quantità d’acqua a disposizione dei lavoratori, con possibili gravi effetti sulla loro salute. Nelle comunità rurali, l’impossibilità di ottenere acqua potabile non troppo costosa avrà conseguenze dirette sulla salute della comunità, soprattutto se l’aumento del costo costringerà la gente a utilizzare acqua non potabile per bere o preparare il cibo. Pesticidi e acqua: restrizioni nelle piantagioni e/o aumenti di costo potrebbero significare anche che i lavoratori agricoli non avranno più acqua per lavarsi dopo l’esposizione o l’uso di sostanze agro-chimiche. Ogni anno 40'000 persone muoiono a causa dei pesticidi e 3-4 milioni sono avvelenati. I danni sanitari e ambientali causati dalle sostanze agro-chimiche si estenderanno alle comunità rurali dove vivono i lavoratori agricoli. L’accesso all’acqua potabile sia nelle piantagioni che nelle comunità rurali è necessario, anche se non sufficiente, per diminuire gli effetti dell’esposizione ai pesticidi. Il business dello smaltimento: L’eliminazione degli stock di pesticidi obsoleti (fonte rilevante di contaminazione del suolo e dell’acqua nelle zone rurali) potrebbe essere trattata secondo il GATS come servizio ambientale commerciale. L’arrivo di società straniere in questo “mercato” modifica le priorità ed i metodi di eliminazione degli stock di pesticidi, discriminando le comunità più povere. La contaminazione causata dalle multinazionali non può essere risolta attraverso questo tipo di pulizia. L’acqua e l’ambiente: l’autorizzare il controllo da parte delle multinazionali sulla conservazione, sulla depurazione e sugli altri “servizi ambientali” minaccia di aumentare il danno provocato all’ambiente dall’inquinamento industriale. Non ci si può affidare alle grandi imprese per limitare l’inquinamento dell’acqua provocato dall’agricoltura o per diminuire il deflusso dei pesticidi nelle falde acquifere. Il risanamento dell’acqua e del suolo inquinati dai pesticidi e la depurazione dell’acqua saranno considerati “servizi ambientali” commerciali subordinati alla logica del profitto. Le comunità più povere non riceveranno questi servizi poiché il ricupero dei costi è elemento determinante nelle decisioni delle grandi imprese. Nonostante la necessità di ridurre la contaminazione tossica dell’acqua nelle aziende agricole e nelle comunità, gli utenti dovranno accollarsi canoni ed altri oneri, mentre i servizi di depurazione saranno negati alle comunità troppo povere per generare introiti sufficienti per le imprese. 9 Salute e sicurezza sul lavoro e ambiente: per i lavoratori agricoli, la salute e la sicurezza sul lavoro sono inseparabili dall’ambiente.18 Le funzioni dei governi locali in materia di problemi ambientali direttamente legati alla salute e alla sicurezza in agricoltura ed alla salute delle comunità, inclusi quelli della contaminazione del suolo e delle falde acquifere da pesticidi e fertilizzanti, sono trattate come attività commerciali a scopo di lucro che minacciano di escludere le regioni e le comunità più povere e di definire come obiettivo il recupero dei costi e non l’ambiente e la salute dei lavoratori nell’agricoltura. Piccole eccezioni nel GATS permettono la tutela dell’ambiente limitatamente a situazioni dove la vita o la salute sono a rischio, ma non si applicano a crisi agricole o al fabbisogno alimentare delle comunità rurali. Questi punti illustrano il legame tra la crisi permanente in materia d’acqua ed i diritti ed il sostentamento dei lavoratori agricoli. Il GATS non fa che aggravare la crisi, diminuendo la capacità dei governi nazionali e locali di gestire le risorse pubbliche, inclusa l’acqua, e genera così nuovi ostacoli al raggiungimento di un’agricoltura sostenibile di cui il lavoro dignitoso è elemento integrante. Conclusioni e raccomandazioni I progressi fatti sul tema del lavoro dignitoso stabiliscono criteri con i quali i sindacati possono valutare la privatizzazione e la commercializzazione ad oltranza dei servizi pubblici basilari, così come sono promosse dal GATS, per reagire. Il vero problema per i sindacati è quindi l’aumento di potere delle multinazionali. Le richieste di trasparenza non tengono conto di questo problema fondamentale. I negoziati avvengono generalmente in segreto, mentre i risultati del processo sono spesso di dominio pubblico. Si tratta quindi di sviluppare una risposta politica coerente, basata sul riconoscimento che la natura predatoria della privatizzazione prevista dal GATS è un processo nel quale i governi volontariamente rinunciano ad interi settori. Ciò comporta la violazione di diritti fondamentali che spesso è in contraddizione con le leggi nazionali, e sicuramente con le Convenzioni, i Patti ed i Trattati internazionali sui diritti umani. Ne consegue che le attività sindacali in difesa di questi diritti fondamentali devono essere mirate prima di tutto ai governi nazionali. La prima fase deve portare a fermare l’estensione del GATS ed avviare una revisione completa dei danni sociali ed ambientali provocati dagli attuali impegni previsti da questo accordo che, infatti, contiene una procedura di revisione quale condizio preliminare ad ulteriori negoziati. Richieste da parte di paesi in via di sviluppo di applicare questa procedura di revisione sono state però bloccate. Come principio, possiamo esigere la messa in opera di questa revisione. Tuttavia, la procedura di revisione è di per sé limitata poiché si effettuerebbe in seno all’OMC e, quindi, avverrebbe nel contesto dell’impegno fondamentale dell’OMC di apertura alle grandi imprese. Non possiamo contare sul GATS che questo faccia la propria revisione e si auto-limiti. Fermare il GATS in pratica richiede una moratoria totale, che includerebbe l’arresto di ulteriori negoziati per l’estensione dell’Accordo e congelerebbe tutte le attuali richieste ai sensi dell’accordo stesso. 18 Peter Hurst, «Health, safety and environment in agriculture», Labour Education - Top on the Agenda: Health and Safety in Agriculture, OIL, N. 118/119, 1-2, 2000, pp.17-25. 10 Un elemento essenziale di tale moratoria deve includere la revisione e l’abrogazione di leggi e politiche nazionali che sono state introdotte per rispettare gli impegni assunti col GATS. Ciò include, per esempio, quelle politiche e leggi che sono state adottate in molti paesi per autorizzare gli investitori stranieri a diventare fornitori commerciali di servizi essenziali come l’acqua. La moratoria ci darebbe il tempo necessario per organizzare un processo di revisione pubblico, in cui i sindacati potrebbero e dovrebbero avere un ruolo centrale. Sindacati in vari paesi hanno avuto un ruolo proattivo in sessioni parlamentari che hanno investigato le conseguenze disastrose della privatizzazione dei servizi. Possiamo avvalerci di questa esperienza per avviare revisioni pubbliche a livello nazionale sulle conseguenze del GATS ed utilizzarle per mobilitare una vasta opposizione popolare. Sottoporre così il GATS all’esame dell’opinione pubblica ci darebbe un’opportunità cruciale per ridefinire il significato di servizio pubblico, diverso dall’idea delle imprese che “pubblico” significa semplicemente l’insieme dei consumatori. Il movimento sindacale ha sempre lottato per la fornitura di servizi pubblici come diritto umano fondamentale ed ha insistito sull’obbligo per i governi di difenderlo. Governi che abbandonano o aiutano a costringere paesi in via di sviluppo indebitati a rinunciare a diritti umani fondamentali a causa del GATS devono risponderne. Si tratta del primo passo contro la minaccia GATS per l’alimentazione e l’agricoltura. UITA giugno 2004 L’ Unione internazionale di lavoratori nei settori alimentazione,agricoltura, alberghi, ristoranti, catering, tabacco ed affini (UITA) è una federazione sindacale internazionale composta da 350 sindacati in 121 paesi con un totale di membri superiore ai 2,8 milioni. Ha sede a Ginevra (Svizzera).