1 PIERACCINI, ARNALDO - Società Storica Aretina

Transcript

1 PIERACCINI, ARNALDO - Società Storica Aretina
PIERACCINI, ARNALDO (Poggibonsi (SI), 15 nov. 1865 - Arezzo, 18 marzo 1957). Medico
psichiatra, dirigente sanitario, politico.
Arnaldo Pieraccini nacque in una famiglia della media borghesia toscana di tradizione medica.
Dopo aver frequentato gli studi classici a Siena, iniziò i corsi universitari a Pisa e li terminò a
Firenze, dove nel 1888 si laureò con lode ad appena ventitré anni, presso l’Istituto di studi superiori,
con una tesi riguardante “ricerche sperimentali dirette a chiarire alcuni particolari del meccanismo
del vomito”, condotta presso l’Istituto di fisiologia sotto la direzione del professor Luigi Luciani,
noto fisiologo e rettore dell’Università di Roma.
Pieraccini iniziò l’attività professionale nell’estate del 1888, subito dopo la laurea, prestando
servizio come medico condotto a Porto Longone, l’attuale Porto Azzurro, nell’isola d’Elba. La sua
carriera di psichiatra ebbe invece inizio nel 1890 al manicomio di Ferrara, allora diretto da
Clodomiro Bonfigli, da dove si trasferì, dal 1892 al 1904, a quello di Macerata, nel quale operò
inizialmente come aiuto e in seguito come vicedirettore e dove lavorò a fianco di Enrico Morselli,
con cui instaurò un rapporto determinante per la propria formazione scientifica.
A Macerata, nel 1895, Pieraccini si sposò con Pasqualina Poloni, dalla quale ebbe cinque figli:
Gina (1895), Piero (1896), Ottaviano (1898, morì internato a Mauthausen il 28 marzo 1945), Eulalia
(1899) e Carlo (1903). Piero e Carlo diventarono entrambi medici, mantenendo la tradizione di
famiglia, mentre Ottaviano studiò legge. Gina fu insegnante di lingua tedesca ed Eulalia, oltre ad
insegnare nelle scuole di avviamento professionale, si occupò anche di storia locale aretina.
Durante il periodo trascorso a Macerata Pieraccini pubblicò importanti saggi di carattere
scientifico, ospitati in alcuni dei più noti periodici dell’epoca, quali il “Giornale di psichiatria”, la
“Rivista sperimentale di freniatria e medicina legale”, il “Raccoglitore medico”, gli “Annali di
Nevrologia”, il “Manicomio moderno” ed altri ancora. Sempre in quegli anni, sulle orme del
maestro Bonfigli, si occupò dello studio della pellagra, giungendo alla conclusione, all’epoca affatto
scontata, di come la malattia insorgesse maggiormente fra i contadini e le classi meno abbienti. I
suoi contributi scientifici lo portarono a collaborare anche con l’Enciclopedia medica italiana
Vallardi, per la quale fu incaricato di curare alcune voci (idiozia, vertigine, allucinazioni verbali
psicomotrici ecc.). Collaborò anche al noto “Trattato di Medicina” di Charcot-Bouchard, nel quale
si occupò di curare la parte sulla pellagra. Nel 1900 contribuì alla prestigiosa collezione dei
“Manuali”editi dalla casa editrice Hoepli con la pubblicazione del volume “L’assistenza dei pazzi
nel manicomio e nella famiglia” che nel 1901 vide già una seconda edizione.
Durante i quattordici anni di permanenza a Macerata, oltre che con le numerose pubblicazioni,
Pieraccini riuscì ad arricchire notevolmente il suo curriculum; sebbene non avesse mai accettato gli
incarichi, aveva vinto i concorsi a direttore presso i manicomi di Fermo, Volterra, Pavia e Catanzaro
e conseguito la libera docenza in Clinica delle malattie mentali presso l’Università di Roma.
Arnaldo Pieraccini giunse ad Arezzo in seguito al concorso per direttore del locale manicomio, il
cui bando era stato pubblicato il 15 gennaio 1904. In due mesi la commissione incaricata composta
da tre psichiatri individuò, fra i tredici partecipanti, due terne di candidati ritenuti idonei. Tutti gli
appartenenti alla prima terna rinunciarono e, fra quelli della seconda, solo Pieraccini accettò
l’incarico. Con la deliberazione del Consiglio provinciale del 9 luglio 1904 fu ufficialmente
nominato direttore del manicomio aretino, incarico che mantenne fino al pensionamento, nel 1950,
salvo una breve parentesi che nel 1909 lo portò per soli sei mesi a dirigere l’ospedale psichiatrico
San Niccolò di Siena.
Ad Arezzo Pieraccini si trovò ad affrontare una situazione alquanto complessa: oltre agli
scandali che avevano coinvolto il personale dell’istituto ed in particolare il direttore, e che tanto
avevano indignato l’opinione pubblica, c’era da affrontare il problema del completamento degli
edifici e della riorganizzazione dell’istituto. Nel lavoro di progettazione Pieraccini trovò un valido
collaboratore nell’ingegnere capo della provincia, Giuseppe Paoli, con il quale riuscì a realizzare un
istituto moderno e completamente nuovo rispetto a quello prospettato nel 1897. Nel 1906 il
progetto, esposto nell’ambito del II Congresso internazionale per l’assistenza degli alienati tenutosi
a Milano, ricevette la medaglia d’argento, un riconoscimento che riempì di orgoglio
1
l’amministrazione provinciale. La Provincia, ed in particolare il presidente Bartolomei,
appoggiarono con entusiasmo tutte le proposte di Pieraccini e il progetto di ricostruzione,
nonostante il notevole aggravio delle spese, fu accolto senza esitazione. Nel 1911 l’istituto, ormai
completato, fu presentato all’esposizione internazionale d’igiene sociale, tenutasi a Roma,
ricevendo uno speciale “diploma di onore” per la qualità dell’organizzazione impressa dal
Pieraccini e in particolare per i contenuti innovativi del “Regolamento organico e speciale” entrato
in vigore nel 1906, per la scuola professionale per allievi infermieri e sorveglianti e per la custodia
domestica sussidiata degli alienati tranquilli. Il regolamento, il primo ad essere approvato dal
Consiglio superiore di sanità dopo la legge del 1904, divenne ben presto un modello per tutti gli
ospedali psichiatrici italiani.
Per quello che più specificamente concerneva la cura e il trattamento dei malati, Pieraccini
adottò teorie e metodi considerati all’avanguardia della pratica psichiatrica. Prima fra tutti va
ricordata l’applicazione totale del no restraint, già a partire dal 1906, ovvero l’abolizione assoluta di
ogni mezzo di contenzione in tutti i reparti dell’ospedale. Un altro metodo innovativo era quello
della custodia domestica dei pazzi tranquilli, estesa a tutti i soggetti manicomiabili, ma tuttavia
compatibili con la vita domestica, che veniva applicata in varie tipologie: omofamiliare,
eterofamiliare e la cosiddetta custodia mista, conosciuta proprio come “tipo Pieraccini”, che
consisteva nell’affidare alla propria famiglia un paziente al quale si permetteva, durante i giorni
feriali, di recarsi da mattina a sera a lavorare all’interno dell’istituto in cambio del vitto e di un
adeguato compenso.
Risale invece al 1907 la costituzione dei gruppi clinici, nuclei di due o tre pazienti da tenere
sotto stretta sorveglianza, affidati al personale più esperto, con lo scopo di aiutarli ad adattarsi alla
vita dell’istituto e stimolarli al lavoro. Pieraccini, infatti, applicò quanto più possibile i principi
dell’ergoterapia, impiegando i malati nelle numerose strutture di cui disponeva l’ospedale, convinto
che l’attività lavorativa li rendesse più autonomi e che risultasse funzionale ad una loro
riabilitazione sia fisica che psichica.
Nel 1926, Pieraccini, fortemente convinto dell’inscindibilità tra psichiatrica e neuropatologia e
forte dell’esperienza acquisita attraverso la cura dei soldati provenienti dal fronte durante la Grande
guerra, propose l’apertura di un padiglione per la cura delle malattie nervose. Il Consiglio
provinciale accolse la proposta con la deliberazione del 30 novembre 1925, trasformando il
manicomio aretino, fra i primi in Italia, in Ospedale provinciale neuropsichiatrico. Il 13 aprile 1926,
alla presenza delle autorità cittadine, il padiglione neurologico fu inaugurato insieme ad altre due
nuove strutture: la villa per le degenti paganti e la colonia agricola femminile.
La sua attività di direttore proseguì anche durante gli anni della seconda guerra mondiale
quando, a causa della vicinanza alla linea ferroviaria, l’ospedale neuropsichiatrico subì gravi danni
per effetto dei frequenti bombardamenti. Alla fine del 1943 Pieraccini riuscì a trasferire tutti i
degenti: più di duecento furono ricoverati all’ospedale psichiatrico di Siena, grazie alla
collaborazione del collega Antonio D’Ormea, altri all’ospedale di Bibbiena, mentre i malati più
tranquilli trovarono accoglienza presso una villa in località Galbino, vicino ad Aghiari, individuata
dopo faticose ricerche dallo stesso direttore, che lì si trasferì anche con la famiglia, fino all’ottobre
del 1945, ovvero subito dopo l’abbandono dei locali da parte delle milizie italiane. Tuttavia solo nel
1947 l’ospedale fu in condizione di accogliere tutti i degenti provenienti da Siena e di riattivare il
servizio di accettazione.
All’attività medico scientifica Pieraccini affiancò un intenso e costante impegno politico, che lo
portò già nel 1902 ad avvicinarsi al Partito socialista, anche se l’iscrizione ufficiale avverrà nel
1912. Nella sua formazione politica ebbe notevole influenza il fratello Gaetano, anch’egli medico e
maggiore di lui di soli undici mesi, il quale può essere considerato un vero e proprio antesignano del
Psi: egli infatti si era avvicinato alle idee socialiste ancora prima della costituzione del partito con il
congresso di Genova del 1892.
Nel 1910 Arnaldo fu nominato assessore all’igiene nella giunta radical socialista presso il
Comune di Arezzo, ma nel 1912 si dimise dall’incarico. In quegli stessi anni, grazie all’amicizia
2
con Ferruccio Bernardini, avvocato e deputato socialista, fu molto attivo nella propaganda fra le
masse rurali delle campagne, in particolare in Valdichiana. Per tali atteggiamenti e per il suo
coerente neutralismo, il 12 novembre del 1918 subì una prima aggressione da parte di un gruppo di
nazionalisti, dopo aver partecipato ad un comizio dell’amico Bernardini. Fu oggetto di altre
violenze fasciste il 18 aprile 1921, dopo i noti fatti di Renzino, vicino a Foiano, ed anche negli anni
successivi, episodi che tuttavia mai lo distolsero dal suo coerente antifascismo. Nel 1920 tornò ad
essere consigliere per il partito socialista, fino allo scioglimento del Consiglio comunale nel 1924.
Durante il regime fu segnalato come oppositore e socialista e pertanto sottoposto alla continua
vigilanza della polizia che lo sorvegliava durante i suoi frequenti spostamenti, anche se di carattere
professionale, verso Firenze e Perugia, senza tuttavia dar luogo a particolari richiami. Nel 1941, in
quanto non iscritto al Pnf, fu forzatamente collocato in pensione ma su immediata richiesta della
Provincia venne riassunto con lo stipendio decurtato e la qualifica di avventizio interino con
l’incarico di direttore in quanto ritenuto capace, esperto ed insostituibile. Fu reintegrato nel ruolo
solo nel 1946.
Dopo la caduta del fascismo nel luglio del 1943, analogamente al fratello Gaetano a Firenze, fu
tra i promotori della ripresa socialista e il 2 settembre aderì al Comitato provinciale di
concentrazione antifascista. Nel luglio del 1944, subito dopo la liberazione di Arezzo, il Cln lo
chiamò per un breve periodo alla carica di vicesindaco, mentre parallelamente il fratello assumeva
la carica di sindaco del capoluogo toscano. Dal 1946 al 1956 sarà di nuovo consigliere comunale.
Opere principali: A. PIERACCINI, Alcool ed alcolismo, Roma, Vallardi, 1892; Ib., La pellagra: conversazioni
popolari di medicina sociale, Macerata, Stab. Tip. Bianchini, 1894; Ib., L’assistenza dei pazzi nel manicomio e nella
famiglia: Istruzioni elementari per infermieri e infermiere, Milano, Hoepli, 1900; Ib., Riassunti e estratti delle lezioni
dette dai dottori Martini, Pieraccini, Viviani, Nucci alla scuola professionale per infermieri dell'anno 1905, Arezzo,
Tip. Sinatti, 1905; Ib. (a cura di) Completamento del manicomio di Arezzo e assunzione dell'esercizio di quell'istituto da
parte della Provincia, Tip. Bellotti 1905; Ib., Relazione sullo stato di mente del dott. Vittorio Righelli di S. Sepolcro,
Arezzo, Racuzzi, 1906; Ib., Problemi di attualità nell’assistenza neuropsichiatria ospitaliera e para ospitaliera, Siena,
Tip. S. Bernardino, 1933; Ib., Riassunto di Lezioni sulle malattie del Sistema nervoso: Corso femminile 1937-38,
Arezzo, Tip. Sinatti, 1938; Ib., Semiologia e diagnostica delle paralisi poliomielitiche, Milano, Ambrosiana, 1943; Ib.,
Manuale di psichiatria per studenti e medici pratici, Milano Hoepli, 1952; Ib., Manuale di neurologia per studenti e
medici pratici, Milano, Hoepli, 1955.
Bibl.: M. BENVENUTI, Profili di neuropsichiatri. Arnaldo Pieraccini, in “Rivista di Neurologia”, III, fasc. 2, 1957,
pp. 321-339; I. BIAGIANTI, M. MANNESCHI, Luigi Mascagni e Arnaldo Pieraccini nel socialismo aretino, in “Città
& Regione”, VI, 5, 1980, pp. 216-227; I. BIAGIANTI, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 18531943, a cura di F. ANDREUCCI, T. DETTI, Roma, Editori Riuniti, 1975-1979, (ad vocem); G. SACCHETTI,
Ricordando Arnaldo Pieraccini, in “Notiziario turistico” [Arezzo], 169-170, 1990, pp. 95-130; E. GRADASSI, Arnaldo
Pieraccini psichiatra e socialista, in P. GABRIELLI (a cura di), Impegno civile, “Storia e problemi contemporanei”, 31,
2002, pp. 27-44; A. CINI, Arnaldo Pieraccini (1865-1957), precursore di una nuova psichiatria, in L. BERTI (a cura
di), Protagonisti del Novecento aretino, Firenze, Olschki, 2004, pp. 143-160; S. GHERARDI, P. MONTANI,
Inventario dell’archivio storico dell’ospedale neuropsichiatrico di Arezzo, Montepulciano, Editrice Le Balze, 2004; S.
GHERARDI, I ‘mentecatti’ aretini dal San Niccolò al Pionta, in F. VANNOZZI (a cura di), San Niccolò di Siena.
Storia di un villaggio manicomiale, Milano, Mazzotta, 2007, pp. 197-214.
(S. Gherardi)
3